ISIDE EGIZIA
Inno a Iside
Papiro di Ossirinco n.1380, 1. 214-216, II sec. a.c. :
Dea dalle molte facoltà, onore del sesso femminile.
Amabile, che fa regnare la dolcezza nelle assemblee,
nemica dell'odio.
Tu regni nel Sublime e nell'Infinito.
Tu trionfi facilmente sui despoti con i tuoi consigli leali.
Sei tu che, da sola, hai ritrovato tuo fratello (Osiri),
che hai ben governato la barca, e gli hai dato
una sepoltura degna di lui.
Tu vuoi che le donne si uniscano agli uomini.
Sei tu la Signora della Terra
Tu hai reso il potere delle donne uguale a quello degli uomini!
Iside o Isis o Isi, originaria del Delta, fu la Dea egizia della maternità e della fertilità. Divinità in origine celeste, associata alla regalità, faceva parte dell'Enneade.
Il Mito
- Ego sum omne quod fuit,
quod est, quod futurum est.
Velum meum nemo mortalium rilevavit -
(Plutarco - Iside)
Figlia di Nut, Dea del cielo, e Geb, Dio della terra, sorella di Nefti, Horus il vecchio, Seth ed Osiride, con cui si unì quando ancora erano nel ventre materno, generando Horus.
Regnarono felici sull'Egitto finchè Seth, geloso perchè sua moglie Nefti si era innamorata di Osiride, con un inganno fece entrare durante un banchetto Osiride in un bara che fece sigillare e gettare nel Nilo.
Iside disperata si mise, accompagnata da Anubis, a cercare e ritrovò la bara, ma Seth gliela rubò e smembrò il corpo di Osiride seminando i pezzi in diverse città sulle coste del Nilo. Con l'aiuto della sorella Nefti Iside cercò e assemblò le parti del corpo di Osiride, riportandolo in vita attraverso la sua acqua sacra. Solo il membro virile non fu trovato e Iside lo sostituì con un fallo d'oro.
Comunque Osiride, vendicato dal figlio Horus e resuscitato da Iside, regnò sul regno dei morti.
Per la sua capacità di riportare dalla morte alla vita Iside era considerata una divinità associata alla magia e all'oltretomba. Aiutò Osiride a civilizzare il mondo, ed inventò il sistro, l'agricoltura, il tessere e il ricamare, e istituì il matrimonio. Inoltre era la guardiana di uno dei vasi canopi: Hamset, il cui coperchio aveva forma di testa di un uomo e che conteneva il fegato.
Iside scorpione
Dopo aver ucciso Osiride Seth imprigionò Iside che tuttavia riuscì ad evadere, accompagnata da sette scorpioni.
Nella stele Mettermich del 370 a.c., Iside parla delle sue compagne.
" Le due scorpione Tefen e Befen erano dietro di me; Mestet e Mestetef erano ciascuna ai mie lati; Petet, Thetet e Matet mi precedevano per prepararmi la strada".
Queste Dee dettero fuoco alla casa della donna che rifiutò alloggio a Iside, ma la Dea pietosa fece piovere spegnendo così l'incendio. A questo punto, la donna la riconobbe e decise di aiutarla.
Piramide di Unas nella Piana di Giza, Egitto:
Ave Iside, gloriosa Dea,
Il giorno è finito e la notte è giunta,
il sole è tramontato e le stelle sorgono.
Questo è il rito della sera,
il rito per terminare il giorno di luce.
Lascia che il tuo strumento suoni
salutandoti con tutti gli onori,
Iside, gloriosa Dea.
Con il fiammifero accendo il fuoco
sull'altare preparato per te,
Iside, gloriosa Dea,
E l'incenso notturno sale, dolcemente mischiato,
per mettermi nell'animo per percepire te,
Iside, gloriosa Dea,
Che sorge dietro di me come una fiamma d'oro
e sfiora la mia schiena con le sue abili ali.
Rendo accessibile la base del mio collo a Te.
Lascia che il tuo portale ti dia il benvenuto,
O Iside, Grande e Gloriosa dea.
Sollevo le mie mani e sostengo il curvo inchino dell'esaltazione,
E mi alzo ancora una volta all'acuto angolo dell'invocazione.
Vieni, o grande e gloriosa Dea,
Vieni nella pienezza di forza e amore,
lascia che il tuo indumento per un attimo vesta Te,
O Iside, dea Grande e Gloriosa.
Plutarco disse “tra le statue quelle con le corna sono rappresentazioni della sua luna crescente, mentre quelle vestite di nero i modi occulti e nascosti in cui essa segue il Sole, Osiride, e brama di unirsi con lui. In conseguenza a ciò essi invocano la luna per le questioni amorose e Eudosso dice che Iside regna sull’amore.”
Iconografia
Raffigurata come una donna con una lunga tunica, che reca sul capo il simbolo del trono, mentre tiene in mano l'ankh o l'uadj. Più tardi, in associazione con Hathor, fu raffigurata con le corna bovine, tra le quali è racchiuso il sole. Talvolta invece appariva totalmente nuda.
Rappresentata spesso come un falco o come una donna con ali di uccello, simbolo del il vento. In forma alata fu dipinta sui sarcofagi nell’atto di prendere l’anima tra le ali per condurla a nuova vita. A volte allatta il figlio Horo. Il suo simbolo è il tiet, chiamato anche nodo isiaco.
Il toro sacro Apis, allevato a Menfi, era la manifestazione terrena di Serapide, col manto nero, ma pezzato di bianco su fronte, fianchi, zampe e coda. Dai suoi zoccoli e dal suo modo di mangiare si leggevano gli oracoli del Dio; alla sua morte, cui seguivano cordoglio e solenni funerali, lo spirito di Apis si incarnava in un altro toro. I tori morti, imbalsamati e racchiusi in sarcofagi a Menfi, erano adorati come manifestazione di Serapide e mistero della resurrezione del Dio.
ISIDE ROMANA
Iside Regina - Apuleio, Metamorfosi:
Io sono la genitrice dell'universo,
la sovrana di tutti gli elementi,
l'origine prima dei secoli,
la totalità dei poteri divini,
la regina degli spiriti,
la prima dei celesti;
l'immagine unica
di tutte le divinità maschili e femminili:
sono io che governo
col cenno del capo
le vette luminose della volta celeste,
i salutiferi venti del mare,
i desolati silenzi degli inferi.
Indivisibile è la mia essenza,
ma nel mondo io sono venerata ovunque
sotto molteplici forme,
con riti diversi, sotto differenti nomi.
Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra,
mi chiamano madre degli dei,
adorata in Pessinunte;
gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;
i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo;
i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;
gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea;
alcuni Giunone; altri Bellona;
gli uni Ecate; gli altri Rammusia [Nemesis].
Ma le due stirpi degli Etiopi,
gli uni illuminati dai raggi nascenti
del dio Sole all'alba,
gli altri da quelli morenti al tramonto,
e gli Egiziani valenti per l'antico sapere,
mi onorano con riti che appartengono a me sola,
e mi chiamano col mio vero nome:
Iside Regina.
Iside, la cui originaria associazione col Dio Osiride fu sostituita dalla Dinastia tolemaica con quella del Dio Serapide, fu dall'epoca tolemaica venerata come simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, diffondendosi nel mondo ellenistico, fino a Roma. Grande impulso le dette Cleopatra quando giunse a Roma con Cesare vittorioso che le concesse di edificare vari templi. In breve il culto conquistò molta gente, soprattutto le matrone.
Ed ecco la descrizione della sua immagine fatta da Apuleio:
- In primo luogo una massa di capelli folti e lunghi,
leggermente riccioluti, si allargava ovunque,
sulla nuca divina, e fluiva giù con molta grazia.
Una corona intessuta di molti e svariati fiori
le cingeva il capo alla sommità, proprio nel mezzo,
dalla superficie piana che somigliava a uno specchio,
o che anzi voleva imitare la luna.
Sui lati, a destra e a sinistra si drizzavano due vipere
con le loro spire, e, dalla parte superiore,
spire sacre a Cerere, si protendevano ad attirare gli sguardi.
La sua tunica multicolore, intessuta di bisso sottile,
pareva ora bianca come il brillar della luce,
ora gialla come il fiore dello zafferano,
ora fiammeggiante come il fulgor delle rose.
Ma soprattutto confondeva il mio sguardo
un manto nero come l’ebano,
che splendeva d’una sua lucentezza tenebrosa.
Esso correva tutto intorno al corpo,
rimontava sotto al fianco destro fino alla spalla sinistra,
fino a formarvi un nodo, poi tendeva in basso
in pieghe molteplici fino all’orlo inferiore,
e con molta grazia si raccoglieva in onde
con i suoi fiocchi e le sue frange. -
ISIDE (Pompei) |
Iside "Regina Coeli"
Preghiera a Iside (Apuleio, Metamorfosi XI, 2 a Iside Regina)
"O Regina del cielo,
tu feconda Cerere,
prima creatrice delle messi,
che, nella gioia di aver ritrovato
tua figlia, eliminasti l'antica usanza
di nutrirsi di ghiande come le fiere,
rivelando agli uomini un cibo più mite,
ora dimori nella terra di Eleusi;
tu Venere celeste,
che agli inizi del mondo congiungesti
la diversità dei sessi
facendo sorgere l'Amore
e propagando l'eterna progenie
del genere umano,
ora sei onorata nel tempio di Pafo
che il mare circonda;
tu [Diana] sorella di Febo,
che, alleviando con le tue cure
il parto alle donne incinte,
hai fatto nascere tanti popoli,
ora sei venerata nel tempio illustre
di Efeso; tu Proserpina,
che la notte con le tue urla spaventose
e col tuo triforme aspetto
freni l'impeto degli spettri
e sbarri le porte del mondo sotterraneo,
errando qua e là per le selve,
accogli propizia
le varie cerimonie di culto;
tu che con la tua femminile luce
rischiari ovunque le mura delle città
e col tuo rugiadoso splendore
alimenti la rigogliosa semente
e con le tue solitarie peregrinazioni
spandi il tuo incerto chiarore;
con qualsiasi nome, con qualsiasi rito,
sotto qualunque aspetto
è lecito invocarti:
concedimi il tuo aiuto
nell'ora delle estreme tribolazioni,
rinsalda la mia afflitta fortuna,
e dopo tante disgrazie che ho sofferto
dammi pace e riposo."
Si trovano testimonianze del culto di Iside ad Atene, a Titorea presso Delfo (dove si trovava il più sacro dei santuari greci di Iside), in molti centri della Grecia, nelle isole dell'Egeo (in particolare a Delo), in Asia Minore, in Africa settentrionale, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, in Italia (soprattutto in Campania a Pompei, Pozzuoli, Ercolano), in Gallia e in Germania.
A Roma il culto ebbe un grande successo. Verso l'88 a.c. era in funzione a Roma un collegio di pastophori: una confraternita di sacerdoti che portavano nelle processioni piccole edicole con le immagini divine della Dea.
Il culto di Iside fu infatti introdotto a Roma nel I secolo a.c., assimilandola talvolta con molte divinità femminili locali, quali Cibele, Demetra e Cerere, e molti templi furono innalzati in suo onore.
Il più famoso fu quello di File, l'ultimo tempio pagano ad essere chiuso nel VI sec. Durante il suo sviluppo nell'Impero il culto di Iside si contraddistinse per processioni e feste allegre e ricche, e perchè, al contrario dei templi pagani, i fedeli potevano entrare e pregare nel tempio, che era infatti molto più grande e ornato all'interno dei templi pagani.
Il culto disponeva di parecchi sacerdoti e sacerdotesse, anche perchè diffondevano il culto attraverso la predicazione, pratica in seguito imitata dal cristianesimo.
Apuleio - l’Asino d’oro - alla Grande Madre Iside -
"Tu sei santa,
tu sei in ogni tempo salvatrice dell’umana specie,
tu, nella tua generosità, porgi sempre aiuto ai mortali,
tu offri ai miseri in travaglio il dolce affetto che può avere una madre.
Né giorno né notte, per attimo alcuno, per breve che sia,
passa senza che tu lo colmi dei tuoi benefici:
tu per mare e per terra proteggi gli uomini,
allontani le tempeste della vita
e porgi con la tua destra la salvezza,
tu sempre con la mano sciogli le fila
che il destino aggroviglia in nodi inestricabili,
tu calmi le bufere della Fortuna
e poni un freno alle funeste rivoluzioni delle stelle.
Te onorano gli dei del cielo e rispettano quelli dell’Inferno,
tu fai ruotare la terra, dai la luce al sole,
governi l’universo, calchi col tuo piede il Tartaro.
A te obbediscono le stelle, per te ritornano le stagioni,
di te si allegrano i numi, a te servono gli elementi.
Al tuo cenno spirano i venti, offrono il nutrimento le nubi,
germogliano i semi, crescono i germogli.
La tua maestà temono gli uccelli vaganti nel cielo,
le fiere erranti pei monti,
i rettili celantisi nel terreno,
i mostri nuotanti nel mare.
