ARCO DI DRUSO



L'ARCO DI UN ACQUEDOTTO

L'Arco di Druso, che si vede tuttora nella via di porta S. Sebastiano, era tutto di marmo e fu restaurato da Vespasiano. Secondo alcuni l'arco di Druso è null'altro che un fornice dell'acquedotto antoniniano, situato proprio all'inizio dell'Appia antica, di fronte alla Porta San Sebastiano, a Roma.

L'acquedotto Antoniniano, un ramo dell'Acqua Marcia, costruito da Caracalla nel 211‑216 d.c., passava effettivamente sopra l'arco ma la facciata in laterizio sulla sommità dell'arco sembra risalire a un periodo più tardo di Caracalla. L'arco non può essere identificato con quello di Drusus, in quanto parte dell'acquedotto, pertanto non un arco di trionfo, sebbene per secoli sia stato creduto tale, anche perchè troppo lontano dal Vicus Drusianus, ma per altri potrebbe anche essere l'Arco di Traiano della Region I.



ARCO DI DRUSO

STAMPA DEL 1748
"Tacito stabilisce l'Arco di Nerone Claudio Druso nell'Appia presso il Tempio di Marte Extramuraneo e l'essere costrutto di un sol fornice come si vede nelle medaglie di Claudio; lascio per altro che ognuno segua la sua opinione."

(Ridolfini Venuti Patrizio Cortonese 1763)

Secondo alcune fonti sarebbe stato eretto sull'Appia antica in onore di Druso maggiore, cioè Germanico, figlio di Livia e figlio adottivo di Augusto, nel 9 a.c., anno in cui fu eletto console.

Si pensa che da questo arco derivi il nome del Vicus Drusianus. Si tratterebbe pertanto di un arco trionfale poi usato per trasportare l'acquedotto di Caracalla, in direzione delle Terme di Caracalla, lungo la via Appia.



ARCUS RECORDATIONIS

Venne chiamato arco di Druso nel XVI sec., ma per molti studiosi si tratterebbe dell'Arcus Recordationis dell'Itinerario dei Pellegrini (dell'VIII sec.), una porta a cui si giungeva da diverse direzioni per i pellegrinaggi.
Era di marmo e adorno di trofei, a cavallo della via Appia, poco più a nord del punto di congiunzione con la via Latina.

LATO OPPOSTO
Solo per la sua collocazione all'ingresso della regina viarum l'arco fu successivamente abbellito e decorato; quel che rimane oggi sono due colonne poste su alto plinto che inquadrano la facciata rivolta verso l'esterno della città, e parte del timpano triangolare.

Agli inizi del V secolo, sotto l'imperatore Onorio, l'arco fu unito a Porta San Sebastiano, a scopo difensivo, per mezzo di due muraglioni di cui non è rimasto nulla.

Oggi resta solo la parte centrale dell'arco, perchè originariamente aveva un triplice fornice, costruito in travertino e rivestito di marmo sulla facciata, mentre ai lati era decorato con colonne gialle di prezioso marmo numidio, con marmo bianco alle basi e nei capitelli di stile composito. L'arco è alto m 7.21, profondo m 5.61.



OGGI

Resta difficile credere che l'arco sia stato tanto abbellito e curato con marmi di pregio solo perchè introduceva all'Appia, resta più credibile che fosse un arco di trionfo.

Del resto Augusto ebbe molto cara la figura di Germanico, tanto che si mormorò fosse figlio suo e di Livia. Nulla di più facile che il senato, per far piacere ad Ottaviano, abbia dedicato un arco di trionfo a Germanico che del resto aveva dimostrato di essere un valentissimo e generoso generale in battaglia.


BIBLIO

- Giuliano Malizia - Gli archi di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Silvio De Maria - Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana - L'Erma di Bretschneider - Roma 1988 -
- Andrew Pettinger - The Republic in Danger: Drusus Libo and the Succession of Tiberius - Oxford University Press - 2012 -
- Ridolfini Venuti Patrizio Cortonese - Accurata e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma - Presso Pietro Piale e Mariano De Romanis - 1824 -



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