Nome: Servius Tullius
Nascita: ?
Morte: 539 a.c.
Predecessore: Tarquinio Prisco
Successore: Tarquinio il Superbo
Regno: 578-534 a.c.
DOMANDE
- Quando e dove nacque Servio Tullio?
Servio Tullio nacque a Roma ma non si conosce la data.
- Quando e dove morì Servio Tullio?
Servio Tullio morì a Roma nel 539 a.c.
- Chi fu il predecessore di Servio Tullio?
Il predecessore di Servio Tullio fu Tarquinio Prisco.
- Chi fu il successore di Servio Tullio?
Il successore di Servio Tullio fu Tarquinio il Superbo.
- Cosa fece Servio Tullio per Roma?
- Cosa fece Servio Tullio per Roma?
Eliminò la schiavitù per debiti.
Fece distribuire le terre conquistate in guerra tra i ceti poveri
Fece il censimento delle persone e dei loro beni per tassare equamente il popolo
Fece costruire il Tempio della Mater Matuta e della Dea Fortuna nel Foro Boario,
di Diana sul lago di Nemi e il suo santuario nel bosco di Ariccia, e 27 templi alla Dea Fortuna
Introdusse nell'esercito l'ordinamento centuriato,
Istituì le are dei Lares Compitales, divinità dei crocicchi, curati a spese dello stato.
- Come ottenne Servio Tullio di essere eletto dai Romani?
Dopo aver sostituito il re appena morto rinunciò di fronte al popolo alla sua carica in quanto troppo avversato da coloro che volevano il trono ma che non avevano a cuore il popolo. La folla commossa lo elesse re.
SERVIO TULLIO
Morto Tarquinio Prisco in una congiura, la moglie Tanaquil, temendo la strage familiare e l'intervento delle fazioni dei Marcii, organizzò la successione del genero Servio Tullio, figlio di Ocresia, la captiva (schiava) Corniculana e di Publio Tullio Corniculano (Livio 4 - 3 - 12 e pure 1 - 39 - 5; Dionigi di Alicarnasso 4 - 1 - 2; Plutarco - Fortuna Romanorum 10 - 323; De viris illustribus 7 - 1).
Tanaquil, donna scaltra e intelligente, nascose al popolo la morte del re, lo dichiarò ferito ma in convalescenza, e nel frattempo sarebbe stato il genero Servio Tullio a sostituirlo sul trono. E' evidente che i Romani non amassero affatto il re etrusco. Anche se abbiamo pochi elementi sul suo governo, possiamo arguire che non fosse nè giusto nè generoso se fece poi odiare tanto i re a Roma.
Quando viene annunciata la morte del re il peggio era superato, si erano evitati gli altri aspiranti. Però, nonostante Servio fosse genero di Tarquinio, i Romani mormorarono, perchè i re di Roma dovevano essere eletti dal popolo e non per successione.
Allora per ingraziarsi il popolo Servio Tullio fece riforme sociali a favore della plebe:
- Eliminò la schiavitù per debiti.
- Fece distribuire le terre conquistate in guerra tra i ceti poveri, creando così uno stuolo di contadini che si dettero alla vita militare in cerca di fortuna e di terre ulteriori. Questo alimenterà l'espansione di Roma sia repubblicana che imperiale.
- Organizzò il censimento delle persone e dei loro beni per tassare equamente il popolo. Servio Tullio considerava "pueri" i monori di diciassette anni, "juniores" gli uomini fra i diciassette e i quarantasei, "seniores" quelli che avevano superato i quarantasei (Aulo Gellio).
- Fece costruire il Tempio della Mater Matuta ed il Tempio della Dea Fortuna, nel Foro Boario, nonchè il tempio di Diana sulle rive del lago di Nemi e il suo santuario nel vicino al bosco di Ariccia.
- Introdusse nell'esercito l'ordinamento centuriato, che si occupava dell'esercito e della leva militare, togliendo il reclutamento alle Curie che fino ad allora funzionavano da distretti di leva, cui restarono quindi solo compiti politici e religiosi.
- Essendone grande devoto, fece innalzare alla Dea Fortuna altri 27 templi a Roma dove la Dea era venerata con appellativi diversi, un nome diverso per ogni tempio, come Fortuna Virilis (degli uomini), Fortuna Verticolis (per il cuore), Fortuna Barbata (con la barba). Fortuna Huiusce Diei (del giorno presente), Fortuna primigenia (la prima nata tra gli Dei) ecc.
- La prima classe (composta dai cittadini con censo da centomila assi in su) contava ottanta centurie più due di fabbri. L'asse era un'unità di valore non monetario, in rame.
- La seconda classe, con censo tra i centomila e i settantacinquemila assi che contava venti centurie.
- La terza classe (75 - 50.000 assi) contava anche essa venti centurie.
- La quarta classe (venticinquemila assi), venti centurie.
- La quinta classe (undicimila assi), trenta centurie. I cittadini con censo inferiore furono riuniti in una sola centuria esente dalla milizia.
Creò inoltre sei centurie speciali di cavalieri. Questo sistema prevedeva che le classi più abbienti finanziassero le spese belliche ma godessero di maggiori diritti.
Poichè si istituì una regola che prevedeva il voto per centurie e non per individuo le classi maggiori, contando più centurie avevano comunque la maggioranza.
Poichè si istituì una regola che prevedeva il voto per centurie e non per individuo le classi maggiori, contando più centurie avevano comunque la maggioranza.
Secondo quanto tramandato da Fabio Pittore (260-190 a.c.) furono contati ottantamila cittadini atti alle armi.
"Alle volte poi in mancanza delle donne supplivano gli uomini, ch’erano di quelli che campavano coll’assistere alle Funzioni Funebri detti Libitinari da Libitina Dea de’ funerali: ed abbenchè per Libitina abbiamo inteso alle volte i Poeti o la morte istessa, ora li strumenti de’ Funerali, nulla manca, è certo che questa fù una delle tante deità a cui pagavasi un denaro per ogni uno che moriva, siccome pagavasi a Lucina per ogni uno che nasceva, secondo la legge fatta da Servio Tullio per sapere quanti erano ogni anno i morti, quanti li nati. "
Così la plebe l'applaudì ma i nobili no, perchè ambivano al trono e nell'ombra tramavano contro di lui. Servio Tullio fece allora un gesto coraggioso: radunò il popolo nella valle del Foro, e annunciò di abbandonare il potere. Si dichiarò stanco delle continue minacce dai pretendenti al trono, interessati alle proprie ambizioni di potere piuttosto che ai bisogni del popolo romano, il che era profondamente vero. Per tutta risposta il popolo lo acclamò Re di Roma. Ora nessuno poteva rivendicare legittimamente il trono di Servio Tullio.
IL SOLDATO CONTADINO
I ritrovamenti archeologici più recenti dimostrano in modo inequivocabile che in realtà Servio Tullio era Mastarna, l’eroe di Vulci che si recò a Roma non per difendere i Tarquinii che riteneva arroganti e tirannici, ma per combatterli a favore del popolo e riorganizzare gli ordinamenti pubblici.
