"Questa porta chiamasi Latina, perchè conduce al Lazio, in oggi detto Campagna di Roma, celebre Provincia degli antichi Romani, e famosa nell'istoria per la purità della sua lingua che fu adottata da tutti gli antichi Scrittori, e si sparse per tutto il Mondo.
Vicino a detta porta evvi la Chiesa di s. Giovanni Evangelista, edificata verso l'anno 772, sopra le rovine d'un antico Tempio di Diana Efesina."
IL NOME
STAMPA DEL 1700 |
La via Latina, nel periodo repubblicano, iniziava dall’antica Porta Capena delle mura serviane, e subito dopo si divideva, appunto, in via Latina e via Appia Antica, per ricongiungersi di nuovo dopo Capua.
Vicino all’odierno Piazzale di Numa Pompilio, le due strade si dividevano, come oggi, dove però la parte iniziale della strada si chiama Via di Porta Latina.
Dal XIII sec. compare anche il nome di Porta Libera, di cui però non si ha più traccia dal XVIII sec. in cui viene citata solo come Porta Latina.
LA POSTERUOLA
Nella parte posteriore del torrione posto ad ovest rispetto alla Porta Latina, si può notare ancora oggi una piccola porta molto antica, risalente al XVII sec., che immette alla stanza di manovra e al il camminamento.
A questa piccola porta è legata un’antica leggenda del XIV sec. che narra di come essa in passato fu attraversata dal Dio Saturno quando suo figlio, il Dio Giove, lo detronizzò e lo costrinse a vagare fuggiasco per le campagne laziali.
Il nascondersi del Dio avrebbe denominato la terra del Lazio, per il Saturno nascosto, latens, dal verbo latino latere. In effetti il nome latino è Latium.
Ma c'è a questo proposito una ulteriore leggenda in cui si narra che a tutt'oggi nel Lazio si nasconda la tomba di Saturno incatenato con catene d'oro. Colui che saprà trovare la tomba e l'aprirà, avrà una sorpresa, perchè il Dio si desterà dal lungo sonno e gli donerà il seme d'oro, ovvero il seme della conoscenza.
Ma c'è a questo proposito una ulteriore leggenda in cui si narra che a tutt'oggi nel Lazio si nasconda la tomba di Saturno incatenato con catene d'oro. Colui che saprà trovare la tomba e l'aprirà, avrà una sorpresa, perchè il Dio si desterà dal lungo sonno e gli donerà il seme d'oro, ovvero il seme della conoscenza.
Anche se i riferimenti della leggenda sono del XIV sec. e la posteruola risalga al XVII sec., la leggenda risale sicuramente a fonti legate ai Sacri Misteri, quindi antichissimi, e allude alla conoscenza in vita della morte, come avveniva in questi. Saturno era infatti considerato il Dio del tempo e della morte, infatti rappresentato spesso con la falce e la barba bianca. Pertanto la leggenda sembra legata a Roma antica.
DESCRIZIONE
La struttura della Porta Latina, che conserva tutt'oggi l’aspetto originario, sin dalle origini era ad un solo fornice, ma nella ristrutturazione delle mura operata dall’imperatore Onorio nel 401-403 venne discretamente ridotta, come si desume osservando i frammenti e le tracce ben visibili dell’arcata più ampia, da circa 4,20 m di larghezza X 6,55 di altezza agli attuali 3,73 di larghezza X 5,65 m di altezza, forse per renderne più facile la difesa.
Come in quasi tutte le porte cittadine, la chiusura della porta era doppia, con una coppia di battenti situati nella parte interna, in genere in legno massiccio borchiato, tenuto da giganteschi cardini e da diversi pesanti catenacci.
All'esterno di questa c'era una saracinesca che scorreva dall’alto verso il basso all’interno di un solco, non solo a rafforzativo della porta ma anche per bloccare rapidamente, se necessario, l’entrata in città in modo istantaneo. Oggi dello spazio interno, fortificato, e della controporta, non resta alcuna traccia se non nei buchi degli inserti.
Il muro su cui si apre il fornice è merlato e affiancato da una coppia di grandi torrioni a forma semi-circolare, privi di finestre ma con feritoie per gli arcieri: il torrione posto a destra, inoltre, fu ricostruito nel periodo di Onorio e risanato durante il Medio Evo.
Il muro su cui si apre il fornice è merlato e affiancato da una coppia di grandi torrioni a forma semi-circolare, privi di finestre ma con feritoie per gli arcieri: il torrione posto a destra, inoltre, fu ricostruito nel periodo di Onorio e risanato durante il Medio Evo.
Ma anche l’altro torrione venne restaurato, come dimostra la presenza delle feritoie per gli arcieri anziché i finestroni per le baliste, come nelle torri originarie di Aureliano. In più, la base della torre ha una pianta diversa dall’alzato, infatti fu edificata su una costruzione già esistente, una tomba a mausoleo quadrata.
