Nome completo: Titus Flavius Vespasianus
Altri titoli: Pater Patriae
Nascita: Vicus Phalacrinae, 17 novembre 9
Morte: Roma, 23 giugno 79
Predecessore: Vitellio
Successore: Tito
Coniuge: Flavia Domitilla maggiore, Caenis
Figli: Tito, Domiziano, Flavia Domitilla
Dinastia: Flavia
Padre: Tito Flavio Sabino
Madre: Vespasia Polla
Regno: 69-79 d.c.
"La dinastia flavia fu la seconda dinastia imperiale romana, che detenne il potere dal 69 al 96. I Flavii Vespasiani erano una famiglia della classe media, d'origine modesta, giunta poi all'ordine equestre grazie alla militanza fedele nell'esercito, che giunse al potere quando Tito Flavio Vespasiano, generale degli eserciti d'oriente, prese il potere durante l'Anno dei quattro imperatori".
(Rodolfo Lanciani)
"Finalmente, acciò che poniamo fine a questo capo degli avari, quali sono tanti che se tutti io volesse scrivere non bastaria quanta carta si fa in Fabriano, si videro in Flavio Vespasiano molti indicii e argomenti d’avarizia: imperocché egli rinovò li daci e gabelle dismesse, aggionse anco molti nuovi e insuperabili tributi alle provincie, e ad alcune anco radoppiò quelli; per causa del guadagno publicamente esercitò alcuni negoci, anco a qualunque uomo privato vergognosi, e molte altre cose da non dire; tra l’altre egli pose procuratori rapacissimi degli altri a gli uffici maggiori, acciò che quando fossero fatti ricchi li condennasse e spogliasse."
(Svetonio)
Vespasiano nacque in Sabina presso l'antico Vicus Phalacrinae, (Cittareale) da Flavio Sabino, che era esattore di imposte e piccolo finanziatore e da Vespasia Polla, sorella di un senatore. La sua famiglia aveva origini contadine e lui stesso aveva aspetto contadino, ma non si vergognò mai delle sue origini.
Aveva combattuto in Tracia, ed era stato Questore nella provincia di Creta e Cirene, poi aveva sposato Flavia Domitilla, figlia di un cavaliere, da cui ebbe due figli: Tito e Domiziano, in seguito imperatori, ed una figlia, Domitilla. Vespasiano divenne poi Edile e perse la moglie e la figlia prima che lasciasse la magistratura.
Nel 70 d.c. il Senato, anche se non era presente, conferì a Vespasiano tutti i poteri, e lo creò console insieme col figlio maggiore Tito.
Ad Antonio Primo diede le insegne consolari, e la pretura e l'imperio proconsolare a Domiziano che rimase a Roma a governare come rappresentante del padre.
A Roma comandava comunque Antonio Primo, che permise alle soldatesche di saccheggiare le case dei ricchi fingendo di cercare i partigiani di Vitellio, spogliando pure la reggia dei Cesari.
Poi giunse a Roma Licinio Muciano, luogotenente di Vespasiano, che aveva ricacciato l'invasione dei Sarmati. Ricevuto il trionfo ripulì la città, fece uccidere Calpurnio Galeriano, fece uccidere il figlio di Vitellio e il liberto Asiatico, e allontanò dalla capitale tutte le milizie fedeli ad Antonio Primo, poi ricostituì le coorti pretorie coi Pretoriani licenziati da Vitellio.
LA RIVOLTA GERMANICA
Vitellio aveva lasciato a guardia del confine truppe arruolate specialmente fra i Batavi, della tribù dei Chatti che stavano nel sud degli odierni Paesi Bassi. Nominato imperatore, Vitellio aveva ordinato ai Batavi nuove leve di truppe per poter fronteggiare Vespasiano. Ma c'era un nuovo nemico da abbattere: Giulio Civile.
Giulio Civile
Nato da nobile famiglia Batava, era stato imprigionato a Roma da Nerone che ne aveva fatto uccidere il fratello; rimandato libero da Galba, aveva aderito al movimento di Antonio Primo ed aveva raccolto le popolazioni germaniche del Basso Reno in favore di Vespasiano. La rivolta si estese tra le schiere ausiliarie germaniche dell'esercito romano e della flotta sul Reno.
