Da "Religione Antica" di K. Kerényi:
"La spiegazione che Varrone dava di Diespiter - id est dies pater. Questo nome fissa un aspetto di Giove, Veiovis ne fissa un altro. Ma né nel caso di Diespiter né in quello di Veiovis si è giunti a una scissione completa dei vari aspetti particolari del grande dio Giove: nella letteratura romana, infatti, è naturale parlare di Veiovis come di un altro Giove.
L'aspetto più oscuro di Giove, che viene indicato appunto con il nome Veiovis, dà luogo a una figura molto più nettamente delineata del suo corrispondente greco - Zeus Katachthonios, lo Zeus sotterraneo, circondato in Grecia da oscuri culti segreti. In Italia Veiovis ha molti punti di contatto con la figura di Apollo; anzi, appare in tutto come il lato oscuro di questo dio greco. Tuttavia a Roma la scissione della figura del dio non fu completamente compiuta.
Per i Romani Veiovis rimane Ve-iovis: distinto da Giove, qualunque cosa possa aver significato la sillaba ve - ma pur sempre una specie di Giove. L'unità della figura di Giove, che è non solo celeste ma anche ctonio, non viene mai del tutto dissolta."
VEIVE o VETI ETRUSCO
Dio Etrusco della Vendetta. E' raffigurato come un giovane con una corona di alloro e con delle frecce nella mano. Una capra gli sta accanto. Tra frecce e fulmini il passo è breve, perchè i fulmini di Giove somigliano molto alle frecce. Ma il Dio è conosciuto anche in ambito sannita. Insomma è un Dio italico. A farla breve è un Dio che punisce, ma con giustizia, a Roma verrà in parte sostituito con Marte Ultore, il Dio vendicatore, "colui che dalla sconfitta risolleva".
VEIOVE ROMANO
Veiove (latino Vediovis) è un Dio romano, estratto da un Dio giovanile infernale italico, protettore della fecondità e del bosco sacro, forse di origine etrusca. Fu protettore dell'Asylum, il bosco sacro di rifugio che si trovava nella sella del Campidoglio (inter duos lucos, cioè " tra i due boschi sacri"). Fu raffigurato con un pilum ("giavellotto") e una capra. Il pilum (collegato a Pilumnus) sarebbe il simbolo del fulmine e la capra (collegata a Fauno e Fauna) era un simbolo di lussuria e fecondità.
Aulo Gellio descrive la statua di culto nel tempio sul Campidoglio, un Dio giovane armato di arco e frecce, con accanto una capra che gli era sacrificata. Gli era probabilmente dedicato l'agonium del 21 maggio. Nel 194 a.c. gli fu dedicato anche un santuario nella parte nord dell'Isola Tiberina.
"Si tratta quindi di ritualità rientranti nell’ambito di ciò che i Romani chiamarono “sacre cerimonie private” che, come spiega Sesto Pompeo Festo, “si compiono per singoli individui, o per singole famiglie o stirpi”. In quest’ultimo caso, però, il confine tra pubblico e privato è davvero molto sfumato, come sembra fosse la celebrazione dell’Agonium Veiovis del 21 Maggio in cui si festeggiavano coloro che, come i gentiles Iulii [discendenti diretti da Ascanio], avevano varcato queste soglie.. e una statuetta di Veiove è stata trovata nei pressi dell’heroon [sacrario] di Enea a Lavinio. Veiove, associato in alcune monete con i Lari protettori dello Stato Romano, è un Giove tellurico, il Guardiano della soglia, l’Achèron o Charun greco, la deità che bisognava affrontare e superare per potere accedere all’immortalità. Questi immortali, gli Dei animati di Cornelio Labeone erano chiamati Dei novensiles [Dèi recenti] e assimilati ai Peanti e ai Lares Viales [Lari Protettori dei “Viaggiatori”
Mentre Giove sta nelle vette e nel cielo da cui governa i fulmini e i temporali, Veiovis, o anche Vediovis, sembra ne rappresentasse il lato infero e pure ostile e calamitoso. Ma per i romani la morte portava sfortuna e più se ne tenevano lontani meglio era.
