INGRESSO DEL MERCATO, RICOSTRUZIONE (BERLINO) |
Mileto è una città costiera della regione Caria in Asia Minore, famosa nel mondo antico per la sua vita intellettuale, artistica, economica e politica.
Posta in posizione strategica sulla costa sud-occidentale dell'Anatolia, su un promontorio prossimo alla foce del fiume Meandro, ospitava un'importante via carovaniera che collegava la Mesopotamia alle coste del mare Egeo e alle sue numerose e floride isole. Mileto commerciava infatti con decine di colonie poste sulle sponde del mare di Marmara e del mar Nero.
LA FONDAZIONE
Le prime tracce della popolazione greca si riscontrano nei resti micenei risalenti a circa 1300 anni ac., emersi dalla collina di Kalabak-Tepè dove poi si sviluppò la città greca arcaica: altri però ritiengono che questi resti micenei appartengano a civiltà Pregreche.
Comunque sicuramente prima del 1000 ac. gli Ioni erano già insediati in Mileto, come un po' in tutta la costa dell'Asia Minore, e se Omero dice che Mileto è abitata dai Carî, lo fa, secondo alcuni per tener fede a un mito.
Questi Ioni venivano dalla Grecia centrale e più precisamente dalla Beozia e dall'Attica e portarono con sé il culto di Poseidone Eliconio, dal nome del monte Elicona in Beozia. Forse fu quello stesso Poseidone che ad Atene aveva già perso ai voti contro la protettrice della città Atena.
Tanto Anax ( principe) quanto Neleo (senza pietà) sono nomi di attributi che seguono spesso il nome della divinità infere, a cui appartengono non solo i morti ma pure i semi maturati nel sottosuolo, e pertanto generatrici di vita, spesso indicati, come in genere accade, capostipite delle tribù e poi fondatore di città.
Ma sappiamo pure che spesso i capi tribù più famosi venivano divinizzati e adorati dai posteri che ne dimenticavano le origini terrestri.
Ma sappiamo pure che spesso i capi tribù più famosi venivano divinizzati e adorati dai posteri che ne dimenticavano le origini terrestri.
Quando il Dio Neleo fu umanizzato e considerato re di Pilo nel Peloponneso si scrisse dell'origine pilia dei Milesî, ma in realtà la questione è controversa.
In Mileto venne adorato, oltre a Poseidone, anche l'altra divinità della stirpe ionica, Apollo, a cui era dedicato in un sobborgo (Didime) uno dei più celebri santuarî con oracolo del mondo antico. Non è da dimenticare inoltre un mito ancora più antico, quello di Diana Caria cui era sacro il noce e che fu detentrice, col suo santuario di sole sacerdotesse, dei Sacri Misteri.
Non a caso nella Magna Grecia dei coloni recarono il culto della Dea presso quel di Maleventum (Benevento), coi riti che dettero origine all'esisenza delle streghe medievali tristamente poi condannate sui roghi.
Non a caso nella Magna Grecia dei coloni recarono il culto della Dea presso quel di Maleventum (Benevento), coi riti che dettero origine all'esisenza delle streghe medievali tristamente poi condannate sui roghi.
Secondo il MARMUM PARIUM, Mileto fu fondata tra il 1077 e il 1075.
Secondo il matematico, geografo e astronomo Erastotene fu invece fondata nel 1044.
Di autore ignoto, essa riporta numerosi avvenimenti della storia greca, forse scritto tra il 264 ed il 245 a.c.
Si tratterebbe di una compilazione ateniese della quale l’iscrizione era una copia ad uso dei cittadini di Paro, che iniziava col regno di Cecrope fino al 264 ac. per uno spazio di 1318 anni circa.
LA STORIA
Nell'Iliade Mileto è ancora una città Caria e i suoi abitanti combattono contro gli Achei, e non abbiamo a nostro avviso motivo di dubitarne, poi durante la prima colonizzazione greca, la città fu rifondata da colonizzatori Ioni che sottrassero il territorio ai Carii.
Rimase fino all'VIII sec. a.c. sotto il controllo della dinastia dei Nelidi, provenienti forse da Atene.
In seguito il governo fu esercitato dall'aristocrazia, che fece di Mileto un attivissimo centro di scambi commerciali.