Il comandante della Germania inferiore aveva mandato contro i ribelli Luperco con due legioni romane, un corpo di cavalleria batavica e milizie ausiliarie, ma di fronte al nemico, le milizie ausiliarie scapparono, la cavalleria passò dalla parte dei ribelli e le due legioni si salvarono ripiegando nel campo di Castra Vetere, dove furono poste sotto assedio.
Ai ribelli si aggiunsero le otto coorti di Batavi, Giulio Civile invitò i legionari assediati a giurare fedeltà a Vespasiano, ma questi si rifiutarono e li respinsero.
Ma le truppe romane rimaste fedeli a Vitellio, rifiutavano parecchi dei loro capi perchè favorevoli a Vespasiano, per cui il loro capo fu sostituito, per volere dei soldati, da Dellio Vocula.
Questi, alla notizia della morte di Vitellio, aveva fatto giurare ai legionari fedeltà a Vespasiano ed aveva invitato Giulio Civile a deporre le armi. Ma Giulio rifiutò.
Ormai la ribellione si era estesa nella Gallia, capeggiata dai nobili della Belgica: Giulio Classico, Giulio Tutore dei Treviri e Giulio Sabino dei Lingoni. Classico, ucciso Vocula, aveva proclamata l'indipendenza della Gallia, facendo prestare il giuramento alle truppe di Dellio e ai presidii di Colonia Agrippina e di Magontiacum.
Solo le due legioni di Castra Vetere resistevano, ma erano agli estremi e, mangiati i cavalli, ora si cibavano di radici. Costretti dalla fame, infine si arresero e i ribelli, violando la promessa di salvargli la vita, li uccisero tutti.
La resa di Castra Vetere aveva aumentato i consensi, Tungri e Nervii si erano uniti a Civile, e Giulio Sabino con i suoi Lingoni aveva passato la Saóne per ribellare i Sequani fedeli a Soma, ma, sconfitto, aveva dovuto fuggire.
Licinio Muciano intanto, ridato l'ordine alla città, pensò a domare le insurrezioni. Chiamò una legione della Britannia, due della Spagna e quattro dell'Italia, poste sotto il comando di Petilio Ceriale ed Annio Gallo. Le legioni romane ai scontrarono coi Treviri e li sconfissero per due volte, e la città di Trer capitolò alle truppe di Petilio.
Civile, Classico e Tutore assalirono l'esercito di Ceriale sgominandolo, ma Petilio riordinò le truppe e vinse. Colonia cadde in potere dei Romani e la popolazione fece orribile massacro dei Germani che vi si trovavano; Tungri e Nervii si sottomisero. Sul mare invece la flotta romana contro i sudditi del re Brinnone fu sconfitta. E presso Novesio, alcuni squadroni di cavalieri romani furono vinti dalle truppe di Classico.
Giulio Civile si era intanto accampato vicino a Castra Vetere e per difendersi meglio aveva rotto la diga di Druso, poi aveva assalito da due parti l'accampamento. I legionari, con l'aiuto della cavalleria di Petilio Cenale, lo ricacciò al di là del fiume. Civile, inseguito dai vincitori, a stento si salvò a nuoto. A questo punto Giulio Civile intavolò trattative coi Romani, e Petilio Ceriale gli concesse la pace, con cui i Batavi ritornavano alleati di Roma con l'obbligo però di fornire un certo numero di soldati.
DISTRUZIONE DI GERUSALEMME
La guerra giudaica fu ripresa quando ad Alessandria Vespasiano seppe che Vitellio era morto.
Tre uomini con tre fazioni si contendevano il potere su Gerusalemme: Simeone figlio di Giora, che dominava la città alta; Giovanni di Giscala, accampato presso la cinta esterna delle mura e passi del monte Moriah, ed Eleazar che aveva occupato il Tempio.
Eleazar alla Pasqua del 70 aprì le porte del Tempio, ma entrarono i seguaci di Giovanni che si impadronirono del tempio uccidendo Eleazar.
A quel punto Tito ricevette dal padre Vespasiano l'ordine di marciare su Gerusalemme con cinque legioni, alcune coorti dei presidi dell'Egitto e numerose schiere di ausiliari.
