MAUSOLEO DI COTTA - ROTUNNO



Al VI miglio della Via Appia antica è visibile il monumento Casal Rotondo così chiamato poiché nella parte soprastante vi fu edificato in epoca posteriore un piccolo casale che utilizzava le mura di una torre medievale. Il Mausoleo Cotta, o Mausoleo Rotundo, come era chiamato nel Medioevo, o Casal Rotondo, è tra i più spettacolari sepolcri dell'Appia Antica.

Di grande forma cilindrica, è il più grande tra tutti i sepolcri che si affacciano sull’Appia Antica, non ha però un proprietario ben individuato, anche se il grande archeologo Luigi Canina,  nel 1840, basandosi su di un frammento marmoreo ritrovato nei pressi della tomba, lo ha attribuito a Messalla Corvino, un console del I sec. a.c.. 

Il monumento, risalente alla fine dell’età repubblicana o all’inizio dell’età augustea, sarebbe allora stato costruito dal figlio di Messalla, Marco Valerio Messalino Cotta. Sulla spianata superiore del mausoleo fu costruito, in epoca medievale, esattamente nel XIII sec., un fortilizio a torre rotonda con piccoli rettangoli di peperino, appartenente al sistema delle torri di avvistamento costruite lungo la via Appia.

Sembra che il mausoleo fosse di proprietà dei conti Savelli, e nel 1485 passò poi agli Orsini, trasformato poi in un piccolo casale agricolo con stalle, fienili e uliveto, e infine riadattato a villa moderna, utilizzando però le pietre medievali della torre.  

Il merito di aver costruire il monumento funerario andrebbe invece al figlio di Messala, Marco Valerio Messalino Cotta, da cui l'attuale nome della tomba. L'opera è all'incirca del 30 a.c., una grande edicola circolare, dal diametro di 35 m, chiusa con un anello di base decorato da un fregio di grifi e un tetto conico a squame.

Il mausoleo ha corpo cilindrico di diametro superiore a quello di Cecilia Metella, originariamente rivestito di blocchi di travertino  e per un tratto è stato ricostruito dal Canina.

Lo strato più esterno del rivestimento era composto da lastre scolpite di marmo sormontate in alto da un'edicola rotonda sormontata da un pinnacolo. Vicino al mausoleo, l'archeologo Luigi Canina (1795-1856) fece edificare una quinta architettonica ornata con i frammenti di marmo riportati alla luce dagli scavi nell'area circostante, appartenenti, secondo lo studioso, ai resti di un'edicola circolare situata sulla cima del sepolcro. 

Fra questi resti c'è anche, inserito sul laterizio, un frammento con l'iscrizione "Cotta" e sulla sommità  si può vedere il pinnacolo che ornava la cima del monumento. Nella parte inferiore del cilindro il rivestimento offriva una sorta di sedili per la sosta.

Grandi famiglie romane, nei vari secoli, hanno abitato la casa trasformandola alle proprie esigenze:  i Savelli, i Giustiniani, i Merolli, i Pichi, i Santacroce, i Gabrielli e i Torlonia.
La via Appia che scorre innanzi al monumento ha un basolato largo 4,20 m, mentre i marciapiedi sono larghi almeno 4,10 m sul lato destro e 3,35 sul lato sinistro. La villa odierna ospita oggi matrimoni ed eventi.

BASAMENTO DEL MAUSOLEO DI COTTA


SUL PROPRIETARIO DEL MAUSOLEO

Nell'iscrizione (CIL VI, 1395) compare solo il cognome Cotta, in cui è stato a lungo riconosciuto, secondo alcuni erroneamente, Messalla Corvino, console nel 31 a.c., sepolto in realtà lungo la via Latina, dal figlio Messalino Cotta, oratore e intellettuale dell'epoca di Augusto.

Infatti, il frammento iscritto, venuto alla luce insieme ad altri elementi architettonici in travertino tra la terra che ricopriva l’importante mausoleo detto Casal Rotondo al VI miglio della via Appia, sul lato sinistro della strada, fu murato, secondo il gusto ottocentesco, insieme agli altri materiali rinvenuti su una vicina parete in laterizio (ove sono tutt’ora conservati) dal Canina.

Questo frammento di lastra marmorea di grandi dimensioni e di elegante fattura conserva il solo cognomen Cotta che, portato da una serie di personaggi ai massimi livelli della classe senatoria, ha sollevato tra gli studiosi problemi di identificazione della persona citata, e insieme alla vicenda del rinvenimento ha alimentato ipotesi diverse circa la sua attribuzione ad un sepolcro sulla via Appia.

È quindi più probabile che questo personaggio citato, di cui non si conosce il nome, appartenga alla gens degli Aureli Cottae, e il frammento di iscrizione sia pertinente ad una piccola tholos funeraria. 

Il Cotta dell'iscrizione sarebbe allora stato identificato con il figlio di costui, Marco Aurelio Cotta Massimo Messalino, adottato da uno zio materno, Aurelio Cotta, che gli avrebbe trasmesso il gentilizio ed il cognomen, e console ordinario del 20 d.c., forse sepolto con il padre o dedicante della tomba dell’illustre genitore.

