"balnea vina venus corrumpunt corpora nostra sed vitam faciunt"
I bagni, il vino, e l’amore corrompono i nostri corpi ma fanno (bella) la vita.
(Liberto di Claudio)Essendo impianti pubblici, erano date in appalto ad un “conduttore” (conductor), che aveva il diritto di esigere dai frequentatori una piccola tassa d’ingresso (balneaticum); infatti Orazio e Marziale parlano entrambi di un “quadrante” (quadrans) ossia una moneta di bronzo del valore più basso. Inoltre i ragazzi erano dispensati dal pagamento. Questa tassa veniva riscossa dall’amministratore (balneator) o da uno schiavo di fiducia come il capsarius e l’arcarius, ai quali era affidata la sorveglianza della cassa e di tutto ciò che veniva lasciato in deposito. In aggiunta al costo dell’ingresso, venivano pagate altre somme per la custodia dei vestiti, per i massaggi, per i bagni speciali e gli oli profumati.
LE TERME DI AGRIPPA
Agrippa: questi nel 33 a.c. era edile e perciò aveva l’obbligo di sorvegliare i bagni pubblici, di controllare il riscaldamento, la pulizia e l’amministrazione. Per rendere celebre la sua magistratura assunse su di sè il costo di tutte le entrate, rendendo gratuiti, per quell'anno, i bagni pubblici dell’Urbe. Subito dopo fece costruire tra il 25 e il 19 a.c., il primo edificio termale del nuovo tipo, le termæ. Le terme di Agrippa, oggi, quasi interamente scomparse, si distinsero dagli altri stabilimenti per le proporzioni, la perfezione degli impianti e la ricchezza dell’ornato, vere antesignane delle Grandi Terme Imperiali.
RESTI DELLE TERME |
Il genero di Augusto bonificò la parte meridionale del Campo Marzio, attuando in parte i progetti urbanistici di Cesare che aveva previsto, compresa la deviazione del corso del Tevere. Le Terme agrippane furono iniziate così nel 25 a.c. ad opera di Marco Vipsanio Agrippa che le aveva fatte alimentare dall'Acqua Vergine, acquedotto che entrò in funzione nel 19, e vennero inaugurate nel Campo Marzio nel 12 a.c. Si trattava del primo edificio termale pubblico di Roma ed erano situate a nord del Largo di Torre Argentina, tra Corso Vittorio Emanuele e via di Santa Chiara.
In realtà le terme erano private, o almeno destinate a una ristretta cerchia di pubblico, e solo alla morte di Agrippa divennero pubbliche passando direttamente al popolo romano, che ne diventò l'erede per lascito testamentario. Infatti il popolo le reclamò sempre come sua esclusiva proprietà: risulta infatti che Tiberio fu costretto a ricollocare al proprio posto la bellissima statua in bronzo di Apoxyomenos (la copia in marmo é conservata ai musei vaticani) che aveva trasportato nella propria residenza perché gli veniva reclamata con altissime grida ogni volta che compariva in pubblico.
Inserita nel tessuto urbanistico dell’area, tra edifici costruiti o ristrutturati (ad esempio Saepta, Diribitorium, Basilica Neptuni, Pantheon), includeva a ovest lo Stagnum, compreso tra le attuali Corso Vittorio Emanuele e via de’ Nari, l’antico Palus Caprae bonificato da Agrippa e alimentato dall’Aqua Virgo, che aveva la funzione di piscina delle terme. Da esso si staccava un canale, l’Euripo, che attraversando la pianura del Campo Marzio si gettava nel Tevere nei pressi del Ponte Vittorio Emanuele.
Restaurate dopo l'incendio dell'80, vennero ancora ristrutturate da Adriano, insieme all'adiacente Pantheon, opera sempre di Agrippa. Altri restauri si ebbero in età severiana, sotto Massenzio e nel 344-345 d.c., da parte di Costante I o Costanzo II. Sidonio Apollinare le descrive ancora funzionanti nel V secolo.
DESCRIZIONE
La pianta delle Terme di Agrippa ci è pervenuta da un frammento della Forma Urbis e da disegni vari di epoca rinascimentale, tra il XV e il XVII sec., come un edificio monumentale che misurava tra gli 80 e i 100 m in larghezza (sull'asse est-ovest) e circa 120 di lunghezza; con un impianto di tipo "repubblicano", con ambienti imperniati irregolarmente attorno a una grande sala circolare, interpretata come luogo di riunioni o come frigidarium, del diametro di 25 m: una metà di essa è ancora conservata e viene popolarmente chiamata "Arco della Ciambella" (pertinente probabilmente ai restauri del II o III secolo).
