Annota Polibio:"Mi sembra dunque che i Romani, mirando soprattutto alla semplicità, seguano a questo riguardo criteri del tutto diversi da quelli dei Greci. I Greci infatti quando si accampano ritengono che la cosa più importante sia approfittare delle difese naturali, sia perché vogliono evitare la fatica di scavare fosse, sia perché pensano che le fortificazioni artificiali non siano mai altrettanto sicure quanto quelle naturali. Sono costretti perciò a mutare ogni volta la disposizione dell'accampamento, adattandosi alla natura dei luoghi e a cambiare la disposizione reciproca delle singole parti a seconda della varietà dei luoghi stessi; è quindi incerto il punto assegnato in ogni accampamento sia ai singoli soldati sia ai manipoli.
I Romani invece preferiscono assoggettarsi alla fatica di scavare fosse e di costruire opere, perché l'accampamento risulti sempre uguale, a tutti noto e semplice a costruirsi."
LE TENDE
Il carico delle tende non gravava sulle spalle del legionario che aveva già uno zaino pesante, con scorte di cibo, armi, e mezzi di sopravvivenza, come un'accetta, una pentola, una borraccia ecc. per far fronte a qualsiasi evenienza. Le tende pesavano parecchio e venivano pertanto trasportate dai carri tirati da muli. Infatti erano di pelle di vitello e capra conciate, come riporta Plinio, e cucite strettamente insieme, nonchè strofinate di grasso per renderle impermeabili alla pioggia. Esse erano gli alloggi di tutti, dal comandante ai soldati.
La tenda comune conteneva 8 soldati, talvolta 10. Quasi tutte le fonti inoltre affermano che un 1/4 dei soldati era impegnato in servizi di guardia in qualsiasi ora del giorno così che la tenda ospitava in realtà 6 o 8 uomini, con un piccolo spazio per il deposito dei vestiti o di altro materiale da tenere al riparo.
La tenda dell'ufficiale
Secondo più fonti ogni centurione aveva la propria tenda usata anche come un ufficio, per cui doveva avere pareti più alte. La tenda era sempre di 10 piedi romani (2.96 metri) di lato, ma occupava più spazio a causa dei tiranti più lunghi. Aveva inoltre più pali, due al centro e 4 agli angoli. La tenda dell'ufficiale era trasportata da un mulo, insieme al cibo e e altro bagaglio per l'ufficiale, e aveva un servitore assegnato.
La tenda del generale
Il generale e gli alti ufficiali di rango elevato alloggiavano in tende molto più grandi. In genere aveva 12 piedi romani (3,55 m) di lato. Le pareti erano alta 2.74 m mentre la cima misurava 3.66 m. Naturalmente necessitava di un numero maggiore di pali per garantirne la stabilità e aumentare la lunghezza dei tiranti. I paletti erano trasportati su due muli, e la tenda su un carrello o carro.
Contubernius per Cummilites
La tenda, chiamata Contubernium, conteneva vari soldati, che Cesare, in barba alla distanza sociale tradizionale tra i gradi, chiamava globalmente Cummilites, cioè commilitoni, che includeva qualsiasi grado, compreso il suo. La tenda oltre che a riparare, serviva a stabilire amicizie più strette che cementavano la collaborazione tra i Milites.
La tenda veniva fissata con i picchetti. Ne sono stati ritrovati di due tipi a Numanzia (città spagnola espugnata da Scipione Emiliano nel 133 a. c.). Erano di ferro e ne venivano utilizzati 14 per il contubernium normale e per la tenda dell'ufficiale, e 20 per la tenda del generale. Il più grande è di circa 30,5 cm, mentre l'altro 20 cm. Se non si disponeva di fucina, cosa che spesso c'era nel campo, si suppliva con picchetti di legno in quercia o noce perchè resistenti all'acqua e ai tarli.
I pali dell'accampamento erano anch'essi in quercia o noce, per le stesse ragioni di cui sopra. Si sa che Cesare, per rendere più rapidi gli spostamenti, visto che i carri ne rallentavano l'andatura, faceva portare a spalla un palo a ciascun legionario. Sopportare il peso significava pure portare con più disinvoltura il peso dell'armatura e delle armi in battaglia. Naturalmente i pali potevano essere tagliati da un bosco vicino, ma richiedeva tempo prezioso, perchè dovevano essere scortecciati altrimenti l'acqua li avrebbe infradiciati, poi appuntiti per conficcarli nel terreno, poi, sempre per salvaguardarli dall'umidità, la parte da inserire nel terreno veniva leggermente abbrustolita tra le fiamme e tutto il palo veniva poi coperto da grasso animale.
I tiranti erano piuttosto lunghi rispetto agli attuali, e incrociati tra loro perchè anche i paletti si sovrapponevano, rappresentando un ostacolo a chiunque tentasse di camminare tra le tende, specialmente di notte. Talvolta infatti si accatastavano le armi e le armature dietro alle tende. Così in caso di una emergenza i soldati con pochi passi prendevano l'armatura per vestirsi poi davanti alla propria tenda.
