MURA SERVIANE |
Per la difesa dei cittadini, quindi della città, occorre pensare che un tempo i Romani erano una città che poi si allargò nei confini di un impero. La principale difesa di una città erano anzitutto le mura. Poi i Castra. A difesa dell'impero c'erano i Limes.
BONAVENTURA VAN OVERBEKE
DEGLI AVANZI DELL'ANTICA ROMA - LONDRA - TOMMASO EDLIN - 1739
Reliquiae antiquiae urbis Romae, Amsterdam 1708
MURA
"Alcune molto differenti e vili muraglie talor veggono sulle vaste antiche Ruine facile ti fa pensare che elleno quivi sopra costrutte fossero da Goti o da Vandali o da straniere altre per difesa o ricovero. Iscrizioni stanno delle Genti, della Dea Roma e del mondo cui culla è pari ancor nulla è secondo Properzio nella 21 Elegia del Lib 3.
Ceda ogni meraviglia a Roma dove natura unì quanto era sparso altrove. Dell'ampiezza di questa Città e del circuito di sue mura non è venuta anche a fine la disputa fra gli Eruditi. Plinio diè loro trenta miglia di giro. Io lasciandone la ricerca del vero ai più parlerò solamente delle mura esistenti.
Queste da me a piedi girate dall'uno all'altro confine d'ambe le ripe del Tevere trovai che circuivano venti miglia o cinque delle maggiori miglia orarie di cammino. Dicesi che le presenti Mura di Roma fossero a primo edificate e ristaurate dall'Imperadore Aureliano. Trar si potrà una sufficiente idea della grandezza della sede dell'Imperio Romano da questa compendiata lista di sue più memorabili cose: "
PIANTA DEL PRIMO MURUS ROMULI (INGRANDIBILE) |
- i Tempj 300 e più,
- le Basiliche 10,
- gli Archi di marmo 36,
- i grandi obelischi 6,
- gli obelischi minori 62,
- i Fori 11,
- Le Terme 11,
- gli Aquidotti 14,
- i Bottini 15,
- i Ponti 7,
- i Granai 327,
- i Colli 7,
- i Circhi 2,
- i Teatri 3,
- gli Anfiteatri 2,
- i colossi marmorei 51,
- quei di Bronzo 37,
- i Cavalli effigiati grandi 23, dorati 80, d' avorio 84.
- Le statue innumerabili.
- Le Colonne Coclidi cioè forate a chiocciola 2,
- Le Naumachie 5 -
- Le Ninfe o Bagni per le donne 15.
- i Ludi o Palestre 4
- i Macelli 2
- i Laghi 13
- 52 i Campi
- 8 Le Selve
- 32 Le Biblioteche
- 19 Ridotti per il Senato
- 4 Campidogli
- 2 Oratori
- 424 Strade
- 426 Isole di Case 666o2
- Case grandi o Palazzi 172
- Bagni 856
- Forni con molini 254
- Lupanari 45
- Giani o Mercati 36
- Latrine pubbliche o Fogne 44
- Accampamenti 11
- Pitture ed Insegne senza numero
- Caporioni 672
- Curatori 33
- Coorti pretoriane o soldatesche di 600 uomini
10 di milizia urbana = 6000
4 di Guardie = 2400
Corpi di guardia 14 = 8400
MURA DI ROMOLO (MURUS ROMULI)
Il concetto di Mura a Roma nacque con il leggendario solco tracciato dall'aratro di Romolo, anche se potrebbe essere stato non un muro difensivo ma un confine a carattere sociale e religioso, il Pomerio.
Il pomerio (da post-murum, dopo il muro) era uno spazio di terreno sacro dove non si poteva abitare né arare o seppellire i morti e limitato da pietre terminali: una zona adibita a templi ed edifici pubblici, non per difesa quindi ma sacrale.
Qualcuno dubita dell'etimologia del Pomoerium, perchè muro in latino si dice murum e mura moenia, quindi post-murum, o post-moenia, che darebbe pomuro o pomenia.
Invece il pometo in latino è pomarium, e il giardino dei pomi è sacro in quasi tutti i popoli antichi, come simbolo dell'altro mondo, il Mundus che veniva posto giusto nel pomerio, come fece Romolo.
Nell'avvallamento tra Palatino e Velia scorreva in antico un torrente e intorno alla metà dell'VIII secolo a.c. in quest'area venne costruito "il muro di Romolo", visto che è databile tra il 750 ed il 700 a.c.. Sarebbe insomma il primo muro di fortificazione del Palatino, costruito con massi di tufo rosso, con sopra terra mista a pietrame e dotato di una porta e di una camera di guardia.
Tra il 700 ed il 580 a.c., il muro sarebbe stato rivestito da un nuovo muro privo di fondazioni. In seguito, tra il 580 e il 550 a.c. vi sarebbe stato aggiunto sull'antico un nuovo muro in opera quadrata di tufo, di cui si conservano due soli filari di blocchi disposti di testa.
Tra il 580 - 530 a.c. il muro viene praticamente raddoppiato ma nel 530 il muro avrebbe visto un esteso addossamento da parte di grandi domus aristocratiche che durarono fino alla fine della Media Repubblica.
MURA SERVIANE
Le prime difese di Roma erano un massiccio terrapieno costruito nelle zone più esposte della città, che collegavano le difese individuali dei colli, vale a dire il terreno scosceso. Livio racconta fu Servio Tullio, nel VI secolo a.c., ad aggiungervi una cinta muraria di almeno 7 km, in blocchi squadrati di tufo, con molte porte, all'esterno e tra un colle e l'altro, oggi per lo più scomparse, di cui si conservano solo la porta Esquilina e la Celimontana. BLOCCHI DI CAPPELLACCIO |
La cinta muraria fu realizzata in Saxo Quadrato e con tufo di Grotta Oscura (in blocchi squadrati di cappellaccio di tufo), probabilmente con l’ausilio di maestranze Siracusane. utilizzato poi come appoggio per la fortificazione di un paio di secoli dopo.
Su questa cinta di mura si apriva, probabilmente, una porta per ogni altura: la Mugonia per il Palatino, la Saturnia (o Pandana) per il Campidoglio, la Viminalis, l'Oppia, la Cespia e la Querquetulana per i colli di cui portano il nome (Querquetulum era l'antico nome del Celio) e la Collina (per il collis Quirinalis).
Esistono ancora reperti collocabili nella fase originaria della fortificazione, come i tratti di mura a piccoli blocchi di cappellaccio sull'Aventino e sul Campidoglio. Sul Quirinale e sull'Aventino invece la fortificazione doveva essere costituita unicamente da un terrapieno di cinque metri, ovvero l'agger descritto minuziosamente dalle fonti antiche ed oggi scomparso.
