Nome completo: Marcus Ulpius Nerva Traianus
Altri titoli: Germanicus, Pater Patriae, Dacicus, Optimus, Parthicus.
Nascita: Italica, 18 settembre 53
Morte: Selinus in Cilicia, 8 agosto 117
Predecessore: Nerva
Successore: Publio Elio Traiano Adriano
Coniuge: Plotina
Figli: nessuno
Padre: Marco Ulpio Traiano
Madre: Marcia
Regno: 98-117 d.c.
LE ORIGINI DI TRAIANO
(Nascita: Italica, Betica, 53 d.c. - Morte: Selinunte, Cilicia, 117 - Regno dal dal 98 al 117 d.c. ). Traiano nacque nel 53 ad Italica, antica città della provincia spagnola, era pertanto un ispanico, non a caso nel film "Il gladiatore" il protagonista, luogotenente (non storico) di Traiano è chiamato "ispanico" proprio perchè conterraneo all'imperatore.
Traiano fu il primo imperatore nato in una provincia romana, la Spagna, La sua famiglia era di antica discendenza romanizzata turdetana, discendente dai Trahii, appartenente alla nobiltà del luogo. Il padre di Traiano era un Trahius, nato anch'egli a Italica, in Spagna, e fu senatore, console, proconsole d'Asia e governatore della Siria, appartenente alla famiglia degli Ulpi. La madre Marcia, aveva antenati paterni di origine Italica (Italia).
Traiano apparteneva dunque alla Famiglia degli ULPI originaria di Todi (Tuder), fondata tra l'VIII ed il VII secolo a.c. dagli Umbri su un colle situato sulla riva sinistra del Tevere, a circa 400 metri di altitudine e presso il territorio etrusco, col nome di Tutere, che significa "Città di confine". Todi ottenne la cittadinanza romana dopo l'89 a.c. con l'ascrizione alla tribù Clustumina, ribattezzata poi Colonia Julia Fida Tuder (60 a.c. circa). Todi in lingua etrusca si dice Tular, cioè "insieme di ceppi di confine", in lingua osco-umbra "Tuter-e" ovvero "In Todi", "Nella città di confine" (Ribezzo, 1928 e Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, Firenze, Vallardi, 1931, p. 93)
Secondo gli studi più recenti, gli Ulpii erano dunque originari di Tuder, nell'Umbria meridionale, dove in effetti vi è la prova di una famiglia che riporta ancora questo stesso nome. L'incrocio tra gli Ulpi e i Trahii (o Traii), altra gens di Todi, diede origine al ramo traianeo degli Ulpi (gli Ulpi Traiani), ramo che si trasferì nella colonia romana di Italica in Hispania Baetica. Non se ne hanno grandi notizie, tranne che erano connessi al ramo Adrianeo degli Elii, stabiliti anch'essi ad Italica in Hispania; la zia di Traiano era, infatti, la nonna dell'imperatore Adriano.
Traiano portava lo stesso glorioso nome di suo padre si che il suo nome completo era: IMPERATOR • CAESAR • DIVI • NERVAE • FILIVS • MARCVS • VLPIVS • NERVA • TRAIANVS • OPTIMVS • AVGVSTVS • FORTISSIMVS • PRINCEPS • GERMANICVS • DACICVS • PARTHICVS • MAXIMVS.
Sulla colonna traiana, nonchè sul frontone della Basilica Ulpia a Roma sta scritto:
IMP[eratori] CAESARI DIVI NERVAE FILIO
NERVAE TRAIANO OPTIMO AVG[usto]
GERMANICO DACICO PONT[ifici] MAX[imo] TRIB[unicia]
POTEST[ate] XVIII IMP[eratori] VII CO[n]S[uli] VI P[atri] P[atriae]
FORTISSIMO PRINCIPI SENATUS P[opolus]Q[ue] R[omanus]
Traduzione: "All'imperatore Cesare, figlio del divo Nerva, Nerva Traiano Ottimo Augusto Germanico Dacico, Pontefice Massimo, (rivestito della) potestà tribunicia diciotto (volte), (acclamato) imperatore sette (volte), console sei (volte), padre della patria, fortissimo principe, il Senato e il Popolo romano (posero)"
Scritta simile a Brindisi:
IMP - CAESARI - DIVI - NERVAE - F - NERVAE - TRAIANO - AVG - GER - DACIC -PONT - MAX - TRIB - POT - XIV - IMP - V - COS - VI - P - P - BRVNDVSINI - DECVRIONES - ET - MVNICIPES
(A Nerva Traiano Imperatore, Cesare, Augusto, figlio del divo Nerva, Germanico, Dacico, Pontefice Massimo, Tribuno per la quattordicesima volta, Imperatore per la quinta, Console per la sesta, Padre della Patria, i Decurioni e i Municipali Brindisini).
Traiano fece la carriera e il cursus honorum necessari alla politica, nell'esercito, come la maggior parte dei rampolli di buona famiglia, acquisendo così le cariche di Questore, Pretore e Legato. Fu un tribuno militare con suo padre, in Siria, durante gli anni 76-77. La guerra ebraica fu la grande scuola militare di Traiano. Ha poi tenuto la pretura tra l'83 e l'85 e nel 91 divenne console.
Ucciso Domiziano, gli successe Nerva, molto impopolare negli ambienti militari, per cui, bisognoso dell'appoggio dell'esercito, per non fare la stessa fine di Domiziano, questi ritenne opportuno adottare come figlio e nominare come successore Traiano, rispettato e temuto capo militare.
L'OPTIMUS PRINCEPS
Traiano passerà alla storia come l'Optimus princeps, ovvero come il migliore imperatore conosciuto da Roma nell'arco di tutta la sua lunga storia. Venne annoverato tra i "Cinque buoni Imperatori" del II secolo, insieme a Ottaviano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio.
