(da sinistra) ARCO DI GIANO, ARA MASSIMA, STATUA DI ERCOLE, TEMPIO DI ERCOLE |
RODOLFO LANCIANI
Cfr. de Rossi V. Ara Massima p. 12: « e qui non ommetterò d' indicare che anche nel secolo XVI nuovi monumenti dedicati ad Ercole Vincitore ed Invitto (vedi tomo I, p. 122 di questa Storia) quivi furono rinvenuti, poiché narra Ligorio che nel gittare le fondamenta di un granaio allato alle carceri del Circo massimo, appunto dove era stata tanto prima scavata la statua di bronzo, apparvero parecchie iscrizioni votive a quel nume; tra le quali alcune sono pretta impostura, due tre sincerissime. »
Il passo di Ligorio, ricordato dal de Rossi, si trova in Cod. Vat. ottob. 3374, p. 189 e suona così: « il tempio d'Ercole vincitore fu proprio nella piazza detta del Foro Boario nell'andare al circo Massimo dal lato delle carceri circensi, come dice Dionisio: ma senza di questo havemo veduto trovare delle memorie nell'edifìcarvi modernamente il granaro di messer Ottavio Gracchi: e quivi, dicono, fu trovata la statua. . . che bora è in Capitolio. . . et vi furono trovate delle dedicationi da diversi per voti fatti: la prima fu trasportata nella torre, ch'era nella via sacra circa dove fu già l'arco Fabiano, la quale torre sendo stata spianata nella venuta in Roma di Carlo quinto imperatore, la dedicatione l'hebbe M. Gentile Delphino e M. Atilio suo fratello ».
Questo racconto è vero nella sostanza, e delle nove dedicationi riportate dal Ligorio, due esistono tuttora nel museo capitolino.
Le memorie del tempio di Ercole furono trovate « nell'edifìcarvi modernamente il granaro di M. Octavio Gracchi » e IX (ce. non numerate): il tempio fu trovato presso « le mosse et carceri dove liora e il granaro de' Gracchi dove furono trovate le dedicationi ».
Posso anche determinare l'anno preciso delle scoperte, che fu il 1543, per mezzo dei due seguenti brani Decrelor. pò: ro: Credenzone I, tomo XXXVI, pp. 441 e 449. 23 giugno 1543.
Cfr. de Rossi V. Ara Massima p. 12: « e qui non ommetterò d' indicare che anche nel secolo XVI nuovi monumenti dedicati ad Ercole Vincitore ed Invitto (vedi tomo I, p. 122 di questa Storia) quivi furono rinvenuti, poiché narra Ligorio che nel gittare le fondamenta di un granaio allato alle carceri del Circo massimo, appunto dove era stata tanto prima scavata la statua di bronzo, apparvero parecchie iscrizioni votive a quel nume; tra le quali alcune sono pretta impostura, due tre sincerissime. »
Il passo di Ligorio, ricordato dal de Rossi, si trova in Cod. Vat. ottob. 3374, p. 189 e suona così: « il tempio d'Ercole vincitore fu proprio nella piazza detta del Foro Boario nell'andare al circo Massimo dal lato delle carceri circensi, come dice Dionisio: ma senza di questo havemo veduto trovare delle memorie nell'edifìcarvi modernamente il granaro di messer Ottavio Gracchi: e quivi, dicono, fu trovata la statua. . . che bora è in Capitolio. . . et vi furono trovate delle dedicationi da diversi per voti fatti: la prima fu trasportata nella torre, ch'era nella via sacra circa dove fu già l'arco Fabiano, la quale torre sendo stata spianata nella venuta in Roma di Carlo quinto imperatore, la dedicatione l'hebbe M. Gentile Delphino e M. Atilio suo fratello ».
L'ARA MAXIMA EVIDENZIATA DALLA FRECCIA |
Le memorie del tempio di Ercole furono trovate « nell'edifìcarvi modernamente il granaro di M. Octavio Gracchi » e IX (ce. non numerate): il tempio fu trovato presso « le mosse et carceri dove liora e il granaro de' Gracchi dove furono trovate le dedicationi ».
Posso anche determinare l'anno preciso delle scoperte, che fu il 1543, per mezzo dei due seguenti brani Decrelor. pò: ro: Credenzone I, tomo XXXVI, pp. 441 e 449. 23 giugno 1543.
