PORTA CAPENA (Porte Serviane)

PORTA CAPENA COL TEMPIO DELL'ONORE E DELLA VIRTU' (a destra)

"Essa anticamente chiamavasi porta Capena, perchè per la medesima s'andava ad una Città di tal nome, situata vicino ad Albano. Da questa porta incominciava la celebre via Appia, lastricata di grossi selci da Appio Claudio Censore, la quale giunge fino a Capua; che poi da altri fu distesa fino a Brindisi, Città della Calabria. Questa via, ch'era la più magnifica di tutte le altre, adornata di sepolcri, e di Tempi, fu riattata da Giulio Cesare, che incominciò ad asciugare le paludi Pontine, acciocchè le acque non la coprissero. Augusto la ridusse a compimento, e rese più asciutti i terreni.


Anche gl' Imperadori Vespasiano, Domiziano, Nerva, e Traiano la risarcirono. Finalmente la medesima via Appia restò di nuovo preda delle acque, ed ancora vi rimarrebbe se il Regnante Sommo Pontefice Pio VI non l'avesse nuovamente scoperta, mediante il felice disseccamento delle paludi Pontine, con cui oltre d'aver reso la coltivazione a quella vastissima campana, à di molto agevolato il viaggio di Napoli. 

La medesima porta prese poi il nome della Basilica di s. Sebastiano, che rimane un miglio fuori di essa. Avanti di questa porta evvi un Arco, creduto di Nerone Claudio Druso, di cui Caracalla si servì per farvi passare il suo condotto. 
Uscendo dalla suddetta porta si trovano diversi avanzi d'antichi sepolcri. 


A sinistra era il campo degli Orazj, dove vedesi dentro una vigna un avanzo di sepolcro con sopra una casupola moderna pel vignajuolo che probabilmente sarà stato il sepolcro della Famiglia Orazia e quivi forse fu sepolta la sorella del vincitore Orazio da lui uccisa. 

Poco più in sù, dopo il fiumicello, trovasi dentro una vigna a destra il sepolcro della famiglia dei Scipioni, discendenti dall'illustre Casa Cornelia, il quale fu discoperto nel 1780. Esso è di forma quadrata con la sua camera sepolcrale, e rotondo è il secondo ordine ornato di nicchie per le statue de' due Scipioni del Poeta Ennio."
(Mariano Vasi 1791)

Il Mariano Vasi, peraltro grande storico e studioso di archeologia, credeva pertanto che la Porta S. Sebastiano, antica Porta Appia, così chiamata in quanto da lì iniziava la Regina Viarum, fosse la Porta Capena, porta già distrutta ai suoi tempi e non troppo lontana dalla Porta Appia, da qui l'errore.

Ma per tutto l'ottocento si pensò che Porta S. Sebastiano fosse l'antica Porta Capena, lo dimostra questa immagine del 1832 di
RICCIARDELLI LUIGI - DIS. E INC. - PORTA CAPENA OGGI S. SEBASTIANO

La Porta Capena era invece situata nell’attuale piazza di Porta Capena a Roma, nell'area dove si incontrano i colli Celio, il Palatino e l’Aventino, probabilmente tra l'imbocco di via di Valle delle Camene e l'inizio di via delle Terme di Caracalla (la "Passeggiata Archeologica"), di fronte al lato curvo del Circo Massimo. Infatti una targa d'ottone è stata posta in terra a testimoniare la posizione dell'antica e famosissima porta.

La valle delle Terme di Caracalla, ovvero "la valle delle Camenae", era ricca di boschi, di spechi, di grotte e di leggende. Qui, come narra Livio, re Numa Pompilio, il successore di Romolo, aveva i suoi incontri notturni con la Dea (poi declassata a ninfa) Egeria, che gli insegnava i riti più graditi a ciascuna divinità, con gli uffici sacerdotali dovuti.

PORTA CAPENA CON  IL CIRCO MASSIMO ALLE SPALLE
Qui dunque nacque la liturgia della religione nell’antica Roma, accanto alla Porta Camena che si suppone pertinente alla Roma Quadrata, precedente a quella della cinta serviana, nella notte dei tempi, quando gli Dei scendevano tra gli esseri umani magari per amarli e non per sacrificarli come capretti.

Molti suppongono che la Porta si chiamasse in origine Camena, (da Camena a Capena il passo è breve)  in onore delle Dee preromane e romane. Pertanto sarebbe stata antecedente pure alle Mura Serviane, che d'altronde non esistevano prima di Servio Tullio, VI re di Roma ( 578-539 ac.) che le edificò.

Il fatto che Egeria insegnasse a Numa i riti necessari ad ottenere la benevolenza degli Dei fa pensare a un retaggio matriarcale dove le donne, ovvero le sacerdotesse, detenessero il potere religioso, lasciando ai maschi quello amministrativo e militare.

"Fuori Porta Capena c'era una fonte, detta ancora Fontinale, o Ara de' Fonti o da una pietra dctta fontinale o Manante che quivi conservavafi, e che in tempo di siccità portavasi in proccssione per implorare la pioggia."
(Ridolfino Venuti Cortonese 1763)

Il primo accenno storico, o leggendario, risale a re Tullo Ostilio (metà del VII sec. a.c.), quando presso la porta Camena venne eretto il monumento funerario ad Orazia, sorella degli Orazi, uccisa perché colpevole di essersi innamorata di uno dei Curiazi.

Era il tempo in cui un uomo poteva impunemente uccidere una sorella e in cui suo padre stava dalla sua parte, tanto valevano le donne, ma con l'impero il rapporto cambiò e fu civiltà.

Quando nel 312 a.c. venne realizzata la via Appia che, partendo da lì, doveva giungere fino alla città di Capua, il nome fu trasformato in Capena e divenne un punto di transito importantissimo con l’Italia meridionale.

