Nome: Apollodorus
Nascita: 60 d.c. circa
Morte: intorno al 120-130 a.d.
Mestiere: Architetto, ingegnere
Apollodoro di Damasco, del I quarto del II sec. d.c., è l'unico grande architetto romano di cui si conoscano il nome e l'opera completa, anche perchè a Roma gli architetti non firmavano mai la propria opera, onde non offuscare il merito dell'imperatore che la ordinava. Fu un grande architetto romano, della corte dell'imperatore Traiano prima e di Adriano poi.
Nel 76-77 d.c. il padre del futuro imperatore, M. Ulpio Traiano, era governatore della provincia siriana in cui lo stesso Traiano aveva soggiornato all'età di 20 - 22 anni, come tribunus legionis. E' probabile che il padre dell'architetto sia entrato nella clientela di Traiano padre, mentre questi era in Siria. Apollodoro dovrebbe essere nato intorno all'anno 60 d.c., e forse fu introdotto a Roma da Traiano già nel 91, quando era console ordinario, per essere impiegato nei programmi domizianei di rinnovamento edilizio dell'Urbe.
Di lui ci restano diversi magnifici edifici, a Roma le Terme, il Foro, i Mercati e il Porto di Traiano, oltre agli archi di trionfo traianei a Benevento e Ancona. Su Apollodoro ci sono poche informazioni degli autori antichi, ma un suo scritto di ingegneria militare, "L'arte della guerra", un trattato sulla costruzione di macchine belliche composto nel corso di una delle campagne daciche di Traiano, dà informazioni sulle sue origini, in quanto alla povertà lessicale che gli impedì di esprimere chiaramente il proprio pensiero, si pensa a un'educazione acquisita in madrelingua diversa da quella in cui scriveva.
La questione del suo stile è dibattuta dagli studiosi; in ogni caso fu una sintesi fra tradizione italico-romana e modelli ellenistico-orientali.
Dopo la morte di Traiano, Apollodoro passò al servizio del suo successore, Adriano (117-138) che aveva una grande passione per l'architettura, ma sulla quale Apollodoro ed Adriano avevano idee molto diverse. Si ritiene sia stato lui, e non Adriano, il progettista della riedificazione del Pantheon. Il conflitto era esploso con la costruzione del Tempio di Venere e Roma, un enorme edificio progettato da Adriano e iniziato il 21 aprile del 121.
Secondo Dione Cassio, Adriano aveva chiesto ad Apollodoro un parere sul suo progetto sul tempio e lui gli aveva risposto con critiche causiche, forse infastidito dall'imperatore che considerava un dilettante.
Ma si erano già scontrati su questo argomento alcuni anni prima. Quando Traiano era ancora vivo, Apollodoro, mentre mostrava dei progetti all'imperatore, aveva cacciato via il giovane Adriano che aveva mosso alcune critiche : "Vattene via! - gli aveva gridato - Vai a disegnare le tue zucche. Di architettura tu non hai mai capito niente!".
Le zucche sarebbero state le cupole innovative disegnate da Adriano, infatti a Villa Adriana possiamo vedere queste cupole particolari nel Serapeo del Canopo e nel Vestibolo della Piazza d'Oro, una forma insolita ma geniale, che non piaceva però ad Apollodoro, ma di cui si innamorò 1400 anni dopo un altro grande architetto che le utilizzò ampiamente: Francesco Borromini.
Adriano che non aveva mai perdonato Apollodoro, mandò l'architetto in esilio e pochi anni dopo, nel 125, ordinò il suo assassinio. Così almeno racconta Dione Cassio, ma gli studiosi su questo hanno molte riserve.
IL PONTE SUL DANUBIO
Apollodoro iniziò la sua carriera nell'esercito, e arrivò in Dacia accompagnando l'imperatore Traiano (98 - 117) nelle campagne daciche in qualità di ingegnere militare.
Dopo quasi tre anni di preparativi ai confini della Dacia, l'imperatore Traiano concentrò, agli inizi del 101 d.c., in Mesia Superiore, legioni e unità ausiliare per un totale di 150 000 soldati, per combattere contro il regno di Decebalo.
Dopo una lunga battaglia che finì con la vittoria romana e un armistizio nel 102 d.c., su ordine di Traiano, Apollodoro iniziò a costruire fra Drobeta e Pontes, nel anni 103 - 105, un ponte fisso sopra il Danubio, presso cui le legioni romane passarono nell’ estate dell'anno 105. Questo monumento è menzionato da Procopio, un ponte lungo più di un km che è rimasto famoso per la genialità delle soluzioni tecniche. Una sua raffigurazione si ritrova in uno dei rilievi della Colonna Traiana, segno che l'imperatore ne era fierissimo.