La corda usata per i tiranti dei paletti della tenda era di canapa, mentre i pali dello steccato venivano uniti con strisce di cuoio. Se questo non era disponibile si utilizzava canapa o travi trasversali uniti con zeppe di legno, oppure con chiodi.
Le cuciture avvenivano in questo modo: due pezzi di cuoio venivano posti insieme sul lato ruvido della pelle, aggiungendovi sul bordo una striscia di rinforzo. poi si cuciva tutto insieme insieme con un punto doppio servendosi di aghi di osso o di avorio. Poi si sollevava lo strato esterno e si cuciva all'estremità libera del rinforzo, lato ruvido, con una cucitura interna che non passava all'esterno. In questo modo la pioggia non aveva buchi esterni attraverso cui poteva penetrare nella tenda.
Per Contubernium si intende la tenda che ospita 8 uomini (tenda comune), mentre si definisce Tubernium la tenda singola. Il contubernium si mantenne tale in tutta la storia dell'esercito romano. La tenda, a base quadrata, misurava 10 piedi di lato (2.96 m), alta 5 piedi romani (1.48 m).
Ad ogni contubernium veniva assegnato di solito un mulo per portare la tenda ed altra attrezzatura pesante, almeno dai tempi di Marius in poi. Uno schiavo conduceva il mulo durante la marcia e si preoccupava degli altri servizi per il contubernium. Il mulo trasportava i due pali della tenda, una tenda piegata, paletti, corde, due cesti che saranno usati anche nello scavare la fossa del campo, gli attrezzi per lo scavo, un piccolo macinatore di grano di pietra e cibo per vari giorni.
LA COSTRUZIONE DEL CASTRUM |
I PRELIMINARI
Quando l'esercito, completata la marcia e il suo iter, riceveva dai capi l'ordine di accamparsi, l'incarico delle operazioni preliminari erano di un tribuno e di uno o due centurioni. Il tribuno militare era un ufficiale dell'esercito romano; c'erano sei tribuni per ogni legione, ma ne prendevano il comando solo due per volta a rotazione. Questo permetteva non solo di dar riposo ai tribuni restanti, ma soprattutto di giudicare la loro capacità in base al loro operato, cioè della precisione e velocità nelle operazioni, due fattori importantissimi per l'esercito romano.
Il centurione comandava una delle centurie che costituivano una legione. La centuria, teoricamente di 100 soldati, poteva essere anche di 80 o 160 soldati. Il centurione si distingueva per la cresta trasversale (crista transverta), rigorosamente rossa, anziché longitudinale e il gladio a sinistra anzichè a destra, come tutti gli altri soldati.
La scelta del campo
Dunque il tribuno e i centurioni, designati per la scelta del campo, precedevano l'esercito e perlustravano la zona unitamente agli exploratores. Era il comandante a decidere il luogo ma erano i due a riferire sulle caratteristiche del luogo riferendo al comandante in caso di imprevisti. Toccava prendere in considerazione la mappa della zona, la distanza dagli stanziamenti nemici, e la vicinanza di una pianura dove all'occorrenza si potesse ingaggiare battaglia. La pianura permetteva infatti di usare tutte le strategie belliche di cui i romani erano maestri.
Si preferiva un colle, che ci fosse del foraggio nei pressi per gli animali, un rivo d'acqua per bere e lavarsi, nonchè innaffiare il campo affinchè non emanasse polvere, e un bosco non lontano per la legna, usata per le fortificazioni e per cucinare, per asciugare i panni bagnati o lavati e per scaldarsi. Inoltre durante la costruzione degli accampamenti si faceva molta attenzione affinché i bordi esterni fossero accuratamente puliti da ogni albero o arbusto, non solo per evitare incendi o attacchi a sorpresa ma anche perché quella zona era considerata Sacra ed a disposizione degli Dei.
Contrariamente a ciò che si possa pensare i soldati romani erano molto puliti, sia perchè vi erano abituati dall'uso delle terme pubbliche, sia perchè sapevano che la pulizia teneva lontano i parassiti e le malattie. I soldati si radevano accuratamente, tagliando i capelli e radendo la barba, gli ausiliari stranieri potevano lasciare barba e capelli incolti, ma non un romano, tenuto dalla disciplina a un'accurata pulizia. Infatti Cesare diceva: "I miei soldati si profumano ma combattono bene"
La tenda del Console
Ispezionato il luogo e trovatolo adatto, i due, o i tre, fissavano anzitutto con un segno il punto in cui doveva essere innalzata la tenda del console, e stabilivano con quale orientamento e lungo quale fianco della tenda si dovessero porre gli altri alloggiamenti.
I Consoli erano due magistrati che esercitavano collegialmente il supremo potere civile e militare, eletti ogni anno. Il comando poteva riguardare ambedue insieme o divisi tra due eserciti secondo le necessità. Nel comando dovevano accordarsi, dividendosi i compiti, o comandando un giorno per uno o con qualsiasi altra soluzione. Naturalmente la tenda del console era la più ampia, anche perchè serviva a tenere i consigli dei capi e a scrutare le mappe.
