IL PONTIFEX

PONTIFEX MAXIMUS OCTAVIANUS AUGUSTUS

IL COSTRUTTORE DI PONTI

Il pontefice era un sacerdote della Religione romana. L'etimologia della parola pontifex (pontem facere) significa "costruttore di ponti", è erroneamente attribuito al fatto che in Grecia ci fossero i sacerdoti gephyraei, con lo stesso significato di "costruttore di ponti". Il che deriverebbe dal fatto che in Tessaglia le immagini degli Dei venissero poste sopra il ponte sul fiume Peneus. I gephyraei erano una famiglia, forse un clan, e non una casta.

Inoltre i sacerdoti greci adoravano Dei sul ponte, non costruivano ponti. Viceversa l'arte di costruire ponti, i Romani l'appresero dagli Etruschi.

Il Pontifex era l'artefice di ponti, colui che sa costruire i ponti, attraverso incastellazioni di legno su cui si ponevano le pietre rastremate e infine il cuneo centrale. Il legno, curvato a caldo e opportunamente legato, veniva posto in loco dove si doveva montare l'arco, e sopra questo si ponevano le pietre leggermente rastremate con il lato più stretto verso il suolo. Infine una pietra più grossa e più rastremata delle altre, detta cuneo, si poneva sul culmine dell'arco, ora il tutto si teneva per forza di gravità che scaricava sui pilastri laterali, e il legno veniva tolto.

Il segreto dell'arco su cui si basava la costruzione di ponti e acquedotti, derivava dal popolo etrusco, tramandato attraverso una casta che si trasmetteva l'arte di costruire e di organizzare le cose sacre. Così come il cuneo sosteneva l'arco il pontifex maximus sosteneva l'arco religioso della cura dei vari Dei. La corporazione dei costruttori di ponti scorse nell'architettura di questi un'espressione divina, per cui i costruttori di ponti furono riveriti come sapienti e collegati col divino.

In ambiente latino arcaico rimane il collegamento tra i pontefici ed i ponti: il primo ponte di Roma, il Sublicius, era infatti restaurato a cura del collegio pontificale.



DEI DELLO STATO

Gli Dei romani erano Dei di stato, essi appartenevano allo stato e il loro rapporto con esso si basava su un negozio giuridico, il che toglieva fanatismo o sensi di colpa. Nella fondazione dello stato veniva stipulato un contratto con gli Dei secondo cui gli uomini, sia lo stato sia il singolo, si obbligavano a certi servizi attraverso i quali si ottenevano dalla divinità servizi corrispondenti.

Si riteneva che gli altri stati avessero altri Dei ugualmente validi per quello stato. Spesso infatti i soldati romani invocavano gli Dei dei popoli con cui erano in guerra, di passare dalla loro parte promettendogli culti e templi a Roma. Il che evitava le guerre di religione e il pericoloso integralismo. I romani furono sicuramente, sotto questo aspetto, più tolleranti e civili di noi moderni. Basti pensare che non fecero mai una guerra di religione.

PONTIFEX MAXIMUS (By Michael Williams)


REX SACRORUM

Nella Roma più arcaica il re era contemporaneamente il sacerdote, poi i compiti si divisero, anche per dividerne l'onere.

Il capo dei pontefici divenne il Rex Sacrorum, l'addetto al culto e alle feste religiose, il cui compito principale era quello di indicare e suggerire, alle autorità e ai privati, il modo corretto per adempiere agli obblighi religiosi affinché fosse salvaguardata la Pax Deorum. Secondo alcuni invece fu creato alla caduta dei re di Roma, per sostituire il compito sacro dei re.

Comunque sia, alla caduta nella monarchia o prima, i Romani separarono il potere sacro da quello profano, principio alla base di ogni vera civiltà. Anche quando, durante l'impero, la figura dell'imperatore venne divinizzata, i due poteri non coincisero.
Con rare eccezioni, gli imperatori intervennero solo per modificare alcune leggi minori o per guidare virtualmente in una cerimonia, senza mai sottrarre culto agli Dei esistenti. La divinizzazione di un imperatore non lo equiparava agli altri Dei, nè li sostituiva. Nella mentalità romana era equiparabile a un eroe, ovvero a un semidio.

L'antico sacerdote non era l'interprete dei testi sacri, a meno si trattasse di oracoli o prodigi accaduti, in qualità però di custodi delle volontà divine e dell'ordine dell'Urbe, era interprete della giustizia e del rispetto del diritto. Potevano pertanto pronunciarsi in una questione di diritto o di applicazione della legge.



SACERDOZIO MASCHILE E FEMMINILE

Anticamente esistevano un sacerdozio maschile e uno femminile:
  • rex sacrorum - pontifex maximus - pontifices da una parte,
  • regina sacrorum - virgo Vestalis maxima - virgines Vestales dall’altra. Poi il potere del sacerdozio femminile scemò e passò sotto la giurisdizione del sacerdozio maschile.
Infatti le azioni di culto della regina, che avevano luogo nel centro del palazzo reale, passarono al Collegium femminile corrispondente ai pontefici, le virgines Vestales con a capo la virgo Vestalis maxima. Cioè i compiti della moglie del re passano alle virgines. In effetti le virgines Vestales, rispetto ai pontifices, non erano come le figlie, ma come le mogli. Infatti il loro abito ufficiale era quello di una sposa.

