IL GIGANTE
La statua, in bronzo dorato, chiamata “Colosso di Nerone”, in quanto un tempo raffigurante l’imperatore nelle sembianze di un Dio, fu progettata e costruita dallo scultore Zenòdoro, di origini greche, nella I metà del I sec. d.c..
Essa era alta oltre 100 “piedi” , ovvero 110 piedi secondo Plinio il Vecchio, 120 secondo Svetonio o 102 secondo il “Cronografo” del 354 d.c., che era un calendario illustrato, opera di Furio Dionisio Filocalo. Considerando che il “piede romano” equivaleva a 29,64 cm ne consegue che la statua era alta tra i 30 e i 35 m, pertanto altissima. Un colosso appunto, equiparabile a quello di Rodi, che sembra fosse alto circa 32 m.
A dirla tutta secondo Plinio la statua era alta 35 metri, senza tenere conto del piedistallo, rivestito anch'esso di bronzo, che era alto circa 11 metri, per un totale di 46 metri di altezza. Un'immenso sfavillio di bronzo dorato visibile da molti luoghi dell'Urbe, tenendo conto che il luogo era depresso prima e dopo la costruzione dell'anfiteatro.
POSIZIONE ORIGINALE DEL COLOSSUS (in rosso) |
Il gigante di bronzo raffigurava l'imperatore che, nella mano destra, reggeva una sfera d'argento rappresentante alcuni dicono la terra, cioè il mondo, anche se in genere la sfera d'argento era la luna, e nella sinistra una spada, segno di dominio, mentre sul capo aveva una corona di raggi.
Ma ai tempi di Nerone non c'era ancora il Colosseo, bensì un lago ove si specchiava la statua di bronzo dorato del Colosso neroniano. Si dice che la statua fosse così grande che dentro accoglieva una scala che correva a chiocciola fino su, sino a sbucare nella sfera d'argento, ma sicuramente era solo leggenda.
L'immagine della statua ci è pervenuta attraverso monete romane dell’epoca di Tito e di Gordiano III, (225 - 244 d.c.) quest'ultimo, che raffigura il Colosseo, nel quale è in corso un combattimento tra animali; sulla sinistra del Colosseo si possono riconoscere la fontana della Meta Sudans e, alle sue spalle, il busto del Colosso di Nerone; sulla destra si riconoscono i portici.
Secondo altri la corona di raggi non c'era sotto Nerone, e l'imperatore non s'era fatto ritrarre come Helios, bensì si fece semplicemente autoritrarre. Fu l'imperatore Vespasiano (9 - 79 d.c.) che fece sostituire, subito dopo la morte di Nerone, la testa della statua con quella del "Dio Sole", su cui pose una corona di sette raggi (ogni raggio misurava dodici piedi di lunghezza, quindi oltre 3 metri e mezzo).
L'Anfiteatro Flavio, per la vicinanza del Colosso Neroniano, nell’VIII sec. prese il nome di "Colosseo", e sull’origine del nome si sono fatte ipotesi svariate: che derivasse solo dalle proporzioni "colossali" dello stadio, o che per la vicinanza del Colosso di Nerone, avrebbero detto "ad Colossum eo" cioè “vado al Colosso”, oppure deriverebbe dall'antico "Collis Isei", il tempio di Iside situato sul vicino Colle Oppio.
Una storia cristiana narrava invece che i sacerdoti del Sole, che vivevano nel monastero del "tempio", obbligassero gli stranieri in visita a venerare la statua del Sole, e avendo imprigionato dei diavoli dentro alcune statue del tempio, questi facevano muovere gli occhi dei simulacri e parlavano dalle loro bocche.
I sacerdoti portavano allora i pellegrini spaventati davanti alla statua del Dio Sole, chiedendo: “Colis eum?”, ovvero “Lo adori?”. Da qui sarebbe nato il nome Colosseo.
Questa storia era narrata come vera, del resto moltissime storie di santi e miracoli erano invenzioni che miravano soprattutto a porre in chiave diabolica la precedente religione.
