COME DOVEVA ESSERE IN ORIGINE |
LA DEDICA DEL TEMPIO
Da Wikipedia:
"Il Tempio di Ercole Vincitore o Ercole Oleario sorge in Piazza Bocca della Verità a Roma, poco distante dal Tempio di Portuno all'interno del foro Boario. A causa di un'attribuzione errata, nata durante il Rinascimento, il tempio è talvolta ancora indicato popolarmente come Tempio di Vesta; l'errore è dovuto alla sua forma circolare che lo rende simile al vero tempio di Vesta situato nel Foro romano"
Un blocco che si presume facesse parte della base della statua riporta l'iscrizione a Hercules Olivarius, oltre che il nome dello scultore della statua, il greco Skopas minore, vissuto nel II secolo a.c. Questo ha determinato l'attribuzione del tempio.
COME APPARIVA NEL 1700 TRASFORMATO IN CHIESA |
Tuttavia la porta Trigemina era alla base del colle Aventino, per cui la collocazione del tempio è alquanto indeterminata. Inoltre risulta sia da Tacito che da Giovenale che accanto al tempio di cui si scrive ci fosse un'ara dedicata ad Ercole vincitore, e diverse dediche furono rinvenute e fatte distruggere da papa Sisto IV (tanto per cambiare) che vi fece erigere sopra la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin, nei cui sotterranei si conserva ancora parte dell'ara.
STAMPA DEL 1829 |
Ma colpisce anche una fossa a T trovata nel cortile dell'aedes, che fa supporre la fossa in cui le vestali bruciavano i legni per trasformarli in tizzoni ardenti e trasportarli così nel tempio. E' logico che il rito si dovesse eseguire vicinissimo al tempio e la fossa era una garanzia per il contenimento del fuoco. Più difficile da spiegare la fossa in un tempio di Ercole.
La pianta di questo tempio cosiddetto di Vesta, detta anche "Aedes Rotunda", delineata da A. Desio nella scheda fiorentina 2023, è accompagnata da questa nota « tempio di Vesta al quale si saliva co sette gradi ricoperti tutti, ma facendo cavare si so ritrovati "
LA STORIA
Sia Virgilio che Ovidio riferiscono che all'epoca si otteneva col faticoso sistema dello sfregamento delle selci, più tardi sostutuito dal sistema molto più semplice dell'acciarino, di uso quotidiano in ogni cucina romana.
La liberazione del tempio dalle fattezze di chiesa ed i successivi restauri furono operati da Giuseppe Valadier che cercò di riportarlo alle origini, approfittando degli anni di governo francese (1809/14) che aveva cacciato papa Pio VII.
BASAMENTO DEL TEMPIO |
Valadier racconta negli scritti dell'epoca che avrebbe voluto ricostruire il tempio nella sua forma antica ma non c'erano frammenti della trabeazione mancante, che poi si scoprirà mancare sin dalle origini, e, per motivi economici, non si poté rimpiazzare la colonna mancante, che è mancante a tutt'oggi.
Fu abbattuto il muro che tamponava il perimetro e fu realizzata una cancellata per proteggere il tempio. Invece la parte superiore della cella, in marmo, che era stata distrutta e ricostruita in laterizio durante la conversione in Chiesa, fu lasciata invariata. Il tetto fu restaurato.
Inoltre quattro capitelli, che mancavano della loro parte superiore e necessitavano di una ricostruzione, furono lasciati incompleti per mancanza di tempo e denaro fino al 1996 quando, per la prima volta dopo il restauro di Valadier, un sistematico intervento di manutenzione e pulitura ha portato al rifacimento di uno dei capitelli parzialmente distrutti.
LA DESCRIZIONE
Così ne scrive il Vasi nell'800:
"Il Tempio di Vesta fu edificato da Numa Pompilio alla spiaggia del Tevere, e che poi avendo sofferto nell'incendio Neroniano fu rifatto da Vespasiano, o da Domiziano suo Figlio. Le 20 colonne scanalate Corintie di marmo pario, che veggonsi all'esterno, formavano un portico circolare, mancante ora dell'architrave, e di tutti gli ornamenti, che lo rendevano compito.
Gl'intercolunni furono poi chiusi con muro nel ridurlo ad uso Sacro. Subito che questo antico Tempio fu convertito in Chiesa, fu dedicata a s. Stefano. Di poi cambiò il suo nome in quello di s. Maria del Sole, per un'Immagine, che quivi fu collocata, e che si venera sotto questo titolo. Da questa parte erano gli antichissimi Navali, cioè lo sbarco di quanto per fiume veniva in Roma, prima che dal ponte Sublicio fosse impedito alle navi di giungere tanto avanti . Tutta questa riva, ristretta dall'argine fattovi da Tarquinio Prisco era sì bene decorata di fabbriche, che veniva detta pulcrum littus."
