TIBUR - TIVOLI ( Lazio )

RICOSTRUZIONE - DA SINISTRA, TEMPIO DELLA SIBILLIA E TEMPIO DI VESTA

TIBUR SUPERBUM

Per Virgilio era Tibur Superbum, appellativo ancora serbato nello stemma cittadino di Tivoli, situata nel Lazio a 18 miglia da Roma. Sorta nel 1215 a.c., sulla riva sinistra dell'Aniene con l'acropoli, il cui rione conserva l'antico nome di Castrovetere, in posizione dominante sul guado per la transumanza del bestiame fra il Tevere e l'Abruzzo, nel percorso che divenne poi la via Valeria, deve il nome a Tiburto suo fondatore. Chi era costui? Fratello dei gemelli Catillo e Cora, insieme a loro avrebbe cacciato i Siculi, il primo nucleo abitativo della zona, fondando l'acropoli.

Tivoli fu punto d'incontro fra popolazioni diverse, soprattutto sabini e latini, nel grande santuario sociale di Ercole Vincitore del II sec. a.c., luogo di ritrovo religioso ma soprattutto commerciale. Fu un luogo celebre nell'antichità per la bellezza dei suoi edifici, per le splendide Villae d'otium, per gli Oracoli della sua famosa Sibilla, per la salubrità dell'aria, per lo splendido paesaggio e le numerose cascate che la decorano. Tivoli fu chiamata da Strabone città d'Ercole, Tibur Herculeum, e la disse dedicata ad Ercole.

Dal IV secolo a.c., terminate le battaglie con Roma in espansione, fu riconosciuta municipio romano con la Lex Iulia municipalis nel I secolo a.c., cosicchè Tivoli divenne sede di molte ville di ricchi romani, come testimoniano i numerosi resti. Quelle identificate sono attribuite a Orazio, a Cassio, a Publio Quintilio Varo, a Manlio Vopisco (i cui resti sono incorporati nell'attuale Villa Gregoriana). Il top di questi edifici fu la villa di Adriano, del II secolo d.c..

IL TEMPIO DI VESTA

TEMPIO DI VESTA

Il Tempio della Dea Vesta, ha degli splendidi resti.
Il colonnato anulare corinzio del diametro di m. 14,25, e con 18 colonne, si erge su un podio in calcestruzzo alto m.2,39 e rivestito da un’opera quadrata di travertino.

La cella rotonda ha una porta rastremata e due finestre (resta solo quella di destra). Le colonne, di cui ne restano soltanto 10, poggiano su una base attica e presentano 18 scanalature che sfumano verso la sommità. La trabeazione di travertino è ornata da bucrani e festoni alternati. Nel muro di fondo, è ricavata una teca, anticamente chiusa da due sportelli di legno, forse ripostiglio dei libri Sibillini rimasti, insieme a un simulacro della divinità.
RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI VESTA
"Fra le osservazioni fattevi da Palladio, che lo crede di Vesta, perchè è di ordine Corintio, vi è l'aver notato, che l'intercolonio è di due diametri, che il pavimento è elevato per un terzo dell'altezza delle colonne, che le loro basi non hanno plinto, a fine di rendere l'ambulacro intorno più spazioso, e più spedito, che le colonne sono alte quanto è la larghezza interiore della cella, e che li capitelli sono lavorati perfettamente, e a foglie di olivo, ciò che gli fece decidere essere stato fabbricato questo Tempio nel secolo del buon gusto. Ma l'idea la più completa, e la più esatta di questo monumento si può rinvenire nell'Opera, che ha pubblicato in Roma il Signor Feoli di questo Tempio, di quello di Faustina, e dell'altro, detto di Vesta, rotondo presso la riva del Tevere."

