GIUNONE ITALICA
GIUNONE REGINA
Inni Orfici:
"Racchiusa nei grembi cerulei, aereiforme, era di tutto sovrana, beata compagna di Zeus,
che offrì ai mortali brezze gradevoli che nutrono la vita, madre delle piogge, nutrici dei venti, origine di tutto.
Senza di te nulla conobbe affatto la natura della vita, perchè, mescolata all'aria santa, tutto partecipi,
infatti tu sola domini e su tutto regni, agitata sull'onda con sibili d'aria.
Ma, Dea beata, dai molti nomi, di tutto sovrana, vieni benevola rallegrandoti nel bel volto."
Giunone o Iuno, è un'antica divinità italica, legata al ciclo lunare (non a caso il suo diadema spesso è simile a quello di Diana, cioè lo spicchio lunare), alla natura, alla sessualità e al parto. Spesso era rappresentata nell’atto di allattare, in uno specchio prenestino allatta Giove bambino. Come tutte le Dee madri doveva essere vergine, partorire un figlio e poi accoppiarsi con lui da adulto.
Nel mito italico-romano, pur copiando molto quello greco, la Iuno italica, già madre e moglie di Ianus, Giano, col nome di Ianua (la porta), fu Dea dell'inizio e della fine, a cui era dedicato l'inizio dell'anno Ianuarius, Gennaio, sostituita da Giano in questo aspetto.
Pausania parla di una certa statua di Giunone fatta d'oro e d'avorio, con una corona in capo nella quale con mirabile artifizio erano incise le Ore e le Grazie, e in una mano teneva una melagrana, nell'altra uno scettro sormontato da un cuculo. Giunone veniva coronala di gigli, e talvolta di cotogno; e aveva un carro tirato da pavoni.
GIUNONE ETRUSCA
Nel culto etrusco era Uni, che formava la triade divina con Tinia (Giove) e Menrva (Minerva). Si comprende che da qui deriva la triade capitolina.
Era uno dei più importanti dell’Etruria: sul “Fegato di Piacenza” occupava la casella immediatamente sotto Tinia (Giove).
Aveva un culto in quasi ogni città dell'Italia centrale, protettrice delle nascite e delle città, in quest'ultima funzione chiamata "Regina" o di "Sospita".
Giunone Sospita era in particolare colei che salvava le città e i soldati, quindi guardiana e salvatrice, come in questa splendida e colorita immagine che era l'antefissa di un tempio etrusco.
Testimonianze del suo culto le troviamo ad Antemnae, l'antica città laziale conquistata da Romolo da cui proviene l'antefissa a fianco.
Ma pure a Gravisca, porto di Tarquinia (VT), a Pyrgi (RM), nel santuario della metà del VI sec. a.c., le note lamine d’oro in caratteri etruschi e fenici attestano che Uni era la divinità principale, equiparata alla Dea Astarte.
Probabilmente proteggeva anche i naviganti (come Hera), come testimoniano i santuari eretti in suo onore nei porti.
IL MITO GRECO
Nel mito greco invece, ormai patriarcale, Giunone (Hera) diventa la moglie di Giove (Zeus), e la lussuria con accoppiamento e prolificità della Grande Madre Natura passa al Dio Padre. Ora è Zeus che si accoppia con tutte, e lo fa nel modo peggiore, cioè con lo stupro, evidentemente molto diffuso all'epoca.
Come Dea primaria del mito però assunse il ruolo di Regina, sposando il re degli Dei Iovis. La Dea dai molti appellativi che raccoglieva in sè la Mater Matuta italica, Iuno Matuta, nonchè la regina del cielo come Iuno Caelestis, divenne pertanto la più importante divinità femminile con le funzioni di protettrice dello Stato. Qualcosa del suo lato naturale selvaggio le restò in qualità di protettrice degli animali, e degli attributi di molte piante.
Come moglie di Giove perse la libertà sessuale, costretta suo malgrado al matrimonio. Nel mito rimaneggiato è lei a chiedere lo sposalizio a Giove, nei miti precedenti è Giove che la obbliga, il matrimonio è istituzione prettamente maschile.
Lo testimonia nel V sec. a.c. la tragedia delle Danaidi che minacciano di impiccarsi piuttosto che sposarsi nelle Supplici di Eschilo:
- Tutto ciò ch’è fatale accadrà:
- di Zeus non è valicabile
- la mente senza confini.
- Come per molte donne che ti precedettero
- Con le nozze si concluderà il tuo destino. -
Nelle Eumenidi di Eschilo le Erinni piangono perchè le donne, e per prima Giunone, devono sottoporsi al volere dei maschi che impongono loro il matrimonio.
La donna da libera, come libero era il maschio nella scelta del partner, doveva sposarsi in monogamia ed essere fedele, mentre il maschio non era tenuto alla fedeltà.
Così Giunone fu costretta a sopportare le infedeltà di Giove pur restando a lui fedele. Pertanto il mito rimaneggiato diventò esempio per le matrone greche e romane, anche se a Roma, grazie ad Augusto, le donne ritroveranno il loro riscatto, ben duemila anni fa.