Si tramanda che al suo segretario rammaricato che il suo padrone si fidasse incautamente di tutti, Traiano rispondesse: "Tratto tutti come vorrei che l'Imperatore trattasse me, se fossi un privato cittadino".
Un altro aneddoto racconta che una vedova lo fermasse, mentre partiva in guerra per la Dacia, per chiedere giustizia del figlio assassinato.
Traiano assicurò che avrebbe provveduto al suo ritorno ma la vedova gli ricordò che sarebbe potuto non tornare, al che Traiano garantì che ci avrebbe pensato il suo erede. La donna però fece notare che allora non avrebbe mantenuto la promessa personale, al che Traiano allora smontò da cavallo, cercò e punì il colpevole, rese giustizia alla vedova e ripartì per la guerra.
Vero o no con lui l'Impero conoscerà una rinascita economica e un rinnovamento nell'amministrazione pubblica. A questo Traiano aggiungerà le vittoriose imprese belliche, anche se di valore poco reale, perchè i nuovi territori saranno difficili da tenere a lungo, ma consolideranno la fama di Traiano per il popolo e per il Senato.
LA POLITICA INTERNA
Traiano rafforzò il potere imperiale contro i repubblicani e la linea occidentalista e italica contro il potere orientale, pur mantenendo ottimi rapporti col Senato.
Per questo:
LE OPERE ARCHITETTONICHE
(CIL VI 955 = ILS 286). –
- Imp(eratori) Caesari divi Nervae f. Nervae Traiano Aug. Germanico Dacico, pontifici maximo, tribunic. pot. VII, imp. IIII, cos. V, p. p., tribus XXXV, quod liberalitate optimi principis commoda earum etiam locorum adiectione ampliata sint. -
La data della dedica si ricava dalla menzione della VII potestà tribunicia (dal 10 dicembre 102 al 9 dicembre 103) e da quella del V consolato, che fu rivestito nel 103. Pertanto l’iscrizione fu posta fra il 1° gennaio 103 (cos. V) e il 9 dicembre 103 (dal giorno successivo Traiano fu trib. pot. VIII).
La IV acclamazione imperatoria (imp. IIII), come pure il cognomen ex virtute di Dacicus, risalivano al 102. Circa l’occasione di questo attestato di riconoscenza delle 35 tribù (cioè della plebs di Roma) per la munificenza dello optimus princeps, sembra che con l’espressione "quod . . . . commoda earum etiam locorum adiectione ampliata sint" non si alludesse ad un aumento dei posti dovuto all’ampliamento del Circo Massimo, ma piuttosto all’allargamento del numero degli ammessi alle distribuzioni gratuite di frumento
(cfr. MOMMSEN, Staatsr., III p. 446 n. 3).
Traiano in qualità di generale militare si dedicò all'espansione di Roma, sia per accrescere il suo prestigio, sia per rimpinguare le casse dello stato. Sostenne cinque campagne: due contro la Dacia, una contro gli Arabi, una contro gli Ebrei della Cirenaica, un'ultima contro il regno dei Parti.
La guerra dacica fu combattuta per la ricchezza naturale delle zone danubiane e l'esigenza di arginare le continue incursioni dei Daci, guidate dal re Decebalo.
« Decebalo, venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano. »
(Cassio Dione, LVIII, 6, 2.)
La prima campagna (101-102) si concluse con la sottomissione di parte della Dacia, ma la la seconda (105-106), dovuta alla ribellione del re Decebalo, pur conservato sul trono dai romani dopo la sua sconfitta, assimilò la Dacia come provincia dell'Impero, facendo passare le sue ricche risorse d'oro nelle casse dell'erario romano. Le imprese militari di Traiano in Dacia furono celebrate nella splendida 'Colonna traiana' nel 113 d.c.
La più importante fu la guerra partica contro il nemico storico di Roma: il regno dei Parti. Questi, debellate le incursioni degli Unni e dell'esercito della dinastia Han, interruppero la tregua bellica con Roma sui confini armeni. Altre zone orientali cominciarono a ribellarsi.
Così Traiano fu costretto a intervenire con l'esercito in Siria, in Arabia (fondando nel 106 l'Arabia Petrea) e in Cirenaica. Ma la grande guerra partica la combatterà tra il 114 e il 115 concludendola con la conquista dell'Armenia, e poi della Mesopotamia, portando il dominio di Roma fino al golfo Persico.
I TRIONFI DI TRAIANO (TACITO)
" Nel Consolato III di Lucio Licinio Sura IV di Caio Sosio Senecione, non più confine, ma parte fu il Danubio del romano Impero, sin al fiume Tira esteso. Con sue vittorie vi aggiunse Traiano più di mille miglia di giro, nè cura omise, non sol tanto tratto a conservare, ma a farlo come potea servire al publico vantaggio.
In prima aprì e selciò strade al trasporto del militari foraggi e al commercio di tutto il Paese. Fondò terre e castella colla colonia de Sernesi (di dritto Italico) per vicinanza del ponte. Restaurò Sarmigetusa, da Marco Scauriano fatta colonia, detta Vlpia Traiana dal nome del Vincitore.
Per impedir poi le turbolenze, da tutto l'Impero invitò gente ad abitar la Dacia, e costumi e riti Romani introdurvi.
Gli antichi Coloni maschi e donne co figli e col bestiame nell'interno dell'Impero fur ritratti, onde spogliar lor fierezza, e lungi della Patria, la romana religione e legge adottar facilmente.
Provvisto a tutto si rese a Roma Traiano, preceduto da Adriano per entrar in Pretura cui di diero quattromilioni di sesterzi per le Feste.
Più luminosa al tornar dell'Augusto fu la faccia di Roma, e tutti escigli incontro, di veder anelando ognuno l'ottimo Principe, e del propagato Impero congratularglisi. Crebbe, alla pompa del trionfo ed alle spoglie della fortissima nazione, publica gioia.
