CORIOLANO |
Il personaggio più importante ed antico di questa gens è Anco Marzio (o "Marcio"), il IV re di Roma, il cui praenomen Ancus ne denota l'origine Sabina, mentre il nomen Marcius riporta ad una gens di condizione plebea, anche se la sua origine fu certamente patrizia.
Sembra infatti che vi sarebbe un rapporto di parentela tra Anco Marzio e Numa Pompilio, poiché entrambi erano di nobile stirpe sabina, e vennero rappresentati insieme sulle facce dei denarii fatti coniare dalla gens Marcia. In particolare, secondo il Pallottino, Anco Marcio sarebbe nipote di Numa, in quanto figlio di sua figlia Pompilia e di un esponente sconosciuto della gens Marcia
LUCIO MARCIO FILIPPO |
PATRIZI E PLEBEI
Ebbero una branca patrizia che usò il cognomen Rex, reclamando la discendenza da re Ancus Marcius, il personaggio più importante ed antico di questa gens, il IV re di Roma. Ancus era il praenomen (di chiara origine sabina), Marcius il nomen vero e proprio, indicante l'appartenenza alla gens Marcia. Il nomen Marcius in età storica si riferisce ad una gens di condizione plebea, anche se la sua origine fu certamente patrizia; secondo alcuni studiosi, infatti, vi sarebbe un rapporto di parentela tra Anco Marzio e Numa Pompilio, poiché entrambi erano di nobile stirpe sabina, e vennero rappresentati insieme sulle facce dei denarii fatti coniare dalla gens Marcia. Secondo il Pallottino, Anco Marcio sarebbe nipote di Numa, in quanto figlio di sua figlia Pompilia e di un esponente sconosciuto della gens Marcia.
- i Re (latino: Rex, probabilmente legato alla discendenza del re Anco Marzio),
Plebeo molto amato dal popolo e dai soldati, perchè valoroso e intelligente. Visse nel IV secolo a.c., fu quattro volte console; la prima nel 357 a.c. con Gneo Manlio Capitolino Imperioso. L'anno successivo fu nominato dittatore col compito di respingere una invasione degli Etruschi. Rutilio sorprese il nemico nel suo campo e lo inseguì fin nel suo territorio; per questa vittoria ricevette, per volere del popolo ma con l'opposizione del Senato romano, un trionfo.
Fu di nuovo console nel 352 a.c. con Publio Valerio Publicola della gens Valeria, , alla fine del mandato si candidò per la carica di censore: malgrado l'opposizione dei patrizi fu eletto. nel 344 a.c. con Tito Manlio Torquato Imperioso, ed ancora nel 342 a.c. con Quinto Servilio Ahala, quando comandò un esercito nelle guerre sannitiche. Fu il I dittatore romano appartenente alla plebe, nonché censore e quattro volte console.
- Gaio Marcio Rutilo Censorino
figlio di gaio Marcio Rutilo, IV sec. a.c., fu console nel 310 a.c. con Quinto Fabio Massimo Rulliano della gens Fabia.
"iterum enim censor creatus ad contionem populum vocatum [...] gravissima oratione corripuit, quod eam potestatem bis sibi detulisset, cuius maiores, quia nimis magna videretur, tempus coartandum iudicassent. Uterque recte, et Censorinus et populus: alter enim ut moderate honores crederent praecepit, alter se moderato homini credidit."
Nominato console per la seconda volta riunì il popolo a cui rivolse parole durissime, per aver reiterato una carica che gli antenati avevano proibito di reiterare onde non concedere ad alcuno troppo potere. Furono corretti entrambi: l'uomo perchè voleva moderare gli onori degli uomini, e il popolo perchè ebbe fiducia nella sua moderazione.
IV-III sec. a.c., di origine plebea, fu console della Repubblica Romana per ben due volte, nel 306 a.c. e nel 288 a.c. sempre con Publio Cornelio Arvina, della gens Cornelia.
Durante il suo primo consolato Tremulo affrontò gli Ernici e gli abitanti di Anagni, battendoli facilmente e conquistando la città. In questo modo riuscì a portare assistenza al suo collega impegnato nel Sannio. Al suo arrivo fu attaccato improvvisamente dai Sanniti, ma Cornelio Arvina giunse in suo soccorso ed insieme ottennero una brillante vittoria sul nemico. Cornelio Arvina rimase nel Sannio, mentre Tremulo tornò a Roma, dove celebrò il trionfo sugli Ernici e Anagnini; una statua equestre a lui dedicata fu eretta nel foro davanti al tempio di Castore.
III sec. a.c., fu console nel 281 a.c. con Lucio Emilio Barbula, della gens Emilia, e combattè nelle guerre sannitiche con lui ma sembra che solo Barbula ottenesse il premio per la vittoria di Taranto nel 280.
- Lucio Marcio Settimio
Un valoroso militare romano del III sec. a.c. che riuscì a mettere in salvo le rimanenti forze romane, sconfitte nelle battaglie del Baetis superiore dove erano periti i due generali, Publio Cornelio Scipione e Gneo Scipione Calvo.