Eppure le immagini di Veiovis lo ritraggono giovinetto, un efebo armato di fulmini e con una pelle di capra. Strano per un'immagine funerea e ctonia, anche perchè è bellissimo. Torniamo allora alla Dea Capra, in Grecia era Amaltea, declassata a vera capra, cui Giove stacca senza complimenti un corno e crea il corno dell'abbondanza, nonostante fosse stato da sempre tra le braccia delle Dee Madri.
Così la cornucopia, simbolo di abbondanza ma pure di corno lunare. passa a Giove. Ma in suolo italico la faccenda è diversa, la cornucopia rimane a Cerere, a Opi, a Pomona, a Fortuna, insomma alle Dee.
La Dea Capra dal dolce latte viene assimilata a Giunone Caprotina, avvolta guardacaso da una pelle di capra che le ricopre il venerando capo.
Tutto fa supporre che Veiovis fosse un giovine Dio figlio della grande Dea, di cui conserva l'attributo della pelle, e la capra, si sa, è simbolo di lussuria e proliferazione. Non a caso Fauni e Satiri avevano alcune fattezze di capra, anzi di caproni.
GIULIO CESARE
Secondo il dittatore, a quanto affermò nel discorso funebre per la zia Giulia, vedova di Mario, alla giovane età di 14 anni, e più tardi al discorso funebre della moglie Cornelia, Iulo, eponimo della gens Iulia, era identico ad Ascanio e quindi figlio di Enea e nipote di Venere.
Questo Iulo, contemporaneamente Re e pontefice di Alba, sarebbe stato divinizzato alla sua morte, ed avrebbe il suo culto col nome di Vediovis. Pertanto Cesare era, a suo dire, pronipote di Vediovis e di Venere
ATTRIBUTI
Fulmini, frecce. pelle di capra o capra viva, alloro sul capo. Le frecce e l'alloro fanno pensare ad Apollo, o almeno a un suo antesignano, perchè in terra italica Veiove è un Dio più remoto di Apollo.
TEMPIO DI VEIOVE sul Capitolium
APPROFONDIMENTO
TEMPIO DI VEIOVE all'Isola Tiberina
Nella parte settentrionale dell'isola si trovavano, ora situati fra le fondamenta dell'Ospedale Fatebenefratelli, i due templi dedicati nel 194 a.c. a Fauno e Veiove. Ambedue Dei italici, Fauno collegato al soprasuolo e Veiove più legato al sottosuolo, un Dio infero, legato all'oltretomba, ai fulmini e alle acque. Come già accennato, il giovane Veiove doveva essere in tempi arcaici il figlio-vegetazione della terra, che muore e risorge in primavera, all'equinozio, e pertanto è collegato al mondo infero.
TEMPIO DI VEIOVE ad Ardea
Scavi ad Ardea: l'area sacra annovera ben 4 templi e due are, con un sacello di Esculapio.
Si presume che il tempio denominato A, il primo ad essere rinvenuto, fosse dedicato ad una divinità connessa con il cielo notturno, una delle ipotesi è Veiove, per via della stele con incisa una lettera V trovata al di sotto della cella.
Le due are di tipo arcaicizzante, erano forse necessarie per una forma di culto all'aperto ed infine il tempio B, il più grande, sorto inglobando nella sua parte più sacra un precedente e più antico tempio, di cui ancora si conosce ben poco. Le fonti antiche parlano del grande santuario di Venere e del culto di Inuo, probabilmente i due templi principali erano proprio dedicati a queste due divinità, connesse con la fertilità, l'acqua, il sole e la luna. In effetti la Dea che partorisce il figlio-vegetazione che va nel mondo infero per poi tornare alla luce è un culto molto arcaico, e Venere, prima di essere una dea del sesso e della bellezza fu una Grande Madre, una Dea Natura che si accoppia e prolifica.
TEMPIO VEIOVE a Chiusi
Nel 1977, durante lavori di aratura, ai piedi del Monte di S. Silvestro, poco distante dalla chiesa di S. Vincenzo, fu rinvenuta una statuetta in bronzo, alta circa 32 cm, raffigurante “Veiove”, proveniente dalla Magna Grecia, ora esposta al museo archeologico di Chieti.
