TIBERIO II - TIBERIUS II




Nome completo: Flavius Tiberius Constantinus Augustus
Nascita: Tracia, 520 circa
Morte: 14 agosto 582
Dinastia: Giustinianea
Predecessore: Giustino II
Successore: Maurizio
Regno: 574-578 d.c.



LE ORIGINI

Anicio Trace Flavio Costantino nacque in Tracia, per questo fu chiamato Trace, in data incerta, ma intorno al 520. Crebbe nella corte di Giustiniano e venne nominato capitano delle guardie da Giustino II. Nel 573 era a capo dell'esercito contro gli Avari che minacciavano i Balcani: perse una battaglia contro di loro, ma poi riuscì a vincere e a riconquistare la città di Sirmio.



I DUE IMPERATORI

Nel 573, a causa della perdita di Dara, conquistata dai Persiani, Giustino II impazzì per cui venne nominata reggente Sofia, sua moglie. Essa chiese aiuto a Tiberio e riuscì a convincere il folle marito a nominarlo Cesare.

Tiberio venne così nominato Cesare nello stesso anno e fu associato al trono da Giustino II nel palazzo di Costantinopoli. Questo fu il discorso di Giustino II a Tiberio:

"Guarda le insegne del potere supremo. Ora stai per riceverle, non dalla mia mano, ma dalla mano di Dio. Onorale, e da esse riceverai onore. Rispetta l'imperatrice tua madre: ora sei suo figlio; prima, eri il suo servo. Non provare piacere nel sangue; astieniti dalla vendetta; evita queste azioni a causa delle quali ho suscitato l'odio pubblico; e prendi l'esperienza, e non seguire l'esempio, del tuo predecessore. Come uomo, ho peccato; come peccatore, anche in questa vita, sono stato severamente punito: ma questi servi, (e noi ci riferiamo ai suoi ministri) che hanno abusato della mia confidenza, e infiammato le mie passioni, appariranno con me davanti al tribunale di Cristo. 
Sono stato abbagliato dallo splendore del diadema: sii saggio e modesto; ricorda quello che sei stato, ricorda chi sei adesso. Sii intorno a noi tuoi schiavi, e tuoi figli: con autorità, assumi la tenerezza, di un genitore. Ama il tuo popolo come ami te stesso; coltiva gli affetti, mantieni la disciplina dell'esercito; proteggi le fortune del ricco, soddisfa le necessità del povero."

Tiberio ricevette il diadema sulle sue ginocchia e Giustino aggiunse:
"Se tu acconsenti, vivo; se tu comandi, muoio: possa il Dio del cielo e della terra infonderti nel tuo cuore qualsiasi cosa abbia trascurato o scordato."

Dal 574 al 578, furono Tiberio e Sofia a governare l'Impero facendo le veci di Giustino II che ormai era incapace di ragionare. Tiberio impiegò i soldi accumulati da Giustino II per combattere i nemici esterni dell'Impero. Per poter utilizzare le truppe illiriche contro i Persiani, accettò di pagare 80.000 numismata all'anno agli Avari, che minacciavano i Balcani, per tenerli buoni. Nel 575 trasferì le truppe illiriche in Oriente e, pensando fossero sufficienti per sconfiggere una volta per tutte i Persiani, rifiutò la proposta persiana di rinnovare la tregua per cinque anni.

Tiberio inviò inoltre dei rinforzi in Italia, minacciata dai Longobardi. Salvò Roma e il Papa Pelagio II dalla minaccia longobarda e per contrastarli strinse un'alleanza con il re dei Franchi Chilperico.

Le truppe bizantine però, nonostante una guerra civile avesse indebolito i Longobardi, furono sconfitti e il loro comandante, il genero di Giustino Baduario, morì in battaglia. I Longobardi spinsero così il loro dominio sul suolo italico. Tiberio non poteva inviare altre truppe in Italia perché i Persiani, comandati dal loro scià Cosroe I, avevano invaso l'Armenia saccheggiando Sebasteia e Melitene.

Allora il generale romano-orientale Giustiniano accorse in difesa di Teodosiopoli traversando il Bosforo con un esercito di circa 150000 uomini e sconfisse i Persiani fuggirono; molti di essi annegarono nelle acque dell'Eufrate e Cosroe era sul punto di arrendersi, ma i Persiani riorganizzarono l'esercito e i Bizantini, dopo aver saccheggiato l'Atropatene, vennero sconfitti in Armenia nel 577.