Secondo Omero Giunone era nemica dei Troiani perchè Paride perché aveva dato la mela della bellezza a Venere anziché a lei.
Nell'Eneide il mito viene ripreso da una profezia secondo cui la sua città prediletta sarà distrutta dai discendenti di Troia e quindi dai Romani. Poichè però Romolo discende da Enea, la regina degli Dei diventerà custode di Roma, sempre un retaggio di Troia. Suoi figli erano Ares, Efesto, Ebe e Ilizia. Moglie fedele e gelosa fu famosa per perseguitare le amanti ed i figli di Zeus e per le sue vendette spesso atroci.
Hera, il cui nome significa “signora”, figlia, come Zeus, di Cronos e Rhea, nacque secondo alcuni nell’isola di Samo e secondo altri ad Argo. Zeus se ne innamorò, e per presentarsi a lei, in un giorno d’inverno, mentre Era filava, un cuculo entrò dalla finestra e le si posò sulla spalla.
Il cuculo riprese subito le sembianze del Dio, e la costrinse a sposarlo, in miti successivi fu lei a chiedere il matrimonio. Le nozze vennero celebrate con grande fasto in primavera, alla presenza di tutte le divinità, che recarono loro splendidi doni.
Il più bello dei doni fu senza quello della Madre Terra, un albero magnifico, i cui frutti erano i pomi d'oro. Il mito ricorda quello delle Esperidi, le custodi dei pomi d'oro che Ercole trafuga, addormentando il serpente che le custodisce, e il serpente si sa, in ogni angolo del mondo è simbolo della Grande Madre.
Hera, o Era, non era solo bellissima, ma superava in regalità tutte le altre ed era la protettrice della vita femminile: a lei infatti si rivolgevano le preghiere delle giovani che desideravano sposarsi e le spose che chiedevano la fertilità; inoltre proteggeva le spose caste e fedeli, e aiutava le partorienti in difficoltà.
Poco tempo dopo le nozze, Era, infuriata per le tante avventure amorose del consorte, abbandonò l'Olimpo per tornare nella sua isola natale, l'Eubea. Zeus allora ricorse a uno stratagemma: sparse la voce che desiderava prendere un'altra moglie e fece costruire una statua di legno, con vesti leggiadre e gioielli.
Posta su un carro e coperta da un velo, la fece uscire accompagnata da un corteo che inneggiava alla nuova regina. La Dea Era, folle di gelosia e rabbia, si precipitò sul carro e strappò i veli alla rivale. La faccenda finì in una risata e la Dea risalì sull'Olimpo al fianco di Zeus.
IL CULTO ROMANO
Con Giove e Minerva Giunone formava la Triade Capitolina, che costituiva il culto nazionale del popolo romano. A lei era dedicato il mese di giugno, Iunius.
Giunone, la più importante tra le Dee, indicava l’elemento femminile dell’universo e possedeva gli stessi poteri del marito, anche se in misura inferiore.
GIUNONE ETRUSCA
Nel culto etrusco era Uni, che formava la triade divina con Tinia (Giove) e Menrva (Minerva). Si comprende che da qui deriva la triade capitolina.
UNI ETRUSCA |
Giunone Sospita era in particolare colei che salvava le città e i soldati, quindi guardiana e salvatrice, come in questa splendida e colorita immagine che era l'antefissa di un tempio etrusco.
Testimonianze del suo culto le troviamo ad Antemnae, l'antica città laziale conquistata da Romolo da cui proviene l'antefissa a fianco.
Ma pure a Gravisca, porto di Tarquinia (VT), a Pyrgi (RM), nel santuario della metà del VI sec. a.c., le note lamine d’oro in caratteri etruschi e fenici attestano che Uni era la divinità principale, equiparata alla Dea Astarte.
Probabilmente proteggeva anche i naviganti (come Hera), come testimoniano i santuari eretti in suo onore nei porti.
IL MITO GRECO
Nel mito greco invece, ormai patriarcale, Giunone (Hera) diventa la moglie di Giove (Zeus), e la lussuria con accoppiamento e prolificità della Grande Madre Natura passa al Dio Padre. Ora è Zeus che si accoppia con tutte, e lo fa nel modo peggiore, cioè con lo stupro, evidentemente molto diffuso all'epoca.
Come Dea primaria del mito però assunse il ruolo di Regina, sposando il re degli Dei Iovis. La Dea dai molti appellativi che raccoglieva in sè la Mater Matuta italica, Iuno Matuta, nonchè la regina del cielo come Iuno Caelestis, divenne pertanto la più importante divinità femminile con le funzioni di protettrice dello Stato. Qualcosa del suo lato naturale selvaggio le restò in qualità di protettrice degli animali, e degli attributi di molte piante.
Come moglie di Giove perse la libertà sessuale, costretta suo malgrado al matrimonio. Nel mito rimaneggiato è lei a chiedere lo sposalizio a Giove, nei miti precedenti è Giove che la obbliga, il matrimonio è istituzione prettamente maschile.