Grazie all'esperienza raccolta sotto Gneo Scipione, riuscì a raccogliere le disperse forze romane, a ricongiungersi al presidio di Tiberio Fonteio e a guidare i Romani oltre l'Ebro dove fortificarono gli accampamenti e vi trasportarono i rifornimenti. Le truppe romane, radunate nei comitiis militaribus lo elessero comandante supremo all'unanimità.
All'avvicinarsi di Asdrubale Giscone, i Romani afferrarono le armi e si precipitarono alle porte ad assalire il nemico incauto che avanzava in schiere disordinate. L'imprevista situazione gettò nel panico i punici per i quali l'esercito romano era quasi distrutto, per cui si diedero alla fuga.
II sec. a.c., console nel 162 a.c. con Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo, della gens Cornelia. Fu eletto ancora console nel 156 a.c. con Lucio Cornelio Lentulo Lupo, della gens Cornelia. Nello stesso anno Roma mosse un esercito, guidato dal console Caio Marcio Figulo, contro Delminium, la capitale dei dalmati.
Dopo un anno di alterni combattimenti la guida dell’esercito romano passò da Caio Marcio al console Publio Scipione Cornelio Nasica che seppe infondere nuove motivazioni alle truppe ed espugnò Delminium dopo una sanguinosa battaglia. Insomma Marcio Figulo non ci fece una gran figura.
II sec. a.c., console nel 156 a.c. con Lucio Cornelio Lentulo, della gens Cornelia. Poi censore nel 147 a.c. e senatore nel 131 a.c., fu un cittadino distinto per gli onori, ma comunque accusato di estorsione; è attaccato nel primo libro di Satire di Gaio Lucilio.
Durante l'anno del suo consolato condusse una campagna militare contro i Dalmati ed i Pannoni, utilizzando Aquileia quale suo "quartier generale". Da qui sembra si spinse fino a Siscia in Pannonia, lungo la Sava, con discreti successi.
II sec. a.c., console nel 149 a.c. con Manio Manilio, nel I anno della III Guerra Punica. Ambedue i consoli vennero inviati a Cartagine, il comando dell'esercito venne dato a Manlio, mentre quello della flotta fu affidato a Censorino.
Quest'ultimo fu il referente delle trattative con i cartaginesi quando rifiutavano di aderire alle richieste romane, che prevedevano l'abbandono di Cartagine costruendo una nuova città a 15 km dalla costa. I due consoli posero l'assedio, pero Censorino tornò a Roma per dirigere i comizi lasciando la direzione delle operazioni al suo collega. Censorino fu eletto censore nel 147 a.c., con L. Cornelio Léntulo Lupo.
II sec. a.c., patrizio del ramo che si dichiarava discendente di Anco Marzio. Pretore nel 144 a.c., provvide alla costruzione dell’importante acquedotto che da lui prese il nome, quello dell’Aqua Marcia, convogliando a Roma le acque provenienti dalla Valle dell’Aniene (lat. Anio). Per la realizzazione dell'acquedotto, a Quinto Marcio fu prorogata la scadenza annuale della magistratura. In realtà questo fu deliberato già nel 179 a.c., ma la realizzazione venne rinviata a causa del veto di Marco Licinio Crasso, che si opponeva al passaggio delle condutture sul terreno di sua proprietà.
figlio del precedente, console nel 118 a.c. con Marco Porcio Catone operò alla conquista della Gallia Cisalpina sconfiggendo gli Stoni, una popolazione alpina stanziata nel Trentino sud occidentale, ai piedi delle Alpi. La vittoria conseguita venne celebrata nel 117 con un trionfo menzionato nei Fasti triumphales. Nel 118 a.c. venne inoltre fondata la colonia di Narbo Martius, l'odierna Narbonne, che deve appunto il suo nome al console in carica in quell'anno, e cioè Quinto Marcio, e che diverrà la capitale della provincia romana della Gallia Narbonense. la colonizzazione avvenne mediante la deduzione di alcune migliaia di agricoltori italici nei pressi di un precedente insediamento elisico, poi volco, con il nome di Narbo Martius. Fu un antenato di Cesare.
I sec. a.c., triumviro monetale nell'82 a.c., fece coniare denarii d'argento riportanti l'effigie di Numa Pompilio e di Anco Marzio sulle due facce; console nel 39 a.c. con Gaio Calvisio Sabino.
I sec. a.c., triumviro monetale nell'88 a.c., fece coniare denarii d'argento riportanti l'effigie di Numa Pompilio e di Anco Marzio sulle due facce; console nell'82 a.c. con Gaio Asinio Gallo. Fu sostenitore di Mario; morì nello stesso anno dopo la battaglia di porta Collina.
- Lucio Marcio Censorino
I sec. a.c., triumviro monetale nell'82 a.c., fece coniare denarii d'argento riportanti l'effigie di Numa Pompilio e di Anco Marzio sulle due facce, probabilmente padre dell'omonimo console nel 39 a.c. Potrebbe essere il legato citato nel 70 a.c.
- Lucio Marcio Censorino
console nel 39 a.c. con Gaio Calvisio Sabino. Lui e il suo collega Gaio furono gli unici due senatori che cercarono di difendere Giulio Cesare quando fu assassinato, nel 44 a.c.. Per questo atto di fedeltà ricevettero la carica di consoli da parte dei membri del secondo triumvirato
- Gaio Marcio Censorino
I sec. a.c., console nell'8 a.c. con Gaio Asinio Gallo.
