GLI DEI DEL PANTHEON GRECO-ROMANO |
(Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo, II, CXXXI)
LA POTENZA DIVINA (CICERONE)
XXXI. [84] "Esiste, sì, esiste davvero quella divina potenza e non è ammissibile che, mentre nei nostri corpi e nella nostra debole natura c'è un qualcosa dotato di vita e di sentimento, non vi sia nulla di simile in questo tanto grande e meraviglioso moto della natura: a meno che non ne neghino l'esistenza, proprio perché non è visibile né percepibile; come se potessimo vedere e pienamente percepire quale sia o dove risieda il nostro animo, grazie al quale intendiamo prevediamo agiamo parliamo in questo momento".
Ancora Cicerone: "Per quanto vogliamo noi adularci non giungeremo giammai a persuaderci di superare in numero e nella robustezza gli Spagnoli, nell'abilità i Galli, e nell'accortezza i Cartaginesi, nelle arti e scienze i Greci, ma dove abbiamo con certezza tutti i popoli e tutte le nazioni si è nella pietà e costante e ferma credenza in cui ci siamo sempre mantenuti che vi abbiano degli Dei i quali reggono e governano l'universo".
Anzitutto occorre distinguere il concetto di religiosità antica da quella più moderna e attuale. I Greci e i Romani non pensavano di doversi conquistare un paradiso nell'aldilà, le pratiche religiose servivano solo a evitare eventi spiacevoli nel quotidiano attraverso i riti. Gli Dei non chiedevano amore e timore, ma solo offerte e riti o sacrifici di animali. Le leggi da rispettare equivalevano grosso modo a quelle civili, per cui ci si rivolgeva agli Dei per questioni sociali o personali da risolvere.
A quelle sociali provvedeva lo stato, per una guerra da vincere, un'invasione da evitare, un pericolo da sventare. Quelle personali erano un do ut des, ti do una cosa e tu me ne dai un'altra, per cui un rito per una protezione, e a volte si chiedeva una grazia promettendo qualcosa alla divinità. Ma il voto si scioglieva solo se la divinità aveva compiuto il prodigio.
Anche nell'antichità si verificavano prodigi e miracoli, anzi erano più frequenti di oggi. Se si chiedeva una guarigione si offriva poi l'ex-voto, oppure se la divinità aveva assistito per una vittoria in guerra o per un affare andato bene, o per qualsiasi cosa richiesta, il devoto scioglieva il voto promesso.
Non c'era altro dovere nei confronti delle divinità se non rituali e sacrifici a scadenze determinate e non troppo impegnative. A Roma erano mal visti i bigotti, alle divinità si doveva tanto e non più. E gli Dei non chiedevano nulla di più. Lo stesso Orazio si fa beffe dell'esagerazione religiosa, che non fa parte del vero uomo pio.
Peraltro esistevano gli oracoli, le predizioni e la magia, quest'ultima piuttosto contrastata nelle sue forme più estese, mentre era tolleratissima nelle forme popolari. Scrive Sabbatucci: "Sono le culture che non riconoscono un' unica e inconfutabile fonte di sapere e potere non riconoscendo l’unico Dio dei monoteismi, il quale non può lasciare fuori controllo il vasto campo della elaborazione di saperi autonomi. Da ciò il rifiuto, nelle culture monoteistiche della divinazione, ma anche delle pratiche magiche." L'intolleranza religiosa nasce col monoteismo e la monoidea, cioè: "Solo il mio Dio esiste e solo ciò che penso io è vero."
MINERVA |
La Grande Madre Mediterranea
Come in tutte le civiltà mediterranee il paleolitico e il neolitico furono dominate dal culto della Grande Madre Terra.
Le cerimonie si svolgevano nel tempio della Dea sito al quinto miglio della Via Campana. Come tutti i culti della Grande Madre avevano un aspetto misterico, segreto, riservato ai soli iniziati e uno pubblico.
Ovunque poi regnò la Mater Matuta, detta in alcune zone Mamma Mammosa, o Mammona, termine che dalla Chiesa Cristiana fu trasferito al demonio, interpretando le parole del Cristo: "Non puoi servire due padroni" tra Dio e il diavolo chiamato appunto Mammona, il termine popolare per indicare la Mater Matuta. Nel museo campano ve ne sono conservate numerosissime statue accumulate nei vari secoli.
Altra divinità primigenia fu Giunone, da Iuno Sospes Mater Regina, Giunone Salvatrice Madre Regina, divinità proveniente da Lanuvio. Il culto venne importato a Roma nel 338 a.C. quando venne concessa la cittadinanza ai Lanuvini. Il tempio a Giunone sospita nel Forum Olitorium venne costruito nel 194 a.C.
GIOVE |
Il Grande Padre Mediterraneo
Con l'avvento del patriarcato subentrò una triade tutta maschile: Giove, Marte e Quirino. A Iupiter Feretrius, protettore dei giuramenti, fu intitolato il santuario più antico della città, secondo Tito Livio fatto erigere da Romolo sul colle Capitolino. Sul Capidoglio Giulio Cesare fece poi erigere lo stupendo tempio di Giove Capitolino Ottimo Maximo, i cui resti fanno intuire la grandiosità dell'edificio.
Altre divinità maschili arcaiche furono: Liber, Fauno, Giano, Saturno, Silvano, Robigus, Consus, Nettuno, Fons, e Vulcano.
- Libero, Dio assimilato a Dioniso, cui si dedicava la festa Liberalia per l'assunzione della toga virile. Un tempo associato a Libera, Dea della natura.
- Fauno, un po' come l'ellenico Pan, Dio della natura, con corna e zoccoletti di capra, soppiantato in seguito con satiri e ninfe, e suonava lo zufolo nelle campagne. Non disdegnava mettere paura a contadini e pastori, ma senza cattiveria. Dalla chiesa cattolica l'immagine fu trasposta al demonio.
- Giano era il Dio bifronte e pure quadrifronte. Se ne conserva a Roma un Arco famoso dedicato a Giano quadrifronte. Dio del primo e dell'ultimo dell'anno, dell'inizio e della fine, dei punti cardinali e quindi dell'ordine in generale. In realtà rubò gli attributi della Dea Madre Cardea, di cui era lo sposo.
- Saturno, padre di Giove, aveva il vezzo di divorarsi i figli, ma Rea sua moglie lo ingannò dandogli in pasto delle pietre coperte di fasce. Era Dio del tempo e della morte, raffigurato come un vecchio dai capelli lunghi munito di falce. Trasposto dalla Chiesa cattolica su S. Rocco che in antiche icone è nudo con capelli bianchi che ricoprono interamente il suo corpo.
- Silvano era barbuto e munito di un grande bastone di cipresso, Dio dei boschi e delle foreste. Aveva anch'egli la moglie Silvana, la Dea delle selve.
- Robigus Dio della ruggine del grano, una malattia del frumento provocata da un fungo. Lo si propiziava affinchè il grano non maturasse troppo presto favorendo la malattia. Sua moglie era Robiga cui erano dedicati i Robigalia, festa per la protezione del grano.
