LE FESTE ROMANE - 2/2




Vedi anche: FESTE ROMANE 1/2


LUDI

Per i più antichi calendari romani che risalgono al tempo dei decemviri queste feste non sono incise a lettere maiuscole, ma in caratteri piccoli, quindi devono essere aggiunte fatte dopo il 449 ac.

Inoltre, nel 322 ac, i Ludi Romani sono menzionati come regolari feste annuali, quindi devono essere state stabilite tra queste date, e l'anno 367 ac, quando così tante modifiche sono state effettuate, e quando ci viene detto un giorno è stato aggiunto a questi giochi e  l'aediles curulis incaricato a sovrintenderle, sembra la data più ragionevole da supporre.

Eppure Livio e gli altri autori che identificano l'identità Ludi Magni coi Ludi Romani non sono del tutto in errore: per la disposizione dei due tipi di giochi che era simile.

Una prova incidentale di questo è che quando Gneo Pompeo Magno nel 70 ac, fece i ludi votivi essi durarono 15 giorni, come i ludi Romani, e troviamo somme simili, vale a dire. 200.000 assi, elargiti per entrambi Ludi Magni e Ludi Romani.

Gli attuali ludi Romani consistevano prima in una solenne processione, una cerimonia, poi una corsa di carri in cui ogni carro alla maniera omerica portava un autista e un guerriero, il quale al termine della gara saltava giù e correva a piedi.

Questa pratica era propria dei ludi Romani. Nella corsa, ogni guidatore aveva un secondo cavallo condotto per mano, come appare dai cavalieri romani che spesso utilizzavano nei primi tempi due cavalli in battaglia, come i Tarentini nella guerra greca. Questi auriga erano chiamati desultores.

Molto probabilmente, vi era in origine solo una gara di ogni genere, e solo due competidores in ogni concorso, dal momento che in tutti i periodi nelle gare dei carri gareggiavano tanti quanti erano le cosiddette fazioni, che origine erano solo due, la bianca e la rossa.

Questi pochi eventi autorizzarono alcune esibizioni minori, come pugili, ballerini, gare di equitazione giovanile (ludus Trojae). Ne conseguì che la corona vinta dal vincitore  (per lo stile greco questo era il premio della vittoria) doveva essere posta sulla sua bara del morto.

Inoltre, durante la festa il guerriero che aveva vinto in una guerra vera (al contrario di guerra immaginaria) portava il bottino che avevo vinto al nemico, e veniva incoronato con una corona.

Dopo l'introduzione del dramma nel 364, avvennero delle rappresentazioni nei Ludi Romani, e nel 214 ac sappiamo che dei ludi scenici occupavano quattro giorni della festa. Nel 161 ac la Phormio di Terence venne rappresentata in questi giochi.

CERIMONIA SACRA

LUDI SAECULARES

I Ludi saeculares, originariamente Ludi Terentini,  erano una celebrazione religiosa, nel quadro di sacrifici e spettacoli teatrali, tenuti a Roma per tre giorni e tre notti per segnare la fine di un saeculum e l'inizio del successivo.

Un saeculum, presumibilmente la più lunga durata possibile della vita umana, era considerato come 100 o 110 anni di lunghezza.

Secondo la mitologia romana, i Giochi secolari iniziarono quando un sabino di  Valesio pregò una cura per la malattia dei figli e in modo soprannaturale venne istruito a sacrificare nel Campo Marzio agli Dei Pater e Proserpina, divinità celtiche e greche dell'oltretomba.

Alcuni autori antichi tracciarono celebrazioni ufficiali dei Giochi nel lontano 509 ac, ma le uniche celebrazioni romane chiaramente attestate sotto la Repubblica ebbero luogo nel 249 e nel 140 a.c.

Essi fecero sacrifici agli Dei inferi per tre notti consecutive. I giochi vennero fatti rivivere nel 17 a.c. dal primo imperatore di Roma Augusto, con sacrifici notturni sul Campo Marzio ora trasferiti alle Moire (i fati), le Ilythiae (dee del parto), e alla Terra Mater (la "madre terra").

I Giochi del 17 a.c. introdussero anche sacrifici diurni alle divinità romane sui colli Capitolino e Palatino. Ogni sacrificio veniva seguito da opere teatrali. Più tardi gli imperatori svolsero le celebrazioni nell'88 e nel 204 d.c., dopo intervalli di circa 110 anni.

Tuttavia vennero tenuti anche da Claudio nel 47 d.c. per celebrare il 800° anniversario della fondazione di Roma, che ha portato ad un secondo ciclo di giochi nel 148 e nel  248.
I Giochi sono stati abbandonati sotto i successivi imperatori cristiani per quell'avversione al divertimento e la propensione alla severità e all'espiazione caratteristica di tale religione.

Le celebrazioni dei Giochi sotto la Repubblica Romana sono scarsamente documentate. Anche se alcuni antiquari romani li rintracciano nel lontano 509 ac., alcuni studiosi moderni ritengono che la prima celebrazione ben attestata abbia avuto luogo nel 249 ac., durante la II guerra punica.

Secondo Varrone, scrittore e studioso del I sec. ac., i Giochi sono stati introdotti dopo una serie di presagi portati a consultazione dei Libri Sibillini dai quindecimviri. In conformità alle istruzioni contenute nei libri, i sacrifici vennero offerti a Taranto nel Campo Marzio per tre notti, alle divinità infere di Dis Pater e Proserpina.

Varrone conferma che fu fatto voto di ripetere i giochi ogni cento anni, e un'altra celebrazione ebbe effettivamente luogo nel 149 o 146 ac, all'epoca della III guerra punica. Tuttavia gli studiosi Beard, Nord e Price suggeriscono che i giochi del 249 e del 140 ac. si svolsero a causa delle pressioni della guerra, e che solo dopo il 140 ac. potevano considerarsi le regolari celebrazioni del centenario. Questa sequenza avrebbe portato ad una festa nel 49 ac, ma a quanto pare le guerre civili impedirono questo ad Augusto.

