« tanto erano i gradi per gli quali si saliva al Panteon quanti sono quelli per gli quali hoggi si discende: del che vedemmo à questi anni la sperienza, essendo stato tratto di sotterra dinanzi à l'andito del tempio un'arca di pietra quadrata tiburtina (probabilmente usata come avello nel cimiterio locale di s. Maria ad Martyres).
Le colonne nel antiporto di esso tempio, che prima vi s' era murato intorno et fattone diverse botteguzze di trecconi et rivenditori et altre cose vilissime, furono da Eugenio IV fatte nettare et mondare et ridurre nell' antico splendore et à nostri tempi sono state levate via alcune casipole et portati via i calcinacci et altre immondizie ch' erano intorno al detto tempio et così ridotto in Isola et da ogni banda scoperto. Sono dinanzi à 1' andito doi Lioni di pari grandezza collocati ciascuno sopra la sua basa tra doi vasi di porfido».
(Storia degli scavi di Roma)
LA STORIA
Fu il tempio romano dedicato a tutti gli Dei.
Fatto costruire nel 27-25 a.c. dal console Marco Vipsanio Agrippa, architetto preferito e genero di Augusto, che ne affidò la realizzazione a Lucio Cocceio Aucto.
Cassio Dione Cocceiano lo elenca con la basilica di Nettuno e il Gymnasium Laconiano tra le opere edificate a sua spese da Agrippa nel Campo Marzio.
Successivamente il tempio crollò e venne riedificato da Adriano, forse per mano dell'architetto Apollodoro con il risultato che possiamo vedere oggi.
Sull'edificio c'è l'iscrizione latina "Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta, edificò" ma in realtà edificò la prima versione che non è quella odierna.
La sua struttura originaria, come si vide dagli scavi operati per la sua manutenzione consisteva in un tempio quasi quadrato, più largo che lungo, di stile greco consacrato alle sette divinità romane.
Non c'è da stupirsi, perchè Roma antica varia in genere da cinque a dodici metri sotto il suolo attuale.
Il particolare si rese visibile alcuni anni fa per lavori di manutenzione alla base del fronte templare, quando apparvero i massicci gradini di travertino, un vero peccato che siano interrati, togliendo parte della sua monumentalità al tempio.
Secondo Cassio Dione Cocceiano il Pantheon derivava il suo nome dal fatto che la cupola richiamava la volta celeste, la sede degli Dei.
Riporta poi che Agrippa avesse voluto creare un luogo di culto dinastico, dedicato agli Dei protettori della famiglia Giulia, Marte e Venere, dove fosse collocata una statua di Ottaviano Augusto da cui l'edificio avesse derivato il nome.
RICOSTRUZIONE GRAFICA (By https://www.visionpubl.com) |
Essendosi Ottaviano opposto ad entrambe le cose, Agrippa fece porre all'interno una statua del Divo Giulio e, all'esterno, nel pronao, una di Ottaviano e una di se stesso, a celebrazione della loro profondissima amicizia.
L'edificio venne decorato da Diogenes di Atene, poi fu distrutto da un incendio nell'80 d.c., venne ricostruito il preesistente sotto Domiziano, ma fu distrutto di nuovo sotto Traiano.
Sotto Adriano l'edificio venne ricostruito di sana pianta, come dimostrano i marchi di fabbrica sui mattoni del 123-125, e il suo architetto fu probabilmente il grande Apollodoro di Damasco.
E' il monumento romano meglio conservato che ci sia, anche se in parte rimaneggiato, come disse Stendhal, “Il più bel resto dell'antichità romana che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i Romani”
L'edificio venne decorato da Diogenes di Atene, poi fu distrutto da un incendio nell'80 d.c., venne ricostruito il preesistente sotto Domiziano, ma fu distrutto di nuovo sotto Traiano.
E' il monumento romano meglio conservato che ci sia, anche se in parte rimaneggiato, come disse Stendhal, “Il più bel resto dell'antichità romana che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i Romani”
Fu locato secondo i dettami della leggenda, secondo cui fu il luogo dove il fondatore di Roma, Romolo, alla sua morte fu afferrato da un'aquila e portato in cielo fra gli Dei.
La destinazione del tempio fu una grande innovazione, perchè i templi antichi erano riservati al loro interno ai sacerdoti, mentre il pubblico assisteva a debita distanza fuori dal tempio.