Anche il cerimoniale della captio, l'investitura del sacerdozio, era lo stesso del matrimonio. Come del resto le monache cattoliche si dichiarano oggi non figlie ma spose di Cristo.
Che le virgines Vestales facciano parte degli elementi più antichi della religione romana e che esse siano più antiche dei pontifìces, si nota anche dal rigoroso rituale del loro servizio.



PONTIFICES

La nomina dei pontifices avveniva o per cooptatio o per captio.

La captio avveniva sulla base del potere imperiale del pontifex maximus e doveva assolutamente essere accettata anche contro la volontà del prescelto, solo per le vestali potevano esserci validi motivi per rifiutare, in quanto era rigorosamente richiesta la verginità. Riguardava vestali, flamines e rex.

La cooptatio riguardava tutti gli altri sacerdoti, eletti in modo che ogni membro del sacerdozio proponesse il nome di un candidato sotto giuramento di voler nominare solo il più degno.
Poi venne introdotta la nominatio, in cui si sceglieva, fra tanti candidati proposti dai sacerdoti, per mano del pontifex Maximus.

Al Rex Sacrorum si aggiunsero:
  • 15 flamines maiores:
  • flamen Dialis,
  • flamen Martialis
  • flamen Quirinalis.
  • 12 flamines minores: solo di 10 sappiamo il nome:
  • flamen Volturnalis,
  • Palatualis,
  • Furrinalis, della Dea Furrina.
  • Floralis, della Dea Flora.
  • Salacer, della Dea Salacia.
  • Pomonalis, della Dea Pomona.
  • Volcanalis, del Dio Vulcano.
  • Cerialis, della Dea Cerere.
  • Carmentalis, della Dea Carmenta.
  • Portunalis, del Dio Portunno.
  • 2 collegium degli augures. Così importanti da essere trasferiti trasferiti anche alle coloniae. Erano addetti all’augurium, cioè alla richiesta agli Dei del loro consenso per una determinata impresa, e ad assistere i magistrati nella richiesta degli auspicia, aiutandoli nelle difficoltà e i dubbi.
  • Sodalità sacerdotali, che si distinguono dai collegi perchè compiono azioni di culto in comune, mentre all’interno dei collegi le funzioni cambiano e nelle azioni di culto operano solo i singoli. Inoltre i collegi hanno anche il compito di discutere preventivamente i decreti del senato che si riferiscono a cose sacre. Le sodalità degli Arvali e dei Titii, ormai estinta, fu reinverdita da Augusto:
  1. i Salii: 12 Salii Collini o Agonensis, addetti al culto di Quirino, e 12 Salii Palatini, addetti al culto di Marte. Dalle fonti si sa che avevano un praesul (primo ballerino) e un vates (primo cantore)
  2. i Luperci: 12 Luperci Quinctiales, della familia Quintilia, 12 Luperci Fabiani, della familia Fabia, e i Luperci Iulii, introdotti nell’anno 44 a,c, in onore di Cesare, tutti addetti al culto del Dio Fauno, in origine una Dea Lupa.
  3. 12 fratres Arvales, probabilmente con rituali segreti ed iniziatici, addetti al culto della Dea Cerere.
  4. i sodales Titii, probabilmente derivanti dal re sabino Tito Tazio, che governò accanto a Romolo nella prima monarchia romana.
  5. 20 Fetiales, o feciales, come gli auguri, eletti per cooptazione, prima solo tra i patrizi e successivamente anche tra i plebei. Il collegio, era presieduto dal magister fetialum e creava e custodiva lo ius fetiale associabile al nostro diritto internazionale pubblico. Sulla stipula di un contratto o una dichiarazione di guerra, entravano in azione sempre due feziali, uno dei quali, in qualità di pater patratus, conduceva il dibattito, l’altro, il verbenarius, portava le erbe sacre raccolte sulla rocca. Il Collegium diminuì di importanza a causa dell’ampliamento dello stato romano, aggiunto ai sodalizi quando il concetto di Collegium si restrinse ai 4 Collegia maxima.
    Il loro compito era di valutare se far aprire o cessare le guerre, eseguendo le formalità giuridiche e religiose; inoltre si occupavano dei trattati di alleanza e si pronunciavano sulle estradizioni sollecitate da Roma o richieste da governi stranieri.
    Le loro ambascerie ( composta di due o quattro membri) guidate da un pater patratus populi romani, operante, cioè, in nome del popolo romano, provvedevano alla dichiarazione di guerra con il lancio di un giavellotto oltre il confine del nemico. Con il tempo il rito divenne simbolico e il lancio del giavellotto avveniva in un terreno allestito nel tempio della Dea Bellona, fuori dall'Urbe. Il collegio dopo essere stato soppresso da Augusto venne ripristinato da Claudio, ma svuotato dei suoi poteri e così sopravvisse fino al IV secolo d.c.
  6. I Viri sacri faciundis, per sopperire al culto degli Dei greci, tra cui: i Duovri sacri faciundis, che si crede siano stati creati da Tarquinio Prisco, i Triunviri sacri faciundis dell'età repubblicana, i Septemviri epulones, creati nel 196 a.c. per il ludorum epulare sacrificium, i Decemviri sacri faciundis creati da Silla.
Ci furono anche i sacerdozii di origine latina ospitati e adottati a Roma, di cui si sa solo dall’epoca imperiale, durante la quale essi facevano parte dei sacerdotia equestria ed erano subordinati ai pontifìces, ma esistevano già precedentemente con compiti che non sappiamo:
  • i sacerdotes Laurentes.
  • i sacerdotes Lavinates, di Lavinio.
  • i sacerdotes Albani, di Albano.
  • i sacerdotes Caeninenses,
  • i sacerdotes Gabenses, di Gabi.
  • i sacerdotes Suciniani.
  • i sacerdotes Lanuvini, di Lanuvio.
  • i sacerdotes Tusculani, di Tuscolo.
  • 21 sodales Augustales, per il culto di Augusto, nel 14 d.c. per creare un’analogia con i sodales Titii, destinati alla cura del culto di Tito Tazio. La stessa sodalità fu incaricata anche del culto di Claudio e si chiamò sodales Augustales Claudiales. In modo simile furono introdotti i sodales Flaviales (dopo la morte di Tito, sodales Flaviales Titiales), Hadrianales e Antoniniani.
  • i pontifices Solis per il culto del Sol invictus, introdotto da Aureliano
Le Vestali erano un culto a parte, non erano un collegio, ma variarono da 4 a 6, portate a 7 in epoca imperiale.

