ATTRAVERSO LA PORTA LIBITINENSIS PASSAVANO I CADAVERI DEI GLADIATORI |
Orazio: "Non morirò del tutto e molta parte di me eviterà la Dea Libitina: io sempre giovane crescerò per la lode futura, finché il pontefice salirà il Campidoglio insieme alla vergine silenziosa."
La Dea Libitina era la Dea della morte, divinità muliebre legata ai riti funebri, prima italica e poi romana, a lei era dedicata la porta chiamata appunto "Libitina", usata per la rimozione delle salme, dei condannati o dei poveri.
Ma le era dedicata anche la porta Libitinensis al Colosseo, attraverso cui si portavano via le salme dei gladiatori periti negli spettacoli circensi. Da qui entravano anche i gladiatori che andavano a combattere e le bestie feroci, e scenografie che raffiguravano cieli, foreste, montagne.
Oltre la porta, un ampio corridoio conduceva e conduce tutt'oggi ai sotterranei del Colosseo.
Secondo alcuni un'altra porta Libitina era in realtà la porta Esquilina, forse perchè attraverso di essa si conducevano le salme da seppellire nell'antico cimitero in zona odierna di Santa Maria Maggiore.
Libitina fu anche un aspetto di Venere, che presiedeva a nascita e morte, e gestiva i rituali dei funerali a Roma. Per alcuni si tratta di un errore, in quanto si scambiava il termine Libitina con libido, cioè l'energia sessuale. In realtà libito o libido sono significati pressocchè identici, perchè ad libitum allude al lasciarsi andare, al piacere senza controllo, la stessa situazione richiesta nell'esercitare l'istinto della sessualità.
La Dea ebbe un vasto culto a Roma e fuori Roma, ad Anagni un tempio sull'acropoli, dedicato alla Dea Libitina, venne trasformato nella chiesa della Madonna Del Popolo.
Libitina appartiene alla mitologia antica ed arcaica romana e preromana, incaricata di badare ai doveri ed ai riti che si tributavano ai morti e aveva un proprio santuario nei pressi di un bosco sacro, situato nella zona del colle Aventino, dove infatti si riunivano le corporazioni delle pompe funebri (libitinarii). La Dea presenta diverse analogie con Proserpina, ma non ci sono prove della loro coincidenza, piuttosto come Dea che si prendeva cura delle salme, aveva anche un aspetto inquietante che oggi si tradurrebbe come Dea di cadaveri e spettri.
Pertanto a lei si rivolgevano, nell'antica Roma, anche streghe e fattucchiere, versando sui cimiteri calici di vino rosso. Sembra non ricevesse offerte cruente, in quanto era lei ad amministrare la morte, ma offerte, oltre che di vino, di focacce e di latte.
Ammoniva Callimaco: "Non dir dei buoni l'empia parola 'morto’!", dormono "il sonno divino", sono “anch'essi Dei”. C'era nei Sacri Misteri la certezza che mentre gli empi e i malvagi si dissolvessero nelle nebbie del Tartaro, per i saggi e i puri di cuore vi fosse un ritorno alla terra o addirittura un passaggio ad altri mondi, di cui la Dea Libitina rappresentava la porta di accesso.
Per altri invece la Dea Libitina aveva molte analogie con la Venus Marcia, o Marzia, o Murcia, tanto più che i due santuari avevano lo stesso giorno di fondazione.
Inoltre secondo le fonti Libitina era anche in stretta relazione con l'acqua e la vegetazione, per cui il santuario poteva non distare da quello della Venus Marcia, e cioè nella stretta valle tra l'Esquilino ed il Celio, ricca di acqua e di vegetazione.