PARTICOLARE DELLA COLONNA TRAIANA CON IL PONTE VISIBILE |
I piloni erano costruiti di mattoni, pietra e pozzolana, provenienti dall'Italia, ma non si sa con quale metodo abbia potuto lavorare sott'acqua.
Numerosi ricercatori presumono che Apollodoro avesse deviato il corso del Danubio determinando cosi una diminuzione del livello del fiume.
Alla fine dei lavori il ponte di guardia da Drobeta e Pontes aveva un accesso attraverso i castri e le torri. Nessun nemico l'avrebbe traversato impunemente.
Del meraviglioso ponte rimangono solo alcuni resti presso Drobeta in Romania.
IL FORO TRAIANO
Apollodoro di Damasco progettò il Foro Traiano, con santuario, librarie, basilica e piazza. Secondo alcune fonti l'architetto chiamato a progettare il Foro era di origini Nabatee: perciò si dice che diede al complesso un aspetto simile a Petra, ma sembra un pò tirata per i capelli, anche perchè Petra fu conquistata dai Romani nel 106 d.c., un anno dopo che Apollodoro aveva terminato il fatidico ponte, ela fattura romano ellenica di Petra non era certo nuova all'epoca. Ed ecco la ricostruzione del Foro:
Il Foro Traiano, completato in seguito dall’imperatore Adriano, fu progettato da Apollodoro nel 107 d.c. con una soluzione di multifunzionalità paragonabile ai centri commerciali di oggi, ma anche con un'eleganza e una bellezza che oggi ci sogniamo.
Questo concetto di multifunzionalità si prestò così bene sia architettonicamente che a livello pratico, che venne da allora adottato in tutto l'impero romano, antesignano dei moderni centri commerciali.
Il primo problema degli architetti imperiali fu trovare spazio sbancando il Colle Quirinale per allinearne il profilo agli edifici seguendo la colonna, ma forse la prima idea di sbancamento si era già avuta sotto Domiziano.
BASILICA ULPIA (By https://trajanspuzzle.trinity.duke.edu) |
BASILICA ULPIA
Era all'epoca la più grande basilica di Roma, inserita nel Foro di Traiano e intitolata alla famiglia imperiale, il nome completo dell'imperatore era infatti Marcus Ulpius Traianus. La basilica svettava, sopraelevata su tre gradini in prezioso marmo giallo antico, su uno dei lati della piazza, di fronte alla monumentale facciata che faceva da sfondo alla colossale statua equestre di Traiano.
Al di sopra dei colonnati correva un attico decorato con statue di Daci in marmo bianco che si alternavano a pannelli con rilievi di cataste di armi, i trofei.
I Daci sorreggevano un coronamento, che sporgeva sopra le sculture con iscritti i nomi delle legioni che avevano partecipato alle campagne daciche. Sul fianco posteriore della basilica si aprivano le due biblioteche, greca e latina, a pianta rettangolare, oltre le quali si accedeva al tempio del divo Traiano.
LA COLONNA TRAIANA
La colonna è alta m 38 senza la statua bronzea di Traiano, tolta da Sisto V nel 1587 che la sostituì con quella di S. Pietro.
Il fusto, poggiato su di un alto piedistallo ornato da trofei, misura 27 m in altezza e m. 3,80 di diametro, composto da 17 blocchi a tamburo di marmo di Carrara più altri due per la base e il capitello. E' considerata una delle opere più belle, innovative e rivoluzionari dell'arte romana, un capisaldo di architettura.
Un grande fregio a spirale, che compie 23 giri per una lunghezza totale di 200 m., copre la superficie esterna della colonna, mentre all''interno è scavata una scala a chiocciola di 180 gradini che riceve luce da 45 feritoie. I suoi rilievi hanno 2500 figure alte dai 50 agli 80 cm.
La narrazione dei fatti delle due guerre e delle sei campagne in cui esse si suddividono segue l'ordine cronologico degli avvenimenti; l'interno del basamento fu trasformato in camera sepolcrale per accogliere l'urna d'oro contenente le ceneri dell'imperatore, e la sua statua in bronzo fu innalzata sulla sommità.
LE TERME DI TRAIANO
Sorte sulle ceneri del padiglione esquilino della Domus Aurea e dell’edificio con l’affresco della “Città Dipinta", furono opera del genio architettonico di Apollodoro di Damasco e vennero inaugurate il 22 giugno del 109 d.c., le Terme di Traiano custodiscono molte delle meraviglie sepolte sotto Colle Oppio.