L'IMPERATORE

"Tali erano i costumi di Giustino, che da niuna fu pianta la sua morte, se non da Sofia sua moglie; perciochè per la dapocaggine del marito, ella tenea la briglia del governo in mano, e comandava qualunque cosa, e così avisò di rimanere nell'istesso luogo, havendo proposto di prender marito Tiberio, il qual subito dopo la morte di Giustino, fu creato, e coronato imperatore il qual essendo huomo virtuoso, giusto, mansueto, pietoso, limosinario, e dotato delle altre virtù che convengono a buon cristiano, non volle accettar per moglie Sofia, i cui costumi a questo erano del tutto contrari. Con la quale (si come scrivono alcuni) fino in vita di Giustino haveva havuto discordie."

Giustino morì nel 578 e Tiberio II divenne Imperatore. La popolazione che lo odiava lo aspettò nella processione nell'Ippodromo dove l'avrebbero ucciso per nominare imperatore Giustiniano suo nipote, ma l'Imperatore non andò all'Ippodromo recandosi invece a pregare nei santuari sacri.

Poi tornò al palazzo, dove venne incoronato Imperatore.
Fallita la cospirazione Giustiniano si recò all'Imperatore, si inginocchiò davanti a lui e gli chiese perdono offrendogli in dono anche 1500 libbre d'oro. L'Imperatore non solo lo perdonò ma lo alloggiò nel palazzo imperiale.

"Sofia cerca di far uccidere Tiberio, perchè egli dopo che fu Cesare, distribuiva gran tesori dell'Imperio a' poveri, e dopo la sua incoronazione fece nominar per imperadrice
una gran donna detta Anastasia, con cui segretamente havea fatte le nozze.

Nell'istessa festa trattò Sofia ch'egli fosse ucciso con deliberazione di far Imperatore Giustiniano, ch'era un'altro nipote di Giustino. Ma piacque a Dio di scampare Tiberio di quello trattato, e da altri fattigli da Sofia. Fecesi la sua coronazione con gran festa, essendo discoperta la malvagità di Sofia, Tiberio, chiedendogli ella misericordia, perdonò a lei, e a Giustiniano."

Sofia, la moglie di Giustino II, voleva sposare Tiberio, che però era già sposato e rifiutò la proposta. Sofia organizzò allora una congiura contro di lui per mettere al suo posto Giustiniano. Tiberio II, che stava nella residenza estiva, scoprì la congiura, tornò a Costantinopoli dove fece arrestare Sofia, alienandole beni, privilegi e schiavi. Licenziò anche tutti i suoi servitori, sostituendoli con altri di cui era sicuro della loro fedeltà. Ma di nuovo perdonò Giustiniano per il quale aveva un debole.

"Ma non tardarono molti dì che ella tornò a tentare il medesimo in un palagio da diporto nel quale Tiberio, per cagion di ricreazione, si era ritirato. Onde esso le fece prender, e privar di tutte le sue ricchezze. Ma, per esser benigno, le donò la vita e la mantenne, e fece servire, e trattar con honore, levandole però tutti i servitori, e ponendole egli altri di sua mano. Perdonò anco da capo a Giustiniano, ch'egli era sato sospinto e indutto da lei, il quale di poi fu molto amato da Tiberio, e egli lo servì lealmente, come racconta Paolo Diacono."

Anzi promise sua figlia in matrimonio con il figlio di Giustiniano, a patto che la figlia di Giustiniano sposasse suo figlio. Ma i due matrimoni non si realizzarono.



PERSIANI E AVARI

Ambedue minacciavano l'Impero: gli Avari nei Balcani e i Persiani Sasanidi in Oriente. Tiberio II, tentò di trattare la pace, consentendo agli Avari di saccheggiare Sirmio e acconsentì di firmare una pace svantaggiosa. Tentò una tregua anche con lo scià di Persia Ormisda ma questi non accettò.

Tiberio nominò allora il futuro Imperatore Maurizio magister militum per orientem affidandogli il comando dell'esercito in Oriente, in guerra contro i Persiani Sasanidi. Maurizio sconfisse pesantemente i Sasanidi e Tiberio gli concesse il trionfo, così Maurizio tornò trionfante a Bisanzio. Durante le campagne contro i Persiani vennero catturati venti elefanti, che sfilarono nella capitale davanti all'Imperatore.

