TEMPIO DI GIOVE TONANTE



A SINISTRA IL TEMPIO DI GIOVE TONANTE

IL I TEMPIO

Di Numa Pompilio, il re romano che poteva far cadere un fulmine dal cielo, si è scritto che possedesse una "lampada perpetua" che ardeva nel santuario dedicato a Giove Tonante, e in effetti risulta un tempio del VII sec. a.c. dedicato appunto dal saggio e religioso re Numa al Dio dei Fulmini, ma se ne ignora la collocazione.



IL II TEMPIO

"Tonanti Iovi aedem consecravit postquam mortis periculum vitaverat: expeditione enim Cantabrica per nocturnum iter lecticam eius fulgur praestrinxit servumque exanimavit."

Il tempio di Giove Tonante fu eretto a Roma durante il principato di Augusto. Non ci sono resti archeologici dell'edificio, probabilmente distrutto durante un incendio nel I secolo. L'esistenza del tempio è attestata da alcuni passi di Gaio Svetonio Tranquillo, che lo cita nella sua opera Vite dei dodici Cesari. Ma ci sono due cose da non dimenticare: la prima è che la parte di marmo del tempio non poteva essere distrutta da un incendio, e la seconda è che Roma è tutta da scavare e ciò che è in luce è solo la punta dell'iceberg.

"Augustus urbem marmoream reliquit quam latericiam accepit. Tutam vero etiam in posterum praestitit. Publica opera multa exstruxit: Forum cum aede Martis Ultoris, templum Apollinis in Palatio, aedem Tonantis Iovis in Capitolio."
"Augusto lasciò di marmo la città che aveva ricevuto di mattoni. Fece molte opere pubbliche: il Foro con il tempio di Marte Ultore, il tempio di Apollo al Palatino, il tempio di Giove Tonante in Campidoglio"

Vittore scrisse che il tempio di Giove Tonante si trovasse a Roma sul colle Capitolino, e Svetonio narra che fu eretto durante il principato di Augusto.
Non sono state trovate testimonianze archeologiche dell'edificio, probabilmente distrutto durante un incendio nel I secolo.

L'esistenza del tempio è attestata da alcuni passi di Gaio Svetonio Tranquillo, che lo cita nella sua opera Vite dei dodici Cesari. Fu poi restaurato da Settimio Severo e Caracalla

Il tempio venne eretto da Ottaviano per mantenere un voto fatto durante le guerre cantabriche, in Spagna.

MONETA RAFFIGURANTE IL TEMPIO DI GIOVE TONANTE

STORIA

"Aedes Iovi Tonanti ab Augusto dedicata in Clivo Capitolino" Vittore

Il tempio venne eretto da Ottaviano per ottemperare ad un voto fatto durante le guerre cantabriche, in Spagna, in un episodio del 26 a.c. Svetonio racconta che mentre l'imperatore veniva trasportato su una lettiga durante una marcia notturna, il fulmine uccise il servitore che lo precedeva con la fiaccola e per ringraziare la divinità di avergli concesso la salvezza, fece voto della costruzione di un tempio.

RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO
"Consacrò un tempio a Giove Tonante per uno scampato pericolo: durante una marcia notturna, al tempo della spedizione contro i Cantabri, un fulmine aveva colpito la parte anteriore della sua lettiga e ucciso il servo che lo precedeva con una fiaccola."
(Svetonio - De vita Caesarum, Divus Augustus)

Secondo Vittore invece il fulmine non uccise l'uomo ma lo fece star male e svenire (lo tolse di sentimenti), ma poi si riebbe. Comunque una lettiga distrutta a metà da un fulmine (la lettiga è di legno) è poco credibile,e soprattutto quando cade un fulmine vicino c'è sempre un avvelenamento da ozono per le persone che anche se allontanate stanno male per giorni.