- A lui si deve, infatti, la Costituzione Serviana che eliminava i privilegi della nobiltà del sangue e assegnava per la prima volta i diritti politici e la possibilità di entrare nelle milizie a tutti i cittadini, anche non romani.
Prima di Servio Tullio, l'esercito era organizzato sulla base del censo poiché i soldati si dovevano pagare da soli le proprie armi. Così i nobili erano equites, cioè cavalieri, perchè potevano permettersi le armi migliori e il cavallo, mentre la plebe e i nullatenenti erano esclusi dall'esercito e dalla guerra.
- Servio Tullio istituzionalizzò allora il "soldato-contadino", che si batté per Roma per avere in cambio una parte delle terre conquistate. Tramite il servizio militare la plebe acquisì anche i diritti di voto. Con un esercito più ampio si sperimentarono nuove tecniche di combattimento, come la falange macedone, perchè i Romani copiavano tecniche da ogni popolazione incontrata o combattuta. La ridistribuzione delle terre conquistate però non piacque ai nobili abituati a spartirsi terre e bottini.
- Servio Tullio inoltre divise la società romana in circoscrizioni ed impose centurie con diritto di voto. Così venne esteso il diritto di voto alle "minores gentes" delle classi emergenti di commercianti ed artigiani ottenendone così il consenso. Le "minores gentes" erano commercianti o artigiani etruschi immigrati per cercare fortuna.
- La "via sacra" nella valle del Foro si riempì di botteghe artigianali, di mescite, di mercati, il che portò a nuove abitazioni e ulteriore difesa dell'Urbe. Concedette dunque dei privilegi ai cittadini romani non appartenenti alla nobiltà romana, attuando di fatto una Costituzione censuaria di tipo timocratico, cioè nobiliare ma che facesse anche gli interessi dei plebei.
- Volendo infatti Servio Tullio sapere quanti fossero gli abitanti di Roma e di quale età, secondo quanto ci narra Pisone, il re stabilì quale cifra dovesse essere pagata dai genitori ad Ilizia (ovvero Iuno Lucina o Lucifera) per ogni nascita, quanto dovesse essere pagato per il morto al tesoro custodito nel bosco dove era il culto di Venere Libitina, e quanto al tesoro di Iuventas per i giovani che raggiungevano la maggiore età. Attraverso queste leggi raccolse soldi, conobbe il numero degli abitanti e seppe quanti erano in grado di combattere.
- Inoltre a Roma si celebravano dei rituali in onore degli eroi caduti in guerra per Roma, in memoria dei quali il re Servio Tullio decretò che venissero eretti dei tempietti sui crocicchi. Su questi altari venivano offerti dei sacrifici ai Lares Compitales, divinità dei crocicchi, divenendo divinità ed altari dello stato curati a spese dello stato.
LA COSTRUZIONE DELLE "MURA SERVIANE"
"Servio rimediò alla mancanza imperciocché lo compiè (il muro), aggiungendo il colle Èsquilino, ed il Viminale i quali sono pure di accesso facile anche di fuori, per la qual cosa scavando una fossa profonda riceverono la terra di dentro (sulla sponda interna del fosso), ed estesero lungo il margine interno del fosso un terrapieno di sei stadi e sopra questo fabbricarono il muro e le torri dalla porta Collina fino alla porta Esquiiina: verso la metà però dell'aggere havvi una terza porta che ha lo stesso nome che il monte Viminale. Tale adunque è il riparo della città privo di altri ripari."
A questo punto le vecchie mura non bastavano più. Servio Tullio fece costruire le "Mura Serviane" completando, ampliando e rafforzando le prime mura in pietra già costruite da Tarquinio Prisco. Queste mura in grossi blocchi tufacei sono a tratti ancora visibili nel centro storico di Roma.
"Servio Tullio, che successe a Tarquinio, non solo portò a compimento quanto era stato divisato a farsi dal suo antecessore, ma aggiunse ancora alla città il Viminale e l'Esquilino, con quella parte del Quirinale che non era stata rinchiusa nel primo recinto di Numa, come si deduce dalle cose riferite da Dionisio, Strabonc e Livio.
Durante il suo regno, Servio Tullio dovette affrontare la politica espansionistica delle vicine città etrusche di Veio, Caere e Tarquinia, alleate per fronteggiare la crescente potenza romana. La guerra durò venti estenuanti anni con esiti alterni, ma alla fine Roma riuscì a vincere sulle città etrusche ottenendo ulteriori territori verso nord.
Roma, al centro della Lega latina
Anche nei confronti delle città latine del sud del Lazio, Roma impose il suo potere. Riprendendo la strategia dei suoi predecessori, Servio Tullio trasferì a Roma il culto di Diana Nemorensis, un importantissimo culto latino svolto ad Ariccia, costruendone un nuovo tempio sul colle Aventino. Sul colle Aventino erano stanziati gran parte degli schiavi e delle popolazioni vinte deportate a Roma. Così Servio Tullio mirò a diventare capo religioso, e pertanto con un peso politico, della Lega delle città latine.
L'importazione di culti stranieri e latini in Roma favorì il prestigio di Servio e di Roma nei confronti delle popolazioni latine. Nello stesso tempo, gli antichi centri di culto latini vennero distrutti dai romani per cancellare consuetudini e tradizioni. Ma tutto ciò che veniva distrutto veniva riedificato a Roma per formare nuove tradizioni.
Per l'intera durata del suo regno Servio Tullio dovrà scontrarsi col malcontento dei "Tarquini", figli e nipoti di Tarquinio Prisco esclusi dalla successione al trono. Sono vani i tentativi di avviarsi ad una pacificazione.
Le stesse figlie di Servio Tullio, Tullia Maggiore e Tullia Minore, avute durante il matrimonio con la figlia di Tarquinio Prisco, presero come sposi i discendenti di Tarquinio Prisco, ma questo non cambiò le cose, soprattutto per uno dei discendenti di Tarquinio Prisco, cioè Lucio Tarquinio, noto per avere un'ambizione sfrenata ed una voglia di riscatto nei confronti di Servio Tullio.
Lucio Tarquinio fu un personaggio "negativo" nella storia di Roma. Gli storici romani narrarono della sua malvagità. Sposato con Tullia Maggiore non esitò ad ucciderla per poter sposare l'altra figlia di Servio Tullio, Tullia Minore, che a sua volta aveva ucciso il marito per lo stesso motivo, insomma una bella coppia. Non sappiamo sia leggenda o realtà ma di certo i Tarquinii riuscirono a farsi odiare a morte dalla popolazione.
La cospirazione di Lucio Tarquinio e Tullia Minore contro l'ormai anziano Servio Tullio fu premeditata a lungo ed attuata poi rapidamente. Lucio Tarquinio sedette per sfida sul trono del re, con indosso gli abiti regali, accusando Servio Tullio di aver usurpato il trono dei Tarquini. L'ira del vecchio re dinnanzi alla provocazione degenerò in una rissa per cui Lucio Tarquinio lo spinse violentemente dalle scale. (Ma le guardie non esistevano?)