"Finchè sta in piedi il Colosseo, sta in piedi anche Roma; quando cade il Colosseo cade anche Roma. Quando cade Roma, cade il Mondo"
Questa antica profezia redatta da Beda il Venerabile (Britannia, VI sec. d.c.) si riferisce non all'Anfiteatro Flavio che ancora non era chiamato "Colosseo", perchè fu nominato così nel sec. VIII bensì alla statua colossale di Nerone che all'epoca dello studioso stava ancora in piedi davanti al monumento. Può darsi, ma allora la statua si chiamava Colosso o Colosseo?
TEMPIO DI VENERE E ROMA
Il tempio, che fu l’ultimo edificio di culto pagano sorto sulla Velia, venne eretto su un terrazzamento artificiale di 145 x 100 m, che inglobava le strutture servite al vestibolo della Domus Aurea. Ma qui era collocato il Colossus Neronis, la gigantesca statua in bronzo dorato che fu dunque necessariamente spostata da Adriano, sotto la direzione dell’architetto Demetriano, presso il fianco dell’Anfiteatro Flavio.
Per farlo, non coricandola ma trasportandola in posizione verticale, l'imperatore dovette impiegare ben 24 elefanti che tiravano la pedana dove era imbracata in piedi la statua avvolta da un incastellamento di legno.
L'incendio della Domus Aurea danneggiò il colosso che fu restaurato da Vespasiano, che lo convertì in una rappresentazione del dio Sole. Il 6 giugno il Colosso veniva incoronato, cioè addobbato, con ghirlande di fiori.
Il Colosso, una volta sistemato nei pressi dell’Anfiteatro Flavio, poggiò su un basamento di laterizio rivestito probabilmente di marmo, come da resti scoperti recentemente, o di bronzo, come attestano alcune fonti piuttosto autorevoli.
Infatti tra il Colosseo e il Tempio di Venere e Roma è situata una area quadrata di metri 7,5 di lato posta dove un tempo era il basamento della statua di Nerone. Oggi è stato portato alla luce l’antico basamento di tufo sul quale era collocata la statua. L'ultima citazione del colosso è nel Cronografo del 354 d.c.. Oggi nulla rimane del Colosso di Nerone tranne le sopraddette fondamenta del basamento vicino al Colosseo.
Approfondimenti: TEMPIO DI VENERE E ROMA
LE MUTAZIONI
Alcune monete neroniane presentano la figura dell'imperatore in una posa e con degli attributi molto simili a quelli del Colosso. Le monete o medaglioni del III sec. che ritraggono il Colosseo, mostrano anche una statua ma molto più distante di come si presentava ai tempi di Nerone.
Il Colosso mutò “fisionomia” diverse volte, assumendo, volta per volta, i lineamenti dell'imperatore di turno. Il ricordo di Nerone era inviso a molti e Vespasiano trasformò il colossale Nerone-Sol/Helios in un generico Helios-Sol, togliendo il ritratto del predecessore, aggiungendovi uno scettro-verga, che era il suo simbolo e spogliandolo della toga imperiale.
Ma neanche un secolo dopo Adriano, Caracalla (o Commodo, secondo altri) gli fece adattare i lineamenti ai propri, togliendo la raggiera ed aggiungendovi una clava ed una pelle di leone, per cui stavolta il Colosso diventò Ercole. Ma l’ultima versione della statua volle rappresentare il Dio Sole, con la vistosa raggiera attorno alla testa.
Ultima modifica apportata all'opera e testimoniata su tondello avvenne sotto Gordiano III in occasione dei lavori di restauro effettuati all'Anfiteatro Flavio e documentati da un altro medaglione bronzeo emesso tra il 243 e il 244 d.c.:
D/ IMP GORDIANVS PIVS FELIX AVG., busto laureato, drappeggiato e corazzato a sinistra, tiene uno scudo decorato con quadriga e una lancia.
Nel Rovescio poi di una moneta costantiniana la statua è di nuovo visibile, nuovamente nuda, con il timone, simbolo dell'imperatore che guida lo Stato, al posto della verga solare. Si ritiene pertanto, per i recenti studi, che l'opera pote sopravvivere fino ai primi tempi dell'alto medioevo grazie all'intervento di Costantino che vi fece applicare la sua effige, impedendone la distruzione da parte dei cristiani.