Infatti il Vasi scrisse che lì fosse sepolta Filide, la nutrice dell'Imperatore Domiziano che aveva una proprietà sulla Via Latina, dove ella aveva già fatto seppellire le ceneri dell'Imperatore assassinato con le dovute cerimonie e gli onori. Poichè Domiziano fu condannato alla Damnatio memoriae, non c'è da stupirsi che la sua tomba venisse distrutta e cancellata.
Al centro dell’arco, sul lato esterno, è tuttora visibile il monogramma di Costantino, mentre sul lato opposto è incisa una croce greca. Questi due simboli, e la mancanza di iscrizioni di epoca onoriana, ha fatto ipotizzare che il restauro possa essere di epoca successiva.
LA STORIA
All’epoca di Onorio risale anche il rifacimento in travertino della facciata, su cui vennero aperte cinque finestre ad arco, poi di nuovo chiuse nel VI sec. a causa della guerra gotica.
Al centro dell’arco, sul lato esterno, è tuttora visibile il monogramma di Costantino, mentre sul lato opposto è incisa una croce greca. Questi due simboli, e la mancanza di iscrizioni di epoca onoriana, ha fatto ipotizzare che il restauro possa essere di epoca successiva.
LA STORIA
FACCIATA ANTERIORE |
L’accesso alla camera di manovra avveniva, come già detto, attraverso una porticina, tuttora esistente, sul lato interno della torre destra, ma il cortile fortificato interno, con la relativa controporta, non esiste più. Dal V sec. e almeno fino al XV, è attestata la concessione in appalto o la vendita a privati della riscossione del pedaggio per il transito attraverso la porta.
Nel 1217, quando cioè i pontefici, in pieno contrasto col Comune di Roma che tentava di resistere al potere dittatoriale della chiesa, che al contrario delle dittature romane non rispondeva nè al popolo nè al senato, aveva ormai accentrato il potere temporale sull'Urbe, riscuoteva tasse e imposte, esercitando altresì il controllo amministrativo sulle gabelle di quasi tutte le porte.
Nel 1217, quando cioè i pontefici, in pieno contrasto col Comune di Roma che tentava di resistere al potere dittatoriale della chiesa, che al contrario delle dittature romane non rispondeva nè al popolo nè al senato, aveva ormai accentrato il potere temporale sull'Urbe, riscuoteva tasse e imposte, esercitando altresì il controllo amministrativo sulle gabelle di quasi tutte le porte.
In quest'anno una bolla di papa Onorio III colui che per primo censì tutte le proprietà della Santa Sede per creare un più solido potere unificato sotto il potere del papa, con cui stabiliva che i proventi del pedaggio della porta venivano devoluti alla chiesa di S. Tommaso in Formis.
La porta fu chiusa per interramento prima dal re Ladislao di Napoli nel 1408, insieme alla splendida Porta Asinaria, durante l’occupazione della città, ma riaperta però quattro mesi dopo,
Nel 1467 venne emesso un bando per la vendita all’asta delle gabelle delle porte cittadine per un periodo di un anno. Il valore dell’accesso era cresciuto parecchio, perchè nel 1532 il prezzo della porta Latina era salito a ”120 fiorini, 10 salme di legna e 10 di fieno”, prezzo con cui papa Clemente VII la concesse in appalto a un certo Innocenzo Mancini.
La porta venne richiusa nel 1576 e nel 1656 a causa della peste, stavolta per ben 13 anni, finché il cardinal Giulio Gabrielli nel 1669 la fece riaprire, ma col tempo la via Latina perse d’importanza a favore del traffico della vicina via Appia Nuova, e così decadde anche la porta.
Pur con restauri nel XVII sec., testimoniati dagli stemmi dei papi Pio II, Urbano VIII e Alessandro VII, rimase definitivamente chiusa dal 1808.
La porta fu chiusa per interramento prima dal re Ladislao di Napoli nel 1408, insieme alla splendida Porta Asinaria, durante l’occupazione della città, ma riaperta però quattro mesi dopo,
Nel 1467 venne emesso un bando per la vendita all’asta delle gabelle delle porte cittadine per un periodo di un anno. Il valore dell’accesso era cresciuto parecchio, perchè nel 1532 il prezzo della porta Latina era salito a ”120 fiorini, 10 salme di legna e 10 di fieno”, prezzo con cui papa Clemente VII la concesse in appalto a un certo Innocenzo Mancini.
FACCIATA POSTERIORE |
Pur con restauri nel XVII sec., testimoniati dagli stemmi dei papi Pio II, Urbano VIII e Alessandro VII, rimase definitivamente chiusa dal 1808.
