MAUSOLEO DI ADRIANO - CASTEL SANT'ANGELO

RICOSTRUZIONE DEL MAUSOLEO DI ADRIANO (di Jean-Claude Giovin) fig. 1


LA STORIA


RODOLFO LANCIANI:

MAVSOLEVM HADRIANI 

" In medio rotundi giri erat sepulchrum porfiriticum... quem Innocentius secundus papa levavit hinc inde et voluit sepelliri: quod sepul- chrum a dicto Innocenti© positum fuit in paradyso s. Petri sub Salvatore musaico et navi apostolorum » Anon. Magliab. ap. Urlichs, Codex, p. 161. Intorno al quale monumento vedi Bonanni, Numismata, p. 101 sg. ; Torrigio, Grotte, p. 365; e de Rossi, Inscr. chr. tomo II, p. 232, n. 120.

MAVSOLEVM HADRIANI « delle quali statue (del mausoleo) noi ne habbiamo veduti alcuni fragmenti et capi essere stati cavati di sotterra, quando Alessandro sesto gli fece i fossi intorno molto profondi »



LE MIRACHOLE DE ROMA

"Delle mirachole di Roma prima della meta e dello chastello"
(Dei miracoli di Roma prima della Meta e del Castello)

◾ Presso la Nunamachia era lo sepulcro di Romolo, lo quale si vochava Meta e fu di mirabile lapide tabulata.

(Presso la Naumachia c'era il sepolcro di Romolo che si chiamava Meta ed era coperta di splendide pietre)

BATTISTERO DI SAN GIOVANNI (Roma) fig.2
◾ Di quelle pietre fue fatto lo pavimento de Paradiso e le schale di Santo Piero, che a me apare e stae itorno a se una platea trebunizia, la quale fue di XX piedi con una chiavica. El lato a questa ebbe tributium Neronis

(Con quelle pietre venne fatto il pavimento del Paradiso e le scale di San Pietro che mi sembra stia intorno a una platea tribunizia la quale era di venti piedi con una fogna. E a lato di questa stava la tribuna di Nerone)
 
◾ i tavolati, quanto lo castello d’Adriano imperadore.  E fue di miro lapide intavolata, dello quale e furono fatte le schale e l’opera del Paradiso, lo quale fue edifichato ritondo cho due gironi, sichome lo chastello. Le quale volte erano choperte

(I tavolati e pure il castello di Adriano imperatore. E fu di splendide pietre rivestita, con cui vennero fatte le scale e l'opera del Paradiso,
che fu edificato rotondo in due giorni come il castello. Le quali volte erano coperte)

◾ di tavole di marmo per chaditura del aqua.
A lato a questo, fue crucifisso Beato Pietro apostolo e chastello Adriano, lo quale fue tempio Adriani, sichome legemo lo sermone della festa di Santo Pietro, là dove dice la memoria d’Adriano inperadore.

(Di tavole di marmo per ........ dell'acqua. A lato di questo, fu crocifisso il beato Pietro apostolo e il castello Adriano, il quale fu il tempio di Adriano, come leggemmo nel sermone della festa di San Pietro,
là dove parla delle memorie di Adriano Imperatore)

◾ Lo tempio chostrutte e di mira magnitutine, lo quale fue tutto choperto di belle pietre e di diverse istorie per ornamento, et lo cierchio intorno ancho ornato fue d’oro cho paglioni d’oro e chon uno bue.

(Il tempio fu costruito di ammirevole grandezza e fu tutto coperto di belle pietre e di diverse storie per ornamento. E anche il cerchio intorno fu ornato d'oro con padiglioni d'oro e con un bue.)

◾ Li quali furono due, che chatarono in Paradiso. I quatro parti dello tempio d’Andriano furono quatro chavalli di rame inorati e di quatro parti furono porti di rame. In ogni lato dello giro era lo sopolcro d’Adriano, lo quale fue di porfirite e ch’è ora a Laterani, là dove giacie Inocienzio Papa sechondo.