AGRIPPA |
Lo storico Cassio Dione riferisce che l'impianto era provvisto di un sudatorio laconico. Questo ambiente è stato identificato con una costruzione circolare in blocchi di tufo rinvenuta nell’Ottocento durante gli scavi effettuati nella zona retrostante il Pantheon. Questo vano era stato rifoderato all’esterno, in una fase più tarda, con un rivestimento in opera laterizia, che gli conferiva l’aspetto di un edificio a pianta poligonale.
Tra le strutture ancora conservate c'è il cosiddetto Arco della Ciambella , situato nell’omonima via che ha tagliato in due la struttura originariamente pertinente alla grande sala circolare. La muratura visibile dalla strada (conservata per un’altezza di 10 m fino a tre quarti della volta) è solo una parte della metà settentrionale della sala inglobata all’interno degli edifici, dentro cui è rimasta anche l’esedra orientale, ampia 17 m, che l’affiancava.
I resti dell’aula circolare si possono ammirare sopra un’edicola sacra fra i numeri civici 9 – 10 e 14 – 15 della Via dell’Arco della Ciambella. Pavimentazioni e altri ambienti furono rinvenuti nel secolo scorso al di sotto di fabbricati della zona, ma sono stati distrutti. La sala aveva una volta a cupola con un oculos al centro, tipo Pantheon.
Le terme erano decorate da numerose statue famose, tra le quale l'Apoxyómenos e un leone giacente di Lisippo. Strabone riporta la notizia che Agrippa ornò i giardini delle terme con un leone: “Qui Agrippa pose un leone giacente, opera di Lisippo; lo mise nel bosco tra lo stagno e l’Euripo”.Il calidarium aveva incrostazioni marmoree e piccole pitture ad encausto su lastre di terracotta; gli altri ambienti erano affrescati. In una sala erano esposti due quadri con Aiace ed Afrodite, comprati personalmente da Agrippa nella città di Cizyco a caro prezzo.
Le vaste terme si estendevano grosso modo nell’area compresa tra le attuali vie dei Cestari, di Torre Argentina, di S. Chiara e largo Argentina.
Le terme erano inoltre connesse ad un ginnasio e agli splendidi giardini di Agrippa con colonnati e portici, vialetti e pergolati, fontane ed esedre. Secondo Plinio il Vecchio riporta che Agrippa aveva adornato il complesso con ben trecento statue, gran parte delle quali erano dislocate nel parco.
All'interno poi, sempre a citazione di Plinio, le terme avevano una decorazione ricchissima, con incrostazioni marmoree, pitture a encausto, quadri, mosaici e sculture, tra cui l’Apoxyomenos e un leone giacente, opere di Lisippo, nonchè il Pignone oggi nei Musei Vaticani.
Naturalmente qualcuno si lamentò, in particolare Seneca:
"Abito proprio sopra un bagno; immaginati, un vocio, un gridare in tutti i toni che ti fa desiderare d'esser sordo; sento il mugolio di coloro che si esercitano coi manubrii; emettono sibili e respirano affannosamente.
Se qualcuno se ne sta buono buono a farsi fare il massaggio, sento il picchio della mano sulla spalla, e un suono diverso a seconda che il colpo . dato con la mano piatta o incavata.
Quando poi viene uno di quelli che non può giocare a palla incomincia a contare i colpi ad alta voce, finita; c’è anche l'attaccabrighe, il ladro colto sul fatto, il chiacchierone che, quando parla, sta a sentire il suono della sua voce; e quelli che fanno il tuffo nella vasca per nuotare, mentre l'acqua sprizza rumorosamente da tutto le parti ...
Pensa al depilatore che ogni poco fa un verso in falsetto per offrirti i suoi servigi; e non sta zitto che quando strappa i peli a qualcuno; ma allora strilla chi gli sta sotto.
Senza contare l'urlio dei venditori di bibite, di salsicce, di pasticcini e d’oli, inservienti delle bettole che vanno in giro, offrendo la loro merce, ciascuno con una speciale modulazione di voce."
Stagnum Agrippae
L'APOXYOMENOS |
Ricavato dalla regolarizzazione del bacino naturale della palus Caprae, doveva svolgere le funzioni di natatio (piscina per il nuoto) per le terme. Da qui partiva l'euripo, canale di deflusso, che traversava tutto il Campo Marzio e si gettava nel Tevere vicino all'attuale Ponte Vittorio Emanuele II.
