RODOLFO LANCIANI
"Mausoleo di Elena a Torre Pignattara (così chiamata dalle pignatte, o vasi di terra costruite nel caveau per alleggerire il peso) è di forma rotonda, e contiene sette nicchie o rientranze per sarcofagi. Uno di questi sarcofagi, famoso nella storia dell'arte, è stato rimosso dalla sua posizione già alla metà del XII secolo da Papa Anastasio IV, che ha scelto per il suo luogo di riposo.
E' stato preso alla basilica del Laterano, dove sembra essere stato molto danneggiato dalle mani di pellegrini indiscreti. Nel 1600 venne traslata dal vestibolo alla tribuna, e quindi al chiostro. Quando Pio VI. aggiunse alle meraviglie del Museo Vaticano, è stato sottoposto ad un accurato processo di restauro che impiegò venticinque scalpellini per un periodo di nove anni.
I rilievi su di esso vengono eseguite abbastanza bene, ma mancano di invenzione e di novità. Essi sono in parte presi in prestito da un lavoro più vecchio, in parte combinato da varie fonti in modo straordinario; cavalieri librarsi in aria, e sotto di loro, i prigionieri e cadaveri sparsi. Essi sono destinati a rappresentare una processione trionfale, o forse un decursio militari, che è stato fatto in precedenza.
Quando l'amore per lo splendore, che era caratteristica dei Romani della decadenza, li indusse a prendere possesso dell'enorme blocco di pietra, di cui è stato fatto questo secondo sarcofago, l'arte della scultura era già degenerata; tutto ciò che potrebbe realizzare doveva impartire a questa massa di roccia più di una architettura di una forma plastica.
Le rappresentazioni con cui il sarcofago è ornata o figurata, a seconda dei casi può, se trovata altrove, difficilmente attirare la nostra attenzione. Sui lati sono festoni che racchiudono gruppi di ragazzi alati in grado di raccogliere l'uva; alle estremità sono figure simili che percorrono le uve. Questo sarcofago fu rimosso per la Sala della Croce greca dallo stesso illuminato papa Pio VI.
Le rappresentazioni con cui il sarcofago è ornata o figurata, a seconda dei casi può, se trovata altrove, difficilmente attirare la nostra attenzione. Sui lati sono festoni che racchiudono gruppi di ragazzi alati in grado di raccogliere l'uva; alle estremità sono figure simili che percorrono le uve. Questo sarcofago fu rimosso per la Sala della Croce greca dallo stesso illuminato papa Pio VI.
Può sembrare indiscreto e anche offensivo da parte di Anastasio IV di aver rimosso i resti di una imperatrice canonizzata da questo nobile sarcofago in modo da avere il proprio posto in esso; ma dobbiamo tenere a mente che, sebbene la Torre Pignattara ha tutta l'apparenza di un mausoleo reale, e anche se il terreno su cui sorge è noto per aver fatto parte della corona, Eusebio e Socrate negarono che Elena fosse stata sepolta a Roma.
La loro affermazione è contraddetta dal "Liber Pontificalis" e da Beda, e, soprattutto, dalla somiglianza tra questa bara di porfido e quella scoperta nel secondo mausoleo di cui ho parlato, cioè di S. Costanza, sulla via Nomentana."
La loro affermazione è contraddetta dal "Liber Pontificalis" e da Beda, e, soprattutto, dalla somiglianza tra questa bara di porfido e quella scoperta nel secondo mausoleo di cui ho parlato, cioè di S. Costanza, sulla via Nomentana."
RICOSTRUZIONE |
Il Mausoleo di Flavia Iulia Helena Augusta, madre dell'imperatore Costantino, sorge al terzo km della via Casilina, che ripercorre il tracciato dell'antica Labicana, via di comunicazione fra Roma e Labico, odierni Colli Albani. Da Costantino in poi si ebbe ad un'intensa attività edilizia a carattere religioso, basiliche monumentali furono costruite smontando i templi pagani o costruendone di nuovi.
A Roma sorsero sia dentro che fuori le mura. Per esempio, sopra la caserma, castrum, degli equites, fatta radere al suolo da Costantino dopo la battaglia a Ponte Milvio, Costantino fece erigere la Basilica Laterana, prima sede dei papi.
Sulla via Labicana, presso la località Ad duas Lauros, ai due allori, vi era una necropoli, risalente al III sec. a.c., degli "equites singulares", guardie imperiali a cavallo. Dalla seconda metà del III sec. vi vennero seppelliti i cristiani, odierna catacomba dei Santi Marcellino e Pietro con le spoglie dei due martiri. Intorno al 320 d.c. vi venne eretta una basilica funeraria a forma di arena di circo, recentemente rinvenuta e come al solito di nuovo reinterrata.
La basilica, orientata ad est lunga 65 m x 29, aveva pianta a forma di "circo", divisa in tre navate da una serie di pilastri. La zona era anche ricca di villae. Nell'area dell'ex aeroporto di Centocelle sorgeva quella imperiale della madre di Costantino ed una di dimensioni minori, parzialmente e barbaramente distrutti con la realizzazione delle piste nel 1926. Ora i resti delle due ville fanno parte del Parco Archeologico di Centocelle.