Le fondamenta sono ad anelli di blocchi di cappellaccio sopra una piattaforma in blocchi di tufo di Grotta Oscura, che inglobano lo sbocco della Cloaca Maxima. La base è a gradini e la cella cilindrica, aperta verso est, e decorata con un alto zoccolo. Nel pavimento della cella si apre una favissa, un pozzo profondo a forma di tholos, dove si raccoglievano i resti bruciati dei sacrifici.
AEDES ROTUNDA
La pianta di questo tempio cosidetto di Vesta, detto pure nel medioevo Aedes Rotunda delineata da A. Desio nella scheda fiorentina 2023, è accompagnata da questa nota « tempio di Vesta al quale si saliva co sette gradi ricoperti tutti, ma facendo cavare si so ritrovati.»
Se ne può trarre che aveva 6 o 7 gradini e che togliendoli fu trovato qualcosa, ma non si sa cosa perchè la scheda è rovinata.
La cella è circondata da venti colonne scanalate alte 10.6 m con basi attiche e capitelli corinzi; nove colonne e undici capitelli risalgono al restauro di epoca tiberiana e sono riconoscibili perché in marmo apuano di Luni.
Il tempio conserva ancora tutte le sue colonne scanalate meno una di cui resta la base e un piccolo tronco, i capitelli di ordine corinzio sono in parte dimezzati e integrati con parallelepipedi di travertino, affinchè fosse evidente l'antico e il ristrutturato.
La cella era coperta da una cupola che fu demolita nel medioevo quando l'edificio venne convertito in chiesa. Il tetto odierno è un rifacimento di epoca moderna.
Si mantengono pure parte del portale e delle cornici delle finestre, anche se nelle pareti in laterizio si scorgono finestre più in alto fatte ad arco, risalenti alla trasformazione in chiesa, che successivamente furono murate. Intorno al tempio c'era un aedes, un'area sacra recintata in grossi blocchi di tufo, sicuramente di epoca repubblicana, di cui si scorge ancora una fila di massi di tufo. Nella foto del "Basamento del tempio" si scorge la fila dei tufi e la fossa in terra.
RODOLFO LANCIANI
"Le memorie del tempio di Ercole furono trovate « nell'edifìcarvi modernamente il granaro di M. Octavio Gracchi «: e IX (ce. non numerate) : il tempio fu trovato presso « le mosse et carceri dove li ora è il granaro de' Gracchi dove furono trovate le dedicationi ». Posso anche determinare l'anno preciso delle scoperte, che fu il 1543, per mezzo dei due seguenti brani Decrelor. pò: ro: Credenzone I, tomo XXXVI, pp. 441 e 449. 23 giugno 1543
« Perchè havendo noi inteso che messer Ottavio Gracco faceva racchiudere un certo loco ad Scola Greca, quale si pensava esser del pubblico li femmo prohibire tale opera, donde lui n'ebbe ricorso in camera apostolica et finalmente poi molte discussioni il detto mess. Ottavio si sia contentato produrre avanti di noi tutte sue ragioni ». 29 novembre 1543. « Super differentia vertente inter publicum et d. Octaviuin Graccum in super quodam terreno et illius contìnibus existenti prope Sanctaui Mariani Scole Grece decreverunt ut infra:
Che detto messer Ottavio in prima sia obligato lassar una strada conveniente tra detto suo terreno et le mura di Scola greca, et che do poi lassando tutto il portico di Scola greca libero et di fora possa tirare un muro per diritto sino alla strada di santo Gregorio et dal lineamento di detto muro tirare un altro muro per diritto a detta strada di santo Gregorio sino alla prima strada che va all'acqua de Cerchij et questa strada ancora sia la sua che requadri al muro di Scola greca et tutto il resto sino all'acqua sia del publico et che il muro della strada maestra di santo Gregorio si debbia fare al filo delli Maestri di Strada».
ARA MAXIMA. Cfr. de Rossi VAra Massima p. 12: « e qui non ommetterò d'indicare che anche nel secolo XVI nuovi monumenti dedicati ad Ercole Vincitore ed Invitto (vedi tomo I, p. 122 di questa Storia) quivi furono rinvenuti, poiché narra Ligorio che nel gittare le fondamenta di un granaio allato alle carceri del Circo massimo, appunto dove era stata tanto prima scavata la statua di bronzo, apparvero parecchie iscrizioni votive a quel nume; tra le quali alcune sono pretta impostura.
