VEDUTA AEREA DI OSTIA ANTICA OGGI |
Purtroppo molto è andato distrutto ma molto di più fu appositamente distrutto.
RODOLFO LANCIANI
LA DISTRUZIONE DI OSTIA- PORTVS
« Il carreggiatore Silvestro riceve - due. XXVI per tiratura de li marmi condocti da Hostia a fiume, et simile de porto:
- (27 febbraro) due. 104 per m° Pagno scarpellino e compagni a romper marmi a porto per lo pulpito ». Nel marzo gli scavi di Ostia furono attivamente proseguiti dal Manganello e i suoi manovali. I pagamenti della Camera « ad incideudum marmerà apud Hostiam », ovvero « apud portum portuensem » continuano per molti mesi.
Il solito Silvestro di Giuliano ser Roberti fu impiegato « ad vehendum marmore ex Hostia » per via di terra, mentre quelli di Porto presero la via di fiume « usque ad ripam urbis » cioè sino alla Torre di porta Portese.
- (30 maggio) « Giovanni da ferrara e comp. X a cavar marmi a porto et ad Hostia n, (12 luglio).
« Silvestro de Giuliano per giornate XIII con X bufali et due schiavi a tirar marmi nell'isola de porto a fiume dove ai carica co li burchi .... per tiratura di più marmi condocti co lo burchio de Nardo Ferazolo de la porta de porto (portese) a la piazza de s. Pietro ».
- (27 luglio) « Nardo Ferazolo per nolo de due barche de marmi tirati da porto ».
La malaria e il solleone cacciarono i devastatori da quelle plaghe desolate in principio dell'estate: ed è perciò che sino dal 17 luglio ritroviamo il Manganello intento a cavare in piazza di s. Pietro.
- (13 gennaio 1464) a Petro Margano due. 3 per conto de due vitelli bufalini dati a scarpellini a porto,
- (maggio) a Menico baroncello due. 172 per viaggi 21 fatti con la sua piacta a condurre marmi da porto a la ripa per lo pulpito ». E qui giovi riferire il passo dei Commentarii, lib. XI, p. 302 relativo ad Ostia « ubicumque effoderis, marmerà invenias, et statuas, et columnas ingentis magnitudinis ».
RICOSTRUZIONE GRAFICA DI OSTIA IN EPOCA ROMANA (By https://www.katatexilux.com/) |
OSTIA di Rodolfo Lanciani
"Sisto IV visita le rovine di Ostia, e mostra interesse per le discussioni istorìche e topografiche sorte fra i suoi famigliari. Visita anche gli avanzi del porto claudio-traiano (Muratori, Script., tomo XXIIl, p. 191). Egli si serviva per queste dilettevoli navigazioni di un bucintoro costruito in sul cantiere di Pisa, ed a lui offerto in dono dal card. Giuliano della Rovere, il futuro Giulio II. In questo medesimo anno il cardinale dà principio alla costruzione del castello di Ostia il quale non contiene mattone o pietra o marmo che non sia stato tolto dagli edificii della colonia.
È probabile che i monumenti lapidarli CIL. XIV, 99, 246, 47 sieno tornati all' aperto sotto questo pontefice. Il primo era inciso « in quodam marmore delato Roma ex civitate portuensi » : il secondo, ostiense, era finito nel giardino Colonna ai ss. Apostoli : il terzo, pure ostiense, fu trascritto dal Giocondo « in tempio prope . . . viam Ripensem ubi venditur caseus Sardus » e. 37' e 118' del cod. Chatsworth."
È probabile che i monumenti lapidarli CIL. XIV, 99, 246, 47 sieno tornati all' aperto sotto questo pontefice. Il primo era inciso « in quodam marmore delato Roma ex civitate portuensi » : il secondo, ostiense, era finito nel giardino Colonna ai ss. Apostoli : il terzo, pure ostiense, fu trascritto dal Giocondo « in tempio prope . . . viam Ripensem ubi venditur caseus Sardus » e. 37' e 118' del cod. Chatsworth."
"Nell'anno 1488 un fiorentino, meravigliandosi della moltitudine di statue, di sarcofaghi, di musaici, di rovine che vide in Ostia, ne scrisse a Lorenzo de' Medici, e gli mandò alcune anticaglie in dono. E in quel medesimo anno scavandosi presso le mura della città, si trovarono gli avanzi di una nave con chiodi di rame. Gaye, "Carteggio tomo I, 298, citato dal Gregorovius tomo VII, p. 668. Lorenzo
il Magnifico acquistò fra gli altri oggetti « tre belli faunetti in una basetta di marmo, cinti tutti a tre da una grande serpe " (copia del Laocoonte ?). Vedi gli autori citati dal Miintz, Les Arts, 1898, Innoc. VIII, p. 20. E se Lorenzo non riuscì a spogliare del tutto il mercato antiquario di Roma, ne dobbiamo essere grati alla opposizione del card. Giuliano della Rovere il futuro Giulio II. Gaye, 1. e, p. 185."
il Magnifico acquistò fra gli altri oggetti « tre belli faunetti in una basetta di marmo, cinti tutti a tre da una grande serpe " (copia del Laocoonte ?). Vedi gli autori citati dal Miintz, Les Arts, 1898, Innoc. VIII, p. 20. E se Lorenzo non riuscì a spogliare del tutto il mercato antiquario di Roma, ne dobbiamo essere grati alla opposizione del card. Giuliano della Rovere il futuro Giulio II. Gaye, 1. e, p. 185."
(RODOLFO LANCIANI)
LA STORIA
Ostia trae il suo nome da Ostium, la bocca, cioè la foce del fiume. E' qui, infatti, che un tempo il Tevere terminava il suo corso prima di buttarsi nel mar Tirreno, un tempo molto più vicino.
Il parco archeologico di Ostia Antica è uno dei meglio preservati siti archeologici dell'antica Roma, con 50 ettari di costruzioni e cambiamenti durante circa 8 secoli.
Le fonti riportano che Ostia fu fondata dal re Anco Marzio nel VII sec. a.c, ma non se ne sa altro. Reperti di materiali dell'età del bronzo recente (XIII-X sec. a.c.) nel territorio di Ostia e Acilia (antica Ficana), testimoniano come la foce del Tevere fosse abitata in tempi remoti, ma non ci sono tracce dell'era monarchica.
Si sa invece dell’insediamento romano nel IV sec. a.c., dove Ostia fu fondata come colonia militare per il controllo della costa, con un porto fluviale, il Portus Urbis, da cui, fin dal II sec. a.c., dipendeva l’approvvigionamentodi grano per l’Urbe.
I primi insediamenti del IV sec. ebbero luogo sullo sbocco del Tevere dalla cui foce (ostium) Ostia deve il suo nome. Nacque dunque come castrum, un insediamento fortificato delimitato da un perimetro quadrangolare edificato in blocchi di tufo.
Dopo la fondazione della cinta muraria, progettata da Cicerone, la città fu riorganizzata con un piano urbanistico, controlato dagli imperatori per le distrubuzioni alimentari alla plebe senza cui si sarebbe rotto l'equilibrio della città. Si sviluppò infatti in età imperiale come Porta del Tevere, per molti secoli via di comunicazione primaria, e porta del Tirreno, per cui centro commerciale portuale, importante soprattutto per l'approvvigionamento del grano nell'Urbe.
Dalla metà del I sec. a.c., divenuta colonia romana, Ostia ebbe un grande sviluppo economico, commerciale e demografico.
Come raccordo tra importantissime vie di comunicazione (Tevere e Tirreno) con Roma, Ostia fu una città cosmopolita, con razze e culture differenti.
I suoi abitanti erano, a seconda della professione, raggruppati in corporazioni, con lingue e religioni differenti, come si vede dai templi dedicati oltre alle divinità locali, a Mitra persiana, a Cibele frigia, a Iside egiziana, e a una Sinagoga ebraica. Ad essa accorse gente in cerca di fortuna e soprattutto liberti. La vicinanza a Roma fece di Ostia un importante centro di commercio e approvvigionamento per la capitale, ampliandola con un foro, un acquedotto e un teatro.
Ostia raggiunse i 100.000 abitanti, ma declinò con la crisi del III secolo. Ebbe una ripresa nel IV sec. come sede residenziale, mentre le attività commerciali e amministrative si erano spostate nella città di Porto, ma decadde ancora in seguito.
Dal porto di Ostia passava di tutto, dal grano che nutriva tutta Roma ai cammelli e agli elefanti per gli spettacoli circensi. Ostia era una "Roma in piccolo", ma mentre della capitale sono ancora visibili quasi soltanto i resti monumentali, qui sono rimaste le case, le taverne, le latrine e persino le pubblicità, vedi i mosaici del piazzale delle Corporazioni.
Porto di Claudio
Già Giulio Cesare voleva creare un nuovo porto vicino Roma ma non ne ebbe il tempo. A causa dell'aumento del traffico commerciale che rendeva insufficiente la capacità della foce del Tevere, l'imperatore Claudio, fece costruire a partire dal 42 d.c un nuovo porto a circa 3 km a nord di Ostia, collegato al Tevere da un canale, terminato nel 46, il canale di Fiumicino, con la formazione dell'Isola Sacra. Il Porto sarà terminato da Nerone, nel 64-66, ma era già attivo nel 62 d.c.
Il nuovo porto fu creato nei pressi dell'attuale aeroporto internazione di Fiumicino, partendo da un bacino artificiale di 90 ettari di superficie, costruito su una laguna con un cordone sabbioso che costituiva una protezione naturale. L'entrata del bacino fu sbarrata da un'immensa diga di 758 m di lunghezza e 3 di larghezza, lasciando un'entrata di 206 m, tra la diga ed un molo lungo 600 m e largo 12 m, il monte Giulio, situato a nord-est sulla terra ferma.
Furono creati attracchi ed horrea (magazzini) sui due bracci del porto per più di cento ettari, per gli scambi e lo stoccaggio delle merci. All'estremità della grande diga fu eretto un faro, simile a quello del porto di Alessandria, utilizzando come fondazione la nave usata dall'imperatore Caligola per portare dall'Egitto l'obelisco che attualmente si trova in Vaticano. La nave fu riempita di pietre, quindi affondata facendo affiorare un isolotto artificiale. Sembra che i monumentali lavori richiesero 30000 operai e 1000 paia di buoi durante 20 anni.
PORTO DI TRAIANO
Il nuovo porto non riparava abbastanza dalle tempeste, infatti Tacito riporta che nel 62, prima quindi che i lavori fossero portati a compimento, una tempesta affondò 200 navi. Inoltre il suo mantenimento era estremamente costoso. Quindi l'imperatore Traiano fece costruire da Apollodoro di Damasco il Porto di Traiano, più funzionale e arretrato rispetto a quello di Claudio. I lavori durarono dal 100 al 112 d.c., con la creazione di un bacino esagonale con lati di 358 m e profondo 5 m, con una superficie di 32 ettari e 2000 m di banchina. Fu costruito un ulteriore canale, ed il collegamento ad Ostia fu assicurato da una strada a due corsie. Al Portus Traiani, furono costruiti magazzini e depositi per permettere la miglior conservazione delle derrate alimentari.
A 3 Km di distanza sorse il centro urbano di Portus che divenne il polo commerciale, mentre Ostia assumeva il ruolo di centro direzionale e amministrativo, sede delle più importanti compagnie di viaggio dell’antica Roma.
Nel II sec. a.c. si cominciò ad edificare fuori dal castrum, e dopo che Mario la saccheggiò durante la guerra civile, Ostia fu dotata da Silla di ampie mura, per consentirne un maggiore sviluppo. Ostia fu quindi il centro di smistamento dei beni commerciali diretti a Roma, e la città crebbe in ricchezza e prestigio, fino a toccare il culmine con la ristrutturazione urbanistica di Adriano, quando contava oltre 100000 abitanti.
Dopo l'autonomia amministrativa concessa da Costantino, Ostia iniziò il suo declino, contemporaneo alla rovina di Roma, subì le incursioni dei Visigoti di Alarico e dopo un momentaneo risveglio sotto il regno di Teodorico, le sorti negative di Roma e le incursioni barbariche portarono al suo abbandono.
Purtroppo a causa dell’insabbiamento delle acque del fiume Tevere, che ne compromisero la navigabilità, e delle invasioni barbariche ci fu un abbandono della costa. La piena del 1557 ne determinò la decadenza definitiva, cambiando il corso del Tevere, che da quel momento si è incurvato verso nord, spostando il corso di circa due Km, ma preservandone però, per nostra fortuna, i resti interrati dal fango.
Gregorio IV, nel IX secolo d.c., costruì un centro abitato non lontano, Gregoriopoli. L'unica costruzione che rimase visibile fu il Capitolium, trasformato in ovile e chiamato "la casa rossa", per i suoi mattoni.
GLI SCAVI
Gli scavi di Ostia Antica inziarono ai primi del 1800, sotto Pio VII, e sotto Pio IX e nel 1909, con il Vaglieri prima e Paribeni e Calza poi, furono condotti con un certo metodo. Ma i reperti rinvenuti furno venduti all'estero o acquisiti dai Musei Vaticani. Dopo l’Unità d’Italia erano stati riportati in luce circa 34 ettari. Tuttavia la gran parte dell’opera ha avuto luogo nell’ultimo dopoguerra. Oggi si scava ancora, e l'antica Ostia riserva ancora sorprese. Dopo Pompei è il miglior esempio di città di epoca romana giunto fino a noi.
DESCRIZIONE
Oggi di Ostia Antica restano le rovine immerse nel verde, ma incontaminate fin dall’epoca tardoantica. La città si attraversa percorrendone il decumano massimo, da Porta Romana a Porta Marina. Da questa grande strada basolata e inoltrandosi nelle vie trasversali e parallele, si raggiungono edifici di ogni fase e di ogni tipo. Innanzitutto le abitazioni, con grandi caseggiati d’affitto del I sec. d.c., le insule con cortile centrale, con botteghe al piano terra ed appartamenti per il ceto medio mercantile e urbano.
Poi i magazzini (gli horrea), concentrati dall’età repubblicana a Nord, lungo l’antico corso del Tevere. Quindi il teatro augusteo, con alle spalle il Piazzale delle Corporazioni, porticato con tempio centrale e ambienti alle spalle del colonnato, per le associazioni di mestiere, con le loro insegne sui mosaici pavimentali. Altre sedi di corporazioni, i collegia, sono sparsi per la città.
Poi gli edifici pubblici: la Caserma dei Vigili; le terme (tra cui le Terme del Foro, e le Terme di Nettuno); la Basilica e la Curia sul Foro; gli edifici sacri con i Quattro Tempietti repubblicani, edificati a Nord del Decumano da un esponente di una delle grandi famiglie aristocratiche locali, i Lucilii Gamalae; inoltre i Mitrei, privati ma anche pubblici, che attestano l’ampia diffusione del culto di Mitra dal II sec. d.c.; infine i grandi templi che si fronteggiano sul Foro: il tempio tiberiano di Roma e Augusto e l’imponente Capitolium, riedificato da Adriano su quello augusteo.
Le Necropoli di Ostia, della via Ostiense e della Via Laurentina, offrono la visione di edifici funebri perfettamente conservati, vari ed elaborati.
"Ostia era attraversata, per lungo, dal decumano e nel punto in cui, poco dopo Porta Marina, esso raggiunge il mare, lì sulla banchina venne costruita alla fine del IV sec. d.c. una villa con vari saloni a pianterreno, aperti direttamente sulla spiaggia, e con altre stanze al primo piano. Una di queste sale conteneva migliaia di frammenti di marmi policromi crollati, che un solo uomo, Luigi Bracale, è riuscito miracolosamente a ricomporre tra il 1959 e il 1966 e una sola donna a disegnare: Maria Ricciardi.
Un pannello ricomposto è stato esposto nel Museo di Ostia ma gli altri sono rimasti per una generazione nei "Grottoni" della Soprintendenza e sono ora per la prima volta esposti al pubblico, grazie al soprintendente Anna Gallina. Le parti basse della decorazione mancano, ma quelle alte e il pavimento fanno girare la testa per i motivi geometrici, le lesene, i capitelli, le volute popolate da chiocciole, farfalle e uccellini e le scene di caccia nell' anfiteatro, con leoni e tigri che atterrano gazzelle. Nell'esedra in fondo alla stanza la vile tecnica muraria in opera reticolata e laterizia viene replicata con marmi policromi, massi ma stravaganza di cui non si è trovata la ragione. Non si tratta di mosaici, ma di opus sectile.
La figura abbozzata su di un cartone veniva divisa in tante parti, un occhio, un polpastrello, un'unghia di un leone, e per ciascuna di queste si ritagliava un corrispettivo in un marmo del colore più adatto, come in un puzzle. Nella parete di destra, sopra una porta, appare la testa nimbata di un uomo con capelli lunghi, barba e mano nel gesto di adlocutio. Più in basso figura il capo di un giovane, è un filosofo pagano col giovane allievo. I filosofi erano allora aristocratici eleganti, sacerdoti sapienti con occhi volti al cielo, manifestazioni a tal punto del divino da emanare luce, come i santi cristiani."
LE DOMUS
Domus di Apuleius
Edificata in età traianea, uno dei pochi esempi di casa del periodo tra prima e media età imperiale. Subì restauri tra il II e il III sec. d.c., che ne modificarono gli spazi e la pavimentazione. Con il ritrovamento di una fistula plumbea 'P. Apuleius', si pensò fosse il nome del proprietario.
La domus ha una pianta abbastanza singolare, dovuta alla mancanza di spazio: uno stretto vestibolo, porta in un atrio a otto colonne, con una distribuzione degli spazi delle domus del I sec. d.c.; anticipa però i tempi nel cortile porticato, che si ritroverà nelle case ostiensi del medio impero. Sulla sinistra troviamo la seconda ala, costituita da un corridoio dietro cui ci sono due file di stanze, alcune delle quali decorate con mosaici in bianco e nero, tra cui il più importante quello del "tablino".
Domus dei Pesci
Edificata intorno alla fine del III sec. d.c., subì nel IV secolo grossi lavori di restauro ed ampliamento. Caratterizzata da una sala con mosaici a riquadri e simboli diversi, ha un peristilio pilastrato, dove affaccia una stanza con pavimento formato di 48 formelle di marmo, contenenti motivi geometrici.
L'ingresso della casa (fa parte dei locali aggiunti nel IV sec.) è pavimentato da un grosso mosaico, con al centro un calice con un pesce al suo interno e due fuori, improbabile che sia un simbolo cristiano.
Domus delle colonne
Anche questa risalente alla fine del III sec. d.c., ha un aspetto molto sontuoso; pavimento a grandi tessere (tecnica pavimentale del tardo impero); cortile centrato con un pozzo ed un ninfeo, fu rialzato nel IV sec. e pavimentato di marmo; sul fondo la sala principale, il cui ingresso è arricchito da due grosse colonne.
Casa di Diana
All'inizio di 3 o 4 piani, alta circa 18-20 m, costruita nel 130-140 d.c, era la tipica insula usata soprattutto per affitto.
A differenza delle case di Pompei, che si sviluppavano in larghezza, occupando tantissimo spazio, le insulae ostiensi si sviluppavano in altezza. Al suo interno emergono vari stili, di II, III, IV e V sec. Oltre a prendere la luce dal cortile interno, ne riceveva da balconi finestrati.
Al piano terra sulla destra, c'è un locale una volta adibito a latrina; ci sono, poi, le tabernae con i mezzanini, ovvero gli ambienti dove vivevano i negozianti o le classi basse del popolo; o anche dove producevano artigianalmente e vendevano. Delle scale conducevano ai piani superiori, dove si trovano confortevoli appartamenti con balconate, per un ceto medio. La casa prende il nome da un dipinto di Diana Cacciatrice, che si trova su una tavoletta di terracotta sulla parete sinistra dell'entrata dell'edificio.
Domus della Fortuna Annonaria
Sul lato destro della via della Fortuna Annonaria, è frutto di trasformazioni di una insulae del II sec. d.c.. L'ingresso monumentale e l'ampio cortile colonnato già erano presenti sulla precedente costruzione; sul muro di fondo c'è il calco di una statua raffigurante una divinità femminile, identificata da alcuni come la Dea Fortuna Annonaria, da altri come la personificazione della città di Ostia.
Notevole la sala principale, aperta sul cortile con 3 arcate ed impreziosita da marmi e una fontana (forse era una sala da banchetto, infatti in fondo doveva esserci un divano 'stibadium', dove si consumavano i cibi). Sul lato opposto della casa, ci sono due ambienti di cui il più piccolo (cubiculum), possedeva un impianto di riscaldamento (ancora visibile) e un pavimento abbellito da un mosaico in bianco e nero, raffigurante, in riquadri ottogonali, scene mitologiche e di animali. Un'altra particolarità di questa domus, la sala utilizzata come latrina singola.
Domus del Serapide
Di età adrianea, prende il nome da una raffigurazione di Serapide, nel cortile; quest'ultimo ambiente ha pilastri che si estendono fino al soffitto, intorno ci sono delle tabernae; al piano superiore, forse, c'erano gli appartamenti.
Domus del Protiro
Una lussuosa dimora, prende il suo nome dall'ingresso, costituito da due colonne che sorreggono un frontone su cui è inciso il nome dei proprietari. Ciò che è arrivato ai nostri giorni, è frutto di numerose ristrutturazioni, di cui l'ultima, nel IV sec. d.c., è stata la più radicale.
Questa domus è costituita da un ampio corridoio pavimentato con un mosaico a grandi tessere, un cortile interno al centro del quale c'è una vasca; da quest'ultima si può arrivare con delle scale, attraverso un corridoio lungo e stretto con nicchiette alle pareti, in un altro ambiente, all'interno del quale c'è un pozzo (santuario domestico).
L'ambiente principale è una grande sala detta tablinum; intorno al cortile, diversi cubicula abbelliti con pavimenti in marmo e mosaici.
Domus del Tempio Rotondo
Costruzione del IV sec. d.c., di cui poco rimane, se non un bel ninfeo che ospitava nelle nicchie, delle statue e un gioco d'acqua con scivoli di marmo. Interessante anche il pavimento con marmo intarsiato. La Casa del Ninfeo fu installata in appartamenti dietro negozi, datataal II secolo d.c. in opus mixtum. La muratura della casa (in latericium opus vittatum) è del 325-350 d.c., con modifiche del 350-400 d.c.
Domus dei Dioscuri
Frutto di una ristrutturazione totale, effettuata su una casa del periodo adrianeo, ha un corridoio a "L", alla fine del quale ci sono le due stanze principali: una stanza da letto, con un mosaico al centro del quale ci sono i Dioscuri (particolarmente venerati ad Ostia, perchè proteggessero le attività commerciali); un salone, con un altro mosaico di stile africano, raffigurante una Venere in una conchiglia, circondata da delfini e mostri vari.
Al lato di quest'ultima stanza, ce ne sono altre due più piccoline, in una delle quali c'è un altro mosaico, a figure geometriche. All'interno della domus, una piccola terma, unico impianto privato fino ad ora ritrovato ad Ostia. E' stata avanzata l'ipotesi che il proprietario fosse un armatore che si arricchì con il trasporto del grano in Africa, ma poteva essere pure un magistrato locale.