Sulla facciata est di questa basilica oggi reinterrata, venne addossato il grande Mausoleo circolare della madre di Costantino, Elena, morta nel 330 d.c. e dichiarata santa come del resto suo figlio, nonostante Costantino abbia assassinato sua moglie, cuocendola viva, e suo figlio.
Il sepolcro doveva essere destinato alle spoglie di Costantino, perchè il sarcofago della madre era ornato con scene di battaglia, più adatte alle gesta di un imperatore. Del monumento resta oggi un rudere presso la moderna chiesa parrocchiale dei SS. Marcellino e Pietro, nella zona di Torpignattara, cosiddetta per le anfore, in dialetto romanesco "pignatte", usate nel mausoleo per alleggerire la cupola, caratteristica delle volte dell'epoca, come ad esempio a Villa Gordiani, oltre che per ridurre il periodo di tiro delle malte.
Papa Anastasio IV fece comunque togliere i resti di S. Elena, santa già canonizzata (ammesso che fossero davvero i suoi resti) e la prenotò con non grande modestia per se stesso. Infatti alla sua morte venne tumulato nel prezioso sepolcro.
Descrizione
Una delle più interessanti costruzioni a pianta centrale del periodo tardo-romano, con un diametro esterno di m. 27,74 e uno interno di m. 20,18. In origine era alta m. 25,42 ed era costituita da due corpi sovrapposti: il basamento è ora completamente distrutto dalla parte ovest, mentre i resti del tamburo sono ancora in piedi a nord, dove si poggia una parte della cupola.
Questa aveva un'intelaiatura di otto costoloni in laterizi diramati a raggio dalla sommità, come dimostrano i resti.
Nel cilindro inferiore aveva otto nicchie larghe m 4,80, alternativamente rettangolari e semicircolari, coperte da volte a botte e da semicupole; tutte le volte presentano doppia ghiera di mattoni bipedali di cm. 60x60.
La nicchia rettangolare ad ovest serviva da ingresso all'atrio, mentre la corrispondente nicchia ad est, più ampia, di m. 5,50, conteneva il sarcofago dell'imperatrice.
Sopra le nicchie correva un tamburo, del diametro di m. 20,18, rientrante rispetto al basamento, dove si aprivano otto finestre ad arco ribassato, per l'illuminazione dell'ambiente, incorniciate da grandi arcate all'esterno.
Una fila di mensole disposte a raggiera, in parte conservate, coronava sia il corpo inferiore che il tamburo e al di sopra delle mensole, iniziava con due gradini la cupola che probabilmente aveva l'occhio centrale, come in genere negli edifici tondi e a cupola, tipo il Pantheon.
Si conserva ancora una scala coperta con volta a capanna, ricavata nel pilastro ad ovest della nicchia di fronte all'ingresso, che conduce al tamburo, peril passaggio di controllo esterno.
I muri a sacco, di malta mista pezzi di tufo, sono rivestiti di mattoni disposti in filari. anche le fondamenta sono in pezzi di tufo e malta, con inserimenti di pezzi di marmo e travertino riciclati.
Risale al 326-330 d.c., come testimoniano i bolli laterizi e una moneta rinvenuta nella malta del 324-326. L'esterno del mausoleo era coperto d'intonaco bianco, con una fascia in lastre di travertino in basso, e la calotta era rivestita di opus signinum, un impasto di malta di calce e piccoli frammenti di terracotta, molto impermeabile.
I muri del suo interno erano rivestiti di opus sectile a marmi colorati, ricostruiti in base ai fori delle grappe in metallo che fissavano i marmi. L'interno della cupola era a mosaico, di cui restano alcune tessere, e probabilmente erano a mosaico anche le arcate e le nicchie.
IL SARCOFAGO
Era in pregiato in porfido egizio rosso scuro, di arte romana orientale inizi IV sec., di m. 2,68 x 2,42 x 1,84, conservato fin dal 1778 in Vaticano nel Museo Pio Clementino.
IL SARCOFAGO |
Illuminanti sul Mausoleo sono sono i disegni del 1756 di G.B. Piranesi, del rudere e delle aggiunte edificate al suo interno. In particolare un pozzo quasi al centro dell'edificio che fa pensare a un ambiente al di sotto del mausoleo, non ancora confermata da rinvenimenti archeologici.
Probabilmente, come la maggior parte dei mausolei, nel Medioevo fu utilizzato come fortilizio munito di ponte levatoio.
Nel 1632 il Capitolo Lateranense, cui il monumento apparteneva dal 1217, fece costruire la chiesa dei SS. Marcellino e Pietro, all'interno del mausoleo (sig!).
Nel 1922 venne costruita la moderna chiesa dei SS. Marcellino e Pietro, e la chiesetta nel mausoleo fu sconsacrata. Attualmente il Mausoleo di Elena è oggetto di una campagna di scavi e di restauri a cura della Soprintendenza Archeologica di Roma.
BIBLIO
- Laura Vendittelli - Il mausoleo di Sant'Elena - Scavi 1993-2000 - Milano - Mondadori Electa - 2005 -
- Il Mausoleo di Sant'Elena a Tor Pignattara - Istituto Tecnico Commerciale "Di Vittorio" - Roma - Fratelli Palombi Editori - 1998 -
- Rodolfo Lanciani - Roma pagana e cristiana - 1893 -
- Pasquale Testini - Archeologia Cristiana - II ed. - Bari - Edipuglia - 1980 -
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