Le due fazioni giudaiche in lotta intanto si unirono per difendere la città. Tito la cinse d'assedio, e fatti tagliare quasi tutti gli alberi del territorio, fece costruire molte macchine da assalto, e la battaglia cominciò.
- Le macchine da guerra dovettero lavorare quaranta giorni per praticare una breccia nelle mura e i Romani dovettero combattere via per via e casa per casa per conquistare la città bassa.
- Poi si rivolsero al quartiere alto, sopra un colle fortificato.
- Tito operò per otto giorni con le macchine da guerra ma alla fine conquistò la città alta.
- Rimaneva il grande colle col Tempio, custodito dalla fortezza di Sion e dalle torri Moriah e Antonia.
- Tito fece costruire un bastione da cui lanciare contro il torrione giudeo, e lo conquistò.
- Da lì fece appiccare il fuoco agli edifici vicini e quindi al Tempio che andò distrutto.
- Gli ebrei si arroccarono nella fortezza di Sion che venne espugnata in due mesi.
La città fu rasa al suolo, gli abitanti oltre i 17 anni furono venduti come schiavi, altri vennero inviati in Egitto a lavorare nelle miniere o mandati per gli spettacoli dei gladiatorii o per le lotte contro le fiere. I cittadini più importanti furono aggiogati al carro di trionfo e poi carcerati o uccisi.
Cadde così il regno giudaico. Al re Erode Agrippa II vennero lasciate le sue terre che, alla sua morte, furono annesse alla Siria. La Giudea divenne provincia provincia con due colonie di veterani.
A ricordo della vittoria fu innalzato a Roma l'arco di Tito che esiste tutt'ora. I tesori del tempio di Gerusalemme tra cui la grande menorah d'oro vennero portati nel tempio di Giove Capitolino.
GOVERNO DI VESPASIANO
Mentre Tito assediava Gerusalemme Vespasiano si imbarcava ad Alessandria. Giunto a Brindisi si incontrò con Licinio Muciano e i più importanti Senatori. A Roma la popolazione l'accolse in festa.
Vespasiano era fiero dei suoi umili natali e rideva degli adulatori che volevano far discendere da Ercole. Quando gli fu chiesto se avesse desiderato o no una statua in suo onore, lui rispose, indicando un piattino d'argento: "Certo. Quello sarà il piedistallo."
Era fiero invece del suo rigore di soldato e di governatore. Fu spietato con i nemici e generoso con gli avversari politici: diede una buona dote alla figlia di Vitellio e fece console Mezio Pompesiano che gli si era contrapposto. Infatti disse "Non ucciderò un cane che mi abbaia contro", per indicare che
non serbava rancore per poco.
« Vespasiano, che non desiderò mai alcuna pompa esteriore, nel giorno del suo trionfo, stanco per la lentezza e la noia della cerimonia, affermò senza problemi di "essere stato giustamente punito per avere, alla sua età, voluto il trionfo, come se lo dovesse ai suoi antenati e se avesse mai potuto sperarlo". »
(Svetonio, Vita di Vespasiano, 12.)
Fu invece severo con chi metteva in pericolo la pace dell'impero. Elvidio Prisco, repubblicano, che da pretore ometteva nei suoi editti il nome dell' imperatore, fu diffidato e infine messo a morte. Eprio Marcello e Alieno Cecina, che tentarono di mettere i pretoriani contro l'imperatore, vennero uccisi e così Giulio Sabino che si spacciava per figlio di un bastardo di Giulio Cesare. Dopo la sconfitta dei Lingoni si era rifugiato in una caverna per nove anni insieme con la fedele moglie che lo rese padre di due figli. Scoperti, furono tutti condotti a Roma e uccisi.
Di severi costumi, non concesse la prefettura a un giovane imbelle che si profumava dicendogli "Avrei preferito che tu puzzassi d'aglio anzichè di balsamo" alludendo ai militari che puzzavano d'aglio poichè in guerra se ne faceva grande uso.
