Nascita: IV secolo a.c.
Morte: V a.c.
Incarico politico: 499 a.c.
IL DICTATOR
Ovvero Aulus Postumius Albus Regillensis, membro della gens Postumia, antica e importante gens patrizia, fu un console romano del V secolo a.c.. Da non confondere con suo figlio Aulo Postumio Albo Regillense, che fu console nel 464. I membri della gens Postumia spesso ricoprirono le più alte cariche dello Stato dall'epoca della cacciata di Tarquinio il Superbo alla fine della Repubblica.
Tra i componenti della gens, la famiglia che più si è distinta fu quella degli Albus o Albinus. Il primo della gens Postumia ad ottenere la carica di console fu nel 505 a.c. Publio Postumio, quindi solo pochi anni dopo la cacciata dell'ultimo re. Aulus venne nominato Dictator cioè Dittatore, titolo di comando supremo dello stato per un periodo di sei mesi, e combatté contro Tarquinio il Superbo, che vinse, nella storica battaglia del Lago Regillo.
Il Lago Regillo, un tempo sito nell'agro tuscolano e prosciugato nel V o inizio IV secolo a.c. prendeva il nome dal santuario di Giunone Regina (Regilla). Il lago, formatosi nel cavo di un antico cratere vulcanico, si trova nei pressi di Frascati, vicino a Monteporzio Catone, ad est di Roma.
L'anno in cui si svolse la battaglia non è certo, perchè alcuni lo pongono nel 496 a.c., ma Varrone pone Aulo Postumio Dittatore nel 499 a.c., con Tito Ebuzio console e Magister Equitum, probabilmente in primavera o estate, quando si riprendevano le ostilità fra le popolazioni confinanti.
I DIOSCURI IN BATTAGLIA |
LA LEGA LATINA
Già l'anno precedente, nel 498 a.c. nella Selva Ferentina, i popoli invitati a combattere contro Roma si riunirono l'alleanza della Lega Latina, cui aderirono ben trenta città decise a sbarazzarsi dell'Urbe.
- L'anno successivo i Latini conquistarono la fortezza di Corbium.
- Infine, nel 496 a.c., le formazioni della Lega e una coorte di fuoriusciti romani al seguito dei Tarquini mossero guerra con circa 40.000 fanti e 3.000 cavalieri.
- Dopo la cacciata dei re Tarquinio Prisco si era rifugiato a Tusculum, presso il genero di Tarquinio, Mamilio Ottaviano, che aveva raccolto contro Roma la Lega Latina, e stava organizzando un potente esercito che potesse battere Roma.
- Sotto il consolato di Tito Ebuzio Helva e Gaio Veturio Gemino, secondo Varrone, la Lega Latina nel 499 a.c. assediò Fidene, conquistò Crustumerio mentre Preneste defezionò dalla Lega Latina passando al campo avversario.
"Al timore di una nuova guerra sabina si aggiungeva la notizia, abbastanza certa, che trenta città si erano strette in giuramento sotto l'impulso di Ottavio Mamilio. Fu così che si affacciò per la prima volta l'idea di creare un dittatore."
Allora il Senato di Roma nominò dittatore Aulo Postumio che reclutò le solite 4 legioni di 24.000 fanti e 3.000 cavalieri. Metà delle legioni furono appostate fra Roma e Tuscolo al comando di Postumio per controllare i movimenti dei Latini che scorgendo l'esiguo numero di Romani iniziarono lo spostamento il nemico. Postumio fece venire da Roma il resto dell'esercito e dispose i sui uomini fra il lago Regillo e il monte, in una strettoia più facilmente difendibile. Entrambi gli eserciti attesero rinforzi e quando si sentirono sicuri, i latini sferrarono l'attacco.
« ...La notizia della presenza dei Tarquini tra le file latine suscitò un'indignazione tale nei Romani da non poter rimandare ulteriormente lo scontro. Per questo la battaglia non ebbe precedenti quanto a ferocia e accanimento. Infatti i comandanti non si limitarono a dirigere le operazioni, ma si buttarono di persona nella mischia. Perfino Tarquinio Superbo che pure era appesantito e indebolito dall'età stava in prima fila...
