STATUA DEL FAUNO DORMIENTE |
FAUNO ITALICO
Ovidio - Fasti: "Nel mezzo, un prato; e coperta di verdeggiante muschio, da una roccia sgorgava una vena d’acqua perenne: ad essa quasi soltanto Fauno e Pico si dissetavano".
Era un Dio della natura, prima figlio e poi consorte di Fauna, la Dea della natura che fece, come tutte le Dee Vergini, un figlio senza il concorso del marito, e che in seguito si accoppiò con lui. Da non confondersi con Silvanus Dio dei boschi anch'esso italico. È una delle più antiche divinità italiche, istitutore dei Salii e dei Luperci, le due solidalitates dedicate al culto di Marte.
Veniva rappresentato col flauto, la cornucopia, abbigliato con pelli di capra e armato da una clava da pastore.
"Delle sei statue, acquistate da Ignazio Vescovali, la prima era copia in pentelico del Fauno di Prassitele. Aveva il naso e l'estremità del piede sin. preparati per il restauro: che anzi fu pur trovato rifatto, ma non posto a luogo, il pezzo del piede mancante : e perchè questo era riuscito più basso della misura richiesta, perchè combaciasse, si era incominciato a limare il piede antico per adattarlo a questo bel risarcimento. La seconda statua, pure di Fauno o Satiro, mostrava nella sin. il pedo di mediocre restauro. La terza, copia della precedente, aveva preparata al restauro l' attaccatura del braccio destro e di varie dita, e già racconciato il pube come nella prima."
(Rodolfo Lanciani - Le devastazioni di Roma)
I MITI
In alcuni miti si dice un antico re del Lazio, nipote di Saturno o di Marte, figlio di Pico e Canente, o di Pico e Pomona e, secondo l'Eneide, padre del re Latino. Secondo questo mito, dopo la morte Fauno fu venerato come protettore di raccolti e armenti con il nome di Inuus o Ianus, e la sua consorte era Ianua, da cui derivarono rispettivamente gli Dei Giano e Giunone (Ianuus e Iuno), ma aveva pure potestà oracolari in qualità di consorte di Fatua e col nome di Fatuus.
Secondo un mito latino, Fauno era figlio di Giove e della maga Circe. La sua sposa era Fauna, chiamata anche Fatua; in versioni tarde fu associato al Dio greco Pan, oltre che al Satiro.Secondo dei miti romani, ripresi poi nell'Eneide da Virgilio, Fauno era lo sposo di Marica, divinità delle acque e dei boschi, dalle quale ebbe il futuro re Latino.
Venerata in un bosco sacro, Marica fu in realtà un’immagine o un aspetto della Signora degli Animali, l’antica Potnia, altri aspetti della quale sono Fauna e Kirke.
Sempre per Virgilio - Eneide - il re Latino: "si rivolge agli oracoli di Fauno, il padre profetico, e consulta i divini boschi sotto l’alta Albunea, massima tra le selve, che risuona dal sacro fonte ed esala violenti vapori mefitici"
Secondo una tradizione riferita da Nonno di Panopoli nelle «Dionisiache», Fauno era figlio di Poseidone e di Kirke, e della madre, la quale amava gli alti monti rocciosi e boscosi, e dimorava nelle ombrose sale di un palazzo di roccia, aveva appreso le arti. Da lei aveva imparato a conoscere i boschi solitari e i loro segreti.
Altri lo identificavano con Agrio (il «selvaggio»), e Fauno sarebbe allora figlio di Kirke e di Odisseo. Secondo un’altra tradizione, invece, è figlio di Kirke e di Pico, primo nume oracolare, trasformato in picchio dalla Dea stessa quando ha osato rifiutarne l’amore. Come Kirke, vive nella foresta ed è Signore degli Animali. Sia come cornuto e caprino, sia come lupesco, sembra connesso al mondo infero.
Per altri ancora fu il terzo re preistorico dell'Italia, e avrebbe introdotto nella penisola il culto delle divinità e l'agricoltura; dopo la morte fu venerato come dio dei boschi, protettore di greggi e armenti. Secondo altre fonti, i Fauni sarebbero stati antichi pastori, abitanti, ai primordi del mondo, nel territorio sul quale verrà fondata Roma.
Il Dio Fauno era anche chiamato Luperco, in qualità di difensore delle greggi dagli assalti dei lupi e lupo egli stesso (Lupercus = lupus + hircus).