Magnifico fu fatto tutto all'antica: diessi congiario alla plebe, ampliossi della Città il Pomerio, con di più giuochi d'immensa munificenza per cenventitrè giorni ne quali si uccisero undici mila fiere e bestie dieci mila gladiatori pugnarono.
Di tali spettacoli l'allegria accrebbe un colpo d'occhio tutto nuovo, della Maestà romana degno, il lungo seguito di Legati, da Re alleati o amici a congratularsi della vittoria a Traiano inviati, e tra essi i venuti di barbari Paesi e dall'Indo estremo, da fama mossi o timore.
Tutti a goder del giuochi ne seggi de Senatori Traiano li volle allo spettacolo anch'essi. Scaldaronsi che fu un prodigio, gl'ingegni immortalarsi ardendo lodar il Principe. In greci versi Caninio a cantar la guerra dacica. Grand'aiuto a sì alto talento da farsi nome con opra eccelsa, fu ampia e copiosa materia d'aver fra le mani, onde pur in verissimi fatti licenza della Favola adeguare, e passare, o poich'è un bel cantar nuovi fiumi fatti correre, nuovi ponti addossati ai Fiumi, forti eretti su ripide balze, di Reggia e di vita passò mai un Re d'animo superiore e due trionfi, e Roma in tripudio, qual non fu mai ne dì di libertà.
Felicità si rara a godersi cangiavasi in lutto a Corte, se non era la grand'anima di Traiano. Il più distinto, ivi è il bersaglio dell'odio: l'esser favorito un delitto: i confidenti del principe, venerati in vista, sottomano la vittima della calunnia.
Di questo più volte di mira preso, Licinio Sura, con sua interezza e intima in cuor suo di Traiano, l'eluse. Vi si provò ella di nuovo e più fiera che mai. N'ebbe Traiano sentore e con illustre esempio salvar volle l'amico. Senz'invito, senza guardie, andò a cena da Sura; all'oculista suo medico diè a ungersi gli occhi, al barbiere a radersi la barba, si concio, cenò di gena coll'amico.
Il dì dopo a quei, che Sura accusavano di fellonia: "Come ciò?" disse: " Se Sura voleami morto, il potea ieri". Così la calma a Sura, a sè la gloria sicurò, che al Principe di sostegno son gli amici, e il primo suo studio essere, farseli, e fattesili, proteggerli.
Consoli Appio Annio bonio Gallo e M Atilio Metilio.
Cresciuto di rendite l'impero, la publica magnificenza di Roma curò Traiano sotto l'anzidetto Apollodoro, vastissimo ingegno originale. Vide questi nel romano Foro la gloria di Roma venuta al sommo: un altro Foro più magnifico da Giulio Cesare eretto, sovrano fregio dell'acquistato scettro, il terzo di divo Augusto, nell'auge di Roma legatrice del Mondo, e quivi le statue de più illustri co lor elogi da lui rizzate, stimolo a virtù, invito alla gloria; il quarto da Domiziano cominciato, di migliore autor degno; da Divo Nerva non sol compiuto, ma che tutti gli altri pe sublimi lavori superava.
In ultimo un architetto da passar tutti e far di Roma l'eterno splendore. Alta ed utile impresa, poichè in tanta gloria di Roma, sormontava di cenventotto piedi il Quirinale. Spianato il monte, adeguate le valli, un Foro imaginò egli, in cui tutti riporre dell'Impero i maggiori fregi quanto a culto, a leggi, a ingegno attiensi, onde la maestà risplender del Principe e dell'impresa l'eterno nome.
Un Foro dunque ei disegnò gran colonne e suffitte in bronzo, superbo: nell'atrio statua equestre di Traiano pur in bronzo, e tutto il di sopra e d'intorno a rilievi in oro di cavalli e di militari arnesi, gran portico poi con trofei, e Traiano su carro con in mano alloro da Vincitore coronato dalla Vittoria; a di qua il Palazzo VIpio di Giustizia, di là la Libreria Vlpia non sol per opere d'ingegno ma per archivio del Senato e dell Impero.
Quivi pur magnifico tempio d'imagini adorno de Numi delle vittorie tutelari, e in mezzo a tutto Colonna di marmo di bravo scarpello ove tutti esprimer della Dacica guerra gli accidenti alta sì che in lei si vedesse ove il monte salia, per tante opere spianato, e suvvi statua colossale di Traiano alla destra avente un globo appoggiato a un asta colla manca.
Gravar non volendo a tal uopo l'erario nè il fisco l'ottimo Traiano tutto volle far colle vendute Daciche prede, e fu scritto sul Foro: DI BOTTINO. Poichè piacque al Senato e al Popolo Romano il disegno maggior d'ogni imaginare appaltaronsi tanto tosto operai trasportaronsi materiali tutti con ardor cospirarono, onde d'Arte e di celerità un prodigio sorgesse. "
(Opere di C. Cornelio Tacito - da Bernardo Davanzati - Basano - tipografia Recondiana - 1848)
MORTE DI TRAIANO
Già nel 116 iniziano le prime rivolte nei territori partici della Mesopotamia, dimostrando la precarietà della dominazione romana in quelle zone.
Traiano, partito per un'altra guerra, fu costretto da una malattia a riparare in Cilicia, dove morì a Selinunte nel 117.
Ulpio Traiano verrà ricordato come l'Optimus princeps, sia per le gloriose imprese militari e conquiste territoriali, sia per la gestione degli affari interni, dalla generosa assistenza ai poveri all'equa giustizia. Sarà l'unico imperatore mai contestato dai posteri.
L'impero di Traiano fu dunque una delle epoche più felici della storia imperiale, l'inizio della cosiddetta "Età aurea" che proseguirà con gli Antonini.