Domus di Amore e Psiche
Raffinata dimora, della fine del III sec. d.c., tranquilla ed appartata, probabilmente veniva utilizzata per soggiorni estivi. All'entrata un corridoio, a destra un piccolo giardino con un ninfeo, a sinistra tre stanze di cui la centrale, impreziosita da rivestimenti in marmo per il pavimento e le pareti; sempre all'interno di questa stanza c'è la statua che da il nome alla casa. Alla fine del corridoio c'è la sala principale, anche questa con rivestimenti in marmo.
Ninfeo degli Eroti
Edificato agli inizi del IV sec. d.c., costituito da un ambiente chiuso di pianta quadrata, con pavimenti e pareti ricchi di decori con marmi; sulle pareti tante nicchie colonnate; al centro una vasca (ottimamente conservata) all'interno della quale fu inserito un bacino. L'acqua scendeva da una fontana costituita da una conca marmorea rotonda poggiata su una colonna scanalata svasata verso la base, anch'essa di marmo.
Probabilmente di una ricca domus, ma secondo altri ad uso pubblico. Vi si rinvenne l'immagine di Eros che incorda l'arco e una splendida Venere marina.
Domus Fulminata
Come per tutte le Porte distribuite lungo le mura che cingono l'antica Ostia, anche davanti alla Porta Marina troviamo la zona sacra. La cosa strana è che questa volta, più avanti, verso la spiaggia, intorno alla fine del I sec. d.c., incominciarono a sorgere delle domus.
Tra le più interessanti sicuramente la domus Fulminata, così chiamata perchè è stato trovato un piccolo tumulo che ne ricorda l'evento; è abbastanza rara per l'ambiente triclinare esterno, costruito all'interno del peristilio.
Nel 1960, durante gli scavi, venne rinvenuto un pregiatissimo lavoro marmoreo, con splendide figure, magistralmente intagliate.
La domus presentava botteghe lungo la strada, un ampio cortile con colonne in laterizio e ambienti su un solo lato; il cortile ospitava letti tricliniari e vasche, di cui la centrale decorata a mosaico policromo, e un monumento per la rituale sepoltura di oggetti colpiti da un fulmine nella casa. Forse fu una sede collegiale, magari relativa al vicino sepolcro.
Domus di Bacco e Arianna
La domus è di età adrianea e si sviluppa su due piani, con ricchi mosaici tutti a tessere bianche e nere.
Al piano terra, molto importante il pavimento in mosaico (120-130 d.c), uno dei più importanti e raffinati ritrovati ad Ostia.
Riproduce la lotta tra Eros, sostenuto da un altro amorino, e Pan, probabilmente un'allegoria della discordia perpetua tra amore sacro e amore profano.
La scena ha come tranquilli spettatori Dionisio e Arianna serenamente seduti a banchetto, con tavolinetto, vaso e cibarie; molto curata l'impostazione del disegno e la stilizzazione dei motivi floreali.
Domus di Giove Fulminatore
Si trova nella regio quarta di Ostia, poco prima dell’incrocio tra il cardine massimo e la via del Tempio rotondo. Una domus ad atrio centrale tuscanico che pur avendo nei secoli subito innumerevoli ristrutturazioni, almeno sei fasi costruttive in successione tra la metà del II a.c. e il V sec. d.c., ha conservato molto delle caratteristiche dell'età repubblicana.
La domus deve il suo nome ad un cippo ritrovato al suo interno, dove veniva menzionato Giove Fulminatore. Una curiosità: sui laterizi che vennero utilizzati per costruirla, erano impressi dei bolli, che appartenevano alla fornace dello stesso uomo che contribuì alla costruzione (nello stesso periodo) di alcuni edifici a Pompei e del Colosseo a Roma. Il suo ingresso era fiancheggiato da tabernae, e l'atrio ha pilastri in tufo e impluvio in marmo.
Lo scavo della domus iniziò nel 1923 e fu completato nel 1940.Il nome deriva dall'iscrizione greca ancora visibile in un piccolo altare di marmo, situato nel tablinio "A Giove Discendente (con fulmini e tuoni)"
Domus della nicchia a mosaico
Più piccola della precedente ma simile, costruita intorno al 50 a.c., caratterizzata da un ingresso con ante modanate in tufo.
Domus di Giove e Ganimede
Di età adrianea su due piani, con scala interna, articolata intorno ad un cortile che si affaccia su un giardino interno, comune con la casa dei Dipinti e con la casa di Bacco fanciullo.
All'epoca di Commodo subì trasformazioni, con alcuni ambienti sulla strada utilizzati come taberne, e fu decorata con affreschi (tra cui la Nascita di Venere, Giove e Ganimede, Leda e il cigno) e fu forse utilizzata come albergo e/o bordello. Nel III sec. ambienti industriali si impiantarono nel giardino.
GLI APPARTAMENTI
Sono appartamenti caratteristici dell'urbanizzazione di Ostia, con una stanza centrale (medianum), su cui si aprono la porta di ingresso e delle finestre; alle due estremità del medianum si aprono invece le stanze di soggiorno e di rappresentanza, mentre altre stanze più piccole, i cubicula, ovvero le camere da letto, si trovano sul lato opposto all'ingresso; sono spesso presenti stanze di servizio, come la cucina e la latrina.
Gli appartamenti più lussuosi possono occupare anche il piano superiore, con scala interna e stanze di rappresentanza di altezza maggiore, sui due piani dell'unità abitativa.
Piante simili potevano avere anche gli appartamenti situati ai piani superiori dei caseggiati, però con scale scale i
ndipendenti.
Case di via dei Vigili
Con due appartamenti, di età adrianea che si fiancheggiano, accessibili da un corridoio che si apriva su via dei Vigili, con scala indipendente per i piani superiori; altre due scale per appartamenti superiori si trovano al termine del corridoio e in un angolo dell'appartamento meridionale, con tracce di porte; nei sottoscala interni sono ricavate delle latrine. Entrambi gli appartamenti hanno finestre sulla strada e quello settentrionale anche sul lato nord, opposto all'ingresso.
Dal corridoio di ingresso si accede al medianum, che prende luce dalle finestre verso la strada, e sul lato opposto all'ingresso si apre una vasta sala divisa in due parti diseguali da pilastri; due cubicula (stanze da letto) si aprono sul fondo del medianum e un altro piccolo ambiente a fianco del corridoio di ingresso. L'appartamento settentrionale, più ampio, dispone di un altro piccolo ambiente aperto sul corridoio di ingresso, e di un corridoio di disimpegno davanti alla stanza di rappresentanza di fronte all'ingresso. Entrambi gli appartamenti conservano tracce di mosaici pavimentali e di affreschi con pannelli rossi e gialli.
Casa dell'Ercole bambino
In realtà un appartamento in un edificio di età adrianea, con taberne affacciate su via della Fortuna, e un appartamento affacciato sulla via delle Corporazioni, sul lato opposto, accessibile da un corridoio trasversale che metteva in comunicazione le due vie.
L'appartamento aveva la consueta pianta con medianum aperto con finestre sulla via delle Corporazioni, stanze di rappresentanza alle estremità e cubiculi sul lato di fondo opposto alle finestre. A fianco della stanza di rappresentanza a nord è una scala interna per i piani superiori. Vi sono state rinvenute pitture con scene mitologiche, tra cui un Ercole bambino che strangola i serpenti, da cui il nome alla casa. Vi vennero rinvenute anche tesoretti di monete, il più tardo dei quali è datato intorno al 425.
LE INSULE
Insulae delle Muse
Probabilmente le più eleganti della città, per i raffinati disegbi architettonici e per i pannelli dal fondo rosso e giallo in cui sono rappresentati le 9 Muse con Apollo.
Dotata di cortile porticato, la costruzione non è però più alta di un piano, abitata da una famiglia della ricca borghesia. Per gli affreschi presenti nelle varie stanze, è stato tenuto conto della diversa esposizione alla luce: più luce colori più scuri, meno luce colori più chiari. Addentrandosi nella casa, percorrendo il corridoio, nel susseguirsi di stanze, c'è un piccolo salotto con Apollo e le Muse.
Più avanti il grande triclinio, con pitture di pilastri, colonne, finestre e porte aperte, da cui sembrano entrare ed uscire piccole figure di donna.
La stanza più vasta, ricorda il vano importante e solenne delle domus pompeiane, con graffiti, che tra gli altri soggetti, riproducono la
colonna Traiana.
Insulae del Dionisio
Del II sec. a.c. con rifacimenti del I sec. a,c., si estende su un'ampia area trapezoidale con ingresso sul decumano, aveva un atrio con tablinio sul fondo e un grande peristilio anch'esso trapezoidale con colonne in travertino. Nella corte una grande vasca fu addossata alle colonne in laterizio in sostituzione di quelle originarie in travertino, lastre marmoree ornavano i tramezzi e c'era pure un basamento in marmo lunense venato. Del suo interno si conserva una colonnina tortile in marmo.
Insulae dell'Aquila
Sono state costruite tra il 125 e il 130 d.c., nel III sec. vennero restaurate, subendo trasformazioni notevoli. All'interno è possibile osservare mosaici ed affreschi che denotano una grande ricercatezza nella decorazione.
Portico della Fontana a Lucerna
Un lungo edificio a portico, di età adrianea, che prende il nome dalla fontana in marmo, presente sulla via; nato nel 125 d.c. su un altro edificio porticato, ancora visibile in alcuni tratti.
Al piano terra c'erano le botteghe, ai piani superiori le abitazioni.
Sotto al porticato il muro è ad opus incertum, mentre sulla facciata è inusualmente in opus mixtum. Sotto al portico si aprivano tre thermopolium.
La fontana è una vasca rettangolare di marmo, con al centro una colonna, alta quanto la vasca, che in cima ha una scultura a forma di grande lampada ad olio circolare con sette bocchette. Sui quattro lati svettano invece quattro colonne scanalate.
Sul fronte strada la fontana presenta molti minuscoli archi a formare un traforo.
Insulae delle pareti gialle
Costruite sotto Adriano, famose per le belle decorazioni, a pianta rettangolare, con vano centrale collegato ad altri vani che prendevano luce da finestroni interni, disposta su due piani, La costruzione è stata sottoposta a continui rifacimenti fino al III sec. d.c..
La ristrutturazione più recente, in età antonina, l'ha caratterizzata col prevalente colore giallo delle pareti. Gli affreschi parietali rappresentano uccelli colorati, piazzette e paesaggi, e mosaici bianchi e neri a figure geometriche.
Caseggiato del Molino
Edifici costruiti intorno al 120 d.c., costituiti da ambienti selciati; troviamo, ancora, ben conservate macine in pietra lavica (in basso forma conica, in alto, un elemento mobile detto catillus).
Le macine venivano utilizzate, facendo ruotare la parte alta, tramite una leva mossa da schiavi o muli, a cui venivano bendati gli occhi per evitare i giramenti di testa.
Alcuni ambienti sono occupati da tazze cilindriche con due fori, che erano utilizzati per impastare le farine; in un altro, invece, troviamo due forni per la cottura del pane. Il mestiere del panettiere (pistor) era molto diffuso, tanto da formare una corporazione detta dei pistores.
Il pane di Ostia veniva portato a Roma per essere distribuito gratuitamente al popolo, oppure venduto a prezzo politico, fino a quando nel III sec. d.c., i panettiere ostiensi rivendicarono gli stessi diritti dei panettieri romani.
Caseggiato del Larario
Edificio abbastanza singolare, datato intorno al 125 d.c.. L'ingresso immette in un cortile, sul quale affacciano una serie di botteghe, una dopo l'altra; si può supporre fossero esercizi che, trattavano prodotti simili; forse era la sede una corporazione di artigiani.
Caseggiato dei Dipinti
E' uno dei caseggiati più vari dell'antica Ostia, fu edificato tra il 128 e il 138 d.c., su di un edificio raso al suolo, sviluppandosi in altezza su 3 o 4 piani (come la Casa di Diana); composto da botteghe e mezzanini, oltre alle insulae di seguito elencate:
Insula di Giove e Ganimede
è caratterizzata da un piccolo cortile, decorato con un mosaico, e delle stanze con affreschi, accomunati da uno sfondo giallo e alcuni motivi decorativi. Prende il nome da uno di questi affreschi, che ha appunto come soggetti Giove e Ganimede.
Insula di Bacco Fanciullo
Accoglieva appartamenti su due piani, con stanze di rappresentanza a doppia altezza e scala interna, con doppio ingresso e finestre dalla via dei Dipinti e dal giardino interno sul lato opposto, in comune con la domus di Giove e Ganimede. Ai piani ancora superiori erano altre abitazioni, raggiungibili da scale indipendenti da via dei Dipinti e dal giardino interno.
Caseggiato del Sole
Sulla via della Fortuna Annonaria, si incontra via del Caseggiato del Sole, che divide in due un gruppo di edifici. Il primo (Caseggiato del Sole) comprende una serie di botteghe e abitazioni ed il Mitreo dei Serpenti.
Sulla sinistra, invece, troviamo l'insulae dell'Invidioso ed un complesso termale.
Insula degli Aurighi
Edificata nel 140 d.c., con il cortile ad arcate circondato da un corridoio, sul quale affacciano le varie stanze; è tra le rovine meglio conservate in altezza (sono visibili tre piani).
Prende il nome da due quadri, rappresentanti aurighi sulle bighe, che si trovano nel lato nord del corridoio.
Molto fini le pitture delle varie stanze, che raffigurano amorini, scene di caccia o nature morte.
Sull'utilizzo dell'edificio ci sono due ipotesi: veniva affittata ad inquilini diversi; era la sede di qualche corporazione sportiva.
Case Giardino
Un complesso residenziale, nato nel periodo adrianeo, su di uno spazio trapezoidale, occupato parte da abitazioni e parte da giardino. Il nucleo abitativo si trova al centro del giardino, diviso in due blocchi; il piano terra non era occupato da botteghe; lo spazio verde era arricchito da sei fontane.
Questo complesso sta a testimoniare il grande cambiamento all'interno della città di Ostia, città ricca, in continua evoluzione, anche grazie ai continui scambi culturali. Delle Case Giardino fanno parte, oltre alla Domus di Dioscuri, la Insula del Graffito, la Insula delle Pareti Gialle e la Insula delle Muse.
Insulae delle Volte Dipinte
Anche questa di epoca adrianea, fu restaurata più volte; molto singolare, per quel tempo, la planimetria, non c'è il cortile interno, ma un corridoio, che taglia in due il piano terra, su cui si affacciano le varie stanze, tutte dotate di finestra per far entrare la luce.
Un'altra particolarità di questa insulae sono gli affreschi sulle volte; tutti gli affreschi qui ritrovati, possono essere suddivisi in due categorie: quelli su fondi gialli e rossi (di solito utilizzati per ambienti di rappresentanza) e quelli su fondi bianchi (utilizzati per ambienti privati).
A nord troviamo una taberna con un bancone. Al secondo piano, una cucina con bancone, fornelli ben conservati e uno scarico per le acque. Sull'utilizzo di questa casa ci sono versioni contrastanti, a causa di alcuni dipinti con scene erotiche, ritrovati in una delle sale: la prima ipotesi è che si trattasse di una casa di piacere, ma la cosa strana è che sorge nella zona più signorile di Ostia antica; la seconda ipotesi è che la sala sia semplicemente una camera da letto privata.
Caseggiato dei Triclini
Edificato nel periodo di Adriano, ha le stanze a destra del portico adibite a triclini (divanetti in marmo), sono ancora visibili i podia dove si accomodavano i commensali.
LE TABERNE
Thermopolium
E' uno degli edifici più suggestivi della città: una locanda del III sec., edificata su una cosruzione precedente. Da Via di Diana, un passaggio coperto introduce in un cortile fiancheggiato da tabernae.
La facciata della locanda, che da su Via di Diana, mostra balconate al primo piano, con archi che poggiano sulle mensole di travertino; qui gli antichi ostiensi si intrattenevano al fresco delle serate estive.
Più avanti ci sono i tre ingressi della locanda, ricavata nel III secolo d.c., da locali precedenti. All'interno ci sono tre vani, di cui quello di mezzo è il principale. Prima di entrare nel locale centrale c'è un bancone a tre piani, dove venivano poggiati i cibi e le bevande, per i clienti che andavano di fretta; sotto il bancone una vaschetta per lavare le stoviglie.
La sala interna, arricchita da affreschi, contiene un altro bancone per l'esposizione delle vivande, sopra esso un dipinto di natura morta. A destra la cucina, con un fornello e un dolio, e una giara interrata, dove si tenevano in fresco acqua e vino; a sinistra una sala non ben identificata. Nel retro del Thermopolium, c'è una piccola corte con una fontana e sedili in muratura che invitava gli ospiti a mangiare fuori nei mesi più caldi.
Caupona del Pavone
Una delle poche osterie alloggio ritrovate ad Ostia, prende il nome da un dipinto di un pavone trovato all'interno di una nicchia. Nel III sec. d.C. viene adattata a questo scopo, un'abitazione privata della media età imperiale, a due piani.
Al piano terra dopo l'ingresso troviamo una latrina, più avanti un ambiente decorato (da segnalare il genio sospeso in aria), con un bancone e sopra mensole per l'esposizione delle vivande e una vasca per il lavaggio delle stoviglie; poi, una saletta decorata con figurine rappresentanti le muse.
Esternamente un cortile con un bancone per i clienti. Al piano superiore gli alloggi. Ostia era una città portuale, ma c'erano poche locande; ciò può essere giustificato dal fatto che i ceti più alti preferivano venire ospitati presso domus o insulae, anche perchè dai racconti che ci sono arrivati, le locande non erano molto accoglienti (la Caupona del Pavone sembra, però, essere un'eccezione).
Caupona di Fortunato
Un piccolo locale destinato alla vendita di bevande, come si desume da un'iscrizione pavimentale; percorrendo la suddetta via, che prende il nome dalla fontana che ne occupa un lato (quella conservata meglio ad Ostia), vediamo un caseggiato con botteghe e abitazioni, diviso in tre blocchi da due androni di passaggio, che servivano per collegare la via della Fontana alla via delle Corporazioni.
Le tre parti del caseggiato sono conosciute come: insula dell'Ercole bambino, insula del Soffitto Dipinto e caseggiato delle Fornaci. E' un esempio di abitazione signorile, la casa e' costituita da un corridoio sul quale prospettano tre stanze e un salottino; affreschi che decorano le pareti, interessanti pitture sul soffitto.
Caupona di Alexander Helix
Trattasi praticamente di un'osteria ricavata nel II sec. d.c. da una delle torri della Porta Marina, che prende il nome da un'iscrizione del mosaico del pavimento. Al suo interno, ben conservati, ci sono un bancone ed una vaschetta.
Il mosaico del pavimento, a tessere bianche e nere, raffigura tre scenette ben distinte: la Venere ed un amorino; due lottatori nudi; due danzatori, in un atteggiamento che ricorda molto le danze egiziane.
Quest'ultima scena ed altri resti trovati nella città antica, lasciano supporre la presenza di gruppi orientali.
Casa dei Dolii
Deposito di dolii per l'olio ed il vino. Si suppone che nel caseggiato alloggiassero gli elementi della classe ricca, che per ragioni di lavoro erano costretti a sostare nell'area portuale.
Fullonica
Un'antica lavanderia, la più grande e la meglio conservata di Ostia; costruita tra il 161 e il 180 d.c., sopra un'altra fullonica che a sua volta sorgeva su una domus del I sec. a.c.. All'interno troviamo grandi vasche (lacus), dove veniva conservata l'acqua che poi serviva per le varie operazioni; intorno alle lacus ci sono piccole vaschette in terracotta (pilae fullonicae) con dei muretti ai lati.
In queste vaschette i fullones (gli addetti alla lavanderia) lavavano e coloravano le stoffe, servendosi dei muretti per appoggiarsi, mentre pestavano le stoffe per farle impregnare meglio (balletto saltus fullonicus). Le stoffe una volta trattate venivano messe ad asciugare su un terrazzo, di cui rimane visibile solamente la scala di accesso.
Horrea Epagathiana e Epaphroditiana
Della seconda metà del II secolo d.c., questo edificio fu adibito a magazzino, dai due proprietari, Epagathio e Epafroditio, liberti, probabilmente di origine orientale, arricchitisi con il commercio.
E' l'unico magazzino horreum di cui si conosce i nomi dei proprietari, per l'epigrafe in marmo sul timpano che sormonta il portale d'entrata.
Vista la presenza di due porte di ingresso e due nel cortile interno, con 4 edicole,
immagini di divinità protettive e il pavimento riccamente decorato a mosaico con figure geometriche, oltre a una tigre e una pantera.
Questo complesso era deposito di merce preziosa, come stoffe per esempio.
All'interno c'e un cortile, il cui pavimento è decorato a mosaico, raffigurante figure geometriche, una tigre ed una pantera; il piano terra è occupato da 16 ambienti-deposito; sull'utilizzo del primo e secondo piano non si sa stabilire se si trattasse dell'abitazione dei proprietari, o di altri ambienti adibiti a magazzino.
La ricchezza dell'horrea fa pensare a un commercio di oggetti preziosi, come come spezie, stoffe o metalli preziosi.
Grandi Horree
Poco distanti dal Foro, sorgono queste imponenti strutture di immagazzinamento, le più grandi della città, vennero costruite verso la metà del I sec. d.c., dopo l'apertura del porto di Claudio.
La facciata principale è verso il Tevere, lungo i lati orientali ed occidentali le entrate minori; dotato di 64 celle, di cui le più antiche sono intorno ad un cortile occupato al centro da un portico a colonne di tufo.
Nel tempo furono aggiunte due serie di celle parallele e, tutte, vennero dotate di suspensurae (pilastrini, su cui poggiava il pavimento, che formavano imponenti vespai, tali da permettere un ottimo isolamento e quindi difesa dall'umidità).
L'ala settentrionale, fu costruita nel periodo severiano; nella prima fase la struttura era dotata di mura esterne a grossi blocchi di tufo, per contenere il peso e proteggere il grano dagli incendi. Ristrutturazioni intorno al II e III sec. d.C., dimostrano che Ostia dopo la costruzione del porto di Traiano, non solo non subì alcun declino, ma addirittura dovette potenziare le sue strutture per far fronte all'incremento delle attività commerciali.
Piccolo Mercato
E' un horrea ben conservato, nella sua struttura ingloba gran parte delle mura del castrum.
Horrea di Ortensio
La piu' antica struttura di immagazzinamento di Ostia, fa parte di un gruppo di magazzini (Horrea dell'Artemide) ed e' il piu' antico (I sec. a.c.); il piano su cui poggia e' piu' basso rispetto agli altri perche' e' il piano stradale repubblicano.
Il complesso presenta un cortile rettangolare circondato da colonne di tufo e muri in opera reticolata; nel corso dei secoli subi' diversi restauri e modifiche. Sul lato destro del colonnato fu costruito un sacello, in onore di una divinita' non ben identificata, forse visto il mosaico che decora il pavimento (raffigurazione di un disco con raggi) il dio sole.