(I quali furono due che .... in Paradiso. Le quattro parti del Tempio di Adriano furono quattro cavalli di rame dorato e di quattro parti furono .... di rame. In ogni lato intorno era il sepolcro di Adriano, che fu di porfido e che ora è al Laterano là dove giace Papa Innocenzo II)

◾ E opertorium isanto ene i Paradiso Santo Pietro, lo quale sopra lo bilicho dello porferido, di sotto porte di rame, sichome apare. Queste chose, ch’avemo detto del monumento, tutt’erano didichate per lo templo.

(E portato in Paradiso il Santo Pietro il quale sopra ebbe il baldacchino di porfido e sotto le porte di rame così come si vede. Queste cose che avevamo detto del monumento, erano tutte dedicate al tempio.)

LA MOLE ADRIANA fig.3

Dunque il monumento funebre a Innocenzo II è scomparso, ma un paio di colonne in porfirite, ovvero in porfido rosso (una cava ormai scomparsa giusto dall'epoca romana), bellissime e gigantesche colonne sta al San Giovanni in Laterano, anzi nel battistero del San Giovanni, e che possiamo ammirare qui sopra, nella fig. 2, fu eretto con la spoliazione del monumento funebre di Adriano, mentre le porte di rame di San Pietro vennero eseguite fondendo il rame dei quattro cavalli, cioè della quadriga che ornava il mausoleo di Adriano.

"Fu essa poi rifatta da Alessandro VI allorchè restaurò Castel s Angelo e fu nominata Enea da un antica porta di rame ovvero facciata di metallo che in quel luogo era tra il ponte e il castello come una controporta a fronte della Città Leonina".

PIRANESI

Punti di riferimento nel "Sepulcrum Hadriani" secondo il Piranesi.

"L'asse del mausoleo si estende in un vasto foro, il cui perimetro include due circhi: il Circus Hadriani e il Circus Domitiae; poi vi è un complesso ordinamento di mura ed atri, dove era locato il Bustum Hadriani.

Seguendo l'asse del complesso di Adriano, grosso modo coincidente con l'asse della via Cornelia, vi sono gli Horti Neroniani terminanti sulla sommità della collina dove sorgeva un edificio che la dominava. Se la posizione di questo edificio coincide con quella della Basilica Vaticana, il circo di Gaio e Nerone viene spostato, nello schema di Piranesi, verso i piedi del Gianicolo.

Un raggruppamento intermedio funge da transizione tra il Mausoleo di Adriano e gli Horti Neroniani e prende il nome di Area Marti, una congiunzione di due fori esagonali, con relativi portici, e una Naumachia.

Un collegamento costruito è creato da una disposizione triangolare a cuneo, gli Horti Agrippinae, che, inoltre, connette lungo le rive del Tevere alla Natatio (attuale locazione della chiesa di S. Spirito).

Nell'area dell'antico Campomarzio, che è, nell'area del Campus Tiberinus, nascosto nell'ansa del Tevere, alcuni marchi tipografici, stabiliti accuratamente dal Piranesi, che ci permette di orientarci nella complessità degli edifici. Possiamo identificare, all'interno della curva del Tevere, il Mausoleo di Adriano, l'Isola Tiberina, il Teatro di Marcello, il Pantheon, e il Mausoleo di Augusto."



ISCRIZIONE

(CIL VI 984 = ILS 322). –
- Imp(eratori) Caesari divi Traiani Parthici filio, divi Nervae nepoti Traiano Hadriano Augusto pont. max., trib. pot. XXII, imp. II, cos. III, p. p., et divae Sabinae, imp(erator) Caesar T. Aelius Hadrianus Antoninus Aug. Pius pontifex max., tribun. potest. II, cos. II design. III, p. p., parentibus suis. -

Si tratta dell’iscrizione con la quale Antonino Pio dedicò ai suoi genitori (adottivi), l’imperatore Adriano e l’imperatrice Sabina, il Mausoleo, oggi Castel S. Angelo. La titolatura di Adriano è quella che egli aveva al momento della sua morte (10 luglio 138): la trib. pot. XXII l’aveva assunta il 10 dicembre 137, la II acclamazione imperatoria l’aveva ricevuta nel 135, mentre il III (e ultimo) consolato risaliva al 119.

fig.4
La data della dedica si ricava dalla menzione della II trib. pot. di Antonino Pio (dal 10 dicembre 138 al 9 dicembre 139) e del suo II consolato, rivestito nel 139, anno in cui avvenne la designazione al III consolato rivestito poi nel 140.