Lo testimonia nel V sec. a.c. la tragedia delle Danaidi che minacciano di impiccarsi piuttosto che sposarsi nelle Supplici di Eschilo:
- Tutto ciò ch’è fatale accadrà:
- di Zeus non è valicabile
- la mente senza confini.
- Come per molte donne che ti precedettero
- Con le nozze si concluderà il tuo destino. -
GIOVE E GIUNONE |
La donna da libera, come libero era il maschio nella scelta del partner, doveva sposarsi in monogamia ed essere fedele, mentre il maschio non era tenuto alla fedeltà.
Così Giunone fu costretta a sopportare le infedeltà di Giove pur restando a lui fedele. Pertanto il mito rimaneggiato diventò esempio per le matrone greche e romane, anche se a Roma, grazie ad Augusto, le donne ritroveranno il loro riscatto, ben duemila anni fa.
Secondo Omero Giunone era nemica dei Troiani perchè Paride perché aveva dato la mela della bellezza a Venere anziché a lei.
Nell'Eneide il mito viene ripreso da una profezia secondo cui la sua città prediletta sarà distrutta dai discendenti di Troia e quindi dai Romani. Poichè però Romolo discende da Enea, la regina degli Dei diventerà custode di Roma, sempre un retaggio di Troia. Suoi figli erano Ares, Efesto, Ebe e Ilizia. Moglie fedele e gelosa fu famosa per perseguitare le amanti ed i figli di Zeus e per le sue vendette spesso atroci.
Hera, il cui nome significa “signora”, figlia, come Zeus, di Cronos e Rhea, nacque secondo alcuni nell’isola di Samo e secondo altri ad Argo. Zeus se ne innamorò, e per presentarsi a lei, in un giorno d’inverno, mentre Era filava, un cuculo entrò dalla finestra e le si posò sulla spalla.
Il cuculo riprese subito le sembianze del Dio, e la costrinse a sposarlo, in miti successivi fu lei a chiedere il matrimonio. Le nozze vennero celebrate con grande fasto in primavera, alla presenza di tutte le divinità, che recarono loro splendidi doni.
Il più bello dei doni fu senza quello della Madre Terra, un albero magnifico, i cui frutti erano i pomi d'oro. Il mito ricorda quello delle Esperidi, le custodi dei pomi d'oro che Ercole trafuga, addormentando il serpente che le custodisce, e il serpente si sa, in ogni angolo del mondo è simbolo della Grande Madre.
Hera, o Era, non era solo bellissima, ma superava in regalità tutte le altre ed era la protettrice della vita femminile: a lei infatti si rivolgevano le preghiere delle giovani che desideravano sposarsi e le spose che chiedevano la fertilità; inoltre proteggeva le spose caste e fedeli, e aiutava le partorienti in difficoltà.
Poco tempo dopo le nozze, Era, infuriata per le tante avventure amorose del consorte, abbandonò l'Olimpo per tornare nella sua isola natale, l'Eubea. Zeus allora ricorse a uno stratagemma: sparse la voce che desiderava prendere un'altra moglie e fece costruire una statua di legno, con vesti leggiadre e gioielli.
Posta su un carro e coperta da un velo, la fece uscire accompagnata da un corteo che inneggiava alla nuova regina. La Dea Era, folle di gelosia e rabbia, si precipitò sul carro e strappò i veli alla rivale. La faccenda finì in una risata e la Dea risalì sull'Olimpo al fianco di Zeus.
IL CULTO ROMANO
Con Giove e Minerva Giunone formava la Triade Capitolina, che costituiva il culto nazionale del popolo romano. A lei era dedicato il mese di giugno, Iunius.
GIUNONE |
Gli antichi vedevano in lei un simbolo dell’atmosfera che circonda la terra ed è in contatto con il cielo più puro, rappresentato da Giove.
La Dea simboleggiava anche la fecondità della terra e le era sacro il cuculo poiché si pensava annunziasse con il suo canto l’arrivo della pioggia che rende fertile il terreno: per questo Zeus, per dichiarare il suo amore, aveva scelto di prenderne le sembianze.
La Dea simboleggiava anche la fecondità della terra e le era sacro il cuculo poiché si pensava annunziasse con il suo canto l’arrivo della pioggia che rende fertile il terreno: per questo Zeus, per dichiarare il suo amore, aveva scelto di prenderne le sembianze.
Ma in realtà il cuculo era l'uccello portatore di morte, perchè caccia i piccoli dai nidi per essere unico nelle cure della madre (cioè la cuculo madre inserisce le uova nei nidi altrui, uno per nido e l'uccello, più grosso degli altri scaraventa i piccoli fuori dal nido).
Non a caso è rimasta la leggenda che i versi ripetuti del cuculo annuncino quanti anni restano da vivere. Era l'aspetto notturno della Dea, in quanto Dea triplice come tutte le Dee madri, e il lato notturno è conservato dal corvo, animale a lei sacro, legato anch'esso alla morte.