Il comandante latino fece avanzare una coorte di esuli di Roma comandata dal figlio di Lucio Tarquinio. E proprio grazie ad essa poté rialzare per un po' il livello dello scontro.. quasi nessun membro dei due stati maggiori, salvo il dittatore romano, uscì indenne dallo scontro... »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri)
STATUE DEI DIOSCURI AL CAMPIDOGLIO |
LA BATTAGLIA
Tarquinio il Superbo si scagliò contro Postumio ma fu ferito a un fianco e prontamente tratto in salvo dai suoi. Ebuzio, capitano della cavalleria all'ala opposta, si scontrò direttamente con Ottavio Mamilio ed entrambi rimasero feriti, Ebuzio al braccio, l'altro al petto, e dovettero ritirarsi dietro le prime linee.
Mamilio, comunque ritornò a combattere guidando la coorte dei fuoriusciti assieme al figlio di Tarquinio. Marco Valerio, fratello di Valerio Publicola, scorto il giovane Tarquinio, spronò il cavallo lanciandoglisi contro con la lancia in resta, ma Tarquinio si ritirò fra i suoi. Valerio lo inseguì, ma venne ferito al fianco da un soldato nemico e poco dopo morì.
L'ala di Ebutius cominciò a vacillare « ...Quando il dittatore Postumio si rese conto di una simile perdita e vide che gli esuli stavano caricando con una foga inaudita mentre i suoi iniziavano a perdere terreno, ordinò alla sua coorte (un nucleo speciale di uomini che gli faceva da guardia del corpo) di trattare alla stregua di nemici chiunque avesse visto fuggire. La doppia paura distolse così i Romani dalla fuga e li respinse contro il nemico, risollevando le sorti della battaglia... »
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
I romani, stretti fra i nemici e la coorte delle guardie del Dittatore, interruppero la fuga e ripresero il combattimento aiutati proprio da quella coorte. Uomini freschi annientarono i nemici già stanchi, gli esuli furono quasi circondati. Mamilio fece intervenire i manipoli di riserva e il combattimento riprese. Il legato Tito Erminio, individuato Mamilio, gli si lanciò contro e lo uccise con un colpo poi, colpito a sua volta, rientrò fra i ranghi dove morì.
La battaglia era lunga e i Romani allo stremo. Postumio allora chiese ai cavalieri di scendere dai cavalli e aiutare i fanti nelle loro azioni. Una tattica che un giorno userà anche Giulio Cesare.
Livio:
"Essi obbedirono all'ordine; balzati da cavallo volarono nelle prime file e andarono a porre i loro piccoli scudi davanti ai portatori di insegne. Questo ridiede morale ai fanti, perché vedevano i giovani della nobiltà combattere come loro e condividere i pericoli. I Latini dovettero retrocedere e il loro schieramento dovette ripiegare."
LAUDATIO: (epigrafe marmorea posta nel Foro d'Augusto)
Tarquinio il Superbo si scagliò contro Postumio ma fu ferito a un fianco e prontamente tratto in salvo dai suoi. Ebuzio, capitano della cavalleria all'ala opposta, si scontrò direttamente con Ottavio Mamilio ed entrambi rimasero feriti, Ebuzio al braccio, l'altro al petto, e dovettero ritirarsi dietro le prime linee.
Mamilio, comunque ritornò a combattere guidando la coorte dei fuoriusciti assieme al figlio di Tarquinio. Marco Valerio, fratello di Valerio Publicola, scorto il giovane Tarquinio, spronò il cavallo lanciandoglisi contro con la lancia in resta, ma Tarquinio si ritirò fra i suoi. Valerio lo inseguì, ma venne ferito al fianco da un soldato nemico e poco dopo morì.