- Consus, protettore dei granai e dei silos, aveva un altare coperto di terra o sotterrato, e gli erano sacri cavalli e muli, proteggeva anche le corse dei cavalli. Spesso era rappresentato con un chicco di grano.
- Fons, Dio dei pozzi e delle sorgenti.
Così Giunone, da madre di Giove (ce n'è testimonianza in uno specchio etrusco dove allatta Giove bambino) diventa sua moglie a lui asservita.
Anticamente era Dea di ogni inizio, madre di Giano, Dio della vegetazione che ogni anno sorgeva e moriva, per cui rappresentava anche il primo e l'ultimo dell'anno ed era "bifronte" per questo. All'inizio dell'anno infatti Giunone velata veniva festeggiata accanto a Giano suo figlio. Non a caso il nome di Giunone era Iuno, da Ianua (la porta).
- Bellona, antica Dea della guerra per cui si apriva il tempio a lei dedicato in tempo di guerra, e un suo sacerdote scagliava la lancia che si conficcava in terra davanti al tempio che veniva poi chiuso a pace avvenuta. Usanza che fu poi trasferita a Marte. Da lei il termine bellum, la guerra e anche il termine italiano bello, perchè la Dea era bellissima.
- Cerere fu in parte assimilata a Demetra, e come lei aveva una figlia di nome Proserpina che andò sposa al Dio Ade-Plutone. Era una Dea dei sacri misteri e il suo culto era preromano, seguito da Umbri e Olsci.
- Il culto di Tellus, la Grande Madre della natura, fu in seguito associato a Cerere, in altre località adorata come la Mater Matuta, una madre in trono con uno o più pargoli, trasferita dalla chiesa sulla Madonna.
- Flora, antica Dea italica della primavera e dei fiori, trasferita dalla chiesa su Santa Flora.
- Anche Vesta era l'antica Dea Madre portatrice del fuoco, che nel mito ellenico lascia il suo seggio olimpico a Hermes, anche questo per l'avvento del patriarcato.
- Anna Perenna, nelle Indie era adorata come Annia Purna, quindi divinità di origine orientale, il cui culto si svolgeva sulla via Flaminia in un bosco poco lontano da Roma. Secondo Macrobius era la Dea dell'anno nuovo, che fino al 153 a.C. iniziava in marzo. L'avvento del patriarcato sposterà l'inizio al solstizio d'inverno, tanto che settembre ottobre novembre e dicembre, anziché essere il 7° 8° 9° 10° mese diventarono il 9° 10° 11° e 12° mese dell'anno pur conservando l'antico nome.
- Ops o Opi era la Dea sabina il cui culto fu introdotto a Roma da Tito Tazio, il re sabino che regnò su Roma con Romolo. Dea del grano mietuto e riposto nei silos. Ma soprattutto Dea dell'abbondanza, che aveva in mano una cornucopia da cui uscivano i frutti della terra, quindi una Grande Madre, il nome "opera" deriva da lei.
- Pales, Dea delle greggi e degli armenti, per alcuni un Dio ma Tito Livio riporta: "Durante questa guerra, Pale, la dea dei pastori, richiese un tempio in suo onore quale prezzo della vittoria.» Dunque un'antica Dea, da cui si dice discendessero i Penati.
- Diana Nemorense, ovvero la Diana di Nemi, che aveva un ricco santuario in riva al lago, e di cui rimane una copia della statua, sulla via sacra che porta alla riva del lago, una Diana dalla veste corta e un seno scoperto, armata di arco e frecce, portatrice di una cornucopia vuota. Servio Tullio fece costruire il Tempio della Mater Matuta ed il Tempio della Dea Fortuna, nel Foro Boario, nonchè il tempio di Diana sulle rive del lago di Nemi e il suo santuario nel vicino bosco di Ariccia. La cornucopia vuota indicava la luna nera, cioè il culto ctonio della Dea, con i Sacri Misteri di vita e morte.
DODICI DEI
Dodici furono gli Dei principali di Roma:
Apollo, Cerere, Diana, Giove, Giunone, Marte, Mercurio, Minerva, Nettuno, Venere, Vesta e Vulcano.
- Apollo fu importato dalla religione greca senza alcun corrispondente romano. Era Dio della musica, della poesia, della guarigione e della profezia. Fratello di Diana, simboli di sole e luna. Spesso raffigurato con la cetra per cui era appellato il citeredo. In parte corrispondente all'etrusco Apulo e al greco Febo, ma fu anche assimilato ad Elios, il Dio sole.
- Cerere Dea delle messi, con una corona di spighe sul capo, una fiaccola in una mano e un canestro di grano e di frutta nell'altra.
- Diana con un diadema a semiluna sulle chiome, Dea infatti della luna, ma pure della caccia, con l'inseparabile cane cirneco, nonchè il cervo e la faretra sulle spalle. Assimilata alla greca Artemide.
- Giove re degli Dei e dell'Olimpo, Dio dei tuoni e dei fulmini, barbuto, marito di Giunone. Ha come attributo il fulmine. Corrispondente all'etrusco Tinia e al greco Iuppiter.
- Giunone antica Dea italica, antica Giovia tra i Marsi, e Iuno, moglie e madre di Iano. Per gli Etruschi Uni. Per i Romani ebbe come figlio Marte ma senza concorso di Giove. Come attributi lo scettro, il cuculo e il pavone.
- Marte Dio della guerra, amante di Venere, nella Roma arcaica, Dio del tuono, della pioggia, della natura e della fertilità. Fu il protettore dei soldati, e in qualità di padre di Romolo e Remo fu sentito come padre di tutti i Romani, quindi molto più sentito di Ares, il Dio greco della battaglia a cui fu assimilato. Armato di spada, con scudo ed elmo. Gli era sacro il picchio.
- Mercurio, messaggero degli Dei, Dio dei commercianti, degli avvocati e dei ladri. Ebbe come amante Venere da cui ebbe il figlio Eros, munito di ali ai piedi e del petaso, cappello a punta a larghe falde. Anche psicopompo, cioè accompagnatore delle anime dei morti. Il suo attributo era il caduceo: due serpenti attorcigliati intorno a un bastone. Trasferito dalla chiesa su San Mercurio.
- Minerva o Minerva per gli Etruschi e Athena per i Greci, Dea vergine della guerra, ma anche degli artigiani, e della guarigione (Minerva medica) attributi: la medusa sul petto, la lancia elmo e scudo, nonchè civetta e gufo. nacque da un mal di testa di Giove, per cui Vulcano gli spaccò la testa facendo uscire la Dea già armata.
- Nettuno fratello di Zeus, antico Dio latino del mare, dei cavalli e delle corse, assimilabile al greco Poseidone, ma come moglie ebbe Salacia, la Dea salmastra del mare agitato. Gli era sacro il delfino e come attributo il tridente.
- Venere antica Grande Madre e pertanto lussuriosa e bella, nata dal mare nuda ma presto vestita e ingioiellata. Sposò Vulcano che tradì con Marte, Mercurio e Anchise con cui generò Enea, progenitore di Giulio Cesare. Attributi: la colomba, il passero, la lepre, la collana, lo specchio.