Il Rex fu il vero successore legale del re, che poco a poco fu derubato di tutto il potere profano e anche di quasi tutto quello sacro. Il suo sacerdozio non ebbe molta importanza. Al suo fianco stava la moglie, la Regina sacrorum, colei che succedeva alla regina.
Già all’epoca dei re i compiti del re e della regina furono in gran parte trasferiti ai sacerdoti. Si deve supporre che le più importanti azioni di culto del re siano passate al Collegium dei pontifìces. Questi avevano assunto le azioni di culto di una sola persona perché, pur nella loro totalità, simboleggiavano solo una persona rappresentata dal capo del Collegium, il Pontifex maximus.

L’innovazione più importante in epoca repubblicana è l’introduzione dell’elezione popolare per Pontifices, augures, viri sacris faciundis e viri epulones.



LA DURATA DEL SACERDOZIO

La dignità sacerdotale era conferita a vita. Essa si perdeva, eccetto che per gli augures e i fratres Arvales, solo per una condanna penale con la perdita dei diritti civili. Ogni membro del collegio pontificale poteva però essere dimesso dal pontifex maximus per gravi offese all’ordinamento sacrale.
Una rinuncia volontaria alla dignità sacerdotale si sa solo per i Salii che entravano in altro sacerdozio, ma le vestali potevano dimettersi dopo un periodo di servizio di trent’anni.

Per la dignità sacerdotale occorreva l'integrità fisica, anche una piaga poteva impedire il sacerdozio. Occorreva inoltre il possesso dei diritti civili, cioè essere nato libero; solo fra i Luperci si trovano dei liberti prima della riforma augustea. Augusto accettò invece tra le vestali anche le figlie di liberti contrariamente alla norma tramandata da Gellio.
Solo per le vestali era prescritta una determinata età: per assumere la carica esse dovevano avere come minimo 6 anni e al massimo 10.
Anche nei Salii furono presi dei giovani, come le vestali.
Tutti gli altri sacerdozi, nel vecchio stato che privilegiava i casati nobili, hanno probabilmente preteso una discendenza patrizia come premessa per l’assunzione. Sono rimasti sempre patrizi il rex, i tre grandi flamines, ai quali si aggiungono poi i flamines divorum, e i Salii.

I plebei ottennero l’accesso ai sacerdozi con la Lex Ogulnia dell’anno 300, con la quale cinque dei 9 posti del pontificato e dell’augurato vennero riservati ai plebei.
In epoca imperiale da uomini di rango senatorio vengono occupati i quattro grandi collegi e le sodalità, compresa quella per il culto dell’imperatore, ma senza i Luperci che, con i pontifices minores, flamines minores, tubicines e gli antichi culti municipali, spettano ai cavalieri (senatorii Laurentes Larinates ).


I diritti sacerdotali

In certe circostanze era lecita la riunione di parecchi sacerdozi in una sola mano (cumulatio). Era proibito rivestire contemporaneamente due sacerdozi appartenenti al collegio pontificale. Cesare fu pontifex maximus e augur.
I sacerdoti avevano l'esenzione militare e lo ius publice epulandi, cioè del diritto di banchettare a spese dello stato nelle festività del loro Dio. I Flamen Dialis avevano seggio in senato.
Solo i Flamen Dialis e le virgines Vestales avevano l'accompagno di un lictor a testa.



PONTIFEX MAXIMUS

Ancora oggi il capo della religione cattolica usa il termine Pontifex Maximus, Sommo Pontefice, ereditato dal culto romano.

L’istituzione del collegio dei pontefici, inizialmente e fino al 300 a.c. in numero di cinque, fu istituito da re Numa Pompilio, il riformatore della religione romana. L'interpretatio pontificum (interpretazione pontificale) dava pertanto al pontefice un'autorità che a volte limitava il potere del re.

Il Pontifex Maximus, presidente e rappresentante del collegio, ancora verso la fine della repubblica rivestiva il quinto posto del potere sacerdotale, venendo dopo il Rex Sacrorum ed i tre Flamini maggiori: il Dialis, il Martialis ed il Quirinalis.

