ELENA IMPERATRICE |
Nome: Flavia Iulia Helena
Titolo: Augusta dell'Impero romano
Nascita: Drepanum, 248 d.c. circa
Morte: Treviri 329 d.c.
Marito: Costanzo Cloro
Figli: Costantino I
MARTIROLOGIO ROMANO
"A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande basiliche."
L’agiografo Usuardo per primo ne inserì il nome nel suo ‘Martirologio’ al 18 agosto e da lì passò nel ‘Martirologio Romano; in Oriente è venerata il 21 maggio insieme al figlio s. Costantino imperatore.
LE ORIGINI
Di lei si sa poco, forse nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (Turchia), visto che suo figlio Costantino rinominò infatti la città Helenopolis ("città di Elena") in suo onore, cosa che ha fatto pensare fosse il luogo di nascita di Elena. Esiste una tradizione, legata all'Actus Sylvestri, che la vuole ebrea, ma si tratta di una versione non condivisa dagli storici moderni.
Elena nacque dunque nel 248 o nel 250. Le fonti del IV sec., che seguono il Breviarium ab Urbe condita di Eutropio, affermano fosse plebea e di bassa condizione sociale. Aurelio Ambrogio la definisce "bona stabularia", cioè un'addetta alle stalle.
Altre fonti, specie quelle scritte dopo l'elevazione al trono imperiale di Costantino, ignorano la sua condizione sociale. Conobbe Costanzo Cloro ufficiale romano, mentre esercitava quest'umile mestiere..
Lo storico Timothy Barnes suppone che l'incontro ebbe luogo quando Costanzo, al servizio dell'imperatore Aureliano, era stazionato in Asia minore per la campagna contro il Regno di Palmira; Barnes cita infatti un epitaffio di Nicomedia riguardante uno dei protectores dell'imperatore, possibile indizio della presenza di Aureliano in Bitinia poco dopo il 270.
L'UNIONE CON COSTANZO
Le fonti non sono concordi su questo punto, alle volte chiamando Elena "moglie" di Costanzo e alle volte riferendosi a lei come "concubina". Girolamo si riferisce a lei in entrambi i modi, ma in realtà è impossibile che si trattasse di un matrimonio, essendo Elena su un gradino sociale non basso ma infimo, sia per familia che per ricchezze.
ELENA E COSTANZO |
Sposò infatti la figliastra dell'imperatore Massimiano Erculeo, Teodora, allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l'elevazione di Costanzo a Cesare di Massimiano all'interno della tetrarchia.
Elena Flavia fu allontanata dalla corte sicuramente con un degno vitalizio e il figlio Costantino venne allevato alla corte di Diocleziano (243-313) per essere educato ad un futuro regale. Nel 305 Costanzo Cloro divenne imperatore e Costantino lo seguì in Britannia nella campagna di guerra contro i Pitti.
Elena non si risposò, ma dovette stare alla larga dal figlio finchè Costantino non fu proclamato imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo, e nel 313 l’editto di Milano riconobbe libertà di culto al cristianesimo.
È probabile che da questa data in poi Elena abbia seguito il figlio stabilendo con lui un ottimo rapporto, tanto che nel 324 egli la onorò del titolo di augusta, la ricoprì di onori, dandole libero accesso al tesoro imperiale, e in suo nome furono coniate pure molte monete, in cui Elena era la personificazione della Securitas ("sicurezza") dello stato. Elena restò in carica dal 324 al 329, data della sua morte.
È probabile che da questa data in poi Elena abbia seguito il figlio stabilendo con lui un ottimo rapporto, tanto che nel 324 egli la onorò del titolo di augusta, la ricoprì di onori, dandole libero accesso al tesoro imperiale, e in suo nome furono coniate pure molte monete, in cui Elena era la personificazione della Securitas ("sicurezza") dello stato. Elena restò in carica dal 324 al 329, data della sua morte.
Inizialmente Costanzo pose la sua capitale a Treviri: qui si trova il palazzo imperiale con un affresco in cui qualcuno pensa sia stata raffigurata Elena, ma in realtà la futura augusta non mise piede nella reggia finchè visse Costanzo Cloro. Esiste peraltro una tradizione medioevale su Elena nella zona intorno a Treviri, ma le tradizioni medievali sono cattoliche per cui tendono a mettere in luce favolistica sia Elena che Costantino.