Nell'Eneide Fauno è il padre del giovane guerriero italico Tarquito ucciso da Enea in combattimento. Tarquito era un semidio, figlio della ninfa Driope.
Secondo un’altra tradizione è fratello e marito di Fauna, Signora degli Animali come Kirke e come Diana, nonché identificata con Bona Dea, e soprannominata a sua volta Fatua.
In un’altra versione, Bona Dea è sua figlia, e lo respinge, quando lui la insidia. In seguito, però, egli riesce a congiungersi con lei dopo essersi trasformato in serpente. Ma questi sono miti elaborati successivamente, perchè nel mito più arcaico era figlio e paredro della Dea Madre. Tutto ciò, inoltre, lo accosta a Pan, che ha simili caratteristiche.
LA PROFEZIA
Fauno parlava profeticamente attraverso lo stormire del vento nelle fronde, o il bisbiglio delle foglie nel bosco, e per questo era soprannominato Fatuus. Ma era anche nume ispiratore e invasante, che scaricava la propria azione ossessiva e possessiva sulle sue paredre, le Ninfe delle fonti e delle sorgenti, le quali, di conseguenza, divenivano simili alle Sibille nel loro profetare.
Talvolta Fauno fa risuonare la propria voce nelle selve e invia sogni profetici a chi giace in incubazione o è invasato dall’estasi. È inoltre l’inventore degli antichissimi versi saturnii su cui si fonda la poesia latina. È dunque dio d’ispirazione profetica e poetica, come Pan e come le Ninfe a cui è connesso.
È associato al timor panico, con apparizioni spaventose e voci soprannaturali. Ma non sempre la sua voce incute terrore, anzi, talvolta rassicura ed incoraggia. Infatti è un nume buono e fausto, protettore
degli animali domestici, delle greggi e delle coltivazioni.
FAUNA ITALICA
FAUNA O MAIA |
Da questo si può capire quanto in epoca protostorica queste divinità furono importanti, come aspetti estremamente vitali della natura. Sembra che la parola fata derivi dalla Dea Fauna, detta anche Bona Dea Fauna, e pure Dea Fatua. Era poì la corrispondente della nordica Dea Freya, ma pure della Dea greca e romana Maia, a cui era sacra la scrofa, si che a volte veniva ritratta a cavalcioni su di essa.
Nei miti latini le fatue erano divinità campestri sovrapponibili alle ninfe e ai satiri, un po' come i fauni e i silvani, divinità legate al culto della fecondità, della sessualità e dell'erotismo.
La parola fata deriva anch'essa dalla parola “Fato”, il destino, svelato a volte dalle Dee oracolari. Le Dee antiche erano in genere triplici e oracolari, in qualità di datrici di vita, di nutrimento e di morte, come la Natura. Il che spiega il lato infero della Dea.
FAUNO E FAUNA ROMANI
Il Fauno è una figura della mitologia romana, una divinità della natura, in particolare della campagna e dei boschi. Il suo aspetto è dalle forme umane, ma con i piedi di capra e con le corna sulla fronte. Dapprima fu elemento della natura. Il detto più famoso del Fauno a chi lo interrogava era: "Ogni tipo di saggezza umana è vana". Forse perchè il Fauno era portatrice dell'istinto che coglie direttamente se stesso e il mondo, senza elucubrazioni mentali.
Amava suonare il flauto, specie negli assolati meriggi estivi, o puntava le ninfe per accoppiarcisi, e per giunta non era loro in genere sgradito, portatore di istinti sessuali e fertilità.
Assimilato al Satiro della mitologia greca, divinità minore legata al corteo del Dio Dioniso (Bacco per i Romani) fu poi una divinità, figlio della Dea Vergine Fauna, da lei partorito senza concorso del maschio, accoppiandosi poi da adulto con la madre, come lui eternamente giovane, per guidare il mondo della natura e soprattutto degli animali.
In pratica, i fauni divennero a Roma i satiri nella religione romana, e invece ci furono due divinità faune. Questi due Dei furono rappresentati in alcune erme come Pan e Despena, tenendo conto che Pan era anche detto il Dio buono e Despena fu detta la Bona Dea.