Soltanto in alcuni periodi dell’anno veniva ripristinato il passaggio attraverso la Porta Latina grazie alla sua vicinanza con la chiesa di San Giovanni: per il resto questo portale fu destinato a restare chiuso ed inutilizzato almeno fino al 1911.
Era bloccata anche nel settembre del 1870, data in cui i soldati italiani che operavano nei pressi di Porta Pia, non riuscirono ad aprirla. dopo essere riuscita a bloccare anche le truppe italiane che, nel settembre 1870, avevano tentato di aprire qui, prima ancora che a Porta Pia, una breccia.
Una mappa del 1748 evidenzia i seguenti punti nell'area:
Una mappa del 1748 evidenzia i seguenti punti nell'area:
1) Porta Latina,
2) S. Giovanni in Oleo,
3) S. Giovanni a Porta Latina.
Un'altra mappa del 1924 della stessa area mostra
1) Torre dell'Angelo,
2) fontana romana rinvenuti in Via Cesare Baronio,
3) Mausoleo dei Cessati Spiriti,
4) Tombe della Via Latina.
Nell'area della Porta il livello del suolo è aumentato a partire dal secolo XVIII: l'altezza dell'ingresso è più bassa e i resti del precedente edificio, cioè la tomba romana di Domiziano sotto la torre, sono meno evidenti.
VASI
Porta Latina, e chiesa di s. Giovanni Evangelista
"Prese un tal nome questa porta dalla Via, che porta al Lazio celebre provincia de' Romani, ed è antica, ne' mai ha mutato sito o nome, sebbene in oggi il Lazio dicesi Campania. Appresso a questa si vede la chiesa di s. Giovanni, che dagli Scrittori Ecclesiastici si dice ante portam latinam, la quale bisogna dire, che sia molto antica, mentre fu ristaurata da Adriano I. che fu del 772. Da prima fu collegiata, e però nel 1044. essendovi Arciprete un tale Giovanni, secondo altri, di Graziano, fu eletto Papa: indi vi stettero le monache Benedettine, e poi i frati Trinitarj scalzi; oggi però vi abitano i frati Minimi di s. Francesco di Paola.
A sinistra della divisata porta si vede una cappella rotonda dedicata al medesimo santo Evangelista, la quale si dice in oleo, perchè ivi fu posto nella caldaia di olio bollente, dalla quale egli uscì senza ricevere lesione alcuna. Fu rinnovata l'anno 1658. col disegno del Borromini, e si dice essere in essa li strumenti del martirio del Santo, e de' capelli e sangue sparso nella rasura del capo."
I depredamenti fuori porta
1570, 14 giugno. « Lìceutia effodiendi d. Horatio della Mora layco Neapelitane in vinea sua extra portam s. Sebastìanj, dummodo ab antiquitatibus, si quae extant.. » .
X cannarum spatìo distet «. (A. S. Vai Divers. temo 237, e. 68)
Così venne scavata e depredata la vigna sotto cui giacevano sicuramente le tombe dei romani seppelliti "fuori porta" come usava all'epoca, all'inizio delle strade consolari, perchè era proibito seppellire entro le mura e perchè la strada consolare permetteva di viaggiare in carrozza avendo il manto lastricato di basoli.
BIBLIO
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Latina all'Appia - BSR 76 -
Nell'area della Porta il livello del suolo è aumentato a partire dal secolo XVIII: l'altezza dell'ingresso è più bassa e i resti del precedente edificio, cioè la tomba romana di Domiziano sotto la torre, sono meno evidenti.
VASI
Porta Latina, e chiesa di s. Giovanni Evangelista
CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA |
A sinistra della divisata porta si vede una cappella rotonda dedicata al medesimo santo Evangelista, la quale si dice in oleo, perchè ivi fu posto nella caldaia di olio bollente, dalla quale egli uscì senza ricevere lesione alcuna. Fu rinnovata l'anno 1658. col disegno del Borromini, e si dice essere in essa li strumenti del martirio del Santo, e de' capelli e sangue sparso nella rasura del capo."
I depredamenti fuori porta
1570, 14 giugno. « Lìceutia effodiendi d. Horatio della Mora layco Neapelitane in vinea sua extra portam s. Sebastìanj, dummodo ab antiquitatibus, si quae extant.. » .
X cannarum spatìo distet «. (A. S. Vai Divers. temo 237, e. 68)
Così venne scavata e depredata la vigna sotto cui giacevano sicuramente le tombe dei romani seppelliti "fuori porta" come usava all'epoca, all'inizio delle strade consolari, perchè era proibito seppellire entro le mura e perchè la strada consolare permetteva di viaggiare in carrozza avendo il manto lastricato di basoli.
BIBLIO
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton & Compton - Roma - 1997 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Roma - Newton Compton Editori - 2007 -- Laura G. Cozzi - Le porte di Roma - F. Spinosi Ed. - Roma - 1968 -- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Latina all'Appia - BSR 76 -
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