- Vesta antica Dea del fuoco assimilabile a Estia greca, le sue sacerdotesse erano le vestali che custodivano il fuoco e i cimeli sacri, Nel tempio l'area più sacra, interdetta a chiunque tranne le Vestali, era il Penus Vestae, un sancta sanctorum dove erano conservati oggetti risalenti alla fondazione di Roma, tra cui il Palladio, il simulacro arcaico di Pallade Atena e che Enea aveva portato da Troia. Il Palladio era il simulacro ligneo della dea Atena, che Zeus donò a Ilo, il fondatore di Troia, facendolo cadere dal cielo davanti a lui. Era conservato in un grande tempio appositamente costruito, perché vegliasse sulla città. Per i Troiani era il simbolo del favore degli dei: “fin quando esso fosse rimasto al suo posto i Greci non sarebbero riusciti ad espugnare Troia”. Per questo motivo Ulisse e Diomede riuscirono con l’ astuzia a rapirlo. Dopo la distruzione di Troia, Diomede consegnò il Palladio ad Enea, che lo portò in Italia e lo tramandò alle generazioni della sua stirpe fino a Roma. Qui fu conservato nel tempio di Vesta e venerato anche dai Romani come simbolo della protezione degli Dei. Quando Teodosio nel 391 fece chiudere il tempio l'ultima sacerdotessa distrusse il Palladio perchè non cadesse in mani profane.
- Vulcano Dio del fuoco e della forgia, è lui a costruire i fulmini per Giove, ma pure a forgiare armature per gli eroi. Figlio di Giove e Giunone era brutto e zoppo, ciononostante sposò Venere che però lo tradì con Marte. Sorpresili insieme li catturò in una rete d'oro chiedendo vendetta agli altri Dei, ma questi si limitarono a ridere, tanto sembrava assurdo che la bellissima Venere potesse essere fedele a un Dio tanto brutto.
MINERVA |
Praticamente avevano un Dio per ogni cosa:
Corrispondenze tra Dei greci e Dei romani:
Riferisce la tradizione che fu Numa Pompilio ad istituire i sacerdozi stabilendo riti e cerimonie annuali. Infatti il nuovo calendario, della fine del VI sec. a.c. divideva l'anno in giorni fasti e nefasti stabilendo feste e cerimonie. A capo della gerarchia religiosa c'era il Rex Sacrorum, cui erano affidate le funzioni religiose compiute un tempo dai re.
Sotto di lui i:
Lo spazio sacro per i Romani fu all'inizio un bosco sacro, un'ara, un luogo consacrato, orientato secondo i punti cardinali, a seconda del carattere del Dio si sceglieva l'orientamento. A Roma, nel II sec. a.c. si poteva tagliare legna da un bosco sacro solo sacrificando un maiale. Nel De re rustica Catone cita la preghiera di espiazione che deve fare il taglialegna alla divinità del bosco perchè non lo punisca per la sua necessità.
L'altare o ara era la struttura sacra dedicata alle cerimonie religiose, alle offerte ed ai sacrifici, un tempo erette nei boschi o presso le sorgenti, poi in città negli incroci o nei templi.
Le edicole sorgevano come oggi quelle cattoliche, agli incroci di strade, e c'erano poi i sacelli, santuari in dimensioni ridotte. Le edicole erano piazzate in punti strategici, anche agli angoli delle strade, coi loro lumini che servivano anche di riferimento ai viandanti notturni.
Il tempio romano fu all'inizio molto simile all'etrusco, poi si rifece all'arte greca ma senza notevoli varianti. Il tempio romano era soprelevato e accessibile da una lunga scalinata, con una parte interna accessibile solo ai sacerdoti, e una esterna per il pubblico che presenziava.
Solitamente venivano sacrificati buoi, pecore, maiali, capre, ma anche altri animali, a seconda della natura del dio e delle circostanze del sacrificio. Gli animali destinati al sacrificio non dovevano avere difetti fisici, e una volta prescelti venivano separati dal resto del gregge.
Il giorno del sacrificio la vittima veniva lavata e adornata con ghirlande vegetali, e successivamente “immolata” cioè cosparsa di un miscuglio di farro e sale, la mola salsa, preparata dalle vestali. Alcuni inservienti provvedevano a condurre l’animale sul luogo del sacrificio, dove attendevano il sacrificante, un magistrato o il capo famiglia, i vittimari, incaricati di uccidere la vittima, gli aruspici, che esaminavano le viscere della vittima a scopo divinatorio, una lunga serie di attendenti e il pubblico.
Dopo le preghiere di rito la vittima veniva abbattuta. Il sangue colato veniva raccolto e cosparso sull’altare, e l’animale squartato per estrarne le viscere. Le viscere, tagliate a pezzi e cosparse di olio e sale venivano offerte alla divinità, mentre tutto il resto veniva consumato dagli astanti.
La Devotio era un voto di immolazione di sè che un ufficiale romano faceva prima di una battaglia di esito pericoloso, per assicurare ai suoi la vittoria.
Pronunciato il suo voto l'ufficiale si gettava nella mischia per farsi colpire e uccidere, dando enorme incoraggiamento ai romani, in quanto convinti che quel sacrificio umano costringesse gli Dei a dar loro la vittoria.
Il primo caso di devotio presente nell'annalistica romana è quello riportato da Livio durante la narrazione della guerra contro i Latini del 340 a.c. Provenne dalla gens Decia, di origine sabina, per la quale il rito della devotio, era una istituzione sacra e gentilizia.
L'esercito romano stava subendo pesanti perdite ad opera del nemico e Publio Decio Mure, al comando delle proprie legioni, decise di sacrificare la propria vita compiendo la Devotio:
"Il pontefice gli ordinò di indossare la toga pretesta, di coprirsi il capo e, toccandosi il mento con una mano fatta uscire da sotto la toga, di pronunciare le seguenti parole, ritto, con i piedi su un giavellotto:
- Giano, Giove, padre Marte, Quirino, Bellona, Lari,
Dei Novensili, Dei Indigeti,
Dei cui siamo affidati noi e i nostri nemici,
Dei Mani, vi invoco, vi imploro e chiedo umilmente la grazia:
concedete benigni ai Romani la vittoria e la forza necessaria
e gettate paura, terrore e morte tra i nemici del popolo romano e dei Quiriti.
Come ho dichiarato e nel senso che ho dato alle mie parole,
così io agli Dei Mani e alla Terra,
per la repubblica del popolo romano dei Quiriti,
per l'esercito, per le legioni e per le truppe ausiliarie
del popolo romano dei Quiriti,
offro in voto le legioni e le truppe ausiliarie del nemico
insieme con me stesso" -
Cintasi poi la toga con il cinto gabino, saltò a cavallo con le armi in pugno e si gettò in mezzo ai nemici, apparendo a entrambi gli eserciti con un aspetto ben più maestoso di quello umano, come fosse stato inviato dal cielo per placare ogni ira degli Dei. -
Un altro Publio Decio Mure, figlio del precedente, eseguì il rito della devotio nel 279 a.c. durante la guerra contro Pirro.
