RICOSTRUZIONE DEL FORO DI CESARE (di Jean-Claude Giovin) |
Il Foro di Cesare fu il primo dei Fori Imperiali di Roma creato per ampliare gli spazi del precedente Foro Romano, onde ampliare il centro politico, amministrativo e religioso di Roma, diventato ormai caotico e insufficiente per le dimensioni dell'Urbe e il numero dei suoi abitanti.
Purtroppo Giulio Cesare potè regnare meno di un paio d'anni, in cui progettò mille riforme, sia civili che urbanistiche, il tutto bruscamente interrotto dal suo assassinio, anche se il tutto fu proseguito dal successore Ottaviano, che aveva grande rispetto e ammirazione per il genio dello zio.
Cesare decise per prima cosa di dotare il Foro di una grande piazza intitolata a suo nome, che fu inaugurata nel 46 a.c., l’ultimo giorno delle celebrazioni per il suo trionfo, poi arricchita da Augusto.
A differenza del Foro Romano si trattava di un progetto urbanistico studiato a tavolino: una piazza con portici sui lati lunghi e con al centro del lato di fondo il tempio dedicato a Venere Genitrice, da cui Giulio Cesare raccontava discendesse la sua gens, attraverso Iulo, il progenitore della gens Iulia, figlio di Enea, a sua volta figlio di Venere.
LA STORIA
L'area del complesso era stata utilizzata, in epoca precedente alla fondazione di Roma, nel XII-XI secolo a.c. come necropoli, con tombe a pozzetto rinvenute negli ultimi scavi.
Il che dimostra come già allepoca vi fossero in loco villaggi stabili, In età repubblicana vi erano sorti numerosi edifici per lo più privati, con pochi resti visibili, tra cui un pozzo del VI secolo a.c. con parti di intonaci e dipinti di una domus tardo repubblicana.
Da una lettera di Cicerone all'amico Attico, si sa che già nel 54 a.c. era stato incaricato da Cesare, allora impegnato nelle guerre galliche, che già era evidentemente certo di vincere, di acquistare terreni in un'area adiacente al Foro romano per la realizzazione di una piazza, la cui area doveva arrivare fino all'Atrium Libertatis.
Solo l'acquisto dei terreni venne a costare la cifra enorme di 60 milioni di sesterzi, ma si sa anche che Cesare comprò con i suoi soldi questi terreni, facendo un gran dono all'Urbe.
Un'atteggiamento che Cesare confermerà nel suo testamento in cui destinò una grossa somma ai cittadini di Roma, una elergizione che non poteva essere di autocelebrazione visto che sarebbe avvenuta dopo la morte.
I lavori veri e propri iniziarono tra il 51 - 48 a.c., con la vittoria della battaglia di Farsalo, che poneva fine alla guerra civile, e in cui venne decisa la dedica del tempio a Venere Genitrice, a cui Cesare aveva fatto voto prima della battaglia.
La contemporanea ricostruzione della Curia, affidatagli dal senato dopo l'incendio del 52 a.c., gli consentì lo spostamento dal tradizionale orientamento rituale della Curia a quello della nuova piazza, in un nuovo piano regolatore.
Peraltro la ricostruzione prevedette anche una nuova pavimentazione e decorazioni interne.
Nel 46 a.c. vi fu l'inaugurazione del tempio e della piazza, che tuttavia doveva essere ancora in parte incompleta e venne terminata poi da Augusto, come egli stesso narrò nelle Res Gestae, dopo la morte di Cesare.
Un intervento di rifacimento si ebbe per ordine di Traiano e un notevole restauro venne realizzato per ordine di Diocleziano dopo l'incendio del 283 d.c.
RESTI NEL MEDIOEVO |
GLI SCAVI
Lo scavo del Foro di Cesare avvenne tra il 1930 e il 1932 rimettendo in luce la metà del complesso verso il Campidoglio, ma non il lato di ingresso verso il Foro di Nerva.