ALTRA ANGOLAZIONE, LA PORTA CAPENA E' EVIDENZIATA DALLA FRECCIA

Giovenale nella Satira III dimostra la vicinanza del Luco delle Camene, e della fonte di Egeria alla porta Capena , v. 10. e seg. "Sed dum tota domus rheda componitur una, Substitit ad vdere; arcus madidumque Capenam."  Dunque alla porta Capena erano i congressi di Numa colla Ninfa, non a tre miglia e mezzo più oltre.

Ma il Poeta prosegue che la grotta di Egeria non era lungi dalla strada come quella di oggi, la quale non è né sulla via Appia, né sulla Latina, ma fuori di strada fra le due vie almeno tre miglia contro l'autorità degli antichi, e contro il fatto posero nella valle della Caffarella  e presso di essa, pure era distante dall'antica porta Capena. la vicinanza poi del fonte al Luco delle Camene oltre questo passo di Giovenale viene confermata da Simmaco nella Epistola XXI del libro I.

Porta Capena deriva dunque il suo nome dalla corruzione dell'antico bosco sacro della Fons Camenorum (Fonte delle Camene), situato subito fuori della porta, alle pendici del Celio ed alla quale, secondo la tradizione, attingevano le Vestali per i loro riti sacri.

Ma Porta Capena è citata anche per un altro importante avvenimento che segnò la storia di Roma: dopo la disastrosa battaglia di Canne il senato si riunì, per valutare la situazione, “ad portam Capenam”, come riferisce Livio, che era una delle tre sedi di convegno dell’assemblea.  Le tre sedi erano dislocate in tre punti molto lontani tra loro, e sicuramente in posti strategici, affinchè anche in caso di pericolo i senatori potessero adunarsi per prendere gravi decisioni.

In realtà doveva trattarsi del tempio di Marte: "In templo ad Portam Capenam custoditor ancile, quod de caelo demissum dicitur" - In un tempio presso la porta Capena era custodito l'Ancile, che si dice caduto dal cielo, e che si riteneva dono di Marte.

Attraverso la Porta Capena passò anche, sempre durante le guerre puniche, il corteo che introduceva in Roma la Dea Cibele, la Magna Mater che doveva secondo la consultazione dei libri sibillini, salvare Roma dai cartaginesi.

RESTI DELLE MURA SERVIANE CHE SI
CONGIUNGEVANO ALLA PORTA CAPENA
Essa era probabilmente a doppio fornice. Un ramo dell'acquedotto dell'acqua marcia passava proprio in questo punto, sopra la porta, tanto che Giovenale la definiva madidam Capenam.

Numerosi sono i monumenti ricordati in questo luogo, ora tutti scomparsi: il sepolcro di Orazia, il Tempio di Marte, l'aedes Honoris et Virtutis, il tempio di Mercurio, accanto al quale si trovava una fonte dove i mercanti andavano a purificarsi alle idi di maggio, per ottenere la buona fortuna nei prossimi commerci.

Vi era poi l'ara della Fortuna Reduce, che fu eretta in onore di Augusto, (un'ara del Museo Capitolino rappresenta su un lato un'immagine della Fortuna e sull'altra la figura della via Appia) e il tempio delle Camene, come si può vedere in un disegno di Pirro Ligorio. Tutta la regio era ricchissima di acque e fin dai tempi più antichi esistevano bagni pubblici, dai quali derivò ad essa il nome di Piscina Publica.

Dalla porta si dipartiva anche la via Latina, che per un breve tratto correva affiancata all'Appia, per poi separarsi in corrispondenza dell’attuale piazza Numa Pompilio. Secondo Giovenale (I sec. dc.), la Porta Capena alla sua epoca era praticamente caduta in disuso e frequentata da mendicanti, soprattutto ebrei. Viene però da pensare che non fosse così poco frequentata perchè i mendicanti hanno tutto l'interesse a porsi nei punti di passaggio dove hanno più probabilità di ottenere l'aiuto richiesto.

Successivamente la porta divenne sostegno per il passaggio dell’acquedotto della Marcia, e per questo venne chiamata Madida, cioè la bagnata, perchè dal suo arco gocciava l'acqua fino al suolo. Ma neppure questo è un segno di decadenza perchè gli acquedotti passarono sopra alla maggior parte delle porte romane, talvolta anche con due o tre acquedotti contemporanei e non perdevano un goccio d'acqua.

Porta Capena fu distrutta e l’intera area ristrutturata dall’imperatore Caracalla (188-217) e l’accesso a Roma venne in seguito trasferito poco più avanti, attraverso la nuova Porta Appia, oggi Porta S. Sebastiano, che si apriva nelle mura aureliane. I suoi resti, oggi comunque non più visibili, furono rintracciati nel corso degli scavi effettuati nel 1867. .


BIBLIO

- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I -
- Itinerario istruttivo di Roma o sia Descrizione generale delle opere più insigni di pittura, scultura e architettura e di tutti i monumenti antichi, e moderni di quest'alma città, e parte delle sue adiacenze - di Mariano Vasi romano, accademico etrusco - Per Luigi Perego Salvioni stampator vaticano - 1791 -- Accurata e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma dell'abate Ridolfino Venuti cortonese - Parte seconda - Presso Gio. Battista Bernabò, e Giuseppe Lazzarini - 1763 -
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton Compton - Roma - 1997 -
- Laura G.Cozzi - Le porte di Roma - F. Spinosi Ed. - Roma - 1968 -



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2 comments:

  1. Molte grazie per la chiarezza storica archeologica è sorprendente il tempio dedicato alla Virtù e all'onorevole.vi è molto da apprendere......,Grazie:Aniello vallone

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