Siamo dunque verso la II metà dal 139 e non dopo il 10 dicembre: in quel momento Adriano non aveva ancora ottenuto la consacrazione a divus dal senato, mentre già diva era Sabina, morta e consacrata, vivente il marito.

Il Mausoleo venne eretto per volere di Adriano insieme con il pons Aelius che serviva a raggiugerne l’ingresso superando il Tevere (CASS. DIO. LXIX 23; S. H. A. V. Hadr. 19). Nel vecchio Mausoleo di Augusto erano stati raccolti per ultimi i resti di Nerva; nel nuovo eretto da Adriano, dopo di lui e di Sabina, furono anche sepolti Antonino Pio e Faustina, Marco Aurelio, Lucio Vero, Commodo, Settimio Severo, Caracalla e Geta.

Nel VI secolo l’edificio venne trasformato in una fortezza, come risulta fra l’altro da Procopio (Bell. Got. I 22), che ne fa un’accurata descrizione e lo presenta tutto ricoperto di marmo pario e adornato sulla sommità di un gran numero di statue che da lontano si vedevano emergere al di sopra delle mura della città. Gran parte di 127 queste statue furono precipitate in basso contro i Goti durante l’assedio del 537.



MAVSOLEVM HADRIANI

Nello stesso anno Bonifacio IX edifica il torrione quadrato in cima al castello, con architettura di Niccolò d'Arezzo. Così il mausoleo. che nei tempi classici era semplicemente terminato da un cono di terra vestito di piante, venne a prendere press' a poco l'aspetto attuale. L'anon. Magliab. apud Urlichs, p. 152, ha lasciato quest'altra memoria di lavori eseguiti nel Borgo: « Francisca via est, ut denominatur, apud portam Viridariam, intus autem palatium sancti Petri strata Francisca, vel Ruga Francisca, quam Bonifacius nonus destruxit, quando fecit plateani ante palatium suum ».

(Rodolfo Lanciani - Scavi di Roma)

fig. 5

IL MAUSOLEO

Iniziato dall'imperatore Adriano nel 130 quale suo mausoleo funebre, ispirandosi all'ormai completo mausoleo di Augusto, fu ultimato da Antonino Pio nel 139, un anno dopo la morte di Adriano.

Venne costruito di fronte al Campo Marzio al quale fu unito da un ponte appositamente costruito, il Ponte Elio, in onore del Dio Helios (sole), oggi ponte di Castel S. Angelo, che ne costituiva l'unica, monumentale via di accesso.

Fu eretto in un territorio all'estrema periferia di Roma, l'ager Vaticanus, la cui posizione fortemente decentrata e per il divieto di inumare morti entro le mura, fece si che lungo i lati delle sue due vie principali: la Cornelia e la Triumphalis, si allineassero tanti sepolcri cittadini.

Per circa 150 anni il mausoleo accolse i resti degli Antonini. L'ultimo imperatore della cui sepoltura si ha notizia certa è stato Caracalla, ucciso nel 217 d. c.. Il mausoleo, oltre ad accogliere la sua salma, ospitò le salme dei suoi successori almeno fino al suo inserimento nella cinta muraria voluta dall'imperatore Aureliano nel 271 d.c.

RICOSTRUZIONE GRAFICA RECENTE


DESCRIZIONE

Il mausoleo era composto da una base cubica alta 12 m., rivestita in marmo lunense, con un fregio decorativo a teste di buoi (bucrani) e lesene angolari. Agli angoli del basamento si innalzavano gruppi di statue bronzee di uomini e cavalli, nel fregio prospiciente il fiume si leggevano i nomi degli imperatori sepolti all'interno.

fig. 6
Sempre su questo lato si presentava l'arco d'ingresso intitolato ad Adriano, il corridoio d'accesso era interamente rivestito di marmo giallo antico.