Fauna fu anche legata ad un carattere infero a Roma, con un culto esclusivamente femminile legato ai Sacri Misteri che, come si sa, sembra dessero modo di traversare la morte, o qualcosa che fosse simile, e di tornarne indenni perdendone la paura.
A Roma Fauna venne identificata con varie Dee tra cui Bona Dea, Cerere e Cibele. Nel suo tempio era proibito il mirto, perchè secondo la leggenda suo marito l'avrebbe con un ramo di mirto fustigata per essersi lasciata andare al vino. Si usava al suo posto il latte.
Ma in realtà ciò che era vietato veniva usato nei sacri misteri. Il vino era il sangue della Madre Terra che poteva essere bevuto solo in condizioni di purezza spirituale, cioè durante i sacri misteri, e il mirto era sacro alle Grandi Madri, in particolare a Venere.
LE FESTE
Festa di Fauno
Le Faunalis si festeggiavano a dicembre, secondo i luoghi chi le festeggiava il 5, chi il 13, chi il 14. La prima festa andava ininterrottamente dal 5 all'8 dicembre e si chiamava Faunalia Rustica. Sui suoi altari si bruciava incenso e si libava vino, immolando agnelli e capretti.Il 15 febbraio, sempre in onore del Dio Faunus, protettore dei pastori, si celebravano i Lupercalia, dove i flamines luperci, ossia i sacerdoti del dio Fauno, celebravano antichi riti importati dall'Arcadia al tempo di Romolo e Remo.
Terenzio Varrone, De lingua latina:"Lupercalia dicta, quod in Lupercali Luperci sacra faciunt. Rex cum ferias menstruas Nonis Februariis edicit, hunc diem februatum appellat; februm Sabini purgamentum, et id in sacris nostris uerbum non ignotum: nam pellem capri, cuius de loro caeduntur puellae Lupercalibus, ueteres februm uocabant, et Lupercalia Februatio, ut in Antiquitatum libris demonstraui."
Dunque la festa era inizialmente sabina e richiedeva un rituale di purificazione.Fauno nei secoli ha assunto significati diversi, da Dio dell’abbondanza, dipinto sulle pareti di quasi tutte le abitazioni greche e latine, simbolo di prosperità e della bella vita cui si rivolgevano continuamente tutte le preghiere dei pastori e dei contadini, loro protettore e “lupercolo” benigno per i loro greggi; considerato poi infimo demone dei campi che non dava consigli utili agli uomini ma li esortava solo al divertimento sfrenato. Una specie di Priapo insomma.
La festa era dedicata al bere vino, a mangiare e danzare fino al mattino seguente mentre i giovani coperti solo da una pelle di lupo flagellavano con fruste leggere donne e fanciulle che incontravano fuori dalle porte delle loro case, stimolandone la fertilità. La festa era una specie di baccanale che si prolungava fino al mattino seguente, con scambio di gesti amorosi e in luoghi più appartati, di accoppiamenti.
Festa di Fauna
Il l° maggio si sacrificava anche alla Dea vergine Fauna, divinità delle selve, chiamata più spesso Bona Dea e si festeggiava l'anniversario della dedicatio del tempio di Bona Dea sul colle Aventinus. Un serpente era presso la sua statua, e nel suo tempio venivano nutriti rettili domestici, i saettoni, tanto comuni nelle case romane dell' epoca quanto i gatti nelle nostre. Fauna era vergine ma non casta, anche perchè il termine "Virgo" per i Romani significava senza marito, cioè senza podestà maritale su di lei, mentre la vergine in senso fisico si diceva "Virgo intacta".
I TEMPLI
Tempio di Fauna Subsaxana
Il tempio di Fauna si trovava nella zona nord dell'Aventino orientale, a sud dell'estremità orientale del circo Massimo. Si trovava sotto quella porzione del colle detta Saxum (roccia), e quindi era detto di Fauna Subsaxana. La zona è ora occupata dalla basilica di Santa Balbina, che sorse come al solito sopra al tempio pagano.
L'antica Dea romana Bona Dea Fauna si sia fusa con la Dea greca Damia, il cui culto fu probabilmente introdotto a Roma dopo la conquista di Taranto (272 a.c.), o poco dopo. A questo periodo va fatta risalire la costruzione del tempio, che fu poi restaurato da Livia Drusilla, moglie di Augusto, e da Adriano, continuando ad esistere almeno fino al IV sec., dopo di che scomparve senza lasciar tracce.