LA GIUSTIZIA
LA RICOSTRUZIONE
Destinò fondi per la ricostruzione di città distrutte dai terremoti e dagli incendi; furono assegnati diecimila sesterzi annui a coloro che insegnavano lettere latine e greche; furono dati stipendi e doni ai poeti e agli artisti di valore, attori compresi.
A Roma:
Svetonio commentò "condusse alle cariche più alte i più rapaci procuratori per poi condannarli quando si fossero arricchiti.. che si serviva di questi come di spugne: quando erano asciutti li inzuppava, quando erano bagnati li spremeva".
Ma riuscì a ristabilire le finanze dello Stato.
L'ESERCITO
Ricostituì il corpo dei Pretoriani con a capo il figlio Tito. Le coorti pretorie furono ridotte a nove, e a quattro quelle delle guardie urbane. Il numero delle legioni che sotto Augusto era di venticinque fu portato a trenta. Nell'esercito del Reno indisciplinato e rivoltoso, alcune legioni furono punite altre congedate o soppresse; tre nuove ne vennero formate: la IV Flavia Felice e la XIV Flavia Finna.
Rafforzò la flotta sul Danubio creando due campi stabili, ognuno con una legione.
LA MORTE
Nel 71 Tito fece ritorno a Roma e celebrò con il padre il trionfo. Nel 79, in Campania, Vespasiano fu colto da una malattia intestinale e tornò a Roma, dove morì poco dopo.
Presentendo la morte disse col suo consueto umorismo:
"Mi sa che mi sto trasformando in un Dio",
ma si dice pure che, sentendosi alla fine, egli si alzasse dal letto ed esclamasse che un imperatore doveva morire in piedi. Aveva 70 anni ed aveva regnato per 10 anni.
Il tempio di Vespasiano nel Foro
Sorgeva ai piedi del Campidoglio e di fronte al Tabularium, dedicato al Divo Vespasiano, dopo la sua morte e, a causa del protrarsi dei lavori, anche al Divo Tito, dopo la morte nell'81 d.c. La struttura attuale è quella ricostruita in età severiana con una fila di sei colonne corinzie sulla fronte (rimangono le tre colonne d'angolo) e un'unica cella di cui restano poche tracce dell'alzato e del basamento della statua dell'imperatore.
Villa di Falacrinae dove nacque Vespasiano
Rinvenuta la villa dove vide i natali Tito Vespasiano, durante la campagna di scavi nella zona del cimitero di Cittareale, in località San Lorenzo, con grande ricchezza dei pavimenti, ornati con marmi provenienti da tutto il Mediterraneo.
Nell'estate 2007 e 2008 si comincia a lavorare sulla villa di San Lorenzo, con diversi saggi di scavi tutt'intorno all'attuale cimitero di Cittareale. Una grande villa a 820 metri di altitudine, affacciata sulla vallata circostante e proprio sul percorso della via Salaria, il cui utilizzo abbraccia più secoli, dal I a.c. al IV sec. d.c., per poi essere completamente abbandonata a causa di un evento distruttivo fine IV inizi V sec.
«Adesso abbiamo ricoperto tutto sotto un buon metro di terra: questo dovrebbe tenere lontani i malintenzionati anche se qualche marmo del pavimento ha già preso il volo prima che la vigilanza fosse più serrata». Così va l'Italia.
BIBLIO
"Finalmente, acciò che poniamo fine a questo capo degli avari, quali sono tanti che se tutti io volesse scrivere non bastaria quanta carta si fa in Fabriano, si videro in Flavio Vespasiano molti indicii e argomenti d’avarizia: imperocché egli rinovò li daci e gabelle dismesse, aggionse anco molti nuovi e insuperabili tributi alle provincie, e ad alcune anco radoppiò quelli; per causa del guadagno publicamente esercitò alcuni negoci, anco a qualunque uomo privato vergognosi, e molte altre cose da non dire; tra l’altre egli pose procuratori rapacissimi degli altri a gli uffici maggiori, acciò che quando fossero fatti ricchi li condennasse e spogliasse."
(Svetonio)
Vespasiano nacque in Sabina presso l'antico Vicus Phalacrinae, (Cittareale) da Flavio Sabino, che era esattore di imposte e piccolo finanziatore e da Vespasia Polla, sorella di un senatore. La sua famiglia aveva origini contadine e lui stesso aveva aspetto contadino, ma non si vergognò mai delle sue origini.
