SELENE GRECA
Fu sposa di Zeus, dal quale ebbe Pandia ed Erse. Ebbe una relazione con Pan, che per sedurla si travestì con un vello di pecora bianca e Selene vi salì sopra. Amò Endimione, re dell'Elide, ed ogni notte lo andava a trovare mentre dormiva in una grotta del monte Latmo, in Asia Minore. Pur di poterlo andare a trovare ogni notte, Selene gli diede un sonno eterno e dalla relazione nacquero cinquanta figlie. Come fece se lui dormiva non si sa.
Nel mito greco Semele è una principessa che, per essere figlia di Cadmo, era connessa con la più antica famiglia di Tebe; figlia dunque di Cadmo e Armonia fu amata da Zeus col quale generò Dioniso; ma la gelosa Era si vendicò istigandola a chiedere a Zeus di mostrarsi in tutta la sua divina natura. Il re degli Dei pur sapendo che l'avrebbe uccisa l'accontentò e Semele rimase incenerita dalle folgori del Dio.
SEMELE ED APOLLO |
Anche Semele è da collegare alla madre terra originaria infatti il suo nome risulta legato alla Dea Frigia Semelw, cioè la Terra; il russo Zemlja, Zemljia, nelle lingue slave; Zemyna in lituano; tutte col significato di Dea Terra; Zemelo era poi la divinità invocata nelle iscrizioni frigie per la protezione delle tombe.
La Dea Madre divenne dunque donna e il Dio Padre assunze il ruolo di gravido per sostituire il ruolo femminile, infatti partorì Atena dalla fronte e dioniso dalla coscia. Ma Semele come le Grandi Madri era terra e luna, e sicuramente anche infera, insomma era triforme.
Però non era vergine come tutte le Dee Madri, perchè Giove era un grande seduttore. Vergini invece furono sia la Dea Luna che Diana.
Nello specchio etrusco di cui sopra c'è l'equivalente di Dioniso, Fufluns, con la madre Semele ed Apollo, ambedue adulti, come fosse figlio di entrambi. Sembra in effetti il figlio di sole e luna di cui parlarono poi i testi alchemici, dove il sole rappresentava la coscienza solare e la luna l'anima col suo coacervo di istinti e sentimenti.
LUNA ITALICA
LANCIANI
TEMPLVM (Solis et) LVNAE. Il medesimo, I, 36, riproduce un capitello fantastico di colonna scanalata, con quattro putti agli angoli, e figura della Luna nel mezzo, trovato « alla Bocca di la verità »
Inno orfico a Luna
Luna divina, Mene dalle corna di toro,
che corri di notte, ti aggiri nell'aria,
notturna, portatrice di fiaccole,
fanciulla, Mene dai begli astri,
crescente e calante, femmina e maschio,
splendente, ami i cavalli, madre del tempo, portatrice di frutti, luminosa, triste,
che rischiari, ti accendi di notte,
che tutto vedi, ami la veglia,
ti circondi di begli astri,
godi della tranquillità e della notte felice,
Lampetie, dispensatrice di grazia,
porti a compimento, ornamento della notte,
guida degli astri, dall'ampio manto,
dal moto circolare, fanciulla sapientissima,
vieni, beata, benevola, dai begli astri,
del tuo splendore rifulgente,
salvando i tuoi nuovi supplici, fanciulla".
Se il primo giorno settimanale dei Romani era ed è tutt'oggi il dies lunae, lunedì, significa che la Dea Luna era almeno importante quanto gli Dei deputati ai giorni che seguono, e cioè Marte, Mercurio, Giove, Saturno, e infine il Dies solis, il giorno del sole mutato poi nel Giorno del Signore, Domenica.
Tutte le antiche Dee furono lunari, telluriche e infere, cioà con tre aspetti, collegati alla luna e quindi al cielo notturno, alla terra e quindi all'agricoltura, agli animali cui erano collegati allevamento e caccia, e agli inferi e quindi alla morte e al dopo morte.
Firmicus Maternus (Scrittore siracusano IV sec. d.c.):
"La Luna, quasi che adorasse umilmente il Sole, si espone ai raggi della sua luce, si riabbellisce dello splendore che promana dall’altro fratello, viene rigenerata dalla luce scintillante e, quasi rinnovata, reca su di sé i monili del fulgore riflesso. O Luna, tu trapassi agli estremi confini della volta celeste, tu sei l’eccelsa che torna continuamente ad adornarsi della luce del Sole e brilla del suo splendore per dare mensilmente eterna durata alla forza seminale degli esseri viventi".