INTERNO DEL MERCATO |
Poi nel 590 a.c. per alcuni dovette subire l'ingerenza di Creso re della Lidia, ma solo per pochi decenni. Successivamente si ebbe un governo di tipo teocratico sotto l'autorità dei sacerdoti di Apollo Delphinios, fino alla conquista dell'imperatore persiano Ciro.
Un'insurrezione popolare (499 - 494 ac.) contro i Persiani fece si che la città fosse distrutta e saccheggiata dai Persiani, ma dopo la vittoria greca nel 479 a.c.sui persiani portò alla ricostruzione della città, che rimase sotto l'influenza ateniese fino al 412 a.c., quando Mileto abbandonò Atene e si alleò con Sparta.
Nel 401 a.c. tornò sotto l'egemonia persiana di Ciro il Giovane, ma venne liberata nel 334 a.c. da Alessandro il Grande.
L'invasione dei Galati con il saccheggio del tempio di Didime nel 277-6 fu una breve parentesi che non portò alla dominazione dei Galati.
In effetti intorno al 190, quando iniziano pure le relazioni con i Romani, Mileto era inserita nel regno di Pergamo, naturalmente come città autonoma.
Mileto entrò a far parte, come città libera, della provincia romana d'Asia nel 133 a.c..
Il passaggio al dominio romano segna per la città un periodo di decadimento commerciale.
Mileto si trasformava in una città di provincia e i cittadini si ribellarono appoggiando Mitridate contro Roma.
Questo tuttavia peggiorò la situazione perchè Mileto perdette la libertà nel 78 a.c., proprio per l'appoggio dato a Mitridate nella guerra contro Roma.
Antonio, nel 38 ac., restituì l'autonomia alla città, dando inizio ad una nuova politica romana verso la provincia di Asia onde favorirne l'incremento, e per tutto il periodo imperiale Mileto godrà di grande prosperità, testimoniata dal suo patrimonio monumentale, le cui rovine sono in gran parte visibili percorrendone la Via Sacra.
Nella Lega ionica rinnovata da Alessandro e poi da Augusto, Mileto avrà ora una posizione di preminenza anche per il crescente prestigio del santuario di Didime: essa sarà considerata e chiamata la metropoli della Ionia.
Nel 263 dc. i Goti invadendo l'Asia procurando a Mileto il primo segno della decadenza, anche se, in pratica, essa rimase intatta nei suoi edifici, a causa della miracolosa protezione di Apollo sulla città, o almeno così si credette.
A partire dal VI sec. iniziò la sua decadenza, fino al X sec., quando fu distrutta da un terremoto.
Nel 263 dc. i Goti invadendo l'Asia procurando a Mileto il primo segno della decadenza, anche se, in pratica, essa rimase intatta nei suoi edifici, a causa della miracolosa protezione di Apollo sulla città, o almeno così si credette.
A partire dal VI sec. iniziò la sua decadenza, fino al X sec., quando fu distrutta da un terremoto.
DESCRIZIONE
In quell'epoca la larghezza massima dell'abitato andava da 800 a 1000 m.; la lunghezza massima era di m. 2500 circa.
L'impianto urbano della città del sec. V a.c. si estendeva invece su tutto il promontorio ed era costituito da una serie di isolati regolari, disimpegnati da strade tra loro parallele e ortogonali.
Il porto principale di Mileto, il porto dei Leoni così chiamato a causa delle sue grandi statue di leoni, era fronteggiato da una piazza su cui si ergeva il santuario del Dio patrono della città, Apollo Delphinios.
Il grande recinto porticato (iniziato verso il 470 - 450 ac.), un recinto rettangolare di m. 50 × 60, scoperto, con edificio rotondo centrale circondato da peristilio, e con grande altare sull'asse, fungeva anche da archivio di stato, contenendo inoltre numerose iscrizioni, rilievi votivi e statue onorarie.
Di seguito a sud c'erano le terme romane di Cneo Vergilio Capitone e un ginnasio o palestra di età ellenistica.
Al centro della piazza svettava la grande fontana monumentale, o ninfeo, di età traianea, la cui fronte costituiva una scenografia grandiosa a tre ordini di nicchie adorne di statue e divise da colonne.
Quindi un santuario di Asclepio. Dalla parte opposta della piazza, a nord ovest, sorgeva l'agorà settentrionale, con portico interno continuo.