Aveva combattuto in Tracia, ed era stato Questore nella provincia di Creta e Cirene, poi aveva sposato Flavia Domitilla, figlia di un cavaliere, da cui ebbe due figli: Tito e Domiziano, in seguito imperatori, ed una figlia, Domitilla. Vespasiano divenne poi Edile e perse la moglie e la figlia prima che lasciasse la magistratura.
Nel 70 d.c. il Senato, anche se non era presente, conferì a Vespasiano tutti i poteri, e lo creò console insieme col figlio maggiore Tito.
Ad Antonio Primo diede le insegne consolari, e la pretura e l'imperio proconsolare a Domiziano che rimase a Roma a governare come rappresentante del padre.
A Roma comandava comunque Antonio Primo, che permise alle soldatesche di saccheggiare le case dei ricchi fingendo di cercare i partigiani di Vitellio, spogliando pure la reggia dei Cesari.
Poi giunse a Roma Licinio Muciano, luogotenente di Vespasiano, che aveva ricacciato l'invasione dei Sarmati. Ricevuto il trionfo ripulì la città, fece uccidere Calpurnio Galeriano, fece uccidere il figlio di Vitellio e il liberto Asiatico, e allontanò dalla capitale tutte le milizie fedeli ad Antonio Primo, poi ricostituì le coorti pretorie coi Pretoriani licenziati da Vitellio.
RICOSTRUZIONE DEL VOLTO |
LA RIVOLTA GERMANICA
Vitellio aveva lasciato a guardia del confine truppe arruolate specialmente fra i Batavi, della tribù dei Chatti che stavano nel sud degli odierni Paesi Bassi. Nominato imperatore, Vitellio aveva ordinato ai Batavi nuove leve di truppe per poter fronteggiare Vespasiano. Ma c'era un nuovo nemico da abbattere: Giulio Civile.
Giulio Civile
Nato da nobile famiglia Batava, era stato imprigionato a Roma da Nerone che ne aveva fatto uccidere il fratello; rimandato libero da Galba, aveva aderito al movimento di Antonio Primo ed aveva raccolto le popolazioni germaniche del Basso Reno in favore di Vespasiano. La rivolta si estese tra le schiere ausiliarie germaniche dell'esercito romano e della flotta sul Reno.
Il comandante della Germania inferiore aveva mandato contro i ribelli Luperco con due legioni romane, un corpo di cavalleria batavica e milizie ausiliarie, ma di fronte al nemico, le milizie ausiliarie scapparono, la cavalleria passò dalla parte dei ribelli e le due legioni si salvarono ripiegando nel campo di Castra Vetere, dove furono poste sotto assedio.
Ai ribelli si aggiunsero le otto coorti di Batavi, Giulio Civile invitò i legionari assediati a giurare fedeltà a Vespasiano, ma questi si rifiutarono e li respinsero.
Ma le truppe romane rimaste fedeli a Vitellio, rifiutavano parecchi dei loro capi perchè favorevoli a Vespasiano, per cui il loro capo fu sostituito, per volere dei soldati, da Dellio Vocula.
Questi, alla notizia della morte di Vitellio, aveva fatto giurare ai legionari fedeltà a Vespasiano ed aveva invitato Giulio Civile a deporre le armi. Ma Giulio rifiutò.
Ormai la ribellione si era estesa nella Gallia, capeggiata dai nobili della Belgica: Giulio Classico, Giulio Tutore dei Treviri e Giulio Sabino dei Lingoni. Classico, ucciso Vocula, aveva proclamata l'indipendenza della Gallia, facendo prestare il giuramento alle truppe di Dellio e ai presidii di Colonia Agrippina e di Magontiacum.
Solo le due legioni di Castra Vetere resistevano, ma erano agli estremi e, mangiati i cavalli, ora si cibavano di radici. Costretti dalla fame, infine si arresero e i ribelli, violando la promessa di salvargli la vita, li uccisero tutti.