Servio Tullio, ferito, cercò di allontanarsi ma viene travolto ed ucciso dal carro di Tullia Minore, sua figlia, che così uccise per ambizione marito, sorella e padre. La leggendaria morte di Servio Tullio è con molta probabilità un tentativo degli storici romani di esaltare gli aspetti negativi dell'ultimo re di Roma, Lucio Tarquinio anche detto "Tarquinio il Superbo", anche perchè suona strano un carro che corre dentro o intorno alla reggia e pure il fatto che non ci fossero guardie attorno al re.
Con Lucio Tarquinio si avviò a conclusione il periodo monarchico di Roma e la figura del re sarà per secoli ricordata con disprezzo dalla società romana. Il pericolo più grande per Roma era considerato il ritorno alla monarchia.
"Anno 577. a.c. " (Appiano)
" Fu eletto Servio Tullio nato in Comiculo paese latino conquistato da' Sabini come Collazia , e ritornato in fine sotto il poter de Romani. Il padre fu certo Tullio Coroiculano e la madre Ocrisia specchiatissima donna. Era vedova e gravida di lui quando Tarquinio preso Corniculo, ne fece un regalo a Tanaquille sua moglie, che la prese a ben volere.
Nato il fanciullo la madre gli pose, il gentilizio nome di Tullio, ed il cognome di Servio, secondo Dionisio in memoria di esser nato in servitù. Per certa fiamma, che sembrò diadema, comparsagli sul capo mentre stava nella culla, Tanaqnille dotta in Auruspicina, col consenso di Tarquinìo prese ad educarlo con il più grande impegno.
Cresciuto Servio si fe' conoscere bravo soldato cosi che nella guerra di Ereto "fortissimus omnium est judicatus".
Che a essere un buon militare non la cedeva a veruno in politica ed in religione; Tarquinio per sempre più accattivarselo gli diede in moglie la figlia.
Morto intanto prima del tempo e con figlioli ragazzi Tanaquille protettrice costante di Servio, perche i figli d' Anco Marcio non le prendessero la mano, affacciatasi ad un balcone gridò che Tarquinio non era morto ma solo ferito e non mortalmente, che però durante il tempo di sua convalescenza chiedeva che si lasciasse a Servio secondo il solito l'amministrazione delle cose.
Con un tale stratagemma "Tullius est vìcario Rex factus" brigarono invano i pronipoti di Numa per detronizzarlo: egli in sordida veste arringò il popolo accompagnato da Tanaquille, da Ocrisia, dai piccoli Tarquinii in guisa che convocate le Curie fu in Re eletto canonicamente. Ebbe anche la fortuna che suscitatisi i Vejenti e gli Etruschi gli dettero in quel frangente una bella ed opportuna occasione di segnalarsi. Intanto ha da notarsi che durante il suo regno i Latini e i Sabini si mossero contro Servius, né Servius intraprese alcuna cosa contro di loro.
A voler minutamente descrivere gli utili stabilimenti fatti da questo Re non basterebbe un volume:
- la divisione del popolo in classi per il censo ossia remunerazione del popolo;
- l'uso di enumerar gli anni per lustri di cinque in cinque anni;
- l'assemblea stabilita sull'Aventino ogni anno per i Latini e quindi per i Sabini per rinnovar l'amicizia co' Romani. Notasi in Livio su questa proposito che i Latini per aver deposte le ami e rinunziato formalmente ad ogni diritto sul contrastato impero dovevano per base riconoscere Roma per capo, ma non i Sabini presso i quali durava la speranza di ricuperarlo, e quindi riporta la seguente istoriella.
"Un bove era nato in Sabina di smisurata grandezza miranda magnitudine et specie: correva una misteriosa voce che chi lo avesse a Diana sacrificato avrebbe ottenuto l'impero. Non mancò un Sabino di portarlo in Roma per sagrificarlo a Diana Aventinia. Si disponeva di fatto ad eseguire la cerimonia. quando il custode del tempio consapevole dell' accennata fatalità lo prevenne che incestuoso sarebbe stato il sagrificio se prima egli non si fosse purificato nel fiume ivi prossimo.
Discese il Sabino al Tevere per bene compiere il rito, ma allorché tornò si avvide di essere stato ingannato, mentre il custode in sua assenza aveva sagrificata la vittima fatale".
- Fu Servio il primo a battere moneta come si disse "primus signavit As", secondo Plinio francamente asserisce.
- Dopo avere aggiunto i due colli Viminale ed Esquilino vi barricò col suo famoso aggere ossia gran terrapieno con fossa onde mettere al sicuro quella parte di Roma la più esposta alle invasioni de' nemici con termini.
- Di più condusse una muraglia tutta all'intorno de' monti formando il secondo recinto dopo quello di Romolo esteso già e poi di mano in mano da suoi successori.
- Sotto il Carcere Mamertino scavò nei sassi (robur di Sallustio, e dal Brocchi detto "tufa litoide" ) una più profonda prigione per i rei di stato.
- Innalzò un Tempio alla Fortuna ed uno vicinissimo alla sua casa facendo credere, che per una fenestra s' introducesse quella potentissima Dea per consigliarlo, non altrimenti che fece a Romolo il Dio Conso e la ninfa Egeria a Numa, la cerva ossia Diana a Sertorìo.
Abitò Servio Tullio nell' alto del Vico Patrizio riconoscibile ancora da S. Lorenzo in fronte a Santa Pudenziana, dominato dai Monti Quirinale, Viminale ed Esquilio, ove per ordine di lui tutti i Patricii ebbero casa. Ebbe l'onore di una statua di legno dorato che lo rappresentava, collocata in uno de' Templi della Fortuna suddetta, la quale in un incendio dei medesimo rimase prodigiosamente illesa e si conservava ancora ai tempi di Dionisio, dopo ulteriori e più moderni ornamenti "qualis prius antiqui est operis, durat enim adnuc et magnani apud Romanos generationem habet".
Non dirò qui che Tarqninio legittimamente salisse sul Trono devoluto com'era ai figli di Anco Marcio: né che Servio vivendo ancora i pronepoti di Numa ed i figli di Tarquinio vi avesse buone ragioni per impadronirsene. Ma meno sua, che di Tanaquille ne fu la colpa, ed è scusabile in Servio un'ambizione inspiratagli fin dalla culla.
In fine dopo tante e cosi belle azioni si fugge l'animo dal rimembrare la tragica fine di questo Re: ma si narri ad esempio di chi si fida a quella Fortuna permanente cui sacrificarono gli antichi con crederla immancabile eterna.
Aveva Servio maritate le sue due figlie ai due nipoti di Tairquinio Prisco; il primogenito chiamato Tarquinio che col suo avo aveva in comune un naturale carattere violento e collerico, al contrario della figlia maggiore di Servio sua moglie donna virtuosa e pacifica. Totalmente opposta era l'indole della sorella Tullia, moglie di Arunte, tanto imperiosa e crudele quanto buono e moderato il secondo genito del Prisco suo sposo.
Accadde che si accordarono i due umori bisbetici di Tullia e Tarquinio nell'orrendo disegno di avvelenare uno sua moglie, e altra suo marito per così unirsi in matrimonio, e quindi impossessarsi del Trono col mandare nel numero dei più chi si occupava da troppo lungo tempo, l'infelice Servio. Cominciarono dal diffamar la sua condotta, facendo giuocare le ragioni de Tarquinii sulla corona, finché colta una giornata in cui il popolo era in campagna, d'intelligenza con la moglie e secondato da sgherri montò sul trono vestito delle insegne reali.