PORTE SERVIANE
- Porta Fontinalis o Ratumena
- Porta Sanqualis
- Porta Quirinalis
- Porta Viminalis
- Porta Esquilina
- Porta Celimontana
- Porta Querquetulana
- Porta Capena
- Porta Naevia
- Porta Raudusculana
- Porta Lavernalis
- Porta Trigemina
- Porta Carmentalis
- Porta Flumentana
- Porta Collina
Alcune dislocazioni tra quelle indicate sono solo ipotetiche e non è escluso che in qualche caso possa trattarsi di nomi diversi per la stessa porta. Alle precedenti va aggiunta:
- Porta Catularia: alla base della scalinata del Campidoglio, risalente ad un rifacimento successivo della cinta serviana.
Però queste mura dovettero essere riedificate e ristrutturate perchè il tufo rimasto è di due tipi, uno più friabile e antico, e uno più resistente, aggiunto nel IV sec, in blocchi di tufo di Grotta Oscura. E' evidente che i resti archeologici in blocchi di cappellaccio, un tufo leggero, facile da trasportare ma pure friabile fu utilizzato in epoca arcaica, mentre le mura del IV sec, sono in blocchi di tufo di Grotta Oscura, più pesante e compatto.
Sicuramente le prime mura serviane protessero Roma per più di 150 anni, fino all'invasione dei Galli senoni del 390 a.c., che mise Roma in ginocchio. Per cui le mura in tufo di cui vediamo i resti, non sono le mura serviane ma una ricostruzione del periodo repubblicano sullo stesso tracciato, a rinforzo e spesso in sostituzione dell'antico agger, e anche sopra le antiche mura per rialzarle, dopo il sacco di Roma.
Le cave di Grotta Oscura, con un tufo più consistente di quello usato per le mura serviane, furono conquistate con Veio solo nel 396 a.c..
Infatti secondo Livio furono ricostruite nel 378 a.c. dai censori Spurio Servilio Prisco e Quinto Clelio Siculo.
I Romani infatti, passato il terrore del violento saccheggio dei Galli, il 18 luglio 390 a.c., abbandonata l'idea di trasferirsi tutti a Veio, decisero di ricostruire la città e la cinta muraria, lavoro che durò oltre 25 anni.
Tutte le mura avevano la stessa tecnica: blocchi regolari, alti fino a una sessantina di cm, disposti a file alterne di testa e di taglio, sistema che aumenta la resistenza del muro, spezzando le linee verticali, sia ai colpi che ai terremoti. Vi si nota il lavoro di cantieri contemporanei, come dimostra il fatto che ogni 30-40 metri ci sono una specie di giunture perchè le parti non combaciano perfettamente. I blocchi erano contrassegnati da marchi con lettere greche, evidentemente maestranze di Siracusa, all'epoca le più esperte.
Le mura si estendevano per circa 11 km (poco più delle serviane), con un territorio di circa 426 ettari. Il Campidoglio era già protetto da una fortificazione propria, l'arce (arx capitolina), a cui furono collegati Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio, Palatino, Aventino e parte del Foro Boario.
Nel tratto pianeggiante tra Quirinale ed Esquilino, c'era un agger, un terrapieno largo più di 30 m. in pietra e terra, e in alcuni tratti oltre alle mura, alte circa 10 metri e spesse circa 4, con 12 porte principali, c'era un fossato largo più di 30 m. e profondo 9.
Già dopo le guerre puniche Roma si sentì più protetta dal suo esercito, per cui si allargò oltre le mura con interi quartieri che Augusto ordinò in XIV Regioni. Oltre alle mura anche le porte persero il ruolo, ridotte a semplici accessi stradali (come Porta Celimontana e Porta Esquilina), così, quando nel III secolo la città rischiò l'incursione barbara, l'imperatore Aureliano costruì una nuova cinta muraria: le Mura aureliane.
- Porta Collina
Alcune dislocazioni tra quelle indicate sono solo ipotetiche e non è escluso che in qualche caso possa trattarsi di nomi diversi per la stessa porta. Alle precedenti va aggiunta:
- Porta Catularia: alla base della scalinata del Campidoglio, risalente ad un rifacimento successivo della cinta serviana.
LE CINTE MURARIE DI ROMA NELLE DIVERSE EPOCHE ROMANE ROMA QUADRATA - SERVIANE - AURELIANE |
MURA REPUBBLICANE
Però queste mura dovettero essere riedificate e ristrutturate perchè il tufo rimasto è di due tipi, uno più friabile e antico, e uno più resistente, aggiunto nel IV sec, in blocchi di tufo di Grotta Oscura. E' evidente che i resti archeologici in blocchi di cappellaccio, un tufo leggero, facile da trasportare ma pure friabile fu utilizzato in epoca arcaica, mentre le mura del IV sec, sono in blocchi di tufo di Grotta Oscura, più pesante e compatto.
Sicuramente le prime mura serviane protessero Roma per più di 150 anni, fino all'invasione dei Galli senoni del 390 a.c., che mise Roma in ginocchio. Per cui le mura in tufo di cui vediamo i resti, non sono le mura serviane ma una ricostruzione del periodo repubblicano sullo stesso tracciato, a rinforzo e spesso in sostituzione dell'antico agger, e anche sopra le antiche mura per rialzarle, dopo il sacco di Roma.
Le cave di Grotta Oscura, con un tufo più consistente di quello usato per le mura serviane, furono conquistate con Veio solo nel 396 a.c..
Infatti secondo Livio furono ricostruite nel 378 a.c. dai censori Spurio Servilio Prisco e Quinto Clelio Siculo.
I Romani infatti, passato il terrore del violento saccheggio dei Galli, il 18 luglio 390 a.c., abbandonata l'idea di trasferirsi tutti a Veio, decisero di ricostruire la città e la cinta muraria, lavoro che durò oltre 25 anni.
Tutte le mura avevano la stessa tecnica: blocchi regolari, alti fino a una sessantina di cm, disposti a file alterne di testa e di taglio, sistema che aumenta la resistenza del muro, spezzando le linee verticali, sia ai colpi che ai terremoti. Vi si nota il lavoro di cantieri contemporanei, come dimostra il fatto che ogni 30-40 metri ci sono una specie di giunture perchè le parti non combaciano perfettamente. I blocchi erano contrassegnati da marchi con lettere greche, evidentemente maestranze di Siracusa, all'epoca le più esperte.
Le mura si estendevano per circa 11 km (poco più delle serviane), con un territorio di circa 426 ettari. Il Campidoglio era già protetto da una fortificazione propria, l'arce (arx capitolina), a cui furono collegati Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio, Palatino, Aventino e parte del Foro Boario.