LA DISTRUZIONE
È possibile che sia stato distrutto nel Sacco di Roma (410), oppure caduto in un terremoto che Roma subì nel V sec., ed il suo metallo riutilizzato. Secondo altri il Colosso, ancora integro nel V° secolo d.c., venne fuso da Papa Gregorio Magno (540 - 604 d.c.), che non sopportando la presenza del Dio pagano, lo fece smontare e fondere. Ma se nell'VIII l'anfiteatro Flavio venne chiamato Colosseo in base al Colosso, quest'ultimo doveva ancora esistere.
Il baldacchino barocco che sovrasta l'altare all'interno di San Pietro in Vaticano ha le colonne realizzate in bronzo. E' documentato che questo bronzo venne ottenuto dalla fusione di varie statue e aurighe romane, autentici capolavori che sovrastavano i principali archi di trionfo presso i fori imperiali (Tito, Settìmio Severo, Costantino etc.).
Per un approfondimento:
L'immagine della statua ci è pervenuta attraverso monete romane dell’epoca di Tito e di Gordiano III, (225 - 244 d.c.) quest'ultimo, che raffigura il Colosseo, nel quale è in corso un combattimento tra animali; sulla sinistra del Colosseo si possono riconoscere la fontana della Meta Sudans e, alle sue spalle, il busto del Colosso di Nerone; sulla destra si riconoscono i portici.
Secondo altri la corona di raggi non c'era sotto Nerone, e l'imperatore non s'era fatto ritrarre come Helios, bensì si fece semplicemente autoritrarre. Fu l'imperatore Vespasiano (9 - 79 d.c.) che fece sostituire, subito dopo la morte di Nerone, la testa della statua con quella del "Dio Sole", su cui pose una corona di sette raggi (ogni raggio misurava dodici piedi di lunghezza, quindi oltre 3 metri e mezzo).
Sopra una parte dei portici furono fatte edificare, fra il 79 e l’81 d.c., dal figlio di Vespasiano, Tito, le omonime Terme, delle quali sporgono alcuni pilastri di mattoni dalla scarpata che sovrasta oggi l’ingresso della metropolitana. Poco più oltre, sui resti della Domus Aurea, furono realizzate le Terme di Traiano (53 - 117 d.c.).
IL COLOSSEO
Una storia cristiana narrava invece che i sacerdoti del Sole, che vivevano nel monastero del "tempio", obbligassero gli stranieri in visita a venerare la statua del Sole, e avendo imprigionato dei diavoli dentro alcune statue del tempio, questi facevano muovere gli occhi dei simulacri e parlavano dalle loro bocche.
I sacerdoti portavano allora i pellegrini spaventati davanti alla statua del Dio Sole, chiedendo: “Colis eum?”, ovvero “Lo adori?”. Da qui sarebbe nato il nome Colosseo.
Questa storia era narrata come vera, del resto moltissime storie di santi e miracoli erano invenzioni che miravano soprattutto a porre in chiave diabolica la precedente religione.
Nei "Mirabilia Urbis Romae", una raccolta di racconti con una certa inventiva, di autori stranieri suggestionati dalle meraviglie della città narrarono varie leggende su Roma, e tra queste il "Tempio del Sole", vale a dire il Colosseo che stava a fianco al Dio Sole. Da questo evidentemente derivò la fantasiosa leggenda cattolica.
Questa antica profezia redatta da Beda il Venerabile (Britannia, VI sec. d.c.) si riferisce non all'Anfiteatro Flavio che ancora non era chiamato "Colosseo", perchè fu nominato così nel sec. VIII bensì alla statua colossale di Nerone che all'epoca dello studioso stava ancora in piedi davanti al monumento. Può darsi, ma allora la statua si chiamava Colosso o Colosseo?
TEMPIO DI VENERE E ROMA
Il tempio, che fu l’ultimo edificio di culto pagano sorto sulla Velia, venne eretto su un terrazzamento artificiale di 145 x 100 m, che inglobava le strutture servite al vestibolo della Domus Aurea. Ma qui era collocato il Colossus Neronis, la gigantesca statua in bronzo dorato che fu dunque necessariamente spostata da Adriano, sotto la direzione dell’architetto Demetriano, presso il fianco dell’Anfiteatro Flavio.