Povero è il mio ingegno nel cantare le tue lodi,
scarso il mio patrimonio nell’offrirti sacrifici,
la mia voce non ha sufficiente ricchezza
per esprimere i sentimenti che m’ispira la tua maestà;
e non riuscirei neppure se avessi mille bocche e altrettante lingue,
neppure se potessi parlare senza stancarmi per tutta l’eternità.
Perciò quel poco che può un tuo fedele ma povero seguace,
io cercherò di farlo: le tue divine sembianze e la santissima tua volontà,
ora che le ho accolte nell’intimo segreto del mio cuore,
le custodirò in eterno e sempre le contemplerò nell’animo mio"
I sacerdoti portavano una veste di lino bianca senza maniche annodata sotto le ascelle. I Diaconi vi indossavano sopra una sopravveste bianca incrociata sul petto con il nodo sacro di Ankh; per le Diaconesse la sopravveste era rossastra. I Pastofori oltre alla sopravveste indossavano un mantello nero. La suprema sacerdotessa di ogni tempio era una donna e portava un fiore di loto in fronte ed un ureo, vivo o di bronzo, attorno al braccio. I sacerdoti maschi avevano la testa rasata, mentre le sacerdotease mantenevano lunghi i propri capelli.
Le sacerdotesse della Dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, probabilmente a frutto dell'influenza del culto autoctono di Vesta, dedicavano talvolta la loro castità alla Dea Iside. Sull'Appia antica c'è un sarcofago con 4 effigi: sopra quella dei genitori, sotto quella della prima sacerdotessa di Iside, ma al suo fianco non ha una figura maschile, bensì l'umbone solare, il simbolo del maschile interiore ritrovato, dunque casta e senza marito, ma completa del suo maschile in sè stessa.
VICISSITUDINI ROMANE
ISIDE E LA VERGINE
Esistono tratti comuni nell'iconografia relativa a queste due figure, ed è ragionevole supporre che già l'arte paleocristiana si sia ispirata alla raffigurazione classica di Iside per rappresentare la figura di Maria.
La comunanza in vari dipinti si ritrova per esempio nei tratti delicati ed eterei, nel tenere entrambe in braccio un infante, che è Gesù Bambino nel caso della Madonna ed Horus per Iside.
Ancora, con il primo vero affermarsi del Cristianesimo nell'Impero romano, sotto imperatori come Costantino I e Teodosio I e con il conseguente rifiuto e persecuzione delle altre religioni a Roma e nei domini.
Il fatto che vari templi consacrati ad Iside siano stati riadattati e consacrati come basiliche dedicate alla Vergine, così come a volte modificati i dipinti e le opere raffiguranti la dea egiziana, ha sicuramente aiutato l'accomunarsi delle due figure a livello iconografico.
Gli attributi
Apuleio:
"Su una piccola urna forgiata in modo egregio, con fondo pressoché rotondo, effigiata esternamente con meravigliose immagini egiziane, un serpente dalle contorte spire sedeva ergendosi con il gonfiore striato della testa ricoperta di squame".Dunque erano suoi attributi, oltre al serpente e la cista, il sistro, l'anfora contenente l'acqua di vita, le rose, lo scorpione, l'avvoltoio, la mucca, Horus bambino in braccio, le ali, il canopo, l'ankh, il nodo di Iside, la luna, il sole, le stelle, la sfinge, la gatta.
Ogni città aveva uno o più templi di Iside, serviti da un minimo di tre sacerdoti e da zacori (sagrestani); ma vi erano anche molti tempietti domestici per il rito privato.
I santuari più importanti erano: File sul Nilo, dove si prendeva l'acqua santa, cioà l'acqua di vita; la necropoli dei faraoni ad Abido; la necropoli dei tori sacri a Saqquara, presso Menfi, il Serapeion di Alessandria d'Egitto. In Grecia i più imponenti erano a Titorea presso Delfo e nel porto di Atene; l'Isola di Faro era consacrata ad Iside. Roma era considerata la città santa di Iside.
Il Tempio di Iside, eretto a Pompei tra la fine del II e l'inizio del I secolo a.c., testimonianza della straordinaria diffusione nel mondo romano di questo culto egizio.
Assai danneggiato dal terremoto, il tempio fu ricostruito dopo il 62 a.c., ed è stato rinvenuto in ottimo stato di conservazione, adorno di stucchi, statue e dipinti, e con tutta la suppellettile per il culto ancora al suo posto.
Numerosi affreschi provenienti dal tempio di Iside sono conservati presso il Museo archeologico nazionale di Napoli, dove è anche esposto un plastico che ricostruisce l'originale struttura del tempio.
Tempio di Iside a Marechiaro
La Chiesa di Santa Maria del Faro, fu costruita a Marechiaro sulle rovine di un precedente tempietto della Dea Iside, denominata poi Dea Fortuna. La famiglia Mazza nel 1600 aveva collocato una grande lapide nella nicchia di un’antica rovina romana sotto la chiesa, in riva al mare, con l’attestazione della presenza in quel luogo di un antico tempietto dedicato alla Dea Iside - Fortuna; purtroppo la preziosa iscrizione venne frantumata e dispersa come diabolica. Tuttavia possiamo ritrovarla nell’opuscolo del Guiscardi (Napoli, 1906).
Tempio di Iside a Firenze
Gli operai che lavoravano all’interno del tribunale di Firenze si sono imbattuti in una colonna tortile, un trapezofolo, ovvero il sostegno di un tavolo, un’incisione e centinaia di frammenti policromi che si ritiene di un tempio di epoca romana dedicato alla dea side.
I resti, risalenti al II sec.d.c, sono emersi da un’area di 5 m x 3, aperta per realizzare una cisterna d’acqua per il sistema antincendio del tribunale. I resti sembrano compatibili con altri rinvenuti nella stessa zona negli ultimi 3 secoli che hanno fornito importanti elementi per l’attribuzione del tempio ad Iside, di cui l’ubicazione esatta è sconosciuta, ma che sisuppone poco al di fuori dell’area romana della città, nei pressi dell’attuale tribunale.
Ara di Iside a Casamari
Nel Museo di Casamari è conservata un’ara di Iside, rinvenuta nel comune di Fontana Liri, costituita da un monoblocco alto m. 0,88, lungo m. 0,63, profondo m. 0,50. La parte superiore consiste in un pulvino a volute, sotto il quale sono disposte ghirlande con bende sacrificali e bucrani agli angoli. Sulle quattro facce bassorilievi isiaci, e su quella anteriore, al di sopra e al di sotto della figurazione, segue l'iscrizione:
TEMPLI DI ISIDE A ROMA
Iseo Campense
Il tempio maggiore di Iside a Roma, costruito nel 43 a.c., era un iseo dedicato a Iside e al suo consorte Serapide nel Campo Marzio, tra il Saepta Iulia e il tempio di Minerva.