Pian piano il potere del ponifex Maximus esautorò quello del Rex Sacrorum assumendo giurisdizione sui Flamini e sulle Vestali. Tutto il collegio aveva diritto alla toga praetexta, ai littori ed alla sella curulis. Molte delle pronunce pontificali sono state tramandate oralmente per molto tempo, fino ad essere inserite, in una sorta di giurisprudenza, nella legge delle XII tavole nel 451-450 a.c.
Per quanto concerne la nomina dei pontefici veniva usato il sistema della cooptatio fino al 104 a.c., quando la legge Domizia introdusse l’elezione popolare.

Soprattutto il Pontefice Maximo vegliava affinchè i sacrifici e le cerimonie fossero svolte correttamente, per il principio secondo cui gli Dei si ritenevano soddisfatti se venivano salvaguardate le prescrizioni nei loro confronti, mentre poco riguardava il buon comportamento degli uomini, a meno che non compissero sacrilegi. In questo caso il crimine riguardava tutti, nel senso che occorreva una purificazione collettiva.


TAUROBOLO

"Era propriamente la consecrazione di un pontefice romano. Si faceva discendere il pontefice eletto o disegnato delle sue vesti pontificali in una fossa che si copriva d una tavola forata di molti buchi allora il Vittimario e gli altri ministri ai sacrifizi conducevano sulla tavola un toro ornato di ghirlande e dopo averlo scannato ne lasciavano scorrere il sangue pei fori sul pontefice il quale se ne fregava gli occhi il naso le orecchie e la lingua perchè egli credeva che questa cerimonia lo purgasse da ogni macchia. Lo si cavava poscia dalla fossa tutto lordo di sangue e lo si salutava con questa formola "Salve Pontifex Maxime". Egli si cambiava d'abito e veniva ricondotto con pompa alla sua casa ove terminavasi la solennità con un gran pranzo".
(G.J. MONCHABLON Prof. Università di Parigi - 1832)



Lista dei Pontefici Massimi conosciuti
  • 753-712 a.c. – tutti i Re di Roma
  • 712 a.c. - Numa Marcio, secondo altre fonti lo stesso Numa Pompilio.
  • dal 616 al 579 a.c. - Sesto Papirio, contemporaneo di Tarquinio il Superbo.
  • 509 a.c. - Gaio Papirio Massimo, secondo alcuni sarebbe lo stesso Sesto Publio Papirio.
  • 490 a.c. - Mario Papirio
  • 449 a.c. - Quinto Furio
  • 431 a.c. - Aulo Cornelio Cosso, console nel 428, nella battaglia di Fidene uccise il re di Veio, Tolumnio, e per questo fu insignito delle spoglie opime.
  • 420 a.c. - Spurio Minucio, avvertì la vestale Postumia, accusata di "incesto" ma riconosciuta innocente, di usare un linguaggio più onesto e meno liberale.
  • 390 a.c. - Marco Follio Flaccinatore, nell'anno del Sacco di Roma da parte di Brenno.
  • 332 a.c. - Publio Cornelio Callissa
  • 304 a.c. - Cornelio Scipione Barbato
  • 254 a.c. - Tiberio Coruncanio, primo Pontefice Massimo plebeo
  • 243-221 a.c. - Lucio Cecilio Metello, che si dimise o fu rimosso nel 237
  • 237 a.c. - Lucio Cornelio Lentulo Caudino, morto 213
  • 216 a.c. - Quinto Fulvio Flacco, fu nominato pontefice massimo in sostituzione di Quinto Elio Peto, che era caduto nella battaglia di Canne.
  • 216 a.c.Quinto Cecilio Metello, console nel 206 a.c., e dittatore nel 203 a.c.
  • 213 a.c.Marco Cornelio Cetego pontifex maximus e edile curule, pretore per la Regio II Apulia et Calabria nel 211 a.c., censore nel 209 a.c. e console nel 204 a.c.
  • 212 a.c. - Publio Licinio Crasso Dives, morto nel 183
  • 183 a.c. - Gaio Servilio Gemino, morto nel 180
  • 180 a.c. - Marco Emilio Lepido, morto nel 152
  • 150 a.c. - Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo, morto nel 141
  • 141 a.c. - Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione, morto nel 132
  • 132 a.c. - Publio Licinio Crasso Dive Muciano  - divenne pontefice massimo nel 132 a.c., dopo la morte in esilio volontario del pontefice Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione, ucciso in battaglia nel 131.
  • 130 a.c. - Publio Muzio Scevola, morto nel 115
  • 115 a.c. - Lucio Cecilio Metello Dalmatico
  • 103 a.c. - Gneo Domizio Enobarbo, morto nell'88
  • 89 a.c. - Quinto Muzio Scevola, per quanto inviolabile, ucciso nell'82 nel tempio di Vesta dai seguaci di Caio Mario.
  • 81 a.c. - Quinto Cecilio Metello Pio, morto nel 63 a.c.
  • 63 – 44 a.c. - Gaio Giulio Cesare
  • 44 a.c. - Marco Emilio Lepido, morto nel 13 a.c.
  • 12 a.c. - Ottaviano Augusto
  • dal 2 a.c. al 376 – I doveri e i poteri concernenti la carica appartennero agli imperatori
  • dal 376 a oggi - a partire dalla rinuncia dell'imperatore Graziano il titolo venne stranamente trasmessa la carica religiosa pagana ai papi cristiani di Roma.
MASSENZIO COME PONTEFICE MASSIMO

TOLLERANZA RELIGIOSA

La religione romana riconosceva anche altri Dei, oltre ai propri, anche stranieri. Anzi attraverso la evocatio lo stato assumeva su si sé, perfino in caso di distruzione di una città, i doveri sacri di quella. Dunque non si vietava a nessuno di sacrificare a Dei stranieri. Di questo permesso fecero uso soprattutto i molti forestieri che risiedevano a Roma.

