CULTO DI MITRA

CERIMONIA MITRAICA

LE ORIGINI

Le origini e pure il significato del culto mitraico nell'impero romano sono controverse. Ed ecco le varie ipotesi:

1) - Per alcuni è la trasposizione del culto persiano di Mitra, una delle divinità della triade Ahura Mazda, Anahita, e Mitra. L'iscrizione rinvenuta a Susa di Artaserse II Mnemone (404-358 a.c.) dimostra che non tutti i re Achemenidi seguirono il culto ufficiale del Zoroastrismo come Dario:

"Artaxerxes il Grande Re dice: per il favore di Ahura Mazda, Anahita, e Mitra, ho costruito questo palazzo. Possano Ahuramazda, Anahita, e Mitra proteggermi da ogni male, e possa ciò che ho costruito non cadere in rovina né essere danneggiato."

Ahura Mazda è in genere considerato il Dio creatore, Anahita, ex Grande Madre, è la Dea della natura che fa crescere le piante e nutre le creature, Mitra è il Dio che distrugge permettendo il nuovo ciclo. Forse questo ha fatto di lui un Dio dei guerrieri.

Tuttavia Zoroastro era un monoteista e per lui Ahura Mazda era l'unico Dio. Dario il Grande fu ugualmente rigido nel monoteismo ufficiale del suo regno: al di fuori di Ahura Mazda nessun Dio è menzionato nelle numerose iscrizioni del VI sec. a.c. rinvenute.

2) - Per altri deriva dalla scoperta della "precessione degli equinozi" da parte di Ipparco di Nicea, dove Mitra sarebbe la potenza celeste che causa il fenomeno. Ma non si adora un Dio sulla "precessione degli equinozi" che pochi sanno cosa sia (spostamento dei segni zodiacali per il movimento della Terra che fa cambiare molto lentamente l'orientamento del suo asse di rotazione rispetto al cielo zodiacale),

3) - Per altri Mitra affronta il Dio Sole e lo sconfigge. Il Sole allora stringe con lui un patto di alleanza donandogli la corona raggiata. In un'altra impresa, Mitra cattura il Toro e lo conduce in una caverna, ma il Toro fugge e il Sole, memore del patto, manda al Dio un corvo messaggero con il consiglio di ucciderlo. Grazie all'aiuto di un cane, Mitra raggiunge il Toro, lo afferra per le froge e gli pianta un coltello nel fianco.

Dal corpo del toro nascono tutte le piante benefiche per l'uomo, dal midollo nasce il grano e dal sangue la vite. Ma Ahriman Dio del Male, invia un serpente e uno scorpione per contrastare questa profusione di vita. Lo scorpione cerca di ferire i testicoli del toro mentre il serpente ne beve il sangue, ma invano. Alla fine il Toro ascende alla Luna dando così origine a tutte le specie animali. Così, Mitra e il Sole suggellano la vittoria con un pasto che rimarrà nel culto con il nome di Agape.

4) - Un'interpretazione del mito di tipo astronomico, proposta da David Ulansey, osserva che tutti i personaggi che compaiono nel mito corrispondono a costellazioni: Mitra sarebbe associato con Perseo, la cui costellazione si trova al di sopra di quella del Toro. Ma anche questo non giustifica un mito. E' come asserire che Cristo coi 12 apostoli sia un'allegoria del sole e le 12 costellazioni.

5) - Un bronzo di Mitra, che emerge da un anello zodiacale a forma di uovo, trovato in un mitreo lungo il Vallo di Adriano, ed un'iscrizione a Roma, lasciano supporre che Mitra possa essere stato visto come il dio-creatore orfico Phanes che emerse dall'uovo cosmico all'inizio del tempo, dando vita all'universo. Tale visione è rafforzata da un bassorilievo al Museo Estense di Modena, che mostra Phanes che esce da un uovo, circondato dai dodici segni dello zodiaco. Ma si sa che il culto di un Dio variava da città a città, se non da pagus a pagus, visto che non c'era un'Inquisizione a punire le varianti.

6) - Mitra è anche descritto a volte come un uomo nato, o rinato, da una pietra: Petra genitrix, o Petra Virginis, intorno alla quale è attorcigliato il serpente Ouroboros. Da cui la tradizione che Mitra sarebbe nato da una vergine. In questo caso la pietra sarebbe l'onphalos, l'ombelico del mondo, o della Grande Madre Terra, che è la stessa cosa. A Preneste infatti c'è un Mitra infante che sta su una roccia a rombi: l'onphalos a rete come la pelle di serpente.

7) - Secondo lo scrittore Porfirio la caverna descritta nella tauroctonia rappresenterebbe un'immagine del cosmo, e quindi la roccia sarebbe il cosmo visto dall'esterno. Un po' come sopra.

8) - Secondo alcuni storici, il culto di Mitra potrebbe simboleggiare la forza del Sole all'uscita dell'Equinozio di Primavera dalla costellazione del Toro verso la costellazione dell'Ariete, avvenuta nel XIX secolo a.c. La morte del toro genera la vita e la fecondità dell'universo, il quale essendo pure il segno di Venere, mostra come l'astro con la sua energia, rigenera la natura. In effetti, in molte rappresentazioni della tauroctonia (uccisione col toro), la scena comprende anche i simboli del Sole, della Luna, dei sette pianeti, delle costellazioni zodiacali, dei venti e delle stagioni. Ma non si diventa Dio dei soldati con un'allegoria stagionale.

9) - Nell'iconografia Mitra è frequentemente associato a Varuna insieme al quale personifica i due aspetti del cielo, diurno e notturno, nonché l'ordine cosmico e umano: Varuna punisce i malvagi e i trasgressori, mentre Mitra è protettore della giustizia e dei patti, del bestiame (cui garantisce buoni pascoli) e degli uomini giusti. Oltre agli aspetti celesti e solari la sua originaria personalità connessa con la giustizia assunse anche una connotazione cosmogonica e soteriologica, mirante cioè alla salvezza dell'uomo.

Il tentativo di identificare il Mitra romano con quello persiano è complicato dal fatto che non esistono testi o leggende persiane che facciano riferimento a Mitra che uccide un toro o in relazione con altri animali. Ma esiste un racconto di Ahriman, Dio del male, in sviluppi popolari dello Zoroastrismo, nel quale uccide un toro.

Per comprendere il vero significato del culto occorre anzitutto tener presente che è un Culto Misterico, anche se non fa parte dei Sacri Misteri, da cui però ha forse attinto. Comunque il culto mediterraneo è totalmente diverso dal persiano, a cui mancano le connotazioni principali del Mitra italico, non uccide il toro, non ne ha gli attributi dei vari animali, non ha la valenza del Sole.