Come protettrice del matrimonio, dell’amore coniugale e del parto, il suo culto venne professato specialmente dalle donne, anche se Giunone col marito non se la cavava molto bene, visti i di lui tradimenti, ma era un esempio di sopportazione per le spose.
Ars poetica di Orazio:
Tu, che sai blanda schiudere i maturi
parti, le madri tu proteggi, Ilizia,
o che Lucina esser nomata voglia
o Genitale.
Cresci la prole, prospera i decreti
dei Padri, o Diva, per le muliebri
nozze, e la legge maritale di nuova
prole feconda...
Cantò Catullo:
Quante volte fu Giunone, la Regina,
a soffocare, comprensiva, il giusto sdegno,
di fronte ai troppi tradimenti del marito!
Fu rappresentata in atteggiamento regale come una donna di grande bellezza e di corporatura piuttosto robusta, da cui l'espressione "forme giunoniche" per indicare una donna dall'aspetto piacevolmente florido.
HERA-GIUNONE - POMPEI |
I consoli, quando entravano in carica, le tributavano solenni sacrifici.
A Roma non aveva un sacerdozio proprio, ma era ufficialmente servita dalla “regina”, ossia la moglie del “re sacrale”, la Regina Sacrorum, e dalla Flaminica, la moglie del Flamen Dialis, il sacerdote pubblico di Giove.
Simbolicamente così importante che alla sua eventuale morte il marito flamen perdeva la sua carica.
A Giunone erano sacri i noviluni (calende), mentre a Giove erano sacri i pleniluni (idi), Certamente un culto più arcaico in cui si manifestava il lato oscuro (neomenia) della Dea Luna.
Venne adorata come Moneta (colei che ammonisce), infatti fu lei ad avvertire i Romani durante l'assalto dei Galli, e furono le oche a lei sacre a svegliare i cittadini. Come Giunone Lucina proteggeva le nascite ed i bambini.
Ars poetica di Orazio:
"Tu, che sai blanda schiudere i maturi parti, le madri tu proteggi, Ilizia,
o che Lucina esser nomata voglia o Genitale.
Cresci la prole, prospera i decreti dei Padri, o Diva, per le muliebri nozze,
e la legge maritale di nuova prole feconda..."
LE FESTE
GIUNONE CAPROTINA |
- - Come già detto le venivano offerti in sacrificio un agnello e una scrofa ogni I giorno del mese.
- - Il 1° febbraio si festeggiava Iuno Sospes Mater Regina, Giunone Salvatrice Madre Regina, divinità proveniente da Lanuvio, importata a Roma nel 338 a.c., quando venne concessa la cittadinanza ai Lanuvini.
- - Il 1º marzo in suo onore venivano celebrate le Matronalia, giorno in cui le matrone facevano offerte al tempio di Giunone Lucina sull'Esquilino.
- - Il 7 luglio si festeggiavano le None Caprotine. La Dea capra, Iunio vestita in pelle di capra, ce n'è una statua bellissima nei musei vaticani, è una reminiscenza della Dea lussuriosa e datrice di latte, insomma una Dea Natura, donatrice e selvaggia, infatti la festa era caratterizzata da una specie di disordine rituale, quasi in antitesi all'ordine di Giove.
GLI ATTRIBUTI
Le erano sacri:
- lo scettro ornato dal cuculo
- la Via Lattea,
- il cielo stellato.
Tra gli animali:
- il cuculo stesso,
- il pavone,
- la mucca,
- l'oca,
- il corvo
- il leone,
- il gufo.
Tra le piante:
- il giglio, che gli antichi chiamavano rosa di Giunone, e che nacque da alcune gocce del suo latte caduto a terra, quando si scostò accorgendosi di allattare Ercole che odiava,
- il croco,
- l'asfodelo,
- la verbena,
- l'iris,
- la lattuga
- la menta.
Tra gli alberi:
- il caprifico
- il cipresso, perchè le si facevano statue di cipresso che venivano portate da vergini,
- il melograno, emblema dell'unione coniugale, coloro che sacrificavano a giunone Regina portavano ib capo una bacchetta ritorta di melograno,
- il cotogno
. il pino, emblema della saggezza,
- il fico.
Le era sacro anche il mese di Giugno, Iunius.
LA GELOSIA DI GIUNONE
Giunone ciò udendo, adiratissima, fece in pezzi la statua, ma conosciuta poi l'astuzia di Giove si riconciliò. Dopo la sconfitta degli Dei, coi quali essa si era unita nella loro ribellione, Giove la sospese in aria con un paia di pianelle, che Vulcano inventò per vendicarsi di lei, che l'aveva fatto così brutto. Le attaccò ai piedi due incudini dopo d'averle le- gate le mani dietro le spalle con una catena d'oro. Gli Del non poterono mai scioglierla, e pregarono Vulcano di farlo, promettendo di dargli Venere per moglie.