L'ingresso alla parte interna era decorato con degli obelischi in granito rosso o rosa di Siene, importati nel I secolo ed eretti a coppie: un gran numero di essi è stato ritrovato, a pezzi e incompleto, nei pressi della basilica di Santa Maria sopra Minerva.
Il santuario, lungo 240 m e largo 60, era articolato in tre parti: al centro vi era un'area rettangolare, alla quale si accedeva tramite archi monumentali; seguiva una piazza scoperta ornata da coppie di obelischi in granito rosso di Siene e sfingi, nel centro della quale sorgeva il tempio isiaco; un'esedra semicircolare con abside ospitava presumibilmente il serapeo. Alcune di quelle sfingi che facevano da entrata al tempio sono conservate a Roma a Piazza del Popolo.
L'edificio fu distrutto da un incendio nell'80 e ricostruito da Domiziano; modifiche successive furono attuate da Adriano, mentre ad età severiana risale il restauro di gran parte delle strutture. La sopravvivenza del santuario è attestata fino al V sec..
Tra gli obelischi che ornavano il complesso sono ancora visibili quello del Pantheon, quello della Minerva e quello di Dogali; un quarto, più piccolo, si trova forse oggi a Urbino.
La Dea Iside era venerata anche nell'antica Benevento, dove l'imperatore Domiziano fece erigere un tempio in suo onore. Molti studiosi ricollegano il culto della Dea egizia della magia alla leggenda delle Janare, che fa di Benevento la città delle streghe. All'interno del Museo del Sannio, un'intera sala è dedicata alla Dea, Signora di Benevento.
Sarebbe da porre in connessione con il santuario la statua di Iside Sothis, collocata davanti alla chiesa di San Marco e nota come "Madama Lucrezia".
Iseo nel foro boario
Un piccolo santuario di cui resta una statuetta di Iside, scoperta nel 1935, nella zona di Santa Maria in Cosmeden.
Iseo presso le Terme di Caracalla
Se ne scoprì un larario isiaco e una citazione del santuario come Iside Athenodoria, forse dal nome dello scultore della statua.
Iseo in Santa Sabina
A ridosso delle mura serviane sull'Aventino, con pitture egraffiti del I sec. a.c., appartenente a una comunità isiaca.
Iseo di Porta Portese
Con resti dell'edificio romano, di una clessidra egizia in granito nero del III sec. a.c. e di una iscrizione dedicata ad Iside.
Iseo in Vaticano
Nel 1941 si rinvenne in via della Conciliazione su scavi di mura romane in grande bassorilievo con Iside, Serapide e Arpocrate.
Iside Athenodorica
- Il tempio d'Iside Antenodorica era nella regione della Piscina Publica in testa della via nuova ove, pochi anni or sono, furono dissotterrati alcuni marmi spezzati, ove era scritto, cioè intagliato, le seguenti parole:
« seculo felici Isias sacerdos, Isidi Salutaris consecratio ».
Nell'altro pezzo era scritto in questo modo :
« pontiflcis votis annuant dii romanae reipu. arcanaque morbis presidia annuant quorum nutu. rom. imp. regna cessere ».
E si comprende che il CIL. abbia rilegato tra le false l'iscrizione data da costoro così: « seculo felici phisias sacerdos fidi salutaris consecralis ». Ma se si prenda in esame il testo completo del Fulvio si riconoscerà che la dedicazione ad Iside, benché negligentemente copiata, appartiene alla classe numerosa di quelle che furono dedicate a divinità peregrine durante le estreme lotte tra i pagani e i cristiani che si svolsero circa e dopo la metà del secolo IV.
Il Cod. di Padova conferma il sito del trovamento « Inter aedem s. Xisti et thermas antoniniauas versus Circum maximum et palacium maius, ubi olim templum Isidis in via nova ... in quadro marmoreo serpentino ». Il Feliciano, che si vorrebbe credere l'autore dell'impostura (CIL. VI', p. XLII, col. 11) tace del sito del rinvenimento, ma dice che la lapide era stata affissa « Rome inter Campum Flore et ludeorum plateam via triumphali ad angulum eminentem domus Andree gentis Cruce » .
Iside via S.Ignazio
Pietro Tranquilli, ricostruendo nell'anno 1858 le fondamenta della sua casa in via di s. Ignazio n. 23, scoprì il pavimento del peribolo del tempio d'Iside, cosparso di stupendi avanzi di scolture egizie, o di stile imitante l'egizio, tutte sommerse sott'acqua. Scorreva nei canaloni di travertino, i quali una volta doveano raccogliere gli stillicidi del portico.
Ecco l'esatto catalogo dei marmi scoperti dal Tranquilli:
1. Iside, in forma di vacca allattante Horus, in granito rosso. Manca della parte anteriore : la superstite è alta m. 1,50, lunga, dalla coda alla frattura m. 0,75. Nel plinto sono incisi segni geroglifici.
2. Sfinge di granito verde alta 0,54, lunga 0,78 con targa geroglifica nel petto. Manca delle estremità delle zampe anteriori.
3. Sfinge intatta di granito rosso, lunga 1,85 alta 0,68. —
4. Pastoforo di basalte alto m. 1,32, con geroglifici sul dorso e nel giro del plinto. —
5. Frammento di panneggio di statua in marmo greco, alto m. 0,78. —
6. Colonna di granito bigio, di m. 1,50 di diametro, lunga sino alla frattura m. 5.00. Il terzo inferiore del fusto è scolpito a rilievi esprimenti una pompa isiaca. —
7. Metà di un capitello a cista, alto m. 1,35, di diametro corrispondeste a quello della colonna.
tu, nella tua generosità, porgi sempre aiuto ai mortali,
tu offri ai miseri in travaglio il dolce affetto che può avere una madre.
Né giorno né notte, per attimo alcuno, per breve che sia,
passa senza che tu lo colmi dei tuoi benefici:
tu per mare e per terra proteggi gli uomini,
allontani le tempeste della vita
e porgi con la tua destra la salvezza,
tu sempre con la mano sciogli le fila
che il destino aggroviglia in nodi inestricabili,
tu calmi le bufere della Fortuna
e poni un freno alle funeste rivoluzioni delle stelle.
Te onorano gli dei del cielo e rispettano quelli dell’Inferno,
tu fai ruotare la terra, dai la luce al sole,
governi l’universo, calchi col tuo piede il Tartaro.
