Svetonio:
Cesare, afferrato il braccio di Casca, lo colpì con il suo stilo, poi tentò di buttarsi in avanti, ma fu fermato da un'altra ferita. Quando si accorse che lo aggredivano da tutte le parti con i pugnali nelle mani, si avvolse la toga attorno al capo e con la sinistra ne fece scivolare l'orlo fino alle ginocchia, per morire più decorosamente, coperta anche la parte inferiore del corpo.
Così fu trafitto da ventitré pugnalate, con un solo gemito, emesso sussurrando dopo il primo colpo; secondo alcuni avrebbe gridato a Marco Bruto, che si precipitava contro di lui: Anche tu, figlio!
Privo di vita, mentre tutti fuggivano, rimase lì per un po di tempo, finché, caricato su una lettiga, con il braccio che pendeva in fuori, fu portato a casa. da tre servi."
RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI CESARE (di Jean-Claude Giovin) |
Oggi sul lato orientale si vede solo un grande nucleo di opera a sacco, nella cui fronte è intagliata una nicchia semicircolare, in parte coperta con un tetto di legno. Sono purtroppo i soli resti del tempio di Giulio Cesare.
RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI CESARE CON EMICICLO ED ALTARE |
Appiano:
“Deposero la spoglia di Cesare nel Foro, là dove è l’antica reggia dei Romani, e vi accumularono sopra tavole, sedili e quanto altro legname era lì, accesero il fuoco e tutto il popolo assistette al rogo durante la notte.
In quel luogo venne eretta dapprima un’ara, ora vi è il tempio dello stesso Cesare, nel quale egli è onorato come un Dio”
Le fonti riportano infatti che, dopo essere stato assassinato all’interno della curia di Pompeo, nell’Area Sacra di largo Argentina, le spoglie di Cesare furono trasferite all’interno del Foro Romano per essere cremate e nel luogo in cui fu deposto fu innalzata una colonna marmorea con su scritto “Parenti Patriae“, cioè “al padre della patria”.
Poche settimane dopo, il console Dolabella fece togliere la colonna e l'altare, ricoprendo il luogo con un lastricato.
Ma i triumviri Ottaviano, Antonio e Lepido, decisi a vendicare Cesare e innalzarlo ai posteri, deliberarono nel 42 a.c. di erigere su quel luogo un tempio a Giulio Cesare divinizzato.
Il tempio appare in una moneta di Ottaviano coniata tra il 37 e il 34 a.c. e vi si riconosce la statua di Cesare col lituo augurale, la cometa effigiata e, dinanzi il portico, un'ara rotonda.
Però le guerre civili degli anni seguenti ritardarono l'inaugurazione del tempio che soltanto 12 anni dopo fu dedicato da Augusto, ormai unico detentore del potere e imperator. Fu infatti Ottaviano Augusto a introdurre il costume orientale di divinizzare i re dopo la morte, costume passato poi ai re ellenici. Il tempio fu dedicato a Cesare il giorno 10 agosto dell’anno 29 a.c.
Dietro il podio vi è ancora oggi un emiciclo con i resti di un’ara circolare innalzata, evidentemente, sul luogo della cremazione di Cesare, successivamente chiusi con un a parete emiciclo ed altare.
Sembra che il tempio fosse costituito da un locale fronteggiato da sei colonne di ordine ionico sulla parte anteriore con altre due sui lati più lunghi, e lesene di ordine corinzio nelle pareti laterali e in quella posteriore.
La stella raffigurata sul capo di Cesare era riprodotta sulla parte frontale del tempio, come rivelano le monete dell'epoca.
L’intera struttura era incorniciata, sul lato posteriore e sui lati lunghi, da un porticato, la Porticus Iulia, mentre davanti al pronao sorgeva uno dei pulpiti oratori del Foro Romano, i "rostra ad Divi Julii", dai rostri delle navi di Antonio e Cleopatra, cadute nella battaglia di Anzio del 31 a.c. ad opera di Ottaviano Augusto.