All’interno dell’Ospedale Militare sito in via Pitagora, in un vano ipogeo accessibile dallo spiazzo del reparto infettivi, fu rinvenuta nel 1901 durante i lavori di sistemazione dell’Arsenale, una struttura monumentale, lungo la costa di Mar Piccolo, di un santuario e una vasta area sacra. L’edificio, datato in età tardo repubblicana (II - I sec. a.c.). ha una cella rettangolare costruita in opus incertum (paramento in blocchetti immersi nella malta cementizia, con faccia a vista irregolare), utilizzando materiale di spoglio più antico.
L’accesso è aperto ad est per mezzo di una porta, di cui si sono conservati gli stipiti ricavati in blocchi calcarei monolitici. All’interno le strutture sono ancora rivestite, in alcuni tratti, di uno strato di intonaco con tracce di decorazione dipinta. di cui restano fasce verticali in rosso.
In asse con l’ingresso, al centro, un altare quadrato e, contro il muro di fondo occidentale, un alto basamento in opera incerta, con sopra un blocco rettangolare in carparo, con incavo centrale. Addossate alle pareti orientale e meridionale, si conservano due e tre stele in calcare bianco di forma trapezoidale, su basi modanate in carparo.
Non recano iscrizioni o rilievi, eccetto quella a sinistra della porta, su cui è scolpita a bassorilievo una lunga torcia.
Q. Quagliati, al momento dello scavo, proponeva di riconoscere nel monumento un tempio di Venus Libitina (Venere Libitina, Dea dei funerali), forse per la vicinanza con la necropoli romana. La rara pratica rituale dell’altare interno, forse per offerte incruente, e il simbolo della torcia su una delle stele suggeriscono infatti un culto legato ad una divinità femminile ctonia.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Orazio - Odi - III -
- J. Eckhel - Doctrina numorum veterum - IV - Vienna - 1794 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -
- Michael Lipka - Roman Gods: A Conceptual Approach - Brill - 2009 -
Ma le era dedicata anche la porta Libitinensis al Colosseo, attraverso cui si portavano via le salme dei gladiatori periti negli spettacoli circensi. Da qui entravano anche i gladiatori che andavano a combattere e le bestie feroci, e scenografie che raffiguravano cieli, foreste, montagne.
Oltre la porta, un ampio corridoio conduceva e conduce tutt'oggi ai sotterranei del Colosseo.
Libitina fu anche un aspetto di Venere, che presiedeva a nascita e morte, e gestiva i rituali dei funerali a Roma. Per alcuni si tratta di un errore, in quanto si scambiava il termine Libitina con libido, cioè l'energia sessuale. In realtà libito o libido sono significati pressocchè identici, perchè ad libitum allude al lasciarsi andare, al piacere senza controllo, la stessa situazione richiesta nell'esercitare l'istinto della sessualità.
La Dea ebbe un vasto culto a Roma e fuori Roma, ad Anagni un tempio sull'acropoli, dedicato alla Dea Libitina, venne trasformato nella chiesa della Madonna Del Popolo.
Libitina appartiene alla mitologia antica ed arcaica romana e preromana, incaricata di badare ai doveri ed ai riti che si tributavano ai morti e aveva un proprio santuario nei pressi di un bosco sacro, situato nella zona del colle Aventino, dove infatti si riunivano le corporazioni delle pompe funebri (libitinarii). La Dea presenta diverse analogie con Proserpina, ma non ci sono prove della loro coincidenza, piuttosto come Dea che si prendeva cura delle salme, aveva anche un aspetto inquietante che oggi si tradurrebbe come Dea di cadaveri e spettri.
Pertanto a lei si rivolgevano, nell'antica Roma, anche streghe e fattucchiere, versando sui cimiteri calici di vino rosso. Sembra non ricevesse offerte cruente, in quanto era lei ad amministrare la morte, ma offerte, oltre che di vino, di focacce e di latte.
Ammoniva Callimaco: "Non dir dei buoni l'empia parola 'morto’!", dormono "il sonno divino", sono “anch'essi Dei”. C'era nei Sacri Misteri la certezza che mentre gli empi e i malvagi si dissolvessero nelle nebbie del Tartaro, per i saggi e i puri di cuore vi fosse un ritorno alla terra o addirittura un passaggio ad altri mondi, di cui la Dea Libitina rappresentava la porta di accesso.