I giochi vennero fatti rivivere nel 17 ac da Augusto, l'imperatore di Roma.

La data venne giustificata da un oracolo sibillino che dettò per i Giochi una celebrazione ogni 110 anni e una nuova ricostruzione della storia dei Giochi la cui prima celebrazione repubblicana sarebbe avvenuta nel 456 ac.

Prima dei giochi, gli araldi fecero il giro della città invitando la gente a "uno spettacolo, che non avevano mai visto e che non avrebbero visto mai più".

Il quindecimviri sedettero sul Campidoglio e nel tempio di Apollo sul Palatino, e distribuirono gratuitamente ai cittadini torce di zolfo e di asfalto, per essere bruciato come mezzo di purificazione. (Questo potrebbe essere stato ricavato dai rituali purificatori del Parilia, per l'anniversario della fondazione di Roma.)

Fecero anche offerte di grano, orzo e fagioli. Il Senato decretò un'epigrafe incisa per i giochi a Taranto, che sopravvisse per informarci della loro procedura. I sacrifici notturni vennero fatti non alle divinità infere Dis Pater e Proserpina, ma alla Moire (destino), alle Ilythiae (dee del parto), e alla Terra Mater (la "Terra madre").

Queste erano divinità più benefiche, che tuttavia condividevano con Dis Pater e Proserpina le caratteristiche di essere greche e senza culto nello stato romano.

Questi i sacrifici notturni alle divinità greche sul Campo Marzio alternati con sacrifici diurni a divinità romane sui colli Capitolino e Palatino.





LUPERCALIA

Festa forse preromana e pastorale, celebrata il 15 febbraio per l'anniversario della fondazione del suo tempio, per allontanare gli spiriti malvagi e purificare la città, portando salute e fertilità.
I Lupercalia erano rivolti a Februa, un possibile rituale d'apertura e di purificazione nella stessa data, da cui prende nome il mese di febbraio.

Secondo alcuni la festività si svolgeva a metà febbraio perché questo era il mese più freddo in cui i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili minacciando le greggi.
Lupercus in effetti era il Dio dei pastori. Però nel rito non c'è nulla che richiami nè i pastori, nè il gregge nè i lupi. Per giunta le pelli indossare dai sacerdoti sono di capra.

I Lupercalia si credevano avere un nesso con l'antica festa greca dell'Arcadian Lykaia (dal greco antico: lykos = lupus) e il culto di Lycaean Pan, equivalente greco di Faunus, istituito da Evandro.
Nella mitologia romana, Lupercus è un Dio identificato talvolta col Dio romano Faunus, equivalente del greco Pan.

Le origini della festa infatti, secondo Dionisio di Alicarnasso e Plutarco, erano stati istituiti da Evandro, che aveva recuperato un rito arcade. Tale rito consisteva in una corsa a piedi degli abitanti del Palatino (allora chiamato Pallanzio, dalla città dell'Arcadia di Pallanteo), senza abiti e con le pudenda coperte dalle pelli degli animali sacrificati, tutto in onore di Pan Liceo ("dei lupi").

Secondo Plutarco erano riti di purificazione celebrati nella grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, Romolo e Remo sarebbero cresciuti allattati da una lupa. Anche secondo Dionisio di Alicarnasso i Lupercalia ricordano l'allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa, però nel rito non c'è traccia di lupi nè di lupe.

L'apologeta cristiano Giustino scrive del " Dio Lycaean, che i Greci chiamano Pan e i Romani Lupercus " nudo salvo la cintura di pelle di capra, che si trovava nel Lupercale, evidentemente una statua. Lì, alle Idi di febbraio, una capra e un cane venivano sacrificati, e venivano bruciate dalle Vestali torte di farina salate.

Secondo la leggenda narrata da Ovidio, al tempo di Romolo vi sarebbe stato un lungo periodo di sterilità nelle donne. Donne e uomini si recarono perciò fino al bosco sacro di Giunone, ai piedi dell'Esquilino, e qui fecero la loro supplica.

Attraverso lo stormire delle fronde, la Dea rispose che le donne dovevano essere penetrate (inito, da Inuus, altro nome di Fauno) da un sacro caprone sgomentando le donne, ma un augure etrusco interpretò che sacrificando un capro e tagliando dalla sua pelle delle strisce colpì con queste la schiena delle donne e dopo dieci mesi lunari le donne partorirono.

La festa era celebrata da giovani sacerdoti chiamati Luperci, seminudi con le membra spalmate di grasso e una maschera di fango sulla faccia; soltanto intorno alle anche portavano una pelle di capra ricavata dalle vittime sacrificate nel Lupercale.


MATRONALIA

O Feriae Matronali, era una festa che celebrava la Dea del parto ("Juno che porta i bambini alla luce"). Una celebrazione della maternità (mater) e delle donne in generale.

Prima della riforma del calendario romano da Giulio Cesare, questo era il primo giorno del nuovo anno. Veniva condivisa anche con la prima giornata delle Feriae Marti.

La data della festa era associata alla dedica di un tempio a Giunone Lucina sull'Esquilino intorno al 268 ac., e forse anche in commemorazione della pace tra Romani e Sabini.

In quel giorno, le donne avrebbero partecipato ai rituali del tempio, anche se i dettagli non sono stati conservati, eccetto il fatto che portavano i capelli sciolti (quando il decoro romano li richiedeva raccolti sulla nuca), e non era permesso indossare cinture o nodi nel loro abbigliamento in qualsiasi luogo si trovassero.

A casa, le donne ricevevano regali dai loro mariti e dalle figlie, e i mariti romani dovevano offrire preghiere per le loro mogli. Le donne dovevano preparare i pasti per gli schiavi domestici (che non lavoravano in quel giorno), come si faceva nei Saturnalia.