Tre delle colonne del lato ovest del tempio, con relativa trabeazione, vennero rialzate sul podio rimesso in luce, con blocchi originari e completamenti in mattoni. Gli scavi del 2000 hanno rimesso in luce quest'ultima area.
Riscoprire il Foro di Cesare comportò l'abbattimento delle case di un quartiere sorto nel Rinascimento tra il Colosseo e Piazza Venezia, aprendo nel 1932 la Via dei Fori Imperiali, con riproduzioni bronzee delle statue di alcuni imperatori romani, tra esse proprio quella di Cesare, ancor oggi visibile presso il Foro, fuori dell'area scavata.
Questa iniziativa fu molto criticata, soprattutto perchè celebrazione di un'altra dittatura, che non può essere messa in realazione con la storia antica. L'archeologia non può essere confusa con la politica.
Un quartiere antico ma continuamente ricostruito non può avere valore maggiore dei Fori imperiali, famosi in tutto il mondo e giudicati Patrimonio Mondiale dall'Unesco.
Del Foro di Cesare è oggi visibile oltre metà della superficie originaria del complesso, tagliata in senso longitudinale. In seguito alle vicende degli scavi, i suoi resti sono suddivisi in diverse aree. L'angolo sud, a diretto contatto con la Curia, è inserito nell'area archeologica del Foro Romano.
Lanciani
"Un magnifico fregio del tempio di Venere genitrice, fu scoperto dai della Valle negli scavi del Foro Giulio, e descritto a lungo nel tomo I, p. 123-124".
"La principal fontana dell'Acqua Appia stava nel foro di Cesare sotto al tempio della Dea Appiade e formava un grande zampillo. Ovidio. In Ars Am. : - Subdita qua Veneris facto de marmore tempio Appias expressis aera pulsa' aquis -. La ninfa Appiade, sottoposta (subdita) al tempio marmoreo di Venere. colpisce l'aria con l'acqua zampillante. Venere osserva indifferente le liti degli amanti dal suo tempio raggiante d'oro, ed altrettanto fanno le Appiadi. Dal contesto appare chiaro che le ninfe Appiadi sono statue poste a decorazione di fontane dinanzi al tempio di Venere Genitrice".
(G.J. Monchablon - 1832)
Il lato sud-occidentale verso il lato di fondo, per poco più della metà della larghezza complessiva originaria, era stato scavato negli anni trenta e comprendeva gran parte del podio del tempio di Venere Genitrice, con retrostanti taberne della fase cesariano-augustea. Attualmente lo scavo del Foro è ancora in corso nella sua parte meridionale.
Si accede al Foro dal Clivo Argentario, dopo aver costeggiato un grande ambiente semicircolare di età traianea con tracce di doppio pavimento per l'isolamento di vani sottostanti e in origine coperto da una volta a botte anulare, destinata a latrina pubblica. Una scala di travertino porta al portico sul lato sud-occidentale del Foro, con due file di colonne in granito su bassi plinti relativi al
restauro di epoca dioclezianea, sul pavimento tracce delle basi delle colonne più antiche.
Sul lato di fondo del portico erano presenti una serie di tabernae addossate alle pendici del Campidoglio. All'estremità del portico, in epoca traianea, venne costruita la Basilica Argentaria, formata da una duplice fila di pilastri che girava ad angolo retto per un breve tratto con copertura a volta.
Il Foro di Cesare era costituito da una piazza porticata con il lato di fondo chiuso da un tempio, pianta che riprendeva in parte i portici repubblicani nella zona del Circo Flaminio, nonchè le piazze forensi delle colonie romane, con portici e tabernae sul fondo e con edifici pubblici annessi, tra i quali basiliche civili e curie, ma con felici innovazioni per cui costituì il modello per i successivi Fori Imperiali.
A differenza del Foro Romano si trattava di un progetto unitario inserito in un piano regolatore: una piazza di 160 x 75 m., con duplice porticato su tre lati e con al fondo il tempio di Venere, mentre al centro della piazza, come ricorda Stazio, vi era la statua di Cesare, su un cavallo con le zampe anteriori a "piedi umani", come il Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, eroe molto ammirato ed emulato da Cesare.