MITREO DI SANTA MARIA CAPUA VETERE (CASERTA)

LA STORIA

Un possibile legame tra la Persia e Roma, potrebbero essere stati i regni dei Parti e del Ponto in Asia Minore, molti dei quali ebbero il nome Mitridate = dono di Mitra, a cominciare da Mitridate I (morto nel 138 a.c.) e delle armi dei pirati della Cilicia collegati a Mitridate VI del Ponto.

Fu, inoltre, a Pergamo, nel II secolo a.c., che scultori Greci iniziarono la produzione di raffigurazioni a bassorilievo di Nike tauroctona. Anche se il culto di Mitra è poco presente nel mondo greco, e confuso con Apollo - Helios, queste sculture potrebbero far parte del percorso che portò il Mitra persiano a Roma.

Verso il I sec., lo storico greco Plutarco scrive che i pirati della Cilicia praticavano riti mitraici intorno al 67 a.c., quando furono deportati da Pompeo in Grecia. Probabilmente dai primi contatti tra l'esercito romano ed i pirati cilici, il culto del Mitra persiano, confuso con Ahriman, il Dio che uccise un toro, passò in occidente, dove è attestato solo dal secolo successivo.

Il Mitraismo dilagò a Roma con il ritorno delle legioni dall'Oriente nel I secolo a.c. Come Dio delle armi e campione degli eroi, Mitra attrasse i soldati romani, che portarono il suo culto in Iberia, Britannia, e Dacia.

Le testimonianze del culto romano di Mitra iniziano dai soldati romani del presidio di Carnuntum sul Danubio, nella provincia romana della Pannonia superiore.

Questi soldati combatterono contro i Parti e nelle rivolte a Gerusalemme dal 60 al 70 d.c. Ritornati in patria, riportarono il culto di Mitra, probabilmente nel 71 o 72.

Ne fanno menzione sia Stazio che Plutarco. Ma Nel 66 d.c. giunse a Roma il re armeno Tiridate, accompagnato da un folto gruppo di maghi e sacerdoti, legati al culto di Mitra e Nerone fu iniziato ai misteri mitraici.

Intorno al II sec. d.c. il Mitraismo si propagò nell'esercito romano, ma anche tra commercianti e schiavi. Le frontiere germaniche ne hanno molte testimonianze archeologiche, molti oggetti cultuali sono emersi in scavi archeologici dalla Romania al Vallo di Adriano.

Nell'Inghilterra settentrionale sono stati identificati tre mitrei a Housesteads, Carrawburgh and Rudchester. A Londra è emerso un tempio mitraico in un insediamento fortificato romano. Altri mitrei sono stati trovati lungo il Danubio ed il Reno, nella provincia di Dacia, come anche in Numidia nel nord Africa.

Gli imperatori romani nel III sec. incoraggiarono il Mitraismo, per il supporto che offriva all'esercito, a Roma e alla loro autorità. Dal tempo di Commodo, che partecipò ai Misteri Mitriaci, seguaci del culto si trovavano in tutte le classi della società.

L'importanza del culto nella città di Roma, e nel resto d'Italia, è testimoniata dall'abbondanza dei resti monumentali. Solo a Roma più di 75 statue, 100 iscrizioni mitraiche, oltre a resti di templi ed altari in ogni parte della città e nel suburbio.

Nel III secolo, il culto di Helios e Mitra iniziarono a fondersi nel culto del Sol Invictus; nel 274 l'imperatore Aureliano (la cui madre era una sacerdotessa del Sole) rese ufficiale il culto costruendogli un nuovo tempio e dedicandogli un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti): l'imperatore attribuì al Dio le sue vittorie in Oriente.

Poco dopo l'Impero romano perse la Dacia e le invasioni dei popoli del nord distrussero molti templi lungo la frontiera dell'Impero, la principale roccaforte del culto. La diffusione del Cristianesimo all'interno dell'Impero, sostenuta dal favore di Costantino, contribuì alla caduta, assorbendone però parecchie caratteristiche e rituali.

L'imperatore Giuliano, iniziato ai Misteri Mitriaci, cercò di restaurare il culto e di limitare l'avanzata del cristianesimo, e l'usurpazione di Flavio Eugenio fece altrettanto, ma il decreto stilato da Teodosio nel 391, che vietava qualsiasi culto non cristiano, sancì la fine del Mitraismo.

Tarde sopravvivenze del culto mitriaco si possono trovare fino al V secolo in alcuni luoghi delle Alpi e nelle regioni orientali. La religione cristiana avversò il mitraismo come il concorrente più pericoloso e a Roma, sopra i mitrei saccheggiati e distrutti, eresse chiese e basiliche.



IL MITO

Secondo una leggenda, Mitra sarebbe nato da una pietra, dalla quale sarebbe uscito armato di una daga in una mano, una fiaccola nell'altra e con un berretto frigio sul capo. Un'altra leggenda narra che il Dio decide di venire al mondo incarnandosi nel ventre di una vergine, e vede la luce in una grotta.

Per un altro mito nasce da una roccia con una fiaccola e un coltello fra le mani e con un colpo di freccia fa scaturire l'acqua da una roccia. I festeggiamenti per la sua nascita avvenivano il 25 dicembre. La Chiesa ha accettato solo nel IV secolo, nel 335 d.c., questa data come nascita di Cristo, per sovrapporla a quella di Mitra.

La sua prima azione è di soggiogare il Sole, poi cattura un toro, portandolo nella sua grotta e superando tutta una serie di difficoltà, causate da un serpente e da uno scorpione. Dal corpo del toro sgozzato, vengono emanate tutte le piante salutari, in particolare la vite dal suo sangue e il grano dal suo midollo; dal suo seme sarebbero invece nati tutti gli animali utili all'uomo.

Al termine del suo operato, con l'aiuto del Sole, Mitra sarebbe assurto in cielo a 33 anni, da dove continuerebbe a proteggere gli esseri umani.

MITREO DI SAN CLEMENTE A ROMA

L' ICONOGRAFIA

In ogni tempio romano dedicato a Mitra c'è il Dio nell'atto di sgozzare il toro sacro. E' raffigurato come un giovane con cappello frigio, una corta tunica che s'allarga sull'orlo, pantaloni e mantello che gli sventola alle spalle. Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all'indietro mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada.

La raffigurazione di Mitra è spesso mostrata in un angolo diagonale, col volto girato. Un serpente ed un cane corredano la scena, a volte raffigurate sul piedistallo della statua, mentre uno scorpione cerca di ferire i testicoli del toro.
In un rilievo conservato a Modena Il Dio Mitra appare come una identificazione di Zeus, Elios, Phanes e Mitra.

Nella raffigurazione oltre a Mitra, il Toro, ci sono il Sole, la Luna, il serpente, lo scorpione, il cane e il corvo. Spesso Mitra sta insieme, o al centro, di due personaggi, i dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano Cautes e Cautopates. Il primo porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata.