MEDITRINALIA

Fu una festa piuttosto oscura celebrata l'11 ottobre in onore del nuovo anno, in cui si offrivano libagioni agli Dei per la prima volta nell'anno. La festa veniva così chiamata dal termine "medendo", poichè i romani poi iniziavano a bere il vino nuovo, che mischiavano con il vino vecchio e che serviva a migliorare il vino.

Varrone e Festo (uniche fonti, oltre ai calendari) ricordano che in tale occasione si beveva recitando i versi:

"vetus novum vinum bibo
veteri novo morbo medeor"

(bevo vino vecchio e nuovo
pongo rimedio ad un male vecchio e nuovo).

Il "nuovo" vino in ottobre è ancora mosto che viene preparato (ridotto per bollitura e aromatizzato) per essere utilizzato come bevanda dolce (come il moderno "vino cotto" marchigiano e abruzzese) o come rimedio ("medicamento") da mescolare a mosto debole al fine di migliorare la qualità del futuro vino.

Poche informazioni sulle Meditrinalia sopravvissero della primitiva religione romana, anche se la tradizione qualcosa tramandò.

Si sapeva che il culto era collegato a Giove e che era stata un'importante cerimonia agricola dell'antica Roma, ma oltre a questo, c'è solo speculazione.

Meditrina che era una Dea romana sembra essere stata una invenzione tardo romana per spiegare l'origine del Meditrinalia.

Secondo altri veiniva dal verbo mederi «medicare, curare»; ma per altri ancora Meditrina era Dea della guarigione.

Comunque già Varrone nel I sec. a.c. ne parla come di festa in disuso.
La prima idea di associare i Meditrinalia con una tale Dea fu nel II secolo del grammatico Sesto Pompeo Festo, sulla cui base le fonti moderne affermano essere stata la Dea romana della salute, la longevità e il vino, con significato etimologico di "guaritore "suggerito da alcuni.



MERCURALIA

Mercuralia è una celebrazione romana conosciuta anche come il "La festa di Mercurio", Dio dei mercanti e del commercio.

MERCURIO
Il 15 maggio i commercianti, usando rami di alloro, si cospargevano il capo il capo, le loro navi e le loro merci, e i luoghi dei loro affari con acqua prelevata dal pozzo di Porta Capena. 

Per altri si tratta di una fontana ma si sa che in zona c'era la Fonte di Mercurio, detta anche Aqua Mercurii Caperna, sacra anch'essa ai mercanti, con una statua del Dio e varie decorazioni purtroppo oggi ignorate.

Commercianti di terra e di mare offrivano preghiere a Mercurio, che nei miti era stato un ladro, un eloquente, un ribelle delle leggi, un astuto ingannatore. 

Sembra ci fosse anche l'usanza di accendere un falò e di danzarvi attorno gettando nel fuoco i rami di alloro usati per la benedizione dei commerci.

Probabilmente la corporazione dei mercanti trascorreva la serata del Idi di maggio e festa insieme.



NEPTUNALIA

Le Neptunalia erano una festa oscura e arcaica di due giorni in onore di Nettuno Dio delle acque, celebrato a Roma nel calore e la siccità dell'estate, probabilmente 23 luglio (Varrone, De Lingua Latina VI.19).

Era uno dei giorni comitiales, quando commissioni di Cittadini potevano votare in materia civile o penale.

Nel calendario antico questo giorno è contrassegnato come Nept. ludi et Feriae, o Nept. ludi, per cui Leonhard Schmitz concluse che la festa veniva celebrata con i giochi.

Rispetto alle cerimonie di questa festa non si sa nulla, tranne che le persone usavano costruire capanne di rami e fogliame (umbrae, Secondo Festo), in cui probabilmente banchettavano, bevevano e si divertivano. (Orazio Carmina, Tertulliano De Spectaculis)



OPICONSIVIA

Il 25 agosto, l'Opiconsivia (o Opeconsiva o Opalia) festa romana in onore di Ops, di solito conosciuta come Opis, o come Opus.

E anche questo nome venne dato al 19 dicembre, il giorno in cui si celebravano le Opalia in suo onore (qualche accenno anche il 10 agosto e il 9 dicembre).

La parola consivia in latino (o consiva) deriva da conserere ("seminare"), quindi Opiconsivia è "la semina di colture", in quanto Ops viene da "colture", nel senso di "ricchezze, beni", da cui il termine italiano opulento.

Ops era legata a Consus, il suo consorte, "il seminatore", che proteggeva il grano raccolto.

Le furono dedicati due santuari, uno sul Campidoglio e l'altro nel Foro.

Opis è ritenuta una Dea ctonia, colei che fa crescere la vegetazione.

Dal momento che la sua dimora era dentro la terra, fu invocata dai suoi adoratori, seduti a terra, con le mani che toccavano il suolo, come narra Macrobio (Saturnalia, I: 10).

Consus sembra essere un alternativo di Saturno in aspetto ctonio come consorte, poichè Ops è la Madre Terra, ovvero la Grande Madre degli Dei, e la Grande Dea.

Come tale, Ops è una manifestazione di Rhea, Cibele, Demetra, Magalesia, Bona Dea, Magna Mater e così via, che personifica la terra come datrice di tutte le ricchezze.

Nella mitologia romana, il suo consorte, il Dio Conso, era il protettore di cereali e silos sotterranei (silos), e come tale venne rappresentato da un seme di grano.

Ma si confuse a volte con il Dio Consigliere a causa della somiglianza linguistica, ma che è completamente distinto dall'altro.

La festa di Consus, Consualia, veniva celebrata due volte l'anno: una volta il 21 agosto, dopo il raccolto, e una volta il 15 dicembre, dopo la semina delle colture era finita.

Le Consualia vennero istituite da Romolo, e per commemorate il rapimento (e inseminazione) delle Sabine da parte dei Romani.