Nel tratto pianeggiante tra Quirinale ed Esquilino, c'era un agger, un terrapieno largo più di 30 m. in pietra e terra, e in alcuni tratti oltre alle mura, alte circa 10 metri e spesse circa 4, con 12 porte principali, c'era un fossato largo più di 30 m. e profondo 9.
Già dopo le guerre puniche Roma si sentì più protetta dal suo esercito, per cui si allargò oltre le mura con interi quartieri che Augusto ordinò in XIV Regioni. Oltre alle mura anche le porte persero il ruolo, ridotte a semplici accessi stradali (come Porta Celimontana e Porta Esquilina), così, quando nel III secolo la città rischiò l'incursione barbara, l'imperatore Aureliano costruì una nuova cinta muraria: le Mura aureliane.
Pur avendo perduto la funzione primaria, le mura serviane rimasero anche quando vennero superate da nuovi quartieri; sebbene infatti nel Foro esistesse il miliarum aureum, una colonna di bronzo da cui avevano convenzionalmente inizio le strade consolari, in realtà la misurazione delle distanze è stata sempre calcolata dalle porte che si aprivano nella cinta muraria repubblicana del IV sec. a.c.
L'Imperatore Aureliano (214-275 d.c.) fece iniziare le nuove mura nel 270, che vennero finite dopo pochi anni, sotto l'imperatore Probo.
Furono costruite in mattoni, alte circa 6 m. e spesse 3,50, dotate ogni cento piedi (circa m 29,60) di una torre quadrata, con attico per le baliste.
Le porte più importanti erano costituite di due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino ed inquadrati da due torri semicircolari, mentre le porte secondarie avevano un solo arco senza rivestimento tra due torri quadrate.
Le mura correvano per circa 19 km, oggi la parte rimasta è di circa oltre 12,5 km.
Al tempo di Vespasiano, sembra che il recinto delle mura fosse diventato di maggiore ampiezza di quella della cinta di Servio. Plinio dichiara che in tale epoca le mura avevano un'estensione di 13200 passi. Si pensa pertanto vi fosse compreso il castro Pretorio con il suo recinto particolare aggiunto nei primi anni dell'epoca imperiale.
I lavori corsero veloci perchè il pericolo era grande, per cui si sfruttarono degli edifici inglobandoli nelle mura:
- Sul lato settentrionale del colle degli Orti, divennero mura della città le sostruzioni che in tempi anteriori furono costruite per sostegno del monte;
- un lato degli alloggiamenti dei Pretoriani, e quindi tutto il suo giro esterno, andò a far parte delle mura;
- verso la porta Prenestina gli archi dell'acquedotto Claudio, e delle acque Marcia, Tepula e Giulia, riempiendone tutti gli innumerevoli archi, perchè si risparmiava il mattone.
- l'anfiteatro Castrense,
- il sepolcro di C. Cestio,
- Porta Maggiore,
- la Piramide Cestia.
- il Muro Torto
e diversi altri monumenti antichi.
Le mura vennero in seguito restaurate nel IV sec. da Massenzio, riscontrabile nella diversa tecnica muraria: l'opera listata, con mattoni e blocchetti di tufo misti in orizzontale. Anche questa tecnica era molto valida, anzi migliorata, in quanto aumentava ancora la resistenza delle mura. Sicuramente era più economico perchè usufruiva dei sassi naturali del fiume, ma presentava una linea di frazione molto più complessa anche per la diversità dei materiali,
I lavori più massicci furono eseguiti però sotto Onorio e Arcadio, nel 401-402, per far fronte all'invasione dei Goti. Venne raddoppiata l'altezza del muro e sugli spalti il precedente cammino di ronda divenne una galleria coperta, con numerose feritoie per il lancio dei proiettili.
Al di sopra venne creato un nuovo cammino di ronda stavolta merlato. I doppi ingressi di alcune porte furono ridotti ad uno e le torri rialzate e rinforzate, con una controporta interna, collegata da due muri alla principale, vere e proprie fortezze.
Nel VI secolo, periodo delle guerre gotiche, le mura vennero ancora rafforzate da Belisario che ne fece una fortezza inespugnabile con 383 torri, 7020 merli, 5 pusterle principali, 116 latrine e 2066 grandi finestre esterne.
Le pusterle, ovvero le porticine alte da terra che permettevano alle guardie di accedere internamente alle mura, non avevano nè scale esterne nè scale esterne. Usufruivano però di una scala di legno per accedere all'interno delle mura e raggiungere il cammino di ronda nonchè le stanze e i magazzini delle armi, La scala, in caso di invasione, veniva tolta e posta all'interno delle stanze di modo che fosse più difficile per gli invasori accedere agli spalti, mentre i soldati inoltre li colpivano dall'alto.
Da una descrizione dell'intero giro delle mura di Roma, fatta da un viaggiatore dell'VIII sec., si viene a conoscere che dalla porta Flaminia sino a quella denominata di S. Pietro, che era situata avanti la mole Adriana, si contavano 16 torri, 782 merli, 3 posteme o piccole porte, 4 necessarj, 107 finestre maggiori di fuori, e sessantasei minori.
Dalla porta di S. Pietro, non compreso il giro delle mura che stavano intorno alla stessa mole Adriana, sino vicino all'anzidetto ponte Gianicolense, vi erano 9 torri, 489 merli, 21 finestre maggiori di fuori, e 7 minori, con 2 posterule.
IL PERCORSO
Le mura seguivano in buona parte il confine daziario di Roma, identificato dalle pietre daziarie, poste, verso il 175 d.c., ad ogni via principale di accesso alla città, accanto gli “uffici di dogana”. Tre di queste pietre sono state infatti rinvenute murate o interrate nei pressi di altrettante porte (la Salaria, la Flaminia e l’Asinaria). In più seguivano alcuni acquedotti per ragioni di economia.
Porta Flaminia - poi Porta del Popolo, che stava situata sulla via dello stesso nome, e che specialmente dalla direzione che teneva tale via indicata dalla situazione del ponte Milvio, al quale andava direttamente a riferire, sembra che fosse situata a poca distanza dall'attuale porta del Popolo verso il Pincio.
Le mura, a partire da Porta Flaminia, lungo il cosiddetto Muro Torto che costeggia il Pincio, un tempo sostruzione degli Horti Aciliorum, giungono alla sommità della collina, un tempo Collis Hortulorum, dove via del Muro Torto diventa corso d’Italia incrociando via V.Veneto, dove si trova la Porta Pinciana, da cui usciva la Via Salaria Vetus: da qui inizia un tratto ben conservato, e in parte abitato, delle mura con 18 torri in buono stato. Prendeva il nome dal colle su cui fu posta; e che è attualmente chiusa.