L'area del Pretorio
Stabilito il punto della tenda del console, il tribuno e il centurione fissavano l'area del pretorio, dove alloggiavano i Pretoriani e il comandante della Guardia pretoriana, cioè la guardia del corpo dell'imperatore. I pretoriani in guerra seguivano il comandante e lo proteggevano a distanza ravvicinata, spesso però scendendo in battaglia. Se c'era una ritirata facevano quadrato attorno al comandante per salvarlo a costo della loro vita.
Le tende dei tribuni
Fissata l'area del pretorio, tracciavano la linea su cui si dovevano piantare le tende dei tribuni, poi ne tracciavano una linea parallela su cui veniva disposta la prima fila delle tende dei soldati. Allo stesso modo dall'altra parte della tenda del console stabilivano le misure e segnavano i luoghi in modo identico.
LE INSEGNE
Queste operazioni venivano compiute in breve tempo, anzi a tempo di record, e mentre una parte dei militari si occupavano dell'accampamento, un'altra parte sorvegliava, con l'aiuto di vedette e sentinelle, nonchè di exploratores all'esterno in avanscoperta, che non sopraggiungesse il nemico. Ma se il nemico irrompeva, come descrisse cesare nel De Bello Gallico, i lavori non si interrompevano perchè i combattenti si ponevano davanti al campo mentre gli altri proseguivano i lavori, poichè l'accampamento era basilare per difendersi, per proteggere i beni e gli animali e per poter riposare tranquilli la notte. L'accampamento riparava da ogni assalto, era una cittadella.
Del resto il lavoro era rapidissimo, essendo gli intervalli fissi e le distanze sempre uguali, per la misurazione era facile e l'allenamento fortissimo. Mario per primo insegnò ai militari ad essere efficaci e forti, non a caso i suoi legionari si autodefinifìvano "i muli di Mario". Cesare poi li svegliava nel cuore della notte perchè il sonno non li rendesse impreparati a un attacco, e faceva loro zappare la terra per rinforzargli le spalle. Insomma anche quando non c'era battaglia i soldati non stavano in ozio.
Compiuta dunque a tempo di record la misurazione che era standard, si piantava una prima insegna nei punto in cui si doveva innalzare la tenda del console, una seconda insegna sul lato prescelto per gli alloggiamenti, una terza insegna nel mezzo della linea sulla quale debbono attendarsi i tribuni, una quarta insegna sulla linea dove si dovevano innalzare le tende dei soldati. Queste insegne erano rosse ma diverse tra loro, mentre quella della tenda dei console era bianca; per indicare gli altri luoghi venivano piantate lance o insegne di altri colori.
Le insegne, ormai fissate nella memoria dei soldati, evitavano spiegazioni, confusioni e perdite di tempo. Ogni minuto era prezioso per la salvaguardia dei legionari.
Gli stendardi ed i vessilli delle Legioni erano venerati dalle truppe stesse in modo da assicurare scaramanticamente il successo e la prosperità per la Legione o per la Cohorte.
Lo stendardo legionario con la maggiore importanza era l'Aquila, simbolo della Legione stessa, stabilito da Augusto. Con la sua ascesa al potere, l'immagine dell'Imperatore si sacralizzò: con l'imago, uno stendardo con la rappresentazione del viso dell'Imperatore in carica tutto in oro.
Perdere un vexillum era considerato un immenso disonore, la Legione avrebbe fatto praticamente ogni cosa, anche l'impossibile, per recuperarlo. Il vexillum recuperato però non veniva reintegrato nelle fila della Legione, veniva posto in un Tempio creato da Augusto, il Tempio di Mars Ultor (Marte Vendicatore).
CASTRUM ROMANO, LA CRUCCA (Sassari) |
QUARTIERI
Fatto questo, venivano fissate le misure dei singoli quartieri e piantavano una lancia nella posizione dì ciascuno di essi. Così quando l'esercito entrava capiva immediatamente dove doveva accamparsi, avendo come riferimento l'insegna della tenda del console. Inoltre poiché ciascuno occupava sempre lo stesso posto nell'accampamento, sapeva esattamente in quale quartiere e in quale punto del quartiere doveva erigere la sua tenda, senza intralciarsi o girare a vuoto. La stessa cosa avveniva quando l'esercito usciva per la battaglia o rientrava nell'accampamento, seguendo la via esatta che portava all'uscita o alla propria tenda.
Nel De bello Gallico Cesare spiega che quando c'erano situazioni di emergenza, come un attacco nemico, in cui doveva provvedere ai vari ordini e alla strategia della battaglia, non doveva preoccuparsi dell'accampamento perchè sia i capi che i soldati sapevano provvedere da soli, sapendo a memoria cosa ciascuno dovesse fare. Nelle manovre in assenza di battaglie, sovente Cesare e di conseguenza i generali successivi, facevano montare e smontare il campo perchè fosse eseguito in modo automatico e sempre più rapido.