Consus è stato identificato con Neptunus equester, il nome alternativo e la controparte di Poseidone Hippios.
Poseidone (Nettuno) era stata associato al cavallo fin dai tempi arcaici.

La festa Opiconsivia era controllata dalle Vestali e i flamines di Quirino, uno dei primi Dei sabini, assimilato a Romolo divinizzato, poi incluso nella prima e più antica Triade Capitolina, insieme a Marte, allora Dio dell'agricoltura, e Giove.

La Gran sacerdotessa indossava un velo bianco, caratteristico delle Vestali. Una corsa di carri veniva eseguita nel Circo Massimo, mentre cavalli e muli, dalle teste coronate di fiori, partecipavano alla celebrazione.



PARENTALIA

Parentalia era una festa romana per l'onore e il culto degli antenati divinizzati. Il primo giorno del festival, alle Idi di febbraio (il 13), una Vergine Vestale eseguiva i riti di apertura al pubblico per il collettivo dei parenti romani presso la "tomba della vestale Tarpea".

Secondo Barba e altri, il resto del Parentalia era essenzialmente domestico e familiare.

Ovidio descrive offerte sacre di fiori, ghirlande di frumento, sale, pane imbevuto di vino e violette alle "ombre dei morti" (i Mani in Festus, divinità buone) presso le tombe della famiglia della necropoli extra-murale, a rafforzare gli obblighi reciproci protettivi dei legami tra i vivi e i morti.

Questo era un dovere legale del paterfamilias (capo della famiglia).

I Parentalia terminavano il 22 febbraio nei riti notturni di Feralia, quando il paterfamilias affrontava gli aspetti malvagi e distruttivi degli Dei Manes.

I Feralia erano un placamento e un esorcismo: Ovidio lo presuppone una cerimonia più rustica, primitiva e antica degli stessi Parentalia.

Sembra funzionasse come rituale di purificazione per Caristia, il giorno successivo, quando la famiglia teneva un banchetto informale per festeggiare l'amicizia tra di loro e il loro benevolo morto ancestrale (i Lari).

L'enfasi sul culto collettivo dei Mani e degli antichi parenti, comporta un  l'aldilà vago e privo di individuazione. Più tardi il culto rivestì qualità personali, e nel culto imperiale, acquistarono un numen diventando un Dio.

Da Parentalia a Caristia tutti i templi erano chiusi, i matrimoni erano proibiti, e "magistrati si mostravano senza insegne" (quindi niente di uggiciale poteva essere fatto). W. Warde Fowler descrivono il Parentalia come "Praticamente un rinnovo annuale del rito della sepoltura".



PARILIA

Festa annuale agricola del 21 aprile, per purificare pecore e pastori.. Veniva eseguita in riconoscimento alla divinità romana Pales, antica Dea poi divenuta Dio di pastori e pecore. Mentre la festa sembra aver avuto origine prima della fondazione di Roma nel 753 ac.

La maggior parte dei riferimenti fanno distinzioni tra le forme rurali e urbane, che illustra la combinazione della cerimonia con altri aspetti della religione romana nel contesto urbano.

Le Parilia sono descritte nei Fasti di Ovidio, un poema elegiaco sul calendario religioso delle cerimonie di Roma antica.
La sequenza della festa rurale era condotta dal pastore stesso.

Dopo che l'ovile era stato decorato con rami verdi e una corona sul cancello, il resto della cerimonia si svolgeva in modo sequenziale.

Al primo segno di luce del giorno, il pastore avrebbe purificato le pecore: dallo spazzare la stalla a fare un falò di paglia, rami di ulivo, alloro, e zolfo. Dai rumori prodotti dalle fiamme si interpretavano i presagi favorevoli o meno.

Il pastore saltava attraverso la fiamma, trascinandolo trascinando le sue pecore. Offerte di miglio, torte, e il latte venivano poi presentati prima a Pales, che segna il secondo tratto della cerimonia. Dopo queste offerte, il pastore avrebbe bagnato le mani di rugiada, con la faccia ad est, e ripeteva una preghiera quattro volte.

Tali preghiere chiedevano assistenza a Pales per liberare il pastore e il gregge dai mali. Portato acerca dai misfatti accidentali (ad esempio, violazione accidentale di luoghi sacri e attingere acqua da una sorgente sacra).

La parte terminale della festa rurale prevedeva l'uso della bevanda burranica, una combinazione di latte e sapa (vino cotto). Dopo il consumo di questa bevanda, il pastore sarebbe saltato attraverso il fuoco per tre volte, portando e fine alla cerimonia.

La forma urbana della Parilia, d'altra parte, è mescolata con altre pratiche religiose romane e realizzate da un sacerdote. Ovidio personalmente partecipò a questa forma e descrisse le sue esperienze nei Fasti.

Alla cerimonia dei centri rurali, la forma urbana aggiungeva due ingredienti provenienti da altre feste religiose: la Fordicidia e il Cavallo ottobre. Nelle Fordicidia si sacrificava una mucca incinta a Tellus per promuovere il bestiame e la fertilità campo. Il vitello nascituro veniva quindi rimosso dal grembo materno e bruciato.

Il cavallo di ottobre è il cavallo di destra della squadra che ha corsa delle bighe vinta da proprietari il 15 ottobre dell'anno precedente. Insieme, le ceneri del vitello non nato e il sangue dalla testa del cavallo di ottobre sono mescolati dalle Vestali e venivano aggiunti al falò di paglia.

Va ricordato che l'attribuzione del sangue di cavallo all'Equus di ottobre è stato chiamato in causa da G. Dumézil: infatti fonti antiche dicono solo del sangue di un cavallo mutilato e sangue di cavallo, non specíficatamente riferendosi all'Equus di ottobre.

Properzio chiama in realtà l'uso di sangue di cavallo una novità. Malthus lo giudica frutto di pura speculazione, e improbabile per ragioni pratiche.