DA SINISTRA, IL TEMPIO DELLA SIBILLA E IL TEMPIO DI VESTA OGGI

TEMPIO DELLA SIBILLA

"La chiesa di San Giorgio si crede già un tempo dedicata alla Sibilla Tiburtina, perchè si dice che nel Vestibolo vi era una pietra quadrata, incastrata nel muro, con la sua immagine. Oltre la figura del fiume Aniene, che fu rappresentata sopra quel marmo, vi si vedeva ancora la Sibilla vestita di un manto alla Romana, che dispensava oracoli ai forestieri. Questo monumento prezioso sussisterebbe ancora, forse intiero, se delle persone avide di scoprire un tesoro in questo sito non avessero rotte le figure, ed invece del tesoro non vi trovarono che ceneri, che probabilmente erano di chi eresse quel tempio. Secondo Varrone, essendo più prossimo all'antica cascata, si concepisce facilmente come, la statua della Sibilla avesse potuto cadere nel golfo dell'Aniene.
Si può ancora in oggi osservare, che il Tempio, di cui parliamo, è stato rotto, e restaurato dalla parte dell'antica cascata."

Eretto nel II sec. a.c. su una sostruzione artificiale dell'acropoli, il tempio misura 16 m x 9.15, con orientamento est-ovest. Era di ordine ionico, con 12 semicolonne lungo i fianchi della cella e 2 nella parte posteriore. Si conservano solo due colonne, prive di capitello. La cella era divisa in origine da un muro che divideva il luogo di culto dal pronao, ora andato perduto. All'interno del tempio si insediò infatti una chiesa dedicata a san Giorgio, attestata sin dal 978.

L'ANFITEATRO DI TIVOLI

ANFITEATRO DI TIVOLI

L'antico anfiteatro di Tivoli, conosciuto anche come Anfiteatro di Bleso, risale al II secolo dell'età imperiale e tra i suoi spalti poteva accogliere fino a 2.000 spettatori.
Secondo alcuni studiosi e ricercatori, nei pressi di questa straordinaria testimonianza della magnificenza di Roma, doveva trovarsi anche una schola gladiatorum, ma di questa struttura non sono mai state ritrovate tracce.

Scoperto nel 1948 durante alcuni lavori per la realizzazione di un'arteria stradale, dello storico anfiteatro che si trova nei pressi di Piazza Garibaldi, si possono ammirare solamente alcuni resti. Infatti la struttura originale venne distrutta durante i lavori di costruzione della Rocca Pia, voluta da papa Pio II Piccolomini come difesa dagli attacchi nemici.

Una lapide testimonia che Marcus Tullius Blesus contribuì all'edificazione dell'anfiteatro contribuendo con 200000 sesterzi e 200 giornate lavorative (da lui pagate agli operai). Un'altra lapide del 24 luglio del 184 d.c. riferisce che Marcus Lurius lucretianus sostenne le spese di una venatio e 20 incontri di gladiatori a coppie.

Le misure dell'anfiteatro erano nei suoi assi di 90 e di 50 metri, con una cinta esterna ornata di semicolonne in corrispondenza dei muri radiali che sostenevano le gradinate.



TEMPIO DELLA TOSSE

"Questo edifizio di figura esagona è simile a quella di Minerva Medica in Roma; ed è di una graziosa costruzione e ben conservato. Non vi è storico che abbia lasciato indizio a qual profana Deità fosse stato dedicato, e solo il popolo lo ha sempre chiamato e lo chiama il Tempio delle Tosse. Si può per altro sostenere che quest'edifizio non sia stato mai Tempio, mentre li finestroni arcuati che vi sono, dimostrano questa fabbrica per un Salone, oecum, circondato in basso da altri luoghi, come si veggono in Roma quelli di Minerva Medica, e ne' contorni di Baja li così detti tempj di Venere e di Mercurio, ove sono de' bagni che ancora vi esistono.
Questo di Tivoli può ben aver appartenuto alla Famiglia Tossia, ed essersene supposto un Tempio della Dea Tosse, della quale non si trova memoria alcuna che ne indichi venerazione esistita."

In realtà non si sa se sia un tempio o un sepolcro, l'architettura è molto pregevole ma il monumento è incompleto.

Una lapide del IV sec. sotto Costantino commemora il rifatto clivus tiburtinum, ma che la costruzuione sia stata fatta per la commemorazione è assai improbabile e poco rapportata all'importanza dell'opera.

I Romani comunque non hanno mai avuto una Dea Tosse, nè una Dea che preservasse dalla tosse.