Tuttavia uno studio degli anni ’70 del 1900 ha escluso la pertinenza dell’epigrafe e dei frammenti architettonici al mausoleo di Casal Rotondo; si tratterebbe invece di quanto resta di un altro sepolcro, molto più piccolo, che doveva sorgere nelle immediate vicinanze. Tale sepolcro, ricostruito come un’edicola circolare di circa m. 4 di diametro e m. 4,40 di altezza, poggiante su una base di tre gradini, ornata all’esterno da lesene corinzie, sormontata da un tetto conico a scaglie, su cui si eleva un cippo a pigna. 

In base alla decorazione, suggerita dai frammenti superstiti ed alle caratteristiche paleografiche e stilistiche dell’iscrizione, essa si daterebbe ai primi anni del principato augusteo, e precisamente tra il 36 ed il 28 a.c.. Per tale motivo si è riconosciuto nel Cotta dell’iscrizione un membro della famiglia degli Aurelii Cotta, vissuto nel I sec. a.c., cioè prima del Marco Aurelio Cotta Massimo Messalino, adottato da questa famiglia. 

Si tratterebbe allora di Lucio Aurelio Cotta, console nel 65 a.c., e vissuto probabilmente sino al 30-20 a.c., epoca in cui si può datare il sepolcro, o di un suo nipote, Marco Aurelio Cotta, vissuto un po’ dopo.

Tuttavia, recenti ed autorevoli proposte di datazione dell’epigrafe intorno al 15- 10 a.c., ripropongono l’ipotesi che il nostro personaggio sia un Cotta di età ancora successiva, e precisamente si propende il già ricordato Aurelius Cotta, padre adottivo del console del 20 d.c. M. Aurelius Cotta Maximus Messalinus, che forse ricoprì cariche pubbliche intorno alla metà del I sec. a.c..

Alcune esedre gradinate, poste alla base del monumento sono sembrate agli studiosi, i resti di strutture per la sosta dei viandanti.


Marco Valerio Messalla Corvino

Marco Valerio Messalla Corvino fu un importante generale della Repubblica romana, nonchè scrittore e patrono della letteratura e delle arti.

Console nel 31 a.c, assieme ad Ottaviano, prese parte con lui alla Battaglia di Azio contro Antonio. Ottaviano, memore della clemenza di Cesare e facendone tesoro come guida di comportamento, non solo lo perdonò d'aver combattuto contro di lui ma gli affidò addirittura il comando nell'Oriente, anche perchè ne conosceva il valore come generale. Stranamente a Varsavia il Palazzo Krasinski ospita sulla trabeazione l'altorilievo del trionfo di Messalla Corvino.


Lucio Aurelio Cotta

Lucio Aurelio Cotta  fu un politico romano, esponente della potente gens Aurelia, che ricoprì la carica di pretore nel 70 a.c. e di console nel 65 a.c. Pur essendo unito a Giulio Cesare da stretti vincoli di parentela essendone lo zio materno, per lungo tempo lo contrastò, quale esponente dell'avversa fazione sillana. Ma in seguito, quando il nipote ebbe conquistate brillantemente le Gallie, le sue inclinazioni politiche cambiarono abbracciando la causa di Cesare.



Marco Aurelio Cotta Massimo Messalino

Marco Aurelio Cotta Massimo Messalino, lo conosciamo quale console ma soprattutto tramite Ovidio, che seppur caduto in disgrazia ed esiliato, non perse l'amicizia profonda di Marco e attraverso una lettera a noi pervenuta, gliene dimostrò grande gratitudine, tanto più che tutti i suoi amici l'aveva dimenticato nell'avversa fortuna.


La lastra marmorea di Cotta

La lastra marmorea  iscritta il cui campo epigrafico è riquadrato da una cornice decorata da kyma lesbio e pseudo-anse laterali; mutila del lato sinistro con iscrizione funeraria. Cerchi concentrici decorano la pseudo-ansa destra.

Fu rinvenuta sulla via Appia nelle vicinanze del luogo di collocazione. Attualmente è murata nella parete laterizia del cosiddetto monumento di Cotta, in prossimità di Casal Rotondo.


Inveni portum

« Inveni portum. Spes et Fortuna valete! Sat me lusistis; ludite nunc alios! »
« Ho trovato infine il mio approdo. Vi dico addio Speranza e Fortuna! Abbastanza mi avete ingannato; ora prendetevi gioco di altri! »
Molto simile è l'iscrizione sull'incompiuta pietra sepolcrale di tale Lucio Annio Ottavio Valeriano, rinvenuta nel 1828 a Casal Rotondo sulla Via Appia antica, e conservata al Museo Gregoriano Lateranense (n. Inv. 10536). Si tratta peraltro dell'unica testimonianza proveniente dalla Roma:
« D(is) M(anibus) s(acrum) L(ucius) Annius Octavius Valerianus
evasi effugi spes et fortuna valete
nil mihi vo(b)iscum est ludificate alios »


BIBLIO

- Paolo Montanari - Sepolcri circolari di Roma e suburbio - Elementi architettonici dell'elevato - Roma - Fabrizio Serra Editore - 2009 -
- Corpus Inscriptionum Latinarum - X - Berlino - Reimerum - 1933 -
-  J. Bodel - Death on display: looking at Roman funerals - in The art of ancient spectacle - eds. B. Bergmann, C. Kondoleon - Washington - 1999 -
- Stefania Quilici Gigli - Roma fuori le mura (itinerari archeologici) - Roma - Newton Compton - 1980 -
- G. L. Gregori, ‘Horti sepulchrales e cepotaphia nelle iscrizioni urbane’, BullCom 92, 1987 -
- N. Purcell - Tomb and Suburb - Gräberstraßen - 1987 -



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