Sulla tecnica dell'assedio dei Romani abbiamo descrizioni attraverso di vari autori come Giuseppe Flavio sulla Guerra Giudaica, di Appiano sulle Guerre Puniche, di Giulio Cesare nel "De Bello Gallico", Vegezio in "De Re Militari", oltre a Vitruvio e Apollodoro.
I Romani furono maestri della tecnica militare. Nell'assedio applicarono teciniche varie che andiamo a descrivere:
OBSIDIO E OBSESSIO
Da obsessio viene la parola "ossessione" essere fissati su un punto, come negli assedi.
Consisteva nel circondare la città avversaria con una linea fortificata di palizzate, fortini e torri, a volte con un fossato, e con i soldati tiratori con macchine da guerra sugli spalti.
Tale fortezza era detta "loricola" se cingeva solo una parte della città assediata, e "controvallatio" se la circondava interamente.
Evitava la fuga dei nemici e ne contrattaccava le sortite, che provocavano molte più perdite ai nemici che non ai romani ben difesi. Insomma da assediati i nemici diventavano attaccanti.
REPENTINO OPPUGNATIO
Si effettuava la scalata delle mura nemiche, cercando di farlo velocemente per evitare le perdite. Era infatti un sistema che provocava molte più vittime negli assalitori del precedente.
LONGIQUA OPPUGNATIO
L'insieme degli altri due sistemi, il fortino e la scalata, richiedeva grande organizzazione e disciplina, che non difettavano nei romani.
Dopo aver circondato la città con una linea di torri, palizzate e fossi si costruiva a ridosso delle mura assediate un terrapieno, o si issavano scale e/o tolleni in grado di raggiungere la sommità delle mura, oppure si inviavano torri mobili piene di soldati all'altezza delle mura, oppure si faceva breccia sulle porte con gli arieti, o si faceva una breccia sulla parte di mura meno difese oppure più fragili.
ASSEDIO DI AVARICUM |
I METODI
- La testuggine - Si usava soprattutto per una città con mura poco alte. 25 legionari si disponevano su 5 righe in formazione serrata, alzando i 15 scudi a tetto; i 10 rimanenti scudi, 5 da una parte e 5 dall'altra, coprivano i fianchi della formazione. I legionari della prima fila stavano ritti in piedi, quelli delle successive piegavano le ginocchia per ottenere una leggera pendenza, facendo un po' slittare i proiettili che piovevano dall'alto. I legionari che dovevano scalare le mura, all'ultimo secondo saltavano sopra gli scudi e saltavano sopra le mura.
- Il terrapieno - Si costruiva un agger, un terrapieno di pietre e terra, o di pali di legno e terra fino a raggiungere un'altezza pari o quasi a quella della mura. Dal terrapieno si invadevano gli spalti nemici (sembra che Masada sia stata conquistata così).
- Le scale - Le scale potevano essere di legno, di corda o di cuoio e larghe quanto bastava per farvi salire i legionari in coppia. I Romani utilizzavano un tipo particolare di scale dette "scalae speculatorie", montate su carrelli e munite in sommità di una piccola piattaforma sulla quale poteva stare un legionario in osservazione. In pratica delle torri fatte a scale, che non avevano bisogno di aggancio alle mura, ma dovevano essere sospinte da soldati ben difesi dagli scudi a testuggine. Poi si rimettevano gli scudi sul braccio e si saliva rapidamente.
- I tolleni - Il tolleno, detto anche grus, ciconia, o machina ascendes, era un grosso palo profondamente conficcato nel terreno, con sopra una grossa trave poggiata nel centro comeuna bilancia. Ad un estremo era fissata una grossa cesta, e all'altro estremo una robusta fune. Quando si caricava la macchina, la cesta piena di assalitori stava a terra e l'altra estremità in alto; tirando la fune la cesta con gli assalitori saliva in alto sino alle mura.
- Le torri mobili - Le torri mobili "Turres ambulatorae o curules od oppugnatorie" erano di legno, rivestite di pelli fresche o sacchi bagnati perchè non venissero incendiate e per riparare dai colpi di freccia. Nei casi più impegnativi si rivestivano con lamine di ferro, ma era molto costoso. Le torri dovevano avere una altezza eguale o maggiore delle torri della città assediata, erano montate su enormi carrelli quadrati (dai 9 ai 15 m. per lato), di legno robusto, e trainati da buoi o spostate con gli argani. Le torri per maggiore stabilità rastremavano verso l'alto ed erano a due o tre piani comunicanti tra loro con due scalette, di salita e discesa per non intralciare i movimenti. Ad ogni piano c'era un ponte d'assalto che poteva accostarsi alle mura abbassandosi a mezzo di pulegge (sambuca) o scorrendo su apposite guide (exostra). Spesso le torri contenevano un ariete manovrabile (elepoli arietaria).
TURRES AMBULATORAE |
- La breccia - Per questo si ricorreva all'ariete (aries), un massiccio palo che poteva raggiungere i 64 metri di lunghezza, con un'estremità foderata da una massa metallica, spesso a foggia di ariete, o senza foggia. Agli inizi era spinta dagli uomini, e sembra sia di derivazione cartaginese, ma i Romani da abili ingengeri la sospesero in bilico con funi e catene ad un castello di legno su ruote o su una slitta a rulli, e tramite congegni meccanici di varie pulegge lo facevano oscillare sempre più fino a colpire le mura, veniva poi indietreggiato per colpire ancora. Oppure l'ariete era non sospeso ma a terra, coperto da una tettoia di legno rivestita di pelli fresche, scorrendo su rulli (testudo aretaria) e mossa a mezzo di funi tirate avanti e indietro da soldati riparati dal tetto. Per fissare il punto di battuta dell'ariete si praticava una piccola cavità nelle mura con un trapano a mano (terebra), e per spostare le macerie prodotte dall'ariete si utilizzava un ferro a foggia di falce innestato su una lunga pertica. (falx muraria)
- Falce muraria - Falx muralis, come ci raccontano lo stesso Cesare nel suo De bello Gallico e Vegezio: consisteva in una lunga pertica o asta, a cui era fissato un grosso uncino di ferro tagliente. Il veloce movimento rotatorio (sia in senso longitudinale, che trasversale) della falce con l'ausilio di corde, permetteva di togliere la calce tra i mattoni o tra i massi delle mura della città assediate, agganciando e demolendo le strutture difensive lungo il parapetto delle mura degli assediati, oppure di scalfire le travi di legno delle palizzate degli accampamenti. Famoso resta il suo utilizzo durante gli assedi di Avarico, e Alesia del 52 a.c., ma anche nel corso del 54 a.c., quando un legato di Cesare, Quinto Cicerone, dovette difendersi a Namur, dall'assedio di Ambiorige.
LA TESTUGGINE |
BIBLIO
- Klaus Grewe - "tunnel e canali" - Oleson, John Peter (ed.): Il Manuale Oxford di Ingegneria e Tecnologia nel mondo classico - Oxford University Press - 2008 -
- Forbes, RJ - Gli studi della tecnologia antica V - Leiden - Brill - 1966 -
- T.E. Rihll - Greek and Roman Science and Technology: Engineering - Swansea University - 2007 -
- Carmelo G. Malacrino - Ingegneria dei Greci e dei Romani - San Giovanni Lupatoto (VR) - Arsenale Editrice - 2010 -
- Carmelo G. Malacrino - Ingegneria dei Greci e dei Romani - San Giovanni Lupatoto (VR) - Arsenale Editrice - 2010 -
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