Un autore antico così descrive l'immagine di Giunone:
« Ella ha il capo coperto con un certo velo lucido e bianco, cui è sopra una corona di preziose gemme, che il verde scytide, l'affocato cerauno, ed il biancheggiante giacinto, postovi da Iside: la faccia quasi sempre riluce ed assai si rassomiglia al fratello, se non ch'egli è allegro sempre ne si turba mai, ma Giunone si muta in viso, e mostra alle volte la faccia nebulosa.
La veste, che ella ha di sotto, pare di vetro chiara e lucida, ma il manto di sopra è oscuro e caliginoso, ben fece in modo, che se da qualche lume è tocco risplende, e le cinge le ginocchia una fascia di colori diversi, che talvolta risplende con vaghezza mirabile, e talora così si assottiglia la varietà dei colori, che più non appare.
Sono le scarpe pur anco di colore oscuro, ed hanno suole così nere, che rappresentano la tenebre della notte (alcuni le fingono però dorate). Tiene poi questa Dea nella destra mano il fulmine, ed un risonante timpano nella sinistra ».
Tale immagine è una allegoria evidente dell'aria.
LA NEMICA DI TROIA
- Il torto subito da Paride perché aveva dato la mela della bellezza a Venere anziché a lei.
- Il rapimento di Ganimede, un principe troiano, da parte di Giove, che ne fece il suo amante e il coppiere degli Dei.
- La profezia narrata nell'Eneide, per cui la sua città prediletta, cioè Cartagine, sarebbe stata distrutta dai discendenti di Troia e quindi dai Romani.
GIUNONE CONSERVATRICE
NOMI DI GIUNONE
Per i popoli italici Iuno era anche la Dea della luce mattutina, e quindi dell’atmosfera, come per i greci. Gli italici, poi, attribuivano a questa Dea numerose qualità, da cui gli appellativi:
- Iuno Augusta - signora dell'universo.
- Iuno Caprotina - Dea capra.
- Iuno Celestis - Dea del cielo.
- Iuno Cerva - Perchè di cinque cerve con le coma dorate e più grandi dei tori, Diana che le inseguiva a caccia, ne prese soltanto quattro, che aggiogò al suo carro; la quinta fu salvata da Giunone.
- Iuno Cinxia - che modellava il cinto da sposa
- Iuno Coniugalis - che protegge i matrimoni
- Iuno Covella - Dea del calendario.
- Iuno Curitis - Dea della guerra
- Iuno Conservatrice -
- Iuno Dea della Ricchezza - Dea della ricchezza. Era rappresentata con lo scettro in mano, come fosse in suo potere dispensare ricchezze e regni; come essa promise di dare a Paride, se l'avesse giudicata la più bella delle altre due Dee. Venne anche raffigurata col capo avvolto in un velo, e lo scettro in mano, prendendola come simbolo della terra, nella quale sono nascoste le ricchezze: metalli e pietre preziose.
- Iuno Dea delle nozze - Rappresentata in piedi con fiori di papavero in mano, e un giogo ai piedi. Dicesi che in Roma esistesse un altare dedicato a Giunone Coniugale, ove andavano i novelli sposi, e che i sacerdoti legavano insieme con certi nodi, per premunirli, che gli animi loro dovevano essere legati poi per sempre da un medesimo volere, come erano allora i loro corpi da tali nodi.
- Iuno Dolichena - in piedi su un cervo
- Iuno Fidelis - fedele al marito.
- Iuno Interduca - che conduce la sposa nella casa dello sposo.
- Iununo o Lucina - Dea della luce e che protegge i parti.
- Iuno Matrona - protettrice delle donne sposate.
- Iuno Matuta - fusione con la Mater Matuta.
- Iunio Moneta - che ammonisce.
- Iuno Opigena - che aiuta nelle nascite.
- Iuno Ossipago - che dà forza alle ossa del feto.
- Iuno Populonia - che fa concepire i bambini.
- Iunio Pronuba - protettrice delle nozze.
- Iuno Sospes Mater Regina - Salvatrice Madre Regina.
- Iunio Sospita - salvatrice.
- Iuno Tropea - che presiede ai trofei.
- Iuno Kalendaris - Dea delle calende, cioè della luna nuova e di ogni nuovo ciclo lunare.
- Iunio Veridica - che dice il vero.
- Iuno Virgo - che è vergine.
- Iuno Viriplaca - che "placa la rabbia dell'uomo".
TEMPIO DI GIUNONE MONETA
In suo onore fu costruito un tempio sul colle del Campidoglio, dove venivano anche allevate oche sacre. La leggenda narra che nel 390 a.c. durante l’assedio dei Galli comandati da Brenno al Campidoglio, le oche cominciarono a starnazzare svegliando il Console Marco Manlio che organizzò un contrattacco e respinse gli invasori. Da quel giorno Giunone fu chiamata Moneta (ammonitrice) per aver avvertito i romani dell’attacco mediante le sue oche.
Le fonti antiche riconducono l'episodio a un tempio precedente, a cui sono state ricollegate due terrecotte architettoniche arcaiche dal giardino dell'Aracoeli, sul cui sembra sia stata eretta la chiesa, databili tra la fine del VI e l'inizio del V sec. a.c.