QUINQUATRIA

Quinquatria o Quinquatrus era una festa sacra a Minerva, celebrata il 19 marzo.

Era chiamata così secondo Varrone, perchè si teneva il quinto giorno dopo le Idi, nello stesso modo in cui i Tusculani chiamano una festa nel sesto giorno dopo le Idi Sexatrus o uno sulle settimo Septimatrus.

SACERDOTESSA MATRONA
Anche Festus afferma che i Falisci chiamavano una festa il decimo giorno dopo le Decimatrus Ides. Sia Varrone e Festo dicono che i Quinquatrus duravano un solo giorno, ma Ovidio dice invece che venissero celebrate per cinque giorni, ed erano per questo motivo chiamato con tal nome: che il primo giorno non si versava alcun sangue, ma che gli ultimi quattro c'erano gare di gladiatori.

Sembrerebbe che però è stato solo il primo giorno della festa propriamente detta, e che gli ultimi quattro erano forse un'aggiunta fatta nel tempo di Cesare per gratificare le persone, molto appassionate ai combattimenti di gladiatori.

Gli antichi calendari assegnavano infatti un solo giorno per la festa. Ovidio dice che questa festa è stata celebrata in commemorazione del compleanno di Minerva.

In base a Festo era sacra a Minerva perché il suo tempio sull'Aventino fu consacrato in quel giorno.

Il quinto giorno del festival, secondo Ovidio, le trombe utilizzate in riti sacri venivano purificate, ma questo sembra essere stato in origine una festa separata chiamata Tubilustrium, che veniva celebrata come sappiamo dagli antichi calendari il 23 marzo e sarebbe quando i Quinquatrus, esteso a cinque giorni, cadeva l'ultimo giorno della festa.

Essendo la festa sacro a Minerva, sembra che le donne erano abituate a consultare cartomanti e indovini in questo giorno. Lo causò Domiziano celebrando ogni anno nella sua villa Albani ai piedi dei colli Albani, e istituì un collegio di sovrintendere alla celebrazione, che consisteva di spettacoli di belve, la mostra di opere teatrali e di gare di oratori e poeti.

Alle Quinquatria nel 59, Nerone invitò la madre, Agrippina Minore, nella sua villa nei pressi di Baia, nel tentativo di assassinarla. Il suo vecchio precettore, Aniceto, che avevo sollevato da capitano della flotta di Miseno, si era impegnato a costruire una nave che potesse affondare senza dar sospetto.

Agrippina sbarcò a Bauli, tra Baia e Capo Miseno, e completò il suo viaggio in lettiga. Dopo il banchetto, quando era scesa la notte, venne indotta a tornare a Bauli nel vascello che era stato preparato per la sua distruzione. Ma il meccanismo non ha funzionò come previsto, e Agrippina riuscì a nuoto a raggiungere la riva, da cui tornò al suo villaggio sul lago Lucrino. Nerone però riuscì nel suo obiettivo, con un ulteriore aiuto di Aniceto.

Inoltre vi era un'altra festa di questo nome chiamata Quinquatrus Minusculae o Minores, celebrata alle Idi di giugno, in cui i tibicines traversavano la città in processione fino al tempio di Minerva.



QUIRINALIA

Quirino era in origine un Dio sabino della guerra. I Sabini avevano un insediamento non lontano da Roma, ed eressero un altare, al Quirino sul Colle Quirinale, uno dei sette colli di Roma.

Quando i Romani vi si stabilirono, assorbirono il culto di Quirino insieme alle credenze precedenti per influenza greca, e per la fine del I sec. ac.

Quirino era considerato Romolo divinizzato.
Questi divenne un importante Dio dello stato romano, essendo incluso nella prima Triade Capitolina, insieme a Marte (dio dell'agricoltura) e Giove.

Varrone osserva un culto iniziale di un Capitolium Vetus sul Quirinale, dedicato a Giove, Giunone e Minerva, tra i quali Marziale fa una distinzione tra il "vecchio Jupiter" e il "nuovo".

In tempi più recenti, però io, Quirino diventò meno importante, fino a perdere il suo posto nella triade capitolina.

Più tardi ancora, Romani cominciarono ad allontanarsi da questi culti di stato in nome di culti mistici più personali e mistici (Bacco, Cibele e Iside).

Alla fine, venne adorato solo dai suoi flamen, i Flamen Quirinales, tra cui rimase, però, uno dei patrizi flamines maiores, i "maggiori flamini" che ha preceduto il Pontifex Maximus.

Nell'arte romana, il Dio veniva raffigurato come un uomo barbuto con abiti religiosi e militari. Tuttavia, pochissimo fu rappresentato in seguito, e spesso associato con il mirto. La sua festa è stato il Quirinalia, tenutasi il 17 febbraio.



ROBIGALIA

Robiga (= verde o vita), insieme a suo fratello, Robigus, erano le divinità della fertilità dei Romani.

Sicuramente trattavasi di antiche divinità italiche preromane il cui culto rimase anche se in forma molto minore.

La sua festa è il Robigalia ed è il 25 aprile.

Le litanie maggiori ("Litania Maggiore", o "Romana) o maggiori Rogazioni, vennero introdotte in sostituzione cristiana delle Robigalia.

Robigus era il Dio della muffa rossa, o ruggine.

Un esempio di magia simpatica, le Robigalia venivano celebrate ogni anno il 25 aprile, in cui un cucciolo da latte (lacteus Catulo) veniva sacrificato vicino alla Porta Catularia per placare Sirio, la Stella del Cane in modo che la maturazione grano avvenisse senza essere attaccato dalla muffa.

La festa è menzionata da Columella.



SATURNALIA

Saturnalia era un'antica festa romana tenuta in onore del Dio Saturno diventando una delle feste più popolari. Era caratterizzata da buffonate e dall'inversione dei ruoli sociali, in cui schiavi e padroni si scambiavano le parti, con risultati divertenti.