A cura della Soprintendenza archeologica, iniziarono degli scavi che portarono al rinvenimento di un'area cultuale del II-I secolo a.c.., con un piccolo tempio pagano italico, un muro di recinzione, e una gran quantità di reperti, tra cui l'ara del tempio e una testa di cavallo in argilla. Diversamente dagli altri, questo tempio si trovava in pianura, forse c'era un'altra divinità sulla cima.
Il monte, ai piedi del quale si trovava il tempio, in epoca cristiana, è stato intitolato a S. Silvestro, il primo santo non martire venerato dalla Chiesa, vissuto al tempo di Costantino. Segue una leggenda per cui a Roma, al Colle Palatino, sotto i resti del tempio dei Castori, avesse la tana un drago crudelissimo, che papa Silvestro ammansì come un cagnolino usando un crocifisso.
C'è una chiara allusione al trionfo del cristianesimo sul paganesimo, ma il culto di S. Silvestro fu sicuramente istituito per soppiantare il culto di Veiove. Oppure per soppiantare un Dio delle selve, come il Dio Silvano. Spesso i santi sostituivano nel nome le divinità pagane, un po come S. Agnese, sostituì a Piazza Navona il culto di Agona, o Dea Angerona.
TEMPIO DI VEIOVE di Montegiove - Cermignano
Gli scavi condotti hanno portato alla luce strutture appartenenti ad un santuario italico e parte di una ricchissima stipe votiva.
Il culto era dedicato a Giove, come indica sia il toponimo, sia la presenza nella stipe di una statuetta di Veiove. Particolarmente significativo è l'insieme dei materiali rinvenuti nella stipe votiva, sicuramente attribuibile ad una fase preromana di frequentazione del santuario: si tratta prevalentemente di vasi di impasto, tazze, dolii, pesi da telaio, rocchetti, fuseruole, e di fibule ad arco semplice.
Il resto della stipe è caratterizzato dalla copiosa vernice nera, ciotole, brocchette.
Tra i numerosissimi materiali archeologici restituiti dal santuario di Monte Giove, il manufatto più interessante è la figura umana in lamina d’argento ritagliata, di età arcaica, ed un bronzetto di età ellenistica rappresentante Veiove, nudo, con mantello sul braccio sinistro, testa laureata, che stringe nella mano destra un fascio di fulmini.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Andrea Carandini - La nascita di Roma - 431 -
- Aulo Gellio - Notti Attiche -
- Quinto Fabio Pittore - Annales -
- Georg Wissowa - Religion und Kults der Römer - 2 - Aufl. - 1912 -
VEIVE o VETI ETRUSCO
Dio Etrusco della Vendetta. E' raffigurato come un giovane con una corona di alloro e con delle frecce nella mano. Una capra gli sta accanto. Tra frecce e fulmini il passo è breve, perchè i fulmini di Giove somigliano molto alle frecce. Ma il Dio è conosciuto anche in ambito sannita. Insomma è un Dio italico. A farla breve è un Dio che punisce, ma con giustizia, a Roma verrà in parte sostituito con Marte Ultore, il Dio vendicatore, "colui che dalla sconfitta risolleva".
VEIOVE ROMANO
Veiove (latino Vediovis) è un Dio romano, estratto da un Dio giovanile infernale italico, protettore della fecondità e del bosco sacro, forse di origine etrusca. Fu protettore dell'Asylum, il bosco sacro di rifugio che si trovava nella sella del Campidoglio (inter duos lucos, cioè " tra i due boschi sacri"). Fu raffigurato con un pilum ("giavellotto") e una capra. Il pilum (collegato a Pilumnus) sarebbe il simbolo del fulmine e la capra (collegata a Fauno e Fauna) era un simbolo di lussuria e fecondità.
Aulo Gellio descrive la statua di culto nel tempio sul Campidoglio, un Dio giovane armato di arco e frecce, con accanto una capra che gli era sacrificata. Gli era probabilmente dedicato l'agonium del 21 maggio. Nel 194 a.c. gli fu dedicato anche un santuario nella parte nord dell'Isola Tiberina.