Successivamente Costantino si stabilì a Roma: qui la presenza di Elena è legata al Fundus Lauretus, nella zona sud-orientale di Roma, dove sorse il Palatium Sessorianum, la chiesa dei Santi Marcellino e Pietro e l'annesso mausoleo di Elena in cui fu poi sepolta. Elena godette dell'ascesa al potere del figlio, che evidentemente non ebbe una buona relazione con la matrigna, perchè accettò di buon grado la presenza materna.
LA CONVERSIONE
Dopo l'avvicinamento di Costantino al Cristianesimo, anche Elena si convertì alla religione orientale: secondo Eusebio fu Costantino stesso a convertirla. Secondo s. Ambrogio invece fu Elena a convertire Costantino. Notizie entrambe false perchè Costantino non si convertì neppure in punto di morte.
S. ELENA |
Lo sfortunato giovane fu per giunta colpito dalla damnatio memoriae, sempre per ordine di Costantino. Nemmeno Fausta, però, godette di un trattamento più benevolo perchè venne affogata nel bagno. Nonostante questi atroci delitti: lo sterminio a Torino, l'assassinio di suo figlio e pure di sua moglie, la Chiesa lo proclamò santo, e lo è a tutt'oggi. Per giunta Costantino, a cui non era simpatica la Madonna, proibì con editto ufficiale il culto mariano.
Ci si chiede che ruolo ebbe Elena in tutto ciò, perchè se aveva tanto ascendente sul figlio come sembra, e il titolo di augusta lo conferma, come mai non si oppose nemmeno all'uccisione di suo nipote, oppure era d'accordo col figlio nelle sue crudeltà, oppure era talmente succube da sopportare senza fiatare anche l'assassinio del nipote. Un sospetto viene; se effettivamente fu Costantino a far convertire sua madre (mentre lui convertito non era), forse usò Elena per propiziarsi tutti i cristiani soprattutto dopo la strage familiare compiuta, che forse non coincideva molto coi dettami del Cristo, oltre alle sue riforme religiose antipagane e la sostituzione di ufficiali pagani con altri cristiani.
Forse fu proprio Costantino che obbligò la madre ottantenne a compiere un lungo, pesantissimo e pericolosissimo viaggio che gli portasse prestigio e soldi, prestigio perchè diventava il vero detentore e difensore della fede, e soldi perchè le reliquie erano considerate potenti amuleti per cui la popolazione pagava fortemente per ottenere miracoli. Questa è la ragione per cui le reliquie cristiane si moltiplicarono in tutta Europa, si che ogni santo aveva un numero eccessivo di teste, gambe, braccia ecc. Anche del Cristo si ebbero reliquie di stoffa, legno (della croce) e pure carne (il prepuzio) e sangue. Questa proliferazione continuò fino all'800 poi si fermò perchè, a causa dell'alfabetizzazione. i ritrovamenti non furono più credibili.
VIAGGIO IN PALESTINA
Nel 327-328 Elena partì dunque per un viaggio nelle province orientali dell'impero. Questo viaggio è descritto da Eusebio, il quale ne fa un pellegrinaggio in Terra Santa sui luoghi della passione di Gesù, con atti di pietà cristiana da parte dell'augusta e costruzione di chiese varie.
In effetti si adoperò per la costruzione delle Basiliche della Natività a Betlemme e dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi, che Costantino poi ornò splendidamente. Il vescovo e storico Eusebio di Cesarea, autore di una Vita di Costantino, afferma che Elena aveva 80 anni al suo ritorno dalla Palestina, riferendosi ad un viaggio che sarebbe avvenuto nel 326/328.
VIAGGIO IN PALESTINA
Nel 327-328 Elena partì dunque per un viaggio nelle province orientali dell'impero. Questo viaggio è descritto da Eusebio, il quale ne fa un pellegrinaggio in Terra Santa sui luoghi della passione di Gesù, con atti di pietà cristiana da parte dell'augusta e costruzione di chiese varie.
