DENARIO INTITOLATO ALLA GENS POSTUMIA |
Nome: Lucius Postumius Megellus
Nascita: 345 a.c.
Morte: 260 a.c.
Incarico politico: 305-291 a.c.
LE ORIGINI
La Gens Postumia fu una delle più antiche e delle più importanti gentes dell'antica Roma i cui membri spesso ricoprirono le più alte cariche dello Stato, dall'epoca della cacciata di Tarquinio il Superbo alla fine della Repubblica. Tra i componenti della gens, la famiglia che più si distinse fu quella degli Albus o Albinus, ma all'inizio dell'età repubblicana si distinsero anche le famiglie dei Megellus e dei Tubertus.
Il primo rappresentante della gens Postumia ad ottenere la carica di console fu nel 505 a.c. Publio Postumio, quindi solo pochi anni dopo la cacciata dell'ultimo re. Lucio Postumio Megello, ovvero Lucius Postumius Megellus, nacque pertanto da famiglia nobile e agiata venendo quindi avviato per tempo alla carriera militare e civile, carriere che all'epoca si sovrapponevano.
A Roma c'era inoltre una fazione politica che premeva per una politica di espansione verso sud che avrebbe consentito a Roma di accrescere la sua potenza politica ed economica. Mettere le mani sulle fertili terre della Campania peraltro industrializzata significava incrementare ulteriormente la ricchezza dell'urbe. Secondo Livio, i fautori di una simile politica furono la componente patrizia del Senato.
La Gens Postumia fu una delle più antiche e delle più importanti gentes dell'antica Roma i cui membri spesso ricoprirono le più alte cariche dello Stato, dall'epoca della cacciata di Tarquinio il Superbo alla fine della Repubblica. Tra i componenti della gens, la famiglia che più si distinse fu quella degli Albus o Albinus, ma all'inizio dell'età repubblicana si distinsero anche le famiglie dei Megellus e dei Tubertus.
Il primo rappresentante della gens Postumia ad ottenere la carica di console fu nel 505 a.c. Publio Postumio, quindi solo pochi anni dopo la cacciata dell'ultimo re. Lucio Postumio Megello, ovvero Lucius Postumius Megellus, nacque pertanto da famiglia nobile e agiata venendo quindi avviato per tempo alla carriera militare e civile, carriere che all'epoca si sovrapponevano.
Roma, che conduceva una lunga e difficile guerra contro i Sanniti, si trovò nel 306 a.c. in una situazione militare particolarmente difficile nonostante la campagna antiribellione dei consoli Quinto Marcio Tremulo e Publio Cornelio Arvina.
« Perfino Livio deve abbandonare le sue ingenue affermazioni sulla debolezza dei Sanniti e ammettere che nel 306 a Roma si era sull'orlo del panico. »
(E. T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1995)
(E. T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1995)
Fu uno dei protagonisti nella guerra contro i Sanniti, un abile militare e un uomo di coraggio che non si fece intimidire neppure dal senato. Nonostante la legge vietasse la reiterazione del consolato, l'ottenne per ben tre volte, per i tempi pericolosi e per la grande fiducia che ottenne dal popolo e dai soldati.
BATTAGLIA DI BOVIANUM
Secondo Livio gli eserciti dei consoli Tiberio Minucio Augurino e Lucio Postumio Megello marciarono dunque divisi per poi convergere sull'importante roccaforte sannita di Bovianum. L'esercito sannita era guidato dal meddix (comandante in capo) Stazio Gellio. I Sanniti vennero sconfitti e Gellio fu fatto prigioniero; Minucio Augurino, morto per le ferite riportate in battaglia, venne sostituito da Marco Fulvio Curvo Petino.
Megello fu ancora console: nel 294 a.c., quando si distinse sempre contro i Sanniti e gli Etruschi. Il console cinse d'assedio la città di Milonia, ma senza risultati, allora fece trasportare attraverso la via Valeria le macchine belliche per l'attacco risolutivo.
La strada però arrivava solo a Cerfegna, per cui la fece prolungare fino al valico di Forca Caruso, da cui si dipartiva un ramo che risaliva verso il vallone di Carrito; in questo modo gli sarebbe stato possibile prendere alle spalle la fortificata Milionia.