L'ala di Ebutius cominciò a vacillare « ...Quando il dittatore Postumio si rese conto di una simile perdita e vide che gli esuli stavano caricando con una foga inaudita mentre i suoi iniziavano a perdere terreno, ordinò alla sua coorte (un nucleo speciale di uomini che gli faceva da guardia del corpo) di trattare alla stregua di nemici chiunque avesse visto fuggire. La doppia paura distolse così i Romani dalla fuga e li respinse contro il nemico, risollevando le sorti della battaglia... »
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
I romani, stretti fra i nemici e la coorte delle guardie del Dittatore, interruppero la fuga e ripresero il combattimento aiutati proprio da quella coorte. Uomini freschi annientarono i nemici già stanchi, gli esuli furono quasi circondati. Mamilio fece intervenire i manipoli di riserva e il combattimento riprese. Il legato Tito Erminio, individuato Mamilio, gli si lanciò contro e lo uccise con un colpo poi, colpito a sua volta, rientrò fra i ranghi dove morì.
La battaglia era lunga e i Romani allo stremo. Postumio allora chiese ai cavalieri di scendere dai cavalli e aiutare i fanti nelle loro azioni. Una tattica che un giorno userà anche Giulio Cesare.
Livio:
"Essi obbedirono all'ordine; balzati da cavallo volarono nelle prime file e andarono a porre i loro piccoli scudi davanti ai portatori di insegne. Questo ridiede morale ai fanti, perché vedevano i giovani della nobiltà combattere come loro e condividere i pericoli. I Latini dovettero retrocedere e il loro schieramento dovette ripiegare."
LAUDATIO: (epigrafe marmorea posta nel Foro d'Augusto)
Latin[or]um exercitum [- - -] I cae [sis m]ulti[s milit]ibu[s- - -] I Supe[rhifJiliis
et gen[tilihus- - -] I omn[- - - p]ernlmfp- - - ] I spem [ademit- - -]
I aed[em Castoris- - -] I ex sfpoliis hostium vovit] .
.... l'esercito dei Latini ..... [poichè] molti [soldati erano stati uccisi]. .... con i figli
e i parenti di Superbo ... [che era scappato] speranza .... [devolse] al tempio [di
Castore] le [spoglie dei nemici).
LA LEGGENDA
Postumio, oltre all'aiuto dei cavalieri chiese un aiuto ai Dioscuri, i divini Castore e Polluce, facendo voto, come si usava, di dedicare loro un tempio in cambio dell'aiuto che portasse alla vittoria. Si videro allora comparire due giovani guerrieri che nessuno dei Romani conosceva. Montati su cavalli bianchi si lanciarono nelle prime file trascinando i Romani alla vittoria.
Al termine della battaglia scomparvero riapparendo dentro le mura di Roma per portare ai cittadini la notizia della vittoria, poi, dopo aver abbeverato i cavalli alla fonte Giuturna, scomparvero di nuovo. Questo episodio portò per la prima volta nell'Urbe il culto dei Dioscuri (Dei Obscuri).
I cavalieri romani risalirono sui loro destrieri e inseguirono senza tregua i nemici in fuga. La fanteria tenne dietro. Era la vittoria sui Latini. Postumio ed Ebuzio entrarono a Roma in trionfo; Postumio poi sciolse il voto innalzando presso la fonte Giuturna un tempio a Castore e Polluce. Il vecchio re Tarquinio comunque non solo la scampò ma esiliato, terminò tranquillamente i suoi giorni alla corte di Aristodemo, tiranno di Cuma.
La lega dei Latini dovette riconoscere la supremazia di Roma. Ma i Romani furono saggi e clementi con le popolazioni assoggettate, tanto che qualche anno dopo, verso il 462 a.c., i tuscolani furono i più fedeli alleati di Roma quando la città, stremata da una micidiale pestilenza, ne ricevette l'aiuto contro le popolazioni degli Equi e dei Volsci.
Questa vittoria donò il trionfo ad Aulo Postumo, che lo dedicò a Cerere oltre all'appellativo Regillense che aggiunse al suo nome. Anche i suoi discendenti, dal sec. V alla prima metà del sec. IV, adottarono per lo più, insieme al cognome Albus (poi Albinus), l'epiteto Regillensis.