Per farlo, non coricandola ma trasportandola in posizione verticale, l'imperatore dovette impiegare ben 24 elefanti che tiravano la pedana dove era imbracata in piedi la statua avvolta da un incastellamento di legno.
L'incendio della Domus Aurea danneggiò il colosso che fu restaurato da Vespasiano, che lo convertì in una rappresentazione del dio Sole. Il 6 giugno il Colosso veniva incoronato, cioè addobbato, con ghirlande di fiori.
Il Colosso, una volta sistemato nei pressi dell’Anfiteatro Flavio, poggiò su un basamento di laterizio rivestito probabilmente di marmo, come da resti scoperti recentemente, o di bronzo, come attestano alcune fonti piuttosto autorevoli.
Infatti tra il Colosseo e il Tempio di Venere e Roma è situata una area quadrata di metri 7,5 di lato posta dove un tempo era il basamento della statua di Nerone. Oggi è stato portato alla luce l’antico basamento di tufo sul quale era collocata la statua. L'ultima citazione del colosso è nel Cronografo del 354 d.c.. Oggi nulla rimane del Colosso di Nerone tranne le sopraddette fondamenta del basamento vicino al Colosseo.
Approfondimenti: TEMPIO DI VENERE E ROMA
Alcune monete neroniane presentano la figura dell'imperatore in una posa e con degli attributi molto simili a quelli del Colosso. Le monete o medaglioni del III sec. che ritraggono il Colosseo, mostrano anche una statua ma molto più distante di come si presentava ai tempi di Nerone.
LE PROPORZIONI |
Ma neanche un secolo dopo Adriano, Caracalla (o Commodo, secondo altri) gli fece adattare i lineamenti ai propri, togliendo la raggiera ed aggiungendovi una clava ed una pelle di leone, per cui stavolta il Colosso diventò Ercole. Ma l’ultima versione della statua volle rappresentare il Dio Sole, con la vistosa raggiera attorno alla testa.
Ultima modifica apportata all'opera e testimoniata su tondello avvenne sotto Gordiano III in occasione dei lavori di restauro effettuati all'Anfiteatro Flavio e documentati da un altro medaglione bronzeo emesso tra il 243 e il 244 d.c.:
D/ IMP GORDIANVS PIVS FELIX AVG., busto laureato, drappeggiato e corazzato a sinistra, tiene uno scudo decorato con quadriga e una lancia.
Nel Rovescio poi di una moneta costantiniana la statua è di nuovo visibile, nuovamente nuda, con il timone, simbolo dell'imperatore che guida lo Stato, al posto della verga solare. Si ritiene pertanto, per i recenti studi, che l'opera pote sopravvivere fino ai primi tempi dell'alto medioevo grazie all'intervento di Costantino che vi fece applicare la sua effige, impedendone la distruzione da parte dei cristiani.
LA DISTRUZIONE
Ma c'è una cosa che fa pensare: nel Colosseo fra i blocchi di travertino ci sono migliaia di buchi quadrati, dovuti a Maffeo Barberini, ovvero papa Urbano VII, che fece porre dei bracieri in modo da arroventare le grappe di bronzo che univano quei blocchi e recuperarne il bronzo. All'epoca i Papi disprezzavano ogni costruzione romana in quanto pagana, e fecero il possibile per cancellarne le tracce.
Che privo delle grappe che univano le pietre, il Colosseo potesse cadere non era considerato un male (anche se i Romani erano talmente abili che l'anfiteatro rimase in piedi senza grappe), tanto più che da tempo era iniziata la sua devastazione nelle sue statue, ben ottanta, che si dice fossero anch'esse in bronzo dorato, il che spiegherebbe la loro completa scomparsa in quanto fuse, insieme ai suoi blocchi di travertino e pure ai suoi mattoni.
Il metallo del Colosso si sa ad esempio che fu usato dal Papa per la produzione dei Cannoni di Castel Sant'Angelo. Il bronzo era un materiale prezioso perchè permetteva di costruire bombarde e cannoni, e nel regno pontificio non vi erano giacimenti di stagno e rame che già ai tempi dei romani dovevano essere importati dalla penisola Iberica. Per secoli in italia lo si è riciclato dagli unici giacimenti disponibili: i monumenti e le opere d'arte romane.