Con questo sistema di spostamenti e accampamenti rapidissimi e precisi Caio Giulio Cesare con le sue legioni e la sua strategia sbaragliò e sottomise le tribù celtiche della Gallia e quelle germaniche stanziate lungo il Reno, facendo diventare romana mezza Europa in soli otto anni, dal 59 al 51 a.c..
AREA QUADRANGOLARE
Alla tenda del console (praetorium) veniva assegnato il punto più adatto per sorvegliare gli avvenimenti e trasmettere gli ordini. Avendo fissato con l'insegna il punto dove innalzare la tenda del console, veniva delimitata tutto intorno un'area quadrangolare, in modo che ciascuno dei lati distasse dall'insegna cento piedi, con un'area totale di quattro pletri. Lungo il lato di questo quadrato che sembrava più agevole per i rifornimenti d'acqua e di foraggio, si accampava la legione romana in ordine prefissato.
L'Aedes
Al centro del campo vi era inoltre un altare, conosciuto come aedes, che ospitava gli stendardi e le paghe dei soldati. Nel centro di esso vi erano le Aquile delle Legioni ed il busto dell'Imperatore circondato dai vessilli di tutte le cohortes. Alla costruzione di questo altare era data precedenza rispetto a tutte le altre strutture dell'accampamento: mentre tutto il resto era costruito in legno, l'aedes era invece fatto di pietra. L'altare era anche un luogo di incontro religioso per le truppe in quanto tutte le immagini di culto per il soldato vi erano presenti.
I culti religiosi aderivano completamente alle necessità del campo di battaglia. Per esempio, durante la costruzione degli accampamenti (castra), si faceva molta attenzione affinché i bordi esterni degli stessi fossero accuratamente puliti da ogni albero o arbusto: ciò non solo per il fatto di evitare degli attacchi a sorpresa ma anche perché quella zona era considerata Sacra ed a disposizione degli Dei.
Disposizione delle tende
In ogni legione c'erano sei tribuni e ciascuno dei due consoli aveva al suo comando due legioni, per cui ogni console comandava dodici tribuni. Le tende di questi ultimi venivano disposte lungo una linea parallela al lato del quadrato, a distanza di cinquanta piedi, in modo restasse spazio per i cavalli, le bestie da soma e gli altri bagagli dei tribuni. Queste tende davano le spalle alla tenda del console, cioè con l'apertura verso il fronte dell'accampamento. Anche questo rispondeva all'esigenza di muoversi senza intralcio.
Le tende dei tribuni avevano uguale distanza l'una dall'altra, disposte su una linea che si estendeva lungo lo spazio occupato da tutte le legioni romane.
Davanti alle tende dei tribuni si misurava uno spazio di cento piedi, cioè la larghezza della via su cui, sull'altro lato, si costruivano le tende dei legionari. La via veniva poi divisa a metà e lungo la perpendicolare all'incrocio, si disponevano le tende dei cavalieri a cinquanta passi le une dalle altre, di faccia tra loro e alla stessa distanza dalla perpendicolare.
La disposizione delle tende era simile per cavalleria e la fanteria; lo spazio occupato da un manipolo e da uno squadrone era quadrangolare. L'entrata era rivolta verso le vie, il lato prospiciente ad esse era lungo cento piedi e per lo più (fatta eccezione per l'accampamento degli alleati) era di uguale larghezza. Quando le legioni erano più numerose, non variava lo schema ma solo in proporzione la lunghezza e la larghezza.
- Porta pretoria (porta principale)
- Porta decumana
- Porta sinistra
- Porta destra
- Via pretoria
- Via "principalis"
- Via "quintana"
- "Forum", il luogo delle adunate
- "Praetorium", la tenda del generale
- Tripode per i sacrifici
- Tenda dei vessilli e le insegne delle legioni
- "Tribunal", tribuna dalla quale il generale parlava alle truppe
- Tenda del questore e uffici di intendenza (amministrazione)
- Tende delle truppe scelte che costituivano la guardia del corpo del comandante
- Tende degli ufficiali superiori;
- Alloggiamenti dei legionari;
- Alloggiamenti degli alleati e dei mercenari
- Scuderie
- Officina per le riparazioni
- Fossato difensivo (largo circa quattro metri, profondo tre)
- Terrapieno
- Paralizzata;
- Torretta di osservazione
I CAVALIERI
Già esistenti dall'età regia, gli Equites, i combattenti a cavallo, furono rivalutati nell'uso da Giulio Cesare per il costante contatto con il mondo dei Celti e dei Germani, tanto che ne fece un impiego crescente negli anni, reintroducendo unità di cavalleria permanente accanto alla fanteria delle legioni ed a quella ausiliaria.
L'equipaggiamento dei cavalieri era costituito da un sago, una cotta di maglia in ferro, l'elmo, il gladio e il pilum, o un'asta più pesante detta contus, e uno scudo rotondo. La sella aveva quattro pomi senza staffe. Costituivano le ali della fanteria.
Gli alloggiamenti dei cavalieri, che iniziavano al centro della linea delle tende dei tribuni, formavano un rettangolo (striga) perpendicolare alla linea suddetta e alla via davanti alle tende stesse (via principalis). Le vie avevano tutte la stessa lunghezza del rettangolo, di modo che sui due lati risultano accampati da una parte i manipoli, dall'altra gli squadroni.
