Nome originale: Marcus Horatius Pulvillus
Nascita: ?
Morte: ?
Incarico politico: console nel 509 a.c.
Incarico politico: console nel 509 a.c.
Gens: Horatia
Fratello: Orazio CocliteMarco Orazio Pulvillo, Marcus Horatius Pulvillus, fu un uomo di peso negli albori della repubblica. Di nobile stirpe, discendeva da Publio Orazio, quello dei tre fratelli Orazii che era sopravvissuto allo scontro con i Curiazi e forse era anche il fratello di Orazio Coclite, l'eroe che salvò o quasi Roma dai Galli.
La gens Orazia, Horatia, era un'antichissima famiglia patrizia romana, tra gentes originarie sopravvissute nei secoli successivi alla fondazione di Roma. La gens Horatia si divise in diversi rami, tra i quali i Pulvilli ed i Barbati. Furono della gens Orazia i tre gemelli Orazi, che durante il regno di Tullo Ostilio sfidarono a duello i tre gemelli Curiazi di Alba Longa, determinando la sconfitta della rivale di Roma.
Non si sa quando nacque, ma si sa che Orazio, durante il VI sec. a.c., ebbe, almeno secondo Dionigi di Alicarnasso, una presenza decisiva nella cacciata dei Tarquini, venendo di conseguenza eletto nel primo anno della repubblica, cioè nel 509 a.c.
GLI ORAZI |
Per Livio Orazio fu il successore immediato di Bruto, mentre Polibio sostiene che Bruto ed Orazio furono consoli colleghi.
Sempre secondo Dionigi, però Orazio fu console una seconda volta assieme a Publio Valerio Publicola, nel terzo anno della Repubblica, vale a dire nel 507 a.c., ma per Livio il collega di Publicola in quell'anno fu Publio Lucrezio.
Tacito, concorde con Dionigi, ribadisce il secondo consolato di Orazio.
Insomma nel primo anno della repubblica, secondo la tradizione, c'è l'alternarsi di ben cinque personaggi nella carriera consolare. Quindi quattro coppie consolari e cinque consoli. La cosa è sospetta, è possibile che le famiglie più importanti tenessero tutte a dire che nel primo anno di consolato c'era un membro della propria famiglia, e questo può avere ampliato i consoli.
Il nome di Orazio Pulvillo restò famoso, con grande dispiacere di Giunio Bruto che ne avrebbe desiderato l'onore, per la dedica del Tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio, che avvenne, secondo Dionigi e Tacito, nel suo secondo consolato.
La tradizione dice che Orazio era stato estratto a sorte per questo onore: tuttavia mentre stava iniziando la cerimonia della dedica, Marco Valerio, fratello dell'altro console, Valerio Publicola, gli trasmise la falsa notizia della morte del figlio, sperando che l'emozione distraesse Orazio dalla cerimonia, lasciando l'onore a Publicola. Ma Orazio non si turbò affatto, ordinò di portare fuori il cadavere e proseguì la consacrazione.
Tito Livio:
"Mentre il console appoggiato allo stipite rivolgeva le sue preghiere agli Dei, gli diedero la funesta notizia che il figlio era morto, egli non poteva consacrare il tempio mentre le avversità colpivano la sua famiglia. Che non abbia creduto al fatto o che abbia mostrato grande forza d’animo, non ci è stato tramandato per certo né tale interpretazione risulta semplice. Senza lasciarsi distogliere dalla notizia, a parte per dare ordine di sepoltura del cadavere, mantenendo la mano sullo stipite, completò le preghiere e consacrò il tempio"
C'è però da rilevare che la consacrazione di un tempio era competenza di consoli e magistrati coadiuvati dal pontefice massimo, ma il dedicante veniva eletto dal popolo, come sostiene altrove lo stesso Livio e pure Cicerone, e non tirato a sorte.
Secondo altre fonti Orazio mantenne l'incarico perchè non risultava "funestus" in quanto il lutto che lo avrebbe reso impuro e inadatto venne annunciato solo a cerimonia iniziata. Sotto il suo consolato avvenne comunque il primo trattato di pace tra Roma e Cartagine.
BIBLIO
- Cicerone: Cicero pro domo sua - 54 -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - Libro V -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - Libro II -
- Aurelio Vittore - De Viris Illustribus Romae -
- Mario Enzo Migliori - L’Origo Gentis Romanae. Ianiculum e Saturnia - 2015 -
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