COLOSSUS RITRATTO SU UNA MONETA DI EPOCA NERONIANA (a destra) |
Il metallo del Colosso si sa ad esempio che fu usato dal Papa per la produzione dei Cannoni di Castel Sant'Angelo. Il bronzo era un materiale prezioso perchè permetteva di costruire bombarde e cannoni, e nel regno pontificio non vi erano giacimenti di stagno e rame che già ai tempi dei romani dovevano essere importati dalla penisola Iberica. Per secoli in italia lo si è riciclato dagli unici giacimenti disponibili: i monumenti e le opere d'arte romane.
Il baldacchino barocco che sovrasta l'altare all'interno di San Pietro in Vaticano ha le colonne realizzate in bronzo. E' documentato che questo bronzo venne ottenuto dalla fusione di varie statue e aurighe romane, autentici capolavori che sovrastavano i principali archi di trionfo presso i fori imperiali (Tito, Settìmio Severo, Costantino etc.).
Per un approfondimento:
- LE CALCINARE DI ROMA
- DEVASTAZIONE PRO CHIESE 1
- DEVASTAZIONE PRO CHIESE 2
I PRESUNTI RESTI
Recenti restauri sul colosso bronzeo hanno infine mostrato tracce di rifacimenti sullo stesso che farebbero pensare di essere di fronte ad una statua bronzea di I sec. d.c., pertanto potrebbe essere addirittura di Cesare o di Augusto, riutilizzata nei secoli successivi da vari imperatori.
- DEVASTAZIONE PRO CHIESE 1
- DEVASTAZIONE PRO CHIESE 2
I PRESUNTI RESTI
Secondo altre fonti nell'XI sec. fu papa Silvestro che fece fondere la statua e ne conservò solamente tre parti, oggi riconosciute nei bronzi del presunto colosso di Costantino, conservati ai Musei Capitolini. Questi frammenti furono esposti davanti alla Basilica Lateranense, posti su due colonne, ad indicare il trionfo del papato. Ciò avvenne intorno al 1200, ma l'iconografia è quella della fase finale dell'impero costantiniano, subito dopo il 330 d.c.
Se ne sono eseguite moltissime ricostruzioni, sia grafiche che virtuali, ma spesso invece dell'aspetto originario, mostrano la statua già modificata dai successori di Nerone e con una certa fantasia.
La colossale testa conservata nei musei capitolini misura 177 cm, la mano e il globo 150 cm. Questi resti dell'imponente statua bronzea furono ritrovati al Laterano e donati da Sisto IV nel 1471 insieme ad altri famosissimi bronzi tra i quali la Lupa Capitolina, tutti visibili nell'Esedra del Palazzo dei Conservatori, a pochi passi dalla statua equestre originale di Marco Aurelio.
La statua in origine era in posizione stante e doveva raggiungere un'altezza di 10-12 metri. Nella mano sinistra protesa in avanti aveva il globo, al quale è stato aggiunto il puntale solo in epoca moderna.
Una recente ricerca identifica le parti di statua colossale di Costantino con quella di Nerone, basandosi soprattutto su tre elementi:
Se ne sono eseguite moltissime ricostruzioni, sia grafiche che virtuali, ma spesso invece dell'aspetto originario, mostrano la statua già modificata dai successori di Nerone e con una certa fantasia.
IL COLOSSO DI COSTANTINO |
La statua in origine era in posizione stante e doveva raggiungere un'altezza di 10-12 metri. Nella mano sinistra protesa in avanti aveva il globo, al quale è stato aggiunto il puntale solo in epoca moderna.
Una recente ricerca identifica le parti di statua colossale di Costantino con quella di Nerone, basandosi soprattutto su tre elementi:
- Capigliatura a fitte ciocche arcuate tipica dell’età giulio-claudia. In età costantiniana fu aggiunta una fila di riccioli a chiocciola (a mezza fronte) comune in quest’ultima epoca.