I Saturnalia vennero introdotte intorno 217 ac per sollevare il morale dei cittadini, dopo una sconfitta militare schiacciante per mano dei Cartaginesi. Originariamente Celebrato per un giorno, il 17 dicembre, vide crescere la sua popolarità fino a diventare una settimana di spettacolo, che terminava il 23. Gli sforzi per abbreviare la celebrazione non ebbero successo.

Augusto cercò di ridurre a tre giorni, e Caligola a cinque. Questi tentativi causarono strepito e rivolte massicce tra i cittadini romani. I Saturnalia coinvolgevano i sacrifici tradizionali, un letto sacro (lectisternium) posto di fronte al tempio di Saturno e lo scioglimento delle funi che legavano la statua di Saturno durante tutto il resto dell'anno.

Veniva eletto un Principe dei Saturnalia come maestro di cerimonie per il procedimento. Oltre al rito pubblico c'erano una serie di feste celebrate privatamente.

Le celebrazioni hanno includevano la vacanza scolastica, la realizzazione e la donazione di piccoli regali (Saturnalia et sigillaricia) e un mercato speciale (Sigillaria).

Il gioco d'azzardo veniva permesso per tutti, anche agli schiavi, comunque, anche se ufficialmente condonato solo in questo periodo, avveniva pure durante il resto dell'anno.

Era un momento per mangiare, bere e divertirsi. Non veniva indossata la toga, ma vesti colorate da colorate, e il pileo (il cappello dei liberti) indossato da tutti. Gli schiavi erano esenti da punizioni e trattavano i loro padroni con poco rispetto. per giunta facevano un banchetto serviti dai loro padroni.

Il sovvertimento sociale comunque non era eccessivo, spesso infatti erano gli schiavi a preparare il banchetto, anche se servito dai padroni. E' anche logico che non si esagerasse poichè successivamente i padroni potevano vendicarsi.

Orazio nella sua satira utilizza un'impostazione dei Saturnali per un franco scambio tra uno schiavo e il suo padrone in cui la schiava critica il suo padrone per essere egli stesso asservito alle sue passioni.
"Epigrammi marziali" è una serie di poesie ciascuno basato su saturnalia, probabili regali, alcuni costosi, alcuni molto economici.
Per esempio: tavolette di scrittura, astragali, salvadanai, pettini, stuzzicadenti, un cappello, un coltello da caccia, una scure, diverse luci, palline, profumi, tubi, un maiale, una salsiccia, un pappagallo, tavoli, bicchieri, cucchiai , articoli di abbigliamento, statue, maschere, libri e animali domestici.

Plinio nelle Epistole (II sec dc) descrive una suite appartata di camere del suo villaggio Laurentina che usa come un rifugio: " Soprattutto durante i Saturnali quando il resto della casa è rumoroso con la licenza della vacanza e grida festose. In questo modo non ostacolo i giochi del mio popolo e non ostacolo il mio lavoro o studio ".

Macrobio nei Saturnali ha scritto:
"Intanto il capo dello schiavo domestico, la cui responsabilità era di offrire sacrifici per i Penati, di gestire le disposizioni e per indirizzare le attività dei collaboratori domestici, è venuto a raccontare al suo padrone che la famiglia aveva banchettato secondo l'usanza rituale annuale. Perchè in questa festa, in case che mantengono il corretto uso religioso, devono prima di tutto rispettare gli schiavi con una cena preparata come fosse per il padrone, e solo in seguito la tabella è di nuovo per il capo della famiglia.

Il consueto saluto per l'occasione è un "Io, Saturnalia!" - Io (pronunciato "eo") essendo una interiezione latina ("Ho, lode a Saturno").
Seneca il Giovane scrisse di Roma Durante Saturnalia circa 50 ac:
"Ora è il mese di dicembre, quando la maggior parte della città è in frenesia. Redini allentate per la dissipazione pubblica; ovunque puoi sentire il suono di grandi preparativi, come ci fosse una differenza reale tra le giornate dedicate a Saturno e quelli per le transazioni economiche ... Fossi stato qui, avrei volentieri conferito con te per quanto riguarda il piano della nostra condotta; se dobbiamo comportarci nel nostro solito modo, o, per singolarità, prendere una cena migliore e buttare via la toga".

Il poeta Catullo descrive i Saturnalia come i giorni migliori. Era tempo di celebrazioni, di visite agli amici, di regali, di candele, di figurione di terracotta (sigillaria). Per comprendere il significato della festa, è importante realizzare che lo stato degli schiavi nell'antico Impero era molto diverso da quello accordato agli schiavi d'Europa e del resto del mondo.

Gli schiavi domestici non avevano diritti legali per sé, ma avevano personali distinzioni accordate dal padrone che non furono concesse in seguito. Gli schiavi erano considerati membri essenziali di ogni famiglia e di una ricca donna romana (per esempio) che trascorreva molte ore a settimana intimamente interessata al loro benessere e alle loro difficoltà.



SEMENTIVAE

Le Sementivae, note anche come Sementivae Feriae o Dies Sementina (nel paese chiamato Paganalia), era una festa romana di semina.

Era un tipo di Feriae conceptivae [o conceptae].

Questi giorni liberi si svolgevano ogni anno, ma non su giorni fissi, bensì ogni anno venivano fissati dai magistrati o sacerdoti (quotannis a magistratibus concipiuntur sacerdotibus) in onore di Cerere (Dea dell'agricoltura) e Tellus (Madre Terra).


PAGANALIA

"Quando il seme è stato posto nella terra è produttivo. E i buoi, coronati di ghirlande,stanno in piedi davanti al truogolo pieno, Il tuo lavoro tornerà con il calore della primavera.