Macrobio (Saturnali) - la Devotio contro Cartagine
Nel 147 a.c., la sera che precedette l'attacco finale, Scipione Emiliano radunò il suo esercito e pronunciò la sacrale devotio, invocando le potenze infernali a punire i nemici di Roma.
«Disperdeteli per sempre, seminate terrore e angoscia nella città di Cartagine e nel suo esercito che ora chiamo con il suo vero nome. Coloro che portano le armi e lanciano le loro frecce contro le nostre legioni e il nostro esercito, fateli scomparire e portate via la luce da questo esercito, da questi nemici, dagli uomini delle città, dai campi e da tutti gli abitanti di queste regioni.»
Dunque un comandante romano, in situazioni di estrema gravità, poteva prima o durante la battaglia decidere di votare la sua vita e l'esercito nemico agli Dei Mani e alla Terra. Indossata la toga praetexta, di cui un lembo doveva coprire il capo, saliva su una cavalcatura impugnando un'arma da lancio e, tenendosi il mento con una mano, pronunciava la formula rituale della deuotio. Dopo averla pronunciata, indossata la toga col cinctus Gabinus (cioè annodata in vita), si gettava tra le file nemiche trovando la morte.
Il comandante poteva anche scegliere al posto suo un milite tra i cittadini arruolati nella legione. Se l'uomo moriva, la scelta era ben fatta; se non moriva, si sotterrava una statua alta 7 piedi (circa due m.) e si faceva un sacrificio espiatorio. Era vietato ai magistrati romani passare sopra il luogo di sepoltura di questa statua.
Se era il comandante a votarsi e a non morire, non avrebbe più potuto compiere alcuna cerimonia religiosa privata o pubblica senza contaminazione. Se il nemico si impadroniva dell'arma sulla quale il comandante aveva pronunciato la formula della devotio, occorreva compiere un suouetaurilia (sacrificio di un porco, una pecora e un toro) espiatorio a Marte.
I sacrifici umani (anche se rarissimi ve ne furono in epoche arcaiche) erano molto esecrati dai romani e venivano considerati barbari. Cicerone rimprovera aspramente ai Galli questo costume nella sua Orazione in difesa di Fonteio. Egli dice, volendo dimostrare la poca fede dei loro giuramenti:
« Cosa volete che vi sia di santo e di religioso per coloro i quali, se qualche volta dal terrore guidati, giudicano doversi onorar gli Dei immortali, con umane ostie ne funestano i templi e gli altari? Onde nemmeno onorar possono la religione, se prima violata non l'hanno con qualche delitto. Chi fra voi ignora che così barbara e mostruosa usanza si mantiene presso loro ancora ai dì nostri? Laonde quale reputate voi che esser possa la fede di chi i numi crede doversi placare colle colpe e col sangue dei mortali! Aspetterassi da costoro pietà, e moderazione? »
- Abeona Dea protettrice delle partenze.
- Abundanzia che garantiva abbondanza del raccolto.
- Adeona protettrice del ritorno.
- Adolenda Dea da pregare in caso di combustione di un albero.
- Acca Larentia Dea Lupa della sessualità.
- Adorea, Dea della riuscita dell'impresa, e del progresso.
- Aera Cura, Dea degli inferi trasformatrice.
- Aequitas, Dea della giustizia e dell'equilibrio.
- Aesculanus, Dea/Dio dei mercanti.
- Aeternitas Dea dell'eterno ritorno della natura.
- Agatodemone Semi Dio benaugurante.
- Agenoria, Dea dell'Iniziativa, dell'Intraprendenza e dell'Industria.
- Agonus, Dio a cui si celebrava la festa del Sole Indigete
- Aio Locutio, Dio che avverte dei pericoli.
- Alemonia Dea che nutre il piccolo nel ventre materno.
- Alerno Dio dei boschi.
- Alma, era colei che portava la vita al nuovo nato.
- Anaceta Dea dei serpenti di cui neutralizzava il veleno.
- Angerona Dea che allontana angosce e preoccupazioni.
- Angizia Dea delle erbe medicinali.
- Anna Perenna Dea dell'anno nuovo.
- Annona per il buon raccolto e le scorte per la prossima semina.
- Antevorta Dea del futuro e delle nascite.
- Apollo Dio del sole, della musica, della poesia e profezia
- Apru per aprire le corolle dei fiori e proteggere i giardini.
- Aquilone Dio dei venti del nord
- Attis Dio della vegetazione annuale.
- Aurora che portava l'alba e la dolcezza.
- Ate Dea riparatrice, giustiziera e soccorritrice.
- Bacco per il vino e l'ebbrezza. Trasferito dalla chiesa su San Bacco.
- Barbatus Dio che faceva crescere la barba.
- Bellona o Duellona Dea della guerra, che combatteva in prima fila con i romani.
- Bona Dea per le buone messi.
- Bonus Eventus Dio del successo e della fortuna.
- Bubona Dea protettrice dei buoi.
- Caca antica Dea del fuoco
- Caco Dio del fuoco, che però proteggeva dagli incendi.
- Caelestis protettrice delle nascite
- Caelus, dio dei cieli.
- Cama, Dea preveggente dei neonati.
- Camulus divinità della guerra celtica assorbita dai romani.
- Candelifera vedi dea Lucina.
- Carda, assisteva lo sviluppo fisico affinchè il bambino fosse sano e armonioso.
- Cardea per i cardini delle porte, preposta anche ai punti cardinali.
- Carmenta protettrice delle donne, delle gestanti e della nascita.
- Carnea assiste le viscere dei bambini e il cuore e il fegato degli adulti, nonchè curatrice.
- Cariatide dea del noce.
- Catillus protettore delle macine.
- Cerere per la crescita del grano. Regnava con la figlia Persefone.
- Aiutanti di Cerere divinità minori che aiutavano Cerere nella cura delle messi.
- Chorus Dio dei canti e dei cantori.
- Cibele Dea della terra e dell'agricoltura.
- Cinxia Dea dei matrimoni, anche Dea della luna.
- Circe figlia del Dio del Sole.
- Clementia Dea che ispira la clemenza nei giudizi o sui vinti.
- Clitunno Dio del fiume omonimo.
- Cloacina Dea protettrice delle cloache e degli scarichi dei bagni.
- Cocles Dea che aiuta a vedere i ciechi e chi non vede alcune cose, anche in senso morale.
- Coinquenda, Dea da pregare in caso di abbattimento di un albero.
- Commolenda, Dea da pregare in caso di riduzione di un albero in schegge.
- Concordia portatrice di pace e di armonia nella comunità.
- Conditor, Dio dell'immagazzinamento del grano.
- Consus Dio dei silos e della mietitura. Proteggeva il grano dai topi.
- Convector, Dio che protegge il trasporto del grano.
- Copia Dea della ricchezza e abbondanza, di messi e di denaro.
