LA STORIA
Cornelio Balbo, figlio dell'omonimo generale di Pompeo, poi fedele a Cesare e quindi ad Ottaviano, celebrò nel 19 a.c. uno splendido trionfo a Roma per la sua vittoria in Mauritania. Su esortazione di Ottaviano che chiedeva a tutti il dono di bei monumenti per Roma, il generale fece edificare, nel 13 a.c., come narra Cassio Dione, uno splendido teatro finanziato col bottino conquistato in Africa.
TRASFORMAZIONE DALL'EPOCA ROMANA AL TARDO MEDIOEVO |
La scelta del luogo in cui edificare il teatro voleva seguire il programma, voluto da Augusto e da Agrippa, di abbellire e arricchire il Campo Marzio, ossia a quella parte pianeggiante della città che si estendeva sulla sinistra del Tevere tra il Campidoglio e le pendici del Pincio.
Infatti quando salì al potere, Augusto fece restaurare o costruire ex novo numerosi edifici pubblici, esortando i suoi alleati e tutti i patrizi di Roma a fare altrettanto.
Il devastante incendio che scoppiò a Roma sotto Tito, nell'80 d.c., danneggiò seriamente il teatro, che fu però restaurato sotto Domiziano, come testimoniano i bolli dei laterizi.
Subì ulteriori modifiche e restauri sotto Adriano, quando il portico fu sopraelevato di un piano e l'emiciclo dell'abside fu trasformato da esedra in latrina. Ma anche il teatro fu restaurato e rifatto, come dimostrano alcuni capitelli appartenenti alla fronte scenica, rinvenuti di recente.
A questa fase appartengono la muratura in mattoni, con la quale è stata tra l'altro separata dalla piazza la grande esedra, e la decorazione architettonica a stucco che rivestiva i prospetti del portico.
Il teatro Balbo fu indicato facente parte della IX regione augustea, e risulta in funzione fino al IV sec. d.c., quando la nuova religione proibiva l'uso dei teatri, considerati osceni e peccaminosi, ma spesso con scarso successo.
Dal V sec., con lo stabilirsi delle leggi ecclesiastiche, il complesso monumentale andò in completa rovina. Nel X secolo, le sue strutture murarie furono trasformate in fortilizio medievale, ricordato dalle fonti con il nome di Castellum aureum, in cui vennero inseriti orti e chiese.
Nei secoli successivi, l’area del criptoportico fu occupata dalle botteghe dei funari.
Il teatro è rimasto a lungo ignorato in epoca moderna, perché fino al 1960 la sua cavea, di cui sono ancora visibili i resti inglobati nel Palazzo Mattei-Paganica, veniva identificata con l'emiciclo del Circo Flaminio, il quale si trovava invece presso il Teatro di Marcello, ove è la via del Portico di Ottavia.
Gli scavi del 1961 hanno liberato una parte della grande esedra posta su uno dei lati del criptoportico quasi quadrato che costituisce la Crypta Balbi.
DESCRIZIONE
STAMPA DEL 1561 DEL SANGALLO |
Il portico dietro la scena, ovviamente parte del teatro, costituiva invece la Cripta Balbi.
Il teatro si estendeva in senso est-ovest con la cavea rivolta a ovest; alle spalle della scena si sviluppava un’area aperta, circondata da un portico edificato sopra un criptoportico.
La Crypta di Balbo era insomma un immenso quadrilatero, posto sul retro del teatro, al cui centro sorgeva un edificio, forse usato come tempio.
Su tutti i lati del quadrilatero, correva un portico chiuso, a due piani con le finestre al piano superiore.
Nell’area interna il tempio, probabilmente preesistente, era dedicato a Vulcano, il cui antico culto è attestato nella zona. Il criptoportico era luogo di riparo per gli spettatori in caso di pioggia, passaggio pubblico, poteva offrire ambienti per la preparazione degli spettacoli teatrali e accogliere botteghe.
