LE COLONIE ROMANE


"Oltre che per la loro posizione geografica, le città antiche - e in particolare quelle di fondazione romana - si riconoscono immediatamente per il loro impianto grosso modo quadrangolare, derivato dagli accampamenti legionari (castra) che in più casi ne costituiscono il primo nucleo urbano. Si ha quindi una città caratterizzata da vie dritte che si intersecano regolarmente, in modo ortogonale, attorno all'intersezione cruciforme di due grandi strade: una nord-sud, cardo, e una est-ovest, decumano."

Roma fu la protagonista della più colossale impresa di colonizzazione del mondo antico.

Il termine "colonia" deriva dal latino colonus cioè coltivatore, contadino.

Con il nome colonia i Romani non designavano il territorio conquistato, a cui veniva dato il nome di "provincia", ma il luogo di esso in cui veniva insediato un gruppo di cittadini romani, che stabilivano un centro autonomo ma con vincoli di stretta alleanza con Roma.

Le colonie erano di diversi tipi.
  • Nelle colonie romane gli abitanti avevano la cittadinanza romana, e quindi il riconoscimento di tutti i diritti, e un'amministrazione cittadina direttamente sotto il controllo di Roma.
  • Nelle colonie immuni i cittadini potevano battere moneta ed erano esenti da imposte, come ad esempio la colonia Cesaraugusta, importante passaggio sulla Loira.
  • Nelle colonie di diritto latino venivano istituite le cariche di tipo romano con magistrati locali, autonomia amministrativa, talvolta con l'emissione di monete, ma con l'obbligo di fornire, in caso di guerra, l'esercito in aiuto di Roma.
Gli abitanti delle colonie latine non erano Cives Romani Optimo Jure, ma possedevano lo ius connubii e lo ius commercii secondo i diritti del Nomen Latinum. Le colonie venivano fondate secondo il diritto latino allo scopo di romanizzare la popolazione e per non far pesare troppo il controllo romano.

Le colonie erano rette dai duoviri, da un senato locale e da un'assemblea popolare. In età imperiale alcune città si arrogarono il titolo di colonia pur non possedendolo, perché questo titolo era diventato un privilegio di pochi municipia.

Le colonie romane solo militari erano poste ai confini o sulle coste, le colonie latine, più dedite alla valorizzazione del territorio, stavano all'interno. Nelle colonie latine venivano stanziati 2500 coloni, nelle colonie romane 300.

La Forma Coloniae era una serie di tavolette di bronzo in cui erano indicate le dimensioni dei lotti e il nome degli assegnatari, nel I sec. a.c. l'assegnazione era di 50 iugeri (poco meno di 13 ettari), e il rapporto tra centurie e coloni era di 1:4.

Nel 90 a.c. la Lex Iulia concesse la cittadinanza romana agli italici rimasti fedeli a Roma durante la Guerra Sociale, nell'89 a.c. la Lex Pautia e Papiria, e la Lex Pompeia completarono la legislazione a favore degli Italici.

Per la conquista-occupazione si fondavano le Coloniae, per la conquista-assimilazione di città già esistenti la cittadinanza concessa formava i Municipia.

La colonia romana (di diritto romano) più antica fu Anzio, fondata nel 338 a.c. Verso la fine della Repubblica Romana, le colonie servirono soprattutto da territorio abitabile dai proletari o dai veterani dell'esercito romano riducendo così la pressione demografica dell'Urbe. Dal IV sec. a.c. sorsero così nuove città romane o ne vennero assimilate delle vecchie alla cittadinanza romana.

Con il progredire delle conquiste, sempre nuove colonie vennero fondate nelle province ai confini dell’Impero, per la difesa dei confini e la valorizzazione economica del territorio. Colonie di questo tipo si diffusero in tutta l’Europa.



LA CENTURIAZIONE

L’occupazione romana di un territorio o la fondazione di un nuovo centro urbano prevedevano anzitutto lunghi rituali e di cerimonie di fondazione:
  • prendere gli auspici,
  • immolare tre vittime per purificare il luogo,
  • tracciare con l’aratro il primo solco del percorso delle mura urbane;

Poi l'organizzazione pratica del territorio attraverso:
  • la creazione di sistemi di drenaggio per le bonifiche,
  • di irrigazione per l’agricoltura,
  • costruzione di strade secondarie collegate a quelle principali,
  • la centuriazione (in antico limitatio), cioè la suddivisione del territorio in appezzamenti uguali, da assegnare alle famiglie dei coloni.