BIBLIO
- AAVV - Traiano: costruire l'Impero, creare l'Europa - a cura di Claudio Parisi Presicce, Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro - Roma - De Luca Editori d'Arte - 2017 -
- Traiano - Storia e Archeologia - L'Erma di Bretschneider - 2010 -
- A cura di Grigore Arbore Popescu - Traiano ai confini dell'impero - Milano - 1998 -
- Opere di C. Cornelio Tacito - da Bernardo Davanzati - Basano - tipografia Recondiana - 1848 -
- Julian Bennet - Trajan - Optimus Princeps - Bloomington - 2001 -
Traiano fu il primo imperatore nato in una provincia romana, la Spagna, La sua famiglia era di antica discendenza romanizzata turdetana, discendente dai Trahii, appartenente alla nobiltà del luogo. Il padre di Traiano era un Trahius, nato anch'egli a Italica, in Spagna, e fu senatore, console, proconsole d'Asia e governatore della Siria, appartenente alla famiglia degli Ulpi. La madre Marcia, aveva antenati paterni di origine Italica (Italia).
Traiano apparteneva dunque alla Famiglia degli ULPI originaria di Todi (Tuder), fondata tra l'VIII ed il VII secolo a.c. dagli Umbri su un colle situato sulla riva sinistra del Tevere, a circa 400 metri di altitudine e presso il territorio etrusco, col nome di Tutere, che significa "Città di confine". Todi ottenne la cittadinanza romana dopo l'89 a.c. con l'ascrizione alla tribù Clustumina, ribattezzata poi Colonia Julia Fida Tuder (60 a.c. circa). Todi in lingua etrusca si dice Tular, cioè "insieme di ceppi di confine", in lingua osco-umbra "Tuter-e" ovvero "In Todi", "Nella città di confine" (Ribezzo, 1928 e Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, Firenze, Vallardi, 1931, p. 93)
Secondo gli studi più recenti, gli Ulpii erano dunque originari di Tuder, nell'Umbria meridionale, dove in effetti vi è la prova di una famiglia che riporta ancora questo stesso nome. L'incrocio tra gli Ulpi e i Trahii (o Traii), altra gens di Todi, diede origine al ramo traianeo degli Ulpi (gli Ulpi Traiani), ramo che si trasferì nella colonia romana di Italica in Hispania Baetica. Non se ne hanno grandi notizie, tranne che erano connessi al ramo Adrianeo degli Elii, stabiliti anch'essi ad Italica in Hispania; la zia di Traiano era, infatti, la nonna dell'imperatore Adriano.
IL NOME
Traiano portava lo stesso glorioso nome di suo padre si che il suo nome completo era: IMPERATOR • CAESAR • DIVI • NERVAE • FILIVS • MARCVS • VLPIVS • NERVA • TRAIANVS • OPTIMVS • AVGVSTVS • FORTISSIMVS • PRINCEPS • GERMANICVS • DACICVS • PARTHICVS • MAXIMVS.
RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL VOLTO (By Haroun Binous) |
IMP[eratori] CAESARI DIVI NERVAE FILIO
NERVAE TRAIANO OPTIMO AVG[usto]
GERMANICO DACICO PONT[ifici] MAX[imo] TRIB[unicia]
POTEST[ate] XVIII IMP[eratori] VII CO[n]S[uli] VI P[atri] P[atriae]
FORTISSIMO PRINCIPI SENATUS P[opolus]Q[ue] R[omanus]
Traduzione: "All'imperatore Cesare, figlio del divo Nerva, Nerva Traiano Ottimo Augusto Germanico Dacico, Pontefice Massimo, (rivestito della) potestà tribunicia diciotto (volte), (acclamato) imperatore sette (volte), console sei (volte), padre della patria, fortissimo principe, il Senato e il Popolo romano (posero)"
IMP - CAESARI - DIVI - NERVAE - F - NERVAE - TRAIANO - AVG - GER - DACIC -PONT - MAX - TRIB - POT - XIV - IMP - V - COS - VI - P - P - BRVNDVSINI - DECVRIONES - ET - MVNICIPES
FAMIGLIA NERVO ANTONIANA (IMMAGINE ZOOMMABILE) |
Traiano fece la carriera e il cursus honorum necessari alla politica, nell'esercito, come la maggior parte dei rampolli di buona famiglia, acquisendo così le cariche di Questore, Pretore e Legato. Fu un tribuno militare con suo padre, in Siria, durante gli anni 76-77. La guerra ebraica fu la grande scuola militare di Traiano. Ha poi tenuto la pretura tra l'83 e l'85 e nel 91 divenne console.
La sua formazione militare si completò a Mogontiacum (Magonza, Germania), dove si giocò un ruolo importante nella guerra contro i Catos nell'83, sotto Domiziano. Nell'88 la rivolta di Antonio Saturnino, governatore dell'Alta Germania, sostenuto da due legioni di stanza a Mogontiacum, trovò in Traiano, alla guida della legione VII Gemina dalla Spagna, il suo potente avversario che lo sconfisse.
Nel 96, Traiano fu nominato dall'imperatore Nerva governatore della provincia dell'Alta Germania, e fu a Mogontiacum che ricevette la notizia della sua adozione al trono imperiale da parte di Nerva, attraverso un parente, Elio Adriano, altro grande e futuro imperatore.
L'EMPATIA DI TRAIANO
Il consolidamento del potere di Traiano a Roma fu dovuto alla concordia che egli seppe stabilire tra il Senato, gli optimates, il popolo e lui stesso. Questa concordia fu la caratteristica principale del suo governo, discutendo con chiunque, parlando e convincendo con calma e assennatezza. Non fece mai dimostrazioni di potere come in certi casi fece Vespasiano (69-79) e in troppi casi suo figlio Domiziano (81-96).
Traiano stabilì amicizie con molti personaggi impostando molte relazioni personali. Dette la giusta considerazione all'esercito anche per le sue grandi abilità di generale e per la sua equità e generosità nei confronti dei legionari. Fu generoso e privo di ostentazioni col popolo romano che lo ammirò e amò. Ma pur essendo un militare incontrò anche il favore delle classi colte, in quanto istruito e sensibile all'arte.