Il pantheon invece accoglieva il pubblico, era fatto per il pubblico che partecipava direttamente nel tempio alla cerimonia. Questo principio ispirerà poi i templi di Iside a Roma, anch'essi comprensivi all'interno dei fedeli, e poi le chiese successive cristiane.
Nel VII secolo fu trasformato in chiesa, dedicata a Maria e ai martiri, ciò che garantì la sua conservazione, anche se nei secoli venne spogliato di molti splendidi decori.
AREA PANTHEI. "Sulla piazza dirimpetto alla chiesa una sepoltura di porfido molto gentile con due lioni, dallato una bella petrina et con due vasetti di porfido dallato," (M. Poggio p. 573.)
Le leggende cristiane sono più semplici e anche un po' meno romantiche di quelle pagane.
Il pantheon divenne chiesa cristiana nel 608, regalata dall’imperatore bizantino Foca al pontefice Bonifacio IV, che la dedicò a Santa Maria ad Martyres, con cerimonia di consacrazione quanto mai solenne: vennero seppellite, sotto la "Confessione" del nuovo santuario, tante ossa di martiri sottratte alle catacombe quante se ne caricarono in ben ventotto carri (una scena horror).
A questa consacrazione si videro fuggire atterriti sette demoni, sette come le divinità pagane che avevano abitato il tempio (allusivo alla diabolicità degli Dei pagani). Inoltre l’apertura in cima alla cupola prima non c'era, ma fu procurata da un diavolo a colpi di corna per scappare dal tetto, facendo saltare la pigna dorata che lo chiudeva.
L'ESTERNO
Quello che salta subito agli occhi è l'ingresso squadrato, tipico dei templi, e inaspettato l'immenso spazio tondo che si scopre all'interno, tipico delle terme. Su questo ingresso monumentale si aprono il portale e due nicchie designate probabilmente alle statue di Augusto e di Agrippa, ornato da 16 colonne granitiche alte 13 metri grigie e rosa. Mentre il tempio cilindrico è di stile romano, il suo pronao è di chiaro stile greco.
Il pronao, con otto colonne di granito grigio sul fronte e quattro colonne di granito rosso sui lati, di m 34,20 x 15,62, era innalzato di m. 1,32 sul livello della piazza per cui vi si accedeva per mezzo di cinque gradini. L'altezza totale dell'ordine è di 14,15 m e i fusti hanno 1,48 m di diametro alla base.
Poco tempo fa alcuni lavori di manutenzione hanno permesso di scorgere i massicci gradini di travertino del tempio, un peccato siano stati ricoperti, perchè molto contribuivano alla monumentalità dell'edificio.
Sulla facciata il fregio riporta l'iscrizione di Agrippa in lettere di bronzo, mentre la seconda iscrizione relativa ad un restauro sotto Settimio Severo è ovviamente più tardiva. Il frontone doveva essere decorato con figure in bronzo, fissate sul fondo con perni: dalla posizione dei fori rimasti si rileva la presenza di una grande aquila ad ali spiegate.
La cupola, del diametro di 43,44 m, fu realizzata con una sola gettata ed è decorata all'interno da cinque ordini di ventotto cassettoni, di misura decrescente verso l'alto, tranne nell'ampia fascia liscia più vicina all'oculo centrale, di 8,92 m di diametro.
L'oculo, che dà luce alla cupola, ha una cornice di tegoloni fasciati in bronzo fissati alla cupola. Quando piove, la corrente d'aria ascensionale frantuma le gocce d'acqua, così all'interno sembra che non piova e, per evitare pozze d'acqua all'interno, ci sono fori centrali e laterali per lo scolo dell'acqua.
L'alleggerimento dell'enorme struttura, andò dall'utilizzo dei cassettoni, all'uso di materiali via via sempre più leggeri verso l'alto, e allo strato più vicino al tamburo in calcestruzzo con scaglie di mattoni, ponendo più in alto calcestruzzo con scaglie di tufo, e presso l'oculo calcestruzzo miscelato a lava vulcanica macinata, quindi sempre più leggero.
All'esterno, la cupola è nascosta inferiormente da una sopraelevazione del muro della rotonda, articolata in sette anelli sovrapposti, l'inferiore dei quali conserva il rivestimento in marmo.
La parte restante era coperta da tegole in bronzo dorato, asportate dall'imperatore bizantino Costante II, ad eccezione di quelle che circondavano l'oculo, ancora intatte. Inoltre lo spessore della muratura rastrema verso l'alto. In più, all'interno della muratura, sono stati usati diversi tipi di laterizi sempre più leggeri via via che si procede verso l'alto (nella parte culminante ci sono addirittura leggerissime pomici).