LUCUS LIBITINAE
La Dea Libitina è spesso citata dalle fonti, come avente templi, edicole e un lucus, o bosco sacro di cui si ignora però il sito preciso, del santuario e del bosco. Per la sua analogia con Giunone Lucina addetta alle nascite, come lo è Libitina alla morte, e per una prescrizione attribuita a Servio Tullio, in forza della quale per ogni caso di morte si doveva pagare un tributo al santuario di Libitina, si suppone che il santuario e il lucus non fossero distanti da quello di Giunone Lucìna, o almeno nella stessa regione e quindi nell'Esquilino.
SOTTERRANEI DEL COLOSSEO |
Inoltre secondo le fonti Libitina era anche in stretta relazione con l'acqua e la vegetazione, per cui il santuario poteva non distare da quello della Venus Marcia, e cioè nella stretta valle tra l'Esquilino ed il Celio, ricca di acqua e di vegetazione.
In effetti Venere sembra avesse tre templi vicini tra di loro a Roma, come Venere Marcia, in origine Dea guerriera madre di Mars, divenuta poi Dea della seduzione e dell'amore, Venere Cloacina, Dea delle profondità dell'oltretomba divenuta poi protettrice delle condutture idrauliche sotterranee, e Venere Libitina, Dea dei giardini, della vendemmia e degli sfrenati piaceri sessuali.
La sua collocazione sull'Esquilino sembra confermata dal fatto che. il bosco era amministrato da una grande società di pompe funebri, i cui membri si chiamavano appunto Ubitiìiarii; e che dal bosco si provvedevano tutte le cose necessarie ai funerali, dalla cassa all'incinerazione.
SANTUARIO DI LIBITINA A TARANTO
L’accesso è aperto ad est per mezzo di una porta, di cui si sono conservati gli stipiti ricavati in blocchi calcarei monolitici. All’interno le strutture sono ancora rivestite, in alcuni tratti, di uno strato di intonaco con tracce di decorazione dipinta. di cui restano fasce verticali in rosso.
In asse con l’ingresso, al centro, un altare quadrato e, contro il muro di fondo occidentale, un alto basamento in opera incerta, con sopra un blocco rettangolare in carparo, con incavo centrale. Addossate alle pareti orientale e meridionale, si conservano due e tre stele in calcare bianco di forma trapezoidale, su basi modanate in carparo.
Non recano iscrizioni o rilievi, eccetto quella a sinistra della porta, su cui è scolpita a bassorilievo una lunga torcia.
Q. Quagliati, al momento dello scavo, proponeva di riconoscere nel monumento un tempio di Venus Libitina (Venere Libitina, Dea dei funerali), forse per la vicinanza con la necropoli romana. La rara pratica rituale dell’altare interno, forse per offerte incruente, e il simbolo della torcia su una delle stele suggeriscono infatti un culto legato ad una divinità femminile ctonia.
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Orazio - Odi - III -
- J. Eckhel - Doctrina numorum veterum - IV - Vienna - 1794 -
- Isidoro di Siviglia - Trigas Dei Inferis - Etimologie - 18 - 26 -
- George Thaniel - Lemures and Larvae - The American Journal of Philology - 1973 -- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -
- Michael Lipka - Roman Gods: A Conceptual Approach - Brill - 2009 -
ma Libitina non ha a che vedere con libidine? Del resto è mezza nuda.
RispondiEliminaottimo articolo! Ci sono altre Dee connesse alla morte, anche in altre mitologie. è davvero incredibile come questi archetipi fossero diffusi nell'antichità! Offre tanti spunti di riflessione, questa Dea e il suo culto, anche se abbiamo così poche notizie.
RispondiEliminaGrazie infinite per mantenere adeguatamente corretta la storia che riguarda i nostri predecessori
RispondiElimina