Dalla piazza del porto iniziava poi la grande strada che conduceva al santuario di Apollo a Didima.
Presso di essa si trovavano le piazze principali di Mileto, in mezzo a un complesso di edifici pubblici e privati.
Il vero e proprio centro della città era la piazza in cui sorgeva il Buleuterio (175-164 ac.), contenente all'interno una gradinata semicircolare capace di ospitare ben 1200 persone.
Dalla piazza del Buleuterio si passava dunque a questa vastissima agorà attraverso una porta monumentale, di età antonina, i cui elementi sono stati pressoché interamente trasportati e ricomposti nel museo di Pergamo a Berlino.
Il teatro era uno dei più grandi dell'Asia Minore, con 140 m di diametro, iniziato alla fine del sec. IV ac.
Trattavasi di un bellissimo teatro romano, ricostruito su quello ellenico antico, eretto sul fianco della collina dominante la sponda settentrionale del porto del teatro, riedificato su un teatro simile più antico.
La cavea del teatro, ancora oggi ben conservato, poteva contenere 25.000 spettatori.
C'era poi lo stadio per le corse dei cavalli, rettangolare, lungo 194,5 m, capace di ospitare sulle gradinate circa 14.000 persone.
La via processionale che partiva dalla piazza del porto dei Leoni, passava per il sobborgo occidentale di Panormos e raggiungeva dopo circa 16 km Didima, la sede del tempio di Apollo Pbílesios, uno dei più importanti santuari oracolari del mondo antico.
All'angolo nord est dello stadio sorgeva invece il santuario di Iside e Serapide, il Serapeum e ad est delle terme.
Gli scavi hanno riportato alla luce i resti prepersiani (sec. VII ac.) degli edifici, e inoltre un cospicuo numero di statue virili sedute, disposte lungo la via sacra, risalenti al sec. VI ac.
L'edificio del tempio, ricostruito integralmente in età ellenistica, era uno dei più imponenti e ammirati dell'antichità: un grandioso tempio ionico diptero, a cui si lavorava ancora sotto Caligola, e non fu mai portato a compimento a causa dell'eccessiva ampiezza.
Il tempio ellenistico è di tipo ionico, dittero e decastilo, con 10 colonne su ciascuna fronte e 21 sui lati lunghi.
Le sue dimensioni erano di m. 109 × 51, con colonne dell'altezza di m. 17,55 sopra uno stilobate di sette gradini.
Le basi superstiti sono modellate e scolpite secondo disegni originali e svariati.
PARTICOLARE DEL TEATRO |
Il grande recinto porticato (iniziato verso il 470 - 450 ac.), un recinto rettangolare di m. 50 × 60, scoperto, con edificio rotondo centrale circondato da peristilio, e con grande altare sull'asse, fungeva anche da archivio di stato, contenendo inoltre numerose iscrizioni, rilievi votivi e statue onorarie.
Al centro della piazza svettava la grande fontana monumentale, o ninfeo, di età traianea, la cui fronte costituiva una scenografia grandiosa a tre ordini di nicchie adorne di statue e divise da colonne.
Dalla piazza del porto iniziava poi la grande strada che conduceva al santuario di Apollo a Didima.
TEATRO |
Il vero e proprio centro della città era la piazza in cui sorgeva il Buleuterio (175-164 ac.), contenente all'interno una gradinata semicircolare capace di ospitare ben 1200 persone.
Il buleuterio (senato), consistente in un vano originariamente chiuso, occupato da una cavea semicircolare a gradini come quella di un teatro, con un cortile d'ingresso, che porta nel centro un tempietto sepolcrale (heroon).
Un'agorà molto più grande della prima, anzi la più grande che si conosca (m. 164 × 197), con portici e tabernae, chiudeva a sud questa zona monumentale, con la quale comunicava per mezzo di un ingresso di aspetto solenne, a tre fornici e due ordini di colonne, di età romana.
L'agorà era fiancheggiata da grandi porticati.
Presso il porto più interno sorgeva un grande complesso termale, donato da Faustina (probabilmente la moglie di Marco Aurelio), che conteneva numerose e preziose opere d'arte.
Trattavasi di un bellissimo teatro romano, ricostruito su quello ellenico antico, eretto sul fianco della collina dominante la sponda settentrionale del porto del teatro, riedificato su un teatro simile più antico.