Si dice che da qui nascesse l'iconografia dei due ladroni ai lati del Cristo, figura che doveva rimpiazzare quella di Mitra, il che spiega tante incredibili somiglianze. Per ottenere una ulteriore similarità vennero istituite le stazioni del martirio di Gesù nominandole Misteri.


RODOLFO LANCIANI

CAUTES E CAUTOPATES

Recenti scoperte (C. Ill 7922. BRh. 1413. WZ. 1. c.) han reso certo che Cautes e Cautopates erano i nomi dati ai dadofori, i quali sui bassirilievi di Mitra Taurotoctono sono generalmente posti ai due lati di questa divinità. Cautes indica colui che tiene la sua face elevata, Cautopate colui che I'abbassa. Questi portafaci sono stati trovati in gran numero dappertutto, dove si è esteso il culto mitriaco. 

Non ha da meravigliare, se si incontrano delle dedicazioni Caute o Cautopati in quasi tutte le provincie occidentali dell'Impero:
- a Roma (C. VI 86. 748. 3730?),
- in Italia (Aquileia C. V 763. 765; Gemona 1809; Camunni 4935; Angera 5465),
- in Dacia (Apulum C. Ill 994; Micia 7863; Sarmizegetusa 7922),
- in Pannonia (Aquincum C. Ill 10461-10463; Brigetio 11006; Caniuntum 4406),
- nel Norico (Teuruia C. Ill 4736; Virunum 11529?),
- in Germania (Friedberg BRh. 1 413; Heddernheim WZ. 1894 p. 88),
- in Britannia (Borcovicium C. VII 650; Lancaster 1344c),
- in Gallia (Vienna C. XII i8n),
- in Hispania (Emerita C. II 464; Ugultuniacum 1025; Izia 5633)
- in Africa (Mascula C. VIII 2228).

Come si vede dalle iscrizioni C. Ill 4416:
D(eo) I(nvicto) M(ithrae) C{aute): VII 650.
1344 c: D{eo) M^ithrae) C{auio)p{ati) S{oli) I{nvicto);
BBh. 1413: D(eo) I{nvicto) M(ithrae) Cautopati; 
II 581: M(ithrae?) C[auto)p{aii) (?), 
i nomi Cautes e Cautopates sono de semplici predicati di Mitra.

Infattl, i portafiaccole ed il dio Taurotoctono rappresentano la stessa persona; essi raffigurano tutti e tre il Sole, Sol Invictus, Ma Cautes e Cautopates sono il Sole in un momento speciale del suo corso, cioè agli equinozi, e per questo che l'uno tiene una fiaccola elevata, e l'altro abbassata; che a quello è consacrato il toro, antico segno zodiaco della primavera, a questo l'ariete, segno dell' autunno, e che inoltre il primo ha per attributo il gallo e la pigna, simboli della fecondità, il secondo la falcetta e le spighe, emblemi dell'autunno ecc. 

Nel sincretismo imperiale Attis, che era stato assimilato al Sole, fu identificato anche a Cautopates, e sui monumenti questi sovente tiene il pedum ed ha un atteggiamento che ricorda le immagini del dio frigio, di cui si ornavano le tombe (v. Attis I p. 765). I titoli di pater (C. V 763), pater patrum (C. VI 86), leones (C, V 5465) etc. portati dai fedeli dei nostri dei, saranno spiegati sotto la parola (v.) Mithras. In generale su Cautopates V. il mio articolo sulla Westdeiitsche Zeitschrift 1894.

(Rodolfo Lanciani)


IL PATER

Nel culto misterico di Mitra chi raggiungeva il grado più elevato, quello di Pater (che è lo stesso appellativo con cui ci si rivolge ad un sacerdote cristiano), era colui che officiava i riti, il rappresentante della divinità in terra, con berretto e vestito rossi (come i cardinali) ed aveva un bastone da pastore con la punta ricurva (il pastorale). Ben presto i primi cristiani avrebbero iniziato a considerare il mitraismo un "travisamento satanico dei riti più sacri della loro religione", perseguitandolo aspramente.
In altre iconografie viene rappresentato nascente da una roccia, generato sulle sponde di un fiume all'ombra di un albero sacro, secondo il mito.

CERIMONIA MITRAICA

IL CULTO

Il culto di Mitra attirò l'attenzione del mondo romano soprattutto per le sue concezioni misteriosofiche, che ruotavano intorno all'idea di un perfezionamento dell'anima attraverso le sette sfere planetarie.

Secondo alcuni questo comporterebbe una sopravvivenza dell'anima dopo la morte, paragonandola ai Misteri Eleusini, che però, a quel che si sa, non promettevano la sopravvivenza ma solo il superamento della paura della morte, ricusando qualsiasi fede negli Dei, presupposto necessario di qualsiasi fede di sopravvivenza.
Il culto escludeva le donne e fu praticato soprattutto dai militari e, in parte, da politici e amministratori.

Essendo una religione misterica di iniziazione, al pari dei Misteri Eleusini, il Mitraismo non diede luogo alla diffusione di un corpo di scritture rivelate e anche i suoi rituali erano tenuti segreti e riservati agli iniziati. Inoltre non cercavano proseliti, cosa che fecero altre religioni monoteiste, per cui non vi fu in queste una conversione spontanea ma imposta.

Solo l'ebraismo non ha fatto mai proseliti perchè ritenuto proprietà di un popolo eletto e non per tutti.

Il Mitraismo, come tutte le religioni misteriche, non facevano proseliti, anzi per esservi iscritti si subivano prove ed apprendistato per dimostrare di esserne degni. Con tutto ciò equivalse ai tempi di Costantino il numero di iscritti al Cristianesimo, si che l'imperatore ebbe molti dubbi su quale delle due religioni eleggere a religione di stato, cosa che comunque non fece ufficialmente, essendo lui stesso un grande seguace di Mitra fino alla sua morte.

L'agape era il banchetto rituale che si teneva solitamente in una stanza specifica del mitreo. In genere era a base di vino, acqua e pane, secondo uno schema molto simile a quello dell'eucarestia dei primi Cristiani. Al contrario di quello cristiano, il culto mitriaco era un culto per iniziati, per cui il contenuto dottrinale del mitraismo, è quasi esclusivamente il prodotto di interpretazioni moderne.



IL PERCORSO INIZIATICO

Malgrado Mitra fosse una divinità solare, i mitrei, templi in cui i suoi riti venivano officiati, erano sotterranei. Il perchè si può capire entrando nel Mitreo pubblico di Ostia, il più grande. Si entra in completa penombra in un cunicolo che conduce in una prima stanza dove c'è una vasca rettangolare, forse dove l'iniziato riceveva dall'alto il sangue del toro sgozzato.