Accorre Servio per discacciarnelo ed egli più giovane e più robusto lo rovescia per i gradini, s'inseguono i masnadieri e morto lo lasciano sulla publica strada. Tullia impaziente di saper l'esito della trama salita in cocchio correva al palazzo, quando imbattutasi nell'estinto Servio, mentre il cocchiere trattener voleva per rispetto i cavalli Tullia obligò a spingerli sui cadavere del Padre. Con questi mezzi ed auspicj occupò Tarquinio il soglio di Roma, e per la sua condotta di li a poco fu chiamato il Superbo.
Servio Tullio regnò 44 anni. "
SCOPERTO A ROMA IL TEMPIO DI SERVIO TULLIO
"Alle volte poi in mancanza delle donne supplivano gli uomini, ch’erano di quelli che campavano coll’assistere alle Funzioni Funebri detti Libitinari da Libitina Dea de’ funerali: ed abbenchè per Libitina abbiamo inteso alle volte i Poeti o la morte istessa, ora li strumenti de’ Funerali, nulla manca, è certo che questa fù una delle tante deità a cui pagavasi un denaro per ogni uno che moriva, siccome pagavasi a Lucina per ogni uno che nasceva, secondo la legge fatta da Servio Tullio per sapere quanti erano ogni anno i morti, quanti li nati. "
Così la plebe l'applaudì ma i nobili no, perchè ambivano al trono e nell'ombra tramavano contro di lui. Servio Tullio fece allora un gesto coraggioso: radunò il popolo nella valle del Foro, e annunciò di abbandonare il potere. Si dichiarò stanco delle continue minacce dai pretendenti al trono, interessati alle proprie ambizioni di potere piuttosto che ai bisogni del popolo romano, il che era profondamente vero. Per tutta risposta il popolo lo acclamò Re di Roma. Ora nessuno poteva rivendicare legittimamente il trono di Servio Tullio.
TALLIA ORDINA DI UCCIDERE SUO PADRE |
IL SOLDATO CONTADINO
I ritrovamenti archeologici più recenti dimostrano in modo inequivocabile che in realtà Servio Tullio era Mastarna, l’eroe di Vulci che si recò a Roma non per difendere i Tarquinii che riteneva arroganti e tirannici, ma per combatterli a favore del popolo e riorganizzare gli ordinamenti pubblici.
- A lui si deve, infatti, la Costituzione Serviana che eliminava i privilegi della nobiltà del sangue e assegnava per la prima volta i diritti politici e la possibilità di entrare nelle milizie a tutti i cittadini, anche non romani.
Prima di Servio Tullio, l'esercito era organizzato sulla base del censo poiché i soldati si dovevano pagare da soli le proprie armi. Così i nobili erano equites, cioè cavalieri, perchè potevano permettersi le armi migliori e il cavallo, mentre la plebe e i nullatenenti erano esclusi dall'esercito e dalla guerra.
- Servio Tullio istituzionalizzò allora il "soldato-contadino", che si batté per Roma per avere in cambio una parte delle terre conquistate. Tramite il servizio militare la plebe acquisì anche i diritti di voto. Con un esercito più ampio si sperimentarono nuove tecniche di combattimento, come la falange macedone, perchè i Romani copiavano tecniche da ogni popolazione incontrata o combattuta. La ridistribuzione delle terre conquistate però non piacque ai nobili abituati a spartirsi terre e bottini.
- Servio Tullio inoltre divise la società romana in circoscrizioni ed impose centurie con diritto di voto. Così venne esteso il diritto di voto alle "minores gentes" delle classi emergenti di commercianti ed artigiani ottenendone così il consenso. Le "minores gentes" erano commercianti o artigiani etruschi immigrati per cercare fortuna.
- La "via sacra" nella valle del Foro si riempì di botteghe artigianali, di mescite, di mercati, il che portò a nuove abitazioni e ulteriore difesa dell'Urbe. Concedette dunque dei privilegi ai cittadini romani non appartenenti alla nobiltà romana, attuando di fatto una Costituzione censuaria di tipo timocratico, cioè nobiliare ma che facesse anche gli interessi dei plebei.
- Volendo infatti Servio Tullio sapere quanti fossero gli abitanti di Roma e di quale età, secondo quanto ci narra Pisone, il re stabilì quale cifra dovesse essere pagata dai genitori ad Ilizia (ovvero Iuno Lucina o Lucifera) per ogni nascita, quanto dovesse essere pagato per il morto al tesoro custodito nel bosco dove era il culto di Venere Libitina, e quanto al tesoro di Iuventas per i giovani che raggiungevano la maggiore età. Attraverso queste leggi raccolse soldi, conobbe il numero degli abitanti e seppe quanti erano in grado di combattere.
- Inoltre a Roma si celebravano dei rituali in onore degli eroi caduti in guerra per Roma, in memoria dei quali il re Servio Tullio decretò che venissero eretti dei tempietti sui crocicchi. Su questi altari venivano offerti dei sacrifici ai Lares Compitales, divinità dei crocicchi, divenendo divinità ed altari dello stato curati a spese dello stato.
MURA SERVIANE |
LA COSTRUZIONE DELLE "MURA SERVIANE"
"Servio rimediò alla mancanza imperciocché lo compiè (il muro), aggiungendo il colle Èsquilino, ed il Viminale i quali sono pure di accesso facile anche di fuori, per la qual cosa scavando una fossa profonda riceverono la terra di dentro (sulla sponda interna del fosso), ed estesero lungo il margine interno del fosso un terrapieno di sei stadi e sopra questo fabbricarono il muro e le torri dalla porta Collina fino alla porta Esquiiina: verso la metà però dell'aggere havvi una terza porta che ha lo stesso nome che il monte Viminale. Tale adunque è il riparo della città privo di altri ripari."
A questo punto le vecchie mura non bastavano più. Servio Tullio fece costruire le "Mura Serviane" completando, ampliando e rafforzando le prime mura in pietra già costruite da Tarquinio Prisco. Queste mura in grossi blocchi tufacei sono a tratti ancora visibili nel centro storico di Roma.
"Servio Tullio, che successe a Tarquinio, non solo portò a compimento quanto era stato divisato a farsi dal suo antecessore, ma aggiunse ancora alla città il Viminale e l'Esquilino, con quella parte del Quirinale che non era stata rinchiusa nel primo recinto di Numa, come si deduce dalle cose riferite da Dionisio, Strabonc e Livio.
Fu questo l'ultimo re che ampliò il circuito della città; e congiungendo
ai cinque colli Palatino, Capitolino, Aventino, Celio e Quirinale, i due altri Viminale ed Esquilino, venne ad essere
la città stessa composta di sette monti, non comprendendo
però in tale numero la parte dei Gianicolo rinchiusa da
Anco Marzio, la quale solo come una semplice fortezza
sembra che si considerasse nei primi tempi di Roma.