Infatti i resti di un grande muro in opera quadrata di cappellaccio e tufo di Fidene rinvenuti nel suo giardino, a lato della via di San Pietro in carcere e del Palazzo Senatorio, sarebbero le fortificazioni dell'Arx che cingeva il tempio di Giunone Moneta.
Da questo spazio ritualmente tracciato, rivolto verso il Foro, gli auguri osservavano il volo degli uccelli per interpretare la volontà degli Dei. Il rifacimento di età imperiale sarebbe invece testimoniato dai due muri paralleli in opera cementizia che si innestano perpendicolarmente alla struttura tufacea.
Nel 269 a.c., vicino al tempio, venne costruita la zecca dove venivano coniate le monete. Dall'appellativo Moneta, riferito alla divinità, derivò il nome dell'officina di coniazione, denominata appunto Moneta, che in età repubblicana era ubicata presso il tempio di Giunone.
TEMPIO DI GIUNONE SOSPITA a Lanuvio
" Nel bosco havvi una caverna grande, e profonda, ed è la tana di un dragone. Le vergini sacre ne’ giorni stabiliti entrano nel bosco portando nelle mani una focaccia, ed avendo gli occhi involti da striscie di cuojo. "
(Eliano,Storia degli animali, l. 10, c. 16).
Il Santuario di Giunone Sospita faceva parte dell'acropoli di Lanuvio, edificato sull'acropoli di questa antica città di origine etrusca, ed era formato da varie strutture monumentali. Si narra che nei suoi sotterranei fosse custodito il serpente sacro alla Dea che, ogni anno in primavera, riceveva un rito propiziatorio per l'agricoltura.
Le parti oggi visibili si trovano all'interno di un terreno dei Salesiani e sono costituite da un porticato con semicolonne doriche e dalle fondamenta del tempio.
Cicerone riferisce che Lanuvio era un luogo ricchissimo di edifici religiosi, e tra questi di gran lunga il principale e più celebre era il tempio di Giunone Sospita Lanuvina.
Da ricostruzioni sembra il portico del tempio fosse a due piani con volte rivestite di preziosi mosaici.In fondo al portico c'era una porta che conduceva ai cunicoli sotterranei conducenti alla grotta dov'era custodito il serpente sacro.
Properzio narra che nel santuario si svolgeva ogni primavera un rito propiziatore per l'agricoltura durante il quale un gruppo di fanciulle vergini doveva offrire focacce ad un grosso serpente che si trovava dentro un antro.
Se il serpente accettava il dono si prospettavano raccolti fruttuosi; se lo rifiutava, la fanciulla impura, cioè colei che aveva perduto la verginità, veniva sacrificata per scongiurare la carestia.
A Lanuvio Il 1º febbraio era considerato il suo dies natalis e quindi la sua festa. Fu quasi completamente distrutto nel V sec. d.c.
Il sacrificio della vergine, già epoca patriarcale, denota la rivoluzione maschile alla pratica della ierodulia, la prostituzione sacra, dove alla promiscuità subentra l'ossessione della verginità. Il serpente della Madre Terra, è ovunque oracolare, per cui nel tempio le sacrdotesse dovevano officiare l'oracolo, successivamente bandito. Tutti gli oracoli femminili furono infatti aboliti o passarono agli Dei maschi.
TEMPIO GIUNONE SOSPITA al Foro Olitorio
Giunone Sospita, la salvatrice, aveva a Roma un tempio presso il Foro Olitorio, costruito verso il 195 a.c. da Gaio Cornelio Cetego, per voto fatto nel 197 durante la guerra celtica.
Oggi chiesa di San Nicola in carcere. Ne sono pienamente visibili i resti: colonne, fregi, parti di frontone ecc. che sostengono la chiesa attuale.
Al suo interno gli scavi riportano parti restanti del tempio piuttosto interessanti.
TEMPIO DI IUNO SOSPITA ad Antenne - Roma
Un'antefissa raffigurante la Dea è stata rinvenuta ad Antemnae, all'interno della Roma moderna, dove era un luogo di culto della divinità.
TEMPIO DI GIUNONE REGINA sull'Aventino - Roma
Il tempio di Giunone Regina sull'Aventino (templum o aedes Iuno Regina) era stato dedicato sul colle Aventino alla Dea Giunone da Marco Furio Camillo che fece voto di erigere un tempio a Giunone "Regina di Veio" in occasione della conquista di Veio.
Dopo la conquista sciolse il voto costruendolo nel 396 a.c. e ponendovi la statua in legno della Dea sottratta alla città sconfitta. La sua dedica ufficiale con cerimonia avvenne il 1º settembre.
Il tempio venne ripetutamente nominato dagli antichi per i grandi prodigi e miracoli che qui avvenivano, una specie di Lourdes, per cui la popolazione correva da ogni dove per offrire doni e sacrifici. Il tempio fu restaurato da Augusto, ma non è menzionato ulteriormente dalle fonti.