Il manipolo era formato da due Centurie, comandato da un centurione, il Prior, e composto da 120 legionari Hastati nella prima linea, altrettanti Principes nella seconda linea e 60 Triari nella terza fila della legione.
I TRIARI
Alle spalle dei cavalieri venivano disposti nello stesso ordine i triari di entrambe le legioni, una compagnia per ogni squadrone. I triarii formavano la terza ed ultima linea della fanteria ed erano i veterani che formavano l'ultima linea di battaglia nelle legioni manipolari, dietro la seconda linea dei Principes. Entravano in azione quando crollavano le prime due linee dello schieramento, quelle degli astati e dei principi. Erano più di difesa che di attacco. Avevano un'armatura completa, uno scudo ovale, un gladio, un'hasta, e un elmo di bronzo.
Gli alloggiamenti erano contigui in modo che le tende dei triari stavano di fronte a quelle dei cavalieri; ogni manipolo occupava in profondità metà dello spazio occupato in lunghezza, perché il numero dei triari corrisponde per lo più alla metà di quello degli uomini delle altre formazioni. Però questo non cambia la lunghezza delle varie parti dell'accampamento, ma solo la profondità.
Dotati di armatura completa, costituivano la seconda fila dell'esercito, più di attacco che di difesa. Avevano uno scudo ovale, un gladio, due giavellotti, un elmo di bronzo con piume rosse e nere.
Alla distanza di cinquanta piedi e di fronte ai triari, erano accampati i principi; anche le loro tende avevano il fronte sulla via e formavano altre due strige originarie dalla stessa retta, e si trovavano, come le tende dei cavalieri, alla distanza di cento piedi dinanzi alle tende dei tribuni, terminando sullo steccato contrapposto alle tende dei tribuni, cioè il fronte dell'accampamento.
GLI HASTATI
Gli Astati, cioè dotati di asta, formavano la prima linea della battaglia, quindi un corpo di attacco. Portavano un'armatura completa con uno scudo ovale, un gladio, due giavellotti e un elmo di bronzo con tre piume nere e rosse.
Dopo i principi, a contatto con questi, ma con le tende in direzione opposta, stavano accampati gli astati.
Poiché ogni corpo comprendeva dieci manipoli, le strige avevano tutte la stessa lunghezza come pure le vie che le dividevano, giungendo fino al fronte del campo; presso questo si trovavano le tende dell'ultimo manipolo.
GLI ALLEATI
Alla distanza di cinquanta piedi dagli astati e di fronte a questi, stavano gli alloggiamenti dei cavalieri alleati disposti in modo da cominciare e terminare sulla stessa linea degli altri. Il numero dei fanti alleati era uguale a quello dei Romani, se si tolgono gli extraordinarii, quello dei cavalieri è doppio, tolto però anche da questo un terzo per gli extraordinarii. Perciò agli alleati veniva assegnato uno spazio di profondità proporzionale al loro numero, in modo che la lunghezza del loro campo risultasse uguale a quella dell'accampamento dei Romani.
LE STRADE
Venivano tracciate da subito tutte e cinque le strade, cioè gli intervalli compresi in ciascuna legione, fra i triari e i principi e fra gli astati e la cavalleria alleata; la quinta strada divideva i cavalieri delle due legioni, e i manipoli dei fanti alleati venivano disposti di fronte ai cavalieri, su una profondità variabile secondo il numero, rivolti verso lo steccato e ai due lati esterni del campo.
I centurioni occupavano le tende estreme di ciascun manipolo. Disponendo così le tende ai due lati del pretorio, veniva lasciato uno spazio di 50 piedi tra il quinto e il sesto squadrone e altri 50 tra il quinto e il sesto manipolo di fanteria, in modo da formare un'altra via in mezzo alle legioni, perpendicolare ai quartieri e parallela alle tende dei tribuni; questa via si chiamava quintana perché si trova lungo le tende della quinta squadra.
Lo spazio lasciato libero dietro le tende dei tribuni, ai due lati della tenda del console, era riservato al forum da una parte, dall'altra al questore e agli approvvigionamenti. Dietro l'ultima tenda dei tribuni, da entrambe le parti e disposti ad angolo retto con le tende, stavano gli alloggiamenti dei cavalieri scelti extraordinarii e di alcuni volontari arruolatisi al seguito dei consoli; questi si disponevano lungo i due lati dello steccato laterale, rivolti in parte verso i magazzini del questore, in parte verso il foro. Queste truppe erano accampate vicino al praetorium, sempre al servizio del console e del questore.
Di fronte ad essi, rivolti verso lo steccato, erano accampati i fanti scelti che prestavano gli stessi servizi dei cavalieri scelti. Dietro le loro tende veniva tracciata una via larga 100 piedi parallela alle tende dei tribuni, ma situata dall'altra parte dello spiazzo, che si estendeva per tutta la lunghezza del campo. Lungo la parte superiore si accampavano i cavalieri scelti alleati, le tende dei quali sono rivolte verso il foro, il pretorio e il questorio. Nel mezzo degli accampamenti di questi cavalieri e di fronte al pretorio veniva lasciato un passaggio di 50 piedi, perpendicolare alla via, che conduceva al lato posteriore dell'accampamento.