Il sacrificio al piano di sopra è attestato dal mitreo di Sutri dove ci sono i buchi nella roccia creati appositamente tra i due piani. Il percorso continua in un cunicolo sempre buio finchè un raggio di luce quasi accecante colpisce gli occhi ormai abituati al buio.

Nella stanza successiva appare infatti la statua di Mitra, illuminato dall'alto, bello e giovane, che tiene alzato il capo del toro mentre con l'altra mano alza un gladio a sgozzarlo. La luce piove dall'alto in una finestra sopra Mitra e la volta ha le tracce dei pianeti. Sul basamento sono scolpiti un serpente e uno scorpione.

Nel mitreo di Ostia delle 7 sfere troviamo:

- Nel mosaico del pavimento le sette porte descritte da Celso,
- Davanti al primo ingresso un pugnale.
- Nella cornice troviamo i segni zodiacali, a partire dall'alto a sinistra con Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine. Procedendo da destra verso l'alto: Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci.
- Sulle pareti sono raffigurati gli Dei planetari. A sinistra: sul dietro Giove, nel mezzo Mercurio, davanti la Luna; a destra Marte, in mezzo Venere, dietro Saturno.
- Sulle pareti di sostegno sono raffigurato Cautes e Cautopates.

MITREO DI NAPOLI

I MITREI

Il centro del culto e di incontro dei seguaci era il mitreo, una cavità o caverna naturale adattata, o un edificio che imitava una caverna. I mitrei erano luoghi tenebrosi e privi di finestre, anche quando non erano collocati in luoghi sotterranei. Quando possibile, il mitreo era costruito all'interno o al di sotto di un edificio esistente.

Il sito di un mitreo può essere anche identificato dalla sua entrata separata o vestibolo, la sua caverna a forma di rettangolo, chiamata "spelaeum" o "spelunca", con due panchine lungo le mura laterali per il banchetto rituale, ed il suo santuario all'estremità, spesso in una nicchia, prima del quale vi era l'altare. Sul soffitto in genere era dipinto un cielo stellato con la riproduzione dello zodiaco e dei pianeti.

I mitrei erano di dimensioni modeste; il servizio di culto, che terminava in un banchetto comune, era officiato da una piccola comunità, solitamente formata da poche dozzine di persone. Monumenti mitriaci sono a Tivoli, Anzio, Napoli, Milano.

Due sono le leggende sulla sua nascita, accomunate da uno stesso fine cioè, sconfiggere il male salvando così il genere umano.
- La prima lo vuole nato da una pietra dalla quale sarebbe uscito armato di una daga e con una fiaccola in mano;
- la seconda, parla invece di una vergine che partorì la divinità in una grotta (mito riportato nel cristianesimo, vedi al Vergine Maria).

Mitra viene raffigurato nell’atto di sacrificare un toro, la cui morte genera la vita e la fecondità dell’universo. Simboleggia inoltre, la forza del Sole quando entra nel segno zodiacale del Toro, il quale essendo pure il segno di Venere, mostra come l’astro con la sua energia, rigeneri la natura. Altre elementi simbolici che lo accompagnano sempre, nelle numerose raffigurazioni sono: il cane, il serpente, lo scorpione, il corvo e le spighe del grano.

La divinità è accompagnata da due personaggi detti dadofori o portatori di fiaccole; l’una tenuta alzata a rappresentare il ciclo solare (alba-tramonto) e il calore luminoso della vita, l’altra, abbassata, il freddo gelido della morte; Mitra e i dadofori si uniscono in un'unica divinità: il triplice Mitra.
La cisterna: nel Mitraismo l'acqua svolgeva un ruolo purificatorio importante; per questo nelle vicinanze del santuario vi era spesso una sorgente naturale o artificiale.

Per il Mitreo si trattava di una cavità o caverna naturale adattata, di preferenza già utilizzata da precedenti culti religiosi locali, oppure di un edificio artificiale che imitava una caverna. Anche quando non erano collocati in luoghi sotterranei, i mitrei erano luoghi tenebrosi e privi di finestre. Quando possibile, il mitreo era costruito all'interno o al di sotto di un edificio esistente.

Il sito di un mitreo può essere anche identificato dalla sua entrata separata o vestibolo, la sua caverna a forma di rettangolo,  con due panchine lungo le mura laterali per il banchetto rituale, detto anche agape, ed il suo santuario all'estremità, spesso collocato in una nicchia, prima del quale era posto l'altare.

Sul soffitto era dipinto in genere un cielo stellato con la riproduzione dello zodiaco e dei pianeti. Ai lati di Mitra, all'inizio dei due banconi, due parallelepipedi, di cui uno, o forse ambedue, con una piramide triangolare sopra.

MITREO AL CIRCO MASSIMO
In altri templi la descrizione è questa:
"Si accedeva ad una prima stanza, l’"aedes", dove vi era l’altare e la statua di Mitra. In questo luogo potevano essere ammessi pure i profani, per assistere al sacrificio del toro, mentre l’altro ambiente, lo "spelaeum", era riservato ai soli iniziati. 

Quest’ultimo era adornato di pomici, mosaici e di undici pozzi: quattro più grandi a forma di tronco di piramide e sette piccoli in guisa di tronco di cono. Il soffitto aveva la volta a sesto ribassato, mentre le mura erano dipinte di rosso. 

Lungo le pareti della sala vi erano due banconi e sul fondo, ad ovest, si trovava un altare ornato dall’immagine di Mitra che immola il toro e da quelle dei dadofori."

I mitrei, così diversi dai grandi edifici templari dedicati alle divinità dei culti pubblici, si distinguevano anche per il fatto di essere di dimensioni ridotte. In alcuni casi è presente una cella al di sotto della sala principale, chiamata fossa "sanguinis", collegata ad essa tramite un sistema di tubature che servivano con tutta probabilità ad una sorta di battesimo, officiato attraverso un'abluzione nel sangue del toro sacrificato.