Il tempio si trovava nella parte superiore del clivus Publicius; due iscrizioni di pertinenza alla processione lustrale del 207 a.c. sono state ritrovate nei pressi della chiesa di Santa Sabina.
Tutto lascia pensare che la chiesa sia sorta sulle sue rovine, sia per i resti rinvenuti nei suoi sotterranei, sia per la leggenda del Lapis Diaboli, una pietra nera tonda su una colonna tortile a sinistra della porta di ingresso, che sarebbe stata scagliata dal diavolo contro san Domenico in preghiera sulla lastra marmorea che copriva le ossa di alcuni martiri, mandandola in pezzi.
Poichè il paganesimo veniva demonizzato viene da pensare che la pietra tonda e nera fosse un'ara votiva della Dea, come tante altre tonde e scure (ve n'è una anche a Villa Celimontana a Roma).
Ma soprattutto sono chiaramente antiche le otto colonne romane dell’atrio davanti alla facciata, la splendida cornice marmorea di I sec. sul portale di ingresso e le colonne utilizzate nell’interno.
TEMPIO DI GIUNONE REGINA a Campo Marzio
Il tempio di Giunone Regina nel Campo Marzio (in latino: templum o aedes Iuno Regina) si trovava nei pressi del circo Flaminio. Il console Marco Emilio Lepido fece voto di costruire un tempio nel 187 a.c., durante la sua ultima battaglia contro i Liguri, e lo dedicò nel 179, mentre era censore, il 23 dicembre.
Un portico metteva in comunicazione il tempio di Giunone Regina e un tempio della Fortuna, forse il tempio della Fortuna Equestre. Si trovava probabilmente a sud del portico di Pompeo, sul lato orientale del circo Flaminio.
TEMPIO DI GIUNONE REGINA a Portico d' Ottavia
Nel 179 a.c. il censore Marco Emilio Lepido dedicò il tempio di Giunone Regina, probabilmente un tempio di tipo italico, su alto podio.
La statua di culto della Dea, come riferisce Plinio, era opera dello scultore Timarchide. Accanto venne costruito il Tempio di Giove Statore.
- Tempio di Hera Lacinia - o di Giunone, ad Agrigento;
- Tempio di Giunone a Padova - a ricordo della battaglia vinta dai patavini contro gli spartani condotti da Cleonimo.
- Tempio di Hera Lacinia - a Crotone (di cui sopravvivono dei resti).
Il Santuario di Giunone Sospita faceva parte dell'acropoli di Lanuvio, edificato sull'acropoli di questa antica città di origine etrusca, ed era formato da varie strutture monumentali. Si narra che nei suoi sotterranei fosse custodito il serpente sacro alla Dea che, ogni anno in primavera, riceveva un rito propiziatorio per l'agricoltura.
Le parti oggi visibili si trovano all'interno di un terreno dei Salesiani e sono costituite da un porticato con semicolonne doriche e dalle fondamenta del tempio.
Cicerone riferisce che Lanuvio era un luogo ricchissimo di edifici religiosi, e tra questi di gran lunga il principale e più celebre era il tempio di Giunone Sospita Lanuvina.
Da ricostruzioni sembra il portico del tempio fosse a due piani con volte rivestite di preziosi mosaici.In fondo al portico c'era una porta che conduceva ai cunicoli sotterranei conducenti alla grotta dov'era custodito il serpente sacro.
Properzio narra che nel santuario si svolgeva ogni primavera un rito propiziatore per l'agricoltura durante il quale un gruppo di fanciulle vergini doveva offrire focacce ad un grosso serpente che si trovava dentro un antro.
Se il serpente accettava il dono si prospettavano raccolti fruttuosi; se lo rifiutava, la fanciulla impura, cioè colei che aveva perduto la verginità, veniva sacrificata per scongiurare la carestia.
A Lanuvio Il 1º febbraio era considerato il suo dies natalis e quindi la sua festa. Fu quasi completamente distrutto nel V sec. d.c.
Il sacrificio della vergine, già epoca patriarcale, denota la rivoluzione maschile alla pratica della ierodulia, la prostituzione sacra, dove alla promiscuità subentra l'ossessione della verginità. Il serpente della Madre Terra, è ovunque oracolare, per cui nel tempio le sacrdotesse dovevano officiare l'oracolo, successivamente bandito. Tutti gli oracoli femminili furono infatti aboliti o passarono agli Dei maschi.
TEMPIO GIUNONE SOSPITA al Foro Olitorio
Giunone Sospita, la salvatrice, aveva a Roma un tempio presso il Foro Olitorio, costruito verso il 195 a.c. da Gaio Cornelio Cetego, per voto fatto nel 197 durante la guerra celtica.
Oggi chiesa di San Nicola in carcere. Ne sono pienamente visibili i resti: colonne, fregi, parti di frontone ecc. che sostengono la chiesa attuale.
Al suo interno gli scavi riportano parti restanti del tempio piuttosto interessanti.