Insomma Traiano era carismatico e Plinio il Giovane, che era abbastanza sobrio negli encomi, ma che era pure suo amico, nel suo Panegirico, presentò Traiano come il principe ideale, quasi divino. L'appello di "Optimo Maximus" che portò dall'anno 109, era un appellativo riservato fino ad allora a Giove. Traiano era rispettoso degli Dei e ne individuava la benevolenza a favore di Roma, non a caso fa illustrate il "miracolo della pioggia" a favore dei romani sulla Colonna Traiana.
Traiano era un soldato nato e vinceva ovunque andasse, per l'ingegno militare, la prudenza, la pantasia e lo studio puntiglioso di ogni situazione, ma pure per lo slancio che sapeva infondere ai suoi legionari. Nel 96 divenne Governatore della Germania dalle tormentate frontiere lungo le rive del Reno. Combattè per l'imperatore Domiziano contro i Germani, facendosi riconoscere come uno dei migliori comandanti dell'impero.
Traiano era un soldato nato e vinceva ovunque andasse, per l'ingegno militare, la prudenza, la pantasia e lo studio puntiglioso di ogni situazione, ma pure per lo slancio che sapeva infondere ai suoi legionari. Nel 96 divenne Governatore della Germania dalle tormentate frontiere lungo le rive del Reno. Combattè per l'imperatore Domiziano contro i Germani, facendosi riconoscere come uno dei migliori comandanti dell'impero.
Ucciso Domiziano, gli successe Nerva, molto impopolare negli ambienti militari, per cui, bisognoso dell'appoggio dell'esercito, per non fare la stessa fine di Domiziano, questi ritenne opportuno adottare come figlio e nominare come successore Traiano, rispettato e temuto capo militare.
L'OPTIMUS PRINCEPS
Traiano passerà alla storia come l'Optimus princeps, ovvero come il migliore imperatore conosciuto da Roma nell'arco di tutta la sua lunga storia. Venne annoverato tra i "Cinque buoni Imperatori" del II secolo, insieme a Ottaviano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio.
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Un altro aneddoto racconta che una vedova lo fermasse, mentre partiva in guerra per la Dacia, per chiedere giustizia del figlio assassinato.
Traiano assicurò che avrebbe provveduto al suo ritorno ma la vedova gli ricordò che sarebbe potuto non tornare, al che Traiano garantì che ci avrebbe pensato il suo erede. La donna però fece notare che allora non avrebbe mantenuto la promessa personale, al che Traiano allora smontò da cavallo, cercò e punì il colpevole, rese giustizia alla vedova e ripartì per la guerra.
Vero o no con lui l'Impero conoscerà una rinascita economica e un rinnovamento nell'amministrazione pubblica. A questo Traiano aggiungerà le vittoriose imprese belliche, anche se di valore poco reale, perchè i nuovi territori saranno difficili da tenere a lungo, ma consolideranno la fama di Traiano per il popolo e per il Senato.
LA POLITICA INTERNA
Traiano rafforzò il potere imperiale contro i repubblicani e la linea occidentalista e italica contro il potere orientale, pur mantenendo ottimi rapporti col Senato.
Per questo:
- Rinnovò la classe nobiliare, sostituendo molte delle più antiche famiglie nobiliari con altre di nuova nomina, spesso di origini provinciali ed equestri.
- Impiegò molti esponenti equestri, anziché quello tradizionale dei liberti, nelle sfere più alte dell'amministrazione pubblica.
- Reclutò i quadri amministrativi imperiali tra gli esponenti della borghesia municipale italica.
- Promulgò nel 108 un provvedimento che costringeva i nobili senatori, ormai latifondisti provenienti dalle province, ad investire almeno un terzo dei propri patrimoni in terre italiane;
- Istituì le alimentationes, istituzioni statali assistenziali per lo studio e poi l'impiego degli orfani nei quadri bassi dell'amministrazione.
- Erogazione a basso tasso di prestiti alle imprese del ceto medio per finanziare la crescita economica.
LE OPERE ARCHITETTONICHE
(CIL VI 955 = ILS 286). –
- Imp(eratori) Caesari divi Nervae f. Nervae Traiano Aug. Germanico Dacico, pontifici maximo, tribunic. pot. VII, imp. IIII, cos. V, p. p., tribus XXXV, quod liberalitate optimi principis commoda earum etiam locorum adiectione ampliata sint. -
La data della dedica si ricava dalla menzione della VII potestà tribunicia (dal 10 dicembre 102 al 9 dicembre 103) e da quella del V consolato, che fu rivestito nel 103. Pertanto l’iscrizione fu posta fra il 1° gennaio 103 (cos. V) e il 9 dicembre 103 (dal giorno successivo Traiano fu trib. pot. VIII).
La IV acclamazione imperatoria (imp. IIII), come pure il cognomen ex virtute di Dacicus, risalivano al 102. Circa l’occasione di questo attestato di riconoscenza delle 35 tribù (cioè della plebs di Roma) per la munificenza dello optimus princeps, sembra che con l’espressione "quod . . . . commoda earum etiam locorum adiectione ampliata sint" non si alludesse ad un aumento dei posti dovuto all’ampliamento del Circo Massimo, ma piuttosto all’allargamento del numero degli ammessi alle distribuzioni gratuite di frumento
(cfr. MOMMSEN, Staatsr., III p. 446 n. 3).
- Fece costruire ex novo, dall'architetto Apollodoro di Damasco, il celebre porto esagonale di Traiano a Fiumicino, di cui si conservano i resti, che collegava Roma con le regioni occidentali dell'Impero. Il porto aveva ben duemila metri di banchina migliorando così notevolemente l'approvvigionamento dell'Urbe.