La tribuna per gli oratori fu spesso menzionata in occasione di esequie per gli appartenenti alla famiglia imperiale, per il loro elogio funebre, e delle monete di Adriano ricordano una allocuzione al popolo da lui pronunciata davanti al tempio.
Sotto Settimio Severo, il tempio fu distrutto da un incendio, contemporaneamente forse alla Regia e alla casa delle Vestali; ma restaurato subito, l'edifizio sopravvisse fino al tramonto del culto pagano.
LE RAZZIE
Non sopravvisse invece alle selvagge razzie avvenute nel XV sec., dalle casate patrizie dei vari Papi, lasciandone visibili soltanto pochi resti della pedana in cemento.
Sono state derubate le parti più rilevanti del Tempio, non solo i bei marmi, ma il colonnato e le pareti del locale, realizzate anticamente con blocchi di tufo rivestite in marmi, ma pure i tufi sono quasi totalmente scomparsi.
Il che fa pensare non solo a un depredamento ma una volontà di cancellare la memoria di Cesare.
Nella nicchia vennero ritrovate nel 1898 le fondamenta di un grande altare rotondo.
La nicchia fu chiusa con un muro di tufi grigi assai male collegati insieme, probabilmente dopo il trionfo del Cristianesimo per rendere impossibile il culto alla memoria di Cesare rimasta anche nel medioevo, non come Dio ma come uomo.
Il tempio di Cesare, come tutto il Foro, deve la sua forma attuale non tanto ai saccheggi del medioevo, ma a quelli del rinascimento. Infatti nel XVI secolo papa Giulio II diede ordine di utilizzare il foro come cava di marmo, e a nulla valsero le proteste, come quelle di Raffaello e Michelangelo. Testimonianze dell'epoca raccontano che templi e palazzi erano, infatti, ancora all'epoca piuttosto integri.
Vedi anche: GIULIO CESARE
BIBLIO
- Plinio - Naturalis Historia - 35 -
- M. Montagna Pasquinucci - La decorazione architettonica del Tempio del Divo Giulio nel Foro Romano - Monumenti Antichi. Accademia Nazionale dei Lincei, 4 - 1973 -
- Maria Floriani Squarciapino - "Il fregio del tempio del Divo Giulio" - Rendiconti dell'Accademia Nazionale dei Lincei - XII - 1957 -
- Pierre Gros - Voce Iulius, Divus, aedes - Eva Margareta Steinby (a cura di) - Lexicon topographicum urbis Romae - III - Roma - 1996 -
Poche settimane dopo, il console Dolabella fece togliere la colonna e l'altare, ricoprendo il luogo con un lastricato.
Ma i triumviri Ottaviano, Antonio e Lepido, decisi a vendicare Cesare e innalzarlo ai posteri, deliberarono nel 42 a.c. di erigere su quel luogo un tempio a Giulio Cesare divinizzato.
Il tempio appare in una moneta di Ottaviano coniata tra il 37 e il 34 a.c. e vi si riconosce la statua di Cesare col lituo augurale, la cometa effigiata e, dinanzi il portico, un'ara rotonda.
Però le guerre civili degli anni seguenti ritardarono l'inaugurazione del tempio che soltanto 12 anni dopo fu dedicato da Augusto, ormai unico detentore del potere e imperator. Fu infatti Ottaviano Augusto a introdurre il costume orientale di divinizzare i re dopo la morte, costume passato poi ai re ellenici. Il tempio fu dedicato a Cesare il giorno 10 agosto dell’anno 29 a.c.
Dietro il podio vi è ancora oggi un emiciclo con i resti di un’ara circolare innalzata, evidentemente, sul luogo della cremazione di Cesare, successivamente chiusi con un a parete emiciclo ed altare.
Sembra che il tempio fosse costituito da un locale fronteggiato da sei colonne di ordine ionico sulla parte anteriore con altre due sui lati più lunghi, e lesene di ordine corinzio nelle pareti laterali e in quella posteriore.