VILLA DI MANLIO VOLPISCO

Qui si può ammirare un effetto singolare della natura, che ha posto sopra un masso tre o quattro arcate, a volta, alte, colle aperture sopra l'antico letto del fiume, e che formano altrettante grotte ove entra l'Aniene.

Mentre una piccola caduta di circa 66 piedi d'altezza, che va a perdersi a traverso di un'altra rupe.

La cascata è detta anche di Manlio Vopisco, proprietario in epoca romana della villa di cui si hanno pochi resti.


TEMPIO DI ERCOLE VINCITORE

VILLA DI MECENATE - TEMPIO DI ERCOLE VINCITORE

"Qua si ammirano le rovine di una superba Villa, i vasti edifizi della quale erano situati a destra, e a sinistra della via Consolare. Pirro Ligorio, celebre architetto avendone fatto un'ampia descrizione, mi restringerò a indicarne soltanto le parti principali.

Questa Villa consisteva in due grandi pianure, di un quadrato perfetto, situate una sopra l'altra in forma di anfiteatro; dalla parte verso Roma, erano aperte, ma sopra gli altri tre lati erano contornate da edifizj, che si veggono anche in oggi; consistenti in piccole camere, in mezzo delle quali s'inalzava un portico d'ordine Jonico, la di cui parte interna corrispondeva sulla pianura, e l'altra sopra la Villa e la campagna.

Il portico interno era a livello del piano degli appartamenti, e sostenuto da un altro portico di ordine Dorico. Le mezze colonne, che si veggono sulla pianura più elevata, sono gli avanzi del portico inferiore, di pietre riquadrate, che sono situate appunto in dirittura de' pilastri delle arcate. L'osservatore istruito, nel vedere gli avanzi di questa Villa, potrà facilmente concluderne quale dovette essere la di lei antica magnificenza."

"Se si creda agli autori i più accreditati questo è il primo Tempio, che è stato aperto in Tivoli alla venerazione del publico; io sono di questo sentimento. La remota antichità di tal tempio, ed il desiderio di sodisfare alla curiosità del viaggiatore sono stati i motivi, che mi hanno determinato a far menzione di questo rudere."

Secondo Ilaria Morini x Associazione Culturale Ercole Vincitore, la cosiddetta villa di Mecenate altro non sarebbe che il tempio di Ercole Vincitore:

"Il tempio dominava il centro dell’area sacra, era di dimensioni straordinarie, giacché innalzato su un alto basamento (65x40 metri) e raggiungeva l’altezza complessiva di 25 metri: una sorta di faro per i mercanti provenienti dalla pianura romana in carovana diretti verso il Sannio. Sulla fronte, una scalinata doppia con due fontane decorate da piccole statue di Ercole, permetteva l’accesso sull’alto podio del tempio arricchito da colonne solo su tre lati (otto sulla fronte e dieci sui fianchi).

La cella maestosa con colonne addossate alle pareti aveva una nicchia sul fondo per la statua di culto (rappresentata seduta) ed ambienti laterali per arredi sacri. 

Da una scaletta, si poteva scendere in un ambiente sotterraneo, rispetto alla cella, dove probabilmente si collocava l’oracolo di cui parlano le fonti." inoltre conteneva un teatro per "Tremila e seicento spettatori, comidamente seduti sulle gradinate della cavea, potevano assistere alle rappresentazioni collegate all’epopea di Ercole, nel teatro del santuario. Riportato alla luce negli anni Ottanta, si conservano la cavea che misura 65 metri di diametro con gradinate suddivise in settori, i due accessi laterali e il proscenio. In età augustea fu ingrandito e dotato di nuove decorazioni."



VILLA DI QUINTILIO VARO

"Gl'istorici tutti che hanno parlato della città di Tivoli convengono unanimemente che questo nome gli è restato perchè è fabricato nel recinto della celebre Villa di Quintilio Varo, questa è situata sopra una cosa altissima a piedi della quale scorre l'Aniene. 

Le rovine che si sono trovate in questa Villa, provano che non ha dovuto cedere affatto nella magnificenza a quella di Mecenate che gli sta incontro."