A te obbediscono le stelle, per te ritornano le stagioni,
di te si allegrano i numi, a te servono gli elementi.
Al tuo cenno spirano i venti, offrono il nutrimento le nubi,
germogliano i semi, crescono i germogli.
La tua maestà temono gli uccelli vaganti nel cielo,
le fiere erranti pei monti,
i rettili celantisi nel terreno,
i mostri nuotanti nel mare.
Povero è il mio ingegno nel cantare le tue lodi,
scarso il mio patrimonio nell’offrirti sacrifici,
la mia voce non ha sufficiente ricchezza
per esprimere i sentimenti che m’ispira la tua maestà;
e non riuscirei neppure se avessi mille bocche e altrettante lingue,
neppure se potessi parlare senza stancarmi per tutta l’eternità.
Perciò quel poco che può un tuo fedele ma povero seguace,
io cercherò di farlo: le tue divine sembianze e la santissima tua volontà,
ora che le ho accolte nell’intimo segreto del mio cuore,
le custodirò in eterno e sempre le contemplerò nell’animo mio"
I sacerdoti portavano una veste di lino bianca senza maniche annodata sotto le ascelle. I Diaconi vi indossavano sopra una sopravveste bianca incrociata sul petto con il nodo sacro di Ankh; per le Diaconesse la sopravveste era rossastra. I Pastofori oltre alla sopravveste indossavano un mantello nero. La suprema sacerdotessa di ogni tempio era una donna e portava un fiore di loto in fronte ed un ureo, vivo o di bronzo, attorno al braccio. I sacerdoti maschi avevano la testa rasata, mentre le sacerdotease mantenevano lunghi i propri capelli.
Le sacerdotesse della Dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, probabilmente a frutto dell'influenza del culto autoctono di Vesta, dedicavano talvolta la loro castità alla Dea Iside. Sull'Appia antica c'è un sarcofago con 4 effigi: sopra quella dei genitori, sotto quella della prima sacerdotessa di Iside, ma al suo fianco non ha una figura maschile, bensì l'umbone solare, il simbolo del maschile interiore ritrovato, dunque casta e senza marito, ma completa del suo maschile in sè stessa.
VICISSITUDINI ROMANE
- Nel 65 a.c. un altare dedicato ad Iside sul Campidoglio venne distrutto per ordine del Senato.
- I seguaci di Iside, appartenenti a tutte le classi sociali, furono coinvolti nelle lotte politiche e sociali degli ultimi tempi della Repubblica. Il Senato ordinò la distruzione di templi, altari e statue della dea nel 58, nel 54, nel 50 e nel 48 a.c.
- Nel 50 a.c. il console Emilio Paolo non trovò nessun operaio disposto ad abbattere il santuario di Iside.
- Nel 43 a.c. i triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) promisero di consacrare un tempio isiaco a spese della Repubblica. Ma la promessa non venne mantenuta.
- Dopo la battaglia di Azio (31 a.c.) e la morte di Cleopatra (69-30 a.c.) e di Antonio (81 -30 a.c.) le persecuzioni contro i culti greco-egiziani ripresero.
- Nel 28 a.c. Augusto (63 a.c.-14 d.c.) proibì il culto di Iside entro il recinto sacro della città (pomoerium).
- Nel 21 a.c. Agrippa, in assenza di Augusto, proibì i culti alessandrini entro un chilometro e mezzo dalla città.
- Nel 19 d.c. Tiberio (42 a.c.-37 d.c.) fece demolire il tempio di Iside e gettare nel Tevere la statua della Dea. Un fatto scandaloso, riportato da Giuseppe Flavio nelle Antichità Giudaiche, aveva turbato la città di Roma, accadde all’ombra del tempio di Iside. L’intervento di Tiberio fu drastico verso i sacerdoti, condannati alla crocifissione e verso il tempio di Iside raso al suolo, la statua della Dea fu gettata nel Tevere.
- La situazione cambiò con Caligola (12-41), pronipote di Augusto e di Antonio, che costruì un grande tempio dedicato ad Iside in Campo Marzio: l'Iseo Campense.
- Claudio (10 a.c.-54 d.c.), Nerone (37-68) e Vespasiano (9-79) diedero il loro appoggio al culto della Dea. Vespasiano, prima di festeggiare insieme al figlio Tito la vittoria sugli ebrei ribelli, trascorse una notte di preghiera nell'Iseo per ringraziare la grande Dea. Nel 71 venne coniata una medaglia con l'Iseo Campense.
- Domiziano (51-96) si salvò dai partigiani di Vitellio nascondendosi in una processione isiaca. Quando l'Iseo Campense venne distrutto da un incendio nell'80 d.c. Domiziano lo ricostruì.
- Nel secondo secolo d.c. Roma divenne il centro della religione di Iside: divenne la Sacrosancta Civitas secondo la denominazione di Apuleio nelle Metamorfosi.
- Adriano (76-138) volle costruire nella sua villa imperiale di Tivoli un Canopo in miniatura culminante in un Serapeo. Nel 126 inaugurò un santuario dedicato ad Iside a Luxor. Nel 127 fece costruire ad Ostia un Iseo.
- Marco Aurelio (121-180) invocò l'ausilio degli Dei egiziani per salvarsi durante una crisi militare in Bosnia.
- Commodo (161-192) si fece rasare come un pastoforo. Le monete del suo tempo lo mostrano in compagnia di Iside e di Serapide.
- Settimio Severo (146-211) favorì il culto isiaco. Sulle monete di Julia Domna, seconda moglie dell'imperatore, si vede Iside che allatta Horus.
- Caracalla (188-217) riammise il culto isiaco entro i confini sacri della città di Roma. La religione della grande Dea raggiunse il suo apogeo.
- Alessandro Severo (208-235) restaurò l'Iseo Campense e gli altri templi della Dea.
- Diocleziano (245-316), che regnò fino al 305 d.c. quando decise di abdicare, costruì probabilmente l'Iseo della III Regio (quartiere) di Roma. Fece coniare molte monete con la Dea Iside.
- In tutto l'Impero Romano si ritrovano simboli della Dea su gioielli, spille, fermagli, anelli. Vennero costruiti santuari, statue e monumenti in molte località.
- Due solenni festività legate a Iside venivano celebrate nell'Impero Romano: il Navigium, o vascello di Iside, il 5 marzo e l'Inventio di Osiride, dal 29 ottobre al 1° novembre.
- Questa felice era ebbe termine nel 312 con l'avvento al trono di Costantino (280-336).
- Dopo l'editto di Costantino (313 d.c.) i cristiani iniziarono a perseguitare le altre religioni.