- Parte posteriore della testa con lunghe ciocche sinuose, tipiche della ritrattistica neroniana.
- A livello del collo, sotto le orecchie, si notano delle saldature dovute alla probabile sostituzione del ritratto precedente.
Per contro le misure presunte della statua di Costantino non coincidono con quelle maggiori descritte da Plinio (35 metri di altezza) ma l’errore può esser dovuto ad una misurazione della statua stessa assieme al basamento marmoreo. Dimenticano però che Plinio dichiarò il basamento alle misure del Colosso, che avrebbe altrimenti superato i 40 m.
Recenti restauri sul colosso bronzeo hanno infine mostrato tracce di rifacimenti sullo stesso che farebbero pensare di essere di fronte ad una statua bronzea di I sec. d.c., pertanto potrebbe essere addirittura di Cesare o di Augusto, riutilizzata nei secoli successivi da vari imperatori.
IL COLOSSO di Aldo Aymonino
Roma 1982-1984
L’idea di un progetto sul luogo del Colosso nacque da un incontro con il sovrintendente archeologico Adriano La Regina con Aldo Aymonino, Sandro Giulianelli e Maria Luisa Tugnoli.
Carlo Aymonino venne incaricato di pensare ad una nuova costruzione sull’area recuperata delle fondamenta del Colosso, un quadrato di 15 x 15 m; la struttura sarebbe diventata elemento di raccordo visivo e di completamento volumetrico tra il Colosseo, il Tempio di Venere e Roma, lo stesso ruolo che nell’antichità svolgeva il Colosso.
Le uniche testimonianze dell’antica statua sono immagini impresse su monete e descrizioni letterarie. La distruzione del Colosso viene attribuita da Maestro Gregorio a papa Gregorio Magno in quanto rappresentazione del Sole o di Roma: “girava continuamente e con moto uguale al Sole e tenendo gli occhi sempre rivolti verso l’astro.”
La prima idea di progetto è quella di un monolite di marmo a base quadrata di 15 x 15 m e alto 36 m, spaccato in un angolo a 45 gradi da uno stretto passaggio contenente all’interno una scala scavata nel materiale marmoreo e conducente ad un belvedere superiore dal quale è possibile ammirare i Fori, la vicinanza del Colosseo, i ruderi del Colle Oppio. Il percorso va rastremandosi verso l’alto per alleggerire il monolite.
Passaggio successivo è lo svuotamento del monolite, mantenendo comunque sui lati sud e ovest due pareti in blocchi di marmo di due metri di spessore, con una piccola porta sul lato ovest al piano terreno ed una finestra di affaccio al culmine della parete sud.
Nello spazio interno si collocano i percorsi verticali, l’ascensore e la scala a chiocciola. La terrazza panoramica in alto si affaccia sui lati nord e sud. La memoria dell’immagine del Colosso viene rappresentata a bassorilievo, formata dai massi della parete sud, la faccia appare a tutto tondo nel belvedere, il braccio destro lo si legge nel fianco dando l’idea di una prigione.
Commento:
Ma perchè non rifare invece il Colosso? Troppo costoso, troppo difficile, troppo scontato? Sicuramente sarebbero venuti a vederlo da ogni parte del mondo, perchè molti architetti moderni sanno rappresentare un'idea delle cose, ma i Romani sapevano fare le cose.
BIBLIO
- Plinio il vecchio - Storia naturale - XXXIV -
- Svetonio - Vite dei dodici Cesari - "Nerone" - 31 -
L’idea di un progetto sul luogo del Colosso nacque da un incontro con il sovrintendente archeologico Adriano La Regina con Aldo Aymonino, Sandro Giulianelli e Maria Luisa Tugnoli.
Le uniche testimonianze dell’antica statua sono immagini impresse su monete e descrizioni letterarie. La distruzione del Colosso viene attribuita da Maestro Gregorio a papa Gregorio Magno in quanto rappresentazione del Sole o di Roma: “girava continuamente e con moto uguale al Sole e tenendo gli occhi sempre rivolti verso l’astro.”