Furono le prime "grandi terme" di Roma e all'epoca infatti erano il più grande edificio termale esistente, e i bolli dei laterizi usati testimoniano che furono d'epoca esclusivamente traianea e non domiziana.
Forse occuparono anche una parte dei vicini giardini di Mecenate.
L'architetto, secondo Dione Cassio, fu Apollodoro, il più geniale costruttore dell'epoca.
Le terme avevano un'enorme estensione, di 330 m x 315, e la sola parte centrale misurava 190 m x 212.
Esse cambiarono orientamento al complesso neroniano, per una migliore esposizione al sole e ai venti, così il calidarium venne disposto in modo che fosse posizionato al sole da mezzogiorno al tramonto; in seguito tutti gli edifici termali di Roma copiarono questa disposizione.
Il corpo centrale è circondato da un recinto con esedre, come verrà ripetuto nelle terme di Caracalla e di Diocleziano, un'invenzione di Apollodoro che nelle fonti antiche è spesso citato come "portico delle terme di Traiano". Comunque il Colle oppio è ancora tutto da scavare, sotto la terra gettata sopra le rovine per farne un parco cittadino, giacciono le terme di Apollodoro, che a loro volta giacciono sulla Domus Aurea.
LE SETTE SALE
La cisterna per l'approvvigionamento delle acque che dovevano servire alle grandi Terme Traianee, è situata ai margini del parco del Colle Oppio, con accesso sulla via detta giustamente delle Terme di Traiano.
La cisterna per alimentare le immense Terme è in realtà un complesso geniale formato da nove ambienti paralleli, con larghezza costante di m 5,3 m e lunghezza da 29,3 a 39,75 m, divisi da pareti in calcestruzzo con aperture in diagonale.
Le diversità di lunghezza dipendono dall'andamento curvilineo della parete perimetrale orientale.
La struttura, in opera cementizia rivestita a mattoni, è disposta su due livelli: l' inferiore, con nove ambienti a volta, serviva rialzare il serbatoio posto sopra, e per i condotti d'uscita dell'acqua, il superiore era per le finestre d'areazione.
L'interno è rivestito interamente di cocciopesto, così impermeabile che ancora oggi è in stato di perfetta conservazione. I bolli presenti nelle murature hanno dimostrato la contemporaneità della cisterna con le terme di Traiano, e pertanto la mano di Apollodoro.
Costruiti contemporaneamente al Foro di Traiano, agli inizi del II sec., per occupare e sostenere il taglio delle pendici del colle Quirinale, vennero separati dal Foro da una strada basolata che ne permetteva l'agevole transito ai carri. I Mercati riprendevano la forma semicircolare dell'esedra del foro traianeo e si articolavano su ben sei livelli.
Le date dei bolli laterizi sembrano indicare che la costruzione risalga in massima parte al regno di Traiano e quindi al suo architetto, Apollodoro di Damasco, sebbene sia possibile che il progetto fosse già stato concepito sotto Domiziano, ma sotto di lui avvenne solo l'inizio dei lavori di sbancamento.
Per i "Mercati di Traiano" Apollodoro come al solito fu geniale. Adoperò la tecnica costruttiva del laterizio, cioè il cementizio rivestito da un paramento in mattoni, per sfruttare ogni spazio ricavato dal taglio delle pendici della collina, inserendo ambienti diversi ai differenti livelli del monumento.
Sulla facciata del "Grande emiciclo" un ordine di lesene inquadrava le finestre del secondo piano, sormontate da frontoncini alternativamente triangolari e arcuati, affiancati da due timpani triangolari spezzati. Questa decorazione, realizzata con mattoni appositamente sagomati, fu usata dal Rinascimento e ovunque e sempre, fino ai palazzi umbertini romani.
IL TEMPIO DI VENERE E ROMA
Apollodoro consigliò di costruirlo su terreno elevato per creare dei magazzini, e il consiglio fu accettato. Ricordandosi però dell'affronto subito anni prima, Adriano inviò ad Apollodoro la pianta del tempio di Venere e Roma per mostrargli che poteva realizzare una grande opera senza il suo aiuto, e gli chiese se la struttura proposta fosse soddisfacente.
L'architetto replicò che il tempio avrebbe dovuto essere innalzato su terreno elevato e scavato sotto di esso, in modo da rimarcare sulla Via Sacra la posizione più elevata, e ospitare nelle nicchie sotterranee le macchine per l'anfiteatro flavio, in modo da poterle trasportare inosservati.
In secondo luogo, per quanto riguarda le statue delle Dee, le giudicò troppo alte per l'altezza della cella.
Cassio Diodoro - Storia Romana:
"Ora, se le Dee desiderassero alzarsi e andare fuori, non saranno in grado di farlo."