La resa di Castra Vetere aveva aumentato i consensi, Tungri e Nervii si erano uniti a Civile, e Giulio Sabino con i suoi Lingoni aveva passato la Saóne per ribellare i Sequani fedeli a Soma, ma, sconfitto, aveva dovuto fuggire.
Licinio Muciano intanto, ridato l'ordine alla città, pensò a domare le insurrezioni. Chiamò una legione della Britannia, due della Spagna e quattro dell'Italia, poste sotto il comando di Petilio Ceriale ed Annio Gallo. Le legioni romane ai scontrarono coi Treviri e li sconfissero per due volte, e la città di Trer capitolò alle truppe di Petilio.
Civile, Classico e Tutore assalirono l'esercito di Ceriale sgominandolo, ma Petilio riordinò le truppe e vinse. Colonia cadde in potere dei Romani e la popolazione fece orribile massacro dei Germani che vi si trovavano; Tungri e Nervii si sottomisero. Sul mare invece la flotta romana contro i sudditi del re Brinnone fu sconfitta. E presso Novesio, alcuni squadroni di cavalieri romani furono vinti dalle truppe di Classico.
Giulio Civile si era intanto accampato vicino a Castra Vetere e per difendersi meglio aveva rotto la diga di Druso, poi aveva assalito da due parti l'accampamento. I legionari, con l'aiuto della cavalleria di Petilio Cenale, lo ricacciò al di là del fiume. Civile, inseguito dai vincitori, a stento si salvò a nuoto. A questo punto Giulio Civile intavolò trattative coi Romani, e Petilio Ceriale gli concesse la pace, con cui i Batavi ritornavano alleati di Roma con l'obbligo però di fornire un certo numero di soldati.
DISTRUZIONE DI GERUSALEMME
La guerra giudaica fu ripresa quando ad Alessandria Vespasiano seppe che Vitellio era morto.
Tre uomini con tre fazioni si contendevano il potere su Gerusalemme: Simeone figlio di Giora, che dominava la città alta; Giovanni di Giscala, accampato presso la cinta esterna delle mura e passi del monte Moriah, ed Eleazar che aveva occupato il Tempio.
IL TRIONFO DI VESPASIANO E IL FIGLIO TITO |
A quel punto Tito ricevette dal padre Vespasiano l'ordine di marciare su Gerusalemme con cinque legioni, alcune coorti dei presidi dell'Egitto e numerose schiere di ausiliari.
Le due fazioni giudaiche in lotta intanto si unirono per difendere la città. Tito la cinse d'assedio, e fatti tagliare quasi tutti gli alberi del territorio, fece costruire molte macchine da assalto, e la battaglia cominciò.
- Le macchine da guerra dovettero lavorare quaranta giorni per praticare una breccia nelle mura e i Romani dovettero combattere via per via e casa per casa per conquistare la città bassa.
- Poi si rivolsero al quartiere alto, sopra un colle fortificato.
IUDAEA CAPTA |
- Rimaneva il grande colle col Tempio, custodito dalla fortezza di Sion e dalle torri Moriah e Antonia.
- Tito fece costruire un bastione da cui lanciare contro il torrione giudeo, e lo conquistò.
- Da lì fece appiccare il fuoco agli edifici vicini e quindi al Tempio che andò distrutto.
- Gli ebrei si arroccarono nella fortezza di Sion che venne espugnata in due mesi.
La città fu rasa al suolo, gli abitanti oltre i 17 anni furono venduti come schiavi, altri vennero inviati in Egitto a lavorare nelle miniere o mandati per gli spettacoli dei gladiatorii o per le lotte contro le fiere. I cittadini più importanti furono aggiogati al carro di trionfo e poi carcerati o uccisi.
Cadde così il regno giudaico. Al re Erode Agrippa II vennero lasciate le sue terre che, alla sua morte, furono annesse alla Siria. La Giudea divenne provincia provincia con due colonie di veterani.
A ricordo della vittoria fu innalzato a Roma l'arco di Tito che esiste tutt'ora. I tesori del tempio di Gerusalemme tra cui la grande menorah d'oro vennero portati nel tempio di Giove Capitolino.