Però questi culti, nonostante la tolleranza dello stato, non erano statali ma privati. Se però un culto privato aveva assunto una dimensione maggiore o se veniva introdotto da famiglie influenti, anche lo stato provvedeva ad esso e assegnava il suo governo o a uno dei sacerdozi già esistenti oppure ne fondava uno nuovo.

Con l’assegnazione di sempre nuovi incarichi ai sacerdozi già esistenti, il carico di lavoro di questi ultimi diventò considerevolmente più gravoso e fu più volte necessario aumentare il numero dei sacerdoti. Così quello dei pontifices e degli augures salì da 3 a 6, 9, 15, 16, quello delle Virgines Vestales da 4 a 6.



COLLEGIO DEI PONTEFICI

I membri del collegio pontificale erano nove, quattro patrizi e cinque plebei.
(Il segno "/" indica la cooptazione, in quell’anno, di un nuovo pontefice al posto di quello già segnalato.)

- 509 a.c. - Marco Orazio Pulvillo - dedicatario del tempio di Giove Capitolino nel 509 a.c.
- 390 a.c. - Gaio Fabio Dorso - eletto console nel 273 a.c. morì durante l'anno del suo consolato.
- 340 a.c. - Marco Valerio.
- 300 a.c. - Publio Decio Mure - Publio Sempronio Sofo - Gaio Marcio Rutilio - Marco Livio Denter.
- 217 a.c. - Marco Pomponio Matho - Lucio Emilio Paolo - Tito Otacilio Crasso - Publio Scantinio

- 217 a.c. - Tito Otacilio Brasso - eletto pretore per l'anno 217 a.c.. Divenne anche pontefice e augure. 
- 216 a.c. - Quinto Elio Peto - Quinto Fabio Massimo Cunctator - Tito Manlio Torquato - Quinto Fulvio Flacco - Quinto Cecilio Metello.

- 216 a.c. - Quinto Fabio Massimo Verrucoso - ricoprì per cinque volte la carica di console (233 a.c., 228 a.c., 215 a.c., 214 a.c. e 209 a.c.), fu dittatore nel 217 a.c.
- 213 a.c. - Gaio Papirio Maso - Marco Cornelio Cethego - Gneo Servilio Cepione.

- 212 a.c.
Patrizi: 
T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione. 
Plebei: T. Otacilio Crasso o M'. Pomponio Matone; Q. Fulvio Flacco (console) e Q. Cecilio Metello.

- 211 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione. 
Plebei: T. Otacilio Crasso o M'. Pomponio Matone/C. Livio Salinatore ; Q. Fulvio Flacco e Q. Cecilio Metello.

- 210 a.c.
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione. 
Plebei: Q. Fulvio Flacco e Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino.

- 209 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo (console); M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione.
Plebei: Q. Fulvio Flacco (console) e Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino.

- 208 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione.
Plebei: Q. Fulvio Flacco e Q. Cecilio Metello (console); C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino.

- 207 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione.
Plebei: Q. Fulvio Flacco e Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino.

- 206 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione.
Plebei: Q. Fulvio Flacco e Q. Cecilio Metello (console); C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino.

- 205 a.c. - (P. Licinio Crasso console)
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione.
Plebei: Q. Fulvio Flacco e Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino.

- 204 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo; M. Cornelio Cetego (console) e Cn. Servilio Cepione.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano.

- 203 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato; Q. Fabio Massimo/Ser. Sulpicio Galba; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione (console).
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino (console) ; C. Sempronio Tuditano.

- 202 a.c. -
Patrizi: T. Manlio Torquato/C. Sulpicio Galba; M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione; Ser. Sulpicio Galba. 
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano.

- 201 a.c. -
Patrizi: M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione; Ser. Sulpicio Galba; C. Sulpicio Galba.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano .

- 200 a.c. -
Patrizi: M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione; Ser. Sulpicio Galba; C. Sulpicio Galba.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano

- 199 a.c. -
Patrizi: M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione; Ser. Sulpicio Galba/M. Emilio Lepido; C. Sulpicio Galba/Cn. Cornelio Scipione Ispallo.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano (ancora Q. Fulvio Flacco?).

- 198 a.c. -
Patrizi: M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano.

- 197 a.c. -
Patrizi: M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano .

- 196 a.c. -
Patrizi: M. Cornelio Cetego/L. Valerio Flacco, e Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; C. Sempronio Tuditano/ M. Claudio Marcello (console)[258].

- 195 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco (console).
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 194 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 193 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 192 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 191 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 190 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 189 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 188 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore (console); C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 187 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido (console) e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco.
Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 186 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 185 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 184 a.c. -
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 183 a.c. - (Morte del pontefice massimo P. Licinio Crasso, sostituito sia come membro che come capo del collegio)
Patrizi: Cn. Servilio Cepione; M. Emilio Lepido e Cn. Cornelio Scipione Ispallo; L. Valerio Flacco. Plebei: Q. Cecilio Metello; C. Livio Salinatore; C. Servilio Gemino; M. Claudio Marcello.