La costruzione iniziò dopo il ritorno di Ottaviano a Roma nel 24 a.c. e venne inaugurata il 1 settembre del 22 a.c. Plinio il Vecchio riferisce, nella sua Naturalis historia, che il tempio venne costruito interamente in marmo e che ospitava la statua di Giove armato di fulmine dello scultore Leocare.

In proposito si narrò anche di un sogno di Augusto, in cui Giove Ottimo Massimo, venerato nel massimo tempio cittadino capitolino, si sarebbe lamentato di venire trascurato, e Augusto gli avrebbe risposto di aver creato con la costruzione del nuovo tempio un Giove tonante che fungesse da portiere all'area sacra.

Svetonio, De vita Caesarum:
"(Augusto) sognò che Giove Capitolino si lamentava che gli erano stati sottratti i suoi adoratori e che egli aveva risposto di aver messo Giove Tonante presso di lui come portiere; così subito dopo coronò di campanelli il fastigio del tempio di Giove Tonante perché l'usanza voleva che si appendessero alle porte."

Sebbene le fonti indichino chiaramente la sua posizione alle pendici del Campidoglio verso il Foro Romano, manca qualsiasi resto di questo antico edificio: un'immagine si trova su una moneta di Augusto, che lo mostra con facciata esastila, cioè con sei colonne frontali, con una grande statua di Giove che regge uno scettro.



DESCRIZIONE

"Lungo il lato superiore del medesimo tempio della Fortuna fu ritrovato, per le scoperte fatte pochi anni sono, esservi passato il Clivo Capitolino, menzionato più volte dagli antichi scrittori, ossia la via che dal foro saliva al Campidoglio. Nel principio di questo Clivo vi stava il tempio di Giove Tonante edificato da Augusto per non essere stato colpito da un fulmine in Ispagna che strisciò intorno la sua lettiga e che uccise il servo che lo precedeva col lume 148. A questo tempio si conoscono concordemente avere appartenuto le tre colonne Corintie che rimangono a piedi del Campidoglio; e dagli scavi ultimamente fatti si ritrovò effettivamente essere stato situato lungo il Clivo Capitolino, come è indicato da Vittore nel suo catalogo di questa regione. Inoltre fu pure conosciuto che questo tempio era semplicemente Prostilo, e non Perittero, siccome si trova disegnato in specie dal Palladio."

GIOVE TONANTE
La fronte del tempio, rivolta al foro, aveva sei colonne di marmo bianco lunense, tutte scanalate e di ordine corinzio. Aveva la gradinata nell'intercolumnio. Aveva una cornice riccamente lavorata e sul fregio laterale erano effigiati strumenti di sacrificio, tra cui un elmo, il galero, che copriva il capo del flamine di Giove, il flamen dialis, traversato da un fulmine alato.

Tra il XVI e il XIX secolo le rovine del tempio di Vespasiano, anch'esso sulle pendici del Campidoglio, venivano erroneamente identificate per quelle del tempio di Giove Tonante, come si evince da alcune stampe, tra cui una di Giovanni Battista Piranesi: "Tempio denominato di Giove Tonante sotto il Palazzo di Canapidoglio verso Campo Vaccino"

"Le tre colonne, che restano dietro al palazzo del Senatore sono il solo residuo del tempio di Giove Tonante. Aedes Jovis Tonantis ab Augusto dicata in clivio Capitolino. P. Vittore. Questo tempio fu fabbricato da Augusto per avere scampato il pericolo di un fulmine, che in una tempesta percosse la sua lettiga, e uccise uno schiavo, che li faceva lume: Aedem Tonantis Jovis in Capitolio, e poco dopo: Tonanti Jovi Aedem consercravit liberatus periculo cum expeditione Cantabrica per nocturnum iter lecticam ejus fulgur perstrinxisset, servumque praelucentem exanimasset . Svetonio in Augusto. Dalle lettere però ESTITUER che restano nel frontespizio, apparisce, che il detto tempio, essendo stato brugiato, probabilmente insieme col Campidoglio nella guerra di Vitellio, è stato rifabbricato, o almeno riparato; ma non si sa da chi.