GOVERNO DI VESPASIANO
Mentre Tito assediava Gerusalemme Vespasiano si imbarcava ad Alessandria. Giunto a Brindisi si incontrò con Licinio Muciano e i più importanti Senatori. A Roma la popolazione l'accolse in festa.
Vespasiano era fiero dei suoi umili natali e rideva degli adulatori che volevano far discendere da Ercole. Quando gli fu chiesto se avesse desiderato o no una statua in suo onore, lui rispose, indicando un piattino d'argento: "Certo. Quello sarà il piedistallo."
Era fiero invece del suo rigore di soldato e di governatore. Fu spietato con i nemici e generoso con gli avversari politici: diede una buona dote alla figlia di Vitellio e fece console Mezio Pompesiano che gli si era contrapposto. Infatti disse "Non ucciderò un cane che mi abbaia contro", per indicare che
non serbava rancore per poco.
« Vespasiano, che non desiderò mai alcuna pompa esteriore, nel giorno del suo trionfo, stanco per la lentezza e la noia della cerimonia, affermò senza problemi di "essere stato giustamente punito per avere, alla sua età, voluto il trionfo, come se lo dovesse ai suoi antenati e se avesse mai potuto sperarlo". »
(Svetonio, Vita di Vespasiano, 12.)
Fu invece severo con chi metteva in pericolo la pace dell'impero. Elvidio Prisco, repubblicano, che da pretore ometteva nei suoi editti il nome dell' imperatore, fu diffidato e infine messo a morte. Eprio Marcello e Alieno Cecina, che tentarono di mettere i pretoriani contro l'imperatore, vennero uccisi e così Giulio Sabino che si spacciava per figlio di un bastardo di Giulio Cesare. Dopo la sconfitta dei Lingoni si era rifugiato in una caverna per nove anni insieme con la fedele moglie che lo rese padre di due figli. Scoperti, furono tutti condotti a Roma e uccisi.
Di severi costumi, non concesse la prefettura a un giovane imbelle che si profumava dicendogli "Avrei preferito che tu puzzassi d'aglio anzichè di balsamo" alludendo ai militari che puzzavano d'aglio poichè in guerra se ne faceva grande uso.
LA GIUSTIZIA
- Emanò la Lex de imperio Vespasiani, per cui egli e gli imperatori successivi governeranno in base alla legittimazione giuridica e non in base a poteri divini come i Giulio-Claudii.
- Decretò schiava la donna che sposava uno schiavo di altri.
- Decretò che i crediti degli usurai non potessero essere riscossi presso i figli dei debitori.
- Annullò le leggi di Nerone relative al tradimento coniugale.
- autorizzò chiunque a fabbricare negli spazi vuoti quando gli stessi proprietari tardassero ad edificare.
- Multò pesantemente coloro che sporcavano fuori dei contenitori di rifiuti posti agli angoli delle vie.
LA RICOSTRUZIONE
Destinò fondi per la ricostruzione di città distrutte dai terremoti e dagli incendi; furono assegnati diecimila sesterzi annui a coloro che insegnavano lettere latine e greche; furono dati stipendi e doni ai poeti e agli artisti di valore, attori compresi.
A Roma:
VESPASIANO ALLA COSTRUZIONE DEL COLOSSEO |
- fece ricostruire il tempio di Giove Capitolino con le tremila tavole di bronzo distrutte dall' incendio, nelle quali erano documenti antichissimi e di grande importanza;
- innalzò il tempio della Pace presso il Foro,
- riparò il tempio di Claudio sul Celio cominciato da Agrippina e quasi distrutto da Nerone,
- Iniziò la costruzione del Colosseo, nel centro della città tra l'Esquilino e il Palatino dove era il laghetto della Domus Aurea di Nerone, l'anfiteatro che conteneva ottantasettemila spettatori che fu compiuto dopo la sua morte.
- fece costruire i bagni pubblici, i cosiddetti Vespasiani, affinchè non si lordassero le mura degli edifici.
- Per restaurare l'erario Vespasiano ristabilì le imposte abolite da Galba, aggiungendone altre.
- Tolse l'autonomia a Bisanzio e alle isole di Rodi e Samo.
- Fece una revisione dei beni demaniali e delle terre dei municipi.
- Ridusse le feste e i giochi.
