L'ARCO DI GIANO QUADRIFRONTE |
Tutto ciò fa pensare al locus saxo consaeptus citato da Livio, in cui due galli e due greci vennero sepolti vivi nel 215 a.c. Alcuni studiosi ritengono siano stati fatti diversi sacrifici umani nel foro Boario, Doliola compresi, dove si pensa si serbassero le ossa dei sacrifici umani.
"Locus saxo consaeptus" significa "luogo chiuso nella roccia o dalla roccia", in quanto saeptus significa luogo chiuso o recintato (da cui anche la parola praeseptus, il presepio), ma essendo chiuso dalla roccia in genere si intende un luogo sotterraneo. Lo stesso Plinio il Vecchio tratta di sacrifici umani (in forma di sepoltura rituale) nel libro ventottesimo della Naturalis historia, descrivendoli come cerimonie religiose ancora praticate nel suo tempo (etiam nostra aetas vidit).
INTERNO DEL LOCUS SAXO CONSAEPTUS |
Questo però negherebbe l'uso dei sacrifici umani che in ogni caso risalirebbero ad epoche molto più antiche, addirittura preromane.
I corridoi, alti m. 2,40 e larghi 1,50, hanno le pareti di tufo e la sommità delle volte, di opera incerta, si trova appena 1 m sotto il lastricato di travertino.
I corridoi ora non sono accessibili, ma vi sono spiragli pei quali si possono vedere i punti ove s' incrociano due gallerie.
La galleria centrale, lunga circa 100 m, percorre la piazza nella direzione dell'asse maggiore dai rostri sino al tempio di Cesare, ed è intersecata ad angolo retto da parecchie altre gallerie che finiscono per la maggior parte in camere quadrate e a volta. Nel centro del pavimento di ogni camera è incastrato un gran dado di travertino.
Tuttavia lo studioso Von Duhn considera il piccolo labirinto presso l'Arco di Giano come il sito più vicino al Tempio di Vesta, dove Livio narra che le Vestali ciò che non riuscirono a trasportare dentro dei dolii, vasi di terracotta, lo portarono in un carro nel sacello proximo aedibus flaminis Quirinalis, fuggendo con il resto attraverso il Ponte Sublicius fino al Gianicolo per sfuggire alla profanazione dei Galli nel Sacco di Roma, ma nemmeno questo convince, perchè le scoperte del 1901 sono di un periodo molto più tardo e nulla hanno a che vedere con questo.
E' stato anche ipotizzato fosse il ricettacolo di oggetti sacri del culto, di cui parla Varrone (poenus Vestae), ovvero la fossa per le ceneri del fuoco sacro, ma la suddetta fossa è stata rinvenuta nel cosiddetto Tempio di Vesta o di Ercole Olivario, non dentro ma fuori, nel suo aedes. Secondo altri si trattava di stanzette per l'abitazione degli schiavi, ma in tutto il labirinto non vi è una sola finestra, per cui sarebbero tutti morti asfissiati.
Indubbiamente le leggende fiorirono per le scoperte di tombe preistoriche lungo la linea della Cloaca Massima, e non si può escludere che almeno una parte dei sotterranei fosse un cimitero arcaico. Ma se così fosse si sarebbero trovati non dico reperti ma scritte o simboli sui muri, invece non vi è nulla, come se l'uso dei sotterranei fosse esclusivamente tecnico.
Nemmeno si possono ipotizzare magazzini perchè non c'era un'entrata a scivolo, di sicuro c'erano solo botole con scale di legno, di uso infrequente. Un magazzino avrebbe necessitato di discese e salite per i carri e poi nel Foro i magazzini già c'erano in abbondanza in ogni epoca.
Secondo le tracce osservate, compresi i dadi di travertino e i solchi nel suolo, si suppone invece che sopra questi dadi posassero degli argani, la cui forza motrice fosse trasmessa, per mezzo di corde e verricelli, sul piano del Foro, per muovere oggetti pesanti da un punto della piazza all'altro, senza disturbare la circolazione.
Che abbiano servito per combattimenti gladiatorî o di bestie feroci è poco probabile, poichè le gallerie furono costruite al tempo di Cesare o di Augusto, quando le giostre non ebbero più luogo sul Foro, ma nei circhi e anfiteatri. Fa più pensare a qualcosa relativo a una statua, o un'ara di pietra, o qualsiasi altra cosa talmente pesante che avrebbe richiesto un numero enorme di schiavi, di tempo e di disturbo del traffico.
Un'altra ipotesi ancora più suggestiva era che qui si trovasse l'apertura al Mundus, cioè agli Dei Mani e al mondo dei morti.
Forse quando saranno ripresi gli scavi nell'area risolveremo il mistero.
Vedi anche: ARCO DI GIANO
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe Condita Libri - Venetiis, apud Carolum Bonarrigum - 1714 -
- Tito Livio - Storia di Roma dalla Sua Fondazione - ed. BUR - Trad. e Note di Michela Mariotti - 2003 -
- Plinio il Vecchio - Storia Naturale - XVI - Einaudi - 1982 -
- Rodolfo Lanciani - Rovine e scavi di Roma antica - The Ruins and Excavations of Ancient Rome: a Companion Book for Students and Travelers - London - Macmillan - 1897 - Roma - Quasar - 1985 -
ma dove le trovate tutte queste cose, le inventate?
ReplyDeletescherzi a parte siete straordinari il vostro sito è una fonte infinita. sto aspettando l'altare del mundus, o mi è sfuggito?
Faremo anche quello non temere. :)
ReplyDeleteGrazie !
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