Il giro, che faceva questa cinta di mura edificata
da Servio Tullio, importa moltissimo di conoscere per
poter rintracciare la posizione dei diversi edifizj antichi;
imperocché la città, propriamente detta, non fu cinta da
altre mura se non nel tempo della decadenza dell' impero romano sotto Aureliano. Dionisio, nel descrivere la
difesa che fecero i romani contro la scorreria degli equi
e volsci, osservava essere stata tale cinta di mura una
parte situata sopra il ciglio dei colli e sopra rupi scoscesi,
fortissime per natura e bisognevoli di poca difesa; e l'altra
parte della città, collocata lungo il Tevere, era assicurata
dal medesimo fiume.
Il luogo poi che era più facile ad attaccarsi e che occupava il tratto posto tra la porta Esquilina e la Collina, era stato reso forte coli'arte; imperocché
si era scavata una fossa larga, dove era meno grande, più
di cento pedi e profonda trenta. Sopra questa poi si ergeva
un muro addossato ad un terrapieno alto e largo in modo
che non poteva ne essere scosso dagli arieti, ne scavando
le fondamenta esser distrutto. Tale luogo aveva una lunghezza di circa sette stadj.
Altrove il medesimo scrittore, a
riguardo dell' estensione di questo recinto che circondava
la città al suo tempo , osservava che se si voleva prender
norma per giudicare della sua grandezza dalle mura,
certamente difficili a distinguersi per le molte case che
erano state fabbricate intorno, ma che conservavano in diversi luoghi qualche vestigia della loro costruzione, onde
farne il confronto col recinto delle mura di Atene, avrebbe trovato il circuito di Roma che non molto eccedeva
quello della nominata città della Grecia.
Quindi, conoscendosi da Tucidide essere stato il recinto di Atene, non
compreso il tratto dei lunghi muri del Pireo, che propriamente non facevano parte del circuito della città e che
erano al tempo di Dionisio in gran parte distrutti, di sessanta stadi, considerando però il tratto che stava tra il muro
del Pireo e quello del Falero, si viene a determinare il circuito di Roma, dovendo esso sorpassare per poco il suddetto
di Atene, essere stato di sessantacinque stadi, ossia otto in
nove miglia.
Con tali indicazioni si può con poca diversità ritrovare nel piano di Roma il giro che facevano le suddette
mura di Servio; imperocché le elevazioni dei colli, che esse
secondavano, sono state evidentemente poco variate, e
similmente non è cambiato il tratto del corso del fiume che
serviva di limite ad una parte della città. Inoltre rimanendovi visibili traccie del luogo, in cui per mancanza di elevazione fu eseguito il descritto argine, si viene facilmente
a compiere l'indicato perimetro. "
TANAQUILLA MOSTRA A SERVIO TULLIO IL CADAVERE DI TARQUINIO PRISCO |
LA VITTORIA ROMANA CONTRO LE CITTA' ETRUSCHE
Durante il suo regno, Servio Tullio dovette affrontare la politica espansionistica delle vicine città etrusche di Veio, Caere e Tarquinia, alleate per fronteggiare la crescente potenza romana. La guerra durò venti estenuanti anni con esiti alterni, ma alla fine Roma riuscì a vincere sulle città etrusche ottenendo ulteriori territori verso nord.
Roma, al centro della Lega latina
Anche nei confronti delle città latine del sud del Lazio, Roma impose il suo potere. Riprendendo la strategia dei suoi predecessori, Servio Tullio trasferì a Roma il culto di Diana Nemorensis, un importantissimo culto latino svolto ad Ariccia, costruendone un nuovo tempio sul colle Aventino. Sul colle Aventino erano stanziati gran parte degli schiavi e delle popolazioni vinte deportate a Roma. Così Servio Tullio mirò a diventare capo religioso, e pertanto con un peso politico, della Lega delle città latine.
L'importazione di culti stranieri e latini in Roma favorì il prestigio di Servio e di Roma nei confronti delle popolazioni latine. Nello stesso tempo, gli antichi centri di culto latini vennero distrutti dai romani per cancellare consuetudini e tradizioni. Ma tutto ciò che veniva distrutto veniva riedificato a Roma per formare nuove tradizioni.
Per l'intera durata del suo regno Servio Tullio dovrà scontrarsi col malcontento dei "Tarquini", figli e nipoti di Tarquinio Prisco esclusi dalla successione al trono. Sono vani i tentativi di avviarsi ad una pacificazione.
Le stesse figlie di Servio Tullio, Tullia Maggiore e Tullia Minore, avute durante il matrimonio con la figlia di Tarquinio Prisco, presero come sposi i discendenti di Tarquinio Prisco, ma questo non cambiò le cose, soprattutto per uno dei discendenti di Tarquinio Prisco, cioè Lucio Tarquinio, noto per avere un'ambizione sfrenata ed una voglia di riscatto nei confronti di Servio Tullio.
Lucio Tarquinio fu un personaggio "negativo" nella storia di Roma. Gli storici romani narrarono della sua malvagità. Sposato con Tullia Maggiore non esitò ad ucciderla per poter sposare l'altra figlia di Servio Tullio, Tullia Minore, che a sua volta aveva ucciso il marito per lo stesso motivo, insomma una bella coppia. Non sappiamo sia leggenda o realtà ma di certo i Tarquinii riuscirono a farsi odiare a morte dalla popolazione.
La cospirazione di Lucio Tarquinio e Tullia Minore contro l'ormai anziano Servio Tullio fu premeditata a lungo ed attuata poi rapidamente. Lucio Tarquinio sedette per sfida sul trono del re, con indosso gli abiti regali, accusando Servio Tullio di aver usurpato il trono dei Tarquini. L'ira del vecchio re dinnanzi alla provocazione degenerò in una rissa per cui Lucio Tarquinio lo spinse violentemente dalle scale. (Ma le guardie non esistevano?)
Servio Tullio, ferito, cercò di allontanarsi ma viene travolto ed ucciso dal carro di Tullia Minore, sua figlia, che così uccise per ambizione marito, sorella e padre. La leggendaria morte di Servio Tullio è con molta probabilità un tentativo degli storici romani di esaltare gli aspetti negativi dell'ultimo re di Roma, Lucio Tarquinio anche detto "Tarquinio il Superbo", anche perchè suona strano un carro che corre dentro o intorno alla reggia e pure il fatto che non ci fossero guardie attorno al re.
Con Lucio Tarquinio si avviò a conclusione il periodo monarchico di Roma e la figura del re sarà per secoli ricordata con disprezzo dalla società romana. Il pericolo più grande per Roma era considerato il ritorno alla monarchia.
"Anno 577. a.c. " (Appiano)
" Fu eletto Servio Tullio nato in Comiculo paese latino conquistato da' Sabini come Collazia , e ritornato in fine sotto il poter de Romani. Il padre fu certo Tullio Coroiculano e la madre Ocrisia specchiatissima donna. Era vedova e gravida di lui quando Tarquinio preso Corniculo, ne fece un regalo a Tanaquille sua moglie, che la prese a ben volere.