ALLEATI DELL'ULTIMA ORA
Lo spazio che rimaneva vuoto ai due lati delle truppe scelte (vacuum) era riservato agli stranieri e agli alleati che arrivino eventualmente all'improvviso. La razionalità del campo non permetteva scompagini, pena il fallimento di tanta perfetta organizzazione, per cui anche soldati che si decidessero tardivamente di partecipare, dovevano essere inquadrati nell'accampamento. Insomma nulla era lasciato al caso.
Se il numero degli alleati, sia di quelli iniziali, sia di quelli successivi, era maggiore del solito, a quelli che sopraggiunt6i all'improvviso, oltre allo spazio loro riservato, si assegnava quello intorno al pretorio, al foro e al questorio, riducendo questi all'estensione strettamente indispensabile. Se poi gli alleati iniziali erano in numero particolarmente elevato, veniva loro assegnato un quartiere ai due lati delle legioni romane, oltre allo spazio normalmente loro riservato, presso i due lati del campo.
LA SICUREZZA
L'insieme del campo così costruito era così un quadrato diviso in quartieri come una città.
Su tutti i lati lo steccato distava dalle tende 200 piedi, che consentivano ai soldati di entrare e uscire comodamente, evitando di affollarsi tutti in una sola via, urtandosi o calpestandosi; di notte nello stesso spazio venivano custoditi senza pericolo sia il bestiame catturato sia il bottino sottratto ai nemici.
Soprattutto infine durante gli assalti notturni i soldati raramente venivano raggiunti dal fuoco o dalle frecce, per la larghezza dello spazio vuoto e per la disposizione delle tende.
A consoli uniti
Quando tutte e quattro le legioni e i due consoli erano uniti in un solo accampamento, si formavano due campi l'uno di fronte all'altro, con gli accampamenti delle truppe scelte di ciascuna legione contigue e disposte lungo il lato posteriore di ogni accampamento; la forma del campo risultava allora rettangolare, con area doppia della precedente.
Quando i due consoli sono accampati insieme, l'accampamento è unico; quando sono accampati separatamente tutto il resto è uguale, ma il foro, il questorio e il pretorio vengono posti nello spazio intermedio fra le due legioni.
Le misure
In totale l'accampamento romano era un quadrato con ogni lato di 635.33 m (2.150 piedi), con un'area di 403.644,2 mq ed un perimetro di 2.541,3 metri. Una perfetta fortezza che nella struttura ispirerà la maggior parte delle città europee
IL GIURAMENTO
Piantato il campo i tribuni si riunivano e facevano prestar giuramento a tutti, uno per uno liberi e schiavi. Il giuramento era detto Sacramentum, del resto ancor oggi si giura sulla Bibbia in molti paesi.
Non ce ne sono pervenute edizioni complete, sappiamo solo che fra l'altro i soldati si impegnavano a non rubare nulla nell'accampamento e a consegnare ai tribuni qualunque cosa trovassero.
Il giuramento era recitato all'arruolamento, il 3 gennaio, ed all'anniversario del regno dell'Imperatore corrente. Uno dei punti fondamentali del Sacramentum era l'impegno alla fedeltà del soldato: durante la Repubblica era il Comandante dell'unità che lo riceveva; durante l'Impero, invece, era l'Imperatore in persona. Questo cambiamento fu effettuato da Augusto, onde evitare che i Generali si proclamassero ai loro soldati più importanti dell'Imperatore stesso.
I SERVIZI
Ognuno dei tre manipoli prestava a turno al tribuno i seguenti servizi:
piantavano le tende, battevano il terreno intorno ad esse e se per maggiore sicurezza occorreva uno steccato per i bagagli del tribuno, lo costruivano; fornivano inoltre due corpi di guardia di 4 uomini, di cui uno fisso dinanzi alla tenda del tribuno, ed uno fisso presso i cavalli.
Al servizio di ogni tribuno stavano tre manipoli, ognuno di 100 uomini, senza calcolare i triari e i veliti esenti da questi servizi; il lavoro dunque non era pesante, poiché il turno di servizio toccava ogni quattro giorni; ai tribuni era così assicurata l'assistenza e la dignità conveniente al grado.
I triari erano esenti dal servizio ai tribuni, ma ogni giorno fornivano i manipoli per la guardia agli squadroni di cavalleria accampati dietro di loro, sorvegliando che i cavalli non si facessero male impigliandosi nelle pastoie, non si slegassero, non si spaventassero gettandosi gli uni sugli altri. Infine un manipolo a turno montava la guardia al pretorio per difendere il console da ogni attentato e per onorare la sua carica.