In effetti si adoperò per la costruzione delle Basiliche della Natività a Betlemme e dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi, che Costantino poi ornò splendidamente. Il vescovo e storico Eusebio di Cesarea, autore di una Vita di Costantino, afferma che Elena aveva 80 anni al suo ritorno dalla Palestina, riferendosi ad un viaggio che sarebbe avvenuto nel 326/328.
E qui nasce, nella tradizione cristiana, il presunto ritrovamento della "vera croce", il patibolo su cui morì Gesù, in occasione del suo viaggio in Palestina. Alcuni hanno supposto che non fu lei ad effettuare la scoperta, ma il fatto che Eusebio di Cesarea abbia descritto il suo viaggio in Oriente come un pellegrinaggio, e quindi abbia attestato la presenza di Elena a Gerusalemme, fece probabilmente collegare la madre del primo imperatore romano cristiano al ritrovamento della reliquia. La verità però era tutt'altro: per legge le croci delle crocefissioni venivano bruciate alla deposizione del condannato morto. Poichè la cosa avveniva immediatamente ad opera degli stessi romani, non c'è possibilità di aver trovato croci.
Un'altra leggenda vuole che Elena, recatasi a Gerusalemme, facesse distruggere i tempi pagani eretti sul Golgota e che in un pozzo avesse rinvenuta la vera croce di Cristo. Anche sul riconoscimento della croce esistono diverse leggende: una di queste racconta che per avere la certezza che quella trovata fosse la vera croce del Cristo, vi si posò sopra un morto, il quale risuscitò. Un'altra racconta di una donna malata che recuperò la salute dopo aver toccata la croce.
LA MORTE
Un'altra leggenda vuole che Elena, recatasi a Gerusalemme, facesse distruggere i tempi pagani eretti sul Golgota e che in un pozzo avesse rinvenuta la vera croce di Cristo. Anche sul riconoscimento della croce esistono diverse leggende: una di queste racconta che per avere la certezza che quella trovata fosse la vera croce del Cristo, vi si posò sopra un morto, il quale risuscitò. Un'altra racconta di una donna malata che recuperò la salute dopo aver toccata la croce.
LA MORTE
Nel 328 o 329 Elena morì, si dice, con Costantino al suo fianco, ma si tratta sempre di una congettura senza alcuna fonte. Forse morì per i molti disagi di un si lungo viaggio, e in effetti morì al termine di esso. Comunque morì a circa 80 anni, in un luogo non identificato e il suo corpo fu trasportato a Roma e sepolto sulla via Labicana “ai due lauri”, oggi Torpignattara; posto in un sarcofago di porfido, collocato in uno splendido mausoleo a forma circolare con cupola.
SARCOFAGO DI ELENA |
Poi le notizie discordano ancora, una prima tradizione dice che nell’840 il presbitero Teogisio dell’abbazia di Hauvilliers (Reims) trasferì le reliquie in Francia; una seconda tradizione afferma che verso il 1140 papa Innocenzo II le trasferì nella Basilica romana dell’Aracoeli e infine una terza tradizione dice che il canonico Aicardo le portò a Venezia nel 1212. Fattosta che tutte e tre le località vantano l'onore di possedere le reliquie della santa, in buona compagnia con ben .Tanto è vero che il suo cranio si trova nella cripta della cattedrale di Treviri, mentre il prezioso sarcofago è conservato ai Musei Vaticani e, per le tematiche militari che vi sono raffigurate, sembra evidente fosse stato preparato per il figlio Costantino.
LA VERA CROCE
Poiché vi sono diverse attestazioni del culto della croce nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme nel II quarto del IV secolo, la leggenda del suo ritrovamento da parte di Elena dovette nascere in quel periodo e diffondersi molto rapidamente. Sono infatti tre le versioni del ritrovamento della reliquia: una in cui la scoperta è da attribuirsi alla sola Elena, una in cui il ritrovamento fu effettuato da una presunta imperatrice del I secolo, Protonike, e una in cui Elena avrebbe ricevuto aiuto dall'ebreo Giuda, poi convertitosi e battezzato Ciriaco (Kyriakos). Fu quest'ultima versione ad avere maggior successo, probabilmente per la sua vena antigiudaica.
Nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, costruita sul palatium Sessorianum appartenuto ad Elena, sono custodite delle reliquie che sarebbero state portate da Elena dalla Palestina, secondo la tradizione; oltre alla croce, infatti, Elena avrebbe trovato la croce di uno dei due ladroni, la spugna imbevuta d'aceto, parte della corona di spine, un chiodo della croce nonché il titulus crucis.
"La croce alla quale venne crocifisso Gesù sarebbe stata trovata insieme a quelle dei due ladroni scavando il terreno del Golgota. Si racconta che venne riconosciuta miracolosamente: accostando le tre croci a una malata, questa sarebbe stata guarita all'esposizione della terza. La "Vera Croce" rimase esposta a Gerusalemme; sottratta dai Persiani nel VII secolo, venne recuperata dall'imperatore bizantino Eraclio. Nel 1187 venne portata dai Crociati sul campo di battaglia di Hattin, perché assicurasse loro la vittoria contro il Saladino; la battaglia invece fu perduta, e della croce si persero le tracce per sempre.
Tuttavia nei secoli precedenti ne erano stati prelevati numerosi frammenti che sono tuttora conservati in molte chiese. Erasmo da Rotterdam ironicamente affermava che ne circolavano così tanti che con quel legno si sarebbe potuta costruire una nave. Una recente ricerca stima invece che i frammenti oggi esistenti, messi insieme, costituiscano solo circa un decimo del volume della croce di Elena. Tuttavia l'enorme quantità di reliquie della croce che vi era nei tempi passati era tanto leggendaria, che si trovarono diverse spiegazioni.
San Paolino ne propose una miracolosa, ovvero il fenomeno "della reintegrazione della croce": se ne potevano staccare tutti i frammenti che si voleva, ma, a fronte di qualunque prelievo di legno, la croce restava sempre integra"
[The Catholic Encyclopaedia, Vol. 4, p. 524]
Gli strumenti della Passione da lei ritrovati, furono custoditi e venerati nella Basilica romana di S. Croce in Gerusalemme, da lei fatta costruire per tale scopo, e le sue reliquie hanno avuto diverse storie. Una reliquia del legno della Santa Croce sta oggi nella cripta del Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino, un'altra ad Ururi (CB), una a Capizzi (ME) nella Parrocchia dei Santi Nicolò e Giacomo, una a Vasto (CH) nella Parrocchia di San Pietro ed una ad Acquaviva Collecroce (CB).
I tre chiodi (due per le mani e uno per i piedi inchiodati insieme), trovati ancora attaccati alla croce, sarebbero stati collocati da Costantino: uno sul suo elmo da battaglia, un altro inserito in un morso per il suo cavallo. Il terzo chiodo è conservato a tutt'oggi nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Il "Sacro Morso" invece, si trova nel Duomo di Milano, dove due volte all'anno viene mostrato ai fedeli. Del chiodo montato sull'elmo si sono perse le tracce; secondo una tradizione si trova oggi nella Corona Ferrea, conservata nel Duomo di Monza (che, secondo alcuni storici, è proprio il diadema dell'elmo di Costantino), ma anche altre città e santuari ne hanno rivendicato il possesso. Tanto più che il ferro della corona ferrea si è dimostrato recentemente essere d'argento, pertanto un elmo da cerimonia e non da combattimento.
BIBLIO
- Priscianus - in Catholic Encyclopedia - New York - Encyclopedia Press - 1913 -
- Jan Willem Drijvers - Helena Augusta: The Mother of Constantine the Great and her Finding of the True Cross - Brill - 1992 -
- Jan Willelm Drijvers - Helena Augusta - De Imperatoribus Romanis, 1997
- Edgarda Ferri - Imperatrix Elena, Costantino e la Croce - Mondadori - 2010 -
- Elena Calandra - Elena. All'ombra del potere - Electa - Milano - 2012 -
- Eusebio - Vita Constantini - III -
- Andreas Alföldi - Costantino tra paganesimo e cristianesimo - Laterza - Roma-Bari - 1976 -
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