TRASFORMAZIONE IN LABORATORIO DI CALCE |
Plinio ricorda che il teatro era ornato tra l'altro da 4 piccole colonne di prezioso onice.
Le spoliazioni avvenute come al solito on parte per cancellare le tracce del paganesimo e in parte per adornare i palazzi dei principi e pontefici romani, non hanno cancellato del tutto le poderose murature, in alcune parti conservate per notevole altezza.
Del resto un editto imperiale del 408 d.c. destinò ad uso pubblico tutti i luoghi di culto pagani
Gli scavi hanno confermato la pianta del teatro delineato sulla "forma urbis", un'area quadrangolare, delimitata da un muro in blocchi di travertino, con una grande abside sul lato opposto al teatro e portici aperti verso l'interno, sulla piazza che circondavano.
Non è invece chiaro cosa rappresenti il disegno, solo parzialmente conservato su un frammento della "forma urbis", di una struttura che si trovava al centro dell'area: un edificio, un monumento, o forse una vasca.
Coll'abbandono dei teatri come luogo di perdizione. la Cripta Balbo divenne un laboratorio per la produzione del vetro, poi una calcara e poi una stalla.
PARTE DELLA STRUTTURA ORIGINARIA OGGI |
In particolare gli effetti della guerra greco-gotica (535-553 d.c.) furono tali da immiserire terribilmente le condizioni di vita.
Per un certo periodo vi fu allestita anche una piccola necropoli con sepolture povere nei corredi, scavate nelle stesse mura della Crypta.
Per lungo tempo si ritenne erroneamente che i ruderi della scena del teatro fossero i resti del Circo Flaminio.
MUSEO INTERNO |
Oggi la Crfipta Balbi conserva strutture monumentali ancora consistenti, come quando si scende nel piano interrato dove si possono ammirare porzioni della Porticus Minucia e della Crypta stessa, e costituisce una delle quattro sedi museali che compongono il Museo Nazionale Romano, insieme a Palazzo Altemps, Palazzo Massimo alle Terme e le Terme di Diocleziano.
DUE NUOVI AMBIENTI ALLA CRYPTA BALBI
(Fonte) LUGLIO 29, 2014
A Roma, due nuovi ambienti sono stati scavati alla Crypta Balbi, rivelando una fullonica (una sorta di lavanderia) e un sacello (un recinto sacro con altare) dedicato a divinità greche e orientali.
IL SACELLO, PARTE DEI NUOVI AMBIENTI RINVENUTI NEL 2014 |
Il piccolo impianto di fullonica, attivo nel II sec., è costituito da una serie di vaschette di cocciopesto, con all’interno un catino. Lungo un lato vi è un canale per lo scolo dell’acqua, mentre altre due vasche profonde circa un metro contenevano l’acqua per il lavaggio.
LA FULLONICA |
Il secondo ambiente è identificabile con un sacello, in uso nel II – III secolo, dedicato a varie divinità di tradizione greca e orientale: Artemide, Meleagro, Afrodite di Afrodisia, Iside e Dioniso, di cui si sono ritrovate le immagini scultoree.
Le statuette delle divinità erano poste su un altare-bancone strutturato ad arco con un piano laterizio.
Nella zona anteriore dell’area rimangono le tracce di un podio quadrangolare con funzione di altare o per l’alloggiamento di un’ara.
Come l’ambiente della fullonica, anche il sacello, una volta in disuso, veniva ancora frequentato nel corso del V e del VI sec..
BIBLIO
- Samuel Ball Platner e Thomas Ashby - "Theatrum Balbi" - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Oxford University Press - 1929 -
- Richard Allan Tomlinson - Theatres (Greek and Roman), structure - The Oxford Companion to Classical Civilization - Ed. Simon Hornblower and Antony Spawforth - Oxford University Press - 1998 -
- Mark Wilson Jones - Principles of Roman Architecture - New Haven: Yale University Press - 2000 -
- Mark Wilson Jones - Principles of Roman Architecture - New Haven: Yale University Press - 2000 -
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