RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI SATURNO (http://www.digitales-forum-romanum.de) |
In questo luogo si trovava un antichissimo altare, che la mitica tradizione collega alla fondazione di Roma sul Campidoglio da parte di Saturno. In effetti è stato rinvenuto un villaggio sulla collina fin dal periodo protostorico con testimonianze del culto saturnino.
La costruzione del Tempio di Saturno iniziò nel periodo regio ma fu inaugurato soltanto nei primi anni della Repubblica, probabilmente tra il 501 e il 498 a.c..
Secondo le fonti fu promesso in voto dal re Tarquinio il Superbo e dedicato da Tito Larcio.
Altri lo attribuiscono ad Lucio Furio, ma forse solo un restauro inizi IV sec. a.c. in seguito all'incendio gallico. Quindi il più antico tempio del repubblicano, secondo solo al tempio di Giove Capitolino.
L'edificio fu invece ricostruito nel 42 a.c. da Lucio Munazio Planco con il bottino della guerra di Siria e sulla popolazione alpina dei Reti. Fu nuovamente restaurato dopo l'incendio di Carino del 283 d.c. a cura del Senato.
A questo ultimo restauro appartiene quanto rimane del tempio, ossia le otto colonne di granito grigio con capitelli ionici di marmo bianco, l'architrave ornato internamente da un motivo di palmette in rilievo ed il frontone principale, in gran parte costruito con materiale di recupero.
IL RINVENIMENTO - PIRRO LIGORIO (1513 – 1583)
1528. AEDES SATVRNI. Pirro Ligorio ricorda la seguente scoperta del cod. paris. ital. 1129. "Cavandosi nel V anno del ponteficato di papa Clemente VII sotto la rupe Tarpeia in capo del vico lugario furono trovate alcune colonne di travertino striate et stuccate dell' ordine corinthio non tagliate come sogliono essere le fronde dell'acanto, ma erano li suoi capitelli sodi et garbatamente fatti.
Con essi furono trovate due tavole di bronzo scritte (de Thermessibus CIL. I, p. 114 e de xx Quaestoribus, ivi, p. 108) che furono donate dal cardinale Hippolito de Medici al cardinal della Valle, e finalmente sono venute per eredità in casa de Crapanchi gentiluomini romani, ma a proposito nostro havemo cavate quelle poche parole che sono scritte nel fine della decima ottava tavola delle venti questorie, perchè dice esser fissa nella aede di Saturno nel muro della parete della cauca.... in quel luogo.... contrassignato nella pianta II ad Aedem Saturni in "pariete intra caucas proxime ante hanc legem".
Così dunque questa tavola era nella aede di Saturno et questa parte che in quell'ora si cavò è nella parte di dietro nella chiesa di san Salvatore in Astatera sotto la Rupe capitolina. Questa fu la prima cognitione di esso tempio.
Dopo sotto del ponteficato di papa Paulo IV, cavandosi dall'altra parte della suddetta chiesa incontro dell'ospedale di Santa Maria in portico, e avante la chiesa di san Salvatore, appunto sotto il colle dove soprastava la Rocca capitolina in vico lugario, furono trovate altre memorie del portico di esso tempio fatto di ordine exastylo ciò è di sei colonne di sasso Travertino stuccate et striate et corinthie come erano quelle ch'erano nella parte di dentro del tempio tanto che quelle della parte di dentro, et quelle del portico davanti erano di una misura di una forma et di una altitudine grosse piedi quattro, et alte piedi trentaquattro et mezzo, eccetto che le colonne angolari erano di una ottava di un piede di più che le altre....
Et oltre alle dette memorie di colonne rovinate et delle pariete et delle basi che anchora erano in opera havemo veduto quest'altra memoria dell'area di esso tempio che era Herario, posta in opera poco discosta al Pronaon.... che demonstrava essere la faccia del tempio incontro alla rupe per l'angolo sinistro, et il destro verso il foro Romano poi che la parte anteriore volgeva verso Borea.
Oltre alle memorie de fragmenti che sono trovati di questo tempio delle colonne et de muri, havemo vedute alcune rovine delle fenestre che havea sopra delli nicchi eh' erano intra le colonne et havea i suoi lumi nei fianchi " .
La costruzione del Tempio di Saturno iniziò nel periodo regio ma fu inaugurato soltanto nei primi anni della Repubblica, probabilmente tra il 501 e il 498 a.c..
Secondo le fonti fu promesso in voto dal re Tarquinio il Superbo e dedicato da Tito Larcio.
Altri lo attribuiscono ad Lucio Furio, ma forse solo un restauro inizi IV sec. a.c. in seguito all'incendio gallico. Quindi il più antico tempio del repubblicano, secondo solo al tempio di Giove Capitolino.
L'edificio fu invece ricostruito nel 42 a.c. da Lucio Munazio Planco con il bottino della guerra di Siria e sulla popolazione alpina dei Reti. Fu nuovamente restaurato dopo l'incendio di Carino del 283 d.c. a cura del Senato.