Lasciate che l'agricoltore appenda il faticoso aratro al suo posto: la terra invernale cura ogni sua ferita. Pastore, lascia il resto del terreno, quando è finita la semina, e lascia che gli uomini che hanno lavorato la terra riposino.
Lasciate che il paese riceva festeggiamenti: gli agricoltori, per purificare il villaggio, offrono i dolci annuali sui focolari del villaggio.

Propiziate Tellus e Cerere, le madri delle colture, con i propri semi, e le interiora di una scrofa incinta."

TELLUS
 P. Ovidius Naso, Fasti, 1662-674

La metà iniziale della manifestazione era una festa in onore di Tellus che si svolgeva dal 24 gennaio al 26 gennaio.
La festa in onore Ceres si verificava una settimana più tardi, a partire dal 2 febbraio.

Le Sementina si tenevano a Roma ai tempi della semina con lo scopo di pregare per un buon raccolto, duravano solo per un giorno,  fissato dai pontefici. Allo stesso tempo, i Paganalia venivano osservati nei paesi.



ROSALIA

Il 10 e il 31 maggio, le legioni romane a Duro Europa celebravano le Rosalia. Queste collegavano un rito di primavera con un rito di morte (come del resto fa il cristianesimo). 

STENDARDI
Solo per questa volta i rituali erano svolti da unità militari per i compagni caduti e dopo per i mebri della propria famiglia. 
Apprendiamo per la prima volta questa celebrazione da un calendario militare della Syria. 

Non sappiamo se le Rosalia venivano celebrate alle medesime date dalle altre legioni dell'Impero Romano, ma sappiamo da altre fonti che le Rosalia erano comuni per l'esercito romano.

Poichè i calendari militari differivano sa quelli romani, è possibile avessero date fisse per tutte le legioni.

Benchè ogni legione avesse le sue feste, comunque il mese di maggio era legato alla morte, con i Lemuria, per cui ragionevolmente tutte le legioni onoravano le Rosalia in questo stesso mese.

Al centro di ogni accampamento romano vi era un piccolo tempio, il saculum. Qui si tenevano gli stendardi militari; le aquile della legione e gli stendardi e i vessilli per manipoli e coorti. Di fronte al sacullum stava un altare. 
Nei Rosalia gli stendardi venivano posti intorno all'altare. Venivano adornati di corone di rose con preghiere o ringraziamenti. Purtroppo non conosciamo i dettagli del rituale. Per coronare la festa si facevano Ludi (giochi di gara) tra i legionari.



SEPTIMONTIUM

Il Septimontium ( o Septimonzium) era la festa romana dei sette colli di Roma. Veniva celebrata a settembre (o, secondo i calendari in ritardo, l'11 dicembre), in genere poi venne celebrato dal 10 al 12 dicembre in memoria della inclusione dei sette colli nella cinta muraria.

Venivano sacrificati sette animali per sette volte in sette luoghi diversi all'interno delle mura della città, vicino i sette colli. I giochi includevano le corse dei cavalli e dei carri.

In quel giorno gli imperatori erano molto liberali col popolo. Durante il Septimontium nel periodo repubblicano, i Romani evitavano di usare carrozze trainate da cavalli. Erano ammesse solo nei giochi.



TUBILUSTRIUM

Nella Roma antica il mese di marzo era il tradizionale inizio della stagione di campagne militari, e il Tubilustrium era una cerimonia per preparare l'esercito alla guerra. La cerimonia coinvolgeva le tubae, trombe sacre.

J. Quasten, però sostiene che il termine comune per le trombe di guerra, tubae, non è la stessa forma di tubi. Egli afferma che tubi venne utilizzato solo per le trombe dei sacrifici e questa cerimonia era una festa per pulire e purificare le trombe utilizzati nei sacrifici, un buon esempio,  sostiene, del legame speciale tra la musica e il culto nel rito romano.

La festa si teneva il 23 marzo, l'ultimo giorno della festa Quinquatria tenuto in omaggio al dio romano Marte e Nerine, Dea Sabina. L'evento aveva luogo una seconda volta il 23 maggio. La cerimonia si svolgeva a Roma, in un edificio chiamato la Sala dei Calzolai (atrio sutorium) e prevedeva il sacrificio di un agnello. I Romani che non partecipavano alla cerimonia si sarebbero ricordati della cosa vedendo il ballo dei Salii per le vie della città.



VENERALIA

I Veneralia (1 aprile) erano l'antica festa romana di Venere Verticordia ("Che cambia i cuori"), la Dea dell'amore e della bellezza. Il culto della dea Fortuna Virile era anche parte di questa festa. A Roma, le donne, rimossi i gioielli dalla statua della Dea, la lavavano, e poi la ornavano con fiori, e similmente a loro veniva bagnata nei bagni pubblici indossando corone di mirto sulle loro teste. Era generalmente un giorno per le donne dedicato a cercare aiuto divino nei loro rapporti con gli uomini.



VINALIA

I Vinalia erano feste romane in onore di Giove e Venere. La prima si teneva il 19 agosto, e la seconda il I di maggio.

I Vinalia del 19 agosto, in cui venivano dedicati a Venere i giardini e i giardinieri, probabilmente una corporazione, si prendevano una vacanza, sono stati chiamati Vinalia Rustica, e vennero istituiti in occasione della guerra dei Latini contro Mezentius, nel corso della cui guerra il popolo promise di libare a Giove tutto il vino della vendemmia successiva.

Lo stesso giorno, però, cadde la dedica del Tempio di Venere Obsequens, fondato da Q. Fabius Gurges nel 295 ac, il più antico tempio databile a Venere.
Le Vinalia urbana (o priora), e le Vinalia rustica (o altera) erano feste separate: le Vinalia urbane venivano celebrate il 23 aprile mentre lr Vinalia rustica venivano celebrate celebrate il 19 agosto.