Questi accorgimenti hanno permesso il bilanciamento del peso della cupola e sono il segreto della straordinaria durata del monumento.
All'interno del Pantheon, nel pronao, due file di quattro colonne dividono lo spazio in tre navate: quella centrale più ampia conduce alla grande porta di accesso della cella, mentre le due laterali terminano su ampie nicchie che dovevano ospitare le statue di Augusto e di Agrippa qui trasferite dall'edificio augusteo.
Lo spazio interno della cella rotonda è costituito da un cilindro coperto da una semisfera. Il cilindro ha altezza uguale al raggio (21,72 m) e l'altezza totale dell'interno è uguale al diametro (43,44 m).
Nella cella rotonda vi alloggiano sette ampie esedre alternate, semicircolari e rettangolari, incorniciate da coppie di colonne scanalate in giallo antico e pavonazzetto, intervallati da edicole con colonnine che sostengono timpani; vi è poi un'ottava nicchia, sovrastata da un arco, che è situata di fronte all'ingresso.
Questo primo livello ha colonne in corrispondenza dell'apertura delle esedre e lesene nei tratti di muro intermedi, che sorreggono una trabeazione continua. Solo l'abside opposta all'ingresso è fiancheggiata da due colonne sporgenti dalla parete, con la trabeazione che gira all'interno come imposta della semicupola di copertura.
Tra le lesene, negli spazi tra le esedre, sono presenti piccole edicole su alto basamento, con frontoncini alternativamente triangolari e curvilinei. Le pareti sono rivestite da lastre di marmi colorati.
- Giuseppe Lugli - Il Pantheon e i monumenti adiacenti - Roma - Bardi Editore -
L'OCULO |
All'esterno, la cupola è nascosta inferiormente da una sopraelevazione del muro della rotonda, articolata in sette anelli sovrapposti, l'inferiore dei quali conserva il rivestimento in marmo.
Questi accorgimenti hanno permesso il bilanciamento del peso della cupola e sono il segreto della straordinaria durata del monumento.
LA COPERTURA DEL TETTO |
L'INTERNO
All'interno del Pantheon, nel pronao, due file di quattro colonne dividono lo spazio in tre navate: quella centrale più ampia conduce alla grande porta di accesso della cella, mentre le due laterali terminano su ampie nicchie che dovevano ospitare le statue di Augusto e di Agrippa qui trasferite dall'edificio augusteo.
Lo spazio interno della cella rotonda è costituito da un cilindro coperto da una semisfera. Il cilindro ha altezza uguale al raggio (21,72 m) e l'altezza totale dell'interno è uguale al diametro (43,44 m).
Nella cella rotonda vi alloggiano sette ampie esedre alternate, semicircolari e rettangolari, incorniciate da coppie di colonne scanalate in giallo antico e pavonazzetto, intervallati da edicole con colonnine che sostengono timpani; vi è poi un'ottava nicchia, sovrastata da un arco, che è situata di fronte all'ingresso.
Questo primo livello ha colonne in corrispondenza dell'apertura delle esedre e lesene nei tratti di muro intermedi, che sorreggono una trabeazione continua. Solo l'abside opposta all'ingresso è fiancheggiata da due colonne sporgenti dalla parete, con la trabeazione che gira all'interno come imposta della semicupola di copertura.
Tra le lesene, negli spazi tra le esedre, sono presenti piccole edicole su alto basamento, con frontoncini alternativamente triangolari e curvilinei. Le pareti sono rivestite da lastre di marmi colorati.
Un secondo livello aveva un ordine di lesene in porfido che inquadravano finte finestre e un rivestimento in lastre di marmi colorati. La decorazione romana originale fu sostituita da quella attualmente visibile, realizzata nel XVIII secolo (probabilmente negli anni 1747-1752). Nel settore sud-occidentale una parte dell'originario aspetto romano di questo livello fu restaurata successivamente, ma in modo non del tutto preciso.
Il pavimento della rotonda è leggermente convesso, con la parte più alta (spostata di circa 2 m verso nord-ovest rispetto al centro) sopraelevata di circa 30 cm, perchè la pioggia che scende all'interno del tempio attraverso l'oculo della cupola, defluisca verso dei canali di scolo posti sul perimetro.