A questo ultimo restauro appartiene quanto rimane del tempio, ossia le otto colonne di granito grigio con capitelli ionici di marmo bianco, l'architrave ornato internamente da un motivo di palmette in rilievo ed il frontone principale, in gran parte costruito con materiale di recupero.
IL RINVENIMENTO - PIRRO LIGORIO (1513 – 1583)
Dopo sotto del ponteficato di papa Paulo IV, cavandosi dall'altra parte della suddetta chiesa incontro dell'ospedale di Santa Maria in portico, e avante la chiesa di san Salvatore, appunto sotto il colle dove soprastava la Rocca capitolina in vico lugario, furono trovate altre memorie del portico di esso tempio fatto di ordine exastylo ciò è di sei colonne di sasso Travertino stuccate et striate et corinthie come erano quelle ch'erano nella parte di dentro del tempio tanto che quelle della parte di dentro, et quelle del portico davanti erano di una misura di una forma et di una altitudine grosse piedi quattro, et alte piedi trentaquattro et mezzo, eccetto che le colonne angolari erano di una ottava di un piede di più che le altre....
Et oltre alle dette memorie di colonne rovinate et delle pariete et delle basi che anchora erano in opera havemo veduto quest'altra memoria dell'area di esso tempio che era Herario, posta in opera poco discosta al Pronaon.... che demonstrava essere la faccia del tempio incontro alla rupe per l'angolo sinistro, et il destro verso il foro Romano poi che la parte anteriore volgeva verso Borea.
Oltre alle memorie de fragmenti che sono trovati di questo tempio delle colonne et de muri, havemo vedute alcune rovine delle fenestre che havea sopra delli nicchi eh' erano intra le colonne et havea i suoi lumi nei fianchi " .
RODOLFO LANCIANI
In questo racconto del Ligorio e' è indubbiamente del vero. La lex Antonia de Thermessibus, incisa in lastra di bronzo nell'anno u. e. 683, è stata di fatto « reperta Romae ad Tarpei radices in Saturni ruinis » e fu di fatto posseduta da Camillo Capranica nella II metà del cinquecento. Similmente la lei Cornelia de XX quaestoribus, di dieci anni anteriore alla precedente, è cosi descritta nelle schede fiorentine del Borghini: « tabula ahenea clavis olim parieti adfixa reperta Romae in ruinis aedis Saturni ad Tarpei mentis radices » .
Anche il cippo terminale dei praetores aerarli CIL. VI, 1265 si dice trovato nel 1520 « ad radices Capitolini apud xenodochium divae Mariae porticus. ubi olim templuiii saturni fuisse creditur, in quo et pubblicum populi Romani aerarium : — ad aediculam s. Salvatoris in staterà, prius s. Saturnini : — e regione rupis Tarpoiae : — ad aed. s. Salvatoris in porticu etc. ».
DESCRIZIONE
Il grandioso podio in cementizio rivestito di travertino e internamente vuoto, custodiva l'Erario, ovvero il Tesoro dello Stato Romano, di cui si occupavano i questori, ma pure gli archivi dello stato, le insegne e una bilancia per la pesatura ufficiale del metallo.
Sulla facciata orientale del podio sono visibili numerosi fori disposti ordinatamente in modo da formare un pannello rettangolare, sul quale venivano esposti i documenti pubblici.
Successivamente l'aerarium fu spostato in un edificio nelle vicinanze e anche gli archivi furono trasferiti nel Tabularium.
I resti attualmente visibili dell'edificio appartengono sia a questa fase (podio) che al restauro del tardo III secolo, a cui si devono i fusti di colonna in granito grigio e rosa, di cui restano solo quelli della facciata e i primi due dei lati, e i capitelli ionici a quattro facce.
La trabeazione è costituita da elementi di riutilizzo: il fregio-architrave mostra l'originaria decorazione della fine del II-inizi del III sec. sul lato interno del pronao, mentre il retro fu rilavorato per accogliere la nuova dedica, che ricorda la ricostruzione dopo l'incendio:
SENATUS POPULUSQUE ROMANUS INCENDIO CONSUMPTUM RESTITUIT,
ossia "Il Senato e il Popolo Romano restituirono (il tempio) rovinato dall'incendio".
La cornice con mensole è ancora quella dell'edificio di Munazio Planco, rimontata. A causa dell'ampliamento i blocchi della trabeazione vennero integrati con blocchi più piccoli, posti al centro di ciascun capitello.
Una scalinata frontale attraversava un avancorpo, in gran parte crollato, entro il quale era aperto un vano. Si accedeva a questo ambiente da una porta verso est, della quale resta ancora la soglia.
Presso il tempio di Saturno al Foro Romano gli operai della nettezza urbana raccolsero un frammento di lastra marmorea di m. 0,28 di altezza e m. 0,33 di larghezza, nella quale è incisa la seguente epigrafe cimiteriale cristiana :
ECO TIBERIVSS^ NVSCVMPARAII PERANTIVM VQ^ J MVMDEPOSITA'L'
L'AERARIUM
L'Aerarium (da aes "bronzo") o Aerarium populi Romani (per distinguerlo dalla cassa del princeps) o Aerarium Saturni veniva appunto conservato presso il tempio di Saturno nel Foro romano. L'erario significava una ingente riserva di monete, riguardante l'amministrazione patrimoniale della Res publica romana.