Seguiva la Porta Salaria, con un solo ingresso tra due torri semicircolari, scomparsa, da cui usciva la via Salaria Nova. (scomparsa).
Ad est della porta, nella parte alta del muro, c'è una latrina totalmente intatta, una sporgenza di forma semicilindrica poggiante su due mensole di travertino. I bisogni delle guardie cadevano così in terra all'esterno delle mura.
Porta Settimiana - Nell'altra parte delle mura, che stanno nel piano, si trova esistere ancora la porta che fu fatta da Settimio Severo, e perciò detta Settimiana.
Il muro ben conservato costeggia corso d’Italia e poi viale del Policlinico, incrociando la via Nomentana: qui si apriva la Porta Nomentana, oggi chiusa, dalla quale usciva l’antica via omonima. Di quest’ultima porta sono visibili gli stipiti in opera laterizia e la torre semicircolare di destra, mentre quella di sinistra è scomparsa. Dalla Porta Nomentana usciva la via che conduceva a Nomento, si trova verso gli alloggiamenti dei Pretoriani, e murata sino dal tempo che si aprì la anzidetta porta moderna.
Porta Ostiensis - ora Porta San Paolo - Vicino poi al sepolcro di Gajo Cestio vi è la porta ora detta di S. Paolo, ma che primieramente si diceva Ostiense dalla via che portava ad Ostia; e questa è l'ultima porta che si trova esistere nel recinto di Aureliano posto al di qua del Tevere.
Porta Portuensis (scomparsa) - Nel Trastevere poi vi era primieramente quella denominata Portuense dalla via che conduceva a Porto, la quale fu distrutta allorché si ricinse con nuove mura il Trastevere: ma peraltro si hanno cognizioni tanto della sua posizione quanto della sua architettura.
Porta Praetoriana (chiusa e in parte scomparsa). Si giunge così ai Castra Praetoria, la grande caserma dei pretoriani costruita tra il 20 e il 23 d.c. da Tiberio, che riuniva le 9 coorti a guardia dell'imperatore. I Castra, cioè gli accampamenti, occupavano un'area rettangolare di 170.000 m.quadri, delimitati da un muro in laterizio alto circa 4,70 metri per uno spessore di 2,10, nel quale si aprivano quattro porte in corrispondenza dei due assi principali, con quattro torri quadrate. All'interno le caserme seguivano tutte le mura mentre la parte centrale era occupata da lunghe file di edifici contrapposti, formando così un poderoso bastione, col muro esterno rialzato di 5 m. e merlato, chiudendo due porte.
Quando Aureliano incluse i castra nelle mura, queste furono rialzate di 5 metri (circa 2,5-3 metri in alto e 2 in basso, come fondazioni), e merlate, chiudendo la porta settentrionale e la orientale. La porta meridionale è scomparsa, con buona parte del muro su tutto il lato. In seguito Massenzio rialzò ulteriormente il muro e rinforzò le torri, oggi quasi completamente scomparse.
Al tempo di Costantino, quando il corpo dei pretoriani fu sciolto, fu probabilmente smantellato il muro del lato rivolto alla città, lungo l'attuale viale Castro Pretorio. Poi, sotto Onorio, fu abbassato il terreno esterno scoprendo le fondazioni per 3,50 metri.
Nel successivo breve tratto di muro si aprivano due posterule, uscite secondarie, murate nella ristrutturazione di Onorio: la prima ad una quarantina di metri dalla porta Nomentana e l’altra, subito dopo l’incrocio con viale Castro Pretorio, vicino ai castra.
Il muro segue il perimetro dei castra lungo viale del Policlinico su tutto il lato nord, est e parte di quello meridionale, abbandonati i Castra Praetoria si apriva una porta rivestita di travertino, detta Porta Clausa, Porta Chiusa, perchè murata, da cui passava la via che, dalla porta Viminalis, portava a via Tiburtina. Dopo un tratto di mura ancora in parte conservate, si giunge a via Tiburtina e alla monumentale Porta Tiburtina (attuale porta S.Lorenzo), che si vede formata in un arco del monumento delle acque Marcia, Tepula e Giulia, per la via che attualmente conduce a Tivoli.
Porta Labicana - A questa porta succedeva da vicino nell'altro arco dello stesso monumento la porta denominata Labicana dalla via che vi transitava, e che si diramava dalla Prenestina.
Il muro prosegue costeggiando via di Porta Labicana. Tra la 5° e la 6° torre dopo la porta, all’incrocio con via dei Sabelli, venne inglobata nel muro la facciata di un edificio in laterizio, una casa romana a tre piani, dove sono ancora individuabili le finestre murate e le mensole in travertino che sostenevano un balcone al secondo piano. La presenza dell’edificio impedì la costruzione della torre in quel punto.
Poco oltre è visibile una posterula con architrave, chiusa, che era forse utilizzata per l’accesso agli Horti Liciniani, di cui rimane, sull’altro lato della sede ferroviaria, l’edificio circolare noto come “Tempio di Minerva Medica”. All’inizio di via dei Marsi si trova una torre merlata ristrutturata nel '700.
Si raggiunge poi la Porta Praenestina-Labicana, successivamente denominata Porta Maggiore, composta da due arcate dell’antico Acquedotto Claudio, col tratto seguente che sfrutta le arcate dell'Acquedotto Claudio, trasformato in muro difensivo con la chiusura dei fornici. Porta Maggiore che si trova formata similmente della antecedente in uno degli archi maggiori del monumento delle acque Claudia e Aniene Nuova, si crede essere stata detta Prenestina dalla via che tuttora esce dalla medesima verso Palestina o Preneste.
Porta Maggiore fu costruita da Claudio nel 52 d.c. nel punto in cui convergevano ben 8 dei 12 acquedotti che rifornivano Roma, e subito dopo svetta il monumento funebre di Marco Virgilio Eurisace e di sua moglie Atistia, il gigantesco monumento di un danaroso fornaio che ha riprodotto a grandezza molto maggiore del reale un forno romano, con le sue bocche circolari spalancate.
Dalla pesatura del grano alla cottura, tutte le fasi della nobile arte della panificazione sono rappresentate nei bassorilievi di un fregio decorativo che scorre sulla sommità del monumento.