La Dea italica Luna fu adottata dai Romani come divinità minore, assorbita poi dalla Dea Diana che comunque non la soppiantò del tutto, tanto è vero che il culto della luna, assieme a quello del sole, sopravvisse nel culto mitraico, dove sovente la Dea era raffigurata o simboleggiata da uno spicchio di luna ritagliato nel marmo in modo che una lampada dietro il marmo dell'altare rimandasse l'immagine luminosa della luna.
I due simboli della luna e del sole come Dei tutelari verrà trasposto nel cristianesimo medievale dove il Crocefisso verrà posto tra una luna e un sole in tutte o quasi le pitture.
DIANA ROMANA
Come le antiche Dee Diana aveva tre aspetti, lunare, terreno e infero. Portava infatti il crescente lunare tra le chiome, portava a tracolla l'arco con la faretra in quanto preposta alla caccia, e come infera compariva come Ecate, Dea della magia e dell'oltretomba.
Della sua facoltà di donare vita e morte aveva conservato i due simboli, della luna piena, la cornucopia traboccante di frutti, e della luna nera o nuova, con la cornucopia vuota. Nel mito è sorella di Apollo il sole, ambedue figli di Latona e di Giove.
Nelle rappresentazioni più antiche Artemide è raffigurata come una Dea alata, quindi Dea Aerea, connessa coi cieli, titolo che passerà poi a Giunone, che tiene in mano un cervo, un leone o un leopardo, quindi Signora delle fiere come Feronia.
Nel periodo classico invece indossava gli stivali da caccia e portava un arco e una faretra con frecce d'argento e l'argento è connesso con la luna e l'anima. Suoi compagni erano spesso il cane cirneco, un cervo o dei cipressi, questi ultimi trasferiti poi a Venere.
In alcune rappresentazioni è vista come Dea delle fanciulle e tiene in mano una lira, appannaggio poi trasferito ad Apollo. Nei periodi successivi compariva anche con vesti argentate e una corona lunare, simbolo della sua identificazione con la Dea Luna.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Horace - Carmen Saeculare -
- Michael Lipka - Roman Gods: A Conceptual Approach - Brill - 2009 -
- Vittorio Dini - Il potere delle antiche madri - Firenze - Pontecorboli - 1995 -
- William Van Andringa - "Religion and the Integration of Cities in the Empire in the Second Century AD: The Creation of a Common Religious Language," - A Companion to Roman Religion - Blackwell - 2007 -
TEMPIO DI LUNI CON LA DEA LUNA AL CENTRO |
I due simboli della luna e del sole come Dei tutelari verrà trasposto nel cristianesimo medievale dove il Crocefisso verrà posto tra una luna e un sole in tutte o quasi le pitture.
DIANA ROMANA
Come le antiche Dee Diana aveva tre aspetti, lunare, terreno e infero. Portava infatti il crescente lunare tra le chiome, portava a tracolla l'arco con la faretra in quanto preposta alla caccia, e come infera compariva come Ecate, Dea della magia e dell'oltretomba.
Della sua facoltà di donare vita e morte aveva conservato i due simboli, della luna piena, la cornucopia traboccante di frutti, e della luna nera o nuova, con la cornucopia vuota. Nel mito è sorella di Apollo il sole, ambedue figli di Latona e di Giove.
Nelle rappresentazioni più antiche Artemide è raffigurata come una Dea alata, quindi Dea Aerea, connessa coi cieli, titolo che passerà poi a Giunone, che tiene in mano un cervo, un leone o un leopardo, quindi Signora delle fiere come Feronia.
Nel periodo classico invece indossava gli stivali da caccia e portava un arco e una faretra con frecce d'argento e l'argento è connesso con la luna e l'anima. Suoi compagni erano spesso il cane cirneco, un cervo o dei cipressi, questi ultimi trasferiti poi a Venere.
In alcune rappresentazioni è vista come Dea delle fanciulle e tiene in mano una lira, appannaggio poi trasferito ad Apollo. Nei periodi successivi compariva anche con vesti argentate e una corona lunare, simbolo della sua identificazione con la Dea Luna.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Horace - Carmen Saeculare -
- Michael Lipka - Roman Gods: A Conceptual Approach - Brill - 2009 -
- Vittorio Dini - Il potere delle antiche madri - Firenze - Pontecorboli - 1995 -
- William Van Andringa - "Religion and the Integration of Cities in the Empire in the Second Century AD: The Creation of a Common Religious Language," - A Companion to Roman Religion - Blackwell - 2007 -
bravissimo
ReplyDeleteGrazie mille, articolo ben scritto ricco di informazioni
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