CULTO DELLA DEA ROMA





IL NOME SEGRETO DI ROMA

Secondo i canoni della magia Roma aveva un nome segreto e il nome era VALÈNZIA. Esso era il nome sacro e segreto di Roma, tenuto nascosto dagli Auguri perché nessuno potesse imprecarlo. Anche le donne romane avevano talvolta un nome segreto che era conosciuto e usato solo dalla famiglia, per essere poi rivelato solo al marito che a sua volta lo teneva segreto. 

Era il retaggio delle antiche donne sacerdotesse, quando in epoca matriarcale gli uomini avevano la guida di tutto ciò che era terreno e le donne di tutto ciò che era divino. ora per maledire o gettare un maleficio su qualcuno occorreva conoscerne il nome, per questo si dava un nome privato e uno pubblico. 

Così la città di Roma aveva un nome segreto come segreto era il nome delle sacerdotesse-maghe romane, un'usanza che passerà alla Chiesa Cattolica dove il prete o la monaca prendendo i voti assumono un altro nome, che però al contrario diventa pubblico.


ROMA LA DEA DI ROMA

"Del tuo mondo bellissima regina, o Roma, ascolta;
o Roma, nell’empireo ciel accolta madre,
non pur degli uomini ma de’celesti.
Noi siam presso al cielo per i templi tuoi.


Ora te, quindi cantisi sempre, finché si viva;
dimenticarti e vivere chi mai potrebbe, o diva?
prima del sole negli uomini vanisca ogni memoria,
che il ricordo, nel cuor, della tua gloria.


Già, come il sol risplendere per tutto, ognor, tu sei.
Dovunque il vasto Oceano ondeggia, ivi tu vai.
Febo che tutto domina si volge a te:
da sponde romane muove, e nel tuo mar s’asconde.


Co’ suoi deserti Libia non t’arrestò la corsa;
non ti respinse il gelido vallo che cinge l’Orsa;
quanto paese agli uomini vital, Natura diede,
tanta è la terra che pugnar ti vede.


Desti una patria ai popoli dispersi in cento luoghi:
furon ventura ai barbari le tue vittorie e i gioghi;
ché del tuo diritto ai sudditi mentre il consorzio appresti,
di tutto il mondo una città facesti."


(Rutilio Namaziano - De reditu suo, libro I - traduzione di Giosuè Carducci)

La Dea Roma, fin dal II sec. a.c., fu la divinità che personificava lo stato romano. ma s’adorò davvero, e fu posta proprio in Campidoglio, e, novella Cerere, o Caere, aveva la corona turrita sul bel capo e la palla in mano, che non è la terra perché a quel tempo la sua sfericità non era ignorata, però come simbolo della sapienza era la luna piena, pomo della sapienza, vedi le Esperidi, la palla di Venere ecc..

Le tradizioni la videro in vari modi. La più antica la individua nella prigioniera troiana che accompagnava Ulisse ed Enea quando approdarono insieme sulle rive del Tevere venendo dal paese dei Molossi, cioè dall'Illiria.



ROMA PRIGIONIERA TROIANA

La leggenda narra che l'equipaggio di Ulisse, in cui si trovava Roma insieme alle altre prigioniere di guerra, fu travolto da una tempesta che lo scaraventò sulla coste del Lazio. Le schiave imprigionate, capeggiate da Roma, e stanche delle peregrinazioni, diedero fuoco alle navi.

Ne conseguì che i compagni di Ulisse si stabilirono sul colle Palatino, dove la città che fondarono prese il nome dell'eroina che aveva deciso le sorti di un popolo e dato origine ad una nuova civiltà.


ROMA FIGLIA DI ASCANIO

Altre leggende fanno di Roma la figlia di Ascanio, e quindi nipote di Enea. Quando i profughi troiani sbarcarono nel Lazio, conquistarono i sette colli, per cui Roma fece erigere un tempio in onore della Dea Fides, nel luogo dove sarebbe sorta la città che avrebbe preso il nome da lei.


ROMA MOGLIE DI ASCANIO

Un'altra versione, fa infatti di Roma la moglie di Ascanio e fonda la città.


ROMA MOGLIE DI ENEA

Per altri Roma fu la moglie di Enea e figlia di Telefo, pertanto nipote di Eracle.


ROMA FIGLIA DI ULISSE

Per altri ancora ella fu una dei figli di Ulisse e della maga Circe. Pertanto sorella di Telegono, l'uccisore del padre pure nipote del Dio Sole.


ROMA FIGLIA DI TELEMACO

In un'altra leggenda fu figlia di Telemaco e della stessa maga Circe, quindi sorella del Re Latino e nipote di Ulisse.

LA DEA ROMA

LE PRIME ICONE

Sant'Agostino nella "Città di Dio" sostiene che i primi ad ergerle un tempio furono gli Alabandesi, popoli della Caria. Alabanda era la loro città, poi detta Eblebanda, città una volta opulentissima della Caria, ed esuberante di delizie, fondata da Alabando.

Le prime immagini della Dea su monete romane, risalgono al 269 a.c.. La rappresentazione della Dea è presente su altre monete romane coniate a Locri nel 204 a.c.. Evidentemente gli italici, a contatto di tanta potenza, dettero al dominio di Roma attributi divini.

La Dea era raffigurata armata di spada, talvolta clipeata o coronata di alloro, con vicino una Vittoria alata o altri simboli.

Durante l'Impero romano fu soprattutto una Dea delle province romane, per convincere le genti alla fedeltà verso Roma. Infatti fu eretto un tempio dedicato a Roma a Smirne nel 195 a.c. e il suo culto fu esteso ad Efeso, Sardi e Delo.