Gli Horrea Artemide si compongono anche di un notevole deposito di dolii, serviti a conservare vini od oli. Tornando sul Decumano, in corrispondenza dell'ingresso del teatro, possiamo vedere i resti di tre piloni laterizi, di un Arco onorario (216 d.c.), in onore dell'imperatore Caracalla.
Tabernae dei Pescivendoli
Ricavate ai lati dell'ingresso centrale del Macellum intorno al III sec. d.C., sono arredate con banconi di marmo e vaschette per il pesce vivo.
Nella prima taberna è possibile vedere un mosaico, che raffigura un delfino mentre cattura un polpo e sotto una scritta contro il malocchio.
I TEMPLI
Tempio di Roma e Augusto
Costruito nel I sec. d.c., dopo la morte di Augusto, dal suo successore Tiberio, per la venerazione di Augusto, fondatore dell'impero. Oggi ne restano visibili le fondazioni del podio e un frontone marmoreo, ricostruito mettendo insieme dei frammenti, tra i quali molto importante la statua della Dea Vittoria, corrispondente alla Nike greca.
Un'altra statua ritrovata in fondo al tempio, ancora nel posto originario, è quella della Dea Roma, raffigurata con un piede sul globo terrestre a rappresentare il dominio di Roma sul mondo. Sembra che di fronte al tempio vi fosse una tribuna usata dagli oratori per parlare alla gente nel Foro.
Tempio della Bona Dea
All'interno di un complesso in opera reticolata, sotto il livello della strada, su via degli Augustali, costruito nel I sec. a.c.. Di questo tempio rimangono soltanto le strutture più basse delle celle e gli ambienti riservati alle vestali; un'ara con un pozzo davanti allo stesso. Il tutto era racchiuso da alte mura che dovevano proteggere la Dea da occhi indiscreti; la Bona Dea veniva venerata dalle donne per la fecondità e la protezione dei raccolti.
Mitreo di Felicissimo
Ricavato all'interno di un altro edificio nel III sec. d.c., vi si accede da un ambiente laterale.
Il mitreo riveste una certa importanza pur non essendo tra ii più noti, per il mosaico famoso sul pavimento, uno tra i più rari documenti che forniscano informazioni sul culto mitriaco.
Il mosaico è infatti suddiviso in sette rettangoli con vari simboli che rappresentano i sette gradi di iniziazione che possono raggiungere fedeli, oltre a un'iscrizione che menziona il nome del fedele a cui si deve la costruzione.
Sinagoga
Uno dei luoghi più antichi della religiosità ebraica, edificata nel I sec. d.c., vicino alla spiaggia come in genere usava, e totalmente ricostruita nel IV sec. d.c. Fu scoperta nel 1961.
Decorata con 4 colonne intorno alla sala di culto: un'edicola con due colonnette che supportavano delle mensole rappresentavano la Menorah. Era costituita da due ambienti: una sala per le riunioni e l'altra, la sala maggiore, dove si custodiva l'arca con la Torah.
Secondo la disposizione del pulpito chi leggeva era rivolto a sud-est in direzione di Gerusalemme. In un altro ambiente adiacente, troviamo un bancone e un forno, necessari probabilmente alla preparazione del pane azzimo.
Area Sacra dei Templi Repubblicani
Occupa un'area trapezoidale e comprende il Tempio di Hercules Invictus e altri due tempi; edificato al tempo di Silla, si trova su un livello inferiore, subì numerosi restauri in età traianea e nei periodi successivi.
Il tempio di Hercules, sicuramente era il più importante, visto il culto ad Ostia per questo dio (soprattutto per le spedizioni militari), come si può vedere anche da alcuni rilievi e statue, sistemati all'interno del tempio stesso, donati da protagonisti di scontri bellici.
Il culto di Hercules, continuò anche in età imperiale e dopo il diffondersi del Cristianesimo, come si è potuto riscontrare, da alcune iscrizioni e da un restauro da parte delle autorità pubbliche di Roma, del IV sec. d.c..
Tempio Collegiale
Edificato nel II sec. d.c., dalla corporazione dei costruttori (forse la più importante delle corporazioni di mestiere che operavano nella città portuale). Ricavato da un ambiente recintato e chiuso, perchè riservato solo al culto dei sodales (i soci del collegio). L'identificazione della corporazione è stata possibile grazie ad una iscrizione su un'architrave (rimontata su un muro), il cui testo riporta una dedica all'imperatore Pertinace da parte del collegio dei costruttori.
Sede degli Augustali
Complesso della metà del II sec. d.c., ricavato su una precedente costruzione del periodo repubblicano, fu sede collegiale degli Augustali (gli addetti alle cure del culto degli imperatori).
L'ingresso principale immette direttamente in un cortile porticato, abbellito da una fontana; intorno al portico ci sono delle stanzette e una sala decorata con lastre di marmo e delle statue rappresentanti i membri della famiglia imperiale.
Vari restauri, in epoca tarda, stanno a documentare una persistente volontà di glorificare i personaggi della casa imperiale, anche se ormai incominciava a prevalere il cristianesimo e i culti orientali.
Quattro Tempietti Repubblicani
Uno dei santuari più antichi della colonia, edificato probabilmente tra il 90 e il 60 a.c., all'epoca in zona extraurbana, vicino al porto fluviale, è composto di quattro tempietti, di uguali dimensioni, innalzati su di un unico podio lungo 34 m, in opus quadrata tufacea. Probabilmente dedicati a quattro diverse divinità; nell'ultimo tempietto a destra si conserva un altare con una dedica: "consacrato a Venere".
Questa iscrizione ed alcune caratteristiche delle murature, consentono di mettere in relazione questa struttura con un'epigrafe della prima metà del I sec. a.c., in cui vengono menzionati quattro templi fatti costruire da P. Lucilio Gamala, dedicati a Venere, Fortuna, Speranza e Cerere, tutte divinità protettive e bene auguranti, alle quali erano molto devoti coloro che si dedicavano alla navigazione ed al commercio.
Mitreo delle Sette Sfere
Edificato nel III sec. d.c., dei 18 tempi ostiensi, dedicati al dio Mitra, è quello meglio conservato. Il culto di questo dio è di origine persiana e fu introdotto a Roma nella seconda metà del II sec. d.c. dai militanti delle legioni inviate in Oriente.
Questo mitreo ha caratteristiche molto particolari perchè presenta un ambiente rettangolare, stretto e lungo, diviso in tre parti, ovvero due podia, i banconi laterali su cui si adagiavano i fedeli durante le cerimonie per consumare i pasti sacri, e un corridoio che conduceva all'ara sacrificale e all'altare dove era posta l'immagine della divinità.
I podia sono rivestiti di mosaici in bianco e nero, che rappresentano i segni dello zodiaco; il pavimento invece è rivestito da un mosaico in cui sono raffigurati i sette pianeti (Luna, Mercurio, Saturno, Giove, Marte e Venere), che rappresentavano i tempi di iniziazione che dovevano attraversare i fedeli. E' ricorrente nei mitrei il numero sette, anche se rappresentato in diversi modi. Sul fondo c'è un calco di un rilievo, conservato presso i Musei Vaticani, raffigurante Mitra nell'atto di uccidere un toro, cioè la vittoria del sole sulle tenebre.
Tempio dei Fabbri Navali
Edificio strettamente collegato con la Schola di Traiano, dedicato al culto dei fabri navales; costruito alla fine del II sec. d.C..
Costituito da un cortile rettangolare, circondato da un portico pilastrato, alla fine del quale c'è il tempio.
In un angolo del cortile, è conservata la base di una statua, con sopra un'iscrizione "Flavio Filippo", patrono dei fabri navales. Presso il cortile sono state rinvenute cataste di colonne e capitelli, forse a testimoniare l'utilizzo di questo, nel tardo impero, come deposito di marmi.
Basilica Cristiana
Pianta irregolare, divisa su due lunghe navate, è stata edificata nel IV sec. d.C.. Nella navata di sinistra, su di un'architrave è possibile vedere un'iscrizione dei nomi dei quattro fiumi del paradiso terrestre. Anche se in passato venne identificata come una basilica cristiana, in seguito a nuove iscrizioni ritrovate, oggi si pensa possa trattarsi o di una sede di sette eretiche o anche di una scuola per catecumeni.
Tempio Rotondo
Di utilizzo incerto, due sono le ipotesi avanzate: sede del Senato per eventi particolari o tempio per il culto di imperatori deificati. Fu costruito nel III sec. d.c. e rinvenuto nel 1800, quando furono trovati al suo interno, molte statue e ritratti di membri delle famiglie imperiali. Composto di un portico quadrato ornato di colonne e nicchie, e una cella circolare con nicchie quadrate e semicircolari (originariamente coperta da una cupola).
Campus e tempio della Magna Mater
A Ostia un complesso tempio fu costruito nel periodo adrianeo, nella parte sud della città, a ovest della Porta Laurentina. Qui la zona è addossata al muro della città repubblicana con diversi edifici sui lati di una vasta area triangolare (campus), che misurava 84 x 106 x 130 m.
Il complesso si trova a un livello inferiore rispetto alla strada a est, col terreno appositamente coperto di sabbia di mare. Il triangolo può avere avuto un significato simbolico in relazione a Venere, che è stato strettamente associato al culto di Cibele.
Molti dediche da parte della corporazione dei cannophori sono stati trovati nella nicchia centrale della parete posteriore del podio, murata dentro Presumibilmente erano stati nascosti nella tarda antichità, per paura che sarebbero distrutte dai cristiani. Nearby, behind the temple, dedications by the dendrophori were found.
LE TERME
Terme del Faro
Edificate nel periodo traianeo, attorno al 160 d.c. e caratterizzate da numerosi ambienti curvilinei, subirono nel corso del tempo molte ristrutturazioni.
Sono composte da una taberna, all'interno della quale c'è un bancone rivestito di marmi; più avanti un frigidarium con mosaico in bianco e nero, che rappresenta forse il faro di Ostia in mezzo ad un mare pieno di pesci e mostri marini; c'è, poi, un ambiente, coperto dopo i restauri, in cui c'è una vasca rivestita di marmo e sulla parete un affresco rappresentante una nereide sopra un toro.
Sulla stessa parete sono visibili diversi strati di intonaco sovrapposti, che stanno a significare una lunga vita all'interno del complesso e il verificarsi di molti restauri.
Alle spalle delle terme troviamo il mitreo degli animali, così chiamato per la presenza di un mosaico che rappresenta alcuni animali.
Terme della Marciana
Le terme del quartiere extraurbano, dette anche di Porta Marina (da un'antica iscrizione), sono a pochi metri dall'antica spiaggia; iniziate in età traianea, su di un edificio esistente, sono state terminate nel II sec. d.c..
La testa marmorea di Marciana, sorella dell'imperatore Traiano, ritrovata durante gli scavi (da qui il nome Terme della Marciana) è riconducibile al primo periodo.
Costituite da una palestra e su di un piano rialzato da sale termali, a cui si accedeva da ingressi laterali; la sala che ospitava il frigidarium era di 14 m di lato; in un piccolo ambiente adiacente, forse gli spogliatoi, è stato rinvenuto un mosaico bianco e nero che riproduce un gruppo di atleti, che praticano diverse discipline sportive, durante una premiazione.
L'edificio subì molti restauri fino al VI sec. d.c.
Terme di Nettuno
Probabilmente il più grande complesso termale di Ostia, creato sotto Domiziano, poi ricostruito da Adriano, che ne sospese i lavori per mancanza di fondi, infine, secondo un'iscrizione, terminato sotto l'imperatore Antonino Pio che fece proseguire i lavori a sue spese nel 139 d.c..
A sinistra ha la palestra, circondata su tre lati da un colonnato, con una cisterna sottostante, costruita prima delle terme.
Notevoli le due entrate, nella più grande un grandioso mosaico, di 18 m x 12, col Trionfo di Nettuno, che guida una quadriga di ippocampi, circondato da un corteo di delfini, nereidi e tritoni.
Nell'altra entrata il mosaico di Anfitrite, sposa di Nettuno, guidata da Imene e da quattro tritoni (uno dei quali non e' più visibile) che suonano cembali e sollevano kantharos.
Piu' avanti il frigidarium, con due vasche il cui pavimento è adorno di un altro mosaico raffigurante Scilla; di seguito troviamo due tepidaria, riscaldati da aria calda circolante attraverso tubi di terracotta; un calidarium con due vasche per i bagni caldi. A fianco un corridoio, dal quale veniva distribuito il calore prodotto dai forni.
Girando per Via dei Vigili, sotto il livello stradale, e' possibile vedere un mosaico di teste maschili, personificazione di province romane e altre che invece simboleggiano i venti. Il mosaico, di un precedente edificio, forse era stato creato per commemorare la nascita del porto di Ostia, sotto l'imperatore Claudio.
Terme dei Sette Sapienti
Forse di età adrianea, si accede, a sinistra, in una grande sala circolare (frigidarium), anticamente coperta con una cupola. Il pavimento in questa sala è costituito da un mosaico, rappresentante scene di caccia o motivi vegetali.
Un arco che ancora mostra i segni di un mosaico policromo introduce nel vestibolo (prima di essere inglobato nelle terme, era una taverna), e in una sala dove sono ben conservati degli affreschi dei sette sapienti, con i relativi nomi e consigli scherzosi per il buon funzionamento dell'intestino.
L'affresco si prende gioco dei 7 saggi di Corinto:
ovvero i sette sapienti della Grecia.
"Nell'atrio del tempio di Delfo" scrive Pausania "si vedevano delle belle sentenze molto utili per regolare la vita e vi erano state scritte di propria mano dai sette saggi della Grecia.
- Il primo di essi fu Talete di Mileto che nacque nella 35 a olimpiade e discendeva da Agenore,
- il secondo fu Pittaco di Mitilene il quale fiori verso la olimpiade 42
- Biante di Priene nella Caria era contemporaneo ed amico di Pittaco,
- Solone fu pretore di Atene verso la olimpiade 46
- Cleobolo di Linda, era coetaneo ed aveva i medesimi sentimenti di
- Solone Misone di Chene in Laconia che visse quasi sempre in solitudine,
- e Chilone di Sparta il quale morì verso la olimpiade 52.
Questi gran personaggi, essendo venuti in Delfo, vi lasciarono le accennate sentenze le quali poi passarono in bocca di tutti come per esempio "Conosci te stesso" "Niente di troppo" ed altre nel saltare per di sopra uno spazio più o meno largo."
Sul lato opposto un laconicum e un calidarium; un secondo frididarium con una vasca, arricchita da affreschi che riproducono Venere, mentre esce da un mare ricco di pesci.
Per un approfondimento: VEDI
Terme del Foro
Del II sec. d.c., le più grandi, per dimensioni e le più sontuose illuminata da grandi finestroni e restaurate nel tardo impero. Anche se l'impianto può lasciarlo pensare, non è una struttura pubblica. Notevole il Gymnasium, la palestra trapezoidale pavimentata a mosaici, con laconicum (sauna) ellittico e calidarium (bagni d'acqua calda), ottenuti per ricaldamento a encausto, con l'aria calda che circolava sotto al pavimento.
Una particolarità è dovuta alla disposizione dei vani riscaldati, che sono si orientati a sud come nelle altre terme, ma allineate in modo da formare sporgenze, in modo da essere scaldate dai raggi del sole, in modo uniforme. Sotto il pavimento c'è un corridoio che permetteva agli addetti l'accensione delle caldaie ed il ricambio dell'acqua. Ancora visibili i forni e gli hypocausta.
Il frigidarium, con due vasche, si trovava in una grande sala decorata, di cui sono rimasti frammenti di colonne e una mensola-cornice di una volta. Tra i reperti forcine d'osso, utilizzati da donne; evidentemente l'edificio era frequentato anche da queste.
Terme dei Cisiarii
Questo complesso termale, probabilmente appartenuto alla Corporazione dei Cisiarii, fu edificato sui resti di precedenti magazzini; della fine I sec. - inizio II sec. d.c.. Lungo il lato orientale sono distribuiti i servizi, mentre al centro ci sono due vani riscaldati, con pavimenti mosaicali.
Ne resta il mosaico quadrangolare del frigidario, anche se grossolanamente restaurato nel III sec., che riproduce due cinte murarie, con scene marine o tratte dalle attività dei Cisiarii, con servizi sia di cisium, carrozza a due ruote per passeggeri, sia di carruca, a quattro ruote per il trasporto di merci e bagagli. Sono riportate anche scritte scherzose sui nomi dei muli.
Terme di Buticosus
Di età traianea, prendono il nome da un mosaico, che ritrae un bagnino, Buticosus appunto, rivestimento dell'ambiente che precede il laconicum. Nel calidarium, tra i tanti spicca un bel mosaico raffigurante scene di divinità marine.
Terme di Mitra
Edificate nel 125 d.c., subirono notevoli restauri. Ai lati della sala c'erano cisterne con impianto di sollevamento delle acque; su una delle pareti i segni incisi da una ruota che, munita di secchi, spostava l'acqua, la quale, tramite tubi di piombo, convogliava nelle vasche.
Gli ambienti che le costituiscono sono: il frigidarium; un calidarium; una sala di disimpegno, il cui pavimento è decorato da un mosaico rappresentante Ulisse e le Sirene; ed infine, un vano ristrutturato per l'esercizio del culto cristiano.
Era in realtà un tempio pubblico di Mitra, e dunque sotterraneo, cui si accedeva mediante una scala. Oggi la discesa è guardata da un'inferriata sul suolo che si apre sulla scala originale. Si passava attraverso una sala con vasca e corridoi praticamente bui fino ad un'ultima stanza, con apertura sul soffittto e pianeti dipinti sulla volta a botte.
Qui era collocata la scultura di Mitra nell'atto di uccidere un toro, illuminato dal lucernario. Sul piedistallo della statua si scorgono in rilievo uno scorpione e un serpente. Quella che vi troviamo oggi è un calco, perchè l'originale sta nel museo di ostia Antica. I resti della statua, però, vennero trovati in una fogna, in quanto, fatta in mille pezzi e gettata qui dai cristiani, che occuparono gli ambienti sopra descritti.
GLI EDIFICI PUBBLICI
Foro
Centro politico, commerciale, e giudiziario,fu costruito nel 20-25 d.c., a pianta rettangolare, occupando lo spazio delle costruzioni intorno al Castrum.
Due parti della piazza sono circondate da portici e l'accesso da nord e da sud era interdetto ai carri, insomma un'isola pedonale.
Capitolium
Il luogo di culto delle più grandi divinità romane, il principale edificio sacro di Ostia, dedicato a Giove, Giunone e Minerva, fu costruito nel 125 d.c.. dall'imperatore Adriano, su un preesistente tempietto.
Costituito da scalinata e podio tutto in laterizio, alto 20 m ed eretto su una sommità, per cui era visibile da ogni parte della città, con colonne sul fronte e sui lati, i cui portici erano utilizzati dalla gente per ripararsi dalla pioggia e dal sole.
Con soglia di ingresso di prezioso marmo africano, nel fondo della cella, aveva un podio riservato alle statue di culto.
L'architettura degli archi di scarico lungo le mura, le consentono un'equilibrata distribuzione del peso.
Ciò che è arrivato ai giorni nostri è infatti solo lo scheletro, in origine ricoperto di marmi pregiati, che a partire dal periodo medievale sono stati man mano asportati.
Caserma dei Vigili
Rimanendo su via della Fontana per poi girare su via della Palestra, possiamo arrivare alla Caserma dei Vigili. Costruita intorno al 90 d.C., l'attuale stato e' dovuto ad una ristrutturazione nel periodo di Adriano; l'edificio ospitava il corpo dei vigili del fuoco impegnati a spegnere i numerosi incendi che danneggiavano non solo le case, ma soprattutto i magazzini di grano. Solo alla fine del I sec. d.C. fu organizzato un distaccamento stabile, comandato da un tributo, costituito da 400 vigiles. L'edificio in origine era di almeno due piani, costituito da un cortile porticato sul quale si aprono le stanze.
All'interno un cortile, nel quale nel 207 d.C. fu ricavato l'augusteo, per il culto delle famiglie imperiali. Sul pavimento un mosaico in bianco e nero che rappresenta una scena di sacrificio di un toro.
All'interno dell'ingresso principale c'e' una latrina costituita dai caratteristici sedili di marmo, mentre all'esterno su via dei Vigili si conservano due mosaici con raffigurazione di crateri.
Tornando a percorrere il decumano, si incontra l'Oratorio cristiano, uno dei pochi edifici cristiani conosciuti ad Ostia, onora la memoria dei martiri cristiani della comunita' ostiense (III secolo d.C.) tra cui S. Aurea, alla quale fu dedicata la basilica eretta nella necropoli della Via Ostiense e sorta sopra la sua tomba (attuale chiesa di Ostia Antica). Su di un muro e' sistemato un sarcofago, raffigurante Orfeo che suona la lira e recante un'iscrizione funeraria: "qui dorme in pace Quiriaco"; si ipotizza possa trattarsi del vescovo di Ostia, ma non se ne ha la certezza.
Basilica
Costruita tra il I e il II sec. d.c., non ne resta quasi più nulla. Era uno degli edifici più importanti dell'antica Ostia, dove si amministrava la giustizia e si trattavano affari. Era un edificio a tre navate, di cui la centrale molto ampia e totalmente ricoperta dai marmi come dimostrano i pochi resti trovati, perchè nel Medioevo vennero tolti ed utilizzati per produrre calce. Sul fondo c'era il tribunale e un doppio portico, i cui pilastri erano arricchiti da bassorilievi di putti che sorreggevano festoni di fiori.
Piazzale della Minerva
Lo spiazzo che conduceva alla porta, dove venne trovata una statua di Minerva alata riutilizzata per ornare il frontale della porta. Più avanti i resti di un ninfeo (una grande vasca), utilizzato come abbeveratoio per i cavalli, che consentiva la sosta dei cisiarii (carrettieri che provvedevano anche al collegamento tra Ostia e Roma).
Gli edifici che si vedono (sempre nel piazzale), sono i magazzini repubblicani, di cui ora e' difficile ricostruire la pianta originale a causa delle trasformazioni subite con i vari lavori effettuati nel corso dei secoli.
Macellum
Era il mercato delle carni, edificato tra il I e il II sec. d.C.; subì innumerevoli restauri nella sua lunga "vita" (intorno V sec. d.C.). Occupa un'area trapezoidale, in una zona allora molto trafficata. Conserva un piazzale pavimentato in marmo, con una cunetta per lo scarico delle acque sporche, ornato con una fontana al centro. In fondo, in alto, un podio colonnato, dove probabilmente si esponeva la merce; su una delle colonne un'incisione: "leggi e sappi che molto si chiacchiera al mercato".
Teatro
Edificato nel 12 a.c. sotto Augusto, tra le più antiche strutture in muratura, con larghi tratti in opera reticolata. Venne ristrutturato da Commodo e nel 196 d.c. Septimus Severus (193-2119) e suo figlio Caracalla (212-217) lo ampliarono ad una capienza della cavea a 4000 posti, come risulta da una gigantesca epigrafe in un corridoio che conduceva all'orchestra.
All'esterno, c'era un portico con le botteghe dove gli spettatori potessero rifocillarsi e rinfrescarsi.e delle scale, che portano alla cavea. L'ingresso centrale fu abbellito con stucchi e portava tramite scale, direttamente all'orchestra. Due passaggi laterali servivano da accessi ulteriori.