Nato il fanciullo la madre gli pose, il gentilizio nome di Tullio, ed il cognome di Servio, secondo Dionisio in memoria di esser nato in servitù. Per certa fiamma, che sembrò diadema, comparsagli sul capo mentre stava nella culla, Tanaqnille dotta in Auruspicina, col consenso di Tarquinìo prese ad educarlo con il più grande impegno.
Cresciuto Servio si fe' conoscere bravo soldato cosi che nella guerra di Ereto "fortissimus omnium est judicatus".
Che a essere un buon militare non la cedeva a veruno in politica ed in religione; Tarquinio per sempre più accattivarselo gli diede in moglie la figlia.
Morto intanto prima del tempo e con figlioli ragazzi Tanaquille protettrice costante di Servio, perche i figli d' Anco Marcio non le prendessero la mano, affacciatasi ad un balcone gridò che Tarquinio non era morto ma solo ferito e non mortalmente, che però durante il tempo di sua convalescenza chiedeva che si lasciasse a Servio secondo il solito l'amministrazione delle cose.
Con un tale stratagemma "Tullius est vìcario Rex factus" brigarono invano i pronipoti di Numa per detronizzarlo: egli in sordida veste arringò il popolo accompagnato da Tanaquille, da Ocrisia, dai piccoli Tarquinii in guisa che convocate le Curie fu in Re eletto canonicamente. Ebbe anche la fortuna che suscitatisi i Vejenti e gli Etruschi gli dettero in quel frangente una bella ed opportuna occasione di segnalarsi. Intanto ha da notarsi che durante il suo regno i Latini e i Sabini si mossero contro Servius, né Servius intraprese alcuna cosa contro di loro.
A voler minutamente descrivere gli utili stabilimenti fatti da questo Re non basterebbe un volume:
- la divisione del popolo in classi per il censo ossia remunerazione del popolo;
- l'uso di enumerar gli anni per lustri di cinque in cinque anni;
- l'assemblea stabilita sull'Aventino ogni anno per i Latini e quindi per i Sabini per rinnovar l'amicizia co' Romani. Notasi in Livio su questa proposito che i Latini per aver deposte le ami e rinunziato formalmente ad ogni diritto sul contrastato impero dovevano per base riconoscere Roma per capo, ma non i Sabini presso i quali durava la speranza di ricuperarlo, e quindi riporta la seguente istoriella.
"Un bove era nato in Sabina di smisurata grandezza miranda magnitudine et specie: correva una misteriosa voce che chi lo avesse a Diana sacrificato avrebbe ottenuto l'impero. Non mancò un Sabino di portarlo in Roma per sagrificarlo a Diana Aventinia. Si disponeva di fatto ad eseguire la cerimonia. quando il custode del tempio consapevole dell' accennata fatalità lo prevenne che incestuoso sarebbe stato il sagrificio se prima egli non si fosse purificato nel fiume ivi prossimo.
Discese il Sabino al Tevere per bene compiere il rito, ma allorché tornò si avvide di essere stato ingannato, mentre il custode in sua assenza aveva sagrificata la vittima fatale".
- Fu Servio il primo a battere moneta come si disse "primus signavit As", secondo Plinio francamente asserisce.
- Dopo avere aggiunto i due colli Viminale ed Esquilino vi barricò col suo famoso aggere ossia gran terrapieno con fossa onde mettere al sicuro quella parte di Roma la più esposta alle invasioni de' nemici con termini.
- Di più condusse una muraglia tutta all'intorno de' monti formando il secondo recinto dopo quello di Romolo esteso già e poi di mano in mano da suoi successori.
- Sotto il Carcere Mamertino scavò nei sassi (robur di Sallustio, e dal Brocchi detto "tufa litoide" ) una più profonda prigione per i rei di stato.
- Innalzò un Tempio alla Fortuna ed uno vicinissimo alla sua casa facendo credere, che per una fenestra s' introducesse quella potentissima Dea per consigliarlo, non altrimenti che fece a Romolo il Dio Conso e la ninfa Egeria a Numa, la cerva ossia Diana a Sertorìo.
Abitò Servio Tullio nell' alto del Vico Patrizio riconoscibile ancora da S. Lorenzo in fronte a Santa Pudenziana, dominato dai Monti Quirinale, Viminale ed Esquilio, ove per ordine di lui tutti i Patricii ebbero casa. Ebbe l'onore di una statua di legno dorato che lo rappresentava, collocata in uno de' Templi della Fortuna suddetta, la quale in un incendio dei medesimo rimase prodigiosamente illesa e si conservava ancora ai tempi di Dionisio, dopo ulteriori e più moderni ornamenti "qualis prius antiqui est operis, durat enim adnuc et magnani apud Romanos generationem habet".
Non dirò qui che Tarqninio legittimamente salisse sul Trono devoluto com'era ai figli di Anco Marcio: né che Servio vivendo ancora i pronepoti di Numa ed i figli di Tarquinio vi avesse buone ragioni per impadronirsene. Ma meno sua, che di Tanaquille ne fu la colpa, ed è scusabile in Servio un'ambizione inspiratagli fin dalla culla.
In fine dopo tante e cosi belle azioni si fugge l'animo dal rimembrare la tragica fine di questo Re: ma si narri ad esempio di chi si fida a quella Fortuna permanente cui sacrificarono gli antichi con crederla immancabile eterna.
Aveva Servio maritate le sue due figlie ai due nipoti di Tairquinio Prisco; il primogenito chiamato Tarquinio che col suo avo aveva in comune un naturale carattere violento e collerico, al contrario della figlia maggiore di Servio sua moglie donna virtuosa e pacifica. Totalmente opposta era l'indole della sorella Tullia, moglie di Arunte, tanto imperiosa e crudele quanto buono e moderato il secondo genito del Prisco suo sposo.
Accadde che si accordarono i due umori bisbetici di Tullia e Tarquinio nell'orrendo disegno di avvelenare uno sua moglie, e altra suo marito per così unirsi in matrimonio, e quindi impossessarsi del Trono col mandare nel numero dei più chi si occupava da troppo lungo tempo, l'infelice Servio. Cominciarono dal diffamar la sua condotta, facendo giuocare le ragioni de Tarquinii sulla corona, finché colta una giornata in cui il popolo era in campagna, d'intelligenza con la moglie e secondato da sgherri montò sul trono vestito delle insegne reali.
Accorre Servio per discacciarnelo ed egli più giovane e più robusto lo rovescia per i gradini, s'inseguono i masnadieri e morto lo lasciano sulla publica strada. Tullia impaziente di saper l'esito della trama salita in cocchio correva al palazzo, quando imbattutasi nell'estinto Servio, mentre il cocchiere trattener voleva per rispetto i cavalli Tullia obligò a spingerli sui cadavere del Padre. Con questi mezzi ed auspicj occupò Tarquinio il soglio di Roma, e per la sua condotta di li a poco fu chiamato il Superbo.
Servio Tullio regnò 44 anni. "
AREA SACRA DI SANT'OMOBONO |
SCOPERTO A ROMA IL TEMPIO DI SERVIO TULLIO
22 Luglio 2013
All'angolo tra via del Teatro di Marcello e il Vico Iugario, è visibile un'area di scavi che prende il nome di Area Sacra di San Omobono dalla chiesa che vi è sopra. Durante gli scavi sono stati rimessi in luce i resti del santuario di Fortuna e Mater Matuta fondato da Servio Tullio.