La stella raffigurata sul capo di Cesare era riprodotta sulla parte frontale del tempio, come rivelano le monete dell'epoca.
L’intera struttura era incorniciata, sul lato posteriore e sui lati lunghi, da un porticato, la Porticus Iulia, mentre davanti al pronao sorgeva uno dei pulpiti oratori del Foro Romano, i "rostra ad Divi Julii", dai rostri delle navi di Antonio e Cleopatra, cadute nella battaglia di Anzio del 31 a.c. ad opera di Ottaviano Augusto.
La tribuna per gli oratori fu spesso menzionata in occasione di esequie per gli appartenenti alla famiglia imperiale, per il loro elogio funebre, e delle monete di Adriano ricordano una allocuzione al popolo da lui pronunciata davanti al tempio.
Sotto Settimio Severo, il tempio fu distrutto da un incendio, contemporaneamente forse alla Regia e alla casa delle Vestali; ma restaurato subito, l'edifizio sopravvisse fino al tramonto del culto pagano.
IL FORO ROMANO COL TEMPIO DI CESARE (sinistra) |
LE RAZZIE
Non sopravvisse invece alle selvagge razzie avvenute nel XV sec., dalle casate patrizie dei vari Papi, lasciandone visibili soltanto pochi resti della pedana in cemento.
Sono state derubate le parti più rilevanti del Tempio, non solo i bei marmi, ma il colonnato e le pareti del locale, realizzate anticamente con blocchi di tufo rivestite in marmi, ma pure i tufi sono quasi totalmente scomparsi.
Il che fa pensare non solo a un depredamento ma una volontà di cancellare la memoria di Cesare.
Nella nicchia vennero ritrovate nel 1898 le fondamenta di un grande altare rotondo.
La nicchia fu chiusa con un muro di tufi grigi assai male collegati insieme, probabilmente dopo il trionfo del Cristianesimo per rendere impossibile il culto alla memoria di Cesare rimasta anche nel medioevo, non come Dio ma come uomo.
Il tempio di Cesare, come tutto il Foro, deve la sua forma attuale non tanto ai saccheggi del medioevo, ma a quelli del rinascimento. Infatti nel XVI secolo papa Giulio II diede ordine di utilizzare il foro come cava di marmo, e a nulla valsero le proteste, come quelle di Raffaello e Michelangelo. Testimonianze dell'epoca raccontano che templi e palazzi erano, infatti, ancora all'epoca piuttosto integri.
Vedi anche: GIULIO CESARE
BIBLIO
- Plinio - Naturalis Historia - 35 -
- M. Montagna Pasquinucci - La decorazione architettonica del Tempio del Divo Giulio nel Foro Romano - Monumenti Antichi. Accademia Nazionale dei Lincei, 4 - 1973 -
- Maria Floriani Squarciapino - "Il fregio del tempio del Divo Giulio" - Rendiconti dell'Accademia Nazionale dei Lincei - XII - 1957 -
- Pierre Gros - Voce Iulius, Divus, aedes - Eva Margareta Steinby (a cura di) - Lexicon topographicum urbis Romae - III - Roma - 1996 -
- Filippo Coarelli - Il Foro romano - Periodo repubblicano e augusteo - Roma - 1985 -
Cesare, il più grande, ucciso dall'invidia degli stolti.
RispondiEliminaBel lavoro, bravi.
semplicemente ineguagliabile gaius Julius Caesar!
RispondiEliminaNel bene e nel male....comunque sia, resterà in eterno il Divino Giulio Cesare. ..
RispondiEliminaPer sempre GIULIO CESARE
RispondiEliminaVeni Vidi Vici
RispondiEliminaL' INVIDIA ha ucciso molti grandi uomini, come Giulio Cesare. Sono sempre gli uomini meschini che odiano i GRANDI UOMINI.
RispondiEliminaSempre un' emozione grande camminare nei Fori, respirare quella storia la più grande di sempre
RispondiEliminapreferisco i porno ma anche sta roba ci sta
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