- Mise una tassa sul prelievo di urina dei tintori di panni dai gabinetti pubblici. Rimproverato dal figlio Tito, rispose: "Pecunia non olet" il denaro non ha odore.
- Ridusse le pubbliche distribuzioni ai poveri e al popolo.
- Ridusse le spese della casa imperiale.
Svetonio commentò "condusse alle cariche più alte i più rapaci procuratori per poi condannarli quando si fossero arricchiti.. che si serviva di questi come di spugne: quando erano asciutti li inzuppava, quando erano bagnati li spremeva".
Ma riuscì a ristabilire le finanze dello Stato.
L'ESERCITO
Ricostituì il corpo dei Pretoriani con a capo il figlio Tito. Le coorti pretorie furono ridotte a nove, e a quattro quelle delle guardie urbane. Il numero delle legioni che sotto Augusto era di venticinque fu portato a trenta. Nell'esercito del Reno indisciplinato e rivoltoso, alcune legioni furono punite altre congedate o soppresse; tre nuove ne vennero formate: la IV Flavia Felice e la XIV Flavia Finna.
Rafforzò la flotta sul Danubio creando due campi stabili, ognuno con una legione.
LA MORTE
Nel 71 Tito fece ritorno a Roma e celebrò con il padre il trionfo. Nel 79, in Campania, Vespasiano fu colto da una malattia intestinale e tornò a Roma, dove morì poco dopo.
Presentendo la morte disse col suo consueto umorismo:
"Mi sa che mi sto trasformando in un Dio",
ma si dice pure che, sentendosi alla fine, egli si alzasse dal letto ed esclamasse che un imperatore doveva morire in piedi. Aveva 70 anni ed aveva regnato per 10 anni.
Il tempio di Vespasiano nel Foro
Sorgeva ai piedi del Campidoglio e di fronte al Tabularium, dedicato al Divo Vespasiano, dopo la sua morte e, a causa del protrarsi dei lavori, anche al Divo Tito, dopo la morte nell'81 d.c. La struttura attuale è quella ricostruita in età severiana con una fila di sei colonne corinzie sulla fronte (rimangono le tre colonne d'angolo) e un'unica cella di cui restano poche tracce dell'alzato e del basamento della statua dell'imperatore.
Villa di Falacrinae dove nacque Vespasiano
Rinvenuta la villa dove vide i natali Tito Vespasiano, durante la campagna di scavi nella zona del cimitero di Cittareale, in località San Lorenzo, con grande ricchezza dei pavimenti, ornati con marmi provenienti da tutto il Mediterraneo.
Nell'estate 2007 e 2008 si comincia a lavorare sulla villa di San Lorenzo, con diversi saggi di scavi tutt'intorno all'attuale cimitero di Cittareale. Una grande villa a 820 metri di altitudine, affacciata sulla vallata circostante e proprio sul percorso della via Salaria, il cui utilizzo abbraccia più secoli, dal I a.c. al IV sec. d.c., per poi essere completamente abbandonata a causa di un evento distruttivo fine IV inizi V sec.
«Adesso abbiamo ricoperto tutto sotto un buon metro di terra: questo dovrebbe tenere lontani i malintenzionati anche se qualche marmo del pavimento ha già preso il volo prima che la vigilanza fosse più serrata». Così va l'Italia.
BIBLIO
- Barbara Levick - Vespasian - London & New York - Routledge - 1999 -
- Pietro Nelli - L'imperatore dalle umili origini. Titus Flavius Vespasianus - Roma - Lulu - 2010 -
- Pat Southern - Domitian tragic tyrant - London & New York - Routledge - 1997 -
- Pietro Nelli - L'imperatore dalle umili origini. Titus Flavius Vespasianus - Roma - Lulu - 2010 -
- Pat Southern - Domitian tragic tyrant - London & New York - Routledge - 1997 -
- Francesco Lucrezi - Leges super principem - La «Monarchia costituzionale» di Vespasiano - ed. Jovene - 1982 -
- R.Syme - Guerre e frontiere del periodo dei Flavi -
- Pierre Cosme Traina G. (cur.) - L'anno dei quattro imperatori - XXI edizione - Editore Collana - 2015 -
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