- 177 a.c. - Marco Claudio Marcello. Eletto pretore nel 171 e console nel 166. Trionfò su alcune tribù alpine dei Galli, ottenne il trionfo, combattè i Liguri e ottenne un nuovo trionfo, fu rieletto console nel 155 a.c. e poi una terza volta nel 152 a.c. morì in un naufragio nel 148 a.c.

Per i pontefici in carica fra il 212 ed il 183 a.c. Nel 216, dopo la disfatta di Canne, si dovettero sostituire, all'interno del collegio, ben tre pontefici, che avevano trovato la morte sul campo di battaglia, perchè all'epoca chi si occupava di religione poteva occuparsi d'altro, sopratutto di difendere la patria. Vennero eletti dunque dunque, Q. Cecilio Metello, Q. Fabio Massimo e Q. Fulvio Flacco, i quali faranno ancora parte del collegio, quando quattro anni più tardi Publio Licinio Crasso diventerà pontefice massimo.

I pontefici morti a Canne vengono sostituiti dunque, con l'eccezione di Cecilio Metello, ancora giovane, ed edile solo sette anni dopo, da uomini piuttosto anziani e famosi. Nel 213 muoiono altri due pontefici: L. Cornelio Lentulo Caudino e C. Papirio Masone, rispettivamente sostituiti con M. Cornelio Cetego e Cn. Servilio Cepione.

IL PONIFEX ESEGUE IL SACRIFICIO

I PIU' FAMOSI

340 a.c. - Marco Valerio Decio, morì durante la battaglia del Vesuvio, facendo un atto di devotio, ovvero si immolò agli Dei Mani in cambio della vittoria. «In questo momento di smarrimento, il console Decio chiamò Marco Valerio a gran voce e gli gridò: "Abbiamo bisogno dell'aiuto degli Dei, Marco Valerio. Avanti, pubblico pontefice del popolo romano, dettami le parole di rito con le quali devo offrire la mia vita in sacrificio per salvare le legioni"»
(Tito Livio, Ab Urbe condita, VIII, 9)

300 a.c. - Gaio Marcio Rutilo Censorino - Nel 300 a.c. fu uno dei primi quattro plebei ad accedere alla carica di pontefice, fino ad allora, accessibile solo ai Patrizi. Nel 310 a.c., i Sanniti, cui era giunta la notizia della campagna militare romana nei monti Cimini, così distanti da Roma, e contro un popolo valoroso come gli Etruschi, riorganizzarono le proprie forze, attaccando l'esercito consolare romano, che subì pesanti perdite, oltre il ferimento dello stesso console Gaio Marcio.
«Il console li andò ad affrontare, e lo scontro dall'esito incerto che ne seguì fu durissimo. Benché entrambe le parti avessero avuto perdite ugualmente gravi, tuttavia la voce comune attribuì ai Romani la sconfitta, perché avevano perso degli uomini di rango equestre, alcuni tribuni militari, un luogotenente e - ciò che aveva suscitato maggiore scalpore - era rimasto ferito addirittura il console.» (Tito Livio, Ab urbe condita libri, IX, 38.)
Questa sconfitta, spinse il Senato alla nomina a dittatore di Lucio Papirio Cursore.

300 a.c. - Publio Sempronio Sofo - col suo collega «In cinquanta giorni ne espugnarono trentuno fortificate (di città), la maggior parte delle quali venne rasa al suolo e data alle fiamme, mentre quasi l'intera etnia degli Equi andò distrutta. Per il successo sugli Equi venne celebrato il trionfo»
(Tito Livio, Ab Urbe condita, IX, 45.)
In seguito fu pontefice (300 a.c.), uno dei primi quattro plebei ad accedere alla carica religiosa, e censore (299 a.c.)

300 a.c. - Marco Livio Denter - Nel 300 a.c. fu uno dei primi quattro plebei ad accedere alla carica di pontefice, fino ad allora riservato ai Patrizi. Fu eletto console nel 302 a.c., con il collega Marco Emilio Paolo. Durante il consolato, Gaio Giunio Bubulco Bruto fu nominato dittatore, per far fronte ad una sollevazione degli Equi.

217 a.c. - Marco Pomponio Catone - Eletto praetor peregrinus nel 217 a.c., fu lui ad annunciare al popolo la sconfitta del Trasimeno, subita dall'armata romana contro Annibale. Fu magister equitum del dittatore Lucio Veturio Filone. Nel 215 a.c. ottenne il comando di 1 e poi di 2 legioni ad Ariminum, in Gallia Cisalpina come propretore, comando che gli venne prorogato.
Nel 214 a.c., quando Annibale si diresse su Nola, Marco marciò contro di lui, ottenendo una vittoria presso Nola. Morì nel 211 a.c., Livio informa che ricopriva, oltre al ruolo di pontifex anche quello di augure.