La cavea è molto ampia, ricostruita per la maggior parte con tre ordini di posti, di cui solo due conservati. Le tre file di gradini marmorei vicino all'orchestra erano posti d'onore per personaggi importanti che usavano come entrata quella principale.
L'orchestra, ampliata in un secondo momento, per accogliere i giochi acquatici, è isolata dalla cavea tramite un parapetto marmoreo. Si conservano tre mascheroni, fissati sulla parete del proscenio. L'acqua arrivava tramite passaggio centrale da due cisterne ricavate sotto il portico. Il teatro subì altre ristrutturazioni nel tempo, documentate dalle fonti; nella prima metà del 1900 venne riportato alla luce e utilizzato per spettacoli classici nelle sere di estate.
LANCIANI
"Per favorire gli studi di restauro architettonico del teatro ostiense, intrapresi dagli alunni della Accademia di Francia, la Direzione Generale delle Antichità ha fatto eseguire due escavazioni, la prima sul prolungamento dell'asse dell' edificio, per rintracciare il sito dell'arco maggiore d'ingresso, la seconda sulla estremità orientale del diametro, per determinare la forma e la misura del portico semicircolare. L'uno e l'altro saggio di esplorazione, benché di misura assai modesta, ha dato risultati degni di essere presi in considerazione, specialmente se si riferiscono alle notizie ed ai disegni pubblicati nelle Notizie del 1881 tav. I, all'epoca della prima scoperta del teatro.
L'arco principale d'ingresso, corrispondente nel mezzo della parte semicircolare, dal quale ha principio l'ambulacro conducente all'orchestra, sembra essere stato decorato con rara magnificenza, in occasione del restauro severiano. Vi era infatti un ordine architettonico, costituito da colonne di granito bigio, con capitelli di maniera composita, mentre in tutta la restante parte del giro vi erano soltanto decorazioni o di stucco, di mattone intagliato. Appartengono alla accennata decorazione centrale i seguenti marmi, ti'ovati tutti sulla sinistra di chi esce dall'ambulacro
- Colonna di granito bigio, spezzata a metà e mancante dell'imoscapo, lunga m. 4,17, larga nel diametro m. 0,53.
- Capitello di buon lavoro severiano, ed assai ben conservato.
- Architrave di marmo lunense, il quale formava sporto sul capitello, come si vede per esempio nell'ordine del Foro Transitorio. L'architrave intagliato a triplice listello, misura m. 1,60 X 0,80 X 0,.54.
- Pezzo di cornicione corrispondente, largo m. 1,30X1,25X0,54, intagliato in tutte le membrature.
- lastra di marmo lunga m. 0,52 larga 0,15 sulla quale sono incisi di bassorilievo e di buona maniera due busti, che credo rappresentare Vulcano ed Apollo.
Sopra l'ingresso doveva essere incisa copia della grande iscrizione, a lettere di bronzo, scoperta nel 1881 sulla scena del teatro e pubblicata a pag. 114 delle Notizie {C. I. L. Voi. XIV n. 114). Ne sono state ricuperate fino ad ora poche sigle, scolpite in lastra di marmo molto sottile. Lo scavo eseguito sulla estremità orientale del diametro, ostia nel punto dove incomincia la curva del portico (n. 33 tavola I delle Notizie 1881) ha dato luogo ad un solo ritrovamento, ma questo è di capitale importanza.
Si è quivi scoperto un enorme frammento del prospetto curvilineo, caduto forse dal II, forse dal III ordine, dal quale si conosce ora, per la prima volta, che la fronte stessa era tutta costruita in cortina arruolata ed intagliata, a simiglianza dell'anfiteatro Castrense, del larario dei Vigili a Monte dei Fiori, e di taluni mausolei della Via Latina.
Il frammento comprende due terzi di un archivolto, alto 98 cm, e costruito con mattoni cuneati messi insieme con tanta diligenza, che riesce quasi impossibile determinare la linea delle commessure. Segue l'architrave alto m. 0,39 le cui tre fasce sono divise da golette e bastoni intagliati: il fregio liscio, alto m 0,50: e finalmente la cornice col gocciolatore sorretto da modiglioni composti ciascuno di quattro mattoni intagliati in costa. Il pilastro dell'ordine, largo m. 0,71, è coronato da capitello a foglie di olivo.
L'insieme di questa decorazione, caratteristica dell'epoca di Severo e Caracalla, è oltremodo armonioso, tanto per la purezza delle linee architettoniche quanto per la tinta della cortina, che è in parte gialla, in parte di un rosso acceso.
Altra scoperta notevole è quella di una strada parallela all'asse maggiore del teatro e del Foro che corre dietro le scholae dei PaUoiies, dei Navicularii lìgnarii, dei Measores frumentarli, luoghi delineati nella pianta del 1881 sotto i numeri 18-21. Si vede dunque che l'isola di fabbriche, la quale separa la stazione dei vigili dal teatro, era divisa in due zone per mezzo di questa strada, il cui pavimento trovasi visibile alle due estremità opposte. Misura in larghezza m. 5,50 ed è assai più alta del piano dell'orchestra e degli ambulacri. Fra i frammenti minori, tornati in luce nel corso dei lavori, si possono notare: il bollo Mariniano 489 che porta la data dell'anno 137; ed un altro delle figurine Macedoniane con l'impronta della Fortuna. Seguono due frammenti di titoli sepolcrali."
Piazza Delle Corporazioni
Tutt'uno col teatro in epoca augustana, munito di grande porticato con 50 stanze per gli uffici e le agenzie marittime e commerciali, era il centro degli affari e dei traffici marittimi di Ostia.
Nel 196 d.c. fu restaurato allargando il portico, e il numero delle stanze salì a 64.
Grandi mosaici a tessere bianche e nere, ancora visibili sul pavimento della piazza, illustravano i commerci marittimi e le attività di ogni sezione, raggruppate in corporazioni di città e province, con figure e iscrizioni.
Come si può ancora vedere, i mercanti venivano dal nord Africa, come Libia e Cartagine, ma anche dalla Spagna. In un altro settore c'erano le corporazioni di vinai e macellai. Al centro della piazza, su un podio, il tempio dedicato a un qualche Dio non rinvenuto.
Curia
Datata intorno al II sec. d.c., si suppone rivestita di marmo, con sei colonne sul fronte, ha un ambiente interno quadrato, con due corridoi sui lati. Inizialmente si pensava fosse la sede del Senato, ma da recenti studi si è ipotizzato possa trattarsi di un luogo dove i liberti (non potendo avere una carriera politica) praticavano il culto imperiale.
Forica
Anche se all'interno del Caseggiato dei Triclini, era una latrina adibita ad uso dei passanti.
Ricavata da una bottega nel II sec. d.C., ha un lungo bancone, con 20 sedili che girano tutt'intorno al locale e al di sotto una canaletta per lo scolo dell'acqua.
Si accedeva alla latrina tramite una porta scorrevole, di cui è ancora visibile il foro centrale nella soglia.
Il Colosseo del Mare
Ostia, per la prima volta ritrovati i resti di un Anfiteatro in un luogo marittimo: l'antico Porto Traiano. Secondo gli studiosi le pareti delle tribune erano alte dieci metri. Scoperto il «Colosseo» del Porto di Traiano, un anfiteatro in scala, di 42 m di lunghezza e 38 di larghezza.
Sembra che l'alzata delle pareti perimetrali che sostenevano le tribune fosse almeno di 10 m. La scoperta è frutto di una campagna di scavo durata tre anni in collaborazione con la British School at Rome, l'Università di Southampton e l'Università di Cambridge, diretta dal professor Simon Keay. «L'unicità della scoperta - spiega Keay - è che è la prima volta che viene rinvenuto un anfiteatro nel cuore di una zona portuale.
Altra particolarità e che questo emiciclo spicca nel centro del Palazzo Imperiale di Traiano, anche se l'edificio appena scoperto è databile all'inizio del III secolo d.c. La nostra sfida è capire perchè ci fosse una struttura simile dentro il palazzo imperiale». Intanto su un sito internet sarà realizzata la ricostruzione virtuale del porto di Roma all'indomani delle nuove scoperte.
Schola del Traiano
Nata nel II sec. d.c., sopra una precedente domus, era la sede del collegio dei fabri navales, una importante corporazione di Ostia, che comprendeva costruttori di navi, armatori e carpentieri e deteneva il controllo della flotta mercantile.
All'interno della schola fu rinvenuta una statua dell'imperatore Traiano, che si pensa fosse venerato dalla corporazione, per il beneficio ottenuto dalla sua opera di ampliamento del porto e dei canali navali.
Pavimento di marmo e originariamente ornata di statue e colonne; internamente un ampio cortile, al centro del quale c'è una lunga vasca con delle nicchiette interne; in fondo, una sala centrale con ingresso colonnato e un mosaico in bianco e nero che raffigura geni alati e animali. Sul lato sinistro del cortile, è possibile osservare un breve tratto della domus del I sec. a.c., con pavimento in mosaico, raffigurante una composizione geometrica.
LE PORTE E I PORTICI
Porta Romana e Cinta Sillana
Nel corpo delle mura sillane si apre la Porta Romana, fiancheggiata da due torri; i pilastri che ne rappresentavano gli stipiti, recano i solchi dove veniva fatta scorrere la saracinesca.
I resti della porta si trovano ad un livello inferiore rispetto al livello della via Ostiense.
Sono state ritrovate delle iscrizioni, sulle quali e' riportata la storia edilizia della porta e delle mura stesse: deliberate dal Senato e dal popolo romano, le mura vennero iniziate da Cicerone (63 a.c.) e completate da Clodio Pulcro.
Poco prima delle mura c'e' il basamento della Salus Augusta, dedicata alla salute dell'imperatore, da un membro della famiglia degli Acilii, una delle più antiche ed importanti di Ostia.
Le mura dette anche cinta sillana, perche' in un primo momento fatte risalire all'eta' sillana, appunto, datate tra l'82 e il 79 a.C., circondavano la citta' per circa 1800 metri, lasciando libero solo il lato settentrionale, bagnato dal Tevere. Da studi recenti e' stata proposta una datazione più bassa per ciò che riguarda la loro edificazione.
Portico del tetto spiovente
Lungo piu' di cento metri, dietro al quale oltre alle botteghe, c'e' un complesso di magazzini (horrea), i piu' grandi della città, che si caratterizzano per le celle con pavimenti sospesi su pilastrini per consentire una migliore conservazione del grano senza umidità. Continuando ad avanzare possiamo scorgere un tratto della grande Fistula (tubatura) di piombo che rappresentò il principale mezzo di distribuzione di acqua nella città.
Portico di Nettuno
Risalente all'età adrianea, necessario per monumentalizzare questo lato della strada, sul quale si affacciavano alcuni tra gli edifici piu' importanti, tra cui le Terme di Nettuno.
Porta Marina
A circa 150 metri dalla antica spiaggia, è la porta più possente, nella struttura, delle quattro distribuite lungo le mura di cinta della città (era la più esposta ad attacchi provenienti dal mare).
Costituita da un solo vano, in muratura a blocchi di tufo, fiancheggiata da due torri. Subì dei restauri intorno al I sec. d.c..
Qui possiamo ammirare un Sacello, uno dei mosaici policromi piu' antichi dell'età imperiale.
Porta e mura del Castrum
Della fine del IV sec. a.c., le mura del castrum furono costruite con grossi blocchi di tufo, con una porta su ogni lato. Il castrum rettangolare era tagliato in quattro parti uguali, dalle due strade principali: il Decumano Massimo e il Cardo Massimo. Al centro, dove ora c'è il Capitolium, ancora sono visibili resti del basolato del vecchio Cardo. Questa "cittadella fortificata", nacque per difendere la foce del Tevere, ma ben presto venne attorniata dall'abitato che si andava pian piano sviluppando; tra il II e I sec. a.c. dette luogo anche a costruzioni di carattere commerciale e domus signorili.
I SEPOLCRI
La Necropoli all'entrata
Entrando nell'area archeologica, si scorge subito l'antica necropoli Le tombe, infatti, vennero costruite all'esterno della centro abitato, nel rispetto di antiche norme e tutte nel lato meridionale, per lasciare libera la fascia di terreno vicino al Tevere, considerata suolo pubblico adibito allo svolgimento delle attività connesse al porto fluviale.
Nel tempo la necropoli continuò ad estendersi verso sud, ai lati di una via interna; nell'età imperiale con l'aumentare delle tombe, si rese necessaria la pavimentazione di un'altra via parallela a via Ostiense, che fu denominata "via dei Sepolcri". Il logorio dovuto al passare del tempo e all'attività clandestina, di chi nei secoli e' stato alla ricerca di qualche tesoro, e' evidente osservando i resti delle tombe, che un tempo venivano ornate da preziose decorazioni.
Qui possiamo trovare diversi tipi di sepolture e di sepolcri che si avvicendarono nel tempo: inizialmente prevalse il rito dell'incinerazione, i sepolcri costituiti da recinti a cielo aperto o da monumenti tipo altari; cominciò poi a diffondersi l'inumazione e per l'incinerazione si svilupparono nuovi sepolcri a colombaio, dove nelle nicchie ricavate sulle pareti venivano riposte le olle (contenitori di terracotta per le ceneri); si afferma definitivamente l'inumazione e quindi le tombe si trasformano in camere contenenti sarcofagi di marmo o terracotta, di cui si possono trovare alcuni frammenti vicino le mura della città (cinta sillana).
Tomba di Ermogene
impiantata su una costruzione precedente. Si trattava di un'appartenente all'ordine equestre, che per l'attività svolta all'interno della città, meritò un funerale a spese pubbliche e gli fu donata una statua equestre nel foro.
Tomba degli archetti
un colombario, nota per la decorazione della muratura esterna posteriore.
Tomba dei colombari gemelli
due edifici uguali, con un ambiente rettangolare in comune, al centro, utilizzato per la cremazione.
Sarcofago di Carminio Partenopeo
personaggio di rango equestre, che fu anche capo della corporazione dei costruttori.
Monumento Sepolcrale
Datato intorno al 40-30 a.c., si trova subito fuori la Porta Marina; particolarmente interessante la fronte dell' esedra (ambiente di pianta semi circolare o rettangolare, aperto sulla fronte), con sedili decorati con delfini e zampe di leone. E' stato poi aggiunto un recinto in tufo, con le pareti frontali in travertino; dai resti raccolti, si ipotizza anche, una copertura conica, con decorazioni a squame.
Sepolcro di Cartilio Poplicola
Di pianta quadrata, con nucleo interno di cemento rivestito di marmo, ne è stata ricostruita solo la fronte. Quest'ultima presenta un'iscrizione in onore di Cartilio Poplicola (personaggio molto noto, il cui cognome "Poplicola", che significa "amico del popolo", gli fu concesso dal popolo stesso).
Alla destra e alla sinistra dell'iscrizione, ci sono otto fasce, che stanno a ricordare le otto volte che il personaggio ricoprì la massima carica cittadina.
Nella parte superiore della fronte, c'è un rilievo piuttosto rozzo, che rappresenta due fasi di un'azione bellica (alla quale, forse, partecipò Poplicola): a sinistra dei soldati schierati, sulla terraferma e a destra una battaglia navale. Il monumento fu eretto a spese pubbliche.
MUSEO DI OSTIA
Nel museo si conservano molti reperti degli scavi tra cui una notevole statuaria di Traiano, Faustina Maggiore, Cartilio Poplicola, Mitra che uccide il toro, Perseus con la testa di Medusa, Julia Domna Diva e i piccoli gruppi marmorei di Cavaspina e Amore e Psiche.
Un gruppo di ritratti riguardano un busto di Volacius Miropnus e uno di Asclepio, una testa di Traiano e un ritratto di Faustina Maggiore. Vi alloggia inoltre una collezione di sarcofaghi (famoso quello di Achille di fronte al corpo di Ettore) e bassorilievi, pitture parietali, mosaici policromi e marmi in opus sectile.
RINVENIMENTI
Oggetti raffinati prodotti per una società ricca e cosmopolita sono i tesori nascosti di Ostia Antica. I bronzi sono reperti particolarmente preziosi perché in epoca romana il prezzo del bronzo era secondo solo a quello dell’oro, e inoltre per la rarità di questo materiale, spesso rifuso in epoche successive per ricavarne armi.
Dal Caseggiato dei Mulini provengono diversi arredi interessanti, tra cui candelabri, lucerne, animali, teste di divinità che fungevano da terminazioni di oggetti in materiali deperibili come il legno.
A figura intera sono invece una piccola statua di Lare e altre due statuine di Eracle fanciullo e di Mercurio. La presenza di un serpente e di uno scorpione potrebbe essere collegata ai culti orientali, come quello di Mitra particolarmente attestato ad Ostia Antica.
Tra gli oggetti esposti anche alcuni strumenti chirurgici, pinze, compassi e altri manufatti bronzei usati per le attività commerciali. Di grande interesse le misure ufficiali, ovvero la «regola» graduata corrispondente a 29,6 cm e il peso da 5 libbre (pari a 1635 g). L’ultima vetrina è dedicata ai materiali di origine animale come l'avorio e l'osso.
L'avorio, proveniente per lo più dall'Africa, ma anche dall'India, visto che Ostia antica aveva rapporti commerciali con i porti indiani e dell’Asia orientale, era certo un bene di lusso che veniva lavorato con perizia, come nella placca con Nereide ed Amorino (III secolo d.c), che doveva decorare una cassetta di legno nuziale, nel raro dittico con dedica a Severo Patrono (V sec.), o nella pisside per prodotti di bellezza. Più comuni erano le bamboline in osso e le immanicature di coltello figurate.
SCOPERTE UNA DOMUS E ALCUNE TOMBE A OSTIA ANTICA
LUGLIO 17, 2014
Ambienti residenziali e spazi sepolcrali sono riemersi al Parco dei Ravennati, l’area compresa fra gli Scavi di Ostia Antica e l’adiacente Castello di Giulio II.
La campagna di scavo, iniziata a giugno con 30 studenti di archeologia provenienti da tutto il mondo, ha individuato ambienti domestici di fine IV secolo caratterizzati da uno straordinario pavimento in opus sectile (in parte emerso nella campagna di scavi del 2013), e coloratissimi marmi policromi che definiscono precise forme geometriche.
Gli apparati decorativi ritrovati sono tipici di una domus tardo antica appartenente probabilmente ad una famiglia aristocratica. Accanto alla stanza in opus sectile si presenta un’area di riutilizzo, pavimentata con basoli, adibita ad attività commerciali e artigianali tra cui il commercio del pesce, testimoniato dal rinvenimento di ami e pesi di piombo per le reti.
Una strada basolata del III secolo d.c. divide l’abitazione da un mausoleo di tarda età Repubblicana che quest’anno ha rivelato una elevata concentrazione di sepolture. Alcune sono sepolture di infanti, del tipo in anfora e a cassone, che trovano riparo addossandosi alle strutture murarie di epoca romana.
Il riuso del monumento funebre è attestato per un lungo periodo, fino al medioevo, forse in associazione al culto di Santa Monica o di Santa Aurea. All’interno del mausoleo si trova una struttura ottagonale, forse funzionale ad accogliere sei tombe.
Recentemente la Soprintendenza ha riattivato le indagini sull’area accordando una concessione per un cantiere-scuola organizzato dall’American Institute for Roman Culture. Lo scavo si è svolto sotto il coordinamento scientifico di Paola Germoni, archeologo responsabile del sito, la co-direzione di Darius Arya e di Michele Raddi, e la collaborazione di Flora Panariti della Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Roma.
Adnkronos
Ostia Antica è un sito studiato da archeologi di fama internazionale e considerato uno dei più importanti al mondo, un po' come Pompei, in quanto le vicende geologiche l'hanno seppellita come i siti coperti dalle eruzioni vulcaniche.
Qui si tratta dei sedimenti del fiume ma l'effetto è simile, perchè il seppellimento del sito ha impedito in larga parte quella demolizione barbarica operata dal cristianesimo intransigente e quello spolio che ebbe luogo in tutto l'impero e che solo in parte andò ad ornare i ricchi palazzi dei prelati italiani.
Il parco archeologico di Ostia Antica è uno dei meglio preservati siti archeologici dell'antica Roma, con 50 ettari di costruzioni e cambiamenti durante circa 8 secoli.
Le fonti riportano che Ostia fu fondata dal re Anco Marzio nel VII sec. a.c, ma non se ne sa altro. Reperti di materiali dell'età del bronzo recente (XIII-X sec. a.c.) nel territorio di Ostia e Acilia (antica Ficana), testimoniano come la foce del Tevere fosse abitata in tempi remoti, ma non ci sono tracce dell'era monarchica.
Si sa invece dell’insediamento romano nel IV sec. a.c., dove Ostia fu fondata come colonia militare per il controllo della costa, con un porto fluviale, il Portus Urbis, da cui, fin dal II sec. a.c., dipendeva l’approvvigionamentodi grano per l’Urbe.
I primi insediamenti del IV sec. ebbero luogo sullo sbocco del Tevere dalla cui foce (ostium) Ostia deve il suo nome. Nacque dunque come castrum, un insediamento fortificato delimitato da un perimetro quadrangolare edificato in blocchi di tufo.
Dopo la fondazione della cinta muraria, progettata da Cicerone, la città fu riorganizzata con un piano urbanistico, controlato dagli imperatori per le distrubuzioni alimentari alla plebe senza cui si sarebbe rotto l'equilibrio della città. Si sviluppò infatti in età imperiale come Porta del Tevere, per molti secoli via di comunicazione primaria, e porta del Tirreno, per cui centro commerciale portuale, importante soprattutto per l'approvvigionamento del grano nell'Urbe.
Dalla metà del I sec. a.c., divenuta colonia romana, Ostia ebbe un grande sviluppo economico, commerciale e demografico.
Come raccordo tra importantissime vie di comunicazione (Tevere e Tirreno) con Roma, Ostia fu una città cosmopolita, con razze e culture differenti.
I suoi abitanti erano, a seconda della professione, raggruppati in corporazioni, con lingue e religioni differenti, come si vede dai templi dedicati oltre alle divinità locali, a Mitra persiana, a Cibele frigia, a Iside egiziana, e a una Sinagoga ebraica. Ad essa accorse gente in cerca di fortuna e soprattutto liberti. La vicinanza a Roma fece di Ostia un importante centro di commercio e approvvigionamento per la capitale, ampliandola con un foro, un acquedotto e un teatro.
Ostia raggiunse i 100.000 abitanti, ma declinò con la crisi del III secolo. Ebbe una ripresa nel IV sec. come sede residenziale, mentre le attività commerciali e amministrative si erano spostate nella città di Porto, ma decadde ancora in seguito.
Dal porto di Ostia passava di tutto, dal grano che nutriva tutta Roma ai cammelli e agli elefanti per gli spettacoli circensi. Ostia era una "Roma in piccolo", ma mentre della capitale sono ancora visibili quasi soltanto i resti monumentali, qui sono rimaste le case, le taverne, le latrine e persino le pubblicità, vedi i mosaici del piazzale delle Corporazioni.