La prima idea di progetto è quella di un monolite di marmo a base quadrata di 15 x 15 m e alto 36 m, spaccato in un angolo a 45 gradi da uno stretto passaggio contenente all’interno una scala scavata nel materiale marmoreo e conducente ad un belvedere superiore dal quale è possibile ammirare i Fori, la vicinanza del Colosseo, i ruderi del Colle Oppio. Il percorso va rastremandosi verso l’alto per alleggerire il monolite.
Passaggio successivo è lo svuotamento del monolite, mantenendo comunque sui lati sud e ovest due pareti in blocchi di marmo di due metri di spessore, con una piccola porta sul lato ovest al piano terreno ed una finestra di affaccio al culmine della parete sud.
Nello spazio interno si collocano i percorsi verticali, l’ascensore e la scala a chiocciola. La terrazza panoramica in alto si affaccia sui lati nord e sud. La memoria dell’immagine del Colosso viene rappresentata a bassorilievo, formata dai massi della parete sud, la faccia appare a tutto tondo nel belvedere, il braccio destro lo si legge nel fianco dando l’idea di una prigione.
Commento:
Ma perchè non rifare invece il Colosso? Troppo costoso, troppo difficile, troppo scontato? Sicuramente sarebbero venuti a vederlo da ogni parte del mondo, perchè molti architetti moderni sanno rappresentare un'idea delle cose, ma i Romani sapevano fare le cose.
BIBLIO
- Plinio il vecchio - Storia naturale - XXXIV -
- Svetonio - Vite dei dodici Cesari - "Nerone" - 31 -
- Svetonio, Vite dei dodici Cesari, - "Vespasiano" - 18 -
- Plinio il vecchio - Historia Augusta - Commodo - 17 -
- Plinio il vecchio - Historia Augusta - Adriano - 19 -
- Cassio Dione - Historia Romana libri - LXIII -
- Tacito - Annales -
- Eugen Cizek - La Roma di Nerone - Milano - Ed.Garzanti - 1986 -
- Philipp Vandenberg - Nerone - Milano - Rusconi - 1984 -
- Cassio Dione - Historia Romana libri - LXIII -
- Tacito - Annales -
- Eugen Cizek - La Roma di Nerone - Milano - Ed.Garzanti - 1986 -
- Philipp Vandenberg - Nerone - Milano - Rusconi - 1984 -
Grazie! interessantissimo
ReplyDeleteCiao autore. Ho una domanda per te. Hai scritto: Il baldacchino barocco che sovrasta l'altare all'interno di San Pietro in Vaticano ha le colonne realizzate in bronzo. E' documentato che questo bronzo venne ottenuto dalla fusione di varie statue e aurighe romane, autentici capolavori che sovrastavano i principali archi di trionfo presso i fori imperiali (Tito, Settìmio Severo, Costantino etc.). Per favore, dimmi la fonte di queste informazioni.
ReplyDeleteLei sostiene che tutte le sculture dell'antichità furono distrutte. Allora perché la Lupa Capitolina non si è sciolta? Perché sono state conservate le sculture di Apollo Belvedere e Laocoonte?
ReplyDeleteScusate, ma chi ha scritto queste cose??
ReplyDelete"Il metallo del Colosso si sa ad esempio che fu usato dal Papa per la produzione dei Cannoni di Castel Sant'Angelo. Il bronzo era un materiale prezioso perchè permetteva di costruire bombarde e cannoni, e nel regno pontificio non vi erano giacimenti di stagno e rame che già ai tempi dei romani dovevano essere importati dalla penisola Iberica." Stiamo parlando del Colosso che è stato distrutto forse nel V, VI secolo o giù di lì e la polvere da sparo è arrivata in Europa secoli e secoli dopo. Per cortesia, non scriviamo imprecisioni così madornali.
Il colosseo è stato distrutto nel V VI secolo? In quell'epoca era ancora largamente intatto. Il Colosseo è stato letteralmente smontato dal papato, soprattutto dal 1440 al 1770, periodo di grande riutilizzo di materiali per chiese e fiorire di calcinare. Ci sono un infinità di documenti del vaticano che attestano la realizzazione di svariate calcinare intorno al colosseo per usarne i materiali, fu quello il periodo in cui una larga parte del colosseo venne distrutta.
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