Lucio era, oltre che coraggioso, un generale di genio, e il suo stratagemma riuscì, non solo vincendo il nemico ma risparmiando molte vite dei suoi. Dal racconto di Tito Livio si desume che fu una giornata memorabile.
I legionari romani iniziarono l'attacco di prima mattina utilizzando le vinee (tettoie), gli arieti e le catapulte. In breve la valle divenne un inferno di urla e di sangue e alle dieci alcuni tratti delle mura ciclopiche erano crollate. La lotta feroce corpo a corpo per le vie e dentro le abitazioni si protrasse con esito incerto fino alle quattordici. Alla fine i romani ebbero la vittoria.
Furono contati i morti e i feriti: solo da parte sannita si ebbero 3200 morti e 4200 feriti e prigionieri, ma Tito Livio non menziona l'entità delle perdite romane. Milionia e i suoi abitanti Marsi entrarono a far parte definitivamente della repubblica di Roma. Per avere una idea di quanto fosse grande Milionia basta dire che la sua recinzione muraria, ancora oggi identificabile, era di ben 3,600 Km e racchiudeva un territorio di oltre 150 ettari.
BATTAGLIA DI ROUSELLAE
Roselle, in latino Rousellae, era situata a 10 km da Grosseto, punto di passaggio tra la valle dell'Ombrone e la Maremma grossetana, sulla riva dell'antico lago Prile, ed era una antica lucumonie dell'Etruria centrale. Sempre nel 294, come narrano Livio e Dionigi di Alicarnasso, Megello la conquistò e venne annessa al territorio romano.
BATTAGLIA DI COMINIUM
Un anno dopo, nel 293, pur non essendo console, ottenne il comando delle truppe che assalirono e distrussero Cominium, il centro sacro dove si tenevano le adunanze (comitia) delle popolazioni di tipo osco; probabilmente ne esisteva uno per ogni popolazione o tribù. È attestato il luogo da Marrucini, Equicoli, Pentri, e Irpini. Nella zona di Atina, nel territorio appartenuto ai Volsci e poi occupato dai Sanniti, il nome si è conservato nella Valle di Comino, anche se gli autori non sono tutti d'accordo. Aver ottenuto il comando non per legge ma per incarico, visto che i soli consoli l'ottenevano per legge nell'anno della carica, dà l'idea della fiducia che il senato riponeva nelle sue qualità di generale.
IL TRIONFO NEGATO
Al suo ritorno Lucio Postumo chiese al senato il permesso di celebrare il proprio trionfo, ma il senato rifiutò. Viene da pensare che il rifiuto del senato non fosse perchè si ritenesse esagerato l'onore, in tal caso veniva offerto un onore minore, tipo un'ovazione, non un rifiuto e basta.
A Roma le famiglie patrizie erano in competizione per la gloria e le cariche pubbliche, per cui a volte si formavano veri e propri partiti che sostenevano l'una o l'altra famiglia.
E' probabile che il trionfo sia stato negato per avversione alla sua gens, il che spinse Lucio ad accordarselo da solo. A sue spese organizzò e celebrò il suo trionfo nel tripudio della folla. Per il senato fu un'offesa grave, punibile con l'estromissione da qualsiasi carica politica.
Nel contempo Lucio dette il via al tempio alla Dea Vittoria, promesso in voto se avesse vinto. Recenti scavi hanno individuato, ad est del tempio della Magna Mater, le fondazioni e i resti del podio di un tempio identificato come il tempio della Vittoria (dove era conservata in precedenza la Magna Mater), costruito nel 294 a.c. dal console Lucio Postumio Megello e al quale Marco Porcio Catone nel 193 a.c. fece aggiungere un ambiente dedicato alla Victoria Virgo.
BATTAGLIA DI VENUSIA
A Roma il popolo contava molto più di oggi e il senato, seppur esautorato nel suo diritto di accordare o meno un trionfo, alla fine dovette far pace col condottiero, accontentandosi di fargli pagare un'ammenda. Il popolo dunque amava il Megello, prova ne sia che nel 291 a.c., nonostante il senato avesse tentato di delegittimarlo, venne di nuovo nominato console e di nuovo dovette capitanare l'esercito, stavolta contro gli Irpini.