In questo racconto del Ligorio e' è indubbiamente del vero. La lex Antonia de Thermessibus, incisa in lastra di bronzo nell'anno u. e. 683, è stata di fatto « reperta Romae ad Tarpei radices in Saturni ruinis » e fu di fatto posseduta da Camillo Capranica nella II metà del cinquecento. Similmente la lei Cornelia de XX quaestoribus, di dieci anni anteriore alla precedente, è cosi descritta nelle schede fiorentine del Borghini: « tabula ahenea clavis olim parieti adfixa reperta Romae in ruinis aedis Saturni ad Tarpei mentis radices » .
Anche il cippo terminale dei praetores aerarli CIL. VI, 1265 si dice trovato nel 1520 « ad radices Capitolini apud xenodochium divae Mariae porticus. ubi olim templuiii saturni fuisse creditur, in quo et pubblicum populi Romani aerarium : — ad aediculam s. Salvatoris in staterà, prius s. Saturnini : — e regione rupis Tarpoiae : — ad aed. s. Salvatoris in porticu etc. ».
DESCRIZIONE
Sulla facciata orientale del podio sono visibili numerosi fori disposti ordinatamente in modo da formare un pannello rettangolare, sul quale venivano esposti i documenti pubblici.
Successivamente l'aerarium fu spostato in un edificio nelle vicinanze e anche gli archivi furono trasferiti nel Tabularium.
I resti attualmente visibili dell'edificio appartengono sia a questa fase (podio) che al restauro del tardo III secolo, a cui si devono i fusti di colonna in granito grigio e rosa, di cui restano solo quelli della facciata e i primi due dei lati, e i capitelli ionici a quattro facce.
La trabeazione è costituita da elementi di riutilizzo: il fregio-architrave mostra l'originaria decorazione della fine del II-inizi del III sec. sul lato interno del pronao, mentre il retro fu rilavorato per accogliere la nuova dedica, che ricorda la ricostruzione dopo l'incendio:
SENATUS POPULUSQUE ROMANUS INCENDIO CONSUMPTUM RESTITUIT,
ossia "Il Senato e il Popolo Romano restituirono (il tempio) rovinato dall'incendio".
La cornice con mensole è ancora quella dell'edificio di Munazio Planco, rimontata. A causa dell'ampliamento i blocchi della trabeazione vennero integrati con blocchi più piccoli, posti al centro di ciascun capitello.
Una scalinata frontale attraversava un avancorpo, in gran parte crollato, entro il quale era aperto un vano. Si accedeva a questo ambiente da una porta verso est, della quale resta ancora la soglia.
Presso il tempio di Saturno al Foro Romano gli operai della nettezza urbana raccolsero un frammento di lastra marmorea di m. 0,28 di altezza e m. 0,33 di larghezza, nella quale è incisa la seguente epigrafe cimiteriale cristiana :
ECO TIBERIVSS^ NVSCVMPARAII PERANTIVM VQ^ J MVMDEPOSITA'L'
RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO (nel centro) |
L'AERARIUM
L'Aerarium (da aes "bronzo") o Aerarium populi Romani (per distinguerlo dalla cassa del princeps) o Aerarium Saturni veniva appunto conservato presso il tempio di Saturno nel Foro romano. L'erario significava una ingente riserva di monete, riguardante l'amministrazione patrimoniale della Res publica romana.
Fu quello stesso erario che Cesare, varcato il Rubicone e giunto a Roma, osò prendere in toto per far fronte soprattutto alle spese dell'esercito, a cui doveva già delle paghe arretrate.
LA FESTA
Nel giorno di dedica del tempio, il 17 dicembre, si celebrava, con scatenata libertà, la festa di fine anno, i Saturnali.
Le fonti antiche ricordano che la statua di culto, velata e con in mano una falce, era cava e interamente riempita di olio. Le gambe venivano legate con bende di lana, sciolte solo in occasione dei Saturnali.
BIBLIO
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -
- Eric Orlin - Temples, Religion, and Politics in the Roman Republic - Brill - Dea Store -
- George Dumezil - La religione romana arcaica (La religion romaine archaïque, avec un'appendice sur la religion des Étrusques - Parigi - Payot - 1964) - Milano - Rizzoli - 1977 -
- Macrobio - Saturnalia - I -
LA FESTA
Nel giorno di dedica del tempio, il 17 dicembre, si celebrava, con scatenata libertà, la festa di fine anno, i Saturnali.
Le fonti antiche ricordano che la statua di culto, velata e con in mano una falce, era cava e interamente riempita di olio. Le gambe venivano legate con bende di lana, sciolte solo in occasione dei Saturnali.
BIBLIO
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -
- Eric Orlin - Temples, Religion, and Politics in the Roman Republic - Brill - Dea Store -
- George Dumezil - La religione romana arcaica (La religion romaine archaïque, avec un'appendice sur la religion des Étrusques - Parigi - Payot - 1964) - Milano - Rizzoli - 1977 -
- Macrobio - Saturnalia - I -
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