« Perchè havendo noi inteso che messer Ottavio Gracco faceva racchiudere un certo loco ad Scola Greca, quale si pensava esser del pubblico li femmo prohibire tale opera, donde lui n'ebbe ricorso in camera apostolica et tinalmente poi molte discussioni il detto mess. Ottauio si sia contentato produrre avanti di noi tutte sue ragioni ».
29 novembre 1543. « Super differentia vertente inter publicum et d. Octaviuin Graccum in super quodam terreno et illius contìnibus existenti prope Sanctaui Mariani Scole Grece decreverunt ut infra:
" Che detto messer Ottavio in prima sia obligato lassar una strada conveniente tra detto suo terreno et le mura di Scola greca, et che dopoi lassando tutto il portico di Scola greca libero et di fora possa tirare un muro per diritto sino alla strada di santo Gregorio et dal linimento di detto muro tirare un altro muro per diritto a detta strada di santo Gregorio sino alla prima strada che va all'acqua de Cerchij et questa strada ancora sia la sua che requadri al muro di Scola greca et tutto il resto sino all'acqua sia del publico et che il muro della strada maestra di santo Gregorio si debbia fare al filo delli Maestri di Strada " ».
L'ARA MAXIMA
29 novembre 1543. « Super differentia vertente inter publicum et d. Octaviuin Graccum in super quodam terreno et illius contìnibus existenti prope Sanctaui Mariani Scole Grece decreverunt ut infra:
" Che detto messer Ottavio in prima sia obligato lassar una strada conveniente tra detto suo terreno et le mura di Scola greca, et che dopoi lassando tutto il portico di Scola greca libero et di fora possa tirare un muro per diritto sino alla strada di santo Gregorio et dal linimento di detto muro tirare un altro muro per diritto a detta strada di santo Gregorio sino alla prima strada che va all'acqua de Cerchij et questa strada ancora sia la sua che requadri al muro di Scola greca et tutto il resto sino all'acqua sia del publico et che il muro della strada maestra di santo Gregorio si debbia fare al filo delli Maestri di Strada " ».
L'ARA MAXIMA
L'Ara Maxima fu uno dei più antichi e famosi centri di culto a Roma, nel forum Boarium, eretto, secondo la tradizione, quando Ercole uccise Cacus, e la sua divinità venne riconosciuta da Evandro (Liv. I.7.10‑11; IX.29.9; Dionys. I.40.6; Fest. 237; Serv. Aen. VIII.269‑271).
STATUA DI ERCOLE DORATA RINVENUTA IN LOCO (Palazzo dei Conservatori - Roma) |
Secondo altri, tra cui Ovidio, fu Ercole a dedicare l'ara a se stesso, e per altri ancora furono i suoi compagni che Ercole aveva lasciato nel suolo italico.
(Macrob. III.6.17)
Nell'attuale Via del'Ara Massima di Ercole, a Roma, che va da Via della Greca a Via dei Cerchi, davanti al Circo Massimo, si trovava il grandioso altare e la grande statua dedicata ad Ercole, statua che oggi si trova in Campidoglio al Palazzo dei Conservatori.
Si sa che dall'ara massima di Ercole partivano i trionfi, che si concludevano sul Campidoglio.
Esiste una pittura pompeiana, conservata al museo di Napoli, che rappresenta Ercole presso un'ara che si presuppone essere l'Ara Maxima, corredata da un'aquila romana.
Sia Tacito che Giovenale concordano che l'ara non era denominata Magna (grande), bensì Maxima (massima).
Nel forum Boarium, il suo sito viene anche descritto come posto come "ianuas circi Maximi" (Serv. loc. cit.), o "iuxta circum" (Schol. Iuv. VIII.13; cf. Schol. Veron. Aen. VIII.104), e al confine del pomerio Palatino in angolo (Tac. Ann. XII.24).
Sembrerebbe fosse nella parte orientale forum Boarium, vicino ai carceres del circo, e probabilmente molto vicino al tempio di Ercole Invitto che è nell'angolo nord est di Piazza di Bocca della Verità, a nord di S. Maria in Cosmedin (LS III.41‑42; DAP 2.vi.274).
2 COLONNE DELL'ARA MASSIMA |
D'altronde essendo la statua in bronzo si poteva ben fare attaccandogli a temperatura di fusione un'alta testa.
In quanto alla doratura, questa manca proprio intorno al collo mentre è molto ben conservata nel resto, cosa strana, perchè le parti rientranti dovrebbero essere più riparate e conservare meglio qualsiasi applicazione, come appunto una doratura.)