Costruì finalmente in quell'anno il tempio dedicato alla Vittoria sul colle Palatino, naturalmente a sue spese. (Tito Livio, Storia di Roma, VII, 27., Mondadori, Milano. ISBN 88-04-38623-1 Polibio, Storie, Rizzoli, Milano, 2001, ISBN 88-17-12703-5)
Sempre nel 291 sconfisse nuovamente i Sanniti conquistando Venusia, attuale Venosa, una località particolarmente importante sotto l'aspetto strategico, e ne fecero una colonia, ove si trasferirono circa 20.000 persone. (conquista di Cominium e di Venusia); poiché, in seguito a questa vittoria, secondo alcuni, celebrò anche qui il trionfo di propria autorità, il Senato lo punì ancora con un'ammenda.
Da allora non si sa più nulla di lui, se non che morì nel 260 a.c. alla veneranda età, soprattutto per allora, di 85 anni.
BIBLIO
- E. T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1995 -
- Tito Livio, Storia di Roma, VII, 27., Mondadori, Milano
- Polibio - Storie - Rizzoli - Milano - 2001 -
Nel 305 Lucio venne nominato console insieme al collega
Tiberio Minucio Augurino, così, a un attacco dei Sanniti contro il Campus Stellatis (che sappiamo da Livio essere parte dell'ager campano) furono opposti i due nuovi consoli: Lucio e Tiberio. Entrambi i consoli respinsero l'attacco e passarono all'offensiva. Come narra Livio, Postumio, che comandava la colonna orientale, superò e batté una forte resistenza sannita prima di ricongiungersi con le truppe guidate da Minucio.
CONSOLI LUCIO POSTUMIO (IN ROSSO) TIBERIO MINUCIO (IN BLU) |
Così nella battaglia di Boviano, combattuta presso Rufrae, Minucio fu ucciso, ma l'esercito romano riunito conquistò Bovianum. Dopo la vittoria, i Romani ripresero Sora e conquistarono Arpinum e Cesennia. L'anno successivo, il 304 a.c. i Sanniti furono costretti a firmare la pace con i Romani, perdendo delle posizioni nella valle del Liri, precludendosi una possibile espansione verso il Lazio meridionale.
BATTAGLIA DI MILONIA
Megello fu ancora console: nel 294 a.c., quando si distinse sempre contro i Sanniti e gli Etruschi. Il console cinse d'assedio la città di Milonia, ma senza risultati, allora fece trasportare attraverso la via Valeria le macchine belliche per l'attacco risolutivo.
La strada però arrivava solo a Cerfegna, per cui la fece prolungare fino al valico di Forca Caruso, da cui si dipartiva un ramo che risaliva verso il vallone di Carrito; in questo modo gli sarebbe stato possibile prendere alle spalle la fortificata Milionia.
Lucio era, oltre che coraggioso, un generale di genio, e il suo stratagemma riuscì, non solo vincendo il nemico ma risparmiando molte vite dei suoi. Dal racconto di Tito Livio si desume che fu una giornata memorabile.
I legionari romani iniziarono l'attacco di prima mattina utilizzando le vinee (tettoie), gli arieti e le catapulte. In breve la valle divenne un inferno di urla e di sangue e alle dieci alcuni tratti delle mura ciclopiche erano crollate. La lotta feroce corpo a corpo per le vie e dentro le abitazioni si protrasse con esito incerto fino alle quattordici. Alla fine i romani ebbero la vittoria.
Furono contati i morti e i feriti: solo da parte sannita si ebbero 3200 morti e 4200 feriti e prigionieri, ma Tito Livio non menziona l'entità delle perdite romane. Milionia e i suoi abitanti Marsi entrarono a far parte definitivamente della repubblica di Roma. Per avere una idea di quanto fosse grande Milionia basta dire che la sua recinzione muraria, ancora oggi identificabile, era di ben 3,600 Km e racchiudeva un territorio di oltre 150 ettari.