"Si tratta quindi di ritualità rientranti nell’ambito di ciò che i Romani chiamarono “sacre cerimonie private” che, come spiega Sesto Pompeo Festo, “si compiono per singoli individui, o per singole famiglie o stirpi”. In quest’ultimo caso, però, il confine tra pubblico e privato è davvero molto sfumato, come sembra fosse la celebrazione dell’Agonium Veiovis del 21 Maggio in cui si festeggiavano coloro che, come i gentiles Iulii [discendenti diretti da Ascanio], avevano varcato queste soglie.. e una statuetta di Veiove è stata trovata nei pressi dell’heroon [sacrario] di Enea a Lavinio. Veiove, associato in alcune monete con i Lari protettori dello Stato Romano, è un Giove tellurico, il Guardiano della soglia, l’Achèron o Charun greco, la deità che bisognava affrontare e superare per potere accedere all’immortalità. Questi immortali, gli Dei animati di Cornelio Labeone erano chiamati Dei novensiles [Dèi recenti] e assimilati ai Peanti e ai Lares Viales [Lari Protettori dei “Viaggiatori”
Mentre Giove sta nelle vette e nel cielo da cui governa i fulmini e i temporali, Veiovis, o anche Vediovis, sembra ne rappresentasse il lato infero e pure ostile e calamitoso. Ma per i romani la morte portava sfortuna e più se ne tenevano lontani meglio era.
Eppure le immagini di Veiovis lo ritraggono giovinetto, un efebo armato di fulmini e con una pelle di capra. Strano per un'immagine funerea e ctonia, anche perchè è bellissimo. Torniamo allora alla Dea Capra, in Grecia era Amaltea, declassata a vera capra, cui Giove stacca senza complimenti un corno e crea il corno dell'abbondanza, nonostante fosse stato da sempre tra le braccia delle Dee Madri.
Così la cornucopia, simbolo di abbondanza ma pure di corno lunare. passa a Giove. Ma in suolo italico la faccenda è diversa, la cornucopia rimane a Cerere, a Opi, a Pomona, a Fortuna, insomma alle Dee.
La Dea Capra dal dolce latte viene assimilata a Giunone Caprotina, avvolta guardacaso da una pelle di capra che le ricopre il venerando capo.
Tutto fa supporre che Veiovis fosse un giovine Dio figlio della grande Dea, di cui conserva l'attributo della pelle, e la capra, si sa, è simbolo di lussuria e proliferazione. Non a caso Fauni e Satiri avevano alcune fattezze di capra, anzi di caproni.
GIULIO CESARE
Secondo il dittatore, a quanto affermò nel discorso funebre per la zia Giulia, vedova di Mario, alla giovane età di 14 anni, e più tardi al discorso funebre della moglie Cornelia, Iulo, eponimo della gens Iulia, era identico ad Ascanio e quindi figlio di Enea e nipote di Venere.
Questo Iulo, contemporaneamente Re e pontefice di Alba, sarebbe stato divinizzato alla sua morte, ed avrebbe il suo culto col nome di Vediovis. Pertanto Cesare era, a suo dire, pronipote di Vediovis e di Venere
ATTRIBUTI
Fulmini, frecce. pelle di capra o capra viva, alloro sul capo. Le frecce e l'alloro fanno pensare ad Apollo, o almeno a un suo antesignano, perchè in terra italica Veiove è un Dio più remoto di Apollo.
TEMPIO DI VEIOVE sul Capitolium
APPROFONDIMENTO
TEMPIO DI VEIOVE all'Isola Tiberina
Nella parte settentrionale dell'isola si trovavano, ora situati fra le fondamenta dell'Ospedale Fatebenefratelli, i due templi dedicati nel 194 a.c. a Fauno e Veiove. Ambedue Dei italici, Fauno collegato al soprasuolo e Veiove più legato al sottosuolo, un Dio infero, legato all'oltretomba, ai fulmini e alle acque. Come già accennato, il giovane Veiove doveva essere in tempi arcaici il figlio-vegetazione della terra, che muore e risorge in primavera, all'equinozio, e pertanto è collegato al mondo infero.