Il passo di Ligorio, ricordato dal de Rossi, si trova in Cod. Vat. ottob. 3374, p. 189 e suona così:
« il tempio d'Ercole vincitore fu proprio nella piazza detta del Foro Boario nell'andare al circo Massimo dal lato delle carceri circensi, come dice Dionisio: ma senza di questo havemo veduto trovare delle memorie nell'edifìcarvi modernamente il granaro di messer Ottavio Gracchi: e quivi, dicono, fu trovata la statua. . . che ora è in Capitolio. . . et vi furono trovate delle dedicationi da diversi per voti fatti: la prima fu trasportata nella torre, ch'era nella via sacra circa dove fu già l'arco Fabiano, la quale torre essendo stata spianata nella venuta in Roma di Carlo V imperatore, la dedicatione l'hebbe M. Gentile Delphino e M. Atilio suo fratello ».
Questo racconto è vero nella sostanza, e delle nove dedicationi riportate dal Ligorio, due esistono tuttora nel museo capitolino.
Le memorie del tempio di Ercole furono trovate « nell'edifìcarvi modernamente il granaro di M. Octavio Gracchi » e il tempio fu trovato presso « le mosse et carceri dove li ora e il granaro de' Gracchi dove furono trovate le dedicationi». Posso anche determinare l'anno preciso delle scoperte, che fu il 1543, per mezzo dei due seguenti brani Decrelor. pò: ro: Credenzone I, tomo XXXVI, pp. 441 e 449. 23 giugno 1543
Che detto messer Ottavio in prima sia obligato lassar una strada conveniente tra detto suo terreno et le mura di Scola greca, et che do poi lassando tutto il portico di Scola greca libero et di fora possa tirare un muro per diritto sino alla strada di santo Gregorio et dal lineamento di detto muro tirare un altro muro per diritto a detta strada di santo Gregorio sino alla prima strada che va all'acqua de Cerchij et questa strada ancora sia la sua che requadri al muro di Scola greca et tutto il resto sino all'acqua sia del publico et che il muro della strada maestra di santo Gregorio si debbia fare al filo delli Maestri di Strada».
TEMPIO DI ERCOLE SU UNA MONETA DEL 55 AC |
Il passo di Ligorio, ricordato dal de Rossi, si trova in Cod. Vat. ottob. 3374, p. 189 e suona così:
« il tempio d'Ercole vincitore fu proprio nella piazza detta del Foro Boario nell'andare al circo Massimo dal lato delle carceri circensi, come dice Dionisio: ma senza di questo havemo veduto trovare delle memorie nell'edifìcarvi modernamente il granaro di messer Ottavio Gracchi: e quivi, dicono, fu trovata la statua. . . che ora è in Capitolio. . . et vi furono trovate delle dedicationi da diversi per voti fatti: la prima fu trasportata nella torre, ch'era nella via sacra circa dove fu già l'arco Fabiano, la quale torre essendo stata spianata nella venuta in Roma di Carlo V imperatore, la dedicatione l'hebbe M. Gentile Delphino e M. Atilio suo fratello ».
Questo racconto è vero nella sostanza, e delle nove dedicationi riportate dal Ligorio, due esistono tuttora nel museo capitolino.
Le memorie del tempio di Ercole furono trovate « nell'edifìcarvi modernamente il granaro di M. Octavio Gracchi » e il tempio fu trovato presso « le mosse et carceri dove li ora e il granaro de' Gracchi dove furono trovate le dedicationi». Posso anche determinare l'anno preciso delle scoperte, che fu il 1543, per mezzo dei due seguenti brani Decrelor. pò: ro: Credenzone I, tomo XXXVI, pp. 441 e 449. 23 giugno 1543
« Perchè havendo noi inteso che messer Ottavio Gracco faceva racchiudere un certo loco ad Scola Greca, quale si pensava esser del pubblico li femmo prohibire tale opera, donde lui n'ebbe ricorso in camera apostolica et finalmente poi molte discussioni il detto mess. Ottauio si sia contentato produrre avanti di noi tutte sue ragioni ». 29 novembre 1543.
BIBLIO
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -
- Alessandro Pergoli Campanelli - Restauro del cosiddetto Tempio di Vesta - in "AR" - XXXV - novembre-dicembre 2000 -BIBLIO
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -
- Carandini- con P. Carafa, M.T. D’Alessio, D. Filippi - Santuario di Vesta, pendice del Palatino e via Sacra, Quasar - Roma - 2017 -
- Fabio Mora - Il pensiero storico-religioso antico: autori greci e Roma - Volume 1 - Dionigi di Alicarnasso - Roma - L'Erma di Bretschneider - 1996 -
- Eric Orlin - Temples, Religion, and Politics in the Roman Republic - Brill - Dea Store -
molto interessante, lo dipinsero i pittori moderni?
RispondiEliminaPer me rimane il Tempio di Vesta. Non ci credo che fu dedicato ad Ercole
RispondiEliminacerca tempio di ercole vincitore in immagini google e vedrai cosa esce!
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