- Quinto Marcio Filippo
- Quinto Marcio Barea Sura
figlio del console del 26, senatore, amico dell'imperatore Vespasiano e padre di Marcia Furnilla.
- Quinto Marcio Barea Servilio Sorano
senatore romano e fratello del precedente.
- Marcio Turbo
generale romano che durante il II sec. d.c. servì sotto due dei 5 Buoni Imperatori
- Marcio Agrippa
(fl. c. 300), esteta e politico romano.
- Marcia Otacilla Severa
Figlia di un certo Severiano e sposa, prima del 238, di Filippo l'Arabo, fu elevata al rango di augusta quando il marito fu eletto imperatore, nel 244; ricevette anche il titolo di mater castrorum, "madre degli accampamenti", un titolo risalente alle donne della dinastia dei Severi.
Diede a Filippo un figlio, Marco Giulio Severo Filippo, Cesare e poi augusto, e una figlia chiamata Severina, forse Ulpia Severina che sposò Aureliano. Durante il regno di Filippo, Otacilia fu onorata su monete e con statue: l'iconografia ufficiale la celebrava come madre del futuro augusto, in quanto Filippo sperava di instaurare una dinastia. La sorte di Otacilia non è nota: la coniazione di monete in sua memoria si interrompe nel 248, inducendo a ritenere che sia morta in quell'anno; ad ogni modo, dopo la caduta di Filippo (249), la memoria della sua famiglia fu maledetta, e il nome di Otacilia cancellato da iscrizioni e papiri.
Secondo fonti cristiane, Otacilia era in contatto con i cristiani, se non cristiana essa stessa. Eusebio di Cesarea afferma che scambiò lettere con Origene, ma ella fece erigere monete a suo nome dedicate a Giunone.
Ebbero una branca patrizia che usò il cognomen Rex, reclamando la discendenza da re Ancus Marcius, il personaggio più importante ed antico di questa gens, il IV re di Roma. Ancus era il praenomen (di chiara origine sabina), Marcius il nomen vero e proprio, indicante l'appartenenza alla gens Marcia. Il nomen Marcius in età storica si riferisce ad una gens di condizione plebea, anche se la sua origine fu certamente patrizia; secondo alcuni studiosi, infatti, vi sarebbe un rapporto di parentela tra Anco Marzio e Numa Pompilio, poiché entrambi erano di nobile stirpe sabina, e vennero rappresentati insieme sulle facce dei denarii fatti coniare dalla gens Marcia. Secondo il Pallottino, Anco Marcio sarebbe nipote di Numa, in quanto figlio di sua figlia Pompilia e di un esponente sconosciuto della gens Marcia.
Le branche plebee usarono invece i cognomina Censorinus (da Marcius Censorinus), notabili i consoli del 149 e del 39 a.c.,
e Philippus.
L'illustre gens Marcia si divise in diversi rami:
L'illustre gens Marcia si divise in diversi rami:
- i Coriolani,
- i Filippi,
- i Rutili,
- i Censorini,
- i Tremuli,
- i Figuli.
La gens Marcia fu, indubbiamente, una famiglia di primaria importanza nella storia di Roma; i suoi membri ricoprirono spesso le varie magistrature durante tutta l’età repubblicana e ascesero al consolato per ben 21 volte. La famiglia di Marcia fu poi connessa agli oppositori dell'imperatore Nerone. Nel 65 d.c. dopo il fallimento della congiura di Pisone la sua famiglia cadde in disgrazia presso Nerone.
PERSONAGGI ILLUSTRI
- Anco Marzio
ovvero Marcio, IV re di Roma
- Marcia
moglie del console Marco Atilio Regolo. Furiosa per la terribile fine del marito, chiese e ottenne dal senato di poter avere in sua mano dei prigionieri cartaginesi, sottoponendoli, lei e i suoi figli, ad atroci torture come era stato fatto a suo marito, finchè il senato decise di mettere fine all'obbrobrio e rimandò a casa i prigionieri.
- Gneo Marcio Coriolano
V secolo a.c., noto come Coriolano, valoroso generale al tempo della guerra contro i Volsci. Nel 493 a.c. conquistò la città volsca di Corioli (antica cittadella dei Volsci, oggi Monte Giove), dalla quale trasse il cognomen, riportò il trionfo e venne decorato della corona d'alloro. In seguito, per essersi ribellato al senato, ma in realtà per il suo dispotismo e per avere vietato la distribuzione di grano alla plebe, venne esiliato da Roma.
Rifugiatosi presso i Volsci che aveva sottomesso, per vendetta li mosse in armi contro la patria ingrata. Giunto alle porte dell'Urbe, venne fermato dalla madre Veturia e la moglie Volumnia, che lo convinsero a ritirarsi. Ma i Volsci lo considerarono un traditore (e non avevano tutti i torti), e lo misero a morte. Alle vicende di Coriolano è ispirata l'omonima tragedia di William Shakespeare.
LUCIO MARCIO FILIPPO |
PERSONAGGI ILLUSTRI
ovvero Marcio, IV re di Roma
- Marcia
moglie del console Marco Atilio Regolo. Furiosa per la terribile fine del marito, chiese e ottenne dal senato di poter avere in sua mano dei prigionieri cartaginesi, sottoponendoli, lei e i suoi figli, ad atroci torture come era stato fatto a suo marito, finchè il senato decise di mettere fine all'obbrobrio e rimandò a casa i prigionieri.