L'ara venne edificata nel 495 a.c., quando per evitare le piene del Tevere venne costruito un argine per il quale si dovettero distruggere tutti gli edifici del Foro Boario.
Questo altare bruciò nell'incendio di Nerone (Tac. Ann. XV.41), ma fu restaurato, e vi si ergeva nel IV sec. (Fest. Serv.).
Infatti nel II, III, e IV sec. diverse iscrizioni, dedicate dai pretori a Hercules Invictus (CIL VI.312‑315, 317‑318; 316 Alcide; 319 Hercules Victor), furono ritrovate in quei pressi, quando le rovine del tempio rotondo, identificato come Ercole Invitto, vennero distrutte durante il pontificato di Sixto IV, il grande distruttore dell'arte romana, e non si sa bene se le iscrizioni riguardassero il tempio o l'ara, oppure entrambi.
Tuttavia secondo alcuni non vennero trovate tracce dell'altare anche se altri hanno identificato l'ara in alcune antiche strutture che si trovano nei sotterranei di S. Maria in Cosmedin, Mél. 1909, 107‑117).
RESTI MURARI DELL'ARA |
Fattosta che il pavimento della chiesa in questione fu realizzato da marmi romani, in pratica ha utilizzato due strutture precedenti: un portico della Statio Annonae (la cosiddetta 'Loggia dei Mercanti') e strutture relative all'Ara Maxima Herculis.
Comunque diversi passaggi letterari si riferiscono all'aedes di Ercole Invitto (Strabo V.3.3; Solin. I.10: consaeptum sacellum; Plut. q. Rom. 90).
Una statua di Ercole trionfante nel foro Boario, ascritto per tradizione ad Evandro (Plin. H. N. XXXIV.33) Macrobio (III.6.17) e Servius (Aen. III.407), potrebbe essere stato in questa zona piuttosto che dentro al tempio (Jord. I.2.481; Ann. d. Inst. 1854, 28‑38; Arch. Zeit. 1877, 107).
La chiesa fu edificata sull'ara smantellata e distrutta, ma già nel 200 d.c. era stata realizzata sopra ad essa una piccola cappella sufficiente a ricoprirla, per l'uso cristiano di porre una chiesa o un monastero sopra ogni luogo di culto pagano onde cancellarne il luogo e la memoria.
Dentro la chiesa restano le antiche colonne dell'aedes, che oggi dividono la navata principale da quella laterale. Parte delle iscrizioni furono ritrovate accanto al tempio rotondo, detto di Vesta (Tempio Ercole Olivario) e furono fatte distruggere da Papa Sisto IV che fece trasformare il tempio di Vesta in una chiesa.
Un'epigrafe con due iscrizioni, recentemente acquisita dal Museo Laterano, il Museo Storico dello Stato Pontificio che sta nel Palazzo del Laterano, menziona un aedes dedicata a Hercules Invictus Esychianus, da Hierus e Asylus, schiavi di Tiberius Claudius Livianus, praefectus praetorio sotto Traiano.
Il nome Esychianus si spiega con la seconda iscrizione dedicata ad Hercules da M. Claudius Hesychus, probabilmente un liberto di Livianus.
Sono visibili, nella cripta, i blocchi di tufo che componevano il podio dell'ara, secondo altri invece forse di un tempio dedicato sempre ad Ercole ed eretto da Pompeo Magno.
Dall'ara massima di Ercole partivano i carri dei trionfi, che si concludevano sul Campidoglio.
Gli archeologi Mario Attilio Levi, Filippo Coarelli e Andrea Giardina ritengono oggi che la data edificatoria del 495 a.c. debba venire anticipata, forse a un'epoca arcaica, di un altare di pietra rozza con tetto di legno.
Mentre Levi negava la matrice greca in favore del culto italico definito "Ercole romano", oggi diversi elementi farebbero propendere per un Dio sabino- tiburtino.
Non solo per i ritrovamenti archeologici dell'Isola Tiberina (l'ara del Dio sabino Sancus), ma per i collegamenti religiosi dell'ara con il Tempio di Ercole a Tivoli e la prelatura dei Salii, sacerdoti di Ercole, che salvaguardavano il commercio del sale.
A parte la cultura umbro-sabina e italica, l'eroe non fu mai così importante importante da figurare con Diana a capo degli Dei nei Lectisternio.