Il sistema di centuriazione più frequente si basava sul modulo della centuria, un’area quadrata con lato di 20 actus (circa 710 m) e superficie di 200 iugera (circa 50 ettari), che, ripetuto ortogonalmente su tutta la zona, formava un reticolato di linee parallele e perpendicolari dette decumani (da est a ovest) e cardines (da nord a sud).

Tutto ciò costituiva il Pomerium, l'area sacra entro cui non si potevano porre sepolcri.

All'incrocio tra cardine e decumano massimi sorgeva la piazza del Forum, di norma rettangolare, il resto formava i quartieri urbani con le insulae e le vie minori.

Per la centuriazone, l’agrimensore si serviva della groma, strumento che permetteva di tracciare linee parallele sul terreno. Esso era formato da due bracci a croce, all’estremità dei quali era appeso un filo a piombo. Un sostegno orizzontale fissava la croce ad un’asta di supporto piantata nel terreno.

Dopo aver posizionato la groma su un punto prestabilito (umbilicus), egli stabiliva l’orientamento della centuriazione in base alle condizioni geomorfiche del terreno ed indicava la direzione dei due assi ortogonali portanti che erano il cardo maximus e il decumanus maximus. In seguito, procedeva a tracciare, a distanza di 20 actus, le altre linee rette perpendicolari (decumani e cardini minori), creando così una regolarità geometrica nel terreno, che ne permetteva una facile misurazione.

Tra il II sec. a.c. e il I secolo d.c., i Romani avevano già centuriato gran parte dei territori della penisola e in molte delle aree centuriate la suddivisione del territorio venne impostata seguendo la direttrice dell’asse viario più importante: ad esempio, in Emilia Romagna, la via Aemilia; in Italia settentrionale, la via Postumia.




COLONIE ROMANE ( le più note )

BIBLIO

- C. Vismara - Il funzionamento dell'impero - Museo della civiltà romana. Le Provincie dell'impero, 1 - Roma - 1989 -
- P. Romanelli - Le Provincie e la loro amministrazione - V. Ussani, G. Arnaldi (ed.) - Guida allo studio della civiltà romana antica - I - Roma - 1959 -
- S. Rinaldi Tufi - Archeologia delle province romane - Roma - 2007 -
- Giuseppe Ignazio Luzzatto & Guido Achille Mansuelli, Roma e le province - Storia di Roma, vol. XVII - tomo I - Organizzazione, economia, società - tomo II - Topografia, urbanizzazione, cultura - Bologna - Cappelli - Istituto di Studi romani - 1985 -
- G. I. Luzzatto, G. A. Mansuelli - Roma e le province - Istituto nazionale di studi romani. Storia di Roma - Bologna - 1985
- G. Gazzetti - Le province romane - ed. Quasar - 2013 -

19 commenti:

  1. manca Hadria/Hatria Picena (Atri), la città della famiglia di Adriano

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  2. Avete dimenticato la colonia di nome e di fatto: Colonia! :-) Colonia Claudia Ara Agrippinensium C.C.A.A.

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  3. Pollentia-Vrbs Salvia (Picenum) 123 - 122 a.C.

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  4. Manca anche Scolacium 123-122 a.C. rifondata da Nerva nel 96-97d.C., città natale di Cassiodoro

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  5. Manca Augusta (Augsburg) in Baviera

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  6. Manca Treviri in Germania

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  7. manca Anneianum attuale Borgo S.Lorenzo provincia di Firenze

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  8. Certamente mancano Castrum Novum Picenii (Giulianova) III sec a.C., Hatria (Atri), Sena Gallica (Senigallia) 289 a.C.!

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  9. Lavoro egregio ed immenso quanto è immensa Roma.

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  10. Manca anche Comum (Como)

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  11. Ottimo lavoro ma manca Pisaurum

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  12. Pisaurum (Pesaro) dedotta in agro gallico nel 184 aC da Marco Fulvio Nobiliore

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