V secolo a.c., noto come Coriolano, valoroso generale al tempo della guerra contro i Volsci. Nel 493 a.c. conquistò la città volsca di Corioli (antica cittadella dei Volsci, oggi Monte Giove), dalla quale trasse il cognomen, riportò il trionfo e venne decorato della corona d'alloro. In seguito, per essersi ribellato al senato, ma in realtà per il suo dispotismo e per avere vietato la distribuzione di grano alla plebe, venne esiliato da Roma.
Rifugiatosi presso i Volsci che aveva sottomesso, per vendetta li mosse in armi contro la patria ingrata. Giunto alle porte dell'Urbe, venne fermato dalla madre Veturia e la moglie Volumnia, che lo convinsero a ritirarsi. Ma i Volsci lo considerarono un traditore (e non avevano tutti i torti), e lo misero a morte. Alle vicende di Coriolano è ispirata l'omonima tragedia di William Shakespeare.
Plebeo molto amato dal popolo e dai soldati, perchè valoroso e intelligente. Visse nel IV secolo a.c., fu quattro volte console; la prima nel 357 a.c. con Gneo Manlio Capitolino Imperioso. L'anno successivo fu nominato dittatore col compito di respingere una invasione degli Etruschi. Rutilio sorprese il nemico nel suo campo e lo inseguì fin nel suo territorio; per questa vittoria ricevette, per volere del popolo ma con l'opposizione del Senato romano, un trionfo.
Fu di nuovo console nel 352 a.c. con Publio Valerio Publicola della gens Valeria, , alla fine del mandato si candidò per la carica di censore: malgrado l'opposizione dei patrizi fu eletto. nel 344 a.c. con Tito Manlio Torquato Imperioso, ed ancora nel 342 a.c. con Quinto Servilio Ahala, quando comandò un esercito nelle guerre sannitiche. Fu il I dittatore romano appartenente alla plebe, nonché censore e quattro volte console.
MARCIA OCTACILLA SEVERA |
figlio di gaio Marcio Rutilo, IV sec. a.c., fu console nel 310 a.c. con Quinto Fabio Massimo Rulliano della gens Fabia.
"iterum enim censor creatus ad contionem populum vocatum [...] gravissima oratione corripuit, quod eam potestatem bis sibi detulisset, cuius maiores, quia nimis magna videretur, tempus coartandum iudicassent. Uterque recte, et Censorinus et populus: alter enim ut moderate honores crederent praecepit, alter se moderato homini credidit."
Nominato console per la seconda volta riunì il popolo a cui rivolse parole durissime, per aver reiterato una carica che gli antenati avevano proibito di reiterare onde non concedere ad alcuno troppo potere. Furono corretti entrambi: l'uomo perchè voleva moderare gli onori degli uomini, e il popolo perchè ebbe fiducia nella sua moderazione.
IV-III sec. a.c., di origine plebea, fu console della Repubblica Romana per ben due volte, nel 306 a.c. e nel 288 a.c. sempre con Publio Cornelio Arvina, della gens Cornelia.
Durante il suo primo consolato Tremulo affrontò gli Ernici e gli abitanti di Anagni, battendoli facilmente e conquistando la città. In questo modo riuscì a portare assistenza al suo collega impegnato nel Sannio. Al suo arrivo fu attaccato improvvisamente dai Sanniti, ma Cornelio Arvina giunse in suo soccorso ed insieme ottennero una brillante vittoria sul nemico. Cornelio Arvina rimase nel Sannio, mentre Tremulo tornò a Roma, dove celebrò il trionfo sugli Ernici e Anagnini; una statua equestre a lui dedicata fu eretta nel foro davanti al tempio di Castore.
III sec. a.c., fu console nel 281 a.c. con Lucio Emilio Barbula, della gens Emilia, e combattè nelle guerre sannitiche con lui ma sembra che solo Barbula ottenesse il premio per la vittoria di Taranto nel 280.
- Lucio Marcio Settimio
Un valoroso militare romano del III sec. a.c. che riuscì a mettere in salvo le rimanenti forze romane, sconfitte nelle battaglie del Baetis superiore dove erano periti i due generali, Publio Cornelio Scipione e Gneo Scipione Calvo.
Grazie all'esperienza raccolta sotto Gneo Scipione, riuscì a raccogliere le disperse forze romane, a ricongiungersi al presidio di Tiberio Fonteio e a guidare i Romani oltre l'Ebro dove fortificarono gli accampamenti e vi trasportarono i rifornimenti. Le truppe romane, radunate nei comitiis militaribus lo elessero comandante supremo all'unanimità.
All'avvicinarsi di Asdrubale Giscone, i Romani afferrarono le armi e si precipitarono alle porte ad assalire il nemico incauto che avanzava in schiere disordinate. L'imprevista situazione gettò nel panico i punici per i quali l'esercito romano era quasi distrutto, per cui si diedero alla fuga.
- Quinto Marcio Ralla
tribuno, dedicò al dio Veiove un tempio nel 192 a.c.