Non è chiaro se si tratti della statua di Cesare loricata (cioè con corazza) citata da altre fonti o altra effige.
Sul lato di ingresso sud-orientale il portico era in origine aperto sull'Argiletum, ma in seguito all'erezione del Foro di Nerva, il colonnato verso la strada venne inglobato nel muro di recinzione del nuovo complesso. Una struttura muraria in laterizio sull'angolo sud è stata interpretata come il muro di delimitazione col Foro di Augusto.
Sul lato sud-occidentale il portico terminava sul pendio dinanzi alla facciata del tempio, decorata da una nicchia absidata schermata da un ordine colonnato, di cui resta una base di pilastro, mentre altri elementi architettonici sono esposti nel Museo dei Fori Imperiali.
All’epoca di Traiano, nel 113 d.c., in seguito agli sbancamenti necessari per la costruzione del suo Foro, il tempio di Venere Genitrice venne integralmente ricostruito. Il nuovo edificio mantenne la medesima pianta del precedente, ma l’abside della cella, non più addossata alla collina, venne nascosta da due tratti di muro rettilinei, in prosecuzione delle pareti della cella. Il Tempio ricevette una ricchissima decorazione marmorea.
TEMPIO DI VENERE GENITRICE
Il tempio di Venere Genitrice chiudeva la piazza sul lato breve a nord-ovest. I resti ancora visibili comprendono buona parte del podio in cementizio risalente alla fase cesariana, ma con diverse trasformazioni traianee.
Della ricca decorazione restano un breve tratto del colonnato del lato sud-occidentale, rialzato negli anni trenta e numerosi frammenti, in parte esposti nel Museo dei Fori Imperiali.
Il tempio aveva otto colonne sul fronte e altrettante ai lati ma non sul retro. Si accedeva con due scalinate sui fianchi e il podio, rivestito in marmo, era preceduto da due fontane, nel suo interno un'abside con la statua di Venere dello scultore di Arcesilao, oltre ad altre statue ed opere d'arte.
Plinio scrisse che Giulio Cesare elargì al tempio, che fu terminato dopo la sua morte, ben sei scrigni di pietre preziose, per le spese e per gli ornamenti.
CURIA IULIA
L’attuale edificio in laterizio, restaurato negli anni 1930-1936, dopo la demolizione della chiesa di S. Adriano insediata nel VII secolo, conserva l’aspetto della Curia, sede del Senato, nella ricostruzione di Adriano sulla originaria del 52 a.c. di Cesare, a sua volta sulla sede più antica del Comizio.
L’attuale porta di bronzo è copia della originale trasferita a S. Giovanni nel XVII sec. Il soffitto ligneo e i bassi gradini per i sedili dei senatori sono di restauro moderno.
Le nicchie interne dovevano ospitare statue; sul basamento della parete di fondo si trovava la statua della Vittoria fatta trasportare da Ottaviano da Taranto, rimasta fino a quando S. Ambrogio non la fece rimuovere, nonostante l’appassionata difesa di Aurelio Simmaco, uno degli ultimi senatori pagani a Roma.
Vi si conservano due grandi rilievi di età traianea che facevano parte di una tribuna, scoperta nella piazza del Foro davanti ai Rostra, relativa all’istituzione degli Alimenta, prestiti agricoli a basso interesse utilizzati per il sostentamento dei fanciulli poveri.
BIBLIO
"Un magnifico fregio del tempio di Venere genitrice, fu scoperto dai della Valle negli scavi del Foro Giulio, e descritto a lungo nel tomo I, p. 123-124".