Il tratto seguente delle mura, che piega bruscamente verso est seguendo all’incirca il tracciato iniziale di via Casilina, continua a sfruttare le arcate dell'acquedotto che, con la chiusura dei fornici, venne trasformato in muro difensivo. All’altezza dell’incrocio con la Circonvallazione Tiburtina il muro abbandona l’acquedotto e piega di nuovo bruscamente con un angolo acuto verso sud-ovest a seguire il tracciato stradale, inglobando il Palazzo Sessoriano, il palazzo imperiale con teatro e statue, tra cui il pregevolissimo Apollo Sessorio, i cui resti sono ora compresi nell’area della basilica di Santa Croce in Gerusalemme e l'anfiteatro Castrense, di cui è stato sfruttato il muro perimetrale chiudendo le arcate e lasciando sporgere una parte dell’ellisse.
Il tratto seguente, ben conservato e restaurato, arriva alla bella e restaurata Porta Asinaria. La successiva sezione di muro è in parte scomparsa; i resti indicano che il tragitto costeggiava il perimetro della basilica di San Giovanni in Laterano e le antiche strutture di sostegno del Palazzo Laterano, visibili nell’area del campo sportivo tra via Sannio, via Farsalo e piazzale Ipponio; qui si apriva una posterula ancora esistente a metà del XIX secolo che serviva come accesso diretto al palazzo. All'inizio di via della Ferratella in Laterano possiamo vedere le mura al di sotto del piano stradale, per poi rialzarsi e giungere alla Porta Metrovia (Metronia). Dove ora entrano in città le acque così dette della Marrana esiste una porta antica, che si conosce essere stata chiamata nei tempi medi Metronia, ma non considerata tra le principali. Il tratto delle mura latine, tra Porta Metronia e Porta Latina è tra i meglio conservati della cinta muraria con una posterula in alto e mensole che indicano la presenza di latrine di epoca aureliana.
La posterula era una porticina da cui entrare o uscire, in genere molto piccola. Si poneva ad esempio sulle mura interne della città per accedere agli spalti superiori, piuttosto alta rispetto al terreno, si che per entrare occorreva una scala di legno che in caso di assalto veniva ritirata all'interno, sbarrando poi la posterula. Questo permetteva, in caso di invasione all'interno della città, di isolare gli spalti da cui i soldati potevano continuare a lanciare proiettili sugli invasori.
La posterula veniva anche usata nelle torri sia esterne che interne cittadine per lo stesso scopo, oppure poteva essere una via di uscita segreta dalle mura, nascosta all'esterno da frasche e terra, da cui poter fare una sortita nel caso di assedio.
Porta Latina - Dopo Porta Metronia si trova la Porta Latina, che stava sulla via di questo nome.
L’ottimo stato di conservazione ed i restauri, ne hanno reso possibile l’apertura al pubblico ed uno studio approfondito dell’intera sezione, almeno fino alla successiva monumentale Porta San Sebastiano, già Porta Appia dal nome della via che da essa usciva, nella quale è ospitato il Museo delle Mura e dove ha inizio una lunga e interessante passeggiata dentro il camminamento delle mura romane. Già Porta Capena del primo recinto a Capena si dirigeva.
Poco prima dei quattro fornici moderni aperti sulla via Cristoforo Colombo, a ridosso della torre angolare si apre la Posterula Ardeatina o di Vigna Casali, (scomparsa) che univa la via Ardeatina alla via Appia. Il tratto successivo rimaneggiato dai papi sostituì le mura per 300 m., demolendo purtroppo l'antica Porta Ardeatina. Il tratto successivo, che include il Piccolo Aventino (S.Saba), presenta abbondanti restauri, finché si giunge alla Porta Ostiensis e alla Piramide di Caio Cestio, una tomba romana, inserita nella cinta muraria, eretta in meno di trecentotrenta giorni per disposizioni testamentarie di colui che vi fu sepolto. Le statue in bronzo del defunto, ora conservate ai Musei Capitolini, furono realizzate con i soldi ricavati dalla vendita di alcuni arazzi provenienti da Pergamo che non era possibile deporre nel sepolcro a causa di una legge contro il lusso emanata nel 18 a.c.
Di qui le mura procedono in linea retta verso il Tevere: nulla rimane del tratto che costeggiava il fiume verso nord per quasi 800 m.. A questo punto le mura proseguivano sull'altra riva del fiume ma alle due estremità aveva due torri dalle quali si tendeva una catena che sbarrava all'occorrenza il percorso fluviale.
Le mura della riva destra del Tevere includevano in gran parte il Trastevere, lasciando fuori il Vaticano e recingevano una zona grosso modo triangolare con il vertice sul Gianicolo, in corrispondenza dell'attuale Porta S.Pancrazio (l'antica Porta Aurelia) e con altre due porte, la Porta Portuensis e la Porta Settimiana. La porta in principio del ponte Elio detta Aurelia da Procopio, e cognita poscia colla denominazione di porta S. Pietro. "Sull'alto del Gianicolo, dove ora sta la porta moderna di S. Pancrazio, esiste vicino l'antica porta Aurelia, così detta dalla via di egual nome".
Di questo tratto transiberino resta molto poco del tratto che correva lungo la riva sinistra del fiume, che da Ponte Sisto costeggiava il fiume fino a Ponte Elio (Ponte S.Angelo), dove si apriva la Porta Cornelia, e proseguiva fino a ricongiungersi con la Porta Flaminia (oggi Porta di piazza del Popolo).
Porta Clausa o Chiusa - Dove le mura si congiungono a quelle del lato meridionale degli alloggiamenti Pretoriani, esiste un'altra porta, la quale per essere stata chiusa da gran tempo, viene denominata comunemente porta Chiusa.
Come spiega Edoardo Sassi del Corriere della Sera
“Quel tratto di Mura, ignoto anche alla letteratura archeologica (i primi studi del sistema difensivo avvengono nel XIX sec.) furono certamente interrati a metà del XVIII sec., quando la «planimetria» e l’«altimetria» della zona vengono radicalmente modificate per il rifacimento della facciata della basilica. Per chi oggi osserva quella facciata, si vede benissimo il tracciato interrotto, a sinistra della Porta Asinaria da via Sannio; uscendo invece dalla basilica il tratto interessato dal ritrovamento è a destra, al di sotto dell’attuale piano di calpestio, frutto appunto di una totale trasformazione del paesaggio e dell’area intorno”.