Costruita in età repubblicana e restaurata fino al II sec. d.c., questa grande domus si estendeva su ben 6 ettari di terreno, prendendo acqua da due acquedotti. Dal rinascimento fu depredata di tutti i suoi decori e pure del famoso brecciolino quintiliano, la pietra di cui era in larga parte composta.

Non lungi vedonsi alcuni avanzi creduti della Villa di Ventidio Basso, consistenti in gran muri, costruiti di pietre irregolari, poste a formare un bugnato.



VILLA DI ORAZIO

"È stata sempre antica tradizione del paese che la Villa d'Orazio non fosse situata lontana da quella di Quintilio Varo, ma ch'essa era sicuramente presso il bosco di Tivoli; se ne vede in effetto un qualche avanzo nel luogo ove è fabricata la Chiesa di S. Antonio. 

Molti scrittori sostengono che Orazio non ha avuto mai Villa in Tivoli; non ostante la Casa di questo poeta si estendeva fino al bosco di Tivoli: Domus ejus extenditur circa Tiburtini luculum. Io non pretendo da questo passo conchiudere che Orazio abbia avuto presso di Tivoli in questo luogo nè una possessione immensa, nè di una certa estensione; la disposizione del terreno ristretto non permette di presumerverla; basta, come pensano alcuni scrittori e osservatori intelligenti, che Orazio abbia avuto in questo sito un Casino con un semplice giardino, ove potesse nel ritiro della sua campagna, in secessu ruris sui, come dice Svetonio, abbandonarsi allo studio, e passarvi de' momenti di piacere.

La salubrità dell'aria, e la bellezza del sito hanno potuto attirarvi facilmente il Poeta, di cui niuno ignora il gusto per lo studio e pel piacere."

Questa è la Fons Bandusia che dava acqua alla Villa, spesso nominata ed elogiata da Orazio nelle sue opere. Perchè in realtà Orazio ebbe appena fuori Tivoli una bella villa donatagli da Mecenate, perchè lo apprezzava e stimava come scrittore. Qualcuno sostiene che tra i due ci fosse del tenero. Ma altri sostengono che la villa donata da Mecenate ad Orazio fosse presso Livenza.



SEPOLCRO DELLA FAMIGLIA PLAUZIA

"La famiglia Plauzia lo eresse con marmi di travertino, simile a quello di Cecilia Metella. Posteriormente alla costruzione del corpo rotondo, fu rivestito intorno di quella specie di basamento quadrato, ornato di mezze colonne, sopra le quali si collocavano le iscrizioni delle persone che successivamente vi venivano sepolte. 

Ivi rimangono ancora quelle di M. Plauzio Silvano console e settemviro, degli Epuloni, e l'altra di Tiberio Plauzio Silvano che fu compagno di Claudio nella guerra britannica. 

I ristauri eseguiti in detto monumento appartengono a Paolo II e servì di fortezza nelle guerre civili de' bassi tempi."
Il sepolcro si erge accanto allo storico ponte Lucano.

VILLA D'ESTE

VILLA D'ESTE

Villa d’Este, capolavoro del giardino italiano e inserita nella lista UNESCO del patrimonio mondiale, con l'infinita decorazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e opere idrauliche costituì il modello dei giardini europei del manierismo e del barocco.

Sicuramente si valse di antiche ville e ninfei romani, da cui prese largo spunto.

Ma oltre allo spunto prese i materiali dagli antichi monumenti. Il permesso del Senato di Roma, di utilizzare il rivestimento di travertino della tomba di Cecilia Metella, venne successivamente revocato, ma dopo aver asportato tutto il rivestimento della fascia inferiore del monumento, lasciandolo come oggi si presenta. Possiamo figurarci quanto sia stato asportato dalla vicina Villa Adriana.




ANTICHI SEPOLCRI scoperti presso la villa d' Este.

Facendosi i cavi per le fondazioni del nuovo convitto nazionale in Tivoli nel luogo già occupato dall'orto dell'ex convento di s. Francesco, presso la villa d'Este; nel cavo per il muro di prospetto dell'edificio, che corre da oriente ad occidente, è stato scoperto un sepolcro formato da lastroni di tufo, il quale fu distrutto dagli operai. Dagli avanzi rimasti, il soprastante degli scavi sig. A. Tommasini potè rilevare che detto sepolcro giaceva a m. 3,40 di profondità dall'attuale piano, in uno strato di terreno argilloso, e misurava m. 2,00 x 0,48, e m. 0,46 in altezza. Lo scheletro ora disposto da est ad ovest.