TEMPIO DI IUNO SOSPITA ad Antenne - Roma
Un'antefissa raffigurante la Dea è stata rinvenuta ad Antemnae, all'interno della Roma moderna, dove era un luogo di culto della divinità.
TEMPIO DI GIUNONE REGINA sull'Aventino - Roma
Il tempio di Giunone Regina sull'Aventino (templum o aedes Iuno Regina) era stato dedicato sul colle Aventino alla Dea Giunone da Marco Furio Camillo che fece voto di erigere un tempio a Giunone "Regina di Veio" in occasione della conquista di Veio.
Dopo la conquista sciolse il voto costruendolo nel 396 a.c. e ponendovi la statua in legno della Dea sottratta alla città sconfitta. La sua dedica ufficiale con cerimonia avvenne il 1º settembre.
Il tempio venne ripetutamente nominato dagli antichi per i grandi prodigi e miracoli che qui avvenivano, una specie di Lourdes, per cui la popolazione correva da ogni dove per offrire doni e sacrifici. Il tempio fu restaurato da Augusto, ma non è menzionato ulteriormente dalle fonti.
Il tempio si trovava nella parte superiore del clivus Publicius; due iscrizioni di pertinenza alla processione lustrale del 207 a.c. sono state ritrovate nei pressi della chiesa di Santa Sabina.
Tutto lascia pensare che la chiesa sia sorta sulle sue rovine, sia per i resti rinvenuti nei suoi sotterranei, sia per la leggenda del Lapis Diaboli, una pietra nera tonda su una colonna tortile a sinistra della porta di ingresso, che sarebbe stata scagliata dal diavolo contro san Domenico in preghiera sulla lastra marmorea che copriva le ossa di alcuni martiri, mandandola in pezzi.
Poichè il paganesimo veniva demonizzato viene da pensare che la pietra tonda e nera fosse un'ara votiva della Dea, come tante altre tonde e scure (ve n'è una anche a Villa Celimontana a Roma).
Ma soprattutto sono chiaramente antiche le otto colonne romane dell’atrio davanti alla facciata, la splendida cornice marmorea di I sec. sul portale di ingresso e le colonne utilizzate nell’interno.
TEMPIO DI GIUNONE REGINA a Campo Marzio
Il tempio di Giunone Regina nel Campo Marzio (in latino: templum o aedes Iuno Regina) si trovava nei pressi del circo Flaminio. Il console Marco Emilio Lepido fece voto di costruire un tempio nel 187 a.c., durante la sua ultima battaglia contro i Liguri, e lo dedicò nel 179, mentre era censore, il 23 dicembre.
Un portico metteva in comunicazione il tempio di Giunone Regina e un tempio della Fortuna, forse il tempio della Fortuna Equestre. Si trovava probabilmente a sud del portico di Pompeo, sul lato orientale del circo Flaminio.
TEMPIO DI GIUNONE REGINA a Portico d' Ottavia
Nel 179 a.c. il censore Marco Emilio Lepido dedicò il tempio di Giunone Regina, probabilmente un tempio di tipo italico, su alto podio.
La statua di culto della Dea, come riferisce Plinio, era opera dello scultore Timarchide. Accanto venne costruito il Tempio di Giove Statore.
I resti del tempio sono nel Portico d'Ottavia.
ALTRI TEMPLI
ALTRI TEMPLI
- Tempio di Hera Lacinia - o di Giunone, ad Agrigento;
- Tempio di Giunone a Padova - a ricordo della battaglia vinta dai patavini contro gli spartani condotti da Cleonimo.
- Tempio di Hera Lacinia - a Crotone (di cui sopravvivono dei resti).
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Publio Ovidio Nasone - Metamorfosi -
- Gabriella D'Anna - Dizionario dei miti - ediz. Newton&Compton - Roma - 1996 -
- Gabriella D'Anna - Dizionario dei miti - ediz. Newton&Compton - Roma - 1996 -
- Samuel Ball Platner - Aedes Junonis Lucinae - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Londra Oxford University Press - 1929 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Laura Rangoni - La grande madre - Il culto del femminile nella storia - Milano - Xenia - 2005 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998 -
- Laura Rangoni - La grande madre - Il culto del femminile nella storia - Milano - Xenia - 2005 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998 -
Sto dipingendo per la mia prossima mostra un grande quadro raffigurante una divinita' femminile....mentre cercavo fra gli attributi delle dee, perche' e' necessario identificare l'immagine, mi sono imbattuto nel vostro sito e nella divinita' di Giunone. Come Iuno Celestis l'immagine che si sta materializzando entrerebbe molto precisamente, un grande fondo di cielo infatti fa da sfondo alla figura regale, seduta, mentre alla sua destra in lontananza su una collina avevo delineato un tempio classico. Cosi' lo scettro di Giunone Regina, la patera offerente ed il cielo azzurro che investe tutta la rappresentazione potrebbero offrire un'ideale cornice alla rappresentazione ed identificare cio'che io stesso non sapevo di illustrare.
RispondiEliminaGrazie per la vostra monografia sulla dea...
Ottimo contributo.
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