Al di sopra del cubo di base era posato un tamburo in peperino e cementizio rivestito di travertino e lesene scanalate.

Al di sopra un secondo tamburo con in cima un tumulo di terra alberato da cipressi e circondato da statue marmoree di cui restano alcuni frammenti.

Il basamento misurava circa 85 m. di lato, mentre il tamburo aveva un diametro di 64 m. e l'altezza fino alla statua era di 21 m..

Il tumulo era infatti sormontato da una quadriga in bronzo guidata dal Dio Helios affianacato dall'imperatore Adriano. Attorno al mausoleo correva un muro di cinta con cancellata in bronzo decorata da pavoni, due di essi conservati in Vaticano.

RICOSTRUZIONE DI COME DOVEVA APPARIRE fig.9
I pavoni erano infatti l'emblema della sua famiglia (gli Aelii, cioè "del Sole") perchè gli occhi disegnati sulla coda erano ritenuti divini e pertanto guardiani. Due di questi pavoni sono oggi conservati in Vaticano.

All'interno pozzi di luce illuminavano la scala elicoidale in laterizio rivestita in marmo, situata nel tamburo cilindrico, che, con un giro a 360°, saliva di 10 m. fino a raggiungere la cella sepolcrale quadrata, interamente rivestita di marmi policromi e sormontata da altre sale, forse anche esse celle sepolcrali, fino ad arrivare all'ultima, che era la base del gruppo statuario che dominava l'intera costruzione. L'esterno del tamburo cilindrico era circondato da colonne di marmo, e tutto rivestito, come gli ambienti interni, di marmi rari.

Il Mausoleo ospitò i resti dell'imperatore Adriano e di sua moglie Sabina, dell'imperatore Antonino Pio, di sua moglie Faustina maggiore e di tre dei loro figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, dell'imperatore Marco Aurelio e di altri tre dei suoi figli, dell'imperatore Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna e dei loro figli e imperatori Geta e Caracalla.



IL NOME

Fino al X secolo fu chiamato Adrianeum ed anche Templum Adriani e Templum et castellum Adriani, come nell'ardo Benedicti, in ricordo della tomba che Adriano fece costruire nel 135 d.c. per sè e per i suoi successori. Oggi è anche chiamata Mole Adriana.



LA TRASFORMAZIONE

Nel 359, l'imperatore Onorio fece del mausoleo, già incluso nella cinta muraria, un fortilizio per la difesa della città, da qui il nome di castellum.

Nel 537, durante la guerra gotico-bizantina, vi si barricano le truppe greche con a capo il generale Narsete, inviate dall'imperatore Giustiniano per ricacciare gli occupanti visigoti dall'Italia. I goti di Totila erano pronti all'assedio.

La fortezza era però inespugnabile, e quando i goti si avvicinarono al castello, i bizantini al suo interno, a corto di munizioni, fecero a pezzi le innumerevoli statue del mausoleo lanciandole sui nemici.

fig. 8
Nel VI sec. fu chiamato anche Castellum sancti Angeli, in ricordo della visione dell’arcangelo Michele rinfoderante la spada sulla Mole Adriana che papa Gregorio Magno affermò aver avuto durante una solenne processione penitenziale per scongiurare la peste che infieriva su Roma, come ad annunciare che la peste, voluta da Dio, stava per terminare perchè il suo angelo aveva rinfoderato la spada.

Dall'XI secolo nelle bolle pontificie si usò la dizione mista Castrum nostrum Crescenzii e Castrum Sancti Angeli.

Nel 974 se ne impadronì Crescenzio, della famiglia di Alberico, che lo fortificò ancor più, ormai era diventato il Castrum Crescentii, e si chiamerà così fino alla seconda metà del XV secolo.