"Il console Lucio Furio Purpurione fece voto di erigere un tempio dedicato a Veiove nel 200 a.c. durante la Battaglia di Cremona contro i Boi. Lo fece poi iniziare nel 196 a.c. e venne inaugurato nel 192 a.c. da Quinto Marcio Ralla, col fronte rivolto a occidente, verso la pendice del Capitolium. L'edificio si affacciava sulla via Sacra, in gran parte conservatasi sino ai giorni nostri e l'area circostante era pavimentata a lastroni di travertino".
tribuno, dedicò al dio Veiove un tempio nel 192 a.c.
"Il console Lucio Furio Purpurione fece voto di erigere un tempio dedicato a Veiove nel 200 a.c. durante la Battaglia di Cremona contro i Boi. Lo fece poi iniziare nel 196 a.c. e venne inaugurato nel 192 a.c. da Quinto Marcio Ralla, col fronte rivolto a occidente, verso la pendice del Capitolium. L'edificio si affacciava sulla via Sacra, in gran parte conservatasi sino ai giorni nostri e l'area circostante era pavimentata a lastroni di travertino".
Anche il. tempio della Fortuna Primigenia sul colle Quirinale fu dedicato da Quinto Marcio Ralla, creato duumviro per questo; ne aveva fatto voto dieci anni prima nella Guerra punica Sempronio Sofo, e lo aveva dato a fare essendo censore.
II sec. a.c., pretore in Sicilia nel 188 a.c., fu console nel 186, per la prima volta.
II sec. a.c., pretore in Sicilia nel 188 a.c., fu console nel 186, per la prima volta.
II sec. a.c., console nel 162 a.c. con Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo, della gens Cornelia. Fu eletto ancora console nel 156 a.c. con Lucio Cornelio Lentulo Lupo, della gens Cornelia. Nello stesso anno Roma mosse un esercito, guidato dal console Caio Marcio Figulo, contro Delminium, la capitale dei dalmati.
Dopo un anno di alterni combattimenti la guida dell’esercito romano passò da Caio Marcio al console Publio Scipione Cornelio Nasica che seppe infondere nuove motivazioni alle truppe ed espugnò Delminium dopo una sanguinosa battaglia. Insomma Marcio Figulo non ci fece una gran figura.
II sec. a.c., console nel 156 a.c. con Lucio Cornelio Lentulo, della gens Cornelia. Poi censore nel 147 a.c. e senatore nel 131 a.c., fu un cittadino distinto per gli onori, ma comunque accusato di estorsione; è attaccato nel primo libro di Satire di Gaio Lucilio.
Durante l'anno del suo consolato condusse una campagna militare contro i Dalmati ed i Pannoni, utilizzando Aquileia quale suo "quartier generale". Da qui sembra si spinse fino a Siscia in Pannonia, lungo la Sava, con discreti successi.
II sec. a.c., console nel 149 a.c. con Manio Manilio, nel I anno della III Guerra Punica. Ambedue i consoli vennero inviati a Cartagine, il comando dell'esercito venne dato a Manlio, mentre quello della flotta fu affidato a Censorino.
Quest'ultimo fu il referente delle trattative con i cartaginesi quando rifiutavano di aderire alle richieste romane, che prevedevano l'abbandono di Cartagine costruendo una nuova città a 15 km dalla costa. I due consoli posero l'assedio, pero Censorino tornò a Roma per dirigere i comizi lasciando la direzione delle operazioni al suo collega. Censorino fu eletto censore nel 147 a.c., con L. Cornelio Léntulo Lupo.
II sec. a.c., patrizio del ramo che si dichiarava discendente di Anco Marzio. Pretore nel 144 a.c., provvide alla costruzione dell’importante acquedotto che da lui prese il nome, quello dell’Aqua Marcia, convogliando a Roma le acque provenienti dalla Valle dell’Aniene (lat. Anio). Per la realizzazione dell'acquedotto, a Quinto Marcio fu prorogata la scadenza annuale della magistratura. In realtà questo fu deliberato già nel 179 a.c., ma la realizzazione venne rinviata a causa del veto di Marco Licinio Crasso, che si opponeva al passaggio delle condutture sul terreno di sua proprietà.
figlio del precedente, console nel 118 a.c. con Marco Porcio Catone operò alla conquista della Gallia Cisalpina sconfiggendo gli Stoni, una popolazione alpina stanziata nel Trentino sud occidentale, ai piedi delle Alpi. La vittoria conseguita venne celebrata nel 117 con un trionfo menzionato nei Fasti triumphales. Nel 118 a.c. venne inoltre fondata la colonia di Narbo Martius, l'odierna Narbonne, che deve appunto il suo nome al console in carica in quell'anno, e cioè Quinto Marcio, e che diverrà la capitale della provincia romana della Gallia Narbonense. la colonizzazione avvenne mediante la deduzione di alcune migliaia di agricoltori italici nei pressi di un precedente insediamento elisico, poi volco, con il nome di Narbo Martius. Fu un antenato di Cesare.