Porto di Claudio
Già Giulio Cesare voleva creare un nuovo porto vicino Roma ma non ne ebbe il tempo. A causa dell'aumento del traffico commerciale che rendeva insufficiente la capacità della foce del Tevere, l'imperatore Claudio, fece costruire a partire dal 42 d.c un nuovo porto a circa 3 km a nord di Ostia, collegato al Tevere da un canale, terminato nel 46, il canale di Fiumicino, con la formazione dell'Isola Sacra. Il Porto sarà terminato da Nerone, nel 64-66, ma era già attivo nel 62 d.c.
Il nuovo porto fu creato nei pressi dell'attuale aeroporto internazione di Fiumicino, partendo da un bacino artificiale di 90 ettari di superficie, costruito su una laguna con un cordone sabbioso che costituiva una protezione naturale. L'entrata del bacino fu sbarrata da un'immensa diga di 758 m di lunghezza e 3 di larghezza, lasciando un'entrata di 206 m, tra la diga ed un molo lungo 600 m e largo 12 m, il monte Giulio, situato a nord-est sulla terra ferma.
Furono creati attracchi ed horrea (magazzini) sui due bracci del porto per più di cento ettari, per gli scambi e lo stoccaggio delle merci. All'estremità della grande diga fu eretto un faro, simile a quello del porto di Alessandria, utilizzando come fondazione la nave usata dall'imperatore Caligola per portare dall'Egitto l'obelisco che attualmente si trova in Vaticano. La nave fu riempita di pietre, quindi affondata facendo affiorare un isolotto artificiale. Sembra che i monumentali lavori richiesero 30000 operai e 1000 paia di buoi durante 20 anni.
RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL PORTO DI TRAIANO (By https://www.katatexilux.com/) |
PORTO DI TRAIANO
Il nuovo porto non riparava abbastanza dalle tempeste, infatti Tacito riporta che nel 62, prima quindi che i lavori fossero portati a compimento, una tempesta affondò 200 navi. Inoltre il suo mantenimento era estremamente costoso. Quindi l'imperatore Traiano fece costruire da Apollodoro di Damasco il Porto di Traiano, più funzionale e arretrato rispetto a quello di Claudio. I lavori durarono dal 100 al 112 d.c., con la creazione di un bacino esagonale con lati di 358 m e profondo 5 m, con una superficie di 32 ettari e 2000 m di banchina. Fu costruito un ulteriore canale, ed il collegamento ad Ostia fu assicurato da una strada a due corsie. Al Portus Traiani, furono costruiti magazzini e depositi per permettere la miglior conservazione delle derrate alimentari.
A 3 Km di distanza sorse il centro urbano di Portus che divenne il polo commerciale, mentre Ostia assumeva il ruolo di centro direzionale e amministrativo, sede delle più importanti compagnie di viaggio dell’antica Roma.
Nel II sec. a.c. si cominciò ad edificare fuori dal castrum, e dopo che Mario la saccheggiò durante la guerra civile, Ostia fu dotata da Silla di ampie mura, per consentirne un maggiore sviluppo. Ostia fu quindi il centro di smistamento dei beni commerciali diretti a Roma, e la città crebbe in ricchezza e prestigio, fino a toccare il culmine con la ristrutturazione urbanistica di Adriano, quando contava oltre 100000 abitanti.
PORTO DI TRAIANO |
Gregorio IV, nel IX secolo d.c., costruì un centro abitato non lontano, Gregoriopoli. L'unica costruzione che rimase visibile fu il Capitolium, trasformato in ovile e chiamato "la casa rossa", per i suoi mattoni.
RICOSTRUZIONE |
GLI SCAVI
Gli scavi di Ostia Antica inziarono ai primi del 1800, sotto Pio VII, e sotto Pio IX e nel 1909, con il Vaglieri prima e Paribeni e Calza poi, furono condotti con un certo metodo. Ma i reperti rinvenuti furno venduti all'estero o acquisiti dai Musei Vaticani. Dopo l’Unità d’Italia erano stati riportati in luce circa 34 ettari. Tuttavia la gran parte dell’opera ha avuto luogo nell’ultimo dopoguerra. Oggi si scava ancora, e l'antica Ostia riserva ancora sorprese. Dopo Pompei è il miglior esempio di città di epoca romana giunto fino a noi.
DESCRIZIONE
Oggi di Ostia Antica restano le rovine immerse nel verde, ma incontaminate fin dall’epoca tardoantica. La città si attraversa percorrendone il decumano massimo, da Porta Romana a Porta Marina. Da questa grande strada basolata e inoltrandosi nelle vie trasversali e parallele, si raggiungono edifici di ogni fase e di ogni tipo. Innanzitutto le abitazioni, con grandi caseggiati d’affitto del I sec. d.c., le insule con cortile centrale, con botteghe al piano terra ed appartamenti per il ceto medio mercantile e urbano.
Poi i magazzini (gli horrea), concentrati dall’età repubblicana a Nord, lungo l’antico corso del Tevere. Quindi il teatro augusteo, con alle spalle il Piazzale delle Corporazioni, porticato con tempio centrale e ambienti alle spalle del colonnato, per le associazioni di mestiere, con le loro insegne sui mosaici pavimentali. Altre sedi di corporazioni, i collegia, sono sparsi per la città.
Poi gli edifici pubblici: la Caserma dei Vigili; le terme (tra cui le Terme del Foro, e le Terme di Nettuno); la Basilica e la Curia sul Foro; gli edifici sacri con i Quattro Tempietti repubblicani, edificati a Nord del Decumano da un esponente di una delle grandi famiglie aristocratiche locali, i Lucilii Gamalae; inoltre i Mitrei, privati ma anche pubblici, che attestano l’ampia diffusione del culto di Mitra dal II sec. d.c.; infine i grandi templi che si fronteggiano sul Foro: il tempio tiberiano di Roma e Augusto e l’imponente Capitolium, riedificato da Adriano su quello augusteo.
Le Necropoli di Ostia, della via Ostiense e della Via Laurentina, offrono la visione di edifici funebri perfettamente conservati, vari ed elaborati.
"Ostia era attraversata, per lungo, dal decumano e nel punto in cui, poco dopo Porta Marina, esso raggiunge il mare, lì sulla banchina venne costruita alla fine del IV sec. d.c. una villa con vari saloni a pianterreno, aperti direttamente sulla spiaggia, e con altre stanze al primo piano. Una di queste sale conteneva migliaia di frammenti di marmi policromi crollati, che un solo uomo, Luigi Bracale, è riuscito miracolosamente a ricomporre tra il 1959 e il 1966 e una sola donna a disegnare: Maria Ricciardi.
Un pannello ricomposto è stato esposto nel Museo di Ostia ma gli altri sono rimasti per una generazione nei "Grottoni" della Soprintendenza e sono ora per la prima volta esposti al pubblico, grazie al soprintendente Anna Gallina. Le parti basse della decorazione mancano, ma quelle alte e il pavimento fanno girare la testa per i motivi geometrici, le lesene, i capitelli, le volute popolate da chiocciole, farfalle e uccellini e le scene di caccia nell' anfiteatro, con leoni e tigri che atterrano gazzelle. Nell'esedra in fondo alla stanza la vile tecnica muraria in opera reticolata e laterizia viene replicata con marmi policromi, massi ma stravaganza di cui non si è trovata la ragione. Non si tratta di mosaici, ma di opus sectile.
La figura abbozzata su di un cartone veniva divisa in tante parti, un occhio, un polpastrello, un'unghia di un leone, e per ciascuna di queste si ritagliava un corrispettivo in un marmo del colore più adatto, come in un puzzle. Nella parete di destra, sopra una porta, appare la testa nimbata di un uomo con capelli lunghi, barba e mano nel gesto di adlocutio. Più in basso figura il capo di un giovane, è un filosofo pagano col giovane allievo. I filosofi erano allora aristocratici eleganti, sacerdoti sapienti con occhi volti al cielo, manifestazioni a tal punto del divino da emanare luce, come i santi cristiani."
LE DOMUS
Domus di Apuleius
Edificata in età traianea, uno dei pochi esempi di casa del periodo tra prima e media età imperiale. Subì restauri tra il II e il III sec. d.c., che ne modificarono gli spazi e la pavimentazione. Con il ritrovamento di una fistula plumbea 'P. Apuleius', si pensò fosse il nome del proprietario.
La domus ha una pianta abbastanza singolare, dovuta alla mancanza di spazio: uno stretto vestibolo, porta in un atrio a otto colonne, con una distribuzione degli spazi delle domus del I sec. d.c.; anticipa però i tempi nel cortile porticato, che si ritroverà nelle case ostiensi del medio impero. Sulla sinistra troviamo la seconda ala, costituita da un corridoio dietro cui ci sono due file di stanze, alcune delle quali decorate con mosaici in bianco e nero, tra cui il più importante quello del "tablino".
Domus dei Pesci
Edificata intorno alla fine del III sec. d.c., subì nel IV secolo grossi lavori di restauro ed ampliamento. Caratterizzata da una sala con mosaici a riquadri e simboli diversi, ha un peristilio pilastrato, dove affaccia una stanza con pavimento formato di 48 formelle di marmo, contenenti motivi geometrici.
L'ingresso della casa (fa parte dei locali aggiunti nel IV sec.) è pavimentato da un grosso mosaico, con al centro un calice con un pesce al suo interno e due fuori, improbabile che sia un simbolo cristiano.
Domus delle colonne
Anche questa risalente alla fine del III sec. d.c., ha un aspetto molto sontuoso; pavimento a grandi tessere (tecnica pavimentale del tardo impero); cortile centrato con un pozzo ed un ninfeo, fu rialzato nel IV sec. e pavimentato di marmo; sul fondo la sala principale, il cui ingresso è arricchito da due grosse colonne.
RICOSTRUZIONE GRAFICA DELLA CASA DI DIANA (By https://www.katatexilux.com/) |
Casa di Diana
All'inizio di 3 o 4 piani, alta circa 18-20 m, costruita nel 130-140 d.c, era la tipica insula usata soprattutto per affitto.
LA CASA DI DIANA OGGI |
Al piano terra sulla destra, c'è un locale una volta adibito a latrina; ci sono, poi, le tabernae con i mezzanini, ovvero gli ambienti dove vivevano i negozianti o le classi basse del popolo; o anche dove producevano artigianalmente e vendevano. Delle scale conducevano ai piani superiori, dove si trovano confortevoli appartamenti con balconate, per un ceto medio. La casa prende il nome da un dipinto di Diana Cacciatrice, che si trova su una tavoletta di terracotta sulla parete sinistra dell'entrata dell'edificio.
Domus della Fortuna Annonaria
Sul lato destro della via della Fortuna Annonaria, è frutto di trasformazioni di una insulae del II sec. d.c.. L'ingresso monumentale e l'ampio cortile colonnato già erano presenti sulla precedente costruzione; sul muro di fondo c'è il calco di una statua raffigurante una divinità femminile, identificata da alcuni come la Dea Fortuna Annonaria, da altri come la personificazione della città di Ostia.
Notevole la sala principale, aperta sul cortile con 3 arcate ed impreziosita da marmi e una fontana (forse era una sala da banchetto, infatti in fondo doveva esserci un divano 'stibadium', dove si consumavano i cibi). Sul lato opposto della casa, ci sono due ambienti di cui il più piccolo (cubiculum), possedeva un impianto di riscaldamento (ancora visibile) e un pavimento abbellito da un mosaico in bianco e nero, raffigurante, in riquadri ottogonali, scene mitologiche e di animali. Un'altra particolarità di questa domus, la sala utilizzata come latrina singola.
RICOSTRUZIONE GRAFICA (http://www.colonia-ostiensis.com/index.php/en/home-page-en/) |
Domus del Serapide
Di età adrianea, prende il nome da una raffigurazione di Serapide, nel cortile; quest'ultimo ambiente ha pilastri che si estendono fino al soffitto, intorno ci sono delle tabernae; al piano superiore, forse, c'erano gli appartamenti.
Domus del Protiro
Una lussuosa dimora, prende il suo nome dall'ingresso, costituito da due colonne che sorreggono un frontone su cui è inciso il nome dei proprietari. Ciò che è arrivato ai nostri giorni, è frutto di numerose ristrutturazioni, di cui l'ultima, nel IV sec. d.c., è stata la più radicale.
Questa domus è costituita da un ampio corridoio pavimentato con un mosaico a grandi tessere, un cortile interno al centro del quale c'è una vasca; da quest'ultima si può arrivare con delle scale, attraverso un corridoio lungo e stretto con nicchiette alle pareti, in un altro ambiente, all'interno del quale c'è un pozzo (santuario domestico).
L'ambiente principale è una grande sala detta tablinum; intorno al cortile, diversi cubicula abbelliti con pavimenti in marmo e mosaici.
Domus del Tempio Rotondo
Edificata tra il II e il III sec. d.c., è una domus molto ricca; accessibile da un vestibolo di ingresso, pavimentato in mosaico nero, aperto a sud su via del Tempio rotondo, inquadrato da pilastri con basi in travertino; a fianco ha due taberne con mezzanino, di cui restano le scale interne, e una scala indipendente per i piani superiori.
Dal vestibolo si accede ad un'altra scala per il piano superiore, accessibile anche dalla strada. L'interno circonda il cortile con su tre lati un corridoio pavimentato in mosaico geometrico in bianco e nero, e fontana centrale rivestita in marmo. Sul fondo si apre sul cortile, in asse con l'ingresso, la sala principale con opus sectile marmoreo e ingresso sopraelevato con due colonne. Le stanze aperte sul corridoio ad ovest sono rivestite in marmo e riscaldate. In fondo è presente una cucina. Altre stanze si aprono sul lato opposto, una delle quali, con bancone in muratura e nicchia, potrebbe essere stata un'aula di culto.
Domus del Ninfeo
Dal vestibolo si accede ad un'altra scala per il piano superiore, accessibile anche dalla strada. L'interno circonda il cortile con su tre lati un corridoio pavimentato in mosaico geometrico in bianco e nero, e fontana centrale rivestita in marmo. Sul fondo si apre sul cortile, in asse con l'ingresso, la sala principale con opus sectile marmoreo e ingresso sopraelevato con due colonne. Le stanze aperte sul corridoio ad ovest sono rivestite in marmo e riscaldate. In fondo è presente una cucina. Altre stanze si aprono sul lato opposto, una delle quali, con bancone in muratura e nicchia, potrebbe essere stata un'aula di culto.
Domus del Ninfeo
Costruzione del IV sec. d.c., di cui poco rimane, se non un bel ninfeo che ospitava nelle nicchie, delle statue e un gioco d'acqua con scivoli di marmo. Interessante anche il pavimento con marmo intarsiato. La Casa del Ninfeo fu installata in appartamenti dietro negozi, datataal II secolo d.c. in opus mixtum. La muratura della casa (in latericium opus vittatum) è del 325-350 d.c., con modifiche del 350-400 d.c.
Il cortile ha un piano di bipedali e una tavola marmorea con una scritta funeraria cristiana riutilizzata. Lungo la parete nord-ovest è un ninfeo con sette nicchie rettangolari e semicircolari, di fronte a un podio e un bacino decorati in marmo.
Una grande sala è raggiungibile dal cortile con due colonne di marmo all'ingresso. Il pavimento è ad opus sectile policromo e le pareti rivestite di marmo. Un'altra sala riceve luce dal cortile, attraverso tre finestre ampie ed alte, separate da colonne marmoree che sorreggono archi a mattoni. Il pavimento è in opus sectile policromo di alta qualità, mentre la parte inferiore delle pareti è rivestita di marmo.
Sul pavimento del corridoio c'è un mosaico bianco e vi si aprono quattro piccole stanze, con soglie di marmo e marmo sulle pareti. Un'altra sala ha un abside con un pavimento di opus sectile.
Sul pavimento del corridoio c'è un mosaico bianco e vi si aprono quattro piccole stanze, con soglie di marmo e marmo sulle pareti. Un'altra sala ha un abside con un pavimento di opus sectile.
Poi c'è un vestibolo e una sala con un mosaico in bianco e nero, ambedue con la parte inferiore delle pareti rivestite di marmo e la superiore con dipinti murali del IV sec. d.c., solo in parte conservati, con scene di schiavi che operano nei giardini fuori della città e offrono una parte del raccolto al padrone. Nella parte posteriore della casa ci sono due camere senza marmi e senza dipinti, probabilmente stanze di servizio,
Domus dei Dioscuri
Frutto di una ristrutturazione totale, effettuata su una casa del periodo adrianeo, ha un corridoio a "L", alla fine del quale ci sono le due stanze principali: una stanza da letto, con un mosaico al centro del quale ci sono i Dioscuri (particolarmente venerati ad Ostia, perchè proteggessero le attività commerciali); un salone, con un altro mosaico di stile africano, raffigurante una Venere in una conchiglia, circondata da delfini e mostri vari.
Al lato di quest'ultima stanza, ce ne sono altre due più piccoline, in una delle quali c'è un altro mosaico, a figure geometriche. All'interno della domus, una piccola terma, unico impianto privato fino ad ora ritrovato ad Ostia. E' stata avanzata l'ipotesi che il proprietario fosse un armatore che si arricchì con il trasporto del grano in Africa, ma poteva essere pure un magistrato locale.
Domus di Amore e Psiche
Raffinata dimora, della fine del III sec. d.c., tranquilla ed appartata, probabilmente veniva utilizzata per soggiorni estivi. All'entrata un corridoio, a destra un piccolo giardino con un ninfeo, a sinistra tre stanze di cui la centrale, impreziosita da rivestimenti in marmo per il pavimento e le pareti; sempre all'interno di questa stanza c'è la statua che da il nome alla casa. Alla fine del corridoio c'è la sala principale, anche questa con rivestimenti in marmo.
Ninfeo degli Eroti
Edificato agli inizi del IV sec. d.c., costituito da un ambiente chiuso di pianta quadrata, con pavimenti e pareti ricchi di decori con marmi; sulle pareti tante nicchie colonnate; al centro una vasca (ottimamente conservata) all'interno della quale fu inserito un bacino. L'acqua scendeva da una fontana costituita da una conca marmorea rotonda poggiata su una colonna scanalata svasata verso la base, anch'essa di marmo.
Probabilmente di una ricca domus, ma secondo altri ad uso pubblico. Vi si rinvenne l'immagine di Eros che incorda l'arco e una splendida Venere marina.
Domus Fulminata
Come per tutte le Porte distribuite lungo le mura che cingono l'antica Ostia, anche davanti alla Porta Marina troviamo la zona sacra. La cosa strana è che questa volta, più avanti, verso la spiaggia, intorno alla fine del I sec. d.c., incominciarono a sorgere delle domus.
Tra le più interessanti sicuramente la domus Fulminata, così chiamata perchè è stato trovato un piccolo tumulo che ne ricorda l'evento; è abbastanza rara per l'ambiente triclinare esterno, costruito all'interno del peristilio.
Nel 1960, durante gli scavi, venne rinvenuto un pregiatissimo lavoro marmoreo, con splendide figure, magistralmente intagliate.
La domus presentava botteghe lungo la strada, un ampio cortile con colonne in laterizio e ambienti su un solo lato; il cortile ospitava letti tricliniari e vasche, di cui la centrale decorata a mosaico policromo, e un monumento per la rituale sepoltura di oggetti colpiti da un fulmine nella casa. Forse fu una sede collegiale, magari relativa al vicino sepolcro.
Domus di Bacco e Arianna
La domus è di età adrianea e si sviluppa su due piani, con ricchi mosaici tutti a tessere bianche e nere.
Al piano terra, molto importante il pavimento in mosaico (120-130 d.c), uno dei più importanti e raffinati ritrovati ad Ostia.
Riproduce la lotta tra Eros, sostenuto da un altro amorino, e Pan, probabilmente un'allegoria della discordia perpetua tra amore sacro e amore profano.
La scena ha come tranquilli spettatori Dionisio e Arianna serenamente seduti a banchetto, con tavolinetto, vaso e cibarie; molto curata l'impostazione del disegno e la stilizzazione dei motivi floreali.
Domus di Giove Fulminatore
Si trova nella regio quarta di Ostia, poco prima dell’incrocio tra il cardine massimo e la via del Tempio rotondo. Una domus ad atrio centrale tuscanico che pur avendo nei secoli subito innumerevoli ristrutturazioni, almeno sei fasi costruttive in successione tra la metà del II a.c. e il V sec. d.c., ha conservato molto delle caratteristiche dell'età repubblicana.
La domus deve il suo nome ad un cippo ritrovato al suo interno, dove veniva menzionato Giove Fulminatore. Una curiosità: sui laterizi che vennero utilizzati per costruirla, erano impressi dei bolli, che appartenevano alla fornace dello stesso uomo che contribuì alla costruzione (nello stesso periodo) di alcuni edifici a Pompei e del Colosseo a Roma. Il suo ingresso era fiancheggiato da tabernae, e l'atrio ha pilastri in tufo e impluvio in marmo.
Lo scavo della domus iniziò nel 1923 e fu completato nel 1940.Il nome deriva dall'iscrizione greca ancora visibile in un piccolo altare di marmo, situato nel tablinio "A Giove Discendente (con fulmini e tuoni)"
Domus della nicchia a mosaico
Più piccola della precedente ma simile, costruita intorno al 50 a.c., caratterizzata da un ingresso con ante modanate in tufo.
Domus di Giove e Ganimede
Di età adrianea su due piani, con scala interna, articolata intorno ad un cortile che si affaccia su un giardino interno, comune con la casa dei Dipinti e con la casa di Bacco fanciullo.
All'epoca di Commodo subì trasformazioni, con alcuni ambienti sulla strada utilizzati come taberne, e fu decorata con affreschi (tra cui la Nascita di Venere, Giove e Ganimede, Leda e il cigno) e fu forse utilizzata come albergo e/o bordello. Nel III sec. ambienti industriali si impiantarono nel giardino.
GLI APPARTAMENTI
Sono appartamenti caratteristici dell'urbanizzazione di Ostia, con una stanza centrale (medianum), su cui si aprono la porta di ingresso e delle finestre; alle due estremità del medianum si aprono invece le stanze di soggiorno e di rappresentanza, mentre altre stanze più piccole, i cubicula, ovvero le camere da letto, si trovano sul lato opposto all'ingresso; sono spesso presenti stanze di servizio, come la cucina e la latrina.
Gli appartamenti più lussuosi possono occupare anche il piano superiore, con scala interna e stanze di rappresentanza di altezza maggiore, sui due piani dell'unità abitativa.
Piante simili potevano avere anche gli appartamenti situati ai piani superiori dei caseggiati, però con scale scale i
ndipendenti.
Case di via dei Vigili
Con due appartamenti, di età adrianea che si fiancheggiano, accessibili da un corridoio che si apriva su via dei Vigili, con scala indipendente per i piani superiori; altre due scale per appartamenti superiori si trovano al termine del corridoio e in un angolo dell'appartamento meridionale, con tracce di porte; nei sottoscala interni sono ricavate delle latrine. Entrambi gli appartamenti hanno finestre sulla strada e quello settentrionale anche sul lato nord, opposto all'ingresso.