Il piano, che Palladio ha fatto di questo tempio ha doppio portico in fronte, e ai lati. Gli ordini di fronte sono composti di otto colonne per ciascheduno, e quelli dei lati di nove, e di dieci comprese le due di fronte, che sono nella stessa linea. Dietro non vi erano colonne, perchè il muro del tempio appoggiava alle sostruzioni. Ciascheduna colonna è di un sol pezzo di marmo, e del diametro di quattro piedi. Un sol gran masso forma egualmente l'architrave, e il fregio, che in fronte restano piani per l'iscrizione. In questo tempio vi era la statua di bronzo di Giove Deliaco, opera di Policleto. Plinio l. 34. c. 2.

Il piccolo residuo di questa fabbrica per la sua grandiosa maniera, per la singolar proporzione de' suoi membri, e per l'incomparabile bellezza delle modinature, che si vedono nei capitelli, e molto più nell'intavolato, è un capo di opera dell'antica architettura." (Stendhal)


FREGIO DEL TEMPIO
Le tre colonne sepolte nel clivo del campo vaccino, con capitelli e cornici lavorate alla corintia si credette appartenessero al tempio di Giove Tonante fatto da Ottaviano Augusto per difesa del Campidoglio.

"Le tre colonne del Tempio di Giove Tonante scannellate e di ordine Corintio hanno 4 piedi d'altezza. Le colonne ed il cornicione e gl' intagli del fregio sono bellissimi. 
Questo Tempio fu distruito dai Romani per far calce de' suoi marmi di Luni; nè si troverebe il poco avanzo che se ne vede, se nel Secolo XV. il timore
di danneggiare la tribuna della Chiesa de' Santi Sergio adiacente non avesse impedito ai religiosi devastatori de denolire quell' angolo esistente. 

II detto Tempio fu eretto da Augusto, sito ove prima era stato un che serviva ai Senatori e Magistrati più anziani per deliberare; fu questo Tempio assai magnifico tutto di marmo biancbissimo, per il che ebbe il soprannome di Candido. Oggi è 
distrutto; dagli ultimi savi si è riconoziuto che la gran sala di questo Tempio a sinistra di quello di Giove era traverso. Esisteva alla metà del Secolo VIII. e fu rovinato per far calce dei marmi, pratica barbara di molti abitanti di Roma come si rileva da Flavio Biondo che risaliva ad Eugenio IV. dolendosi di Stravapou; ma invano percbè continuossi, per quello che ho avvertito alla nota 289. Nei frammenti ritrovati si ravvisa bene che sono stati a colpi di martello e molti si riconoscono già calcinati."

(Agostino Ademollo - 1837)


Nel vecchio Antiquario comunale di Roma in disarmo fu rinvenuto un cippo romano che su cui fu scolpito:

Iovi Tonanti
votum solvit
pro Augusti
servatoris sui
victoria
Aravos procurator
argenti pondo XXX

Qualche studioso ha pensato di trattasse della dedica del servo di Augusto colpito dal fulmine di Giove Tonante che ringrazia il Dio di aver risparmiato l'imperatore. Essendo stato spettatore nonchè coinvolto nel miracolo di Augusto, forse il princeps l'aveva guardato di buon occhio, anche perchè la sua presenza dimostrava quanto Giove tenesse ad Augusto.

Insomma era il miracolo vivente di Augusto. Comunque il soggetto fa voto per la vittoria di Augusto, evidentemente già avvenuta perchè i Romani mantenevano il voto solo se la divinità concedeva quanto chiesto, seguendo una sana razionalità.


BIBLIO

- Svetonio - Vita dei Cesari - II -
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia -
- Augusto -  Res gestae divi Augusti -
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -





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