- Fece costruire poi un altro canale, collegando Ostia da una strada lastricata a due corsie.
- Ampliò il porto di Ancona con la costruzione di un molo, con magnifico arco commemorativo, per la navigazione verso l'Oriente.
- Fece ampliare il tragitto della via Appia verso il porto di Brindisi, che partiva da un altro arco edificato a Benevento.
- Eseguì molte bonifiche all'Agro Pontino nelle Paludi Pontine, sostituendo in terreni coltivabili molti acquitrini.
- A Roma fece costruire, Apollodoro di Damasco, lo splendido Foro Traiano, tutt'ora visibile e visitabile, con edifici per la pubblica amministrazione, oltre alla Basilica Ulpia, piazza, i porticati, i colonnati, le biblioteche, le statue, il tempio del divo Traiano, e la Colonna Traiana come celebrazione delle conquiste militari Dacie, uno dei monumenti più belli di Roma. Alta 30 metri e larga 4, in origine colorata, con all'interno una scala a chiocciola che porta alla cima e all'esterno una spirale scolpita che avvolge la colonna di 200 metri larga 1 metro, con oltre 2000 figure in bassorilievo. Sopra c'era la statua dell'imperatore (sostituita purtroppo nel 1588 da una di san Pietro), e alla base l'urna cineraria d'oro con le ceneri di Traiano che ebbe l'onore di essere seppellito dentro le mura della città. L'urna venne trafugata dai Visigoti nel sacco di Roma del 410e sparì per sempre.
- Fece costruire un nuovo acquedotto che raccogliesse le acque delle sorgenti sui monti Sabatini, presso il lago di Bracciano (lacus Sabatinus), con un percorso sotterraneo lungo le vie Clodia e Trionfale e poi su arcate lungo la via Aurelia. Arrivava a Roma sul colle Gianicolo, sulla riva destra del fiume Tevere.
- Fece costruire acquedotti anche in Dalmazia, in Spagna e in oriente, dove i climi aridi richiedevano risorse idriche maggiori.
- A Roma fece ampliare i canali sotterranei e i cunicoli della Cloaca Massima per il deflusso delle acque piovane e reflue che scaricavano nel Tevere.
- Fece costruire sul Tevere argini e canali lungo i tratti più a rischio per evitare gli straripamenti.
- Fece ricostruire e ampliare il Circo Massimo, con i primi tre anelli alla base in calcestruzzo rivestiti da mattoni e marmi, e solo l'anello superiore in legno. Così la struttura divenne sicura e antincendio, favorendo la costruzione di botteghe e negozi ai lati.
- Sul colle Oppio fece erigere grandiose terme sui resti della Domus Aurea di Nerone; si accedeva da un grande propileo che immetteva direttamente alla natatio, la piscina a cielo aperto.
- Sulla riva destra del Tevere, dove sorge Castel Sant'Angelo, fece realizzare un'area per le naumachie, le battaglie navali.
- In Egitto collegò il Nilo al Mar Rosso con un grande canale (fiume Traiano).
- In Dacia fondò nuove colonie che romanizzò rapidamente. La Colonia Ulpia Traiana sorse sulle ceneri della barbara Sarmizegetusa Regia.
- Fece costruire molti ponti, famoso quello sul Tago nei pressi della città spagnola di Alcantara e, il più lungo, sul Danubio presso Drobeta, costruito in occasione della campagna di Dacia di 1135 m, costruito per il rifornimento delle legioni che avanzavano e per colpire i nemici con una simile dimostrazione di superiorità tecnologica, logistica e militare
- Dione Cassio Cocceiano: “in quel medesimo tempo (Traiano) lastricò le Paludi Pontine e costruì presso la via edifici e ponti, fra cui alcuni bellissimi” (Storia Romana, libro LXVIII). Il medico e filosofo Claudio Galeno: “riattò le vie in quelle parti in cui erano umide e fangose, sia lastricandole sia elevandone il livello con terrapieni, ed edificò ponti su quei fiumi che non erano guadabili” (Methodus medendi 9,8).
Traiano in qualità di generale militare si dedicò all'espansione di Roma, sia per accrescere il suo prestigio, sia per rimpinguare le casse dello stato. Sostenne cinque campagne: due contro la Dacia, una contro gli Arabi, una contro gli Ebrei della Cirenaica, un'ultima contro il regno dei Parti.
La guerra dacica fu combattuta per la ricchezza naturale delle zone danubiane e l'esigenza di arginare le continue incursioni dei Daci, guidate dal re Decebalo.
« Decebalo, venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano. »
(Cassio Dione, LVIII, 6, 2.)
TRAIANO MOSTRA TESTA E MANO DI DECEBALO AL POPOLO ROMANO |
La più importante fu la guerra partica contro il nemico storico di Roma: il regno dei Parti. Questi, debellate le incursioni degli Unni e dell'esercito della dinastia Han, interruppero la tregua bellica con Roma sui confini armeni. Altre zone orientali cominciarono a ribellarsi.
Così Traiano fu costretto a intervenire con l'esercito in Siria, in Arabia (fondando nel 106 l'Arabia Petrea) e in Cirenaica. Ma la grande guerra partica la combatterà tra il 114 e il 115 concludendola con la conquista dell'Armenia, e poi della Mesopotamia, portando il dominio di Roma fino al golfo Persico.
I TRIONFI DI TRAIANO (TACITO)
" Nel Consolato III di Lucio Licinio Sura IV di Caio Sosio Senecione, non più confine, ma parte fu il Danubio del romano Impero, sin al fiume Tira esteso. Con sue vittorie vi aggiunse Traiano più di mille miglia di giro, nè cura omise, non sol tanto tratto a conservare, ma a farlo come potea servire al publico vantaggio.
In prima aprì e selciò strade al trasporto del militari foraggi e al commercio di tutto il Paese. Fondò terre e castella colla colonia de Sernesi (di dritto Italico) per vicinanza del ponte. Restaurò Sarmigetusa, da Marco Scauriano fatta colonia, detta Vlpia Traiana dal nome del Vincitore.