- Cornisca Dea dei corvi, variante della Dea Diana.
- Cunina o Cuba, Dea che cullava il bimbo facendolo addormentare o calmare.
- Cupido per innamorarsi e innamorare.
- Cupra Dea delle acque e della fecondità.
- Dea Dia della natura e dei campi.
- Deferunda, Dea da pregare in casi di abbattimento di un albero.
- Deverra protettrice delle partorienti e della casa.
- Diana per la caccia e la benedizione dei campi, ma anche Dea luna.
- Dioscuri Dei del soccorso e della medicina.
- Disciplina Dea dell'istruzione, dell'autocontrollo e della disciplina militare.
- Discordia Dea spietata, sanguinaria e animatrice di conflitti e guerre tra gli uomini.
- Domiducus Dio che accompagna la sposa a casa.
- Dria, Dea della pudicizia.
- Ecate, Dea della luna dell'oltretomba e della magia, patrona delle streghe e dei sortilegi.
- Edulica o Educa, invocata perché alla madre non mancasse il latte per allattare.
- Edusa, Dea che permetteva il passaggio per il lattante dal latte dolce all'acqua
- Egeria ninfa (anticamente Dea) delle acque e della guarigione
- Epona Dea dei cavalli e dei muli.
- Erecura Dea della Terra.
- Eroti genietti laboriosi e giocherelloni.
- Esculapio per la medicina.
- Ercole il semi-Dio delle 12 fatiche.
- Erumna Dea che salva dall'incertezza e dall'inquietudine.
- Etna Dea del vulcano omonimo.
- Fabulinus Dio che favoriva la prima parola ai bambini.
- Falacer Dio difensore del bestiame da bestie feroci e malattie.
- Fama Dea degli onori, della fama e delle dicerie, ovvero delle diffamazione.
- Fauna Dea degli animali femmine e del biflauto.
- Fauno Dio degli animali maschi e del flauto.
- Favonio Personificazione dei venti dell'ovest, Zefiro per i greci.
- Febris per scongiurare la febbre.
- Felicitas, Dea del successo e della ricchezza.
- Ferentina Dea delle acque pescose.
- Feronia per le bestie feroci.
- Fessonia Dea che cura dalla stanchezza.
- Fides Dea della fedeltà allo stato.
- Flora per portare la primavera.
- Fons Chiamato anche Fontus, era il Dio che manteneva pure a abbondanti le acque dei pozzi.
- Fornax, protettrice dei forni.
- Fortuna per la buona fortuna e per conoscere il futuro.
- Fulgora Dea che ripara dai fulmini.
- Furrina Dea delle acque sotterranee e dei pozzi.
- Galatea Ninfa del mare e protettrice dei naviganti.
- Genius Exercitus Il genio dell'esercito e delle battaglie
- Giano custodiva la porta di casa, il primo e l'ultimo dell'anno.
- Giove per i temporali e i fulmini.
- Giove Dolicheno protettore dei soldati.
- Giunone Dea della fecondità della terra, dell'inizio e della fine.
- Giunone Curitis Dea della guerra.
- Giunone Lucina portava i neonati alla luce.
- Giunone Pronuba perchè le donne trovassero marito.
- Giunone Opigena che assisteva le partorienti.
- Giunone Cinxia che modellava il cinto da sposa.
- Giunone Iterduca che accompagnava la sposa nella nuova casa.
- Giunone Caprotina che assicurava la fecondità, delle donne delle bestie e dei campi.
- Giunone Moneta che protegge la Zecca e la prosperità dei Romani.
- Giunone Sospita la salvatrice degli uomini, e dei soldati.
- Giustizia Dea della giustizia e dei processi.
- Giuturna proteggeva le fonti e le fontane.
- Gobannus Dio delle armi e della guerra.
- Grazie Dee della grazia, dell'armonia e della prosperità.
- Honos Dea dell'onore e della moralità.
- Horta Dea degli orti.
- Igea che curava i malati.
- Imporcitor, Dio del solco dell'aratura.
- Insitor, Dio protettore della semina.
- Intercidona Dea che sovrintende al taglio del cordone ombellicale.
- Irene, Dea della pace.
- Iside Dea dell'illuminazione, della maternità e del mare come protettrice dei naviganti.
- Iuventas Dea degli adolescenti.
- Jana la porta e l'inizio dell'anno
- Lari protettori dei campi e la della casa.
- Lara Dea della morte e del silenzio.
- Lateranus Dio dei focolari.
- Latona Dea della via Lattea, madre di Apollo e Diana
- Laverna protettrice dei ladri.
- Leucotea Divinità dei mari.
- Levana, colei che era al fianco dei padri quando riconoscevano il nuovo nato.
- Liber Dio della fecondità dei campi.
- Libertina o Libera, Dei della fertilità, per campi e animali.
- Libertas Dea della libertà.
- Libitina Dea dei cadaveri e dei funerali.
- Lynpha Divinità dell'acqua e della fonte
- Lua, Dea della velocità, per soldati e atleti.
- Lucina, invocata quando il bimbo “veniva alla luce” uscendo dal grembo materno.
- Luna, Dea della notte, della caccia e della morte.
- Luperco Dio che allontana i lupi.
- Maia annunciatrice e portatrice della primavera.
- Mala Fortuna se seguita scongiura la mala sorte.
- Mana Genita Dea della nascita e della morte dei bambini.
- Mani Dei degli inferi.
- Mania Dea della morte.
- Maricae Dea dell'acqua e delle paludi.
- Marte che protegge i giovani maschi e i soldati.
- Mater Matuta madre delle messi della vita e della morte.
- Matres Dee madri della vita e della morte.
- Meditrina Dea del vino e della salute.
- Mefite per i bagni in acque sulfuree.
- Mena protettrice del mestruo femminile.
- Mens Dea della mente e della coscienza.
- Mercurio per i buoni affari e per gli oratori.
- Messor, Dio della mietitura.
- Minerva per la guerra condotta con intelligenza.
- Minerva Ilia l'Athena di Troia in chiave romana.
- Minerva Memor e Medica cura attraverso le acque salutari
- Mitra Dio del sole e dei soldati romani.
- Morfeo che procurava il sonno.
- Murcia Dea della bellezza velata e dell'amore.
- Muse Dee di tutte le arti.
- Mutuno Tutuno Dio della fertilità delle donne.
- Nehalennia Dea protettrice delle strade e dei viandanti di mare e di terra.
- Nenia protettrice dei canti funebri.
- Nettuno Dio del mare e delle corse dei cavalli.
- Noctis Dea della notte.
- Nona, protettrice delle donne gravide.
- Nemesi dea della giustizia e della vendetta.
- Nerio, che ispira la ferocia in battaglia.
- Numeria, preposta al conto dei mesi del parto.
- Nundina, si occupava della purificazione dei nuovi nati.
- Obarator, Dio della prima aratura
- Occator, Dio protettore del contadino che spiana la terra con l'erpice.
- Opi Dea della maturazione del grano.
- Orbona Dea degli orfani.