- Lucio Màrcio Filippo
esordì come democratico: verso il 104 a.c., come tribuno della plebe, propose una legge agraria destinata all'insuccesso; nel 100 si oppose a Saturnino; pretore nel 96 a.c., console nel 91 con Sesto Giulio Cesare (della gens Iulia), lottò contro il tribuno M. Livio Druso e la parte del senato che lo seguiva e riuscì poi a fare abrogare le leggi proposte dal tribuno. Fu censore nell'86. Seguì il partito sillano. Fu in seguito sostenitore di Pompeo, al quale propose di assegnare l’imperium proconsolare. Fu uno dei migliori oratori del suo tempo. Morì, all'incirca sessantenne, non prima del 76.
esordì come democratico: verso il 104 a.c., come tribuno della plebe, propose una legge agraria destinata all'insuccesso; nel 100 si oppose a Saturnino; pretore nel 96 a.c., console nel 91 con Sesto Giulio Cesare (della gens Iulia), lottò contro il tribuno M. Livio Druso e la parte del senato che lo seguiva e riuscì poi a fare abrogare le leggi proposte dal tribuno. Fu censore nell'86. Seguì il partito sillano. Fu in seguito sostenitore di Pompeo, al quale propose di assegnare l’imperium proconsolare. Fu uno dei migliori oratori del suo tempo. Morì, all'incirca sessantenne, non prima del 76.
I sec. a.c., triumviro monetale nell'82 a.c., fece coniare denarii d'argento riportanti l'effigie di Numa Pompilio e di Anco Marzio sulle due facce; console nel 39 a.c. con Gaio Calvisio Sabino.
I sec. a.c., triumviro monetale nell'88 a.c., fece coniare denarii d'argento riportanti l'effigie di Numa Pompilio e di Anco Marzio sulle due facce; console nell'82 a.c. con Gaio Asinio Gallo. Fu sostenitore di Mario; morì nello stesso anno dopo la battaglia di porta Collina.
- Lucio Marcio Censorino
I sec. a.c., triumviro monetale nell'82 a.c., fece coniare denarii d'argento riportanti l'effigie di Numa Pompilio e di Anco Marzio sulle due facce, probabilmente padre dell'omonimo console nel 39 a.c. Potrebbe essere il legato citato nel 70 a.c.
- Lucio Marcio Censorino
console nel 39 a.c. con Gaio Calvisio Sabino. Lui e il suo collega Gaio furono gli unici due senatori che cercarono di difendere Giulio Cesare quando fu assassinato, nel 44 a.c.. Per questo atto di fedeltà ricevettero la carica di consoli da parte dei membri del secondo triumvirato
- Gaio Marcio Censorino
I sec. a.c., console nell'8 a.c. con Gaio Asinio Gallo.
- Quinto Marcio Re
console nel 68 a.c.
- Gaio Marcio Figulo
console nel 64 a.c., con Lucio Giulio Cesare. Durante un dibattito in Senato in cui si discuteva sulle pene da dare ai cospiratori di Catilina, si dichiarò favorevole alla loro condanna a morte ed, in generale, fu favorevole alle proposte di Cicerone.
console nel 68 a.c.
- Gaio Marcio Figulo
console nel 64 a.c., con Lucio Giulio Cesare. Durante un dibattito in Senato in cui si discuteva sulle pene da dare ai cospiratori di Catilina, si dichiarò favorevole alla loro condanna a morte ed, in generale, fu favorevole alle proposte di Cicerone.
- Marcia Rex
figlia di Quinto Marcio Re e nonna paterna di Giulio Cesare, 63 a.c. .
- Lucio Marcio Filippo
figlia di Quinto Marcio Re e nonna paterna di Giulio Cesare, 63 a.c. .
- Lucio Marcio Filippo
plebeo, console del 56 a.c., suocero di Marco Porcio Catone Uticense.
- Lucio Marcio Filippo
I sec. a.c., figlio del precedente, fu console nel 56 a.c. con Gneo Cornelio Lentulo Marcellino della gens Cornelia. Sposò Azia, nipote di Cesare e madre di Gaio Ottavio, il futuro imperatore Augusto, del quale fu, quindi, il patrigno.
- Lucio Marcio Filippo
I sec. a.c., figlio del precedente, fu console nel 56 a.c. con Gneo Cornelio Lentulo Marcellino della gens Cornelia. Sposò Azia, nipote di Cesare e madre di Gaio Ottavio, il futuro imperatore Augusto, del quale fu, quindi, il patrigno.
- Marcia
moglie di Catone il giovane. Fu la seconda moglie di Catone, il grande moralizzatore di costumi, che venne da questo "data in prestito", all'oratore Quinto Ortensio. Dopo la scomparsa di questo secondo marito ella però tornò da Catone che la richiamò, divenendo un simbolo di fedeltà coniugale, citato da numerosi autori, da Lucano a Dante Alighieri. In realtà non fu affatto fedele, perchè entrò in un altro letto, per volere del marito che però condivise. Venne celebrata quindi non perchè fosse fedele ma perchè fosse obbediente al marito, pure nel tradirlo, mentre Catone si intratteneva con altre donne. Comunque non è vero che usasse a quei tempi, perchè invece fece un certo scandalo. Insomma uno scambio di coppie.
