L'EDICOLA DI VESTA |
Goethe "Qui ogni pietra ha il suo nome. Qui ogni rovina ha la sua gloria."
LE AEDICOLE
Mentre nei tempi più antichi le cerimonie religiose si svolgevano nel bosco sacro, il lucus, successivamente gli succedette la Aedicola, cioè un piccolo aedes, una piccola area sacra, con edicole a tempietto, con arco tondo o acuto, con un paio di colonne e un'immagine sacra.
Si trovava in campagna agli incroci o bivii delle strade, ma anche nei paesi e soprattutto in città, nei crocicchi delle vie, o sulle insule, un'usanza che il cristianesimo adotterà con le cosiddette "Madonnelle".
SINIS. TEMPIO DI VESTA - DES. EDICOLA DI VESTA FORO ROMANO |
L'edicola si sviluppò a Roma prendendo spunto dall'architettura greca, sintetizzando la facciata del tempio con un piccolo timpano o frontone sorretto da due colonne. Poteva essere una struttura a sé stante, oppure poggiata ad un'insula o a un edificio pubblico, con una nicchia ricavata nella parete, munita di frontone, colonne e statua o mosaico sacro.
Le edicole più piccole venivano di solito scolpite in un solo pezzo, le più grandi venivano edificate in varie parti con rivestimenti o meno. Talvolta l'immagine sacra era semplicemente dipinta.
Il termine italiano edicola deriva dal latino aedicula, una sorta di "tempietto", che in origine veniva edificato come un tempio in miniatura, che ospitava la statua o la raffigurazione di una divinità, poi si esemplificò e si diffuse.
Le edicole, destinate ad ospitare le immagini di culto, venivano spesso collocate fuori dai templi, nei crocicci o nelle biforcazioni delle strade o comunque sull'incontro di strade, al punto che spesso diventavano indicazione per la località e le vie.
L'AEDICOLA DI VESTA PRESSO LA CASA DELLE VESTALI
RICOSTRUZIONE DELL'EDICOLA DI VESTA PALATINA |
La funzione di questa costruzione non è stata chiarita; forse era un santuario posto in corrispondenza di incroci di strade, secondo alcuni luoghi pericolosi preposti alle divinità infernali e quindi con funzioni di scaramanzia e protezione; questa opinione deriva dal fatto che proprio davanti alla Casa delle Vestali la Via Sacra incrocia con una piccola via, il vicus Vestae.
Sembra tuttavia poco probabile, perchè l'edicola, i cui bolli sui mattoni la collocano all'epoca di Adriano, sembra fosse di epoca molto più antica, probabilmente distrutta e ricostruita o restaurata più volte. Poiché il tempio vero e proprio era sprovvisto di simulacro, si pensa che la statua di Vesta fosse collocata proprio qui.
L'EDICOLA DI VESTA PALATINA
Sembra che una seconda edicola di Vesta, in realtà un piccolo tempio, fosse stata edificata sul palatino ad opera di Augusto, come risulta da un bassorilevo rivenuto a Sorrento ed ora conservato in un museo sempre a Sorrento. sembra che il tempio (secondo alcuni tondo, secondo altri rettangolare), giacesse circonato da un minuscolo laghetto, che fronteggiasse il tempio di Apollo e il portico delle biblioteche. Nel tempio stava la statua gigantesca della Dea in trono, ammantata e velata, con lo scettro nella sinistra e la patera nella destra.
APOLLO FEMMINEO RITROVATO NEL TEMPIO DI APOLLO |
Non a caso per gli Egizi era di cattivo augurio scendere dal letto con il piede destro, mentre per i romani, razionali e destrimani, portava la malasorte scendere col piede sinistro. Ciò rivela che la statua di Vesta nell'aedicola palatina fosse o antichissima o una copia di essa.
Il fatto che il tempietto fosse circondato dall'acqua ne rivela un altro aspetto tradizionale di Grande Madre, ma non si esclude che fosse soprattutto una protezione, perchè in questo santuario augusto aveva fatto portare il Palladio coi suoi tesori.
Il terreno su cui erano edificati il tempio di Apollo, il porticato delle biblioteche e l'Aedicola di Vesta apparteneva ad Augusto, che non solo era un accentratore, ma voleva presso di sé tutti i simboli della tradizione della Roma antica, perchè ridava ai romani gli antichi valori a cui egli stesso, in qualità di pronipote naturale di Cesare, era portatore, quale discendente della Dea Venere e del troiano Enea.
Quale figlio adottivo di Cesare, doveva sanarne la distanza e sottolinearne la linea di discendenza carnale per divinizzarsi dopo aver divinizzato Cesare. Il che dimostra quanto fosse ancora potente l'antica Dea, tanto è vero che le uniche sacerdotesse sopravvissute agli antichi culti erano le Vestali, obbligate a una vita monacale ma anche ricche di privilegi, e tanto è vero che Augusto sentì il bisogno di inserire Vesta come Dea tutelare accanto alla sua reggia.
BIBLIO
- Carandini - Il fuoco sacro di Roma. Vesta, Romolo, Enea, Roma-Bari, Laterza, 2015 -
- Giacomo Boni - Le recenti esplorazioni nel sacrario di Vesta - Roma - Accademia dei lincei - 1900 -
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Aedes vestae - 1900 -
- Robert Maxwell Ogilvie - The Romans and their gods in the age of Augustus - 1970 -
- R. Bloch - La religione romana - Le religioni del mondo classico - Laterza - Bari - 1993 -
- Robert Maxwell Ogilvie - The Romans and their gods in the age of Augustus - 1970 -
- R. Bloch - La religione romana - Le religioni del mondo classico - Laterza - Bari - 1993 -
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