Nelle Chansons de geste è detto anche Torre o 
Palais Croissant, denominazione che è la traduzione di Crescentii, il "palazzo mezzaluna" per il crescente lunare, la forma del cornetto francese, detto appunto croissant.

Prima dell'anno 1000 i cronisti lo chiamarono Domus Theodorici ed anche carceres Theodorici perché Teodorico re d’Italia (493-526) lo adibì a prigione, funzione mantenuta dai papi fino al 1870 e poi dal governo italiano, fino al 1901.

I registri camerali del Vaticano contengono anche nota di scudi 237 spesi per acconciare la strada dal Castello al Belvedere. Secondo Ligorio Torin. V. le pietre pel lastrico del ponte, rifatto da Pio IV, sarebbero state tolte da un sepolcro dell'Appia:

"Presso di queste fosse Caelie (Cluilie) furono dui monumenti l'uno à destra et l'altro à sinistra della via Appia, et sono tutti duoi molto rovinati et tuttavia più li rovinano, coloro, che hanno cavato i suoi fossi, di sotto Albano, doue havemo veduto cavare molti sassi per lastricare il ponte sant'Agnelo".



RODOLFO LANCIANI

1495, 19 marzo. MAVSOLEVM HADRIANI — CIVITAS LEONIANA 

"La chiesa di s. Angelo fu riedificata vicino al corridore solo nel 1564. Nello scavamento dei fossati furono scoperti i due cippi della terminazione del Tevere, CIL. 1236 b, e, il primo dei quali versus oriente » il secondo « versus septemtrione ». Vedi Giocondo Chatsw., e. 114'. 

COM'E' OGGI - fig.10
Sembra, che anche il busto colossale di Adriano, oggi nella sala rotonda del museo vaticano (Helbig, Guide, tomo I, p. 211, n. 290) sia tornato in luce nella stessa occasione, insieme con altra simile effigie di Antonino Pio. 

Fulvio, dopo ripetuta la storia delle statue lanciate sui Goti dai difensori del Castello, osserva: « quorum fragmenta quedam et capita statuarum erui e profunda telliire vidi Alexan. vi. molem ipsarn altissimis undique fossis mimiéto ». L'Aldovrandi vide in Castello nel 1556 la testa di Adriano predetta, e un torso, nella loggia stessa; e cinque teste coi petti nella loggetta dipinta, che risponde in Ponte. 

Nelle schede fiorentine di Antonio il giovane si trova al n. 1223, il progetto per la nicchia dell'Adriano: e nell'Archivio vaticano (Istrom. Camer. 1464-1602 e. 226) il contratto di scavo fra il papa e i fratelli Marchon, col quale il primo si riserva marmi, travertini, statue e metalli, e abbandona ai cavatori i soli peperini. 

fig. 11
Alessandro VI non solo abbellì (il castello) di fabbriche, ma lo munì di baloardi, e lo comunicò col palazzo vaticano mediante un lunghissimo corritore coperto, il tutto coll'architettura di Antonio da Sangallo il vecchio.  


In questa occasione Antonio da Sangallo il vecchio, l'architetto del Borgia, coi marmi e coi travertini divelti dal mausoleo costruì il torrione rotondo alla testata del ponte rappresentato in tutte le vignette del Castello anteriori all'anno 1628, il quale fu demolito da Urbano VIII. 

Il torrione era coronato da un fregio a bucranii vittati, encarpi, e panoplie, quello stesso che ornava il basamento quadrato del mausoleo. Era stato adattato alla curva del bastione (14 m. di diametro) mediante 1' abassamento dei piani. Vedi « Notizie Scavi » 1892, p. 425. "

L'IMPERATORE ADRIANO


L'IMPERATORE ADRIANO

Nato in Spagna nel 76 d.c., orfano in giovane età e adottato dallo zio, l'imperatore Traiano, che non aveva eredi, iniziò a 15 anni la sua carriera militare e poi politica, in qualità di generale valentissimo riportò tante vittorie che lo portarono nel 117, appena quarantenne, a succedere come Cesare al defunto Traiano.