- Marcio Rufo
plebeo, questore del 49 a.c. di Caio Scribonio Curione, cesariano. Votò in senato a favore di Giulio Cesare quando si decise di non consentirgli il rientro a Roma da trionfatore.
moglie di Catone il giovane. Fu la seconda moglie di Catone, il grande moralizzatore di costumi, che venne da questo "data in prestito", all'oratore Quinto Ortensio. Dopo la scomparsa di questo secondo marito ella però tornò da Catone che la richiamò, divenendo un simbolo di fedeltà coniugale, citato da numerosi autori, da Lucano a Dante Alighieri. In realtà non fu affatto fedele, perchè entrò in un altro letto, per volere del marito che però condivise. Venne celebrata quindi non perchè fosse fedele ma perchè fosse obbediente al marito, pure nel tradirlo, mentre Catone si intratteneva con altre donne. Comunque non è vero che usasse a quei tempi, perchè invece fece un certo scandalo. Insomma uno scambio di coppie.
- Marcio Rufo
plebeo, questore del 49 a.c. di Caio Scribonio Curione, cesariano. Votò in senato a favore di Giulio Cesare quando si decise di non consentirgli il rientro a Roma da trionfatore.
plebeo, pretore nel 48 a.c., cesariano. Votò in senato a favore di Giulio Cesare quando si decise di non consentirgli il rientro a Roma da trionfatore.
- Quinto Marcio Barea
Console suffetto nel 26 e due volte proconsole della provincia d' Africa.
- Quinto Marcio Barea Sorano
figlio del console del 26, console suffetto nel 52 e proconsole d'Asia. Fu lo zio di Marcia, madre del futuro imperatore Traiano, e di Marcia Furnilla, seconda moglie del futuro imperatore Tito
- Marcia Servilia Sorana
figlia del console del 52, sposò il senatore Gaio Annio Pollione, accusato di lesa maestà e mandato in esilio. Nel 66, durante l'ingiusto processo contro il padre, venne accusata anche lei di aver pagato dei Magi, ma la sua difesa fu che i riti erano finalizzati ad accrescere la sicurezza del padre e dello stesso Nerone. Sorano chiese che la figlia venisse risparmiata perché non era colpevole né di aver rapporti con Plauto né di essere al corrente dei misfatti del marito. Entrambi vennero però condannati e poterono scegliersi il tipo di morte.
- Marcia
- Marcia Furnilla
figlia del senatore Quinto Marcio Barea Sura o di suo fratello Quinto Marcio Barea Sorano e Antonia Furnilla. Seconda moglie dell'imperatore Tito.
- Lucio Marcio Filippo
plebeo, tribuno della plebe nel 49 a.c., pretore del 44 a.c., console suffetto del 38 a.c., figlio di Lucio Marcio Filippo (console del 56 a.c.), cesariano e cugino di Augusto. Votò in senato a favore di Giulio Cesare quando si decise di non consentirgli il rientro a Roma da trionfatore.
- Marcia
Figlia Azia minore, e di Lucio Marcio Filippo (console suffectus 38 a.c.) e figlio di Lucio Marcio Filippo, console del 56 a.c., fu la cugina di Ottaviano, e sposò Paolo Fabio Massimo, console nell'11 a.c.
plebeo, tribuno della plebe nel 49 a.c., pretore del 44 a.c., console suffetto del 38 a.c., figlio di Lucio Marcio Filippo (console del 56 a.c.), cesariano e cugino di Augusto. Votò in senato a favore di Giulio Cesare quando si decise di non consentirgli il rientro a Roma da trionfatore.
MARCIA FIGLIA DI CATONE |
Figlia Azia minore, e di Lucio Marcio Filippo (console suffectus 38 a.c.) e figlio di Lucio Marcio Filippo, console del 56 a.c., fu la cugina di Ottaviano, e sposò Paolo Fabio Massimo, console nell'11 a.c.
- Quinto Marcio Barea
Console suffetto nel 26 e due volte proconsole della provincia d' Africa.
- Quinto Marcio Barea Sorano
figlio del console del 26, console suffetto nel 52 e proconsole d'Asia. Fu lo zio di Marcia, madre del futuro imperatore Traiano, e di Marcia Furnilla, seconda moglie del futuro imperatore Tito
- Marcia Servilia Sorana
figlia del console del 52, sposò il senatore Gaio Annio Pollione, accusato di lesa maestà e mandato in esilio. Nel 66, durante l'ingiusto processo contro il padre, venne accusata anche lei di aver pagato dei Magi, ma la sua difesa fu che i riti erano finalizzati ad accrescere la sicurezza del padre e dello stesso Nerone. Sorano chiese che la figlia venisse risparmiata perché non era colpevole né di aver rapporti con Plauto né di essere al corrente dei misfatti del marito. Entrambi vennero però condannati e poterono scegliersi il tipo di morte.
- Marcia
figlia del senatore Barea Sura, amico dell'imperatore Vespasiano, a sua volta figlio di Quinto Marcio Barea, console suffetto nel 26. Suo zio era Quinto Marcio Barea Sorano, console suffetto nel 52 e proconsole d'Asia. Marcia era sorella di Marcia Furnilla, seconda moglie dell'imperatore Tito, e cugina di Marcia Servilia Sorana. Fu madre dell'imperatore Traiano.
MARCIA FULVIA |
figlia del senatore Quinto Marcio Barea Sura o di suo fratello Quinto Marcio Barea Sorano e Antonia Furnilla. Seconda moglie dell'imperatore Tito.