Esistono alcune leggende secondo cui dall'oculo non entra la pioggia, a causa di un sistema di correnti d'aria, ma sono evidentemente false. Il rivestimento è in lastre di marmo in vari colori, tra cui i pregiatissimi porfido rosso e serpentino, con un disegno di quadrati in cui sono iscritti alternativamente cerchi o quadrati più piccoli.
Esistono alcune leggende secondo cui dall'oculo non entra la pioggia, a causa di un sistema di correnti d'aria, ma sono evidentemente false. Il rivestimento è in lastre di marmo in vari colori, tra cui i pregiatissimi porfido rosso e serpentino, con un disegno di quadrati in cui sono iscritti alternativamente cerchi o quadrati più piccoli.
Un'altra leggenda, ma questa sembrerebbe vera, narra che nell'equinozio di primavera la luna piena alla mezzanotte si trovi perfettamente perpendicolare al centro dell'oculo della volta. Non impossibile visto che il pantheon di Adriano rispecchia i templi più antichi, tondi e col foro al centro del tetto o della cupola, in genere dedicati o alla Grande Madre o alle divinità ctonie.
RODOLFO LANCIANI
PANTHEON - Un frammento della dea (Diana, il sommo diavolo di tutti gli idoli) giace dinnanzi alla porta ». Vedi Fabricio « Roma » ed. 1567, p. 95; Fanucci, Opere pie, ed. 1601, e. 36; (Lanciani, Not. scavi, 1881, p. 267)
LANCIANI
PANTHEON « tanto erano i gradi per gli quali si saliva al Panteo quanti sono quelli per gli quali oggi si discende: del che vedemmo à questi anni la sperienza, essendo stato tratto di sotterra dinanzi à l'andito del tempio un'arca di pietra quadrata tiburtina (probabilmente usata come avello nel cimiterio locale di s. Maria ad Martyres). . .
RODOLFO LANCIANI
PANTHEON - Un frammento della dea (Diana, il sommo diavolo di tutti gli idoli) giace dinnanzi alla porta ». Vedi Fabricio « Roma » ed. 1567, p. 95; Fanucci, Opere pie, ed. 1601, e. 36; (Lanciani, Not. scavi, 1881, p. 267)
LANCIANI
PANTHEON « tanto erano i gradi per gli quali si saliva al Panteo quanti sono quelli per gli quali oggi si discende: del che vedemmo à questi anni la sperienza, essendo stato tratto di sotterra dinanzi à l'andito del tempio un'arca di pietra quadrata tiburtina (probabilmente usata come avello nel cimiterio locale di s. Maria ad Martyres). . .
Le colonne nel antiporto di esso tempio - che prima vi s' era murato intorno et fattone diverse botteguzze di trecconi et rivenditori et altre cose vilissime - furono da Eugenio IV fatte nettare et mondare et ridurre nell' antico splendore ... et à nostri tempi sono state levate via alcune casipole et portati via i calcinacci et altre immonditie eh' erano intorno al detto tempio et così ridotto in Isola et da ogni banda scoperto . . . Sono dinanzi à 1' andito doi Lioni di pari grandezza collocati ciascuno sopra la sua basa tra doi vasi di porfido ».
