"Valde in vita homnium pretisa spes est, sine spe homines misere vitam agunt.
" (la speranza è preziosa nella vita degli uomini, senza speranza gli uomini conducono una triste vita)
(Mito del Vaso di Pandora)
ELPIS GRECA
‘Spes ultima dea’, cioè la Speranza è l’ultima Dea, perchè è l’ultima divinità a cui rivolgersi, questo detto romano derivava dal mito greco del vaso di Pandora.
Secondo Esopo - Favole:
"Zeus raccolse tutte le cose utili in un vaso e ci pose sopra una pietra. Poi lasciò il vaso nelle mani dell'uomo. Ma l'uomo non aveva alcun autocontrollo e voleva sapere cosa c'era in quel vaso, così spinse il coperchio da parte, lasciando che le cose tornassero alla dimora degli dei. Così tutte le cose buone volarono via, librandosi al di sopra della terra, e Spes-Elpis (Speranza), era l'unica cosa rimasta. Quando il coperchio fu rimesso in vaso, Elpis rimase al suo interno. Questo è il motivo per cui Elpis da sola si trova ancora tra la gente, promettendo che lei conferirà a ciascuno di noi le cose buone che se ne sono andate via."
Secondo Esiodo invece, Zeus aveva affidato a Pandora, la prima donna forgiata da Vulcano, un otre che non doveva essere aperto perché conteneva tutti i mali. Ma Pandora, per troppa curiosità, lo scoperchiò e i mali si diffusero sulla terra. Solo la Speranza rimase nel vaso e quindi tra gli uomini.
In realtà il mito è il rimaneggiamento di un mito più antico, quello della Dea Pandroso, o Pandoro, o Pandora, nomi della stessa Dea in città greche diverse. La Dea aveva affidato a tre sacerdotesse dei cesti di fichi e in uno solo di questi era posto un serpente.
Tanto è vero che si ricorda ad Atene una processione di sacerdotesse che portavano le ceste col serpente nei sotterranei del tempio. Dove c'è un serpente c'è una Grande Madre, e dove c'è un divieto, nel matriarcato se trasgredito viene premiato, nel patriarcato se trasgredito viene punito. Perchè il Dio maschio è legge, la Dea femmina è conoscenza. Dunque la sacerdotessa che aprendo il cesto trovava il serpente era la preferita, e poteva oracolare in nome della Dea.
SPES ROMANA
Spes personificava spesso la speranza per il buon raccolto, o per la nascita e la crescita dei bambini, per cui sovente veniva propiziata con riti e sacrifici in occasione di nascite, matrimoni e altri momenti importanti.
A Roma aveva un tempio nel Foro Olitorio, tempio d'epoca republicana, che venne eretto durante la prima guerra punica dal console Aulo Attilio Calatino, e un altro sul Vicus Longus sull'Esquilino.
Questa divinità fu chiamata Spes Vetus: dal nome di un antico santuario sull'Esquilino connesso, come riferisce Livio, alla vittoria del leggendario Orazio contro gli Etruschi nel 477 a.c..
Sembra che il tempio andò distrutto nel 39 a.c. per essere poi ricostruito da Augusto nel 19 d.c. Per quel che si sa il tempio sorgeva nell'angolo più orientale della cinta muraria, area un tempo chiamata ad Spes Veterem ("presso la Vecchia Speranza") dal tempio Spes Vetus, nel punto dove via Casilina incrocia viale Castrense.
In Portogallo è stata rivenuta una statua acefala dedicata a Fortuna Spes, che poggia i piedi sulla prua di una nave. La raffigurazione successiva in era medievale in cui la Dea sta in piedi sul timone da nave, sembra derivi da un suo importante aspetto di protettrice dei naviganti.
I TITOLI
- Bona Spes
- Spes Felicitatis Orbis
- Spes Privata
- Spes Perpetua
- Spes Publica
- Spes Augusta
La Dea Spes veniva festeggiata il 1º agosto con la festa del Templum Spei, in cui si offrivano a volte primizie legate da nastri colorati, a volte libagioni, e a volte, ma di rado, sacrifici di animali. Le statue della Dea Speranza tenevano sulla mano destra un mazzo di fiori, sulla sinistra un lembo di veste.