Adriano ne rimase contrariato e addolorato perché era caduto in un errore che non poteva correggere, così per vendetta fece uccidere Apollodoro.
Molti studiosi però ritengono falso che Adriano avesse ordinato l'omicidio dell'architetto, anche perchè il consiglio di Apollodoro fu accettato: il tempio di Venere e Roma fu costruito su un terreno più alto, e ancora oggi domina la via Sacra, e vi è un piano seminterrato che potrebbe essere utilizzato per le macchine del Colosseo. Forse Apollodoro è morto per cause naturali, all'inizio del regno di Adriano, quando alcuni senatori vennero giustiziati.
PORTO DI TRAIANO a Porto
L'antico porto di Traiano è ancora oggi visibile a Fiumicino, che allora si chiamava Portus, anche se oramai ridotto ad un lago essendo il canale, che lo collegava al mare, stato interrato dal lento accumulo di detriti trasportati dal Tevere. Ha una perfetta forma ottagonale perché in questo modo le onde entranti dal mare, per un perfetto gioco di riflessione sulle sponde, rendevano il bacino sempre calmo.
Il Porto di Traiano era in realtà il porto di Ostia, attualmente porto di Fiumicino, che comprendeva il vecchio Porto di Claudio, poichè questo non aveva resistito alle tempeste. Tacito riporta che già nel 62, prima che i lavori fossero terminati, una tempesta affondò 200 navi.
L'imperatore Traiano fece allora costruire da Apollodoro un nuovo porto, il porto di Traiano, più funzionale e più arretrato rispetto a quello di Claudio. I lavori durarono dal 100 al 112, con la creazione di un bacino con lati di 358 m e profondo 5 m, con una superficie di 32 ettari e 2000 m di banchina. Fu costruito così un nuovo canale, collegato ad Ostia con una strada a due corsie. Vi furono annessi anche magazzini e depositi per la conservazione delle derrate alimentari.
PANTHEON
È inoltre ritenuto l'architetto dell'ultimo rifacimento del Pantheon, già ideato da Marco Vispanio Agrippa.
ARCO DI TRAIANO ad Ancona
L'arco di Traiano di Ancona rappresenta certamente una delle testimonianze monumentali più preziose delle Marche romane.
Elegantissimo, venne eretto dal Senato e dal popolo di Roma nel 100-116 d.c. ad opera dell'architetto siriano Apollodoro di Damasco in marmo turco, proveniente dalle cave dell'isola di Marmara, in onore dell'imperatore che aveva fatto ampliare, a proprie spese, il porto della città migliorando le banchine e le fortificazioni.
Sull'attico era, secondo l'uso dell'epoca, la statua equestre di Traiano. A sinistra di Traiano troneggiavano le statue di Plotina, sua moglie, e a destra quella di Ulpia Marciana, sua sorella.
Le iscrizioni, tuttora leggibili, avevano lettere in bronzo dorato come i fregi e le statue di cui si impadronirono i saraceni nell'848.
L'arco, uno dei meglio conservati a tutt'oggi, mantiene ancora oggi lo slancio e l'eleganza di un tempo ed è stato recentemente restaurato e illuminato a dovere.
ARCO DI TRAIANO a Benevento
Un arco di trionfo dedicato a Traiano in occasione dell'inaugurazione della Via Traiana,
a un solo fornice, alto 15,60 m e largo 8,60. Su ogni facciata dispone di quattro semicolonne agli angoli dei piloni, che sorreggono la trabeazione al di sopra del fornice. Sulla sommità un attico, più sporgente nella parte centrale, sopra il fornice, presenta all'interno un vano coperto da una volta a botte finemente lavorata.
Costruito in blocchi di pietra calcarea, rivestiti da opera quadrata in blocchi di marmo pario, ha una ricca decorazione scultorea sulle due facciate principali, con scene di pace e di elargizioni ai cittadini sul lato interno, rivolto verso la città, e alla guerra e alle provvidenze dell'imperatore verso le province sul lato esterno.
L'attico presenta al centro un'iscrizione dedicatoria e ai lati due pannelli a bassorilievo: sul lato esterno a sinistra, l'omaggio delle divinità agresti provinciali, e a destra la Deduzione di colonie provinciali. Sul lato interno, a sinistra, Traiano accolto dalla Triade capitolina e, a destra, Traiano nel Foro Boario.
Sulla trabeazione è raffigurata la processione del trionfo di Traiano sulla Dacia, in altorilievo. Su ciascuno dei piloni, tra le semicolonne angolari, altri due pannelli, raffigurano scene e allegorie delle attività imperiali; oltre a Vittorie tauroctone (che sacrificano tori) al centro, e Amazzoni in alto.