CAVEA DEI GLADIATORI |
La via processionale che partiva dalla piazza del porto dei Leoni, passava per il sobborgo occidentale di Panormos e raggiungeva dopo circa 16 km Didima, la sede del tempio di Apollo Pbílesios, uno dei più importanti santuari oracolari del mondo antico.
All'angolo nord est dello stadio sorgeva invece il santuario di Iside e Serapide, il Serapeum e ad est delle terme.
L'AGORA' |
L'edificio del tempio, ricostruito integralmente in età ellenistica, era uno dei più imponenti e ammirati dell'antichità: un grandioso tempio ionico diptero, a cui si lavorava ancora sotto Caligola, e non fu mai portato a compimento a causa dell'eccessiva ampiezza.
Le sue dimensioni erano di m. 109 × 51, con colonne dell'altezza di m. 17,55 sopra uno stilobate di sette gradini.
LE TERME DI FAUSTINA |
Proporzionatamente ricchi, a protomi umane e animalesche, erano i capitelli. Il solo pronao risulta occupato da 12 colonne su tre file.
Dalla grande porta si accedeva in una specie di anticamera, con scale e corridoi di accesso al piano superiore.
Dalla grande porta si accedeva in una specie di anticamera, con scale e corridoi di accesso al piano superiore.
Segue quindi tuttora una scala in discesa di 22 gradini, larga m. 15,50, di raccordo con l'adyton, cioè con l'interno del santuario che era ipetrale, cioè completamente scoperto.
Nel fondo dell'adyton sorgeva un tempietto, tetrastilo, pure di stile ionico, dove si venerava la celebre statua di Apollo Filesio, opera dello scultore Canaco.
Nel fondo dell'adyton sorgeva un tempietto, tetrastilo, pure di stile ionico, dove si venerava la celebre statua di Apollo Filesio, opera dello scultore Canaco.
A sud della città, tra le mura di fortificazione e la collina di Kalabak-Tepè, già compresa nello stesso sistema fortificato, si stendeva la necropoli.
Dalla Porta Sacra, sul tratto meridionale delle mura, partiva invece la Via Sacra la quale, dopo un percorso di 18 km., raggiungeva l'antico porto di Panormo (Porto Kovella); dove approdavano i pellegrini per recarsi a Didime.
Poco più a sud ovest, si trovava santuario di Apollo Didimeo, dove si venerava l'oracolo che fece Mileto famosa e ricca.
Poco più a sud ovest, si trovava santuario di Apollo Didimeo, dove si venerava l'oracolo che fece Mileto famosa e ricca.
L'altra Via Sacra, di 5 km. circa, da Panormo al tempio, era fiancheggiata da monumenti sepolcrali varî.
Quivi furono rinvenute le statue dette dei Branchidi (la famiglia sacerdotale che ebbe l'amministrazione del santuario fino all'invasione persiana), che T. Newton tolse di là nel 1858: - ben dieci statue sedute, più altre sculture che portò al British Museum, dove contano fra le opere più antiche e più notevoli della scultura ionica.
Quivi furono rinvenute le statue dette dei Branchidi (la famiglia sacerdotale che ebbe l'amministrazione del santuario fino all'invasione persiana), che T. Newton tolse di là nel 1858: - ben dieci statue sedute, più altre sculture che portò al British Museum, dove contano fra le opere più antiche e più notevoli della scultura ionica.
Il tempio fu distrutto da un terremoto verso l'anno 1000.
BIBLIO
- F. Longo - Mileto - La città greca antica. Istituzioni, società e forme urbane - Roma - E. Greco ed. - 1999 -
- W. Bendt -Topografische Karte von Milet - in "Milet" - II 4 - Berlino -
- Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni - L'Arte dell'antichità classica. Grecia - Torino - UTET - 1986 -
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- F. Longo - Mileto - La città greca antica. Istituzioni, società e forme urbane - Roma - E. Greco ed. - 1999 -
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- Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni - L'Arte dell'antichità classica. Grecia - Torino - UTET - 1986 -
- Mary Beard, John Henderson - Classical Art: From Greece to Rome - Oxford University Press - 2001 -
- Filippo Coarelli - (curatore) Dictionnaire méthodique de l'architecture grecque et romaine -1985-
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