Per impedir poi le turbolenze, da tutto l'Impero invitò gente ad abitar la Dacia, e costumi e riti Romani introdurvi.
Gli antichi Coloni maschi e donne co figli e col bestiame nell'interno dell'Impero fur ritratti, onde spogliar lor fierezza, e lungi della Patria, la romana religione e legge adottar facilmente.
Provvisto a tutto si rese a Roma Traiano, preceduto da Adriano per entrar in Pretura cui di diero quattromilioni di sesterzi per le Feste.
Più luminosa al tornar dell'Augusto fu la faccia di Roma, e tutti escigli incontro, di veder anelando ognuno l'ottimo Principe, e del propagato Impero congratularglisi. Crebbe, alla pompa del trionfo ed alle spoglie della fortissima nazione, publica gioia.
Magnifico fu fatto tutto all'antica: diessi congiario alla plebe, ampliossi della Città il Pomerio, con di più giuochi d'immensa munificenza per cenventitrè giorni ne quali si uccisero undici mila fiere e bestie dieci mila gladiatori pugnarono.
Di tali spettacoli l'allegria accrebbe un colpo d'occhio tutto nuovo, della Maestà romana degno, il lungo seguito di Legati, da Re alleati o amici a congratularsi della vittoria a Traiano inviati, e tra essi i venuti di barbari Paesi e dall'Indo estremo, da fama mossi o timore.
Tutti a goder del giuochi ne seggi de Senatori Traiano li volle allo spettacolo anch'essi. Scaldaronsi che fu un prodigio, gl'ingegni immortalarsi ardendo lodar il Principe. In greci versi Caninio a cantar la guerra dacica. Grand'aiuto a sì alto talento da farsi nome con opra eccelsa, fu ampia e copiosa materia d'aver fra le mani, onde pur in verissimi fatti licenza della Favola adeguare, e passare, o poich'è un bel cantar nuovi fiumi fatti correre, nuovi ponti addossati ai Fiumi, forti eretti su ripide balze, di Reggia e di vita passò mai un Re d'animo superiore e due trionfi, e Roma in tripudio, qual non fu mai ne dì di libertà.
Felicità si rara a godersi cangiavasi in lutto a Corte, se non era la grand'anima di Traiano. Il più distinto, ivi è il bersaglio dell'odio: l'esser favorito un delitto: i confidenti del principe, venerati in vista, sottomano la vittima della calunnia.
Di questo più volte di mira preso, Licinio Sura, con sua interezza e intima in cuor suo di Traiano, l'eluse. Vi si provò ella di nuovo e più fiera che mai. N'ebbe Traiano sentore e con illustre esempio salvar volle l'amico. Senz'invito, senza guardie, andò a cena da Sura; all'oculista suo medico diè a ungersi gli occhi, al barbiere a radersi la barba, si concio, cenò di gena coll'amico.
Il dì dopo a quei, che Sura accusavano di fellonia: "Come ciò?" disse: " Se Sura voleami morto, il potea ieri". Così la calma a Sura, a sè la gloria sicurò, che al Principe di sostegno son gli amici, e il primo suo studio essere, farseli, e fattesili, proteggerli.
Consoli Appio Annio bonio Gallo e M Atilio Metilio.
Cresciuto di rendite l'impero, la publica magnificenza di Roma curò Traiano sotto l'anzidetto Apollodoro, vastissimo ingegno originale. Vide questi nel romano Foro la gloria di Roma venuta al sommo: un altro Foro più magnifico da Giulio Cesare eretto, sovrano fregio dell'acquistato scettro, il terzo di divo Augusto, nell'auge di Roma legatrice del Mondo, e quivi le statue de più illustri co lor elogi da lui rizzate, stimolo a virtù, invito alla gloria; il quarto da Domiziano cominciato, di migliore autor degno; da Divo Nerva non sol compiuto, ma che tutti gli altri pe sublimi lavori superava.
In ultimo un architetto da passar tutti e far di Roma l'eterno splendore. Alta ed utile impresa, poichè in tanta gloria di Roma, sormontava di cenventotto piedi il Quirinale. Spianato il monte, adeguate le valli, un Foro imaginò egli, in cui tutti riporre dell'Impero i maggiori fregi quanto a culto, a leggi, a ingegno attiensi, onde la maestà risplender del Principe e dell'impresa l'eterno nome.
Un Foro dunque ei disegnò gran colonne e suffitte in bronzo, superbo: nell'atrio statua equestre di Traiano pur in bronzo, e tutto il di sopra e d'intorno a rilievi in oro di cavalli e di militari arnesi, gran portico poi con trofei, e Traiano su carro con in mano alloro da Vincitore coronato dalla Vittoria; a di qua il Palazzo VIpio di Giustizia, di là la Libreria Vlpia non sol per opere d'ingegno ma per archivio del Senato e dell Impero.
Quivi pur magnifico tempio d'imagini adorno de Numi delle vittorie tutelari, e in mezzo a tutto Colonna di marmo di bravo scarpello ove tutti esprimer della Dacica guerra gli accidenti alta sì che in lei si vedesse ove il monte salia, per tante opere spianato, e suvvi statua colossale di Traiano alla destra avente un globo appoggiato a un asta colla manca.
Gravar non volendo a tal uopo l'erario nè il fisco l'ottimo Traiano tutto volle far colle vendute Daciche prede, e fu scritto sul Foro: DI BOTTINO. Poichè piacque al Senato e al Popolo Romano il disegno maggior d'ogni imaginare appaltaronsi tanto tosto operai trasportaronsi materiali tutti con ardor cospirarono, onde d'Arte e di celerità un prodigio sorgesse. "
(Opere di C. Cornelio Tacito - da Bernardo Davanzati - Basano - tipografia Recondiana - 1848)
MORTE DI TRAIANO
Già nel 116 iniziano le prime rivolte nei territori partici della Mesopotamia, dimostrando la precarietà della dominazione romana in quelle zone.