TEMPIO DI VEIOVE ad Ardea
Scavi ad Ardea: l'area sacra annovera ben 4 templi e due are, con un sacello di Esculapio.
Si presume che il tempio denominato A, il primo ad essere rinvenuto, fosse dedicato ad una divinità connessa con il cielo notturno, una delle ipotesi è Veiove, per via della stele con incisa una lettera V trovata al di sotto della cella.
Le due are di tipo arcaicizzante, erano forse necessarie per una forma di culto all'aperto ed infine il tempio B, il più grande, sorto inglobando nella sua parte più sacra un precedente e più antico tempio, di cui ancora si conosce ben poco. Le fonti antiche parlano del grande santuario di Venere e del culto di Inuo, probabilmente i due templi principali erano proprio dedicati a queste due divinità, connesse con la fertilità, l'acqua, il sole e la luna. In effetti la Dea che partorisce il figlio-vegetazione che va nel mondo infero per poi tornare alla luce è un culto molto arcaico, e Venere, prima di essere una dea del sesso e della bellezza fu una Grande Madre, una Dea Natura che si accoppia e prolifica.
TEMPIO VEIOVE a Chiusi
Nel 1977, durante lavori di aratura, ai piedi del Monte di S. Silvestro, poco distante dalla chiesa di S. Vincenzo, fu rinvenuta una statuetta in bronzo, alta circa 32 cm, raffigurante “Veiove”, proveniente dalla Magna Grecia, ora esposta al museo archeologico di Chieti.
A cura della Soprintendenza archeologica, iniziarono degli scavi che portarono al rinvenimento di un'area cultuale del II-I secolo a.c.., con un piccolo tempio pagano italico, un muro di recinzione, e una gran quantità di reperti, tra cui l'ara del tempio e una testa di cavallo in argilla. Diversamente dagli altri, questo tempio si trovava in pianura, forse c'era un'altra divinità sulla cima.
Il monte, ai piedi del quale si trovava il tempio, in epoca cristiana, è stato intitolato a S. Silvestro, il primo santo non martire venerato dalla Chiesa, vissuto al tempo di Costantino. Segue una leggenda per cui a Roma, al Colle Palatino, sotto i resti del tempio dei Castori, avesse la tana un drago crudelissimo, che papa Silvestro ammansì come un cagnolino usando un crocifisso.
C'è una chiara allusione al trionfo del cristianesimo sul paganesimo, ma il culto di S. Silvestro fu sicuramente istituito per soppiantare il culto di Veiove. Oppure per soppiantare un Dio delle selve, come il Dio Silvano. Spesso i santi sostituivano nel nome le divinità pagane, un po come S. Agnese, sostituì a Piazza Navona il culto di Agona, o Dea Angerona.
TEMPIO DI VEIOVE di Montegiove - Cermignano
Gli scavi condotti hanno portato alla luce strutture appartenenti ad un santuario italico e parte di una ricchissima stipe votiva.
Il culto era dedicato a Giove, come indica sia il toponimo, sia la presenza nella stipe di una statuetta di Veiove. Particolarmente significativo è l'insieme dei materiali rinvenuti nella stipe votiva, sicuramente attribuibile ad una fase preromana di frequentazione del santuario: si tratta prevalentemente di vasi di impasto, tazze, dolii, pesi da telaio, rocchetti, fuseruole, e di fibule ad arco semplice.
Il resto della stipe è caratterizzato dalla copiosa vernice nera, ciotole, brocchette.
Tra i numerosissimi materiali archeologici restituiti dal santuario di Monte Giove, il manufatto più interessante è la figura umana in lamina d’argento ritagliata, di età arcaica, ed un bronzetto di età ellenistica rappresentante Veiove, nudo, con mantello sul braccio sinistro, testa laureata, che stringe nella mano destra un fascio di fulmini.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Andrea Carandini - La nascita di Roma - 431 -
- Aulo Gellio - Notti Attiche -
- Quinto Fabio Pittore - Annales -
- Georg Wissowa - Religion und Kults der Römer - 2 - Aufl. - 1912 -
- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita I - Floro - Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC - I -
0 comment:
Posta un commento