Ora la zona è puntellata e recintata dal gigantesco cantiere, ma basta sollevarsi oltre il livello delle paratie per intravedere buona parte del clamoroso ritrovamento, assai più importante sul lato interno della città (la parte esterna di Mura è invece frutto di una «rifoderatura» settecentesca, peraltro come spesso accade assai più malconcia di quella di fattura romana, risalente a entrambe le epoche principali: quella di Onorio e quella di Aureliano, dove l’altezza oscilla tra sei e otto m circa”
Per secoli si era pensato che quel tratto di mura fosse crollato, o abbattuto per realizzare il terrazzamento settecentesco di fronte alla Basilica. Invece è ancora lì e potrebbe riservare altre sorprese. Lo studio continua. Intanto è certo è che il tratto ritrovato non sarà più ricoperto, ma piuttosto reso compatibile con il prosieguo dei lavori di una fondamentale infrastruttura, attesa da decenni. L’idea è di realizzare in tempi rapidi un camminamento aperto al pubblico, che dal tratto di cinta riscoperto, scavallando le Porte Asinaria e San Giovanni, proceda lungo via Carlo Felice fino a Santa Croce in Gerusalemme”.
BIBLIO
- Lucos Cozza - Passeggiata sulle mura. Da Porta Latina a Porta San Sebastiano e Museo delle Mura, fino ai fornici della Cristoforo Colombo - Roma - Tipografia Operaia Romana - 1971 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Lucos Cozza - Mura Aureliane, 1. Trastevere, il braccio settentrionale: dal Tevere a Porta Aurelia-S. Pancrazio - BCom 91 - 1986
- Lucos Cozza - Trastevere. Viale Trastevere, Mura Aureliane - BA, 1-2 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Flaminia alla Pinciana, AnalRom 20 - 1992 -
MURA AURELIANE
L'Imperatore Aureliano (214-275 d.c.) fece iniziare le nuove mura nel 270, che vennero finite dopo pochi anni, sotto l'imperatore Probo.
Furono costruite in mattoni, alte circa 6 m. e spesse 3,50, dotate ogni cento piedi (circa m 29,60) di una torre quadrata, con attico per le baliste.
Le porte più importanti erano costituite di due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino ed inquadrati da due torri semicircolari, mentre le porte secondarie avevano un solo arco senza rivestimento tra due torri quadrate.
Le mura correvano per circa 19 km, oggi la parte rimasta è di circa oltre 12,5 km.
Al tempo di Vespasiano, sembra che il recinto delle mura fosse diventato di maggiore ampiezza di quella della cinta di Servio. Plinio dichiara che in tale epoca le mura avevano un'estensione di 13200 passi. Si pensa pertanto vi fosse compreso il castro Pretorio con il suo recinto particolare aggiunto nei primi anni dell'epoca imperiale.
I lavori corsero veloci perchè il pericolo era grande, per cui si sfruttarono degli edifici inglobandoli nelle mura:
- Sul lato settentrionale del colle degli Orti, divennero mura della città le sostruzioni che in tempi anteriori furono costruite per sostegno del monte;
- un lato degli alloggiamenti dei Pretoriani, e quindi tutto il suo giro esterno, andò a far parte delle mura;
- verso la porta Prenestina gli archi dell'acquedotto Claudio, e delle acque Marcia, Tepula e Giulia, riempiendone tutti gli innumerevoli archi, perchè si risparmiava il mattone.
- l'anfiteatro Castrense,
- il sepolcro di C. Cestio,
- Porta Maggiore,
- la Piramide Cestia.
- il Muro Torto
e diversi altri monumenti antichi.
I lavori più massicci furono eseguiti però sotto Onorio e Arcadio, nel 401-402, per far fronte all'invasione dei Goti. Venne raddoppiata l'altezza del muro e sugli spalti il precedente cammino di ronda divenne una galleria coperta, con numerose feritoie per il lancio dei proiettili.
Al di sopra venne creato un nuovo cammino di ronda stavolta merlato. I doppi ingressi di alcune porte furono ridotti ad uno e le torri rialzate e rinforzate, con una controporta interna, collegata da due muri alla principale, vere e proprie fortezze.
Nel VI secolo, periodo delle guerre gotiche, le mura vennero ancora rafforzate da Belisario che ne fece una fortezza inespugnabile con 383 torri, 7020 merli, 5 pusterle principali, 116 latrine e 2066 grandi finestre esterne.
Le pusterle, ovvero le porticine alte da terra che permettevano alle guardie di accedere internamente alle mura, non avevano nè scale esterne nè scale esterne. Usufruivano però di una scala di legno per accedere all'interno delle mura e raggiungere il cammino di ronda nonchè le stanze e i magazzini delle armi, La scala, in caso di invasione, veniva tolta e posta all'interno delle stanze di modo che fosse più difficile per gli invasori accedere agli spalti, mentre i soldati inoltre li colpivano dall'alto.
Da una descrizione dell'intero giro delle mura di Roma, fatta da un viaggiatore dell'VIII sec., si viene a conoscere che dalla porta Flaminia sino a quella denominata di S. Pietro, che era situata avanti la mole Adriana, si contavano 16 torri, 782 merli, 3 posteme o piccole porte, 4 necessarj, 107 finestre maggiori di fuori, e sessantasei minori.
Dalla porta di S. Pietro, non compreso il giro delle mura che stavano intorno alla stessa mole Adriana, sino vicino all'anzidetto ponte Gianicolense, vi erano 9 torri, 489 merli, 21 finestre maggiori di fuori, e 7 minori, con 2 posterule.
IL PERCORSO
LE MURA DI ROMA NELLE VARIE EPOCHE (ingrandibile) |
Porta Flaminia - poi Porta del Popolo, che stava situata sulla via dello stesso nome, e che specialmente dalla direzione che teneva tale via indicata dalla situazione del ponte Milvio, al quale andava direttamente a riferire, sembra che fosse situata a poca distanza dall'attuale porta del Popolo verso il Pincio.
Le mura, a partire da Porta Flaminia, lungo il cosiddetto Muro Torto che costeggia il Pincio, un tempo sostruzione degli Horti Aciliorum, giungono alla sommità della collina, un tempo Collis Hortulorum, dove via del Muro Torto diventa corso d’Italia incrociando via V.Veneto, dove si trova la Porta Pinciana, da cui usciva la Via Salaria Vetus: da qui inizia un tratto ben conservato, e in parte abitato, delle mura con 18 torri in buono stato. Prendeva il nome dal colle su cui fu posta; e che è attualmente chiusa.
PORTA OSTIENSIS ORA PORTA S. PAOLO |
Ad est della porta, nella parte alta del muro, c'è una latrina totalmente intatta, una sporgenza di forma semicilindrica poggiante su due mensole di travertino. I bisogni delle guardie cadevano così in terra all'esterno delle mura.
Porta Settimiana - Nell'altra parte delle mura, che stanno nel piano, si trova esistere ancora la porta che fu fatta da Settimio Severo, e perciò detta Settimiana.