Dal corridoio di ingresso si accede al medianum, che prende luce dalle finestre verso la strada, e sul lato opposto all'ingresso si apre una vasta sala divisa in due parti diseguali da pilastri; due cubicula (stanze da letto) si aprono sul fondo del medianum e un altro piccolo ambiente a fianco del corridoio di ingresso. L'appartamento settentrionale, più ampio, dispone di un altro piccolo ambiente aperto sul corridoio di ingresso, e di un corridoio di disimpegno davanti alla stanza di rappresentanza di fronte all'ingresso. Entrambi gli appartamenti conservano tracce di mosaici pavimentali e di affreschi con pannelli rossi e gialli.
Casa dell'Ercole bambino
In realtà un appartamento in un edificio di età adrianea, con taberne affacciate su via della Fortuna, e un appartamento affacciato sulla via delle Corporazioni, sul lato opposto, accessibile da un corridoio trasversale che metteva in comunicazione le due vie.
L'appartamento aveva la consueta pianta con medianum aperto con finestre sulla via delle Corporazioni, stanze di rappresentanza alle estremità e cubiculi sul lato di fondo opposto alle finestre. A fianco della stanza di rappresentanza a nord è una scala interna per i piani superiori. Vi sono state rinvenute pitture con scene mitologiche, tra cui un Ercole bambino che strangola i serpenti, da cui il nome alla casa. Vi vennero rinvenute anche tesoretti di monete, il più tardo dei quali è datato intorno al 425.
LE INSULE
Insulae delle Muse
Probabilmente le più eleganti della città, per i raffinati disegbi architettonici e per i pannelli dal fondo rosso e giallo in cui sono rappresentati le 9 Muse con Apollo.
Dotata di cortile porticato, la costruzione non è però più alta di un piano, abitata da una famiglia della ricca borghesia. Per gli affreschi presenti nelle varie stanze, è stato tenuto conto della diversa esposizione alla luce: più luce colori più scuri, meno luce colori più chiari. Addentrandosi nella casa, percorrendo il corridoio, nel susseguirsi di stanze, c'è un piccolo salotto con Apollo e le Muse.
Più avanti il grande triclinio, con pitture di pilastri, colonne, finestre e porte aperte, da cui sembrano entrare ed uscire piccole figure di donna.
La stanza più vasta, ricorda il vano importante e solenne delle domus pompeiane, con graffiti, che tra gli altri soggetti, riproducono la
colonna Traiana.
Insulae del Dionisio
Del II sec. a.c. con rifacimenti del I sec. a,c., si estende su un'ampia area trapezoidale con ingresso sul decumano, aveva un atrio con tablinio sul fondo e un grande peristilio anch'esso trapezoidale con colonne in travertino. Nella corte una grande vasca fu addossata alle colonne in laterizio in sostituzione di quelle originarie in travertino, lastre marmoree ornavano i tramezzi e c'era pure un basamento in marmo lunense venato. Del suo interno si conserva una colonnina tortile in marmo.
Insulae dell'Aquila
Sono state costruite tra il 125 e il 130 d.c., nel III sec. vennero restaurate, subendo trasformazioni notevoli. All'interno è possibile osservare mosaici ed affreschi che denotano una grande ricercatezza nella decorazione.
Portico della Fontana a Lucerna
Un lungo edificio a portico, di età adrianea, che prende il nome dalla fontana in marmo, presente sulla via; nato nel 125 d.c. su un altro edificio porticato, ancora visibile in alcuni tratti.
Al piano terra c'erano le botteghe, ai piani superiori le abitazioni.
Sotto al porticato il muro è ad opus incertum, mentre sulla facciata è inusualmente in opus mixtum. Sotto al portico si aprivano tre thermopolium.
La fontana è una vasca rettangolare di marmo, con al centro una colonna, alta quanto la vasca, che in cima ha una scultura a forma di grande lampada ad olio circolare con sette bocchette. Sui quattro lati svettano invece quattro colonne scanalate.
Sul fronte strada la fontana presenta molti minuscoli archi a formare un traforo.
Insulae delle pareti gialle
Costruite sotto Adriano, famose per le belle decorazioni, a pianta rettangolare, con vano centrale collegato ad altri vani che prendevano luce da finestroni interni, disposta su due piani, La costruzione è stata sottoposta a continui rifacimenti fino al III sec. d.c..
La ristrutturazione più recente, in età antonina, l'ha caratterizzata col prevalente colore giallo delle pareti. Gli affreschi parietali rappresentano uccelli colorati, piazzette e paesaggi, e mosaici bianchi e neri a figure geometriche.
Caseggiato del Molino
Edifici costruiti intorno al 120 d.c., costituiti da ambienti selciati; troviamo, ancora, ben conservate macine in pietra lavica (in basso forma conica, in alto, un elemento mobile detto catillus).
Le macine venivano utilizzate, facendo ruotare la parte alta, tramite una leva mossa da schiavi o muli, a cui venivano bendati gli occhi per evitare i giramenti di testa.
Alcuni ambienti sono occupati da tazze cilindriche con due fori, che erano utilizzati per impastare le farine; in un altro, invece, troviamo due forni per la cottura del pane. Il mestiere del panettiere (pistor) era molto diffuso, tanto da formare una corporazione detta dei pistores.
Il pane di Ostia veniva portato a Roma per essere distribuito gratuitamente al popolo, oppure venduto a prezzo politico, fino a quando nel III sec. d.c., i panettiere ostiensi rivendicarono gli stessi diritti dei panettieri romani.
Caseggiato del Larario
Edificio abbastanza singolare, datato intorno al 125 d.c.. L'ingresso immette in un cortile, sul quale affacciano una serie di botteghe, una dopo l'altra; si può supporre fossero esercizi che, trattavano prodotti simili; forse era la sede una corporazione di artigiani.
Caseggiato dei Dipinti
E' uno dei caseggiati più vari dell'antica Ostia, fu edificato tra il 128 e il 138 d.c., su di un edificio raso al suolo, sviluppandosi in altezza su 3 o 4 piani (come la Casa di Diana); composto da botteghe e mezzanini, oltre alle insulae di seguito elencate:
Insula di Giove e Ganimede
è caratterizzata da un piccolo cortile, decorato con un mosaico, e delle stanze con affreschi, accomunati da uno sfondo giallo e alcuni motivi decorativi. Prende il nome da uno di questi affreschi, che ha appunto come soggetti Giove e Ganimede.
Insula di Bacco Fanciullo
Accoglieva appartamenti su due piani, con stanze di rappresentanza a doppia altezza e scala interna, con doppio ingresso e finestre dalla via dei Dipinti e dal giardino interno sul lato opposto, in comune con la domus di Giove e Ganimede. Ai piani ancora superiori erano altre abitazioni, raggiungibili da scale indipendenti da via dei Dipinti e dal giardino interno.
Caseggiato del Sole
Sulla via della Fortuna Annonaria, si incontra via del Caseggiato del Sole, che divide in due un gruppo di edifici. Il primo (Caseggiato del Sole) comprende una serie di botteghe e abitazioni ed il Mitreo dei Serpenti.
Sulla sinistra, invece, troviamo l'insulae dell'Invidioso ed un complesso termale.
Insula degli Aurighi
Edificata nel 140 d.c., con il cortile ad arcate circondato da un corridoio, sul quale affacciano le varie stanze; è tra le rovine meglio conservate in altezza (sono visibili tre piani).
Prende il nome da due quadri, rappresentanti aurighi sulle bighe, che si trovano nel lato nord del corridoio.
Molto fini le pitture delle varie stanze, che raffigurano amorini, scene di caccia o nature morte.
Sull'utilizzo dell'edificio ci sono due ipotesi: veniva affittata ad inquilini diversi; era la sede di qualche corporazione sportiva.
Case Giardino
Un complesso residenziale, nato nel periodo adrianeo, su di uno spazio trapezoidale, occupato parte da abitazioni e parte da giardino. Il nucleo abitativo si trova al centro del giardino, diviso in due blocchi; il piano terra non era occupato da botteghe; lo spazio verde era arricchito da sei fontane.
Questo complesso sta a testimoniare il grande cambiamento all'interno della città di Ostia, città ricca, in continua evoluzione, anche grazie ai continui scambi culturali. Delle Case Giardino fanno parte, oltre alla Domus di Dioscuri, la Insula del Graffito, la Insula delle Pareti Gialle e la Insula delle Muse.
Insulae delle Volte Dipinte
Anche questa di epoca adrianea, fu restaurata più volte; molto singolare, per quel tempo, la planimetria, non c'è il cortile interno, ma un corridoio, che taglia in due il piano terra, su cui si affacciano le varie stanze, tutte dotate di finestra per far entrare la luce.
Un'altra particolarità di questa insulae sono gli affreschi sulle volte; tutti gli affreschi qui ritrovati, possono essere suddivisi in due categorie: quelli su fondi gialli e rossi (di solito utilizzati per ambienti di rappresentanza) e quelli su fondi bianchi (utilizzati per ambienti privati).
A nord troviamo una taberna con un bancone. Al secondo piano, una cucina con bancone, fornelli ben conservati e uno scarico per le acque. Sull'utilizzo di questa casa ci sono versioni contrastanti, a causa di alcuni dipinti con scene erotiche, ritrovati in una delle sale: la prima ipotesi è che si trattasse di una casa di piacere, ma la cosa strana è che sorge nella zona più signorile di Ostia antica; la seconda ipotesi è che la sala sia semplicemente una camera da letto privata.
Caseggiato dei Triclini
Edificato nel periodo di Adriano, ha le stanze a destra del portico adibite a triclini (divanetti in marmo), sono ancora visibili i podia dove si accomodavano i commensali.
RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL THERMOPOLIUM (By https://www.katatexilux.com/) |
LE TABERNE
Thermopolium
E' uno degli edifici più suggestivi della città: una locanda del III sec., edificata su una cosruzione precedente. Da Via di Diana, un passaggio coperto introduce in un cortile fiancheggiato da tabernae.
COME APPARE OGGI |
Più avanti ci sono i tre ingressi della locanda, ricavata nel III secolo d.c., da locali precedenti. All'interno ci sono tre vani, di cui quello di mezzo è il principale. Prima di entrare nel locale centrale c'è un bancone a tre piani, dove venivano poggiati i cibi e le bevande, per i clienti che andavano di fretta; sotto il bancone una vaschetta per lavare le stoviglie.
La sala interna, arricchita da affreschi, contiene un altro bancone per l'esposizione delle vivande, sopra esso un dipinto di natura morta. A destra la cucina, con un fornello e un dolio, e una giara interrata, dove si tenevano in fresco acqua e vino; a sinistra una sala non ben identificata. Nel retro del Thermopolium, c'è una piccola corte con una fontana e sedili in muratura che invitava gli ospiti a mangiare fuori nei mesi più caldi.
Caupona del Pavone
Una delle poche osterie alloggio ritrovate ad Ostia, prende il nome da un dipinto di un pavone trovato all'interno di una nicchia. Nel III sec. d.C. viene adattata a questo scopo, un'abitazione privata della media età imperiale, a due piani.
Al piano terra dopo l'ingresso troviamo una latrina, più avanti un ambiente decorato (da segnalare il genio sospeso in aria), con un bancone e sopra mensole per l'esposizione delle vivande e una vasca per il lavaggio delle stoviglie; poi, una saletta decorata con figurine rappresentanti le muse.
Esternamente un cortile con un bancone per i clienti. Al piano superiore gli alloggi. Ostia era una città portuale, ma c'erano poche locande; ciò può essere giustificato dal fatto che i ceti più alti preferivano venire ospitati presso domus o insulae, anche perchè dai racconti che ci sono arrivati, le locande non erano molto accoglienti (la Caupona del Pavone sembra, però, essere un'eccezione).
Caupona di Fortunato
Un piccolo locale destinato alla vendita di bevande, come si desume da un'iscrizione pavimentale; percorrendo la suddetta via, che prende il nome dalla fontana che ne occupa un lato (quella conservata meglio ad Ostia), vediamo un caseggiato con botteghe e abitazioni, diviso in tre blocchi da due androni di passaggio, che servivano per collegare la via della Fontana alla via delle Corporazioni.
Le tre parti del caseggiato sono conosciute come: insula dell'Ercole bambino, insula del Soffitto Dipinto e caseggiato delle Fornaci. E' un esempio di abitazione signorile, la casa e' costituita da un corridoio sul quale prospettano tre stanze e un salottino; affreschi che decorano le pareti, interessanti pitture sul soffitto.
Caupona di Alexander Helix
Trattasi praticamente di un'osteria ricavata nel II sec. d.c. da una delle torri della Porta Marina, che prende il nome da un'iscrizione del mosaico del pavimento. Al suo interno, ben conservati, ci sono un bancone ed una vaschetta.
Il mosaico del pavimento, a tessere bianche e nere, raffigura tre scenette ben distinte: la Venere ed un amorino; due lottatori nudi; due danzatori, in un atteggiamento che ricorda molto le danze egiziane.
Quest'ultima scena ed altri resti trovati nella città antica, lasciano supporre la presenza di gruppi orientali.
Casa dei Dolii
Deposito di dolii per l'olio ed il vino. Si suppone che nel caseggiato alloggiassero gli elementi della classe ricca, che per ragioni di lavoro erano costretti a sostare nell'area portuale.
Fullonica
Un'antica lavanderia, la più grande e la meglio conservata di Ostia; costruita tra il 161 e il 180 d.c., sopra un'altra fullonica che a sua volta sorgeva su una domus del I sec. a.c.. All'interno troviamo grandi vasche (lacus), dove veniva conservata l'acqua che poi serviva per le varie operazioni; intorno alle lacus ci sono piccole vaschette in terracotta (pilae fullonicae) con dei muretti ai lati.
In queste vaschette i fullones (gli addetti alla lavanderia) lavavano e coloravano le stoffe, servendosi dei muretti per appoggiarsi, mentre pestavano le stoffe per farle impregnare meglio (balletto saltus fullonicus). Le stoffe una volta trattate venivano messe ad asciugare su un terrazzo, di cui rimane visibile solamente la scala di accesso.
Horrea Epagathiana e Epaphroditiana
Della seconda metà del II secolo d.c., questo edificio fu adibito a magazzino, dai due proprietari, Epagathio e Epafroditio, liberti, probabilmente di origine orientale, arricchitisi con il commercio.
E' l'unico magazzino horreum di cui si conosce i nomi dei proprietari, per l'epigrafe in marmo sul timpano che sormonta il portale d'entrata.
Vista la presenza di due porte di ingresso e due nel cortile interno, con 4 edicole,
immagini di divinità protettive e il pavimento riccamente decorato a mosaico con figure geometriche, oltre a una tigre e una pantera.
Questo complesso era deposito di merce preziosa, come stoffe per esempio.
All'interno c'e un cortile, il cui pavimento è decorato a mosaico, raffigurante figure geometriche, una tigre ed una pantera; il piano terra è occupato da 16 ambienti-deposito; sull'utilizzo del primo e secondo piano non si sa stabilire se si trattasse dell'abitazione dei proprietari, o di altri ambienti adibiti a magazzino.
La ricchezza dell'horrea fa pensare a un commercio di oggetti preziosi, come come spezie, stoffe o metalli preziosi.
Grandi Horree
Poco distanti dal Foro, sorgono queste imponenti strutture di immagazzinamento, le più grandi della città, vennero costruite verso la metà del I sec. d.c., dopo l'apertura del porto di Claudio.
La facciata principale è verso il Tevere, lungo i lati orientali ed occidentali le entrate minori; dotato di 64 celle, di cui le più antiche sono intorno ad un cortile occupato al centro da un portico a colonne di tufo.
Nel tempo furono aggiunte due serie di celle parallele e, tutte, vennero dotate di suspensurae (pilastrini, su cui poggiava il pavimento, che formavano imponenti vespai, tali da permettere un ottimo isolamento e quindi difesa dall'umidità).
L'ala settentrionale, fu costruita nel periodo severiano; nella prima fase la struttura era dotata di mura esterne a grossi blocchi di tufo, per contenere il peso e proteggere il grano dagli incendi. Ristrutturazioni intorno al II e III sec. d.C., dimostrano che Ostia dopo la costruzione del porto di Traiano, non solo non subì alcun declino, ma addirittura dovette potenziare le sue strutture per far fronte all'incremento delle attività commerciali.
Piccolo Mercato
E' un horrea ben conservato, nella sua struttura ingloba gran parte delle mura del castrum.
Horrea di Ortensio
La piu' antica struttura di immagazzinamento di Ostia, fa parte di un gruppo di magazzini (Horrea dell'Artemide) ed e' il piu' antico (I sec. a.c.); il piano su cui poggia e' piu' basso rispetto agli altri perche' e' il piano stradale repubblicano.
Il complesso presenta un cortile rettangolare circondato da colonne di tufo e muri in opera reticolata; nel corso dei secoli subi' diversi restauri e modifiche. Sul lato destro del colonnato fu costruito un sacello, in onore di una divinita' non ben identificata, forse visto il mosaico che decora il pavimento (raffigurazione di un disco con raggi) il dio sole.
Gli Horrea Artemide si compongono anche di un notevole deposito di dolii, serviti a conservare vini od oli. Tornando sul Decumano, in corrispondenza dell'ingresso del teatro, possiamo vedere i resti di tre piloni laterizi, di un Arco onorario (216 d.c.), in onore dell'imperatore Caracalla.
Tabernae dei Pescivendoli
Ricavate ai lati dell'ingresso centrale del Macellum intorno al III sec. d.C., sono arredate con banconi di marmo e vaschette per il pesce vivo.
Nella prima taberna è possibile vedere un mosaico, che raffigura un delfino mentre cattura un polpo e sotto una scritta contro il malocchio.
RICOSTRUZIONE GRAFICA (http://www.colonia-ostiensis.com/index.php/en/home-page-en/) |
I TEMPLI
Tempio di Roma e Augusto
Costruito nel I sec. d.c., dopo la morte di Augusto, dal suo successore Tiberio, per la venerazione di Augusto, fondatore dell'impero. Oggi ne restano visibili le fondazioni del podio e un frontone marmoreo, ricostruito mettendo insieme dei frammenti, tra i quali molto importante la statua della Dea Vittoria, corrispondente alla Nike greca.
Un'altra statua ritrovata in fondo al tempio, ancora nel posto originario, è quella della Dea Roma, raffigurata con un piede sul globo terrestre a rappresentare il dominio di Roma sul mondo. Sembra che di fronte al tempio vi fosse una tribuna usata dagli oratori per parlare alla gente nel Foro.
Tempio della Bona Dea
All'interno di un complesso in opera reticolata, sotto il livello della strada, su via degli Augustali, costruito nel I sec. a.c.. Di questo tempio rimangono soltanto le strutture più basse delle celle e gli ambienti riservati alle vestali; un'ara con un pozzo davanti allo stesso. Il tutto era racchiuso da alte mura che dovevano proteggere la Dea da occhi indiscreti; la Bona Dea veniva venerata dalle donne per la fecondità e la protezione dei raccolti.
Mitreo di Felicissimo
Ricavato all'interno di un altro edificio nel III sec. d.c., vi si accede da un ambiente laterale.
Il mitreo riveste una certa importanza pur non essendo tra ii più noti, per il mosaico famoso sul pavimento, uno tra i più rari documenti che forniscano informazioni sul culto mitriaco.
Il mosaico è infatti suddiviso in sette rettangoli con vari simboli che rappresentano i sette gradi di iniziazione che possono raggiungere fedeli, oltre a un'iscrizione che menziona il nome del fedele a cui si deve la costruzione.
Sinagoga
Uno dei luoghi più antichi della religiosità ebraica, edificata nel I sec. d.c., vicino alla spiaggia come in genere usava, e totalmente ricostruita nel IV sec. d.c. Fu scoperta nel 1961.
Decorata con 4 colonne intorno alla sala di culto: un'edicola con due colonnette che supportavano delle mensole rappresentavano la Menorah. Era costituita da due ambienti: una sala per le riunioni e l'altra, la sala maggiore, dove si custodiva l'arca con la Torah.
Secondo la disposizione del pulpito chi leggeva era rivolto a sud-est in direzione di Gerusalemme. In un altro ambiente adiacente, troviamo un bancone e un forno, necessari probabilmente alla preparazione del pane azzimo.
Area Sacra dei Templi Repubblicani
Il tempio di Hercules, sicuramente era il più importante, visto il culto ad Ostia per questo dio (soprattutto per le spedizioni militari), come si può vedere anche da alcuni rilievi e statue, sistemati all'interno del tempio stesso, donati da protagonisti di scontri bellici.
Il culto di Hercules, continuò anche in età imperiale e dopo il diffondersi del Cristianesimo, come si è potuto riscontrare, da alcune iscrizioni e da un restauro da parte delle autorità pubbliche di Roma, del IV sec. d.c..
Tempio Collegiale
Edificato nel II sec. d.c., dalla corporazione dei costruttori (forse la più importante delle corporazioni di mestiere che operavano nella città portuale). Ricavato da un ambiente recintato e chiuso, perchè riservato solo al culto dei sodales (i soci del collegio). L'identificazione della corporazione è stata possibile grazie ad una iscrizione su un'architrave (rimontata su un muro), il cui testo riporta una dedica all'imperatore Pertinace da parte del collegio dei costruttori.
Sede degli Augustali
Complesso della metà del II sec. d.c., ricavato su una precedente costruzione del periodo repubblicano, fu sede collegiale degli Augustali (gli addetti alle cure del culto degli imperatori).
L'ingresso principale immette direttamente in un cortile porticato, abbellito da una fontana; intorno al portico ci sono delle stanzette e una sala decorata con lastre di marmo e delle statue rappresentanti i membri della famiglia imperiale.
Vari restauri, in epoca tarda, stanno a documentare una persistente volontà di glorificare i personaggi della casa imperiale, anche se ormai incominciava a prevalere il cristianesimo e i culti orientali.
Quattro Tempietti Repubblicani
Uno dei santuari più antichi della colonia, edificato probabilmente tra il 90 e il 60 a.c., all'epoca in zona extraurbana, vicino al porto fluviale, è composto di quattro tempietti, di uguali dimensioni, innalzati su di un unico podio lungo 34 m, in opus quadrata tufacea. Probabilmente dedicati a quattro diverse divinità; nell'ultimo tempietto a destra si conserva un altare con una dedica: "consacrato a Venere".
Questa iscrizione ed alcune caratteristiche delle murature, consentono di mettere in relazione questa struttura con un'epigrafe della prima metà del I sec. a.c., in cui vengono menzionati quattro templi fatti costruire da P. Lucilio Gamala, dedicati a Venere, Fortuna, Speranza e Cerere, tutte divinità protettive e bene auguranti, alle quali erano molto devoti coloro che si dedicavano alla navigazione ed al commercio.
Mitreo delle Sette Sfere
Edificato nel III sec. d.c., dei 18 tempi ostiensi, dedicati al dio Mitra, è quello meglio conservato. Il culto di questo dio è di origine persiana e fu introdotto a Roma nella seconda metà del II sec. d.c. dai militanti delle legioni inviate in Oriente.
Questo mitreo ha caratteristiche molto particolari perchè presenta un ambiente rettangolare, stretto e lungo, diviso in tre parti, ovvero due podia, i banconi laterali su cui si adagiavano i fedeli durante le cerimonie per consumare i pasti sacri, e un corridoio che conduceva all'ara sacrificale e all'altare dove era posta l'immagine della divinità.