Per 21 anni la sua instancabile volontà riorganizzatrice e pacificatrice coprì tutto l'Impero, viaggiando e colmando il mondo di opere d'arte. Lui stesso grande architetto, fece costruire opere immortali come la Villa Adriana a Tivoli.

La tradizione riporta che il sarcofago del corpo di Adriano fosse in porfido, e che i cavalli di questa quadriga, portati a Costantinopoli, sarebbero poi stati collocati in San Marco a Venezia.

DROMOS E NICCHIA DELLA STATUA DI ADRIANO


Il Mausoleo di Alicarnasso.


Mausolo era un satrapo della Caria, in Asia Minore, sulle sponde del Mar Egeo. Il suo colossale monumento sepolcrale, fatto terminare per lui dalla moglie e sorella Artemisia verso il 350 a.c., era una delle sette meraviglie del mondo antico.

Alto una cinquantina di metri, poggiava su un basamento rettangolare di 125 m., con sopra la cella circondata da 36 colonne; sormontava il tutto una piramide di gradini coronata da una quadriga.

Ad esso s'ispirarono in seguito re ed imperatori e da esso prese il nome ogni grande monumento funebre. Sicuramente vi si ispirò Augusto per il proprio mausoleo.


Il Mausoleo di Augusto a Roma.


Lo storico romano Strabone descrisse il mausoleo di Augusto come un grande tumulo su un'alta base di pietra bianca, coperto alla sommità da alberi sempre verdi; sul vertice la statua bronzea di Augusto e sotto il tumulo le sepolture di lui, dei parenti e dei familiari; dietro è un grande bosco con mirabili passeggi. Sicuramente Adriano molto si ispirò da questo mausoleo posto anch'esso sul Tevere ma sulla riva opposta.



I RESTI D'EPOCA ROMANA

Di questa monumentale struttura romana, oggi quasi irriconoscibile, sopravvivono molti resti, come le strutture di fondazione del basamento, l'intero nucleo in muratura del corpo cilindrico, l'ingresso monumentale in blocchi di pietra, la rampa elicoidale che conduce al piano superiore e la camera funeraria, la cosiddetta Sala delle Urne, destinata ad accogliere i resti dell'imperatore. Nei giardini del Vaticano, sotto la Tribuna del Belvedere, è conservata una bella pigna di bronzo che ornava la sommità della mole Adriana.


BIBLIO

- Lawrence Richardson, Jr. -  Mausoleum Hadriani - A New Topographical Dictionary of Ancient Rome - JHU - 1992 -
- Claudio Rendina, Pio Pagliucchi - I Castellani del Castel S. Angelo di Roma. Con documenti inediti della storia della Mole Adriana tolti dall’Archivio Segreto e da altri archivi - I - Roma - 1906 -
- Samuel Ball Platner - The topography and monuments of ancient Rome - I edizione 1904; II edizione 1911 - Boston - Allyn & Bacon -

 

3 comments:

  1. insomma abbiamo dato tutto ai preti!

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  2. Sti pretacci! Non solo hanno tentato di distruggere tutte le statue di Antinoo, ma si sono presi tutto ciò che loro consideravano pagano.
    (Coerenza)

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  3. Certamente la Chiesa Cattolica voleva costruire qualcosa che rimanesse per sempre nei secoli come hanno fatto gli antichi romani. Soltanto che domani non hanno depredato di opere precedenti, mentre invece la Chiesa Cattolica ha attinto tutto il materiale da costruzione dalle opere precedenti fatti dagli antichi romani. A Roma c'è un detto che dice: quello che non hanno distrutto i barbari lo hanno preso i Barberini. È un altro detto dice così per quelli che avevano di proprietà un carretto, lavoro ad Uffa. Uffa era una sigla che il Vaticano aveva dato per coloro che detenevano un carretto e se non volevano pagare le tasse, dovevano fare un viaggio di laterizi uno al mattino e uno la sera per portare il materiale dove si costruivano chiese e Basiliche, così non pagavano le tasse e lavoravano ad Uffa. E piano piano è un distrutto tutta romantica.

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