Sul compito della costruzione del fossato e dello steccato, agli alleati erano assegnati i due lati presso i quali essi erano accampati, ai Romani gli altri due, uno per legione. Il lato veniva diviso secondo il numero dei manipoli, e i centurioni controllavano queste parti mentre due tribuni esercitano la sorveglianza su tutto il lato.
I tribuni controllavano tutto quanto avveniva nel campo, dividendosi in tre coppie ed ogni coppia faceva la ronda per due mesi su sei, provvedendo a tutto ciò il necessario durante la spedizione. Lo stesso incarico esercitavano, riguardo agli alleati, i prefetti.
I tribuni distribuivano poi i servizi fra i manipoli dei principi e degli astati di ogni legione; i due manipoli ai quali è affidata la sorveglianza dello spiazzo davanti alle tende dei tribuni ne hanno grande cura e lo innaffiano e scopano diligentemente, poiché in esso soggiornano per lo più i soldati. Gli altri diciotto manipoli venivano assegnati ai tribuni in numero di tre per ciascuno; venti sono infatti i manipoli degli astati e dei principi in ogni legione, e sei i tribuni.
Gli ordini
I cavalieri e i centurioni all'alba si presentavano immancabili e precisi alle tende dei tribuni, ma prima i tribuni si presentano alla tenda del console; questi dà gli ordini ai tribuni che li trasmettono ai cavalieri e ai centurioni, questi ultimi infine ai soldati al momento opportuno.
IL SERVIZIO DI GUARDIA
Per essere certi che venisse trasmessa la parola d'ordine per la notte, i romani si organizzavano così:
dal decimo manipolo di ogni corpo di cavalleria e di fanteria, che è l'ultimo nel quartiere, si sceglieva un soldato esentandolo dai servizi di guardia; questi al tramonto si presentava alla tenda del tribuno, riceveva la tavoletta con la parola d'ordine e se ne andava.
Ritornato al suo manipolo, la consegnava davanti a testimoni al comandante del manipolo vicino e cosi via successivamente finché la parola d'ordine arriva ai primi manipoli accampati presso i tribuni. Questi avevano l'obbligo di consegnare la tavoletta ai tribuni prima di notte.
Le tavolette erano quattro, poiché ne veniva consegnata una a un soldato del decimo manipolo degli astati, dei principi, dei triari e del cavalieri, e ciascuna recava un segno particolare.
Se gli venivano restituite tutte e 4 le tavolette il tribuno sapeva che la parola d'ordine era stata trasmessa a tutti, poiché passando dall'uno all'altro manipolo era tornata a lui, ma se ne mancava qualcuna subito faceva un'inchiesta, sapendo dall'iscrizione da quale parte la tavoletta non gli era ritornata. Scoperto il colpevole stabiliva la pena.
Servizio di guardia notturna
La tenda del console era guardata dal manipolo accampato davanti ad essa; le tende dei tribuni e gli squadroni di cavalleria, dagli uomini dei singoli manipoli a ciò destinati. Allo stesso modo ogni drappello aveva le proprie sentinelle; le altre venivano designate dal console.
In genere venivano disposte tre sentinelle presso la tenda del questore, due presso quelle dei legati e dei membri del consiglio. I veliti provvedono al servizio di guardia all'esterno del campo, stazionando ogni giorno presso lo steccato, in numero di dieci presso ciascun ingresso. Un serra-file di ciascun manipolo (optio) conduceva di sera alla tenda del tribuno uno degli uomini al quali spettava il primo turno di guardia; il tribuno gli consegnava una minuscola tavoletta con un contrassegno; ricevutala, le sentinelle andavano al posto assegnato.
Il servizio di ronda
Il servizio di ronda era affidato ai cavalieri; di buon mattino il capo del primo squadrone di ogni legione ordinava a uno dei suoi sottoufficiali di comandare prima della colazione a quattro della sua squadra di prepararsi per il servizio di ronda. Egli stesso prima di sera doveva trasmettere al comandante della squadra, cui spettava il servizio di ronda per il giorno successivo, l'ordine di provvedere per l'indomani.
I quattro uomini del primo squadrone a cui era stato portato l'ordine, estratto a sorte il turno di servizio, si presentavano al tribuno dal quale ricevono in un ordine scritto quali e quanti posti di guardia dovessero ispezionare.
Quindi i quattro uomini si ponevano presso il primo manipolo dei triari, il centurione dei quali (centurio primipili) faceva suonare il cambio di guardia. I turni di guardia (vigiliae) erano quattro, di tre ore ciascuno.
Chi era stato sorteggiato per primo faceva il primo giro di ronda accompagnato da alcuni amici come testimoni, ispezionando i luoghi assegnati, e non soltanto le sentinelle disposte lungo il vallo e agli ingressi, ma anche tutte quelle presso i singoli manipoli e gli squadroni di cavalleria.
Se trovava svegli gli uomini del primo turno di guardia, riceveva da loro le tessere, se trovava qualcuno addormentato o non al suo posto, faceva constatare il fatto ai testimoni poi si allontanava. I centurioni del primo manipolo del triari di entrambe le legioni avevano ogni giorno l'incarico di suonare il cambio di guardia, perché il segnale fosse dato sia agli uomini della ronda che alle sentinelle.