"La principal fontana dell'Acqua Appia stava nel foro di Cesare sotto al tempio della Dea Appiade e formava un grande zampillo. Ovidio. In Ars Am. : - Subdita qua Veneris facto de marmore tempio Appias expressis aera pulsa' aquis -. La ninfa Appiade, sottoposta (subdita) al tempio marmoreo di Venere. colpisce l'aria con l'acqua zampillante. Venere osserva indifferente le liti degli amanti dal suo tempio raggiante d'oro, ed altrettanto fanno le Appiadi. Dal contesto appare chiaro che le ninfe Appiadi sono statue poste a decorazione di fontane dinanzi al tempio di Venere Genitrice".
(G.J. Monchablon - 1832)
Il lato sud-occidentale verso il lato di fondo, per poco più della metà della larghezza complessiva originaria, era stato scavato negli anni trenta e comprendeva gran parte del podio del tempio di Venere Genitrice, con retrostanti taberne della fase cesariano-augustea. Attualmente lo scavo del Foro è ancora in corso nella sua parte meridionale.
Si accede al Foro dal Clivo Argentario, dopo aver costeggiato un grande ambiente semicircolare di età traianea con tracce di doppio pavimento per l'isolamento di vani sottostanti e in origine coperto da una volta a botte anulare, destinata a latrina pubblica. Una scala di travertino porta al portico sul lato sud-occidentale del Foro, con due file di colonne in granito su bassi plinti relativi al
restauro di epoca dioclezianea, sul pavimento tracce delle basi delle colonne più antiche.
Sul lato di fondo del portico erano presenti una serie di tabernae addossate alle pendici del Campidoglio. All'estremità del portico, in epoca traianea, venne costruita la Basilica Argentaria, formata da una duplice fila di pilastri che girava ad angolo retto per un breve tratto con copertura a volta.
IL FORO DI CESARE NEL IV SECOLO |
DESCRIZIONE
Il Foro di Cesare era costituito da una piazza porticata con il lato di fondo chiuso da un tempio, pianta che riprendeva in parte i portici repubblicani nella zona del Circo Flaminio, nonchè le piazze forensi delle colonie romane, con portici e tabernae sul fondo e con edifici pubblici annessi, tra i quali basiliche civili e curie, ma con felici innovazioni per cui costituì il modello per i successivi Fori Imperiali.
A differenza del Foro Romano si trattava di un progetto unitario inserito in un piano regolatore: una piazza di 160 x 75 m., con duplice porticato su tre lati e con al fondo il tempio di Venere, mentre al centro della piazza, come ricorda Stazio, vi era la statua di Cesare, su un cavallo con le zampe anteriori a "piedi umani", come il Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, eroe molto ammirato ed emulato da Cesare.
Non è chiaro se si tratti della statua di Cesare loricata (cioè con corazza) citata da altre fonti o altra effige.
Sul lato di ingresso sud-orientale il portico era in origine aperto sull'Argiletum, ma in seguito all'erezione del Foro di Nerva, il colonnato verso la strada venne inglobato nel muro di recinzione del nuovo complesso. Una struttura muraria in laterizio sull'angolo sud è stata interpretata come il muro di delimitazione col Foro di Augusto.
Sul lato sud-occidentale il portico terminava sul pendio dinanzi alla facciata del tempio, decorata da una nicchia absidata schermata da un ordine colonnato, di cui resta una base di pilastro, mentre altri elementi architettonici sono esposti nel Museo dei Fori Imperiali.
All’epoca di Traiano, nel 113 d.c., in seguito agli sbancamenti necessari per la costruzione del suo Foro, il tempio di Venere Genitrice venne integralmente ricostruito. Il nuovo edificio mantenne la medesima pianta del precedente, ma l’abside della cella, non più addossata alla collina, venne nascosta da due tratti di muro rettilinei, in prosecuzione delle pareti della cella. Il Tempio ricevette una ricchissima decorazione marmorea.
TEMPIO DI VENERE GENITRICE
Il tempio di Venere Genitrice chiudeva la piazza sul lato breve a nord-ovest. I resti ancora visibili comprendono buona parte del podio in cementizio risalente alla fase cesariana, ma con diverse trasformazioni traianee.