Il muro ben conservato costeggia corso d’Italia e poi viale del Policlinico, incrociando la via Nomentana: qui si apriva la Porta Nomentana, oggi chiusa, dalla quale usciva l’antica via omonima. Di quest’ultima porta sono visibili gli stipiti in opera laterizia e la torre semicircolare di destra, mentre quella di sinistra è scomparsa. Dalla Porta Nomentana usciva la via che conduceva a Nomento, si trova verso gli alloggiamenti dei Pretoriani, e murata sino dal tempo che si aprì la anzidetta porta moderna.
Porta Ostiensis - ora Porta San Paolo - Vicino poi al sepolcro di Gajo Cestio vi è la porta ora detta di S. Paolo, ma che primieramente si diceva Ostiense dalla via che portava ad Ostia; e questa è l'ultima porta che si trova esistere nel recinto di Aureliano posto al di qua del Tevere.
Porta Portuensis (scomparsa) - Nel Trastevere poi vi era primieramente quella denominata Portuense dalla via che conduceva a Porto, la quale fu distrutta allorché si ricinse con nuove mura il Trastevere: ma peraltro si hanno cognizioni tanto della sua posizione quanto della sua architettura.
Porta Praetoriana (chiusa e in parte scomparsa). Si giunge così ai Castra Praetoria, la grande caserma dei pretoriani costruita tra il 20 e il 23 d.c. da Tiberio, che riuniva le 9 coorti a guardia dell'imperatore. I Castra, cioè gli accampamenti, occupavano un'area rettangolare di 170.000 m.quadri, delimitati da un muro in laterizio alto circa 4,70 metri per uno spessore di 2,10, nel quale si aprivano quattro porte in corrispondenza dei due assi principali, con quattro torri quadrate. All'interno le caserme seguivano tutte le mura mentre la parte centrale era occupata da lunghe file di edifici contrapposti, formando così un poderoso bastione, col muro esterno rialzato di 5 m. e merlato, chiudendo due porte.
PORTA CLAUSA |
Al tempo di Costantino, quando il corpo dei pretoriani fu sciolto, fu probabilmente smantellato il muro del lato rivolto alla città, lungo l'attuale viale Castro Pretorio. Poi, sotto Onorio, fu abbassato il terreno esterno scoprendo le fondazioni per 3,50 metri.
Nel successivo breve tratto di muro si aprivano due posterule, uscite secondarie, murate nella ristrutturazione di Onorio: la prima ad una quarantina di metri dalla porta Nomentana e l’altra, subito dopo l’incrocio con viale Castro Pretorio, vicino ai castra.
Il muro segue il perimetro dei castra lungo viale del Policlinico su tutto il lato nord, est e parte di quello meridionale, abbandonati i Castra Praetoria si apriva una porta rivestita di travertino, detta Porta Clausa, Porta Chiusa, perchè murata, da cui passava la via che, dalla porta Viminalis, portava a via Tiburtina. Dopo un tratto di mura ancora in parte conservate, si giunge a via Tiburtina e alla monumentale Porta Tiburtina (attuale porta S.Lorenzo), che si vede formata in un arco del monumento delle acque Marcia, Tepula e Giulia, per la via che attualmente conduce a Tivoli.
PORTA TIBURTINA ORA PORTA S. LORENZO |
Il muro prosegue costeggiando via di Porta Labicana. Tra la 5° e la 6° torre dopo la porta, all’incrocio con via dei Sabelli, venne inglobata nel muro la facciata di un edificio in laterizio, una casa romana a tre piani, dove sono ancora individuabili le finestre murate e le mensole in travertino che sostenevano un balcone al secondo piano. La presenza dell’edificio impedì la costruzione della torre in quel punto.
Poco oltre è visibile una posterula con architrave, chiusa, che era forse utilizzata per l’accesso agli Horti Liciniani, di cui rimane, sull’altro lato della sede ferroviaria, l’edificio circolare noto come “Tempio di Minerva Medica”. All’inizio di via dei Marsi si trova una torre merlata ristrutturata nel '700.
Si raggiunge poi la Porta Praenestina-Labicana, successivamente denominata Porta Maggiore, composta da due arcate dell’antico Acquedotto Claudio, col tratto seguente che sfrutta le arcate dell'Acquedotto Claudio, trasformato in muro difensivo con la chiusura dei fornici. Porta Maggiore che si trova formata similmente della antecedente in uno degli archi maggiori del monumento delle acque Claudia e Aniene Nuova, si crede essere stata detta Prenestina dalla via che tuttora esce dalla medesima verso Palestina o Preneste.
PORTA PRAENESTINA-LABICANA ORA PORTA MAGGIORE |
Dalla pesatura del grano alla cottura, tutte le fasi della nobile arte della panificazione sono rappresentate nei bassorilievi di un fregio decorativo che scorre sulla sommità del monumento.
Il tratto seguente delle mura, che piega bruscamente verso est seguendo all’incirca il tracciato iniziale di via Casilina, continua a sfruttare le arcate dell'acquedotto che, con la chiusura dei fornici, venne trasformato in muro difensivo. All’altezza dell’incrocio con la Circonvallazione Tiburtina il muro abbandona l’acquedotto e piega di nuovo bruscamente con un angolo acuto verso sud-ovest a seguire il tracciato stradale, inglobando il Palazzo Sessoriano, il palazzo imperiale con teatro e statue, tra cui il pregevolissimo Apollo Sessorio, i cui resti sono ora compresi nell’area della basilica di Santa Croce in Gerusalemme e l'anfiteatro Castrense, di cui è stato sfruttato il muro perimetrale chiudendo le arcate e lasciando sporgere una parte dell’ellisse.
PORTA ASINARIA |
La posterula era una porticina da cui entrare o uscire, in genere molto piccola. Si poneva ad esempio sulle mura interne della città per accedere agli spalti superiori, piuttosto alta rispetto al terreno, si che per entrare occorreva una scala di legno che in caso di assalto veniva ritirata all'interno, sbarrando poi la posterula. Questo permetteva, in caso di invasione all'interno della città, di isolare gli spalti da cui i soldati potevano continuare a lanciare proiettili sugli invasori.
La posterula veniva anche usata nelle torri sia esterne che interne cittadine per lo stesso scopo, oppure poteva essere una via di uscita segreta dalle mura, nascosta all'esterno da frasche e terra, da cui poter fare una sortita nel caso di assedio.
Porta Latina - Dopo Porta Metronia si trova la Porta Latina, che stava sulla via di questo nome.