Il culto della Bona Dea Fauna, e di Damia, era un culto miracoloso collegato alle guarigioni, e il tempio era un centro di guarigioni, come attestato dal fatto che dei serpenti si muovevano intoccati e innocui per il tempio, in cui era anche custodito un magazzino di erbe medicinali. Un po' come la Lourdes odierna, ed essendo un culto prettamente femminile, agli uomini non era concesso l'accesso al tempio.
Tempio di Fauno in tiberina
Si sa che ci fosse un tempio a lui dedicato in Roma, che si trovava sull'Isola Tiberina. Nei pressi di un bosco situato nelle vicinanze della fontana Albunea, esisteva anche un celebre oracolo, dedicato al Dio Fauno.
"Un tempio era dedicato a Fauno, un antico Dio latino del bosco e delle sue voci profetiche (OCD 590), nel 196 a.c. all'estremo nord dell'isola Tiberina (Insula Tiberina, Ov, Fast 2,193-94; Livio 33.42.10 aedem Fauni). Esso fu promesso dai tribuni della plebe Cneo Domizio Enobarbo e Caio Scribonio Curione, e dedicata dal pretore urbano di allora. (Brucia).
Vitruvio (. De arch 3.2.3) menziona l'edificio come un esempio di tempio tetrastilo e prostilo che menziona collocato nell' Insula Tiberina in AEDE Iovis et Fauni. C'è disaccordo tra gli studiosi se questa espressione dovrebbe essere interpretato come un tempio dedicato a Giove e Fauno (Richardson) o come i templi separati per le due divinità (Brucia 44). In ogni caso, non ci sono resti archeologici associati a queste strutture."
Tempio di Fauno al Celio
Dionigi di Alicarnasso riferisce che Fauno aveva un tempio al Celio rotondo e circondato da colonne.
DOPO I ROMANI
Nei primi secoli dell'era cristiana, molte divinità pagane vennero demonizzate e i Fauni, associati ai Satiri e ai Silvani, diventeranno poi orribili diavoli, precisi con le corna, gli zoccoletti e la coda. È possibile che le somiglianze tra Fauno e Fauna siano dovute a una sorta di sdoppiamento, o moltiplicazione in Fauni e Faune, Fatui e Fatue, divinità boscherecce simili ai Silvani e alle Ninfe.
Nel medioevo, tutte queste divinità attirarono l’astio dei cristiani, per il loro aspetto animalesco e per i loro doni profetici, ma soprattutto per il loro carattere erotico, connesso ai culti della fertilità.
Infatti Agostino, in un celebre passo de «La città di Dio», scrisse che secondo testimoni degni di fede, Silvani e Fauni eran volgarmente chiamati «incubi» e avevano rapporti erotici con le donne umane.
Successivamente, Marziano Capella aggiunse che le foreste inaccessibili agli umani, i boschi sacri, i laghi, le fonti e i fiumi erano popolati di Fauni, di Satiri, di Silvani e di Ninfe, di Fatui e di Fatue, esseri dotati di poteri profetici e talmente longevi da apparire agli umani immortali, sebbene tali non fossero.
Naturalmente erano pericolosi per i cristiani, di cui risulta evidente, da questa descrizione, il terrore e l’orrore nutrito nei confronti della Natura selvaggia, viva, numinosa, e dunque, ai loro occhi, diabolica: la stessa Natura con cui la Strega era in armonia, e destinata, per questo, ad essere perseguitata. La festa di Fauno fu poi sostituita con la festa di S. Valentino, dedicata agli innamorati, ma senza connotazioni sessuali.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Orazio - Odi - 23 a. c. -
- Ovidio - Fasti - IV -
- Virgilio - Eneide - VII - X -
- Nonno di Panopoli - Dionysiaca - XIV -
- Roberto Malini - Pan dio della selva - Edizioni dell'Ambrosino - Milano - 1998 -
- James Hillman - Saggio su Pan (An Essay on Pan, 1972) - trad. Aldo Giuliani - Adelphi - Milano - 1977 -
il diavolo allora l'hanno copiato ma il fauno non era cattivo. Devono sempre rovinare tutto. Evviva i pagani!
RispondiEliminamille volte meglio il paganesimo credimi
RispondiEliminaCome no. Viva l'erotismo, la mascolinità ��
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