BATTAGLIA DI ROUSELLAE
Roselle, in latino Rousellae, era situata a 10 km da Grosseto, punto di passaggio tra la valle dell'Ombrone e la Maremma grossetana, sulla riva dell'antico lago Prile, ed era una antica lucumonie dell'Etruria centrale. Sempre nel 294, come narrano Livio e Dionigi di Alicarnasso, Megello la conquistò e venne annessa al territorio romano.
BATTAGLIA DI COMINIUM
Un anno dopo, nel 293, pur non essendo console, ottenne il comando delle truppe che assalirono e distrussero Cominium, il centro sacro dove si tenevano le adunanze (comitia) delle popolazioni di tipo osco; probabilmente ne esisteva uno per ogni popolazione o tribù. È attestato il luogo da Marrucini, Equicoli, Pentri, e Irpini. Nella zona di Atina, nel territorio appartenuto ai Volsci e poi occupato dai Sanniti, il nome si è conservato nella Valle di Comino, anche se gli autori non sono tutti d'accordo. Aver ottenuto il comando non per legge ma per incarico, visto che i soli consoli l'ottenevano per legge nell'anno della carica, dà l'idea della fiducia che il senato riponeva nelle sue qualità di generale.
IL TRIONFO NEGATO
Al suo ritorno Lucio Postumo chiese al senato il permesso di celebrare il proprio trionfo, ma il senato rifiutò. Viene da pensare che il rifiuto del senato non fosse perchè si ritenesse esagerato l'onore, in tal caso veniva offerto un onore minore, tipo un'ovazione, non un rifiuto e basta.
A Roma le famiglie patrizie erano in competizione per la gloria e le cariche pubbliche, per cui a volte si formavano veri e propri partiti che sostenevano l'una o l'altra famiglia.
E' probabile che il trionfo sia stato negato per avversione alla sua gens, il che spinse Lucio ad accordarselo da solo. A sue spese organizzò e celebrò il suo trionfo nel tripudio della folla. Per il senato fu un'offesa grave, punibile con l'estromissione da qualsiasi carica politica.
Nel contempo Lucio dette il via al tempio alla Dea Vittoria, promesso in voto se avesse vinto. Recenti scavi hanno individuato, ad est del tempio della Magna Mater, le fondazioni e i resti del podio di un tempio identificato come il tempio della Vittoria (dove era conservata in precedenza la Magna Mater), costruito nel 294 a.c. dal console Lucio Postumio Megello e al quale Marco Porcio Catone nel 193 a.c. fece aggiungere un ambiente dedicato alla Victoria Virgo.
BATTAGLIA DI VENUSIA
A Roma il popolo contava molto più di oggi e il senato, seppur esautorato nel suo diritto di accordare o meno un trionfo, alla fine dovette far pace col condottiero, accontentandosi di fargli pagare un'ammenda. Il popolo dunque amava il Megello, prova ne sia che nel 291 a.c., nonostante il senato avesse tentato di delegittimarlo, venne di nuovo nominato console e di nuovo dovette capitanare l'esercito, stavolta contro gli Irpini.
Costruì finalmente in quell'anno il tempio dedicato alla Vittoria sul colle Palatino, naturalmente a sue spese. (Tito Livio, Storia di Roma, VII, 27., Mondadori, Milano. ISBN 88-04-38623-1 Polibio, Storie, Rizzoli, Milano, 2001, ISBN 88-17-12703-5)
Sempre nel 291 sconfisse nuovamente i Sanniti conquistando Venusia, attuale Venosa, una località particolarmente importante sotto l'aspetto strategico, e ne fecero una colonia, ove si trasferirono circa 20.000 persone. (conquista di Cominium e di Venusia); poiché, in seguito a questa vittoria, secondo alcuni, celebrò anche qui il trionfo di propria autorità, il Senato lo punì ancora con un'ammenda.
Da allora non si sa più nulla di lui, se non che morì nel 260 a.c. alla veneranda età, soprattutto per allora, di 85 anni.
BIBLIO
- E. T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1995 -
- Tito Livio, Storia di Roma, VII, 27., Mondadori, Milano
- Polibio - Storie - Rizzoli - Milano - 2001 -
- Appiano di Alessandria - Historia Romana -
- Velleio Patercolo - Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo -
- Velleio Patercolo - Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo -
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