- Quinto Marcio Barea Sura
figlio del console del 26, senatore, amico dell'imperatore Vespasiano e padre di Marcia Furnilla.
- Marcia
moglie di Paullus Fabius Maximus, console nell'11 a.c.
moglie di Paullus Fabius Maximus, console nell'11 a.c.
- Marcia
madre di Ulpia Marciana e dell'imperatore Traiano, figli del senatore Quintus Marcius Barea Sura e Antonia Furnilla, sua sorella fu Marcia Furnilla, moglie del futuro imperatore Tito.
- Marcia
Marcia era figlia del senatore Quinto Marcio Barea Sura, una amico dell'imperatore Vespasiano, a sua volta figlio di Quinto Marcio Barea, console suffetto nel 26. Suo zio era Quinto Marcio Barea Sorano, console suffetto nel 52 e proconsole d'Asia. Marcia era sorella di Marcia Furnilla, seconda moglie dell'imperatore Tito, e cugina di Marcia Servilia Sorana.
madre di Ulpia Marciana e dell'imperatore Traiano, figli del senatore Quintus Marcius Barea Sura e Antonia Furnilla, sua sorella fu Marcia Furnilla, moglie del futuro imperatore Tito.
- Marcia
Marcia era figlia del senatore Quinto Marcio Barea Sura, una amico dell'imperatore Vespasiano, a sua volta figlio di Quinto Marcio Barea, console suffetto nel 26. Suo zio era Quinto Marcio Barea Sorano, console suffetto nel 52 e proconsole d'Asia. Marcia era sorella di Marcia Furnilla, seconda moglie dell'imperatore Tito, e cugina di Marcia Servilia Sorana.
- Quinto Marcio Barea Servilio Sorano
senatore romano e fratello del precedente.
- Marcia Servilia Sorana
moglie di Quinto Marcio Barea Servilio Sorano e cugina di Furnilla, I sec. d.c
moglie di Quinto Marcio Barea Servilio Sorano e cugina di Furnilla, I sec. d.c
- Marcio Turbo
generale romano che durante il II sec. d.c. servì sotto due dei 5 Buoni Imperatori
- Marcia
figlia del senatore Aulo Cremutio Cordo, messo a morte per ordine dell'imperatore Tiberio nel 25 d.c.
figlia del senatore Aulo Cremutio Cordo, messo a morte per ordine dell'imperatore Tiberio nel 25 d.c.
- Marcio Agrippa
(fl. c. 300), esteta e politico romano.
- Marcia
fu la zia materna di Furnilla e della figlia di Titus Julia Flavia o Flavia Julia Titi.
fu la zia materna di Furnilla e della figlia di Titus Julia Flavia o Flavia Julia Titi.
- Marcia
amante di Commodo.
amante di Commodo.
- Marcia Otacilla Severa
Figlia di un certo Severiano e sposa, prima del 238, di Filippo l'Arabo, fu elevata al rango di augusta quando il marito fu eletto imperatore, nel 244; ricevette anche il titolo di mater castrorum, "madre degli accampamenti", un titolo risalente alle donne della dinastia dei Severi.
Diede a Filippo un figlio, Marco Giulio Severo Filippo, Cesare e poi augusto, e una figlia chiamata Severina, forse Ulpia Severina che sposò Aureliano. Durante il regno di Filippo, Otacilia fu onorata su monete e con statue: l'iconografia ufficiale la celebrava come madre del futuro augusto, in quanto Filippo sperava di instaurare una dinastia. La sorte di Otacilia non è nota: la coniazione di monete in sua memoria si interrompe nel 248, inducendo a ritenere che sia morta in quell'anno; ad ogni modo, dopo la caduta di Filippo (249), la memoria della sua famiglia fu maledetta, e il nome di Otacilia cancellato da iscrizioni e papiri.
Secondo fonti cristiane, Otacilia era in contatto con i cristiani, se non cristiana essa stessa. Eusebio di Cesarea afferma che scambiò lettere con Origene, ma ella fece erigere monete a suo nome dedicate a Giunone.
- Marcia
santa della cristianità ortodossa morta nel 285 d.c. si festeggia il 2 luglio come martire. Di lei non si sa nulla.
BIBLIO
- Pliny the Elder - Naturalis Historia - II. 31 -
- Plutarch - The Life of Coriolanus -
- Syme - C. Marcius Censorinus in the East -
- Publius Cornelius Tacitus - Annales - Historiae -
- Teodoro Ameyden - Ragguaglio delle famiglie nobili Romane antiche e moderne, e relazione del Tevere e fontane antiche e moderne di Roma - Bruxelles - 1672 -
santa della cristianità ortodossa morta nel 285 d.c. si festeggia il 2 luglio come martire. Di lei non si sa nulla.
BIBLIO
- Pliny the Elder - Naturalis Historia - II. 31 -
- Plutarch - The Life of Coriolanus -
- Syme - C. Marcius Censorinus in the East -
- Publius Cornelius Tacitus - Annales - Historiae -
- Teodoro Ameyden - Ragguaglio delle famiglie nobili Romane antiche e moderne, e relazione del Tevere e fontane antiche e moderne di Roma - Bruxelles - 1672 -
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