PORTA APPIA ORA PORTA S. SEBASTIANO |
Poco prima dei quattro fornici moderni aperti sulla via Cristoforo Colombo, a ridosso della torre angolare si apre la Posterula Ardeatina o di Vigna Casali, (scomparsa) che univa la via Ardeatina alla via Appia. Il tratto successivo rimaneggiato dai papi sostituì le mura per 300 m., demolendo purtroppo l'antica Porta Ardeatina. Il tratto successivo, che include il Piccolo Aventino (S.Saba), presenta abbondanti restauri, finché si giunge alla Porta Ostiensis e alla Piramide di Caio Cestio, una tomba romana, inserita nella cinta muraria, eretta in meno di trecentotrenta giorni per disposizioni testamentarie di colui che vi fu sepolto. Le statue in bronzo del defunto, ora conservate ai Musei Capitolini, furono realizzate con i soldi ricavati dalla vendita di alcuni arazzi provenienti da Pergamo che non era possibile deporre nel sepolcro a causa di una legge contro il lusso emanata nel 18 a.c.
PORTA PINCIANA |
Le mura della riva destra del Tevere includevano in gran parte il Trastevere, lasciando fuori il Vaticano e recingevano una zona grosso modo triangolare con il vertice sul Gianicolo, in corrispondenza dell'attuale Porta S.Pancrazio (l'antica Porta Aurelia) e con altre due porte, la Porta Portuensis e la Porta Settimiana. La porta in principio del ponte Elio detta Aurelia da Procopio, e cognita poscia colla denominazione di porta S. Pietro. "Sull'alto del Gianicolo, dove ora sta la porta moderna di S. Pancrazio, esiste vicino l'antica porta Aurelia, così detta dalla via di egual nome".
Di questo tratto transiberino resta molto poco del tratto che correva lungo la riva sinistra del fiume, che da Ponte Sisto costeggiava il fiume fino a Ponte Elio (Ponte S.Angelo), dove si apriva la Porta Cornelia, e proseguiva fino a ricongiungersi con la Porta Flaminia (oggi Porta di piazza del Popolo).
Porta Clausa o Chiusa - Dove le mura si congiungono a quelle del lato meridionale degli alloggiamenti Pretoriani, esiste un'altra porta, la quale per essere stata chiusa da gran tempo, viene denominata comunemente porta Chiusa.
ROMA: MURA AURELIANE, 80 m. mai visti tornano alla luce durante scavi Metro C
Corriere della Sera - 30 marzo 2015
ROMA
– A pochi passi dalla Basilica di San Giovanni, una delle chiese più
importanti di Roma, durante gli scavi per la metro C è rinvenuto un
pezzo di Mura Aureliane. Il ritrovamento è eclatante: ottanta metri di
Mura mai viste, che si credevano perdute e che invece si trovavano
intatte sotto l’attuale piano di calpestio. In tutto sono venute fuori
undici arcate, due torri, tracce di pittura medievale e un complesso
sistema idraulico d’epoca moderna (seicentesca), feritoie per gli
arcieri.Come spiega Edoardo Sassi del Corriere della Sera
“Quel tratto di Mura, ignoto anche alla letteratura archeologica (i primi studi del sistema difensivo avvengono nel XIX sec.) furono certamente interrati a metà del XVIII sec., quando la «planimetria» e l’«altimetria» della zona vengono radicalmente modificate per il rifacimento della facciata della basilica. Per chi oggi osserva quella facciata, si vede benissimo il tracciato interrotto, a sinistra della Porta Asinaria da via Sannio; uscendo invece dalla basilica il tratto interessato dal ritrovamento è a destra, al di sotto dell’attuale piano di calpestio, frutto appunto di una totale trasformazione del paesaggio e dell’area intorno”.
Ora la zona è puntellata e recintata dal gigantesco cantiere, ma basta sollevarsi oltre il livello delle paratie per intravedere buona parte del clamoroso ritrovamento, assai più importante sul lato interno della città (la parte esterna di Mura è invece frutto di una «rifoderatura» settecentesca, peraltro come spesso accade assai più malconcia di quella di fattura romana, risalente a entrambe le epoche principali: quella di Onorio e quella di Aureliano, dove l’altezza oscilla tra sei e otto m circa”
Per secoli si era pensato che quel tratto di mura fosse crollato, o abbattuto per realizzare il terrazzamento settecentesco di fronte alla Basilica. Invece è ancora lì e potrebbe riservare altre sorprese. Lo studio continua. Intanto è certo è che il tratto ritrovato non sarà più ricoperto, ma piuttosto reso compatibile con il prosieguo dei lavori di una fondamentale infrastruttura, attesa da decenni. L’idea è di realizzare in tempi rapidi un camminamento aperto al pubblico, che dal tratto di cinta riscoperto, scavallando le Porte Asinaria e San Giovanni, proceda lungo via Carlo Felice fino a Santa Croce in Gerusalemme”.
BIBLIO
- Lucos Cozza - Passeggiata sulle mura. Da Porta Latina a Porta San Sebastiano e Museo delle Mura, fino ai fornici della Cristoforo Colombo - Roma - Tipografia Operaia Romana - 1971 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Lucos Cozza - Mura Aureliane, 1. Trastevere, il braccio settentrionale: dal Tevere a Porta Aurelia-S. Pancrazio - BCom 91 - 1986
- Lucos Cozza - Trastevere. Viale Trastevere, Mura Aureliane - BA, 1-2 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Flaminia alla Pinciana, AnalRom 20 - 1992 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Latina all'Appia - BSR 76 -
- Lucos Cozza - Mura Aureliane - 1. Trastevere, il braccio settentrionale: dal Tevere a Porta Aurelia-S. Pancrazio - 1986 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - A. Mondadori Ed. - 1984 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Lucos Cozza - Fontes ad topographiam veteris urbis Romae pertinentes, vol. 1, Liber IV - Muri portaeque aureliani (a cura di) - Roma - Università di Roma - Istituto di topografia antica - 1952 -
- Lucos Cozza - EAA VI - Mura Aureliane - 1965 -
- Antonio Nibby - Analisi storico topografica antiquaria della carta dei dintorni di Roma - 1837 -
- J. Le Gall - La muraille servienne sous le Haut-Empire - in Rome. L’espace urbain et ses représentations - eds. F. Hinard, M. Royo - Paris - 1991 -- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Lucos Cozza - Fontes ad topographiam veteris urbis Romae pertinentes, vol. 1, Liber IV - Muri portaeque aureliani (a cura di) - Roma - Università di Roma - Istituto di topografia antica - 1952 -
- Lucos Cozza - EAA VI - Mura Aureliane - 1965 -
5 comment:
Ottimo lavoro.
Impeccabile per contenuti, impaginazione, scelta delle illustrazioni...
Complimenti!
Grazie. E stato bellissimo leggere queste barlumi di storia
Molto preciso, sembra di esserci
Grazie per questo grande lavoro utilissimo!!!
Grazie molto utile!!!!
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