- Orcus Dio degli inferi
- Ossilao, si occupare che le ossa del nascituro crescessero sane e robuste.
- Pales per la prosperità dei pascoli e la protezione dei pastori.
- Pax Dea della pace.
- Palaemon protettore del ritorno in porto delle navi.
- Parche tre divinità che controllavano le sorti del destino.
- Partula, invocata nel momento del parto.
- Paventia, Dea che evitava o curava dagli spaventi.
- Penia, Dea della mancanza e della miseria.
- Persefone Dea degli inferi per il buon trapasso.
- Phanes Dio misterico e ancestrale.
- Pietas Dea del rispetto dello stato, della famiglia e degli Dei.
- Plutone Dio degli inferi e delle ricchezze.
- Pomona per i frutti autunnali.
- Populonia Dea delle nascite.
- Poros Dio dell'ingegno che produce abbondanza.
- Portuno protettore dei porti.
- Postvorta Dea che protegge i neonati in posizione cefalica.
- Potina Dea che proteggeva la bevuta del bimbo perchè non si strozzasse.
- Priapo Dio della sessualità virile.
- Promitor, Dio della distribuzione del grano.
- Prorsa Dea che si prende cura della posizione del neonato durante il travaglio.
- Proserpina Dea degli inferi.
- Providentia la Dea del fato.
- Pudicitia Dea che presiedeva alla castità coniugale.
- Quiritis Dea della guerra assimilata a Giunone.
- Redicolus Dio dei reduci, che faceva tornare sani e salvi dalla guerra.
- Reitia Dea delle acque sacre.
- Reparator, Dio protettore della seconda aratura.
- Robigo Dio della ruggine del grano.
- Roma la Dea protettrice dell'Urbe e dell'Impero.
- Romolo e Quirino, Dio del popolo Romano e delle Curie.
- Rumina, proteggeva le donne allattanti e insegnava ai pargoli a succhiare il seno.
- Sabazio Dio della fertilità.
- Salacia Dea del mare.
- Salus per la salute.
- Saturno per la semina.
- Securitas Dea che dava la sicurezza.
- Selene Dea della notte e della fecondità.
- Semo Sancus Dio della fede e della fedeltà.
- Senectus Dio della vecchiaia.
- Sentia Dea che aiutava a pensare.
- Serritor, Dio della zappatura e del diserbo.
- Silvano Dio dei boschi.
- Silvia, Silviana Dea delle selve .
- Soranus Dio della morte e del termine.
- Spes la Dea che ridava la speranza.
- Statulino, Dio che curava la posizione eretta dei bimbi.
- Stercoratio, Dio della concimazione dei campi.
- Sterculus, Dio della concimazione dei campi e del salutare evacuare.
- Stimula e Sentia, dava intelligenza e raziocinio al bambino rendendolo consapevole.
- Strenua che porta doni ai bambini.
- Subruncinator, Dio della sarchiatura.
- Summanus Dio dei tuoni notturni.
- Tacita Dea dei segreti e del silenzio.
- Tana Dea della magia e della trasformazione.
- Tarpea Dea arcaica della guerra
- Tellumo Dio della crescita delle piante.
- Tellus Dea della terra e della natura.
- Tempesta per sedare le tempeste, soprattutto in mare.
- Termine per i confini.
- Thanatos Dio della morte.
- Tiberino Dio del Tevere.
- Urano Dio del cielo.
- Uterina, era assistente alla puerpera nel momento delle doglie.
- Vacuna Dea del riposo dopo il lavoro.
- Vaticanus Dio che apre la bocca al neonato consentendogli il primo vagito.
- Veiove protettore dei boschi sacri.
- Venere per l'amore e la sessualità.
- Venere Ericina antica Dea protettrice della fertilità.
- Venilia Dea delle profondità marine.
- Vercvactor Dio della prima aratura.
- Verminus Dio che allontanava dal bestiame la malattia dei vermi.
- Veritas Dea della verità e la lealtà.
- Vertumno per la maturazione dei frutti.
- Vesta Dea del focolare.
- Vica Pota Dea della conquista e della vittoria.
- Victoria Dea della vittoria in guerra.
- Viduus Dio che separa l'anima dal corpo dopo la morte.
- Virae Querquetulanae, culto delle ninfe del querceto del Celio a Roma
- Virbio Dio della caccia.
- Virginia Dea della politica.
- Viriplaca Dea che placa la rabbia degli uomini.
- Virtus Dea del coraggio in battaglia.
- Vitula Dea giovenca della natura.
- Volturno Dio del vento.
- Volupia Dea del piacere sessuale, nonché delle prostitute.
- Vulcano per i fabbri.
Corrispondenze tra Dei greci e Dei romani:
- Ade - Plutone: Dio degli inferi
- Afrodite - Venere: Dea della bellezza
- Febo - Apollo: Dio del sole
- Ares - Marte: Dio della guerra
- Artemide - Diana: Dea della caccia
- Asclepio - Esculapio: Dio della medicina
- Atena - Minerva: Dea della guerra e dell'intelligenza
- Borea - Aquilone: Dio del vento del nord
- Crono - Saturno: Dio del tempo
- Demetra - Cerere: Dea della terra e della fertilità
- Dike - Giustizia: Dea della giustizia
- Dioniso - Bacco: Dio del vino
- Efesto - Vulcano: Dio del fuoco e della metallurgia
- Eos - Aurora: Dea dell'aurora
- Era - Giunone: Regina degli Dei
- Eracle - Ercole: Eroe delle dodici fatiche
- Erinni - Furie: Dee dell'ordine morale e della vendetta
- Eris - Discordia: Dea della discordia
- Ermes - Mercurio: Dio dei mercanti e dei ladri, messaggero degli Dei
- Eros - Cupido: Dio dell'amore
- Estia - Vesta: Dea del focolare domestico
- Ilizia - Lucina: Dea delle partorienti
- Ipno - Somnus: Dio del sonno
- Leto - Latona: Dea della tecnologia e dei fabbri
- Moire - Parche: Dee del destino
- Nike - Vittoria: Dea della vittoria
- Persefone - Proserpina: Dea della terra feconda
- Poseidone - Nettuno: Dio del mare
- Rea - Opi: La dea madre
- Tanatos - Orco: La morte
- Tiche - Fortuna: Dea della fortuna e del caso
- Zefiro - Favonio: Il vento di ponente
- Zeus - Giove: Re di tutti gli dei
Vedi anche: BRANCHE DIVINE ROMANE
I SACERDOTI
Riferisce la tradizione che fu Numa Pompilio ad istituire i sacerdozi stabilendo riti e cerimonie annuali. Infatti il nuovo calendario, della fine del VI sec. a.c. divideva l'anno in giorni fasti e nefasti stabilendo feste e cerimonie. A capo della gerarchia religiosa c'era il Rex Sacrorum, cui erano affidate le funzioni religiose compiute un tempo dai re.
Sotto di lui i:
- Flamini, 3 maggiori e 12 minori, addetti ciascuno al culto di una specifica divinità.