Nel cavo del muro longitudinale poi, a m. 2,00 circa dalle antiche mura castellane, a m. 8,50 di profondità, fu scoperto altro sepolcro di m. 2,00 X 0,60 X 0,50, anch'esso formato da lastroni di tufo, grezzi esternamente. Non era ripieno interamente e mancava inoltre la testata nord, il che fece sospettare che il terreno fosso già stato rimosso. Infatti nello scavo eseguitovi, non si rinvenne altro che pochi avanzi di ossa assai corrose dal tempo, mescolate ad un terreno argilloso di filtrazione.

Non lungi da questi sepolcri, alla profondità di m. 2,50, e posata sulla terra vergine si scopri un'altra tomba di forma rettangolare, con ingresso a levante, formato con lastroni di tufo, lunga m. 1,90, larga m. 0,4.5, profonda m. 0,68. Lo spessore dei lastroni varia dai nove ai dieci centimetri. La tomba era già stata frugata, come fu provato da un grosso foro praticato nel lastrone monolite di copertura, dalla parte dei piedi, pel quale era entrata considerevole quantità di terra di scarico, mista a pezzetti e frammenti di mattoni. embrici e calcinacci. Vi era pure entrato un frammento di cranio probabilmente di uno scheletro di altro sepolcro, devastato precedentemente. Tolto diligentemente alla mia presenza tutto questo materiale di riempitura si rinvenne lo scheletro, quasi intatto, appartenente ad uomo di età adulta.

Presso l'avambraccio sinistro, era un solo vasetto etrusco-campano a due manici esternamente verniciato di nero lucido, alto m. 0,11, di m. 0,06 di diametro alla base, e 0,09 a metà del ventre. Vi è sovrapposta la pittura ad ocre rossastra, rappresentante due efebi ammantati, nel modo con cui si vede nei tanti vasetti di arte simile, restituiti alla luce delle tombe etrusche del III secolo a.c. Nel collo è pure dipinto l'ornamento di una greca. Entro il vaso, tra la terra di filtrazione, si trovarono, due oggetti di osso, forati superiormente, che senza dubbio facevano parte di una collana, cioè un pendaglietto in forma di piccolo cuore, ed un'asticciuola cilindrica, lunga m. 0,06, striata in senso orizzontale, da rassomigliarsi ad un corto stilo da scrivere. La località ove si è ora riconosciuto esistere un'antica necropoli, è la più alta di Tivoli, ad una elevazione di m. 175 sul livello del mare.


VILLA ADRIANA
Approfondimenti:: VILLA ADRIANA


BIBLIO

- Filippo Alessandro Sebastiani - Viaggio a Tivoli antichissima città latino-sabina fatto nel 1825 - Fuligno - 1828 -
- Franco Sciarretta - Viaggio a Tivoli - Tivoli - 2001 -
- Tivoli Patrimonio dell'Unesco - sitiunesco.it (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2005) -
- Marina De Franceschini - Villa Adriana. Mosaici, pavimenti, edifici - Roma - L'Erma di Bretschneider -1991 -
- Marina De Franceschini e Giuseppe Veneziano - Villa Adriana. Architettura celeste. I segreti dei solstizi - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2011 -
- A.C.G. Smith - The Date of the 'Grandi Terme' of Hadrian's Villa at Tivoli - Vol 46 - Papers of the British School at Rome - 1978 -



5 commenti:

  1. bellissimo viene voglia di andarci

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  2. illustrazioni e testo ottimi e più che esustivi per una buna conoscenza della storia e dei luoghi

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  3. Sempre bella e interessante non mi stanco mai di venire a vederla c'è sempre qualche angolo da scoprire e far godere ed agli amici da far apprezzare.

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  4. Per il testo su Tivoli non è chiaro di chi sono i commenti citati e messi in corsivo. Anzi non si vedono proprio!

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