Mitrei di Roma:
  • Mitreo di San Clemente (visibile)
  • Mitreo Barberini (con tauroctonia affrescata)
  • Mitreo delle Terme di Caracalla (oggi restaurato e visibile)
  • Mitreo di Santa Prisca
  • Mitreo del Circo Massimo
  • Mitreo di Sutri (Viterbo)

Mitrei di Ostia:
  • Mitreo delle 7 sfere
  • Mitreo degli animali
  • Mitreo delle 7 porte
  • Mitreo di Felicissimo
  • Mitreo delle Terme
  • Mitreo delle Pareti Dipinte
  • Mitreo del Palazzo Imperiale
  • Mitreo della Planta Pedis
  • Mitreo dei Serpenti
  • Mitreo di Lucrezio Menandro
  • Mitreo della Casa di Diana 

Mitrei di Napoli:
  • Mitreo nella Crypta Neapolitana (Grotta di Pozzuoli a Posillipo) (ipotesi)
  • Mitreo nell'Antro di Mitra a Pizzofalcone (ipotesi)
  • Mitreo nell'area archeologica del Carminiello ai Mannesi

Altri mitrei:
  • Mitreo di Vulci
  • Mitreo di Sutri
  • Mitreo di Duino
  • Mitreo di Marino (con tauroctonia affrescata)
  • Mitreo di Santa Maria Capua Vetere (con tauroctonia affrescata)
MITREO DI OSTIA ANTICA

Mitreo di Marino

Il mitreo di Marino si presenta come una galleria stretta e lunga che in precedenza era stata utilizzata come cisterna per l’acqua (nelle vicinanze sono stato trovati altri resti archeologici), infatti le pareti il pavimento e il soffitto sono ricoperti da uno strato di calce mista a pozzolana e a piccolissimi frammenti di terracotta, che impedisce all’acqua di uscire.

Lungo le pareti furono praticati dei fori, sia per potervi mettere le lucerne per l’illuminazione, sia per poter costruire una divisione interna che divideva gli iniziati in base al grado raggiunto, con due banconi lungo le pareti dove si sdraiavano i fedeli che in tal modo consumavano il banchetto sacro. (in realtà non c'è prova che si coricassero ed anzi è probabile che invece sedessero data l'esiguità dello spazio).

Davanti all'affresco c’è un cippo di peperino con un’iscrizione in latino "Invicto Deo Cresces Actor Alfi Seberi D, P." (al Dio invitto pose come dono Cresces, amministratore di Alfio Severo Deus Pater).

In Italia si conoscono solo altri due mitrei dipinti, uno a Roma sotto Palazzo Barberini e uno a S. Maria Capua Vetere in Campania. Al centro dell’opera c’è Mitra, all’interno di una grotta, vestito col berretto frigio, una tunica con maniche e calzoni lunghi, tutto di rosso.

Sulle spalle gli volteggia un mantello blu bordato di rosso, che è costellato di stelle, tra cui spiccano sette pianeti; il Dio ha la testa girata verso il Sole raggiante, dipinto in alto a sinistra, che lo guarda benevolente ed ha accanto un corvo nero; all’alto lato è raffigurata la Luna con lo sguardo chino e circondata di luce riflessa.

Mitra è rappresentato mentre uccide il toro e contemporaneamente rigenera la Terra, infatti dalla coda dell’animale spuntano spighe di grano. Ai lati due altri personaggi chiamati dadofori, portatori di torce, sotto il Sole a sinistra c’è Càutes con la fiaccola alzata e accesa, sotto la Luna a destra c’è Cautòpates con la fiaccola abbassata e spenta, la notte.


Altre scene del mito:
  1. Lotta fra Giove e i Giganti, cioè la vittoria contro il Caos e lo stabilirsi dell’ordine universale.
  2. Saturno (o Oceano) sdraiato
  3. La nascita di Mitra da una roccia.
  4. Mitra cavalca il toro bianco.
  5. Mitra sceso dal toro lo trascina per le zampe posteriori nella grotta dove avverrà il sacrificio.
  6. Mitra inizia il Sole, inginocchiato davanti a lui, ai suoi Misteri.
  7. Le due divinità si stringono la mano destra e divengono alleati.
  8. Mitra fa uscire l’acqua da una roccia tirando con l’arco una freccia.
Due rappresentazioni dei Dadofori sono poste vicino l’ingresso, in posizione inversa ai precedenti; a destra c’è Càutes con la fiaccola accesa e alzata che rappresenta il sorgere del sole, a sinistra c’è Cautòpates con la fiaccola spenta e abbassata.

MITREO DI PALAZZO BARBERINI A ROMA

Mitreo Barberini

Al di sotto dello splendido Palazzo Barberini. Venne costruito in due fasi: la prima del I secolo dc e la seconda all'inizio del III secolo. Sul fondo della sala, dotata di seggi laterali, si trova l'affresco dedicato al sacrificio del toro e alle azioni eroiche della divinità. Sulla fascia superiore, i simboli zodiacali, sovrastati a loro volta da una rappresentazione di Zurvan Akarana, il Tempo Illimitato: mostro alato con testa di leone, avvolto dalle spire di un serpente.



Mitreo di S. Clemente

Sotto la chiesa di S. Clemente, in Via S. Giovanni in Laterano, non lontano dal Colosseo, eretta sulle rovine di costruzioni romane. Dei piani sotto la chiesa, risalente al III secolo d.c. c'è il mitreo. Vi si arriva mediante un'angusto corridoio scavato nella pietra scabra, come in una grotta. La struttura è formata da un vestibolo, dove un tempo c'era la statua del cosiddetto Buon Pastore, in realtà il Dio Mitra che veniva raffigurato coll'ariete o con l'agnello sulle spalle, poi tolto per l'imbarazzante somiglianza col culto cristiano.

Dal vestibolo si passa alla sala con ai lati i banconi di muratura per gli iniziati, che non ci stavano sdraiati come si racconta, anche perchè non ce ne sarebbero entrati più di sei in tutto. Al centro, un altare scolpito sui quattro lati, così come sono scolpite alcune delle pareti. Sul fondo Mitra bambino che nasce da una roccia, ovvero che sta su un onphalos, la famosa pietra a squame, caratteristica della Grande Madre poi trasferita ad Apollo.


Mitreo alla Navicella

ROBERTO LANCIANI:

Mitreo Alla Navicella, scavato nel mese di maggio 1555 da Girolamo Altieri. I monumenti tornati in luce in tale occasione sono:
a) base votiva con le immagini delle tre divinità capitoline, e la dedicazione fattane da M. Modius Agatlio {GIL. VI, 81);
b) simile con « bassorilievi in tutte le facce » e il nome del medesimo dedicante (ivi 82);
e) epistilio marmoreo di edicola, lungo m. 2,07, grosso m. 0,44, dedicato a Giove Reduce " prò salute et reditu » dell' imperatore Massimino nell'anno 235 da Domitius Bassus, centurione de' Frumentarii, e sotto-comandante dei Peregrini (ivi 428) ;
d) « una tavola marmorea dove di mezzo rilevo è un huomo che ammazza un toro, et un cane morde il toro; un serpe li punge il ginocchio, uno scorpione i testicoli. Sono poi a pie' d' uno albero un scorpione, una face, e la testa di un toro. Dalla parte di dietro è una colomba; di sopra è il sole e la luna con molti altri vaghi ornamenti. È una delle belle scolture in marmo, che in tutta Roma si vegga. Vi sono due tavolette marmoree, dove di mezzo rilevo son duo homini (Genii lampadofori mitriaci) co le faci in mano » (Aldovrandi, p. 281).