- 203 a.c. Quinto Fabio Massimo, patrizio, augure fin dal 265, quand'era ancora molto giovane, pontefice fino al 203, fu anche console nel 233, 228, 215 (suffectus), 214 e 209, censore nel 230, dittatore nel 221 e 217, princeps senatus nel 209 e nel 204. Di grandi  qualità militari, detto il Temporeggiatore, che con la tattica della guerriglia, riuscì a fronteggiare Annibale nei primi anni di guerra. Aggiunge nel 216 la carica di pontefice a quella di augure, che già possedeva: i due sacerdozi potevano essere cumulati, anche se ciò avveniva di rado.
Dal punto di vista politico, fu leader incontrastato dell'aristocrazia e dei suoi valori di pietà e di prudenza. Le gravi sconfitte militari di quegli anni, paradossalmente, segnarono il culmine della sua potenza e del suo ascendente sull'opinione pubblica, l'abbandono della politica aggressiva dei Cornelii e il ritorno ad atteggiamenti più prudenti.

- 205 a.c. - Q. Fulvio Flacco, plebeo, pontefice fino a dopo il 205 (Livio non menziona la data di morte), fu anche console nel 237, 224, 212 e 209, pretore nel 215 e 214, censore nel 231, dittatore nel 210. Noto per il suo valore militare, come dimostrò nella riconquista di Capua passata al nemico. I Fulvii non sostenevano gli Scipioni, ma si erano avvicinati ai Claudii, tradizionalisti più moderati.

- M. Cornelio Cetego, patrizio, subentra a Lentulo Caudino nella sua qualità non di pontefice massimo, ma di semplice membro del collegio. Forse già investito del flamonium Diale, era stato costretto a rinunciarvi nel 223 per un errore commesso nell'esercizio delle sue funzioni. Ma da questo momento inizia la sua brillante carriera politica: pretore nel 211, censore nel 209, console nel 204, si avvalse della sua capacità di convinzione ed abilità oratoria per imporsi sulla scena pubblica. Morirà nel 196.

- 179 a.c. - Quinto Cecilio Metello - plebeo, era figlio del pontefice massimo Lucio, in onore del quale pronunciò una commossa orazione funebre. Pontefice fino ad oltre il 179, fu anche edile nel 209, console nel 206 senza aver rivestito la pretura, dittatore nel 205. Di parte scipioniana, divenne in seguito il vero braccio destro dell'Africano, dopo la cui morte si avvicinò forse agli Emilii.

- 174 a.c.  - Cneo Servilio Cepione - appartenente al ramo patrizio dei Servilii: fece parte del collegio fino al 174; fu anche pretore nel 205 e console nel 203. I Servilii erano legati al gruppo emiliano-scipioniano, anche se lo stesso Cn. Cepione, durante il suo consolato del 203, tentò di sostituirsi a Scipione nell'impresa d'Africa. L'elezione del nuovo pontefice massimo, subentrante a L. Cornelio Lentulo Caudino, si svolse nel 212. P. Licinio Crasso riuscì ad avere il sopravvento sugli altri due candidati: Q. Fulvio Flacco e T. Manlio Torquato.

PONTIFEX FLAMINIO
- 174 a.c. - Q. Fulvio Flacco, console in quello stesso anno, e la sua mancata elezione dovette dipendere dalla valutazione che dal valido generale che era, fu ritenuto più utile sul campo di battaglia che non al culto. Inoltre, accumulare il terzo consolato con il pontificato massimo, dato l'alto prestigio personale, sarebbe stato troppo.

- T. Manlio Torquato, patrizio, pontefice fino al 202, fu anche console nel 235 e 224, censore nel 231 e dittatore nel 208. Fu famoso per la sua severità, e pronunciò una celebre e impietosa orazione contro i superstiti di Canne.

- C. Livio Salinatore viene nominato pontefice nel 211 e fino al 170. per la morte di Pomponio Matone, ostile a Fabio e legatissimo al gruppo emiliano-scipioniano, come tutti i Pomponii Matoni.
Plebeo, fu anche pretore nel 202 e nel 191, console nel 188. Valente generale, si distinse nelle guerre in Oriente e in quelle contro i Galli. C. Livio era di parte scipioniana, come del resto il suo predecessore Pomponio Matone.

- 216 a.c. - Lucio Emilio Paoloeletto per due volte console e morto nella battaglia di Canne.

- 211 a.c. - Caio Servilio Gemino è nominato pontefice nel 210, anche se il precedente pontefice è morto l'anno prima, nel 211, ed è T. Otacilio Crasso, plebeo, nominato pontefice prima del 218, con la contemporanea carica di pretore, nel 217 e nel 214. La sua elezione a console fu invece impedita da Fabio, che lo riteneva troppo inesperto per affrontare la guerra. Servilio faceva già parte del collegio dei decemviri sacris faciundis. Pontefice fino al 180, negli ultimi tre anni di vita ricoprì anche la carica di pontefice massimo, subentrando a P. Licinio Crasso. Fu inoltre pretore nel 206, console nel 203 e dittatore nel 202 era ancora legato al gruppo scipioniano, da cui poi prenderà le distanze.

- 199 a.c. - Servio Sulpicio Galba - nel 203 sostituisce Q. Fabio Massimo, che muore, ormai molto vecchio, augure da sessantadue anni, pontefice da tredici. Servio, patrizio, sarà pontefice fino al 199, ma fu anche edile curule nel 209 e fece parte della legazione inviata a raccogliere la Magna Mater in Asia.

- 199 a.c. - Caio Sulpicio Galba, patrizio, succede invece al pontefice T. Manlio Torquato, nel 202, ma morirà tre anni dopo. Nel 199, a pochi anni di distanza dal loro ingresso all’interno del collegio pontificale, entrambi i Sulpicii Galba cessano di vivere.