Traiano, partito per un'altra guerra, fu costretto da una malattia a riparare in Cilicia, dove morì a Selinunte nel 117.
Ulpio Traiano verrà ricordato come l'Optimus princeps, sia per le gloriose imprese militari e conquiste territoriali, sia per la gestione degli affari interni, dalla generosa assistenza ai poveri all'equa giustizia. Sarà l'unico imperatore mai contestato dai posteri.
L'impero di Traiano fu dunque una delle epoche più felici della storia imperiale, l'inizio della cosiddetta "Età aurea" che proseguirà con gli Antonini.
BIBLIO
- AAVV - Traiano: costruire l'Impero, creare l'Europa - a cura di Claudio Parisi Presicce, Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro - Roma - De Luca Editori d'Arte - 2017 -
- Traiano - Storia e Archeologia - L'Erma di Bretschneider - 2010 -
- A cura di Grigore Arbore Popescu - Traiano ai confini dell'impero - Milano - 1998 -
- Opere di C. Cornelio Tacito - da Bernardo Davanzati - Basano - tipografia Recondiana - 1848 -
- Julian Bennet - Trajan - Optimus Princeps - Bloomington - 2001 -
Traiano era italico per discendenza, ed E' totalmente falso dire che Traiano fosse 'hispanico' per origine di sangue paterna, in quanto per l'appunto per linea di sangue paterna proveniva da un patrizio, senatore e console d'antica origine italica-latina, come tutti gli aristocratici con accesso al Senato (tutti i patrizi romani erano italici etnicamente, ovviamente): stesso discorso per Adriano, anch'egli nato guarda caso nella colonia 'Italica' (fondata da Italici), e discendente per ceppo patrilineare dai patrizi latini.
RispondiEliminaSicché dovrebbe dirsi con chiarezza che il Cesare Traiano era un italico aristocratico nato in una città coloniale (Italica), ed in quanto patrizio per Stirpe (Stirps in latino), avente accesso al Senatus (se fosse stato Ibero per padre, non sarebbe mai potuto diventare Imperatore a quell'epoca naturalmente) , e non offrire falsità. Anche riguardo la madre Marcia, non si sa affatto per certo che fosse ibera, invero non si conosce la sua discendenza; in questo caso è possibile o che fosse italica o che fosse ibera, ed allora potrebbe dirsi che v'è buona probabilità che Traiano fosse ibero per parte materna.
Quindi si esplichi che Traiano era un italico patrizio nato ad Italica, in Hispania, e che v'è probabilità avesse la madre ibera, hispana (Marcia) : ma non si dica che era 'hispanico' tout court, poiché è una menzogna.
Per Hispanicus si intende in prosopografia un cittadino romano nato in Spagna a prescindere dalla sua origine. Quindi la questione non ha senso.
EliminaNon è così. Traiano era un italico nato in Spagna, non era di gente ispanica ma di gente umbra.
EliminaConfermo
RispondiEliminaTraiano apparteneva alla Famiglia degli ULPI originaria di Todi ( Tuder ) trasferitasi in Spagna in quanto affidataria del governatorato di una parte della stessa provincia Spagnola.
RispondiEliminaIn realtà quindi era nato in spagna ma di origini Italiche e di lignaggio senatorio di lunga data ( forse prima dell'anno 0 ).
è il mio imperatore preferito, e qui è tutto molto approfondito!
RispondiEliminaComplimenti davveri! ☺ :)
Certo che però se si potesse selezionare immagini e testo sarebbe molto interessante leggere queste informazioni stampate, senza rimanere troppo tempo davanti al computer.
RispondiEliminaComunque è tutto molto interessante e BELLISSIMOOO!!
El mejor emperador que ha tenido el Imperio Romano, tenia que ser de la peninsula italiana?... Para nada. La familia de Marco Ulpio Trajano era de la Turdetania (posterior Baetica) desde el 205 ac.
RispondiEliminael linaje de los Trahii o Traii (Traianus). La otra rama familiar, la "Ulpia" sí era natural de la península italiana, pero estaban en Itálica (Baetica-Hispania) desde el 143 ac.
El padre de Trajano era un rico terrateniente olivarero de la Bética, y sólo después del nacimiento de su hijo se trasladó a Roma, donde no tardó en ser nombrado Senador. Desde Claudio, no tenía por qué ser "italiano" para ser Senador; eso sí, debía depositar un millón de sestercios (que sí tenía) en propiedades rústicas italianas.
Nato in una famiglua Italica in una colonia Italica letteralmente chiamata Italica. Italico nato in Spagna, certo non Ispanico (gli Ispanici andavano nudi a caccia di marmotte mio fratello).
Eliminati prego metti la possibilità di copiare ed incollare il testo mi stai facendo morire :)
RispondiEliminaUn'altro che meritava la dicitura di fondatore grazie a lui, Roma ha avuto un altro mezzo secolo di storia dopo i danni fatti da domiziano
RispondiEliminaAdriano come Traiano facevano parte di una importante famiglia italica che al tempo di Scipione migrarono in Spagna. quindi di stirpe italica.
RispondiEliminaMa se non erro l'evento in cui venen chiamato il "miracolo della pioggia" non era sotto Marco Antonio, e rappresentato nella colonna Antonina?
RispondiEliminaha il mio stesso compleanno
RispondiEliminaio sto cercando di fare una presentazione per domani (lunedì 29/05/2023) ma non sò cosa scrivere e sono quasi le 2 di notte. :)
RispondiEliminaForse migliorò Fiumicino ma più importante fu la costruzione del porto di Civitavecchia, in quel momento chiamata Centumcellae sempre da Apollodoro di Damasco.
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