Mitreo delle Terme di Caracalla

Incastrato nella fitta rete di sotterranei delle terme, era dotato di diverse sale, tra cui la principale era quella dedicata al banchetto. Una sala ad un livello ancora più basso, vicino alla fossa "sanguinis", è in comunicazione tramite una serie di cunicoli con la sala principale, ed era probabilmente dedicato alle abluzioni "battesimali" nel sangue dell'animale sacrificato. Vi sono inoltre locali che erano probabilmente usati come latrine, e sale più piccole che venivano usate come spogliatoi.


Mitreo del Circo Massimo

In Via dell'Ara Massima di Ercole, a due passi dai Fori Olitorio e Boario e sul lato opposto della strada rispetto alle rovine del Circo Massimo, si trova il deposito del Teatro Dell'Opera di Roma; nei suoi sotterranei, sono presenti i resti di un mitreo risalente al III secolo d.c.. Non è aperto al pubblico: nell'antro regna un buio pesto, e la stretta scalinata che vi dà accesso è scomoda. All'interno, un'anfora interrata nel centro della sala, un bassorilievo con la tauroctonia e alcuni simboli mitraici: il corvo e il cane, lo scorpione e il serpente. Le nicchie che si notano qua e là sono, purtroppo, ormai vuote.


Mitreo di S. Prisca

La piccola chiesa di S. Prisca, risalente almeno al V sec. d.c, venne costruita su un'antica abitazione patrizia del colle aventino. Da essa si può visitare un piccolo museo adattato nel ninfeo dell'abitazione romana e, attraverso uno stretto cunicolo, si accede al mitreo sottostante, riportato alla luce negli anni '40.

E' uno dei pochi a riportare affreschi sulle sue pareti, rappresentanti i sette gradi d'iniziazione, una processione in onore del Dio, la tauroctonia e una rappresentazione di Saturno sdraiato.
Nel vestibolo venivano probabilmente uccise le vittime sacrificali, mentre molte delle decorazioni sono oggi contenute in un'altra sala; sono inoltre presenti un battistero con rappresentazioni allusive ai segni zodiacali ed una vasca lustrale e una sala probabilmente dedicata alle iniziazioni.

Una delle raffigurazioni più belle di Mitra si trova in San Miniato, a Firenze, sulla tomba di un principe della Chiesa, il Cardinale Giacomo di Portogallo (morto nel 1459).

MITREO DI OSTIA ANTICA

I GRADI

Secondo altre versioni del mito, a ogni grado era associata una porta, una sfera planetaria, un giorno della settimana e un metallo. Le varie versioni a volte differiscono per l'associazione dei pianeti. Una molto comune associa: 
- alla prima porta la Luna e l'argento, 
- alla seconda il Mercurio e il ferro, 
- alla terza Venere e lo stagno, 
- alla quarta il Sole e l'oro, 
- alla quinta Marte e la lega, 
- alla sesta Giove e il bronzo 
- alla settima Saturno e il piombo.

Come in tutte le iniziazioni misteriche la cerimonia era preceduta dal giuramento di non rivelare il rito. l'iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia attraverso prove e cerimonie.

Il loro carattere doveva essere però essenzialmente simbolico ed incruento come del resto lo stesso sacrificio del toro, punto centrale della liturgia mitraica, impossibile da eseguire nella maggior parte dei mitrei a causa delle piccole dimensioni dei locali, ma soprattutto molto costoso e dato che molti non erano ricchi sicuramente non avrebbero potuto sostenerne il costo.

Non sappiamo pertanto se alle iniziazioni ci fosse davvero un'aspersione di sangue e soprattutto non sappiamo quale animale, nel caso, venisse sacrificato.

Uno dei motivi centrali del Mitraismo è il mito del sacrificio di un toro sacro, creato dalla divinità suprema Ahura Mazda, che Mitra uccide nella caverna, secondo quanto consigliato da un corvo, mandato da Ahura Mazda. In questo mito, dal corpo del toro morente spuntano piante, animali e tutti i frutti della terra. La figura del Dio aveva anche una valenza di mediatore tra l'Uomo e il Dio supremo del mondo superiore ed inferiore.

Secondo James Frazer il Mitraismo è una religione misterica che adorava una divinità che resuscita dopo la morte, comparabile ad Iside o alla Persefone-Demetra dei misteri eleusini. Ma soprattutto comparabile al Cristo, che come Mitra nasce al solstizio di inverno, muore e rinasce nell'equinozio di primavera.
Di certo i misteri erano una via iniziatica volta a capire se stessi e il mondo, superando la paura dell'inevitabile morte, che, ai soldati da sempre in compagnia di questa signora oscura, doveva interessare molto.
Essendo una religione iniziatica e segreta i suoi santuari furono sempre ricavati in ambienti sotterranei, perchè dal buio della mente può sorgere la luce dell'anima. Del resto molti santi si sono rifugiati nelle grotte per trovare Dio.


Similitudini col cattolicesimo

La religione di Mitra aveva una comunità strettamente gerarchica, che si estendeva a tutto l'Impero Romano. Il capo si chiamava Pater patres (padre dei padri), come il Sommo Sacerdote del culto di Attis e poi il Papa romano. I Sacerdoti portavano spesso il titolo di «Padri» e i fedeli si chiamavano «Fratelli», definizione usata anche nel culto di Juppiter Dolichenus, i cui componenti si chiamavano fratres carissimi.

Il culto mitraico conosceva sette sacramenti, ovvero iniziazioni, nella chiesa i 7 sacramenti iniziati nel XII sec. presso Pietro Lombardo, furono elevati a dogma nel 1439, durante il Concilio di Ferrara-Firenze.

Il culto di Mitra aveva un Battesimo, una Cresima e una Comunione con pane e acqua o con acqua e vino, celebrata, come nel Cristianesimo, in memoria dell'ultima cena del Maestro coi suoi discepoli; le ostie, ovvero i pani, erano poi contrassegnate da una croce.

Ai Sacerdoti spettava dare i Sacramenti e celebrare il servizio divino quotidianamente, ma il più importante era quello domenicale (nel dies solis): l'officiante pronunciava le sacre formule sul pane e sul vino, nei momenti particolarmente solenni si faceva squillare una campanella e pure canti e musica. Sugli altari dei templi di Mitra era accesa una sorta di Luce Perenne (Lampada Pepetua del cristianesimo).

I seguaci di Mitra si richiamavano a una Rivelazione, ponevano un diluvio all'inizio della storia e un giudizio universale alla fine; credevano nell'immortalità dell'anima e nella resurrezione della carne. La religione di Mitra perseguiva un rigoroso ideale di purezza; la castità, la temperanza e l'ascesi erano fra le virtù più alte.