Entrambe le celebrazioni avevano un rituale dedicato alla raccolta e per la buona natura dei semi. Per i Romani, i festeggiamenti Vinalia erano una delle tradizioni romani più importanti.

Giove veniva adorato alle Idi di ogni mese, e così le Vinalia. Anche se i festeggiamenti erano in origine finalizzati ad adorare Giove, nel tardo impero romano il festival incorporò Venere, come Dea del giardino e del vino. Ovidio fa un riferimento alla Dea del giardino e del vino (Venere) e alle Vinalia urbane.


Vinalia urbana
I Vinalia urbane venivano celebrate in onore delle vendemmia dell'anno precedente, fornendo così un'opportunità per banchettare e bere. Nei primi giorni della festa, i Romani offrivano una libagione a Giove, tuttavia, Venere venne ad essere associata con il Vinalia.

Il 23 aprile c'era il versamento rituale del vino in un tempio di Venere. Questo vino veniva però dedicato a Giove.


Vinalia Rustica
Il Vinalia rustica venivano celebrate il 19 agosto da tutti gli abitanti del Lazio, la regione del centro Italia dove si trova Roma. Questa festa era simile ai Vinalia urbana, perchè originariamente sacro a Giove e più tardi condotto presso i templi di Venere in suo onore.

In questa occasione, il sacerdote di Giove, Flamen Dialis, offriva agnelli preferito a Giove sull'altare, mentre schiacciava grappoli d'uva tra le sue mani. A causa del bere intenso e della possibile perdita di controllo, le donne delle classi superiori venivano controllate durante questa festa e si davano loro vini con più basso tenore di alcool.



VOLTURNALIA

Volturnalia era la festa romana del 27 agosto dedicata a Volturno, Dio delle acque e delle fontane. Il Fiume Volturno era un Dio tribale che fu più tardi identificato come Dio del fiume Tevere. Il fiume Volturno, nel sud Italia, è così chiamato per la divinità. Volturno è stato il padre della Dea Giuturna, che è stata identificata con un centro nel Lazio vicino al fiume Numicus e poi con una piscina vicino al Tempio di Vesta nel Foro di Roma. Entrambi venivano onorati in questa giornata con feste, bere vino, e giochi.



VOLCANALIA

Le Volcanalia erano parte del ciclo delle quattro feste della II metà di agosto (Consualia il 21 agosto, Volcanalia il 23, il 25 e Opiconsivia Volturnalia su 27) relative alle attività agricole di quel mese e in rapporto simmetrico con quelli di la seconda metà di luglio (Lucaria il 19 luglio e il 21, il 23 e Furrinalia Neptunalia il 25).

Mentre le feste di luglio riguardavano la natura selvaggia (bosco) e acque (superficiali e acque sotterranee il Neptunalia le Furrinalia) in un momento di pericolo causato dalla loro penuria, le feste di agosto erano dedicate al raccolto (Consualia) e all'abbondanza (Opiconsivia), minacciati da due elementi: il fuoco (Volcanalia) e le piene (Volturnalia).

I Volcanalia erano una festa annuale che cadeva il 23 agosto in onore di Vulcano, quando in estate i granai e le riserve di grano rischiavano di bruciare. Varrone citando gli Annalex Maximi, rievoca il re sabino Tito Tazio che dedicò altari a varie divinità tra cui Vulcano

Il più antico santuario di Roma, chiamato vulcanale, risaliva ai tempi della monarchia e si trovava fuori le mura, poi ebbe un tempio nel Campo Marzio dal 214 ac.

Durante la festa si facevano dei falò in onore del Dio, in cui il pesce vivo o piccoli animali venivano gettati in sacrificio.

Si ricorda che durante i Vulcanalia i romani usavano appendere vestiti e manufatti al sole. Inoltre si doveva iniziare a lavorare alla luce di una candela, probabilmente per propiziare un uso benefico di fuoco dal Dio. Anche la seconda delle due cerimonie annuali dei Tubilustria, o purificazione delle trombe, era sacro a Vulcano.

Il Ludi Volcanalici, si tennero una sola volta il 23 agosto del 20 a.c., entro il recinto del tempio di Vulcano, e venne usato da Augusto per celebrare il trattato con la Partia e per il ritorno degli stendardi legionari che erano stati persi durante la battaglia di Carre nel 53 ac.

Al culto del Dio era preposto un Flamen, uno dei flamines minores, chiamato Flamen Volcanalis, il quale officiava pure un sacrificio alla Dea Maia, da eseguirsi ogni anno alle calende di maggio.

Vulcano è stato tra gli Dei placati dopo il grande incendio di Roma nel 64 dc. In risposta al medesimo incendio, Domiziano (imperatore 81-96) stabilì un nuovo santuario di Vulcano sul Quirinale. Allo stesso tempo, un vitello e un cinghiale rosso vennero aggiunti ai sacrifici fatti sui Vulcanalia, almeno in quella zona della città

Il sacrificio in questa occasione era costituito da pesci che gettò il popolo nel fuoco (Varrone, Ling. Lat. VI.20). Inoltre era consuetudine in questo giorno di iniziare a lavorare a lume di candela, probabilmente considerato come un inizio di buon auspicio  per l'uso del fuoco, come il giorno era sacro al Dio di questo elemento (Plin. Epist. III.5). E' stato il giorno di questa festa che il console Q. Fulvio Nobiliore ricevè una severa sconfitta dal Celtiberi, nel 153 a.c.. A conseguenza di ciò divenne un altro giorno di festa per placare il Dio. (Appia, Hisp. 45).


BIBLIO

- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- Howard Hayes Scullard - Festivals and ceremonies of the Roman republic - 1981 -
- William Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic  - Londra - 1908 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting" in Roman Dining - A Special Issue of American Journal of Philology  - University Press - 2005 -



0 comment:

Post a Comment

 

Copyright 2009 All Rights Reserved RomanoImpero - Info - Privacy e Cookies