Poi gli Albini abbandonarono questo nome. e da allora essi aggiunsero al loro nome quello di Regillense. Aulo Postume fu console ancora nel 496 a.c. e come suo collega venne eletto Tito Verginio Tricosto Celiomontano, eletto di nuovo console nel 493 a.c. fondò sull'Aventino il santuario di Cerere, Libero e Libera.
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - Libro II -
- Polibio - Storie - Rizzoli - Milano - 2001 -
et gen[tilihus- - -] I omn[- - - p]ernlmfp- - - ] I spem [ademit- - -]
I aed[em Castoris- - -] I ex sfpoliis hostium vovit] .
.... l'esercito dei Latini ..... [poichè] molti [soldati erano stati uccisi]. .... con i figli
e i parenti di Superbo ... [che era scappato] speranza .... [devolse] al tempio [di
Castore] le [spoglie dei nemici).
LA LEGGENDA
Postumio, oltre all'aiuto dei cavalieri chiese un aiuto ai Dioscuri, i divini Castore e Polluce, facendo voto, come si usava, di dedicare loro un tempio in cambio dell'aiuto che portasse alla vittoria. Si videro allora comparire due giovani guerrieri che nessuno dei Romani conosceva. Montati su cavalli bianchi si lanciarono nelle prime file trascinando i Romani alla vittoria.
Al termine della battaglia scomparvero riapparendo dentro le mura di Roma per portare ai cittadini la notizia della vittoria, poi, dopo aver abbeverato i cavalli alla fonte Giuturna, scomparvero di nuovo. Questo episodio portò per la prima volta nell'Urbe il culto dei Dioscuri (Dei Obscuri).
I cavalieri romani risalirono sui loro destrieri e inseguirono senza tregua i nemici in fuga. La fanteria tenne dietro. Era la vittoria sui Latini. Postumio ed Ebuzio entrarono a Roma in trionfo; Postumio poi sciolse il voto innalzando presso la fonte Giuturna un tempio a Castore e Polluce. Il vecchio re Tarquinio comunque non solo la scampò ma esiliato, terminò tranquillamente i suoi giorni alla corte di Aristodemo, tiranno di Cuma.
La lega dei Latini dovette riconoscere la supremazia di Roma. Ma i Romani furono saggi e clementi con le popolazioni assoggettate, tanto che qualche anno dopo, verso il 462 a.c., i tuscolani furono i più fedeli alleati di Roma quando la città, stremata da una micidiale pestilenza, ne ricevette l'aiuto contro le popolazioni degli Equi e dei Volsci.
Questa vittoria donò il trionfo ad Aulo Postumo, che lo dedicò a Cerere oltre all'appellativo Regillense che aggiunse al suo nome. Anche i suoi discendenti, dal sec. V alla prima metà del sec. IV, adottarono per lo più, insieme al cognome Albus (poi Albinus), l'epiteto Regillensis.
Poi gli Albini abbandonarono questo nome. e da allora essi aggiunsero al loro nome quello di Regillense. Aulo Postume fu console ancora nel 496 a.c. e come suo collega venne eletto Tito Verginio Tricosto Celiomontano, eletto di nuovo console nel 493 a.c. fondò sull'Aventino il santuario di Cerere, Libero e Libera.
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - Libro II -
- Polibio - Storie - Rizzoli - Milano - 2001 -
- Santo Mazzarino - Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine. Dalle riforme dei Gracchi alla morte di Nerone - 2 Voll - 1983 -
- Lucia Monaco - Battaglie ambigue e svolte costituzionali nella Roma repubblicana - Napoli - Jovene - 1997 -
- P. A. Brunt - Classi e conflitti sociali nella Roma repubblicana - Bari - Laterza - 1972 -
- Carcopino - L'età repubblicana - in Storia di Bologna - I - Bologna nell'antichità - Bologna - Bononia University Press - 2005 -
- P. A. Brunt - Classi e conflitti sociali nella Roma repubblicana - Bari - Laterza - 1972 -
- Carcopino - L'età repubblicana - in Storia di Bologna - I - Bologna nell'antichità - Bologna - Bononia University Press - 2005 -
1 comment:
niente a che vedere con Annia Regilla?
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