Il Mitraismo, come il Cristianesimo, esercitò dapprima una forte attrazione sui ceti umili, finché, come al Cristianesimo, anche al culto mitraico si volsero ben presto le cerchie più influenti della società imperiale romana. Molti signori furono guadagnati alla nuova fede ad opera dei loro schiavi, proprio come accadde al Cristianesimo. non era raro il caso in cui le più alte cariche religiose venivano ricoperte da schiavi come nella Chiesa primitiva.

Fra il III e il II sec. la religione mitraica godette presso la corte del medesimo prestigio del Cristianesimo: Diocleziano, Galerio e Licinio consacrarono a Mitra, protettore dell'impero, un tempio a Carnuntum, sul Danubio, e Massimiano gli innalzò un Mitreo in Aquileia. I suoi seguaci erano dappertutto, dalla Spagna alla Britannia, alla Gallia e pure in Scozia. Allora per numero di adepti e per influenza sembrò sul punto di superare il Cristianesimo, ma come tutti gli altri culti, dovette soccombere al divieto degli imperatori cattolici.

Istigati dalla Chiesa, già nel II secolo i suoi fedeli vennero perseguitati dai cristiani, i suoi templi saccheggiati e distrutti, i sacerdoti assassinati. I cristiani innalzarono le loro Chiese sulle rovine degli antichi Dei, una cripta mitraica pressoché intatta si trova, ad esempio, sotto la chiesa di S. Clemente in Roma, e l'altare è collocato quasi esattamente sopra quello pagano.

La fede mitraica si mantenne fino al V sec. solo sulle Alpi e sui Vosgi, ma poi fu eliminata anche qui con la violenza e quasi totalmente dimenticata fino al XIX secolo.



GRADI D'INIZIAZIONE
  1. Corax (Corvo): associato a Mercurio. Simboli: corvo, cadduceo, ariete, tartaruga, lira, vaso.
  2. Cryphius o Nymphus (Crisalide): associato a Venere. In questo grado sembra fosse richiesta la castità. Simboli: serpente, diadema, lucerna.
  3. Miles (Soldato): associato a Marte. Tertulliano ci dice che il candidato doveva combattere contro un uomo con la spada per conquistare la corona. Il neofita doveva inginocchiarsi, nudo, bendato e con le mani legate. Veniva poi offerta una corona sulla punta di una lancia. Una volta incoronato, le corde andavano tagliate con un solo colpo della lancia e tolta la benda. Rimuoveva poi la corona dalla testa e la poneva sulla spalla, dicendo: "Mithra è la mia sola corona". Simboli: scorpione, gambero, elmo, lancia , berretto frigio, bisaccia.
  4. Leo (Leone): associato a Giove, rappresenta il fuoco. Per questo ai leoni non erano permesso di toccare acqua durante il rituale, ed invece il miele era offerto all'iniziato per bagnarsi la lingua. I leoni portavano il cibo per il pasto rituale che era preparato da quelli dei gradi inferiori. Gli impegni dei leoni includevano il controllo della fiamma dell'altare sacro. Il banchetto rituale, costituito da pane e vino, rappresentava l'ultima cena di Mithra con i suoi compagni, prima della sua ascesa al cielo sul carro del Sole. Simboli: cane, cipresso, alloro, folgore, l'aquila, vespa. "Accipe thuricremos, pater accipe sancte leones, per quos thura damus, per quos consumimur ipsi." "Accetta amichevolmente, santo Padre, i Leoni che bruciano l'incenso, attraverso essi noi spargiamo l'incenso, attraverso essi anche noi finiremo"
  5. Perses (Persiano): Associato alla Luna. Il Persiano è Cautopates, il pastore con la torcia abbassata. L'iniziato, che ha indagato il buio notturno di se stesso, era purificato con il miele, perché era sotto la protezione della luna. Simboli che appartengono a questo grado: arco, faretra, bastone, falce di luna, civetta, usignolo, archi, chiavi, brocca, delfino, treppiede, spiga.
  6. Heliodromus (Heliodromo): Associato al Sole. L' Heliodromo è Cautes, che solleva la torcia e preannuncia il sorgere del Sole. La nascita della coscienza. Simboli: corona a sette raggi, torcia, sferza, spiga, globo, gallo, lucertola, coccodrillo, palma.
  7. Pater (padre): L'ultimo grado, associato a Saturno, la restaurazione mediante Saturno dell'Era dell'Oro ....redeunt Saturnia regna. Rappresentante sulla terra di Mithra, cappello e pantaloni rossi, con un bastone dalla punta ricurva: il pastorale, il contatto con la Terra. Nel mitreo di S. Prisca il Pater è seduto sul trono e gli iniziati gli sfilano innanzi.

Pur non conoscendone i valori possiamo cercare di decifrare i simboli:
  • Il corvo è l'uccello nero, presago di morte, è l'Opera al Nero degli alchimisti, è il buio della mente che non conosce il mondo e se stesso. La scoperta della propria cecità.
  • La crisalide è la chiusura dell'iniziato al mondo esterno, preso solo dalla ricerca interiore.
  • Il soldato è la capacità di seguire il percorso abbattendo gli ostacoli interiori.
  • Il leone è il risveglio dell'istinto con consapevolezza.
  • Il Persiano, il pastore con la torcia in basso, è la consapevolezza dell'inevitabile morte.
  • L'Heliodromo, il pastore con la fiaccola in alto, è la rinascita dell'essere nuovo, che ha guardato la morte in faccia e l'ha accettata senza paura.
  • Il Pater è colui che, come un padre, può insegnare agli altri il percorso per il semplice fatto che lui l'ha compiuto.


BIBLIO

- Nino Burrascano - I misteri di Mithra - Genova - Il Basilisco - 1979 -- George Dumezil - Mithra-Varuna, essai sur deux représentations indo-européennes de la Souveraineté - Paris - Presses Universitaires de France - 1940 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica (La religion romaine archaïque, avec un'appendice sur la religion des Étrusques.- Parigi - Payot - 1964) - Milano - Rizzoli - 1977 -
- Ruggero Iorio - Mitra. Il mito della forza invincibile - Marsilio - Venezia - 1998 -
- Giuseppe Rocco Volpi - Vetus Latium Profanum - Roma - 1745 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -

17 commenti:

  1. molto preciso e completo
    i miei complimenti
    Raphael

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  2. Ottimo lavoro per incominciare ad orientarsi in un argomento così ostico,affascinante e poco conosciuto.

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  3. Articolo eccellente. Molto chiaro e scorrevole.

