HORTI LOLLIANI



PIAZZA DELLA REPUBBLICA - EX HORTI LOLLIANI

I romani chiamavano horti le domus dotate di un grande giardino, in latino hortus, costruite entro le mura urbane, ma in aree suburbane. Erano un luogo ideale per vivere isolati e nella tranquillità, senza però allontanarsi da Roma.

La parte più importante degli horti era la vegetazione, con boschetti, cespugli, pergolati e piante da siepe spesso con forme geometriche o di animali, secondo l'ars topiaria inventata proprio dai romani. Tra il verde si trovavano spesso padiglioni, porticati per passeggiare al riparo dal sole, fontane, terme, tempietti e statue, spesso repliche di originali greche. Il primo a lanciare la moda fu Lucullo, che si fece costruire una splendida dimora sul colle del Pincio, subito dopo seguito da Sallustio.



I GIARDINI DI LOLLIUS

La gens Lollia era di origine plebea, ma aveva avuto tribuni della plebe e poi consoli, per cui si erano arricchiti e avevano costruito degli splendidi giardini accanto alla propria domus romana. Questi giardini erano collocati sul Colle Esquilino, non lontano dall'attuale Stazione Termini.

All'inizio furono possesso privato della potente familia di Marcus Lollius Paulinus, generale romano e console nel 21 a.c., efficiente e leale collaboratore dell'imperatore Augusto che giustamente lo apprezzò e a cui dovette il successo della sua carriera.

Tuttavia nell'anno 1 a.c. Lollius fu incaricato da Augusto di accompagnare il suo erede designato Gaio Cesare in Oriente, ma perse la fiducia di Gaio, accusato di essersi fatto corrompere dai reali orientali. Gaio esaminate le prove lo cacciò dall'esercito e Lollio si tolse la vita in oriente assumendo del veleno nel 2 d.c..

Così gli Horti passarono agli eredi e sono stati scoperti, nel 1883, due cippi terminali presso Palazzo Massimo alle Terme che menzionano i giardini lolliani.

"Una enorme quantità di strutture e di materiali antichi fu scoperta a partire dal 1861, quando, per la costruzione della vecchia stazione, fu demolito il cosiddetto Monte della Giustizia, una collinetta artificiale di circa 15 m, formatasi nel Medioevo nel punto dove sono i resti della Porta Viminale. 

Oltre vari tratti delle Mura Serviane, fu allora scoperto un castello di divisione di età repubblicana: un piccolo edificio circolare in pietra gabina e travertino. Sul lato opposto della piazza, per la costruzione dell'ex Istituto Massimo furono scoperti in situ, nel 1883, due cippi di travertino con iscrizioni che indicano in questo luogo il limite degli Horti Lolliani, appartenuti a Lollia Paulina la rivale di Agrippina"

(Filippo Coarelli - Guide Archeologiche Laterza - Roma)



LA PERDITA DEGLI HORTI

Si pensa che il trasferimento della proprietà degli Horti Lolliani alla proprietà imperiale sia accaduto parecchi anni dopo il consolato di Lollio, nel 49 d.c, quando Lollia Paulina, figlia o nipote di Lollius e moglie di Memmio Regolo, console suffetto nel 31 d.c., già entrata in possesso di cotanta fortuna, venne obbligata dall'imperatore Caligola a divorziare dal marito e a diventare sua moglie.

IN ROSSO LA POSIZIONE DEGLI HORTI LOLLIANI
(INGRANDIBILE)
Caligola se ne era invaghito a causa della sua notevole bellezza, molto lodata dai poeti e dai cortigiani, accompagnata da grande eleganza e sfarzo di gioielli che certamente non la facevano passare inosservata, ma il matrimonio durò solo sei mesi, dopodiché l'imperatore la  ripudiò.

Allora Lollia, in cerca a sua volta di potere cercò poi di sedurre l'imperatore Claudio, ma la rivale Agrippina la fece accusare di magia nera, venne condannata, le vennero confiscati i suoi beni, fu mandata in esilio e infine, come narra Tacito, costretta a suicidarsi per ordine di Agrippina, che divenne così padrona incontestata degli splendidi giardini lolliani.

In seguito l'imperatore Adriano cederà i giardini lolliani, che si estendevano sull'Esquilino e sul Viminale, alle figlie di Matidia, sorella di Vibia Sabina, la moglie dell'imperatore.


BIBLIO

- Eugenio La Rocca - Horti Romani - atti del convegno, Roma 1995 con Maddalena Cima - Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma - L'Erma di Bretschneider - Roma - 1998 -
- Maddalena Cima e Eugenio La Rocca (a cura di) - Le tranquille dimore degli dei - catalogo della mostra (Roma, maggio-settembre 1986) - Venezia -
- Giuseppe Lugli - Horti - a cura di Ettore De Ruggiero - Dizionario epigrafico di antichità romane III - 1922 -
- Danila Mancioli - Gli horti dell'antica Roma - a cura di Giuseppina Pisani Sartorio e Lorenzo Quilici - Roma Capitale - 1870-1911 - L'archeologia in Roma Capitale fra sterro e scavo - Venezia - Marsilio - 1983 -



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