CIRCUS ADRIANI
Sembra che Apollodoro abbia progettato questo circo sotto Traiano, eseguito poi ai tempi di Adriano. Il circo accoglieva spettacoli di naumachia, il che presume una cavea molto sgolata e una scena in profondità per contenere l'acqua, nonchè una fornitura dagli acquedotti.
Posto, secondo alcuni a nord e, secondo altri, a ovest del Mausoleo di Adriano, probabilmente ai piedi del colle Vaticano dal lato est; ed infatti si trovano in alcune cronache e notizie medioevali, le espressioni Sant'Eligio ad naumachia, per indicare l'antichissima chiesetta che al presente si apre verso via Angelica e, un tempo, si apriva verso il Vaticano; borgo S. Angelo ad naumachia o St. Angelo in naumachia, sono un ulteriore riferimento dunque a Castel St. Angelo, cioè il mausoleo di Adriano.
GINNASIUM
Da identificarsi con le terme dell'Esquilino, ma tutto è ancora da scavare.
Da: Il complesso intreccio della teoria delle reticolari.
M. Guardini.
Scoprire dalla cronologia delle strutture reticolari rettilinee, che esse fanno la loro comparsa in Europa con "I quattro libri dell'architettura" di Andrea Palladio" edito a Venezia nel 1570 non ci racconta molto di più della complessa e articolata genealogia da cui hanno tratto origine.
Se Apollodoro di Damasco ha impiegato strutture reticolari miste per il suo ponte sul Danubio, come scrivono Barbisan e Masiero ("Il labirinto di Dedalo, Milano, 2000), possiamo, allora, trovare ben antiche origini in questa particolare concezione strutturale. Non è vero allora che le reticolari siano "archetipo" dell'Ottocento, come spesso si legge, ma che i fondamenti risalgono ben più indietro nei secoli.
Particolare sorprendente è che, nel Nord-America, le strutture reticolari giungono, metaforicamente e realmente, insieme al "bagaglio culturale" dei coloni europei che importano, nel "Nuovo Mondo", tale concezione strutturale, insieme alle traduzioni del trattato di Palladio che contiene, come è noto diverse proposte di travi reticolari per ponti.
Più interessante ancora è osservare come gli ingegneri europei impieghino, nell'Ottocento, evoluzioni dei ponti ferroviari americani.
BIBLIO
- Adriano La Regina - L'arte dell'assedio di Apollodoro di Damasco - Roma - 1999 -
- Cassio Dione Cocceiano - Storia Romana - LXIX -
- Ranuccio Bianchi Bandinelli - Il maestro delle imprese di Traiano - Roma - Mondadori Electa - 2003 -
- Julian Bennet - Trajan - Optimus Princeps - Bloomington - Indiana University Press - 2001 -
- Historia Augusta - De Vita Hadriani - AE - 1980 -
- Carandini - Adriano. Roma e Atene - Novara - UTET - 2019 -
Per quanto riguarda il sistema di costruzione del ponte sul Danubio,pare che Apollodoro si sia comportato nel seguente modo:grandi chiatte,ancorate dalla sponda destra del fiume(la riva romana),sono state tirate con funi dal lato sinistro del Danubio verso il centro della corrente.Raggiunto il luogo prestabilito, venivano fatte affondare con il loro carico di cemento e pietre.Affondandone più di una sull'altra, si raggiunse il pelo dell'acqua su cui furono costruiti dei piloni in pietra e mattoni.In tale modo furono eretti ben ventiquattro piloni.Questi furono raccordati fra loro con degli archi in legno per non sovraccaricare le sostruzioni e sopratutto per permettere,in caso di invasioni barbariche, di indendiare il ponte in brevissimo tempo.A ogni estremità del ponte sorgeva un forte di sorveglianza.Si diceva che la sola presenza del manufatto incutesse timore reverenziale ai barbari.Quando i Romani abbandonarono la Dacia al suo destino,distrussero il ponte per evitare comodità di transito ai barbari.Fu il ponte più lungo del mondo sino alla costruzione dei ponti americani sospesi fine ottocento.Questo manufatto denota la grande disponibilità di mezzi tecnici e capacità organizzative dei Romani,nonchè finanze praticamente inesauribili.E' molto difficile che abbiano deviato il Danubio, perchè,con la aerofotografia si vedrebbero in zona,ancora oggi,i lavori di scavo : infatti la vegetazione è più scura dove la terra è stata smossa, specialmodo per le erbe.
ReplyDeleteTeoria molto interessante e logica !
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