Ma il sale e i mercati in genere, da frutta e verdura, vini ed oli, grano e cereali, e soprattutto i mercati del bestiame e mattatoi erano protetti da Ercole. Perciò, i sacrifici presso l'Ara Maxima erano banchetti a base di carni e interiora.
La pastorizia e le macellazioni erano direttamente collegati alla transumanza tra Umbria, Lazio e Abruzzo fino alla Murgia pugliese e a Taranto, dove anche lì c'erano le saline e il culto di Ercole.
Per una pittura pompeiana che si ritiene rappresenti Ercole e l'ara maxima consultare Mem. Acc. Napoli 1911, 169‑180."
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I -
- Strabone - Geografia - V -
- Tacito - Annali - XV -
- Mario Attilio Levi - Ercole e Roma - Roma: L'Erma di Bretschneider - 1997 -
- T.P. Wiseman - The Games of Hercules, in Religion in Archaic Republican Rome and Italy: Evidence and Experience (Edinburgh University Press, 2000) -
Comunque diversi passaggi letterari si riferiscono all'aedes di Ercole Invitto (Strabo V.3.3; Solin. I.10: consaeptum sacellum; Plut. q. Rom. 90).
Una statua di Ercole trionfante nel foro Boario, ascritto per tradizione ad Evandro (Plin. H. N. XXXIV.33) Macrobio (III.6.17) e Servius (Aen. III.407), potrebbe essere stato in questa zona piuttosto che dentro al tempio (Jord. I.2.481; Ann. d. Inst. 1854, 28‑38; Arch. Zeit. 1877, 107).
La chiesa fu edificata sull'ara smantellata e distrutta, ma già nel 200 d.c. era stata realizzata sopra ad essa una piccola cappella sufficiente a ricoprirla, per l'uso cristiano di porre una chiesa o un monastero sopra ogni luogo di culto pagano onde cancellarne il luogo e la memoria.
Dentro la chiesa restano le antiche colonne dell'aedes, che oggi dividono la navata principale da quella laterale. Parte delle iscrizioni furono ritrovate accanto al tempio rotondo, detto di Vesta (Tempio Ercole Olivario) e furono fatte distruggere da Papa Sisto IV che fece trasformare il tempio di Vesta in una chiesa.
DIPINTO CON ERCOLE E L'ARA MASSIMA SULLO SFONDO |
Il nome Esychianus si spiega con la seconda iscrizione dedicata ad Hercules da M. Claudius Hesychus, probabilmente un liberto di Livianus.
Sono visibili, nella cripta, i blocchi di tufo che componevano il podio dell'ara, secondo altri invece forse di un tempio dedicato sempre ad Ercole ed eretto da Pompeo Magno.
Dall'ara massima di Ercole partivano i carri dei trionfi, che si concludevano sul Campidoglio.
Gli archeologi Mario Attilio Levi, Filippo Coarelli e Andrea Giardina ritengono oggi che la data edificatoria del 495 a.c. debba venire anticipata, forse a un'epoca arcaica, di un altare di pietra rozza con tetto di legno.
RESTI DELL'ARA MASSIMA |
Non solo per i ritrovamenti archeologici dell'Isola Tiberina (l'ara del Dio sabino Sancus), ma per i collegamenti religiosi dell'ara con il Tempio di Ercole a Tivoli e la prelatura dei Salii, sacerdoti di Ercole, che salvaguardavano il commercio del sale.
A parte la cultura umbro-sabina e italica, l'eroe non fu mai così importante importante da figurare con Diana a capo degli Dei nei Lectisternio.
Ma il sale e i mercati in genere, da frutta e verdura, vini ed oli, grano e cereali, e soprattutto i mercati del bestiame e mattatoi erano protetti da Ercole. Perciò, i sacrifici presso l'Ara Maxima erano banchetti a base di carni e interiora.
La pastorizia e le macellazioni erano direttamente collegati alla transumanza tra Umbria, Lazio e Abruzzo fino alla Murgia pugliese e a Taranto, dove anche lì c'erano le saline e il culto di Ercole.
Per una pittura pompeiana che si ritiene rappresenti Ercole e l'ara maxima consultare Mem. Acc. Napoli 1911, 169‑180."
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I -
- Strabone - Geografia - V -
- Tacito - Annali - XV -
- Mario Attilio Levi - Ercole e Roma - Roma: L'Erma di Bretschneider - 1997 -
- T.P. Wiseman - The Games of Hercules, in Religion in Archaic Republican Rome and Italy: Evidence and Experience (Edinburgh University Press, 2000) -
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