- Nel 380, con l'editto di Tessalonica, Teodosio (347-395) dichiarò il cristianesimo religione di stato. Tutti gli altri culti furono proibiti, i templi distrutti, le statue abbattute, i sacerdoti e i fedeli processati dalle autorità o linciati dalle folle guidate da vescovi e monaci fanatici.
- Nel 391 Teofilo, il patriarca cristiano di Alessandria, chiamò i monaci a "purificare" la città del Serapeum.
- Nel 394 vennero celebrati gli ultimi riti ufficiali in onore di Iside a Roma.
- Nel 396 il barbaro Alarico, re dei Goti, al cui seguito erano gli "uomini vestiti di nero" (i monaci cristiani), incendiò il santuario di Eleusi.
- Nel 415 un gruppo di monaci cristiani, seguaci del patriarca di Alessandria, Cirillo, linciò Ipazia (370-415), donna che aveva raggiunto una grande fama nella filosofia e nella matematica, figura rilevante della scuola neoplatonica, esponente del mondo intellettuale pagano. Con la sua morte iniziò il declino di Alessandria come centro culturale e Cirillo venne fatto santo per questa encomiabile azione.
- Nel 536 l'imperatore Giustiniano (483-565) ordinò la chiusura dell'ultimo tempio di Iside, situato nell'isola di File sul Nilo ai confini con la Nubia, e lo fece trasformare in una chiesa cristiana. Era finito per sempre il culto della "Dea dai molti nomi"
- Nel 431 i vescovi cristiani si erano riuniti ad Efeso, la città sacra alla Dea Artemide, una delle manifestazioni della Grande Madre. Il Concilio decretò che Maria, madre di Gesù, doveva essere chiamata Theotokos, Mater Dei, Madre di Dio. L'antico titolo della grande Dea Iside.
ISIDE E LA VERGINE
Esistono tratti comuni nell'iconografia relativa a queste due figure, ed è ragionevole supporre che già l'arte paleocristiana si sia ispirata alla raffigurazione classica di Iside per rappresentare la figura di Maria.
La comunanza in vari dipinti si ritrova per esempio nei tratti delicati ed eterei, nel tenere entrambe in braccio un infante, che è Gesù Bambino nel caso della Madonna ed Horus per Iside.
Ancora, con il primo vero affermarsi del Cristianesimo nell'Impero romano, sotto imperatori come Costantino I e Teodosio I e con il conseguente rifiuto e persecuzione delle altre religioni a Roma e nei domini.
Il fatto che vari templi consacrati ad Iside siano stati riadattati e consacrati come basiliche dedicate alla Vergine, così come a volte modificati i dipinti e le opere raffiguranti la dea egiziana, ha sicuramente aiutato l'accomunarsi delle due figure a livello iconografico.
Gli attributi
Apuleio:
"Su una piccola urna forgiata in modo egregio, con fondo pressoché rotondo, effigiata esternamente con meravigliose immagini egiziane, un serpente dalle contorte spire sedeva ergendosi con il gonfiore striato della testa ricoperta di squame".Dunque erano suoi attributi, oltre al serpente e la cista, il sistro, l'anfora contenente l'acqua di vita, le rose, lo scorpione, l'avvoltoio, la mucca, Horus bambino in braccio, le ali, il canopo, l'ankh, il nodo di Iside, la luna, il sole, le stelle, la sfinge, la gatta.
I TEMPLI
I santuari più importanti erano: File sul Nilo, dove si prendeva l'acqua santa, cioà l'acqua di vita; la necropoli dei faraoni ad Abido; la necropoli dei tori sacri a Saqquara, presso Menfi, il Serapeion di Alessandria d'Egitto. In Grecia i più imponenti erano a Titorea presso Delfo e nel porto di Atene; l'Isola di Faro era consacrata ad Iside. Roma era considerata la città santa di Iside.
Il tempio di Iside a Pompei
Il Tempio di Iside, eretto a Pompei tra la fine del II e l'inizio del I secolo a.c., testimonianza della straordinaria diffusione nel mondo romano di questo culto egizio.
Assai danneggiato dal terremoto, il tempio fu ricostruito dopo il 62 a.c., ed è stato rinvenuto in ottimo stato di conservazione, adorno di stucchi, statue e dipinti, e con tutta la suppellettile per il culto ancora al suo posto.
Numerosi affreschi provenienti dal tempio di Iside sono conservati presso il Museo archeologico nazionale di Napoli, dove è anche esposto un plastico che ricostruisce l'originale struttura del tempio.
Tempio di Iside a Marechiaro
La Chiesa di Santa Maria del Faro, fu costruita a Marechiaro sulle rovine di un precedente tempietto della Dea Iside, denominata poi Dea Fortuna. La famiglia Mazza nel 1600 aveva collocato una grande lapide nella nicchia di un’antica rovina romana sotto la chiesa, in riva al mare, con l’attestazione della presenza in quel luogo di un antico tempietto dedicato alla Dea Iside - Fortuna; purtroppo la preziosa iscrizione venne frantumata e dispersa come diabolica. Tuttavia possiamo ritrovarla nell’opuscolo del Guiscardi (Napoli, 1906).
Tempio di Iside a Firenze
Gli operai che lavoravano all’interno del tribunale di Firenze si sono imbattuti in una colonna tortile, un trapezofolo, ovvero il sostegno di un tavolo, un’incisione e centinaia di frammenti policromi che si ritiene di un tempio di epoca romana dedicato alla dea side.
I resti, risalenti al II sec.d.c, sono emersi da un’area di 5 m x 3, aperta per realizzare una cisterna d’acqua per il sistema antincendio del tribunale. I resti sembrano compatibili con altri rinvenuti nella stessa zona negli ultimi 3 secoli che hanno fornito importanti elementi per l’attribuzione del tempio ad Iside, di cui l’ubicazione esatta è sconosciuta, ma che sisuppone poco al di fuori dell’area romana della città, nei pressi dell’attuale tribunale.
Ara di Iside a Casamari
Nel Museo di Casamari è conservata un’ara di Iside, rinvenuta nel comune di Fontana Liri, costituita da un monoblocco alto m. 0,88, lungo m. 0,63, profondo m. 0,50. La parte superiore consiste in un pulvino a volute, sotto il quale sono disposte ghirlande con bende sacrificali e bucrani agli angoli. Sulle quattro facce bassorilievi isiaci, e su quella anteriore, al di sopra e al di sotto della figurazione, segue l'iscrizione:
Ex testamento/ Aburenae Quartae/ sacra reddita.
"Aburena mediante testamento lascia delle sostanze, affinché sia ripristinato il culto di Iside". La datazione risale alla prima metà del I sec. d.c.