"Ai detti boschi vi stava vicino il lago o stagno di Agrippa, nel quale Nerone eseguì la sontuosa cena preparata sopra una nave, siccome viene da Tacito descritta; ed in tale occasione furono anche illuminati i vicini boschi . Questo lago che sembra essere stato lo stesso di quello registrato da Rufo sotto il nome di lago delle terme di Nerone, per essersi trovato pure alle medesime vicino, si pone concordemente presso la Chiesa di S. Andrea della Valle, siccome si deduce dalla denominazione che ebbe tale luogo per la valle evidentemente rimasta dallo scavo fatto. In tale località sembra, dalla disposizione che ivi conserva il moderno fabbricato, che questo lago dalla parte rivolta verso il circo Agonale avesse la forma semicircolare; ed infatti si racconta dal Venuti che nel fabbricarsi la casa dei Marchesi Massimi, posta verso la porteria del convento di S. Pantaleo, vi furono trovati grandi massi di travertino ornati di scorniciamenti e lavorati in porzione di circolo, i quali, non potendo appartenere alla parte curvilinea del nominato circo Agonale, giacchè questa doveva stare nel lato opposto, è di necessità credere, che avessero fatto parte del circuito semicircolare che doveva circoscrivere il suddetto lago."
Apoxyomenos
Sulla fronte delle Terme, Agrippa fece collocare l’Apoxyomenos, capolavoro dello scultore Lisippo, come riferisce Plinio il Vecchio.
La statua rappresenta un atleta che si deterge il sudore con lo strigile, strumento di metallo ricurvo e con un manico, usato soprattutto dagli atleti.
L’originale bronzeo della statua, che era stato portato a Roma da Agrippa, è andato perduto e possediamo una copia marmorea di epoca romana. Si tratta del capolavoro di Lisippo: l’attenzione dell’artista tende a cogliere l’atleta in un istante qualunque e in una posa quasi casuale, senza alcuna idealizzazione.
LA DECADENZA
Dopo il V sec., come tanti altri monumenti romani, le terme furono destinate dai vari papi a cava di materiali nonchè sede di una «calcara», cioè dove il marmo veniva frantumato per farne calce da costruzione.
- Il seguente si riferisce alle case di colui che è stato e sarà ancora nostra guida principale in queste ricerche, allo scultore e descrittore di scavi Flaminio Vacca. Vedi le sue Memorie 1" ultima delle quali incomincia con le parole: " Sotto il nostro arco (della Ciambella) volendo mio padre farvi una cantina, vi trovò alcuni pezzi di cornicioni etc. ". Il documento predetto, che porta la data del 2 dicembre 1555, e che si trova in atti Amadei, prot. 30, e. 440' A. S. incomincia a questo modo :
«In presentia mei notarij personaliter constitutus magister Gabriel vacca romanus sartor Qui sponte Imposuit annuum perpetum consum scutorum 25 et luliorum sex In et super ipsius domo sita in Regione S. eustachij et loco dicto la ciambella in cospectu ecclesia S. Mariae Monteronis cui ab uno latere sunt bona magistri nardi de fiesole Scarpellini ab alio res hendum quondam Sebastiani de Spoleto ab alio bona d. Camilli de capranica a duobus lateribus vie publice » . -
LANCIANI
THERMAE AGRIPPAE « tra '1 Panteo et le case che sono edificate da Dominico Mario Perusco procuratore del Fisco (palazzo dell'Accademia Ecclesiastica) si vede ch'egli ha gittato i fondamenti per mezzo la lunghezza (della sala di via Palombella). Veggonsi ancora in quel luogo i segni de laqueari, che volgarmente si dice stucco, si come nel Panteo, et similmente gli capitelli delle colonne che poco fa per comandamento di Xicolao quinto sono state portate nel Vaticano ».
BIBLIO
- Flaminio Vacca - Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di S. Luca fino alla morte di Antonio Canova compilate da Melchior Missirini - Anno 1599 - 1823 -
- Luigi Scaroina - Ipotesi sullo Stagnum Agrippae e sulla topografia del Campo Marzio occidentale alla luce dei nuovi ritrovamenti - in Studi Romani - anno LIV - nn. 1-2 - gennaio-giugno 2006 -
- Romolo Augusto Staccioli - Acquedotti, fontane e terme di Roma antica - Roma - Newton e Compton - 2005 -
- A. Malissard - Les Romains et l’eau. Fontaines, salles de bains, thermes, égouts, aqueducs - Les Belles Lettres - Paris -
- A. Malissard - Les Romains et l’eau. Fontaines, salles de bains, thermes, égouts, aqueducs - Les Belles Lettres - Paris -
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