Tibero poi nel 579 inviò truppe in Italia contro i Longobardi ed esse riuscirono a reimpadronirsi di Classe, il porto di Ravenna occupato dai Longobardi. Poi per soccorrere la Spagna romano-orientale, concluse un'alleanza con il principe visigoto Ermenegildo, che si era convertito all'ortodossia e si era ribellato al padre ariano Leovigildo. Intanto il prefetto del pretorio d'Africa Gennadio attaccò i Mori e sconfisse e uccise il loro re Garmul, pacificando la prefettura.



LA PROVINCIA ANNONARIA

L'Annonaria era un antico territorio bizantino nell'Italia nord-orientale, centrato su Ravenna e comprendente i territori della Romagna, della Venezia, parte dell'attuale Lombardia e le Marche. Probabilmente il nome deriva dalla funzione di assicurare l'approvvigionamento alimentare, annona, alle capitali di Milano e Ravenna. Fu creata da Tiberio attorno all'anno 580, per riorganizzare i territori bizantini d'Italia, e comprendeva i territori ad oriente degli Appennini.
L'eparchia Annonaria, o Provincia Annonaria, costituita dall'imperatore Tiberio II comprendeva:
  • Annonaria
  • Calabria
  • Campania
  • Emilia
  • Urbicaria
Secondo alcune fonti Tiberio II aveva accumulato una grossa fortuna trovando tesori. Pare che un giorno, vedendo una croce scolpita su una lastra di marmo, avesse detto:
"Con la croce del signore dovremmo fortificare la nostra fronte e il nostro petto, ed ecco che la calpestiamo con i nostri piedi"
Facendo sollevare la lastra trovò però un tesoro, che ammontava a più di mille centenari.

In seguito scoprì anche il tesoro del generale Narsete, grazie all'aiuto di un vecchio che sapeva dove si trovava perché glielo aveva confidato in segreto Narsete stesso. Venne trovato così tanto oro che ci vollero molti giorni per svuotare la cisterna. I tesori trovati vennero poi distribuiti ai poveri.



LA MORTE

Nel 582 Tiberio cadde gravemente ammalato per cui nominò due eredi al trono: Maurizio e Germano, entrambi nominati Cesari. Tiberio voleva un Impero romano d'Occidente governato da Germano, e un Impero romano d'Oriente governato da Maurizio.

Ma il progetto non si realizzò o per il rifiuto di Germano o perché Tiberio ci ripensò. Fattostà che il giorno prima della sua morte Tiberio nominò Maurizio suo successore e gli promise la mano di sua figlia Costantina. Le ultime parole di Tiberio furono:

"Sia concesso a te questo impero insieme con questa fanciulla: regna con buona fortuna, e ricordati di amare sempre equità e giustizia."

Tiberio II era amato dal popolo perché diminuì le tasse e elargiva soldi ai poveri sperperando così i soldi accumulati da Giustino II. Pare che l'Augusta Sofia lo rimproverasse per aver ridotto l'Impero in povertà, dicendogli:
"Quello che io ho raccolto in tanti anni, tu lo disperdi, con la tua prodigalità, nel giro di poco tempo"

Tiberio II rispose :
"Confido nel signore, che al nostro fisco non mancherà il denaro per fare l'elemosina ai poveri, e per riscattare i prigionieri. Questo significa, infatti, mettere da parte un grande tesoro, poiché Dio dice: «mettetevi da parte tesori in cielo, dove né la ruggine, né la tignola li consumano, e dove non li scavano e non li rubano i ladri». Perciò facciamoci i tesori in cielo con le cose che ci da il Signore, e il Signore si degnerà di farci prosperare in questa vita."



I GIUDIZI SU TIBERIO

Il Gibbon da un giudizio positivo su Tiberio II; egli dice che
«dopo aver narrato i vizi e le follie di così tanti principi romani, ci fa piacere parlare, per un momento, di un personaggio che si distinse per le qualità dell'umanità, della giustizia, della temperanza, e del coraggio».
Dice anche che «imitò le più pure virtù degli antonini» e che fu un
«sovrano affabile nel suo palazzo, pio in chiesa, imparziale nel giudizio e vittorioso nella guerra Persiana».
Lo loda anche per aver liberato una multitudine di prigionieri permettendo loro di tornare nella loro patria e dimostrando di possedere «lo spirito caritatevole di un eroe cristiano».
 Dice anche che «I Romani dell'Est sarebbero stati felici, se il miglior regalo del Cielo, un re patriota, fosse stato confermato come una vera, propria e permanente benedizione. Ma in meno di quattro anni dopo la morte di Giustino, il suo degno successore cadde in una malattia mortale".