I podia sono rivestiti di mosaici in bianco e nero, che rappresentano i segni dello zodiaco; il pavimento invece è rivestito da un mosaico in cui sono raffigurati i sette pianeti (Luna, Mercurio, Saturno, Giove, Marte e Venere), che rappresentavano i tempi di iniziazione che dovevano attraversare i fedeli. E' ricorrente nei mitrei il numero sette, anche se rappresentato in diversi modi. Sul fondo c'è un calco di un rilievo, conservato presso i Musei Vaticani, raffigurante Mitra nell'atto di uccidere un toro, cioè la vittoria del sole sulle tenebre.
Tempio dei Fabbri Navali
Edificio strettamente collegato con la Schola di Traiano, dedicato al culto dei fabri navales; costruito alla fine del II sec. d.C..
Costituito da un cortile rettangolare, circondato da un portico pilastrato, alla fine del quale c'è il tempio.
In un angolo del cortile, è conservata la base di una statua, con sopra un'iscrizione "Flavio Filippo", patrono dei fabri navales. Presso il cortile sono state rinvenute cataste di colonne e capitelli, forse a testimoniare l'utilizzo di questo, nel tardo impero, come deposito di marmi.
Basilica Cristiana
Pianta irregolare, divisa su due lunghe navate, è stata edificata nel IV sec. d.C.. Nella navata di sinistra, su di un'architrave è possibile vedere un'iscrizione dei nomi dei quattro fiumi del paradiso terrestre. Anche se in passato venne identificata come una basilica cristiana, in seguito a nuove iscrizioni ritrovate, oggi si pensa possa trattarsi o di una sede di sette eretiche o anche di una scuola per catecumeni.
Tempio Rotondo
Di utilizzo incerto, due sono le ipotesi avanzate: sede del Senato per eventi particolari o tempio per il culto di imperatori deificati. Fu costruito nel III sec. d.c. e rinvenuto nel 1800, quando furono trovati al suo interno, molte statue e ritratti di membri delle famiglie imperiali. Composto di un portico quadrato ornato di colonne e nicchie, e una cella circolare con nicchie quadrate e semicircolari (originariamente coperta da una cupola).
Campus e tempio della Magna Mater
A Ostia un complesso tempio fu costruito nel periodo adrianeo, nella parte sud della città, a ovest della Porta Laurentina. Qui la zona è addossata al muro della città repubblicana con diversi edifici sui lati di una vasta area triangolare (campus), che misurava 84 x 106 x 130 m.
Il complesso si trova a un livello inferiore rispetto alla strada a est, col terreno appositamente coperto di sabbia di mare. Il triangolo può avere avuto un significato simbolico in relazione a Venere, che è stato strettamente associato al culto di Cibele.
Il Tempio della Magna Mater è situato sul lato ovest di questo Campus. Davanti al tempio c'è un grosso altare in opus reticulatum, decorato con marmi.
Accanto vi sono due statue onorarie una volta erano in piedi, di P. Claudio Veratus Abascantianus e P. Claudio Orazio Abascantianus, ambedue erette dal padre, P. Claudio Abascantianus, un alto funzionario della gilda dei dendrophori. Una delle basi di marmo reca inciso, con la data consolare 194 d.c., "in campo Matris deum ... Matris Deum in campo"
Accanto vi sono due statue onorarie una volta erano in piedi, di P. Claudio Veratus Abascantianus e P. Claudio Orazio Abascantianus, ambedue erette dal padre, P. Claudio Abascantianus, un alto funzionario della gilda dei dendrophori. Una delle basi di marmo reca inciso, con la data consolare 194 d.c., "in campo Matris deum ... Matris Deum in campo"
Il tempio ha un podio in laterizio con una cornice, modanata e tre grandi nicchie in ciascuno dei lati e sul retro. I mattoni rossi di età adrianea, rivestono un podio più antico in opus reticulatumsul cui fronte è un ampio scalone, decorato con marmo. interrotto alla base da un pianerittolo con fori rettangolari su ogni lato. Sembra che qui venissero piantati piccoli pini o fiori di maggio.
Del tempio resta poco, probabilmente vi era un vestibolo che precedeva una cella di m 7,30 x 6,50 con nicchie nei muri laterali. La statua di culto era nella parte posteriore della cella, su una base.
Molti dediche da parte della corporazione dei cannophori sono stati trovati nella nicchia centrale della parete posteriore del podio, murata dentro Presumibilmente erano stati nascosti nella tarda antichità, per paura che sarebbero distrutte dai cristiani. Nearby, behind the temple, dedications by the dendrophori were found.
Nelle vicinanze, dietro il tempio, dediche dal dendrophori sono stati trovati. Several deities are mentioned: Magna Mater, Attis, Virtus, Silvanus, Numen domus Aug., Genius decurionum Ostiensium. Diverse divinità si ricordano: Magna Mater, Attis, Virtus, Silvano, Numen domus agosto, decurionum Ostiensium Genius. Some were made for the well-being of the Emperor. Alcune sono state fatte per il benessere dell 'Imperatore. The seats of these two guilds must have been nearby, but have not yet been found or identified. I sedili delle due gilde devono essere stati vicino, ma non sono ancora stati trovati o identificati.
Nella parte occidentale del campus sono state rinvenute numerose statue di bronzo e di marmo della Magna Mater anzitutto ma pure Minerva, Marte, i Dioscuri, Esculapio, Diana, e anche di imperatori. Tra le statue dei curiosi esseri mezzi satiri dalle zampe di uccello muniti di bastone con sopra un gallo, che li identifica appunto come i Galli, i sacerdoti della Magna Mater, o Cibele, che si davano a danze orgiastiche e inebrianti in cui giungevano ad evirarsi in nome della Dea.
I Romani che ben accoglievano le divinità straniere, e che volentieri accolsero Cibele su prescrizione dei libri Sibillini quando roma stava per soccombere sotto l'urto cartaginese, non approvavano il fanatismo religioso, per cui proibirono il sacerdozio ai romani. Probabilmente il culto della Dea si stabilì a ostia proprio nella circostanza suddetta, perchè si sa che la Dea, rappresentata all'epoca da una pietra nera, nel suo viaggio da Pyrgi del III sec. a.c., stazionò a Ostia che aveva altrettanto da temere quanto e più di Roma dai cartaginesi.
LE TERME
Terme del Faro
Edificate nel periodo traianeo, attorno al 160 d.c. e caratterizzate da numerosi ambienti curvilinei, subirono nel corso del tempo molte ristrutturazioni.
Sono composte da una taberna, all'interno della quale c'è un bancone rivestito di marmi; più avanti un frigidarium con mosaico in bianco e nero, che rappresenta forse il faro di Ostia in mezzo ad un mare pieno di pesci e mostri marini; c'è, poi, un ambiente, coperto dopo i restauri, in cui c'è una vasca rivestita di marmo e sulla parete un affresco rappresentante una nereide sopra un toro.
Sulla stessa parete sono visibili diversi strati di intonaco sovrapposti, che stanno a significare una lunga vita all'interno del complesso e il verificarsi di molti restauri.
Alle spalle delle terme troviamo il mitreo degli animali, così chiamato per la presenza di un mosaico che rappresenta alcuni animali.
Terme della Marciana
Le terme del quartiere extraurbano, dette anche di Porta Marina (da un'antica iscrizione), sono a pochi metri dall'antica spiaggia; iniziate in età traianea, su di un edificio esistente, sono state terminate nel II sec. d.c..
La testa marmorea di Marciana, sorella dell'imperatore Traiano, ritrovata durante gli scavi (da qui il nome Terme della Marciana) è riconducibile al primo periodo.
Costituite da una palestra e su di un piano rialzato da sale termali, a cui si accedeva da ingressi laterali; la sala che ospitava il frigidarium era di 14 m di lato; in un piccolo ambiente adiacente, forse gli spogliatoi, è stato rinvenuto un mosaico bianco e nero che riproduce un gruppo di atleti, che praticano diverse discipline sportive, durante una premiazione.
L'edificio subì molti restauri fino al VI sec. d.c.
Terme di Nettuno
Probabilmente il più grande complesso termale di Ostia, creato sotto Domiziano, poi ricostruito da Adriano, che ne sospese i lavori per mancanza di fondi, infine, secondo un'iscrizione, terminato sotto l'imperatore Antonino Pio che fece proseguire i lavori a sue spese nel 139 d.c..
A sinistra ha la palestra, circondata su tre lati da un colonnato, con una cisterna sottostante, costruita prima delle terme.
Notevoli le due entrate, nella più grande un grandioso mosaico, di 18 m x 12, col Trionfo di Nettuno, che guida una quadriga di ippocampi, circondato da un corteo di delfini, nereidi e tritoni.
Nell'altra entrata il mosaico di Anfitrite, sposa di Nettuno, guidata da Imene e da quattro tritoni (uno dei quali non e' più visibile) che suonano cembali e sollevano kantharos.
Piu' avanti il frigidarium, con due vasche il cui pavimento è adorno di un altro mosaico raffigurante Scilla; di seguito troviamo due tepidaria, riscaldati da aria calda circolante attraverso tubi di terracotta; un calidarium con due vasche per i bagni caldi. A fianco un corridoio, dal quale veniva distribuito il calore prodotto dai forni.
Girando per Via dei Vigili, sotto il livello stradale, e' possibile vedere un mosaico di teste maschili, personificazione di province romane e altre che invece simboleggiano i venti. Il mosaico, di un precedente edificio, forse era stato creato per commemorare la nascita del porto di Ostia, sotto l'imperatore Claudio.
Terme dei Sette Sapienti
Forse di età adrianea, si accede, a sinistra, in una grande sala circolare (frigidarium), anticamente coperta con una cupola. Il pavimento in questa sala è costituito da un mosaico, rappresentante scene di caccia o motivi vegetali.
Un arco che ancora mostra i segni di un mosaico policromo introduce nel vestibolo (prima di essere inglobato nelle terme, era una taverna), e in una sala dove sono ben conservati degli affreschi dei sette sapienti, con i relativi nomi e consigli scherzosi per il buon funzionamento dell'intestino.
L'affresco si prende gioco dei 7 saggi di Corinto:
ovvero i sette sapienti della Grecia.
"Nell'atrio del tempio di Delfo" scrive Pausania "si vedevano delle belle sentenze molto utili per regolare la vita e vi erano state scritte di propria mano dai sette saggi della Grecia.
- Il primo di essi fu Talete di Mileto che nacque nella 35 a olimpiade e discendeva da Agenore,
- il secondo fu Pittaco di Mitilene il quale fiori verso la olimpiade 42
- Biante di Priene nella Caria era contemporaneo ed amico di Pittaco,
- Solone fu pretore di Atene verso la olimpiade 46
- Cleobolo di Linda, era coetaneo ed aveva i medesimi sentimenti di
- Solone Misone di Chene in Laconia che visse quasi sempre in solitudine,
- e Chilone di Sparta il quale morì verso la olimpiade 52.
Questi gran personaggi, essendo venuti in Delfo, vi lasciarono le accennate sentenze le quali poi passarono in bocca di tutti come per esempio "Conosci te stesso" "Niente di troppo" ed altre nel saltare per di sopra uno spazio più o meno largo."
Sul lato opposto un laconicum e un calidarium; un secondo frididarium con una vasca, arricchita da affreschi che riproducono Venere, mentre esce da un mare ricco di pesci.
Per un approfondimento: VEDI
Terme del Foro
Del II sec. d.c., le più grandi, per dimensioni e le più sontuose illuminata da grandi finestroni e restaurate nel tardo impero. Anche se l'impianto può lasciarlo pensare, non è una struttura pubblica. Notevole il Gymnasium, la palestra trapezoidale pavimentata a mosaici, con laconicum (sauna) ellittico e calidarium (bagni d'acqua calda), ottenuti per ricaldamento a encausto, con l'aria calda che circolava sotto al pavimento.
Una particolarità è dovuta alla disposizione dei vani riscaldati, che sono si orientati a sud come nelle altre terme, ma allineate in modo da formare sporgenze, in modo da essere scaldate dai raggi del sole, in modo uniforme. Sotto il pavimento c'è un corridoio che permetteva agli addetti l'accensione delle caldaie ed il ricambio dell'acqua. Ancora visibili i forni e gli hypocausta.
Il frigidarium, con due vasche, si trovava in una grande sala decorata, di cui sono rimasti frammenti di colonne e una mensola-cornice di una volta. Tra i reperti forcine d'osso, utilizzati da donne; evidentemente l'edificio era frequentato anche da queste.
Terme dei Cisiarii
Questo complesso termale, probabilmente appartenuto alla Corporazione dei Cisiarii, fu edificato sui resti di precedenti magazzini; della fine I sec. - inizio II sec. d.c.. Lungo il lato orientale sono distribuiti i servizi, mentre al centro ci sono due vani riscaldati, con pavimenti mosaicali.
Ne resta il mosaico quadrangolare del frigidario, anche se grossolanamente restaurato nel III sec., che riproduce due cinte murarie, con scene marine o tratte dalle attività dei Cisiarii, con servizi sia di cisium, carrozza a due ruote per passeggeri, sia di carruca, a quattro ruote per il trasporto di merci e bagagli. Sono riportate anche scritte scherzose sui nomi dei muli.
Terme di Buticosus
Di età traianea, prendono il nome da un mosaico, che ritrae un bagnino, Buticosus appunto, rivestimento dell'ambiente che precede il laconicum. Nel calidarium, tra i tanti spicca un bel mosaico raffigurante scene di divinità marine.
RICOSTRUZIONE GRAFICA DELLE TERME DI MITRA (By https://www.katatexilux.com/) |
Terme di Mitra
Edificate nel 125 d.c., subirono notevoli restauri. Ai lati della sala c'erano cisterne con impianto di sollevamento delle acque; su una delle pareti i segni incisi da una ruota che, munita di secchi, spostava l'acqua, la quale, tramite tubi di piombo, convogliava nelle vasche.
LE TERME OGGI |
Era in realtà un tempio pubblico di Mitra, e dunque sotterraneo, cui si accedeva mediante una scala. Oggi la discesa è guardata da un'inferriata sul suolo che si apre sulla scala originale. Si passava attraverso una sala con vasca e corridoi praticamente bui fino ad un'ultima stanza, con apertura sul soffittto e pianeti dipinti sulla volta a botte.
Qui era collocata la scultura di Mitra nell'atto di uccidere un toro, illuminato dal lucernario. Sul piedistallo della statua si scorgono in rilievo uno scorpione e un serpente. Quella che vi troviamo oggi è un calco, perchè l'originale sta nel museo di ostia Antica. I resti della statua, però, vennero trovati in una fogna, in quanto, fatta in mille pezzi e gettata qui dai cristiani, che occuparono gli ambienti sopra descritti.
RICOSTRUZIONE GRAFICA (By https://www.katatexilux.com/) |
GLI EDIFICI PUBBLICI
Foro
Centro politico, commerciale, e giudiziario,fu costruito nel 20-25 d.c., a pianta rettangolare, occupando lo spazio delle costruzioni intorno al Castrum.
Due parti della piazza sono circondate da portici e l'accesso da nord e da sud era interdetto ai carri, insomma un'isola pedonale.
Capitolium
Costituito da scalinata e podio tutto in laterizio, alto 20 m ed eretto su una sommità, per cui era visibile da ogni parte della città, con colonne sul fronte e sui lati, i cui portici erano utilizzati dalla gente per ripararsi dalla pioggia e dal sole.
Con soglia di ingresso di prezioso marmo africano, nel fondo della cella, aveva un podio riservato alle statue di culto.
L'architettura degli archi di scarico lungo le mura, le consentono un'equilibrata distribuzione del peso.
Ciò che è arrivato ai giorni nostri è infatti solo lo scheletro, in origine ricoperto di marmi pregiati, che a partire dal periodo medievale sono stati man mano asportati.
Caserma dei Vigili
Rimanendo su via della Fontana per poi girare su via della Palestra, possiamo arrivare alla Caserma dei Vigili. Costruita intorno al 90 d.C., l'attuale stato e' dovuto ad una ristrutturazione nel periodo di Adriano; l'edificio ospitava il corpo dei vigili del fuoco impegnati a spegnere i numerosi incendi che danneggiavano non solo le case, ma soprattutto i magazzini di grano. Solo alla fine del I sec. d.C. fu organizzato un distaccamento stabile, comandato da un tributo, costituito da 400 vigiles. L'edificio in origine era di almeno due piani, costituito da un cortile porticato sul quale si aprono le stanze.
All'interno un cortile, nel quale nel 207 d.C. fu ricavato l'augusteo, per il culto delle famiglie imperiali. Sul pavimento un mosaico in bianco e nero che rappresenta una scena di sacrificio di un toro.
All'interno dell'ingresso principale c'e' una latrina costituita dai caratteristici sedili di marmo, mentre all'esterno su via dei Vigili si conservano due mosaici con raffigurazione di crateri.
Tornando a percorrere il decumano, si incontra l'Oratorio cristiano, uno dei pochi edifici cristiani conosciuti ad Ostia, onora la memoria dei martiri cristiani della comunita' ostiense (III secolo d.C.) tra cui S. Aurea, alla quale fu dedicata la basilica eretta nella necropoli della Via Ostiense e sorta sopra la sua tomba (attuale chiesa di Ostia Antica). Su di un muro e' sistemato un sarcofago, raffigurante Orfeo che suona la lira e recante un'iscrizione funeraria: "qui dorme in pace Quiriaco"; si ipotizza possa trattarsi del vescovo di Ostia, ma non se ne ha la certezza.
Basilica
Costruita tra il I e il II sec. d.c., non ne resta quasi più nulla. Era uno degli edifici più importanti dell'antica Ostia, dove si amministrava la giustizia e si trattavano affari. Era un edificio a tre navate, di cui la centrale molto ampia e totalmente ricoperta dai marmi come dimostrano i pochi resti trovati, perchè nel Medioevo vennero tolti ed utilizzati per produrre calce. Sul fondo c'era il tribunale e un doppio portico, i cui pilastri erano arricchiti da bassorilievi di putti che sorreggevano festoni di fiori.
Piazzale della Minerva
Lo spiazzo che conduceva alla porta, dove venne trovata una statua di Minerva alata riutilizzata per ornare il frontale della porta. Più avanti i resti di un ninfeo (una grande vasca), utilizzato come abbeveratoio per i cavalli, che consentiva la sosta dei cisiarii (carrettieri che provvedevano anche al collegamento tra Ostia e Roma).
Gli edifici che si vedono (sempre nel piazzale), sono i magazzini repubblicani, di cui ora e' difficile ricostruire la pianta originale a causa delle trasformazioni subite con i vari lavori effettuati nel corso dei secoli.
Macellum
Era il mercato delle carni, edificato tra il I e il II sec. d.C.; subì innumerevoli restauri nella sua lunga "vita" (intorno V sec. d.C.). Occupa un'area trapezoidale, in una zona allora molto trafficata. Conserva un piazzale pavimentato in marmo, con una cunetta per lo scarico delle acque sporche, ornato con una fontana al centro. In fondo, in alto, un podio colonnato, dove probabilmente si esponeva la merce; su una delle colonne un'incisione: "leggi e sappi che molto si chiacchiera al mercato".
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Teatro
Edificato nel 12 a.c. sotto Augusto, tra le più antiche strutture in muratura, con larghi tratti in opera reticolata. Venne ristrutturato da Commodo e nel 196 d.c. Septimus Severus (193-2119) e suo figlio Caracalla (212-217) lo ampliarono ad una capienza della cavea a 4000 posti, come risulta da una gigantesca epigrafe in un corridoio che conduceva all'orchestra.
All'esterno, c'era un portico con le botteghe dove gli spettatori potessero rifocillarsi e rinfrescarsi.e delle scale, che portano alla cavea. L'ingresso centrale fu abbellito con stucchi e portava tramite scale, direttamente all'orchestra. Due passaggi laterali servivano da accessi ulteriori.
La cavea è molto ampia, ricostruita per la maggior parte con tre ordini di posti, di cui solo due conservati. Le tre file di gradini marmorei vicino all'orchestra erano posti d'onore per personaggi importanti che usavano come entrata quella principale.
L'orchestra, ampliata in un secondo momento, per accogliere i giochi acquatici, è isolata dalla cavea tramite un parapetto marmoreo. Si conservano tre mascheroni, fissati sulla parete del proscenio. L'acqua arrivava tramite passaggio centrale da due cisterne ricavate sotto il portico. Il teatro subì altre ristrutturazioni nel tempo, documentate dalle fonti; nella prima metà del 1900 venne riportato alla luce e utilizzato per spettacoli classici nelle sere di estate.
LANCIANI
"Per favorire gli studi di restauro architettonico del teatro ostiense, intrapresi dagli alunni della Accademia di Francia, la Direzione Generale delle Antichità ha fatto eseguire due escavazioni, la prima sul prolungamento dell'asse dell' edificio, per rintracciare il sito dell'arco maggiore d'ingresso, la seconda sulla estremità orientale del diametro, per determinare la forma e la misura del portico semicircolare. L'uno e l'altro saggio di esplorazione, benché di misura assai modesta, ha dato risultati degni di essere presi in considerazione, specialmente se si riferiscono alle notizie ed ai disegni pubblicati nelle Notizie del 1881 tav. I, all'epoca della prima scoperta del teatro.
L'arco principale d'ingresso, corrispondente nel mezzo della parte semicircolare, dal quale ha principio l'ambulacro conducente all'orchestra, sembra essere stato decorato con rara magnificenza, in occasione del restauro severiano. Vi era infatti un ordine architettonico, costituito da colonne di granito bigio, con capitelli di maniera composita, mentre in tutta la restante parte del giro vi erano soltanto decorazioni o di stucco, di mattone intagliato. Appartengono alla accennata decorazione centrale i seguenti marmi, ti'ovati tutti sulla sinistra di chi esce dall'ambulacro
- Colonna di granito bigio, spezzata a metà e mancante dell'imoscapo, lunga m. 4,17, larga nel diametro m. 0,53.
- Capitello di buon lavoro severiano, ed assai ben conservato.
- Architrave di marmo lunense, il quale formava sporto sul capitello, come si vede per esempio nell'ordine del Foro Transitorio. L'architrave intagliato a triplice listello, misura m. 1,60 X 0,80 X 0,.54.
- Pezzo di cornicione corrispondente, largo m. 1,30X1,25X0,54, intagliato in tutte le membrature.
- lastra di marmo lunga m. 0,52 larga 0,15 sulla quale sono incisi di bassorilievo e di buona maniera due busti, che credo rappresentare Vulcano ed Apollo.
Sopra l'ingresso doveva essere incisa copia della grande iscrizione, a lettere di bronzo, scoperta nel 1881 sulla scena del teatro e pubblicata a pag. 114 delle Notizie {C. I. L. Voi. XIV n. 114). Ne sono state ricuperate fino ad ora poche sigle, scolpite in lastra di marmo molto sottile. Lo scavo eseguito sulla estremità orientale del diametro, ostia nel punto dove incomincia la curva del portico (n. 33 tavola I delle Notizie 1881) ha dato luogo ad un solo ritrovamento, ma questo è di capitale importanza.