Nel 29 a.c., ai Peregrini, ovvero ai Greci d'Asia e di Bitinia, Ottaviano concesse invece di innalzare un tempio dedicato a sé e alla Dea Roma nelle città di Pergamo e Nicomedia. Ma nella stessa Urbe l'imperatore Adriano fece costruire un tempio dedicato a Venere e Roma sulla via Sacra, accanto all'arco di Tito.

La divina Roma ebbe un culto con un sacerdozio esclusivamente maschile, forse, in riconoscimento alla virilità del potere militare di Roma. Il suo volto venne ritratto in moltissime monete romane.

(Odi Barbare)

Te redimito di fior purpurei
april te vide su ’l colle emergere
da ’l solco di Romolo torva
riguardante su i selvaggi piani:

te dopo tanta forza di secoli
aprile irraggia, sublime, massima,
e il sole e l’Italia saluta
te, Flora di nostra gente, o Roma.

Se al Campidoglio non piú la vergine
tacita sale dietro il pontefice
né piú per Via Sacra il trionfo
piega i quattro candidi cavalli,

questa del Fòro tuo solitudine
ogni rumore vince, ogni gloria;
e tutto che al mondo è civile,
grande, augusto, egli è romano ancora.

Salve, dea Roma! Chi disconósceti
cerchiato ha il senno di fredda tenebra,
e a lui nel reo cuore germoglia
torpida la selva di barbarie.

Salve, dea Roma! Chinato a i ruderi
del Fòro, io seguo con dolci lacrime
e adoro i tuoi sparsi vestigi,
patria, diva, santa genitrice.

Son cittadino per te d’Italia,
per te poeta, madre de i popoli,
che desti il tuo spirito al mondo,
che Italia improntasti di tua gloria.

Ecco, a te questa, che tu di libere
genti facesti nome uno, Italia,
ritorna, e s’abbraccia al tuo petto,
affisa ne’ tuoi d’aquila occhi.

E tu dal colle fatal pel tacito
Fòro le braccia porgi marmoree,
a la figlia liberatrice
additando le colonne e gli archi:

gli archi che nuovi trionfi aspettano
non piú di regi, non piú di cesari,
e non di catene attorcenti
braccia umane su gli eburnei carri;

ma il tuo trionfo, popol d’Italia,
su l’età nera, su l’età barbara,
su i mostri onde tu con serena
giustizia farai franche le genti.

O Italia, o Roma! quel giorno, placido
tonerà il cielo su ’l Fòro, e cantici
di gloria, di gloria, di gloria
correran per l’infinito azzurro.




ATTRIBUTI

la spada, lo scudo, la sfera, la corona d'alloro, la corona turrita, l'elmo, la lancia, il trono, la Vittoria alata.


TEMPLI

Tempio di Venere e Roma a Roma

Nella città di Roma, il più antico culto di Stato alla Dea Roma fu legato al culto di Venere nel Tempio adrianeo di Venere e Roma. Questo fu il più grande tempio della città, probabilmente dedicato alle feste Parilia, in seguito chiamate Romaea in onore di Roma.

Il tempio conteneva l'immagine della Dea Roma seduta, ovvero la sua immagine ellenizzata, con il Palladium nella mano destra, simbolo dell'eternità di Roma. Il Palladio era la statua in legno di Pallade Atena che Ulisse e Diomede rubarono da Troia, che è fu successivamente portato al futuro sito di Roma da Enea, e a Roma conservato nel Tempio di Vesta.

Per maggiori informazioni: TEMPIO DI VENERE E ROMA


Tempio di Roma a Ostia antica

A Ostia antica il Tempio di Roma e Augusto è posizionato nel Foro, sul lato opposto del Capitolium. Restano solo poche strutture in opus reticulatum. Alto circa 16 metri, era decorato con marmi, uno dei primi esempi ad Ostia. Molti dei frammenti sono stati collocati sulla parete ad Est.

La statua di Roma Vincitrice, vestita da amazzone, con ai piedi il mondo, si accompagna a quella della Vittoria, che doveva essere posta sulla cima del tetto. Sotto Adriano, due archi in laterizi furono costruiti su ciascun lato della parete a Sud, consentendo il passaggio ai soli pedoni. Il Tempio fu dedicato alla Dea Roma e all’Imperatore Augusto, dopo la sua morte. Eretto sotto Tiberio (14-37 d.c.), era posto sotto le cura del flamen Romae et Augusti, della classe nobile, coadiuvato da un aedituus (ne conosciamo un nome: Q. Ostiensis Felix).



LA FESTA

Natalis Romae, veniva celebrata il 21 aprile a ricordo del giorno della fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo nel 753 a.c..

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

Andrea Carandini - Roma. Il primo giorno - Roma-Bari - Laterza - 2007 -
- Servio Mario Onorato - a Virgilio, Eneide - I -- Antonio Muñoz - Il tempio di Venere e Roma - in Capitolium - 1935 -
- Claridge, Amanda - "Roma" - Oxford Guide Archeologico - Oxford University Press - 1998 -



3 comment:

Anonimo ha detto...

La sfericità della terra gli antichi la conoscevano lo dicono anche autori romani come Plinio e Cicerone e anche gli antichi greci la conoscevano, basti pensare a eratostene.

Anonimo ha detto...

Tra gli attributi descritti della dea, piu che di elmo frigio, dalle immagini delle statue e delle monete sembra che sfoggi elmi attici o corinzio-italici. In ogni caso complimenti, questo sito è meraviglioso

Anonimo ha detto...

Strairdinaria

Posta un commento

 

Copyright 2009 All Rights Reserved RomanoImpero - Info - Privacy e Cookies