Sulla faccia anteriore dell’ara è rappresentata una cista mistica che ha in rilievo una luna crescente con sopra un serpente che con la testa si interpone fra il nomen ed il cognomen della dedicante. Sulla faccia posteriore è rappresentata in alto una pantera umbilicata, oggetto sacrificale comunemente scolpito nei monumenti funerari. Sulla faccia laterale sinistra è rappresentato un sistro, mentre sulla faccia laterale destra c'è una situla per libagioni.
"Aburena mediante testamento lascia delle sostanze, affinché sia ripristinato il culto di Iside". La datazione risale alla prima metà del I sec. d.c.
Sulla faccia anteriore dell’ara è rappresentata una cista mistica che ha in rilievo una luna crescente con sopra un serpente che con la testa si interpone fra il nomen ed il cognomen della dedicante. Sulla faccia posteriore è rappresentata in alto una pantera umbilicata, oggetto sacrificale comunemente scolpito nei monumenti funerari. Sulla faccia laterale sinistra è rappresentato un sistro, mentre sulla faccia laterale destra c'è una situla per libagioni.
TEMPLI DI ISIDE A ROMA
Iseo Campense
Il tempio maggiore di Iside a Roma, costruito nel 43 a.c., era un iseo dedicato a Iside e al suo consorte Serapide nel Campo Marzio, tra il Saepta Iulia e il tempio di Minerva.
L'ingresso alla parte interna era decorato con degli obelischi in granito rosso o rosa di Siene, importati nel I secolo ed eretti a coppie: un gran numero di essi è stato ritrovato, a pezzi e incompleto, nei pressi della basilica di Santa Maria sopra Minerva.
Il santuario, lungo 240 m e largo 60, era articolato in tre parti: al centro vi era un'area rettangolare, alla quale si accedeva tramite archi monumentali; seguiva una piazza scoperta ornata da coppie di obelischi in granito rosso di Siene e sfingi, nel centro della quale sorgeva il tempio isiaco; un'esedra semicircolare con abside ospitava presumibilmente il serapeo. Alcune di quelle sfingi che facevano da entrata al tempio sono conservate a Roma a Piazza del Popolo.
L'edificio fu distrutto da un incendio nell'80 e ricostruito da Domiziano; modifiche successive furono attuate da Adriano, mentre ad età severiana risale il restauro di gran parte delle strutture. La sopravvivenza del santuario è attestata fino al V sec..
Tra gli obelischi che ornavano il complesso sono ancora visibili quello del Pantheon, quello della Minerva e quello di Dogali; un quarto, più piccolo, si trova forse oggi a Urbino.
La Dea Iside era venerata anche nell'antica Benevento, dove l'imperatore Domiziano fece erigere un tempio in suo onore. Molti studiosi ricollegano il culto della Dea egizia della magia alla leggenda delle Janare, che fa di Benevento la città delle streghe. All'interno del Museo del Sannio, un'intera sala è dedicata alla Dea, Signora di Benevento.
Sarebbe da porre in connessione con il santuario la statua di Iside Sothis, collocata davanti alla chiesa di San Marco e nota come "Madama Lucrezia".
Iseo nel foro boario
Un piccolo santuario di cui resta una statuetta di Iside, scoperta nel 1935, nella zona di Santa Maria in Cosmeden.
Iseo presso le Terme di Caracalla
Se ne scoprì un larario isiaco e una citazione del santuario come Iside Athenodoria, forse dal nome dello scultore della statua.
Iseo in Santa Sabina
A ridosso delle mura serviane sull'Aventino, con pitture egraffiti del I sec. a.c., appartenente a una comunità isiaca.
Iseo di Porta Portese
Con resti dell'edificio romano, di una clessidra egizia in granito nero del III sec. a.c. e di una iscrizione dedicata ad Iside.
Iseo in Vaticano
Nel 1941 si rinvenne in via della Conciliazione su scavi di mura romane in grande bassorilievo con Iside, Serapide e Arpocrate.
Iside Athenodorica
- Il tempio d'Iside Antenodorica era nella regione della Piscina Publica in testa della via nuova ove, pochi anni or sono, furono dissotterrati alcuni marmi spezzati, ove era scritto, cioè intagliato, le seguenti parole:
« seculo felici Isias sacerdos, Isidi Salutaris consecratio ».
Nell'altro pezzo era scritto in questo modo :
« pontiflcis votis annuant dii romanae reipu. arcanaque morbis presidia annuant quorum nutu. rom. imp. regna cessere ».
E si comprende che il CIL. abbia rilegato tra le false l'iscrizione data da costoro così: « seculo felici phisias sacerdos fidi salutaris consecralis ». Ma se si prenda in esame il testo completo del Fulvio si riconoscerà che la dedicazione ad Iside, benché negligentemente copiata, appartiene alla classe numerosa di quelle che furono dedicate a divinità peregrine durante le estreme lotte tra i pagani e i cristiani che si svolsero circa e dopo la metà del secolo IV.
Il Cod. di Padova conferma il sito del trovamento « Inter aedem s. Xisti et thermas antoniniauas versus Circum maximum et palacium maius, ubi olim templum Isidis in via nova ... in quadro marmoreo serpentino ». Il Feliciano, che si vorrebbe credere l'autore dell'impostura (CIL. VI', p. XLII, col. 11) tace del sito del rinvenimento, ma dice che la lapide era stata affissa « Rome inter Campum Flore et ludeorum plateam via triumphali ad angulum eminentem domus Andree gentis Cruce » .
Iside via S.Ignazio
Pietro Tranquilli, ricostruendo nell'anno 1858 le fondamenta della sua casa in via di s. Ignazio n. 23, scoprì il pavimento del peribolo del tempio d'Iside, cosparso di stupendi avanzi di scolture egizie, o di stile imitante l'egizio, tutte sommerse sott'acqua. Scorreva nei canaloni di travertino, i quali una volta doveano raccogliere gli stillicidi del portico.
Ecco l'esatto catalogo dei marmi scoperti dal Tranquilli:
1. Iside, in forma di vacca allattante Horus, in granito rosso. Manca della parte anteriore : la superstite è alta m. 1,50, lunga, dalla coda alla frattura m. 0,75. Nel plinto sono incisi segni geroglifici.
2. Sfinge di granito verde alta 0,54, lunga 0,78 con targa geroglifica nel petto. Manca delle estremità delle zampe anteriori.