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  4. Molto interessante. Posso chiedere il motivo per cui Mitra ha lo sguardo rivolto all'indietro? Grazie

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  5. Su questo sono state scritte diverse cose, soprattutto da studiosi successivi. Si pensa che Mitra che uccide il toro simbolo della materia potente guardi nel contempo al sole che sorge all'orizzonte, come dire che la morte conduca inevitabilmente ad una rinascita. Però non v'è certezza di questa interpretazione, saluti.

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  6. Grazie,gentilissimo! Merce rara in questi tempi!

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  7. ho visto il mitreo di santa maria capua vetere. eccezionale. da vedere

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  8. È vero che a ogni grado è unita una costellazione?

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  9. Un colore e un giorno della settimana?

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  10. In una conferenza su YouTube, il noto professore medievista Alessandro Barbero narra che l'imperatore Costantino, volendo unificare le diverse religioni dell'Impero, si rivolse per primi ai sacerdoti di Mitra.
    Essi ricusarono l'onore, poiché ritenevano Costantino persona indegna, avendo egli fatto fuori fratelli, zii, cugini, praticamente tutti quelli che potessero contendergli il titolo d'imperatore.
    Solo allora si rivolse ai cristiani, che, essendo più di bocca buona e vedendo nell'offerta una svolta per loro epocale, accettarono di buon grado.
    Questo, secondo me, spiega molte cose...

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    1. Peccato che non sia così. Capita a tutti di confondersi o almeno di dire qualcosa che in parte è vero ma che detto così è sbagliato. Sono stati fatti degli studi che dimostrano proprio che il Sol invictus è una festa venuta dopo quindi la provocazione vale nulla. La festa pagana del Sol Invictus fu istituita dall’imperatore romano Aureliano il 25 dicembre 274, quasi certamente un tentativo di creare un’alternativa pagana ad una data che già godeva di una certa importanza per i cristiani romani. Per questo “le origini pagane del Natale” sono un mito senza fondamenta storiche.  
      Quello che realmente accadde fu che Aureliano, che governò dall’anno 270 fino al giorno del suo omicidio nel 275 d.C., promosse (com’è ben documentato) l’istituzione della festa del Sol Invictus come tentativo di unificare i vari culti pagani dell’Impero Romano attorno ad una commemorazione della “rinascita” annuale del sole. Ostile al cristianesimo, Aureliano guidò un impero che stava avanzando verso il collasso, a causa di sconvolgimenti interni, ribellioni nelle province, declino economico e ripetuti attacchi delle tribù germaniche nel nord e dell’Impero persiano nell’est. La sua scelta cadde sul 25 dicembre, quando la luce del giorno comincia ad allungarsi e l’oscurità ad accorciarsi, un simbolo profetico della “rinascita” o dell’eterno ringiovanimento dell’Impero Romano, favorito dalla perseveranza nel culto degli dei la cui tutela (come credevano i romani) aveva portato Roma alla gloria. Se la nuova festa poteva anche sovrapporsi alla celebrazione cristiana, ancora meglio.

      È vero che la prima notizia di una celebrazione cristiana della Natività a Roma, nel giorno del 25 dicembre, risale a pochi anni dopo Aureliano, nel 336 d.C.. Ma ci sono prove provenienti dall’Oriente greco e dall’Occidente latino che mostrano come i cristiani hanno cercato di individuare la data della nascita di Cristo molto prima che iniziassero a celebrarla in modo liturgico. Un chiaro esempio è quello di Sesto Giulio Africano, uno scrittore cristiano che nel 221 d.C., nella sua Chronographiae, scrive che Gesù si è incarnato (fu concepito) il 25 marzo (così, evidentemente, nacque nove mesi dopo, il 25 dicembre). Sesto Giulio Africano scrive mezzo secolo prima della creazione della festa del Sol Invictus da parte dell’imperatore Aureliano. Occorre anche ricordare una credenza che sembra essersi diffusa nel giudaismo al tempo di Cristo, ma che non coinvolse tutti i cristiani. Riguarda “l’età integrale” dei grandi profeti ebrei, ovvero l’idea che i profeti di Israele siano morti nella stessa data della loro nascita o concepimento. I primi cristiani applicarono questa idea a Gesù, partendo dal fatto che il 25 marzo (o il 6 aprile) non era solo la data della morte di Gesù, ma anche quella del suo concepimento. Vi sono infatti alcune prove che almeno alcuni cristiani nel I° e nel II° secolo consideravano il 25 marzo o il 6 aprile la data della nascita di Cristo, ma -come già detto- la prima data prevalse rapidamente come il giorno del concepimento di Cristo. Ed è in questo giorno, il 25 marzo, che i cristiani ancora oggi commemorano quasi universalmente la festa dell’Annunciazione, cioè quando l’Arcangelo Gabriele portò alla Vergine Maria l’annuncio. Quanto dura una gravidanza? Nove mesi. Se contiamo nove mesi a partire dal 25 marzo, si arriva al 25 dicembre. Se invece si parte dal 6 aprile, si arriva al 6 gennaio, giorno dell’Epifania. Gli Armeni sono gli unici tra le antiche chiese cristiane che ancora oggi celebrano la nascita di Cristo, l’Adorazione dei Magi ed il battesimo il 6 gennaio.

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  11. E' sempre divertente leggere i cristiani che si arrovellano alla ricerca del più piccolo indizio per provare che la loro religione non è semplicemente una palese scopiazzatura delle religioni precedenti. Addirittura leggo da un commentatore che stima la data del 25 marzo del concepimento riportata poi da uno scrittore qualunque come una prova inconfutabile. Ma poi dove sta scritto che si nasce in 9 mesi esatti? Le nascite non sono mai a scadenza cronometrata dove un 25 aprile diventa un 25 dicembre, andiamo.. Figuriamoci se poi Cristo si scopre che è pure settimino, è tutto da ridere. Basta arrampicate sugli specchi ragazzi, è ora che vi mettiate l'anima in pace.

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  12. Carissimi, ho letto molto attentamente l'articolo è i vostri commenti. Fortissimi. Io sono rumeno, quando avete un po di tempo, guardate, leggete le storie dei nostri antenati i Dacii, guardate come erano vestiti(guardate i capelli)... è poi, se avete un po di tempo,
    leggete la nostra storia, quella vera non quella raccontata nei libri quotidiani...(scusate gli errori grammaticali)

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  13. Quelle sul mantello non sono i sette pianeti, ma le sette Pleiadi, collocate nella stessa posizione relativa rispetto alla costellazione del Toro. Ciò detto, non mi pare così strano che un'allegoria del Sole che uccide il Toro (tramonto eliaco) possa essere stata accolta dalle legioni romane. Tanto meno se la divinità veniva tradizionalmente rappresentata armata di pugnale e intenta ad uccidere l'avversario.

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  14. Mi domando noi cristiani a quale Dio adoriamo dopo tutto ciò

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