Si è quivi scoperto un enorme frammento del prospetto curvilineo, caduto forse dal II, forse dal III ordine, dal quale si conosce ora, per la prima volta, che la fronte stessa era tutta costruita in cortina arruolata ed intagliata, a simiglianza dell'anfiteatro Castrense, del larario dei Vigili a Monte dei Fiori, e di taluni mausolei della Via Latina.
Il frammento comprende due terzi di un archivolto, alto 98 cm, e costruito con mattoni cuneati messi insieme con tanta diligenza, che riesce quasi impossibile determinare la linea delle commessure. Segue l'architrave alto m. 0,39 le cui tre fasce sono divise da golette e bastoni intagliati: il fregio liscio, alto m 0,50: e finalmente la cornice col gocciolatore sorretto da modiglioni composti ciascuno di quattro mattoni intagliati in costa. Il pilastro dell'ordine, largo m. 0,71, è coronato da capitello a foglie di olivo.
L'insieme di questa decorazione, caratteristica dell'epoca di Severo e Caracalla, è oltremodo armonioso, tanto per la purezza delle linee architettoniche quanto per la tinta della cortina, che è in parte gialla, in parte di un rosso acceso.
Altra scoperta notevole è quella di una strada parallela all'asse maggiore del teatro e del Foro che corre dietro le scholae dei PaUoiies, dei Navicularii lìgnarii, dei Measores frumentarli, luoghi delineati nella pianta del 1881 sotto i numeri 18-21. Si vede dunque che l'isola di fabbriche, la quale separa la stazione dei vigili dal teatro, era divisa in due zone per mezzo di questa strada, il cui pavimento trovasi visibile alle due estremità opposte. Misura in larghezza m. 5,50 ed è assai più alta del piano dell'orchestra e degli ambulacri. Fra i frammenti minori, tornati in luce nel corso dei lavori, si possono notare: il bollo Mariniano 489 che porta la data dell'anno 137; ed un altro delle figurine Macedoniane con l'impronta della Fortuna. Seguono due frammenti di titoli sepolcrali."
Piazza Delle Corporazioni
Tutt'uno col teatro in epoca augustana, munito di grande porticato con 50 stanze per gli uffici e le agenzie marittime e commerciali, era il centro degli affari e dei traffici marittimi di Ostia.
Nel 196 d.c. fu restaurato allargando il portico, e il numero delle stanze salì a 64.
Grandi mosaici a tessere bianche e nere, ancora visibili sul pavimento della piazza, illustravano i commerci marittimi e le attività di ogni sezione, raggruppate in corporazioni di città e province, con figure e iscrizioni.
Come si può ancora vedere, i mercanti venivano dal nord Africa, come Libia e Cartagine, ma anche dalla Spagna. In un altro settore c'erano le corporazioni di vinai e macellai. Al centro della piazza, su un podio, il tempio dedicato a un qualche Dio non rinvenuto.
Curia
Datata intorno al II sec. d.c., si suppone rivestita di marmo, con sei colonne sul fronte, ha un ambiente interno quadrato, con due corridoi sui lati. Inizialmente si pensava fosse la sede del Senato, ma da recenti studi si è ipotizzato possa trattarsi di un luogo dove i liberti (non potendo avere una carriera politica) praticavano il culto imperiale.
Forica
Anche se all'interno del Caseggiato dei Triclini, era una latrina adibita ad uso dei passanti.
Ricavata da una bottega nel II sec. d.C., ha un lungo bancone, con 20 sedili che girano tutt'intorno al locale e al di sotto una canaletta per lo scolo dell'acqua.
Si accedeva alla latrina tramite una porta scorrevole, di cui è ancora visibile il foro centrale nella soglia.
Il Colosseo del Mare
Ostia, per la prima volta ritrovati i resti di un Anfiteatro in un luogo marittimo: l'antico Porto Traiano. Secondo gli studiosi le pareti delle tribune erano alte dieci metri. Scoperto il «Colosseo» del Porto di Traiano, un anfiteatro in scala, di 42 m di lunghezza e 38 di larghezza.
Sembra che l'alzata delle pareti perimetrali che sostenevano le tribune fosse almeno di 10 m. La scoperta è frutto di una campagna di scavo durata tre anni in collaborazione con la British School at Rome, l'Università di Southampton e l'Università di Cambridge, diretta dal professor Simon Keay. «L'unicità della scoperta - spiega Keay - è che è la prima volta che viene rinvenuto un anfiteatro nel cuore di una zona portuale.
Altra particolarità e che questo emiciclo spicca nel centro del Palazzo Imperiale di Traiano, anche se l'edificio appena scoperto è databile all'inizio del III secolo d.c. La nostra sfida è capire perchè ci fosse una struttura simile dentro il palazzo imperiale». Intanto su un sito internet sarà realizzata la ricostruzione virtuale del porto di Roma all'indomani delle nuove scoperte.
Schola del Traiano
Nata nel II sec. d.c., sopra una precedente domus, era la sede del collegio dei fabri navales, una importante corporazione di Ostia, che comprendeva costruttori di navi, armatori e carpentieri e deteneva il controllo della flotta mercantile.
All'interno della schola fu rinvenuta una statua dell'imperatore Traiano, che si pensa fosse venerato dalla corporazione, per il beneficio ottenuto dalla sua opera di ampliamento del porto e dei canali navali.
Pavimento di marmo e originariamente ornata di statue e colonne; internamente un ampio cortile, al centro del quale c'è una lunga vasca con delle nicchiette interne; in fondo, una sala centrale con ingresso colonnato e un mosaico in bianco e nero che raffigura geni alati e animali. Sul lato sinistro del cortile, è possibile osservare un breve tratto della domus del I sec. a.c., con pavimento in mosaico, raffigurante una composizione geometrica.
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LE PORTE E I PORTICI
Porta Romana e Cinta Sillana
Nel corpo delle mura sillane si apre la Porta Romana, fiancheggiata da due torri; i pilastri che ne rappresentavano gli stipiti, recano i solchi dove veniva fatta scorrere la saracinesca.
I resti della porta si trovano ad un livello inferiore rispetto al livello della via Ostiense.
Sono state ritrovate delle iscrizioni, sulle quali e' riportata la storia edilizia della porta e delle mura stesse: deliberate dal Senato e dal popolo romano, le mura vennero iniziate da Cicerone (63 a.c.) e completate da Clodio Pulcro.
Poco prima delle mura c'e' il basamento della Salus Augusta, dedicata alla salute dell'imperatore, da un membro della famiglia degli Acilii, una delle più antiche ed importanti di Ostia.
Le mura dette anche cinta sillana, perche' in un primo momento fatte risalire all'eta' sillana, appunto, datate tra l'82 e il 79 a.C., circondavano la citta' per circa 1800 metri, lasciando libero solo il lato settentrionale, bagnato dal Tevere. Da studi recenti e' stata proposta una datazione più bassa per ciò che riguarda la loro edificazione.
Portico del tetto spiovente
Lungo piu' di cento metri, dietro al quale oltre alle botteghe, c'e' un complesso di magazzini (horrea), i piu' grandi della città, che si caratterizzano per le celle con pavimenti sospesi su pilastrini per consentire una migliore conservazione del grano senza umidità. Continuando ad avanzare possiamo scorgere un tratto della grande Fistula (tubatura) di piombo che rappresentò il principale mezzo di distribuzione di acqua nella città.
Portico di Nettuno
Risalente all'età adrianea, necessario per monumentalizzare questo lato della strada, sul quale si affacciavano alcuni tra gli edifici piu' importanti, tra cui le Terme di Nettuno.
Porta Marina
A circa 150 metri dalla antica spiaggia, è la porta più possente, nella struttura, delle quattro distribuite lungo le mura di cinta della città (era la più esposta ad attacchi provenienti dal mare).
Costituita da un solo vano, in muratura a blocchi di tufo, fiancheggiata da due torri. Subì dei restauri intorno al I sec. d.c..
Qui possiamo ammirare un Sacello, uno dei mosaici policromi piu' antichi dell'età imperiale.
Porta e mura del Castrum
Della fine del IV sec. a.c., le mura del castrum furono costruite con grossi blocchi di tufo, con una porta su ogni lato. Il castrum rettangolare era tagliato in quattro parti uguali, dalle due strade principali: il Decumano Massimo e il Cardo Massimo. Al centro, dove ora c'è il Capitolium, ancora sono visibili resti del basolato del vecchio Cardo. Questa "cittadella fortificata", nacque per difendere la foce del Tevere, ma ben presto venne attorniata dall'abitato che si andava pian piano sviluppando; tra il II e I sec. a.c. dette luogo anche a costruzioni di carattere commerciale e domus signorili.
I SEPOLCRI
La Necropoli all'entrata
Entrando nell'area archeologica, si scorge subito l'antica necropoli Le tombe, infatti, vennero costruite all'esterno della centro abitato, nel rispetto di antiche norme e tutte nel lato meridionale, per lasciare libera la fascia di terreno vicino al Tevere, considerata suolo pubblico adibito allo svolgimento delle attività connesse al porto fluviale.
Nel tempo la necropoli continuò ad estendersi verso sud, ai lati di una via interna; nell'età imperiale con l'aumentare delle tombe, si rese necessaria la pavimentazione di un'altra via parallela a via Ostiense, che fu denominata "via dei Sepolcri". Il logorio dovuto al passare del tempo e all'attività clandestina, di chi nei secoli e' stato alla ricerca di qualche tesoro, e' evidente osservando i resti delle tombe, che un tempo venivano ornate da preziose decorazioni.
Qui possiamo trovare diversi tipi di sepolture e di sepolcri che si avvicendarono nel tempo: inizialmente prevalse il rito dell'incinerazione, i sepolcri costituiti da recinti a cielo aperto o da monumenti tipo altari; cominciò poi a diffondersi l'inumazione e per l'incinerazione si svilupparono nuovi sepolcri a colombaio, dove nelle nicchie ricavate sulle pareti venivano riposte le olle (contenitori di terracotta per le ceneri); si afferma definitivamente l'inumazione e quindi le tombe si trasformano in camere contenenti sarcofagi di marmo o terracotta, di cui si possono trovare alcuni frammenti vicino le mura della città (cinta sillana).
Tomba di Ermogene
impiantata su una costruzione precedente. Si trattava di un'appartenente all'ordine equestre, che per l'attività svolta all'interno della città, meritò un funerale a spese pubbliche e gli fu donata una statua equestre nel foro.
Tomba degli archetti
un colombario, nota per la decorazione della muratura esterna posteriore.
Tomba dei colombari gemelli
due edifici uguali, con un ambiente rettangolare in comune, al centro, utilizzato per la cremazione.
Sarcofago di Carminio Partenopeo
personaggio di rango equestre, che fu anche capo della corporazione dei costruttori.
Monumento Sepolcrale
Datato intorno al 40-30 a.c., si trova subito fuori la Porta Marina; particolarmente interessante la fronte dell' esedra (ambiente di pianta semi circolare o rettangolare, aperto sulla fronte), con sedili decorati con delfini e zampe di leone. E' stato poi aggiunto un recinto in tufo, con le pareti frontali in travertino; dai resti raccolti, si ipotizza anche, una copertura conica, con decorazioni a squame.
Sepolcro di Cartilio Poplicola
Di pianta quadrata, con nucleo interno di cemento rivestito di marmo, ne è stata ricostruita solo la fronte. Quest'ultima presenta un'iscrizione in onore di Cartilio Poplicola (personaggio molto noto, il cui cognome "Poplicola", che significa "amico del popolo", gli fu concesso dal popolo stesso).
Alla destra e alla sinistra dell'iscrizione, ci sono otto fasce, che stanno a ricordare le otto volte che il personaggio ricoprì la massima carica cittadina.
Nella parte superiore della fronte, c'è un rilievo piuttosto rozzo, che rappresenta due fasi di un'azione bellica (alla quale, forse, partecipò Poplicola): a sinistra dei soldati schierati, sulla terraferma e a destra una battaglia navale. Il monumento fu eretto a spese pubbliche.
MUSEO DI OSTIA
Nel museo si conservano molti reperti degli scavi tra cui una notevole statuaria di Traiano, Faustina Maggiore, Cartilio Poplicola, Mitra che uccide il toro, Perseus con la testa di Medusa, Julia Domna Diva e i piccoli gruppi marmorei di Cavaspina e Amore e Psiche.
Un gruppo di ritratti riguardano un busto di Volacius Miropnus e uno di Asclepio, una testa di Traiano e un ritratto di Faustina Maggiore. Vi alloggia inoltre una collezione di sarcofaghi (famoso quello di Achille di fronte al corpo di Ettore) e bassorilievi, pitture parietali, mosaici policromi e marmi in opus sectile.
RINVENIMENTI
Oggetti raffinati prodotti per una società ricca e cosmopolita sono i tesori nascosti di Ostia Antica. I bronzi sono reperti particolarmente preziosi perché in epoca romana il prezzo del bronzo era secondo solo a quello dell’oro, e inoltre per la rarità di questo materiale, spesso rifuso in epoche successive per ricavarne armi.
Dal Caseggiato dei Mulini provengono diversi arredi interessanti, tra cui candelabri, lucerne, animali, teste di divinità che fungevano da terminazioni di oggetti in materiali deperibili come il legno.
A figura intera sono invece una piccola statua di Lare e altre due statuine di Eracle fanciullo e di Mercurio. La presenza di un serpente e di uno scorpione potrebbe essere collegata ai culti orientali, come quello di Mitra particolarmente attestato ad Ostia Antica.
Tra gli oggetti esposti anche alcuni strumenti chirurgici, pinze, compassi e altri manufatti bronzei usati per le attività commerciali. Di grande interesse le misure ufficiali, ovvero la «regola» graduata corrispondente a 29,6 cm e il peso da 5 libbre (pari a 1635 g). L’ultima vetrina è dedicata ai materiali di origine animale come l'avorio e l'osso.
L'avorio, proveniente per lo più dall'Africa, ma anche dall'India, visto che Ostia antica aveva rapporti commerciali con i porti indiani e dell’Asia orientale, era certo un bene di lusso che veniva lavorato con perizia, come nella placca con Nereide ed Amorino (III secolo d.c), che doveva decorare una cassetta di legno nuziale, nel raro dittico con dedica a Severo Patrono (V sec.), o nella pisside per prodotti di bellezza. Più comuni erano le bamboline in osso e le immanicature di coltello figurate.
SCOPERTE UNA DOMUS E ALCUNE TOMBE A OSTIA ANTICA
LUGLIO 17, 2014
Ambienti residenziali e spazi sepolcrali sono riemersi al Parco dei Ravennati, l’area compresa fra gli Scavi di Ostia Antica e l’adiacente Castello di Giulio II.
La campagna di scavo, iniziata a giugno con 30 studenti di archeologia provenienti da tutto il mondo, ha individuato ambienti domestici di fine IV secolo caratterizzati da uno straordinario pavimento in opus sectile (in parte emerso nella campagna di scavi del 2013), e coloratissimi marmi policromi che definiscono precise forme geometriche.
Gli apparati decorativi ritrovati sono tipici di una domus tardo antica appartenente probabilmente ad una famiglia aristocratica. Accanto alla stanza in opus sectile si presenta un’area di riutilizzo, pavimentata con basoli, adibita ad attività commerciali e artigianali tra cui il commercio del pesce, testimoniato dal rinvenimento di ami e pesi di piombo per le reti.
Una strada basolata del III secolo d.c. divide l’abitazione da un mausoleo di tarda età Repubblicana che quest’anno ha rivelato una elevata concentrazione di sepolture. Alcune sono sepolture di infanti, del tipo in anfora e a cassone, che trovano riparo addossandosi alle strutture murarie di epoca romana.
Le tombe ritrovate in prossimità del mausoleo sono disposte in maniera compatta e risalgono al III-IV sec d.C. Molte risultano disturbate, altre intatte, ricoprono sepolture precedenti in ambienti decorati con affreschi.
Il riuso del monumento funebre è attestato per un lungo periodo, fino al medioevo, forse in associazione al culto di Santa Monica o di Santa Aurea. All’interno del mausoleo si trova una struttura ottagonale, forse funzionale ad accogliere sei tombe.
Il mausoleo circolare con deposizioni a inumazione rientra in una tipologia di riuso frequente in epoca tardo-antica e paleocristiana. Alcune sepolture a inumazione conservano frammenti in lamine di piombo di ‘tabellae defixiones’ con maledizioni per i profanatori delle sepolture.
Nell’antica Roma, le defixiones erano testi di contenuto magico, spesso contenenti maledizioni, scritti su tavolette (tabellae) costituite da lamine di piombo incise a graffio, secondo una pratica descritta dallo storico Plinio il Vecchio.
Nell’antica Roma, le defixiones erano testi di contenuto magico, spesso contenenti maledizioni, scritti su tavolette (tabellae) costituite da lamine di piombo incise a graffio, secondo una pratica descritta dallo storico Plinio il Vecchio.
Il Parco dei Ravennati è un’area verde di circa 15.000 metri quadrati che, due millenni or sono, si affacciava sul corso del Tevere, ora ricoperto di sedimenti. La tutela archeologica è assicurata fin dagli anni ’60, quando il rinvenimento puntuale di importanti strutture romane, creò le condizioni per un vincolo di tutela apposto dalla Soprintendenza ai beni archeologici, che negli anni ’90 ha ampliato la protezione di legge a tutto il borgo di Ostia Antica.
Recentemente la Soprintendenza ha riattivato le indagini sull’area accordando una concessione per un cantiere-scuola organizzato dall’American Institute for Roman Culture. Lo scavo si è svolto sotto il coordinamento scientifico di Paola Germoni, archeologo responsabile del sito, la co-direzione di Darius Arya e di Michele Raddi, e la collaborazione di Flora Panariti della Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Roma.
Adnkronos
IL RISPETTO PER L'ARCHEOLOGIA
In Italia il rispetto per l'archeologia è spesso più sentito dagli stranieri che dagli italiani stessi. Questo perchè non viene insegnata ai giovani pur trovandosi nella nazione che ha più siti archeologici al mondo, e per giunta condensatissimi in un ristretto territorio quale è l'Italia.
Qui si tratta dei sedimenti del fiume ma l'effetto è simile, perchè il seppellimento del sito ha impedito in larga parte quella demolizione barbarica operata dal cristianesimo intransigente e quello spolio che ebbe luogo in tutto l'impero e che solo in parte andò ad ornare i ricchi palazzi dei prelati italiani.
In gran parte infatti venne venduto all'estero per soldi o regalato dai papi in cambio di favori. Ne sa qualcosa il Louvre di cui si dice che se si togliessero tutte le opere italiane il museo chiuderebbe, ma anche molti musei non solo d'Europa ma di ogni parte del mondo.
Ma quel che è più grave è che questa deprivazione del nostro patrimonio archeologico prosegue indisturbata senza che qualcuno ne impedisca l'esodo illegale. Di tutte le opere trafugate dai musei, è evidente che soprattutto le statue non si nascondano in una cartella, non si è mai udito nè una denuncia dai giornali nè una condanna per i responsabili, a cominciare dai direttori dei musei.
BIBLIO
- Luigi Canina - Indicazione delle rovine di Ostia - 1830 -
- Carlo Fea - Relazione di un viaggio ad Ostia e alla villa de Plinio detta Laurentino - 1802 -
- Sonia Gallico - Guida agli scavi di OSTIA ANTICA - Roma - ATS Italia Editrice - 2000 -
- Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819 -Tomo I: che contiene il viaggio a Ostia Antica -
- AA.VV. - Topografia Generale, in Scavi di Ostia, I, Roma - 1953 -
- Fulvio Coppola, Giuliano Fausti e Tamara Romualdi, La città interrotta – Ostia Marittima 1904 - 1944 - Roma - Edizioni Centro Studi Sinesi - 1997 -
BIBLIO
- Luigi Canina - Indicazione delle rovine di Ostia - 1830 -
- Carlo Fea - Relazione di un viaggio ad Ostia e alla villa de Plinio detta Laurentino - 1802 -
- Sonia Gallico - Guida agli scavi di OSTIA ANTICA - Roma - ATS Italia Editrice - 2000 -
- Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819 -Tomo I: che contiene il viaggio a Ostia Antica -
- AA.VV. - Topografia Generale, in Scavi di Ostia, I, Roma - 1953 -
- Fulvio Coppola, Giuliano Fausti e Tamara Romualdi, La città interrotta – Ostia Marittima 1904 - 1944 - Roma - Edizioni Centro Studi Sinesi - 1997 -
Fortissimo questo sito, sono di Ostia, appena torno a casa voglio andare agli scavi, ci sono andato tante volte fin da quando ero piccolo, ma leggendo questa pagina mi sono reso conto che ci sono tantissimi angoletti e monumenti all'interno degli scavi di cui non conoscevo l'esistenza o che mi erano passati inosservati. A proposito ci starebbe bene anche una pagina su Porto, la necropoli, i porti di Traiano e Claudio.
RispondiEliminaGrazie, Ivan
Ciao Ivan, grazie degli apprezzamenti. Spesso torniamo sui vecchi articoli e aggiungiamo ulteriori informazioni per rendere ogni argomento il più completo ed esauriente possibile e sicuramente in futuro aggiungeremo altre voci all'articolo di Ostia, saluti.
RispondiEliminaNon mi stanchero'mai di visitare la romana Ostia ,il primo porto di Roma e parte importante della nostra storia.Sono stato per la prima volta quando frequentavo la 1' media.Con un pullman la nostra scuola ci porto' a visitare Ostia Antica ed assistemmo nel teatro alla tragedia di Ifigenia in Tauride,era il 1954.Non vi dico come ne rimasi meravigliato e turbato dinanzi a quello spettacolo,credo uno dei pochi al mondo.Conserviamoci le cose che ci hanno lasciato i nostri padri!Tutte le scuole dovrebbero portare gli scolari a far conoscere chi era Roma ,chi eravamo noi!Grazie per lo spazio concessomi,Alberto Grossi
RispondiEliminaIl 07.10.18 (1`domenica del mese) ho visitato di nuovo Ostia Antica portandomi due amici miei che non vi erano mai stati.A parte che,come me ,sono rimasti estremamente colpiti da tutta quella meraviglia,siamo rimasti esterrefatti nel vedere sparse qua e la'per le piazze e stradine di Ostia Antiche delle orrende statue di cani ,gatti e uccelli di tipo arte moderna!Non si capisce il bisogno di inquinare uno spettacolo della storia antica con quelle sculture!Non avevano altro posto per essere collocate?Un posto adatto a quei gusti.Il bello e'molte persone che erano li' per conoscere Ostia Antica ,anziche'farsi fotografare vicino ad una colonna o vicino ad una casa ostiense, si facevano fotografare vicino ad una di quelle statue cosi' orrende.Un'altra cosa:evitiamo d'estate di eseguire concerti di musica o altro che non sia attinente al tipo di ambiente.Poi ci lamentiamo se i monumenti si detrrriorano o vengono danneggiati.Piu' masse di gente entrano nei parchi archeologici e sempre piu' aumentano i danni al nostro patrimonio storico archeologico.Anche i visitatori vanno seguiti e controllati.Grazie per lo spazio concessomi e grazie per il vostro bel servizio istruttivo e fotografico,complimenti
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