3. Sfinge intatta di granito rosso, lunga 1,85 alta 0,68. —
4. Pastoforo di basalte alto m. 1,32, con geroglifici sul dorso e nel giro del plinto. —
5. Frammento di panneggio di statua in marmo greco, alto m. 0,78. —
6. Colonna di granito bigio, di m. 1,50 di diametro, lunga sino alla frattura m. 5.00. Il terzo inferiore del fusto è scolpito a rilievi esprimenti una pompa isiaca. —
7. Metà di un capitello a cista, alto m. 1,35, di diametro corrispondeste a quello della colonna.
NOMI DI ISIDE
- L'Immortale
- L'Ineffabile Governatrice
- Creatrice del flusso del Nilo
- L'Inventrice (di tutte le cose)
- Raggio di sole
- Madre di Dio
- Colei che tutto cura
- Colei che tutto riceve
- Isis-Aphrodite
- Isis-Astarte
- Isis-Pelagia
- Isis-Euploia
- Isis-Fortuna
- Isis-Hathor
- Isis-Ceres
- Isis-Athena
- Isis-Hera
- Isis-Hestia
- Isis-Hecate
- Isis Ammantata di Nero
- Vascello di salvezza
- Regina del Cielo
- Signora delle due terre
- Colei che Abbraccia la Terra
- Africa
- Distruttrice delle Anime degli Uomini
- Colei che tutto vede
- Agape
- Albula
- La Dea ex Machina
- La Figlia di Nut
- L'Allattante di Horus
- Dictynian Diana
- Amenti (La nascosta)
- La Figlia di Ra
- Il Destino
- L'Ankhet (Donatrice di Vita)
- Anquet (Che Abbraccia la Terra e rende Fertili le Acque)
- La Dinamica
- Arbitro in Questioni di Amore Sessuale
- Aut (suo titolo a Denderah)
- Base del più Bel Triangolo
- Benefattrice del Tuat (Inferi)
- La Figlia di Nut
- Conquistatrice dei Cuori
- Dikaiosyne (giustizia)
- Cornucopia di Tutti i Nostri Dei
- Creatrice della Corona di Ra-Heru
- Figlia di Geb Figlia di Seb
- Figlia di Thoth
- Diadema di Vita
- Sventatrice di Attacchi
- Madre Divina
- L'Una Divana
- Combattente in Netru
- La Dinastia
- La Terra
- Prima Sorgente del Tempo
- Epekoos (Colei che tutti guarisce)
- L'Una Segreta
- Euploia (Datrice di buoni commerci)
- Occhio di Ra
- Horus Femmina
- Femmina Principio di Natura
- Ra Femmina
- Amante del Fuoco
- Prima tra le Muse in Hermopolis
- Libertà
- Fresca Trapunta
- La Fruttifica
- Galactotrouphousa (colei che elargisce il latte di vita)
- La Gentile
- Datrice di Vita
- Dea Gloriosa
- Quindicesima Dea
- Dea di Tutti gli Dei
- Dea dell'Amore e della Magia
- Grande Scrofa Bianca di Eliopolis
- Dea delle Misture
- Dea del Romanzo
- Dea dei Crocicchi
- Dea dell'Alba
- Dea-Madre
- La più Grande degli Dei
- La Grande Prostituta
- La Grande Dea del Sottosuolo
- Grande Maga che Cura
- Grande Vergine
- Dea Verde
- La Guardiana
- La Guida
- Ascoltatrice di Preghiere
- Hent (Regina)
- Heqet (Grande Maga)
LE FESTE
- Lychnapsia - Festa celebrata il 12 agosto in onore della dea egiziana Isis, ossia Iside.
- Navigium Isidis - La festa veniva celebrata il 5 marzo in onore di Isis, Dea egiziana della vita e della resurrezione. Si celebrava il ritorno della primavera e la ripresa della navigazione.
- Pelusia - Festa celebrata il 20 marzo in onore di Isis. Pelusium era una città alla foce orientale del Nilo.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Luca Graverini - Le Metamorfosi di Apuleio - Letteratura e identità - Ospedaletto - Pacini - 2007 -
- Adriano Pennacini, Pierluigi Donini, Terenzio Alimonti, Anna Monteduro Roccavini - Apuleio letterato, filosofo, mago - Bologna - Pitagora - 1979 e 1984 -
- Mario Tosi - Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto - vol. 1 - Torino - Ananke - 2004 -- Adriano Pennacini, Pierluigi Donini, Terenzio Alimonti, Anna Monteduro Roccavini - Apuleio letterato, filosofo, mago - Bologna - Pitagora - 1979 e 1984 -
- M. Isidora Forrest - Isis Magic: Cultivating a Relationship with the Goddess of 10,000 Names - Llewellyn Worldwide - 2001 -
- Ermanno Arslan (a cura di) - Iside: il mito, il mistero, la magia - Milano - Electa - 1997 -
- J. Gwyn Griffiths (a cura di) - Plutarch's De Iside et Osiride - University of Wales Press - 1970 -
- Walter Burkert, M. Rosaria Falivene - Antichi culti misterici - Bari-Roma - Laterza - 1983-1991 -
Ciao!sono affascinat dalla Dea Iside!mi scrivete?logosluna@alice.it ciao ciao ananda
RispondiEliminaMi dispiace per te, comunque se proprio ci tieni la madonna è lo stesso spirito. Non è assolutamente Maria la madre di Gesù,come tutti pensano. Io ti consiglio di andare a Gesù Cristo il solo,unico e vero Salvatore . L'unico mediatore tra l'uomo e Dio,tutte le manifestazioni che portano al culto di immagini,statue e creature sono inganni ben orchestrati da Satana fin dalla fondazione del mondo. Tutta la Verità la trovi nelle Sacre Scritture......a te la scelta.
EliminaSenza ombre di dubbio interessantissimo...
EliminaCiao. A Treia nelle Marche, vi era un culto di Dei egiziani. L’esistenza di un Serapæum a Trea, (l’odierna Treia), ovvero di un santuario di divinità egizio-orientali era sospetta da tempo; finché negli scavi archeologici del ’85-’88 nell’area dell’orto del convento francescano vennero fuori motivi figurativi quali l’ibis e ambienti e arredi particolari tipicamente egizi, utili a ricreare un’atmosfera esotica con vasche collegate ad un uso abbondante di acqua proprio della pratica del culto di Iside e Serapide. Vedi pagg. 71 e seguenti del libro Beni archeologici della provincia di Macerata, AA. VV., CARSA Edizioni 2004.
RispondiEliminaGran bel sito il vostro!!!
Iside la grande Dea madre.
RispondiEliminaMeraviglioso, peccato che tutt'oggi si viva nell'ignoranza creata dal potere celato dietro al Cristianesimo
RispondiElimina