Sotto la Basilica di san Nicola in carcere sorgevano tre templi pagani, dedicati: uno al Dio Giano, uno alla Dea Giunone, e uno alla Dea Speranza, di stile attico, del II sec. a.c.. Sono ben visibili, nelle mura esterne laterali, colonne di templi pagani, mentre nei sotterranei sono intatti i basamenti.
Sulle basi dei templi, prima del 1000, fu costruita la Chiesa, poi dedicata a San Nicola, nel 1128, con l'aggiunta di: "in carcere"; a ricordo, forse, del vicino carcere Mamertino. La devozione a San Nicola portò, in seguito, ad identificare il Santo, specie nei paesi anglosassoni, con "Babbo Natale: S. Klaus".
Nell'arte, la Dea Spes veniva rappresentata mentre reggeva la cornucopia e dei fiori. Appariva a volte come una ragazza, con un fiore o un uccello nella mano, mentre con l'altra mano sorreggeva nell'incedere un lembo della lunga veste, perchè non le fosse d'intralcio, ma contemporaneamente perchè tirando a sè la veste leggera delineava il contorno della gamba.
In epoca più antica la Dea incede portando avanti la gamba sinistra, successivamente la destra. Ciò accadde perchè anticamente gli uomini erano più sinistrimani che destrimani, mentre in epoche posteriori accadde l'inverso, e lo stesso accadde per le gambe.
La destra e la sinistra si alternano insieme alla mente degli uomini, anche in Egitto le figure più antiche incedevano con la gamba sinistra, ma dal medio regno i faraoni incedevano con la destra. Del resto Iside era la Dea della mano sinistra, e infatti tiene il sistro con la sinistra. Presso i concreti e razionali romani era di cattivo augurio scendere dal letto col piede sinistro o entrare con tale piede nella domus in cui erano invitati.
IL TEMPIO DELLA DEA
"Il Parker dice che il capo d'acqua consta di molte vene raccolte poi in un solo bacino al quale discendevasi per via di un pozzo: che anzi di questi pozzi si contano diecisette disposti su due linee convergenti al pozzo centrale. Frontino indica in tutto il corso di 16,550 m tre soli punti di riferimento, oltre quello delle scaturigini, e sono:
« la Speranza vecchia» ad Spera véterem: i pressi della porta capena, opus arcuatum proximum portam Capenam: e l infimo clivo Publicio.
Oggi ci è noto un quarto punto, ed è quello ove lo speco attraversa la via che dalla piscina publica conduceva alla porta ostiense, nella gola fra i due Aventini.
Celeberrimo è il luogo (santuario) detto la Speranza vecchia, SPES VETERE, estramuraneo ai tempi di Frontino, attraversato di poi dalle mura aureliane.
Alla frequente menzione che gli scrittori fanno di questo luogo famoso, si aggiunge ora un documento epigrafico, un fondo di tazza aretina trovato nel sepolcreto di vigna Boiardi, sul quale è grafita la memoria :
TYCHICI SVTORIS A SPE VETERE.
Nel Bull, munic, 2,203 ho attribuito all'appia lo speco trovato più o meno precisamente « ad Spem veterem » l'anno 1860, fra le vie labicana e prenestina, a m. 420 di distanza dalla Porta Maggiore, che reca tutti i caratteri di remota antichità."
Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE
BIBLIO
- Tacitus - Annales - II -
- Plutarch, - Quaestiones Romanae - II - Goodwin, Ed. - PH. D. Boston - 1884 -
- Elisabetta Borgia, Donato Colli, Sergio Palladino, Claudia Paterna - Horti Spei Veteris e Palatium Sessorianum: nuove acquisizioni da interventi urbani - 1996-2008 -
- W. Koehler - Spes - in Enciclopedia dell'arte antica - Istituto dell'Enciclopedia Italiana - 1966 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica (La religion romaine archaïque, avec un'appendice sur la religion des Étrusques - Parigi - Payot - 1964) - Milano - Rizzoli - 1977 -
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