BIBLIO
- Plinio - Naturalis Historia - XXXVI - 38 -
- Carlo Fea - L'integrità del Panteon di M. Agrippa ora S. Maria ad Martyres rivendicata al principato - 1807 -
- Carlo Fea - L'integrità del Panteon rivendicata a Marco Agrippa dall'avvocato Carlo Fea commissario delle antichità, 1820 -
- Rodolfo Lanciani - Del Pantheon - in Notizie degli Scavi di Antichità - 1882 -
- Lucos Cozza - Le tegole di marmo del Pantheon - AnalRom - Supplementum 10 - 1983 -
- Roberto Vighi - Il Pantheon - in Guide dei monumenti di Roma - Roma - 1959 -BIBLIO
- Plinio - Naturalis Historia - XXXVI - 38 -
- Carlo Fea - L'integrità del Panteon di M. Agrippa ora S. Maria ad Martyres rivendicata al principato - 1807 -
- Carlo Fea - L'integrità del Panteon rivendicata a Marco Agrippa dall'avvocato Carlo Fea commissario delle antichità, 1820 -
- Rodolfo Lanciani - Del Pantheon - in Notizie degli Scavi di Antichità - 1882 -
- Lucos Cozza - Le tegole di marmo del Pantheon - AnalRom - Supplementum 10 - 1983 -
- Giuseppe Lugli - Il Pantheon e i monumenti adiacenti - Roma - Bardi Editore -
- Giovanni Belardi - Il Pantheon. Storia, Tecnica e Restauro - Roma - BetaGamma editrice - 2006 -
- S. Cinti, F. De Martino, A. Carandini, M. De Carolis e G. Belardi - Pantheon. Storia e Futuro / History and Future - Roma - Gangemi Editore - 2007 -
- Gilbert Bagnani - The Pantheon. Concrete in ancient Rome - New York - 1929 -
- Grasshoff, Gerd, Michael Heinzelmann, e Markus Wäfler - Il Pantheon a Roma: Contributi alla conferenza, Berna - 2006 - Svizzera - Berna Studi - Eds. 2009 -
- Lisa Hetland - 2007. "Incontri al Pantheon." Journal of Roman Archaeology 20 -
- Grasshoff, Gerd, Michael Heinzelmann, e Markus Wäfler - Il Pantheon a Roma: Contributi alla conferenza, Berna - 2006 - Svizzera - Berna Studi - Eds. 2009 -
- Lisa Hetland - 2007. "Incontri al Pantheon." Journal of Roman Archaeology 20 -
- Il Pantheon: Design, significato, e la progenie - Cambridge - MA - Harvard Univ. Stampa -
mamma mia quantè bello!!!!
ReplyDeleteera bello ma i cristiani devono sempre rovinare tutto
ReplyDeletePovero ignorantello
DeleteComunque, considerato che Adriano non sopportava molto l'architetto di Traiano, onestamente ho qualche dubbio che Apollodoro sia l'autore della riedificazione del pantheon . Anche la leggenda che dentro non piovesse, attraverso l'oculus , non la ritengo del tutto leggenda. Non sappiamo con esattezza quante lanterne o torce ci fossero e se sempre accese. L'aria calda sviluppata da queste ,probabilmente era in grado di far evaporare almeno le piccole piogge evitando il contatto con il pavimento . Di solito una leggenda nasconde sempre una mezza verità
ReplyDeleteCIAO MAURIZIO.
DeletePER ASSURDO , IO CREDO CHE L' ACQUA DEBBA CADERE NEL PANTHEON.
SE GUARDI LA PAVIMENTAZIONE CI SONO DEI GRANDI FORI.
CREDO SERVAVO SIA PER DRENARE ACQUA PIOVANA CHE PER FORNIRE UMIDITA' DAL TERRENO QUANDO E' MOLTO CALDO.
PENSO CHE QUESTA UMIDITA' ABBIA UNO SCOPO.
CREARE UN' UMIDITA' CAPACE DI REPLICARE NELL' OCULUS UNA MEMBRANA, QUASI A REPLICARE UN' ATMOSFERA.
CON LA GIUSTA MEMBRANA I RAGGI DEL SOLE PASSANDO DALL' OCULUS POTREBBE ILLUMINARE LO SPAZIO SCURO ALL' INTERNO DEL PANTHEON CON UN FASCIO DI LUCE DIRETTO DI COLORE BIANCO MA IL FORO DELL' OCULUS POTREBBE ESSERE COLORATO DI BLUE. PER LO STESSO PRINCIPIO FISICO CHE COLORA IL CIELO DI BLUE. DIPENDE DALLE DIFERENTI LARGHEZZE DELL' ONDE RADIATE MAGNETICHE CHE IN UN FASCIO DI LUCE VARIA PER COLORE E COLORE. .I COLORI HANNO LUNGHEZZE E FREQUENZE DIFFERENTI. POI NELL' OCULUS L' ATMOSFERA INTERVIENE IN UN MICROCLIMA , QUINDI IN QUEL PUNTO CON I FLUSSI D' ARIA ACCADONO TANTISSIME COSE.
SAREBBE BELLO RESTARE CHIUSI NEL PANTHEON....MAGARI UNA SERA O DUE !!!!!
CIAO.
purtroppo la galleria di foto non è fruibile per chi non è iscritto a facebook
ReplyDeleteNel elenco dei libri da voi indicati, la monografia di architetto Belardi mostra sulla base di timbri laterizi che il Pantheon non era ricostruito ma restaurato in misura minima da Adriano e noi lo vediamo così com'era edificato da Agrippa. Non capisco perché sostenete l'opposto
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