Al sorgere del giorno tutti gli uomini della ronda riportavano la parola d'ordine al tribuno. Se le tessere non erano state consegnate tutti si ritiravano senza altra inchiesta; se mancava la tessera di qualcuno dei posti di guardia, dal segno desumevano chi fosse; riconosciuto il colpevole, il tribuno faceva chiamare il centurione che a sua volta conduceva gli uomini incaricati del servizio di guardia mettendoli a confronto con il cavaliere di ronda. Se la colpa era delle sentinelle il cavaliere di ronda chiamava i testimoni che lo seguivano, altrimenti la colpa del mancato servizio sarebbe ricaduta su di lui.
DE BELLO GALLICO
Disposizione secondo Giulio Cesare
Dentro a quei boschi si tenevano nascosti i nemici; allo scoperto lungo il fiume si vedevano poche stazioni di cavalleria. La profondità del fiume era di circa tre piedi. Cesare, mandata avanti la cavalleria, seguiva immediatamente con tutte le truppe: ma il criterio e l'ordine di marcia era diverso da quel che i Belgi avevano riferito ai Nervi.
Infatti poiché si avvicinava ai nemici, secondo la sua abitudine, Cesare conduceva sei legioni senza bagagli; dopo le quali aveva collocato i bagagli di tutto l'esercito; quindi le due legioni, che ultimamente erano state arruolate, chiudevano l'intera colonna e costituivano il presidio delle salmerie.
I nostri cavalieri con i frombolieri e gli arcieri passato il fiume attaccarono battaglia con la cavalleria nemica. Questa ripetutamente si ritirava presso i fanti nei boschi e di nuovo uscendone attaccava i nostri, che per altro non osavano inseguirla nella ritirata oltre i luoghi piani e aperti.
Intanto le sei legioni, che erano giunte prime, tracciata la pianta, cominciarono a fortificare il campo. Quando i nemici, che se ne stavano nascosti nei boschi, videro la testa delle salmerie del nostro esercito, che era il momento tra loro convenuto per attaccare battaglia, siccome dentro ai boschi si erano disposti in ordine di combattimento e si erano incoraggiati, all'improvviso con tutte le truppe corsero avanti e attaccarono i nostri cavalieri.
Respinti e sbaragliati questi senza difficoltà, i nemici con rapidità incredibile scesero di corsa al fiume, al punto che quasi contemporaneamente apparvero nei boschi, nel fiume e già alle mani con i nostri. Con la stessa rapidità poi mossero per il colle di fronte verso il nostro campo e verso quelli che erano occupati nel lavoro.
Cesare doveva fare tutto nel medesimo tempo: sollevare il vessillo che era il segnale quando era necessario prendere le armi; dare il segnale con la tromba; richiamare i soldati dal lavoro; far rientrare quelli che si erano allontanati per cercare materiale; schierare in ordine di combattimento; esortare i soldati; dare il segnale.
L'esiguità del tempo e l'avanzata del nemico impedivano una gran parte di queste operazioni.
A queste difficoltà due cose sovvenivano: l'istruzione e l'esperienza dei soldati, poiché, esercitati nei precedenti combattimenti, erano in grado di prescriversi essi stessi le operazioni che dovevano essere fatte, non meno opportunamente che se fossero state loro da altri indicate, e il fatto che Cesare aveva vietato ad ogni luogotenente di abbandonare il lavoro e la legione, se il campo non fosse stato fortificato. Questi, per la prossimità e velocità dei nemici, non stavano più ad aspettare l'ordine di Cesare, ma disponevano da soli le operazioni che parevano loro opportune."
BIBLIO
- Cesare - Commentarii de bello Gallico - Progetto Ovidio -
- Cesare - Commentarii de bello civili - Progetto Ovidio -
- Giuseppe Flavio - Guerra giudaica -
- Livio - Ab Urbe condita libri -
- Pseudo-Igino - De Munitionibus Castrorum -
- Tacito - Annales. - Progetto Ovidio -
- Tacito - Historiae. -
- Vegezio - Epitoma rei militaris -
- A. Liberati, E. Silverio - Organizzazione militare: esercito, Museo della civiltà romana - Roma - 1988 -
- W. J. H. Willems - Early roman camps on the kops plateau at Nijmegen (NL), in XV Roman frontier studies - Exeter - 1991 -
Articolo perfetto.
ReplyDeleteArticolo spiegato molto accuratamente
ReplyDeleteOk
ReplyDeleteOttimo articolo
ReplyDeleteBuono
ReplyDeleteIo però non ho ancora capito quanti uomini COMPLESSIVAMENTE poteva contenere un accampamento romano
ReplyDeletenon ho capito dove alloggiavano i cavalli poi un ottimo articolo
ReplyDeleteArticolo esaustivo, ma non ho compreso il tempo di costruzione di un campo di 635 metri di grandezza. per costruirlo ci volevano come minimo 6-7 ore, dove lo trovavano il tempo per farlo ? Anche in considerazione del fatto che l'operazione veniva eseguita ogni giorno.
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