Per volontà di Servio Tullio sorse dunque l'importante santuario emporico (con magazzino) dedicato alle Dee Fortuna e Mater Matuta, divinità di antichissima origine protettrice delle nascite e della luce. Della Dea Fortuna Servio Tullio fece la propria divinità tutelare ponendo sotto i suoi auspici il proprio operato, tanto che le fonti attribuiscono alla sua figura la fondazione di numerosi santuari sui colli di Roma dedicati alla Dea.
Ma Roma è ancora ricca di sorprese archeologiche e solo ieri è stato scoperto, in pieno centro storico, un altro importante pezzo di storia antica della città: un tempio del VI sec. a.c. a via Petroselli
Il basamento del tempio che risale all'età regia di Servio, durante la ripulitura degli scavi nell'Area Sacra, in via Petroselli, riaffiorano con i resti del muro in pietra del tempio.
Gli archeologi della sovrintendenza capitolina dei Beni Culturali, in cooperazione con i colleghi delle università del Michigan e del dipartimento Studi umanistici dell'ateneo della Calabria, durante un'operazione di ripulitura degli scavi hanno riportato alla luce i resti del muro in pietra di un tempio arcaico del VI secolo a.c., dell'età regia di Servio Tullio.
Si tratta, spiega l'archeologo Paolo Brocato, insieme al tempio di Giove capitolino, i cui resti si trovano sotto il Campidoglio:
"del più antico tempio in pietra trovato a Roma, realizzato con blocchi squadrati in stile etrusco-italico. Sono stati recuperati anche frammenti delle decorazioni. Il nuovo tempio è stato individuato dopo 4 anni di lavoro, nel centro dell'area sacra, vicino ai templi di Mater Matuta e della Fortuna".
Il team italo-americano ha portato in luce i resti imponenti del muro del tempio di stile etrusco italico, recuperando ingenti quantità di reperti riferibili agli ex voto donati dai fedeli, fra cui ceramiche di importazione greca, pendenti in ambra, terrecotte architettoniche e ossa lavorate.
«Sono testimonianze eccezionali del rapporto fra Roma e la Grecia durante il regno di Servio Tullio, quando il livello della produzione artistica crebbe notevolmente per il contributo di artisti greci»
La storia della scoperta del santuario di Fortuna e Mater Matuta risale agli anni Trenta: da allora le indagini e i sondaggi eseguiti hanno permesso di ricostruire il quadro delle sequenze edilizie avvicendatesi in questa zona prima dell'età Repubblicana.
In un primo tempo doveva sorgervi un tempio etrusco di tipo "tuscanico", inteso secondo la definizione di Varrone, provvisto sul lato posteriore di tre celle o di una cella inquadrata da due spazi laterali definiti da muri (alae).
Tale edificio conobbe almeno due fasi edilizie e fu decorato con lastre fittili.
La prima costruzione del tempio sarebbe da porsi intorno al 580 a.c., come peraltro indicano anche le fonti storiche.
Uno solo è infatti l'edificio sinora documentato e si ritiene che esso fosse quello titolato a Mater Matuta. La continuità del doppio culto appare confermata anche in età Repubblicana con la presenza di due edifici affiancati intervallati da uno spazio lasciato vuoto.
Circa un cinquantennio dopo la costruzione dell'edificio si provvide a rinnovare la decorazione architettonica, nell'ambito della quale trovò posto uno splendido gruppo scultoreo in terracotta che rappresentava Ercole e Minerva, con l'eroe effigiato nel momento in cui viene introdotto dalla Dea nell'Olimpo.
Il gruppo statuario di Eracle e Athena, è oggi esposto ai Musei Capitolini. Alcuni studiosi ritengono invece trattarsi non di un gruppo acroteriale, da porsi cioè sul culmine del tetto, bensì di un donario, con chiari riferimenti al mondo greco-orientale.
La costruzione del secondo santuario, che le fonti porrebbero in concomitanza con la caduta di Veio, avvenne forse su un grande riporto di terreno che obliterò la distruzione del primo tempio. Diversamente è stato anche ipotizzato che unica fu la fase di costruzione, intorno al 530 a.c.
Certo è che l'area sacra ebbe a subire, a partire dalla metà del VII sec. sino alla metà del V, una serie di pavimentazioni e ripavimentazioni, mentre la costruzione del tempio munito di scalinata che consentiva l'ascesa del podio sul quale l'edificio secondo il modello tuscanico era impostato, sarebbe da porsi nella seconda metà del VI secolo a.c. Ai decenni intorno al 530 a.c. o poco dopo dovrebbero riferirsi alcuni interventi di ristrutturazione, mentre alla prima metà del V secolo potrebbe ascriversi la distruzione della sacra struttura.
In generale non è forse un caso che Roma proprio nel VI secolo a.c. presenti questi forti tratti etruschi sul piano politico e culturale ed è a tal proposito molto significativa la coincidenza fra la data convenzionalmente assegnata all'inizio dell'arte arcaica in Etruria (580 a.c. circa) e l'esordio della regalità di Servio Tullio.
Collocato in posizione dominante sul porto fluviale del Foro Boario, e in connessione con il guado sul Tevere, il tempio accoglieva mercanti e visitatori della città di epoca regia. Il santuario era costituito da un podio in pietra su cui si ergeva un edificio ornato da rilievi policromi con la caratteristica forma tuscanica.
Successivamente, il complesso fu rialzato e quindi munito di ulteriore gradinata con la realizzazione di due templi gemelli dedicati alla Fortuna e a Mater Matuta che continuarono a caratterizzare l' area fino a tutta l' età imperiale. Come tutti i templi tuscanici aveva una pianta di larghezza poco inferiore alla lunghezza, con la metà anteriore occupata dal portico colonnato e la metà posteriore costituita da una cella fiancheggiata da due alae o ambulacri aperti”. Il tempio era accessibile solo attraverso una scalinata frontale. .
BIBLIO
- George Dumezil - Servius et la Fortune, essai sur la fonction sociale de louange et de blâme et sur les éléments indo-européens du cens romain (Mythes romains II) - Parigi - Gallimard - 1943 -
- Nadia Canu - Camillo e Servio Tullio. Due figure a confronto attraverso le fonti e le attestazioni archeologiche - in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Sassari - in corso di stampa -
All'angolo tra via del Teatro di Marcello e il Vico Iugario, è visibile un'area di scavi che prende il nome di Area Sacra di San Omobono dalla chiesa che vi è sopra. Durante gli scavi sono stati rimessi in luce i resti del santuario di Fortuna e Mater Matuta fondato da Servio Tullio.
Per volontà di Servio Tullio sorse dunque l'importante santuario emporico (con magazzino) dedicato alle Dee Fortuna e Mater Matuta, divinità di antichissima origine protettrice delle nascite e della luce. Della Dea Fortuna Servio Tullio fece la propria divinità tutelare ponendo sotto i suoi auspici il proprio operato, tanto che le fonti attribuiscono alla sua figura la fondazione di numerosi santuari sui colli di Roma dedicati alla Dea.