Della ricca decorazione restano un breve tratto del colonnato del lato sud-occidentale, rialzato negli anni trenta e numerosi frammenti, in parte esposti nel Museo dei Fori Imperiali.
Il tempio aveva otto colonne sul fronte e altrettante ai lati ma non sul retro. Si accedeva con due scalinate sui fianchi e il podio, rivestito in marmo, era preceduto da due fontane, nel suo interno un'abside con la statua di Venere dello scultore di Arcesilao, oltre ad altre statue ed opere d'arte.
Plinio scrisse che Giulio Cesare elargì al tempio, che fu terminato dopo la sua morte, ben sei scrigni di pietre preziose, per le spese e per gli ornamenti.
LANCIANI: " Magnifico fregio del tempio di Venere genitrice, scoperto dai della Valle negli scavi del Foro Giulio, e descritto a lungo nel tomo I, p. 123-124"
Per maggiori dettagli vedi anche: TEMPIO DI VENERE GENITRICE
Per maggiori dettagli vedi anche: TEMPIO DI VENERE GENITRICE
CURIA IULIA
L’attuale edificio in laterizio, restaurato negli anni 1930-1936, dopo la demolizione della chiesa di S. Adriano insediata nel VII secolo, conserva l’aspetto della Curia, sede del Senato, nella ricostruzione di Adriano sulla originaria del 52 a.c. di Cesare, a sua volta sulla sede più antica del Comizio.
L’attuale porta di bronzo è copia della originale trasferita a S. Giovanni nel XVII sec. Il soffitto ligneo e i bassi gradini per i sedili dei senatori sono di restauro moderno.
Le nicchie interne dovevano ospitare statue; sul basamento della parete di fondo si trovava la statua della Vittoria fatta trasportare da Ottaviano da Taranto, rimasta fino a quando S. Ambrogio non la fece rimuovere, nonostante l’appassionata difesa di Aurelio Simmaco, uno degli ultimi senatori pagani a Roma.
Vi si conservano due grandi rilievi di età traianea che facevano parte di una tribuna, scoperta nella piazza del Foro davanti ai Rostra, relativa all’istituzione degli Alimenta, prestiti agricoli a basso interesse utilizzati per il sostentamento dei fanciulli poveri.
BIBLIO
- Carla Maria Amici - Il Foro di Cesare - Firenze - Olschki - 1991 -
- Eugenio La Rocca - I Fori Imperiali - Progetti Museali editore - Roma - 1996 -
- Filippo Coarelli - Il foro romano - 2 volumi - ed. Quasar - Roma - 1986 -
- Eugenio La Rocca - I Fori Imperiali - Progetti Museali editore - Roma - 1996 -
- Filippo Coarelli - Il foro romano - 2 volumi - ed. Quasar - Roma - 1986 -
- Plutarco - Vite parallele - Vita di Cesare -
- Alessandra Capodiferro, Patrizia Fortini (a cura di) - Gli scavi di Giacomo Boni al foro Romano -Documenti dall'Archivio Disegni della Soprintendenza Archeologica di Roma - (Planimetrie del Foro Romano, Gallerie Cesaree, Comizio, Niger Lapis, Pozzi repubblicani e medievali) - Roma 2003 -
- Alessandra Capodiferro, Patrizia Fortini (a cura di) - Gli scavi di Giacomo Boni al foro Romano -Documenti dall'Archivio Disegni della Soprintendenza Archeologica di Roma - (Planimetrie del Foro Romano, Gallerie Cesaree, Comizio, Niger Lapis, Pozzi repubblicani e medievali) - Roma 2003 -
4 comment:
Penso che uno dei disegni dell'articolo corresponda al tempio del Divo Giulio, sul vecchio foro, dov'è la tomba del dittatore, e non a quello nel foro di Cesare.
Mi sai dire quale Jordi che controllo? Grazie
Il disegno 5 corrisponde al tempio del Divo Giulio sul foro romano.
Cordialmente
Jordi
Hai ragione, immagine tolta.
Grazie della segnalazione.
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