Anche Paolo Diacono, storico longobardo, ci da un giudizio positivo su questo imperatore:

"Giustino minore si era associato Tiberio Cesare, che governasse il suo palazzo e le sue province: uomo - questi - giusto, utile, valoroso, sapiente, misericordioso, equo nei giudizi, illustre nelle vittorie, e, dote che sopravanza tutte queste, sincerissimo cristiano. Poiché dava ai poveri molti dei tesori che Giustino aveva ammassato, l'Augusta Sofia lo rimproverava frequentemente di aver ridotto lo stato in povertà. Tiberio Costantino, dopo che ebbe retto l'Impero per sette anni, passò da questa luce alla patria eterna, lasciando nei popoli un grande lutto per la sua morte. Fu, infatti, uomo di estrema bontà, pronto all'elemosina, giusto nelle sentenze, cautissimo nel giudicare, mai disdegnoso di nessuno, ma amorevole verso tutti, e, a sua volta, lui stesso amato da tutti."

( Paolo Diacono, Historia Langobardorum, Cap. 11; 15)

"Intorno al governo universale dell'Imperio confermò sempre una gran giustizia, e imperò con infinito valore. Gli diede obedienza l'Africa, e tutte le altre provincie, percioché in Europa e in Asia teneva l'imperio pacificamente. Miselo in cura, e in affanno la guerra d'Italia, coi Longobardi, e quella d'Oriente, coi Persi. Nella Persiana hebbe felice successo. E di questa primariamente ragioneremo con la nostra brevità. Subito adunque ch'egli hebbe l'imperio, mandò ambasciatori al Re Ormisda. Questi, vedendosi ricco e potente, non solamente non volle accettare, ne confermar le paci, ma cominciò a guerreggiare, et a entrar nelle terre dell'imperio.

Onde Tiberio mandò contra lui un molto potente esercito, e per allora non vennero a battaglia, perché hebbe tregua per certo tempo, la quale essendo passata, si cominciò una crudelissima guerra, e principalmente nella provincia d'Armenia, nella quale il Capitano, e l'esercito romano attaccò il fatto d'arme con Hormisda, e fu asprissimo e molto lungo, ma nondimeno i Romani furono vincitori e Hormisda si salvò fuggendo, e si fece la maggiore, e più ricca acquisizione che i romani havessero mai fatta de' Persi, quale fu conceduta a soldati, eccetto all'oro, e l'argento del thesoro del Re, il quale dice Paolo Diacono fu portato a Tiberio in Costantinopoli sopra venti elefanti che non haveano altro carico, con un gran numero di prigionieri. I qualli dall'Imperatore furono riccamente vestiti, e rimessi in libertà, e al paese loro."

Questi i giudizi, ma non imparziali, e forse un po' viziati dal cattolicesimo che avendo descritto come diabolici gli imperatori pagani doveva santificare quelli cristiani. Tiberio non guidò mai un esercito come fecero spesso e brillantemente gli imperatori pagani, e sperperò vasti tesori in elemosine per conquistarsi il popolo.


BIBLIO

- Paolo Diacono - Historia Langobardorum - Cap. 11 -
- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - Il Mulino - 2008 -
- Ralph-Johannes Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Georg Ostrogorsky - Storia dell'Impero bizantino - Milano - Einaudi - 1968 -
- Alain Ducellier - Michel Kapla - Bisanzio (IV-XV secolo) - Milano - San Paolo - 2005 -


1 comment:

Anonymous said...

Tiberio ii no, ma Eraclio I,grande imperatore cristiano, riuscì a costituire un esercito nonostante la situazione sfavorevole, e a riportare schiaccianti vittorie contro i Sasanidi, sconfiggendoli definitivamente nella Battaglia di Nivive. Se Eraclio non si sarebbe ammalato gravemente, avrebbe condotto lui in prima persona le campagne contro gli arabi; ciò lo dimostra il suo celebre addio alla Siria. Certi imperatori pagani se ne stavano nella loro residenza imperiale al palatino mentre i loro eserciti soccombevano sotto le orde delle popolazioni germaniche e contro i parti. Non bisogna mai generalizzare nell'accusare gli imperatori cristiani. Ci furono grandi imperatori sia Pagani che cristiani. I persecutori di entrambe le parti e gli estremismi religiosi concordo pienamente nell'accusarli.

Tiberio ii evidentemente non aveva la stoffa di comandante militare, ma era un gran diplomatico e amava molto Roma, tanto che, come hai scritto tu, inviò navi piene di grano egizio in soccorso della popolazione e, cercò di corrompere i Longobardi per il bene della penisola.

Comunque ottimassimo lavoro, Complimenti

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