- Pontefici, erano 16 con a capo il Pontefice Massimo, addetti a presidiare il culto religioso.
- Auguri, anche questi 16, interpreti degli auspici per ottenere il consenso degli Dei ed evitarne le ire. Erano di derivazione etrusca. Si basavano sul volo degli uccelli, tracciando linee nell'aria con un bastone ricurvo (il Lituo), delimitando una porzione di cielo, per interpretare l'eventuale passaggio di uccelli. Oppure si basavano su la lettura del fegato di un animale sacrificato, o su eventi straordinari, i prodigi, come calamità naturali, animali a due teste, epidemie, eclissi ecc. per interpretare l'umore degli Dei.
- Vestali, 6 sacerdotesse consacrate alla dea Vesta, con una Gran Sacerdotessa, le uniche che avessero l'obbligo della castità pena la morte. Tenevano perennemente acceso il fuoco della Dea che seppur declassata era la prima divinità cui si faceva il rito annuale.
- Decemviri o Quimdecemviri sacris faciundis, addetti alla divinazione ed alla interpretazione dei Libri Sibillini, antichi libri risalenti a un'epoca matriarcale, quelli che vennero consultati per sconfiggere Cartagine e che portarono a Roma il simulacro della Grande Dea Cibele.
- Epuloni, addetti ai banchetti sacri.
- I Sodalizi invece erano confraternite religiose, e a Roma ce n'erano quattro:
- I Fratelli Arvali, erano 12 dodici, addetti al culto della Dea Dia, con riti segreti e misterici. Nel mese di maggio compivano l'antica cerimonia di purificazione dei campi, gli Arvalia.
- I Luperci, addetti ai Lupercalia, divisi in Quintiali e Fabiani. riti di purificazione in nome del Dio Luperco, protettore del bestiame ovino e caprino dall'attacco dei lupi. Per Dionisio di Alicarnasso i Lupercalia si rifacevano all'allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa e venivano celebrati nella grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle romano del Palatino dove avvenne il fatto. Che un Dio lupo protegga le pecore è poco credibile, mentre la Lupa era un'antica divinità romana cui si dedicava la prostituzione sacra, tanto è vero che le prostitute a Rola venivani chiamate "lupe" e il postribolo "lupanare". Per questo i Romani si definirono "figli della lupa".
- I Salii, sacerdoti di Marte, divisi in due gruppi da dodici detti Collini e Palatini. Gli antichi Sabini lo adoravano sotto l'effigie di una lancia chiamata "Quiris" da cui il nome del Dio Quirino, da cui Romolo Quirito. Il culto era dunque in realtà più antico, sia sabino che celtico.
- I Feziali, una sorta di 20 ambasciatori di guerra col nemico. Il Bellum Iustum, la giusta guerra, doveva essere dichiarata secondo un rito in cui il Pater Patratus pronunciava una formula mentre scagliava il giavellotto in territorio nemico. Ma il rito era scomodo e pericoloso per cui si adibì terreno presso il Teatro di Marcello, su cui fu eretta una colonna, Columna Bellica, che rappresentava il territorio nemico, in cui svolgere il rito.
I TEMPLI
Lo spazio sacro per i Romani fu all'inizio un bosco sacro, un'ara, un luogo consacrato, orientato secondo i punti cardinali, a seconda del carattere del Dio si sceglieva l'orientamento. A Roma, nel II sec. a.c. si poteva tagliare legna da un bosco sacro solo sacrificando un maiale. Nel De re rustica Catone cita la preghiera di espiazione che deve fare il taglialegna alla divinità del bosco perchè non lo punisca per la sua necessità.
L'altare o ara era la struttura sacra dedicata alle cerimonie religiose, alle offerte ed ai sacrifici, un tempo erette nei boschi o presso le sorgenti, poi in città negli incroci o nei templi.
Le edicole sorgevano come oggi quelle cattoliche, agli incroci di strade, e c'erano poi i sacelli, santuari in dimensioni ridotte. Le edicole erano piazzate in punti strategici, anche agli angoli delle strade, coi loro lumini che servivano anche di riferimento ai viandanti notturni.
Il tempio romano fu all'inizio molto simile all'etrusco, poi si rifece all'arte greca ma senza notevoli varianti. Il tempio romano era soprelevato e accessibile da una lunga scalinata, con una parte interna accessibile solo ai sacerdoti, e una esterna per il pubblico che presenziava.
OGGETTISTICA NEI SACRIFICI
- Situla - In bronzo o in argento serviva in ambito religioso, come contenitore di acqua lustrale, o vaso per libagioni, o per raccogliere il sangue delle vittime durante i sacrifici o nei riti bacchici.
- Rhyton - Vaso per bere in argento o oro, a forma di corno di animale, ricurvo e a punta. Spesso la parte superiore del vaso é a testa di satiro o di animale, con un foro sul fondo per fare uscire il liquido; a volte usato per le libagioni. Spesso riferito al culto dionisiaco.
- Patera - Vaso da libagione in terracotta, bronzo o argento, con vasca poco profonda e ampia, a volte ombelicata, a pareti convesse, e manico tubolare sotto l’orlo, uniti da una placca con due appendici a “chele di granchio” che seguono la curvatura delle pareti per quasi tutta l'altezza. Alcune patere hanno un emblema al centro del fondo. Rappresentata spesso in scene di sacrificio o figure di offerenti e di defunti. Le patere ombelicate hanno una protuberanza sporgente al centro, una rientranza del fondo stesso, che serviva a facilitarne la presa col dito.
- Aspersorio - Un legno o un bastoncino di bronzo o argento alla cui estremità era attaccato un ciuffo di crine, Serviva per aspergere e benedire gli animali o le are.
GLI ANIMALI NEI SACRIFICI
Solitamente venivano sacrificati buoi, pecore, maiali, capre, ma anche altri animali, a seconda della natura del dio e delle circostanze del sacrificio. Gli animali destinati al sacrificio non dovevano avere difetti fisici, e una volta prescelti venivano separati dal resto del gregge.
Il giorno del sacrificio la vittima veniva lavata e adornata con ghirlande vegetali, e successivamente “immolata” cioè cosparsa di un miscuglio di farro e sale, la mola salsa, preparata dalle vestali. Alcuni inservienti provvedevano a condurre l’animale sul luogo del sacrificio, dove attendevano il sacrificante, un magistrato o il capo famiglia, i vittimari, incaricati di uccidere la vittima, gli aruspici, che esaminavano le viscere della vittima a scopo divinatorio, una lunga serie di attendenti e il pubblico.
Dopo le preghiere di rito la vittima veniva abbattuta. Il sangue colato veniva raccolto e cosparso sull’altare, e l’animale squartato per estrarne le viscere. Le viscere, tagliate a pezzi e cosparse di olio e sale venivano offerte alla divinità, mentre tutto il resto veniva consumato dagli astanti.
LA DEA ROMA |
IL SACRIFICIO UMANO - LA DEVOTIO
La Devotio era un voto di immolazione di sè che un ufficiale romano faceva prima di una battaglia di esito pericoloso, per assicurare ai suoi la vittoria.