M. Emilio Lepido, che sostituisce Servio, è  patrizio, pontefice fino al 152, pontefice massimo dal 180, fu anche pretore nel 191, console nel 187 e 175, censore nel 179, princeps senatus nel 179, 174, 169, 164, 159 e 154. Molto longevo, era nato intorno al 230. Nel 201, aveva fatto parte della legazione inviata in Egitto, alla corte di Tolomeo V Epifane; l'anno dopo si era distinto per coraggio ed abilità diplomatica, affrontando, unico ambasciatore, Filippo V di Macedonia. La sua gens era tradizionalmente vicina ai Cornelii Nel 187, durante il suo consolato si distinse anche per le vittorie riportate contro i Liguri e per la costruzione, da Piacenza a Rimini, della strada che portò il suo nome (via Emilia). Nel 180 divenne capo del collegio in luogo del defunto C. Servilio Gemino. Negli ultimi decenni di vita, che furono i più luminosi della sua carriera, esercitò ininterrottamente la carica di princeps senatus. Quando morì, verso il 152, dispose che i figli gli celebrassero un funerale il più semplice possibile, perché - diceva - i grandi uomini si riconoscono dalla fama dei loro antenati e non dallo sfarzo.

Cn. Cornelio Scipione Ispallo, patrizio, venne nominato nel 199 al posto di C. Sulpicio Galba, fece parte del collegio fino al 176; fu anche pretore nel 179 e console nel 176, lo stesso anno della sua morte, preceduta da cattivi presagi ed avvenuta per una sorta di paralisi.

P. Cornelio Scipione Nasica Corculum succedette a Marco Emilio Lepido. Fratello maggiore di quel Nasica che, vir optimus, fu scelto per accogliere la Magna Mater, cugino dell'Africano, il suo ingresso nel collegio segna un'importante vittoria del partito scipioniano.

M. Claudio Marcello nel 196 sostituisce il defunto C. Sempronio Tuditano

L. Valerio Flacco invece sostituisce M. Cornelio Cetego, morto anche lui.

C. Sempronio Tuditano dovette sostituire Q. Fulvio Flacco dopo il 205. Plebeo, nel 197 fu eletto pretore e venne inviato in Spagna; l'anno successivo gli fu prorogato il comando, ma morì.

M. Claudio Marcello, plebeo, successe a C. Sempronio Tuditano. Era figlio del grande Marcello, la “spada di Roma” durante la II guerra punica, fece parte del collegio fino al 177, quando, alla sua morte, sarà sostituito dall’omonimo figlio. Marcello fu anche pretore nel 198, console nel 196 e censore nel 189.

M. Claudio Marcello, plebeo, successe al padre omonimo.

- 196 a.c. - L. Valerio Flacco, succede nel 196 a M. Cornelio Cetego, ultraconservatore e antiellenico, fu pretore nel 199 e console nel 195; fallì la censura del 189, ma non quella del 184, che condivise ancora con Catone e che fu terribilmente severa; lo stesso anno venne anche nominato princeps senatus. Morì di peste nel 180. La sua cooptazione all'interno del collegio segnò indubbiamente una grave sconfitta del gruppo degli Scipioni.

- 180 a.c. - Cornelio Cetego successe a L. Valerio Flaccone.

Caio Sempronio Tuditano, console romano che nel 129 a.c. combatté in Illiria le popolazioni di Iapodi e Liburni, oltre alle popolazioni della zona Alpina dei Carni e dei Taurisci della zona di Nauporto, coadiuvato da Decimo Giunio Bruto Callaico e meritandosi il trionfo. Allo stesso fu dedicata ad Aquileia una statua celebrativa e un elogio.

Fino al 183 a.c., ultimo anno del pontificato massimo di P. Licinio Crasso, non si ha traccia nelle fonti di decessi di altri pontefici, né pertanto dell’avvenuta cooptazione di alcuno al posto loro. In quell’anno, invece, si provvide alla sostituzione di Licinio Crasso, sia come semplice pontefice che come capo del collegio.


BIBLIO

- Zosimo - Historia Nea - IV -
- Tina Squadrilli - Vicende e monumenti di Roma - Roma - Staderini Editore - 1961 -
- Giuseppe Grosso - Lezioni di storia del diritto romano - Torino - Giappichelli Ed. - 1965 -
- Renato Del Ponte - La religione dei Romani - Milano - Rusconi - 1982 -
- Gian Carlo Marini - Sacerdozio e potere politico: aspetti del rapporto tra religione e diritto nella esperienza romana repubblicana - Roma - 1982 -

3 commenti:

  1. "Pontifex":Costruttore di Ponti:Unisce con la pietra di mezzo le due arcate dell'Umano terreno e "Divino":Idea e "Possibility" ricongiunzione di Pace.

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  2. Proviamo qui...
    ...di fronte alla Chiesa della provvidenza

    Marcus Lucilius sua pecunia pontifex maximus fecit
    Luciliae s. p. (?) secundae matri suae benemerenti

    Chi è era questo alto sacerdote romano ? Cosa ‘fece’ per la madre Lucilla ?

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  3. Gephuroo in greco vuol proprio dire costruire un ponte su. Vedi il dizionario di greco Gemoll in mip possesso. Quindi non credo che gephuraei sia il nome di una famiglia.

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