Ma Roma è ancora ricca di sorprese archeologiche e solo ieri è stato scoperto, in pieno centro storico, un altro importante pezzo di storia antica della città: un tempio del VI sec. a.c. a via Petroselli
Il basamento del tempio che risale all'età regia di Servio, durante la ripulitura degli scavi nell'Area Sacra, in via Petroselli, riaffiorano con i resti del muro in pietra del tempio.
Gli archeologi della sovrintendenza capitolina dei Beni Culturali, in cooperazione con i colleghi delle università del Michigan e del dipartimento Studi umanistici dell'ateneo della Calabria, durante un'operazione di ripulitura degli scavi hanno riportato alla luce i resti del muro in pietra di un tempio arcaico del VI secolo a.c., dell'età regia di Servio Tullio.
Si tratta, spiega l'archeologo Paolo Brocato, insieme al tempio di Giove capitolino, i cui resti si trovano sotto il Campidoglio:
"del più antico tempio in pietra trovato a Roma, realizzato con blocchi squadrati in stile etrusco-italico. Sono stati recuperati anche frammenti delle decorazioni. Il nuovo tempio è stato individuato dopo 4 anni di lavoro, nel centro dell'area sacra, vicino ai templi di Mater Matuta e della Fortuna".
Il team italo-americano ha portato in luce i resti imponenti del muro del tempio di stile etrusco italico, recuperando ingenti quantità di reperti riferibili agli ex voto donati dai fedeli, fra cui ceramiche di importazione greca, pendenti in ambra, terrecotte architettoniche e ossa lavorate.
«Sono testimonianze eccezionali del rapporto fra Roma e la Grecia durante il regno di Servio Tullio, quando il livello della produzione artistica crebbe notevolmente per il contributo di artisti greci»
La storia della scoperta del santuario di Fortuna e Mater Matuta risale agli anni Trenta: da allora le indagini e i sondaggi eseguiti hanno permesso di ricostruire il quadro delle sequenze edilizie avvicendatesi in questa zona prima dell'età Repubblicana.
In un primo tempo doveva sorgervi un tempio etrusco di tipo "tuscanico", inteso secondo la definizione di Varrone, provvisto sul lato posteriore di tre celle o di una cella inquadrata da due spazi laterali definiti da muri (alae).
Tale edificio conobbe almeno due fasi edilizie e fu decorato con lastre fittili.
La prima costruzione del tempio sarebbe da porsi intorno al 580 a.c., come peraltro indicano anche le fonti storiche.
Circa un cinquantennio dopo la costruzione dell'edificio si provvide a rinnovare la decorazione architettonica, nell'ambito della quale trovò posto uno splendido gruppo scultoreo in terracotta che rappresentava Ercole e Minerva, con l'eroe effigiato nel momento in cui viene introdotto dalla Dea nell'Olimpo.
Il gruppo statuario di Eracle e Athena, è oggi esposto ai Musei Capitolini. Alcuni studiosi ritengono invece trattarsi non di un gruppo acroteriale, da porsi cioè sul culmine del tetto, bensì di un donario, con chiari riferimenti al mondo greco-orientale.
La costruzione del secondo santuario, che le fonti porrebbero in concomitanza con la caduta di Veio, avvenne forse su un grande riporto di terreno che obliterò la distruzione del primo tempio. Diversamente è stato anche ipotizzato che unica fu la fase di costruzione, intorno al 530 a.c.
Certo è che l'area sacra ebbe a subire, a partire dalla metà del VII sec. sino alla metà del V, una serie di pavimentazioni e ripavimentazioni, mentre la costruzione del tempio munito di scalinata che consentiva l'ascesa del podio sul quale l'edificio secondo il modello tuscanico era impostato, sarebbe da porsi nella seconda metà del VI secolo a.c. Ai decenni intorno al 530 a.c. o poco dopo dovrebbero riferirsi alcuni interventi di ristrutturazione, mentre alla prima metà del V secolo potrebbe ascriversi la distruzione della sacra struttura.
In generale non è forse un caso che Roma proprio nel VI secolo a.c. presenti questi forti tratti etruschi sul piano politico e culturale ed è a tal proposito molto significativa la coincidenza fra la data convenzionalmente assegnata all'inizio dell'arte arcaica in Etruria (580 a.c. circa) e l'esordio della regalità di Servio Tullio.
DESCRIZIONE
Successivamente, il complesso fu rialzato e quindi munito di ulteriore gradinata con la realizzazione di due templi gemelli dedicati alla Fortuna e a Mater Matuta che continuarono a caratterizzare l' area fino a tutta l' età imperiale. Come tutti i templi tuscanici aveva una pianta di larghezza poco inferiore alla lunghezza, con la metà anteriore occupata dal portico colonnato e la metà posteriore costituita da una cella fiancheggiata da due alae o ambulacri aperti”. Il tempio era accessibile solo attraverso una scalinata frontale. .
BIBLIO
- George Dumezil - Servius et la Fortune, essai sur la fonction sociale de louange et de blâme et sur les éléments indo-européens du cens romain (Mythes romains II) - Parigi - Gallimard - 1943 -
- Nadia Canu - Camillo e Servio Tullio. Due figure a confronto attraverso le fonti e le attestazioni archeologiche - in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Sassari - in corso di stampa -
- Livio - Periochae ab Urbe condita libri - I -
- Luciano Canfora - Noi e gli antichi. Perché lo studio dei greci e dei romani giova all'intelligenza dei moderni - Milano - Rizzoli 2002 -
- Luigi Pareti - Storia di Roma e del mondo Romano - Unione tipografico editrice torinese - 1952 -
Business Life in Ancient Rome - 1880 -
- Luciano Canfora - Noi e gli antichi. Perché lo studio dei greci e dei romani giova all'intelligenza dei moderni - Milano - Rizzoli 2002 -
- Luigi Pareti - Storia di Roma e del mondo Romano - Unione tipografico editrice torinese - 1952 -
Business Life in Ancient Rome - 1880 -
5 comment:
Vorrei che mi fosse chiarito un dubbio: dalle biografie pubblicate su Wichipedia,leggo che Servio Tullio fu re di Roma dal 578 al 539, mentre Tarquinio il Superbo si fece re e governò dal 535 al 509 quando fu cacciato. Non capisco quale è la verità,cioè se Servio Tullio fu assassinato da Tarquinio nel 539, come faceva quest'ultimo ad essere re dal 535? Vi ringrazio in anticipo.
Troppo lunga voglio giocare a GTA
Rispondo non so se correttamente ma penso che a Tarquinio gli cii volle un po' di tempo prima di diventare re.
Comunque un bel articolo.
Le scritte più grandi del resto tutto bene
Per le scritte più grandi basta premere CTRL ed il tasto + , per ridurre CTRL -. Control meno. Per riassettare CTRL 0 (tastierino numerico). Se utilizza un telefonino lo butti al cesso e acquisti un computer fisso. Il cellulare è un giocattolo per videodipendenti che fa tutto male e manco può aprire più schede e se lo fa come tutte le funzioni risultano solo delle cosmesi burocratiche.
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