Pronunciato il suo voto l'ufficiale si gettava nella mischia per farsi colpire e uccidere, dando enorme incoraggiamento ai romani, in quanto convinti che quel sacrificio umano costringesse gli Dei a dar loro la vittoria.
Il primo caso di devotio presente nell'annalistica romana è quello riportato da Livio durante la narrazione della guerra contro i Latini del 340 a.c. Provenne dalla gens Decia, di origine sabina, per la quale il rito della devotio, era una istituzione sacra e gentilizia.
L'esercito romano stava subendo pesanti perdite ad opera del nemico e Publio Decio Mure, al comando delle proprie legioni, decise di sacrificare la propria vita compiendo la Devotio:
"Il pontefice gli ordinò di indossare la toga pretesta, di coprirsi il capo e, toccandosi il mento con una mano fatta uscire da sotto la toga, di pronunciare le seguenti parole, ritto, con i piedi su un giavellotto:
- Giano, Giove, padre Marte, Quirino, Bellona, Lari,
Dei Novensili, Dei Indigeti,
Dei cui siamo affidati noi e i nostri nemici,
Dei Mani, vi invoco, vi imploro e chiedo umilmente la grazia:
concedete benigni ai Romani la vittoria e la forza necessaria
e gettate paura, terrore e morte tra i nemici del popolo romano e dei Quiriti.
Come ho dichiarato e nel senso che ho dato alle mie parole,
così io agli Dei Mani e alla Terra,
per la repubblica del popolo romano dei Quiriti,
per l'esercito, per le legioni e per le truppe ausiliarie
del popolo romano dei Quiriti,
offro in voto le legioni e le truppe ausiliarie del nemico
insieme con me stesso" -
Cintasi poi la toga con il cinto gabino, saltò a cavallo con le armi in pugno e si gettò in mezzo ai nemici, apparendo a entrambi gli eserciti con un aspetto ben più maestoso di quello umano, come fosse stato inviato dal cielo per placare ogni ira degli Dei. -
Un altro Publio Decio Mure, figlio del precedente, eseguì il rito della devotio nel 279 a.c. durante la guerra contro Pirro.
Macrobio (Saturnali) - la Devotio contro Cartagine
Nel 147 a.c., la sera che precedette l'attacco finale, Scipione Emiliano radunò il suo esercito e pronunciò la sacrale devotio, invocando le potenze infernali a punire i nemici di Roma.
«Disperdeteli per sempre, seminate terrore e angoscia nella città di Cartagine e nel suo esercito che ora chiamo con il suo vero nome. Coloro che portano le armi e lanciano le loro frecce contro le nostre legioni e il nostro esercito, fateli scomparire e portate via la luce da questo esercito, da questi nemici, dagli uomini delle città, dai campi e da tutti gli abitanti di queste regioni.»
GLI DEI GRECO-ROMANI (INGRANDIBILE) |
Dunque un comandante romano, in situazioni di estrema gravità, poteva prima o durante la battaglia decidere di votare la sua vita e l'esercito nemico agli Dei Mani e alla Terra. Indossata la toga praetexta, di cui un lembo doveva coprire il capo, saliva su una cavalcatura impugnando un'arma da lancio e, tenendosi il mento con una mano, pronunciava la formula rituale della deuotio. Dopo averla pronunciata, indossata la toga col cinctus Gabinus (cioè annodata in vita), si gettava tra le file nemiche trovando la morte.
Il comandante poteva anche scegliere al posto suo un milite tra i cittadini arruolati nella legione. Se l'uomo moriva, la scelta era ben fatta; se non moriva, si sotterrava una statua alta 7 piedi (circa due m.) e si faceva un sacrificio espiatorio. Era vietato ai magistrati romani passare sopra il luogo di sepoltura di questa statua.
Se era il comandante a votarsi e a non morire, non avrebbe più potuto compiere alcuna cerimonia religiosa privata o pubblica senza contaminazione. Se il nemico si impadroniva dell'arma sulla quale il comandante aveva pronunciato la formula della devotio, occorreva compiere un suouetaurilia (sacrificio di un porco, una pecora e un toro) espiatorio a Marte.
I sacrifici umani (anche se rarissimi ve ne furono in epoche arcaiche) erano molto esecrati dai romani e venivano considerati barbari. Cicerone rimprovera aspramente ai Galli questo costume nella sua Orazione in difesa di Fonteio. Egli dice, volendo dimostrare la poca fede dei loro giuramenti:
« Cosa volete che vi sia di santo e di religioso per coloro i quali, se qualche volta dal terrore guidati, giudicano doversi onorar gli Dei immortali, con umane ostie ne funestano i templi e gli altari? Onde nemmeno onorar possono la religione, se prima violata non l'hanno con qualche delitto. Chi fra voi ignora che così barbara e mostruosa usanza si mantiene presso loro ancora ai dì nostri? Laonde quale reputate voi che esser possa la fede di chi i numi crede doversi placare colle colpe e col sangue dei mortali! Aspetterassi da costoro pietà, e moderazione? »
Per un approfondimento: LA DEVOTIO ROMANA
BIBLIO
- Carlo Prandi - Mito in Dizionario delle religioni - a cura di Giovanni Filoramo - Torino - Einaudi - 1993 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting," in Roman Dining: A Special Issue of American Journal of Philology - University Press - 2005 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica - a cura di Furio Jesi - Rizzoli Editore - Milano - 1977 -
- William Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic - Londra - 1908 -
BIBLIO
- Carlo Prandi - Mito in Dizionario delle religioni - a cura di Giovanni Filoramo - Torino - Einaudi - 1993 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting," in Roman Dining: A Special Issue of American Journal of Philology - University Press - 2005 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica - a cura di Furio Jesi - Rizzoli Editore - Milano - 1977 -
- William Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic - Londra - 1908 -
spero che li postate tutti :)
ReplyDeleteInteressantima..la Astoria roman
DeleteComplimenti per questo blog !!!
ReplyDeleteMa quali piante erano sacre agli dei?
ReplyDeleteEpona era una dea Gallica che i Romani vollero nel loro pantheon - Ivrea (To) si chiamava Eporedia ed ancora oggi gli abitanti di Ivrea sono gli eporediesi.
ReplyDeleteMa queste divinità si possono invocare? O pregare?
ReplyDeleteSi,con la meditazione.
DeleteO preghiere che ci sono arrivate tramite i testi l antichi.
Si, ci sono i riti che ci sono stati tramandati. Vanno fatti bene.
DeleteCertamente
Deletema solo io studio?
ReplyDeleteIo scelgo nomi soprannomi neonati
ReplyDeleteRiti meditazione e preghiera testi antichi come posso trovarli x poi stamparle?
ReplyDeletePosso avere risposta grazie.
Michela savastano vico gargano
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ReplyDeleteCercavo un'immagine della dea Paventia...sono una maestra! Grazie, Tiziana
ReplyDeletescusate ma non ho trovato quello che cercavo. Grazie lo stesso
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