Nome: Iulia Agrippina
Nascita: Ara Obiorum, 6 novembre 15
Morte: Miseno 59
Figlio: Nerone
LE ORIGINI
Gli abitanti di questa nuova città si chiamarono Agrippinensi. Il suo favore verso il mondo celtico fu ancor più evidente quando concesse la grazia al re britannico Carataco, giunto a Roma in catene.
Agrippina nacque in un accampamento militare da Agrippina Maggiore, figlia del console Agrippa e nipote di Augusto, che seguiva instancabilmente e amorevolmente il marito Germanico, grande generale discendente dal famoso Marco Antonio e fratello del futuro imperatore Claudio.
Suo padre era impegnato in quell'anno in una campagna contro i Cherusci, che sei anni prima avevano sgominato le legioni romane di Publio Quintilio Varo nella famosa battaglia di Teutoburgo.
Germanico riuscì a sconfiggerli.
In giovane età ebbe la sua prima grande delusione, scoprendo che Augusto aveva designato quale erede non il padre Germanico, eroe delle guerre in Germania, ma Tiberio, marito di Giulia Maggiore, la figlia ribelle dell'imperatore.
Fratello del futuro imperatore Claudio, Giulio Cesare Germanico, era stato poi adottato per volontà di Augusto dallo zio e imperatore Tiberio nel 4 d.c., per cui era destinato a succedergli, se lo zio glielo avesse consentito.
Germanico riuscì a sconfiggerli.
In giovane età ebbe la sua prima grande delusione, scoprendo che Augusto aveva designato quale erede non il padre Germanico, eroe delle guerre in Germania, ma Tiberio, marito di Giulia Maggiore, la figlia ribelle dell'imperatore.
Fratello del futuro imperatore Claudio, Giulio Cesare Germanico, era stato poi adottato per volontà di Augusto dallo zio e imperatore Tiberio nel 4 d.c., per cui era destinato a succedergli, se lo zio glielo avesse consentito.
Sulla storia della sua dinastia, Agrippina scrisse dei Commentari, utilizzati da Tacito e Plinio il Vecchio come fonte storica, mostrando così il suo elevato stato culturale insieme all'orgoglio per la sua onorata dinastia.
Nel 49 Agrippina minore chiese che il villaggio in cui era nata fosse innalzato al rango di colonia: fu allora istituita Colonia Claudia Ara Agrippinensium ("la colonia di Claudio e l'altare di Agrippina") o, più semplicemente, Colonia Agrippina. Gli abitanti di questa nuova città si chiamarono Agrippinensi. Nel 1993, la Città di Colonia ha eretto una statua ad Agrippina sulla facciata del proprio Municipio.
L'ODIATO TIBERIO
Fin da ragazza odiò fortemente Tiberio, fratello di suo nonno Druso, fortemente sospettato di aver avvelenato il padre Germanico, invidioso della sua gloria per le sue conquiste militari e soprattutto per timore che succedesse al trono di Augusto.
Germanico non solo era un grande generale, perchè anche Tiberio lo era, ma era benvoluto da tutti: dal popolo, dagli amici, dai soldati, perchè sapeva parlare, capiva gli altri ed era estremamente gentile e aperto con tutti.
Lo scorbutico Tiberio, sempre chiuso, invidioso e cupo, non poteva competere con la personalità solare di Germanico che il popolo avrebbe visto sul trono molto più volentieri che non lui.
Ma la morte di Germanico non placò il futuro imperatore. Lucio Elio Seiano, il prefetto del pretorio a cui Tiberio aveva delegato il governo, anche lui timoroso che Tiberio venisse scalzato, decise di liberarsi dei tre figli maschi di Germanico, destinati al trono, e di far fuori la madre e i suoi vecchi amici. Fu una strage.
Germanico non solo era un grande generale, perchè anche Tiberio lo era, ma era benvoluto da tutti: dal popolo, dagli amici, dai soldati, perchè sapeva parlare, capiva gli altri ed era estremamente gentile e aperto con tutti.
Lo scorbutico Tiberio, sempre chiuso, invidioso e cupo, non poteva competere con la personalità solare di Germanico che il popolo avrebbe visto sul trono molto più volentieri che non lui.
Ma la morte di Germanico non placò il futuro imperatore. Lucio Elio Seiano, il prefetto del pretorio a cui Tiberio aveva delegato il governo, anche lui timoroso che Tiberio venisse scalzato, decise di liberarsi dei tre figli maschi di Germanico, destinati al trono, e di far fuori la madre e i suoi vecchi amici. Fu una strage.
- L'altro fratello maggiore, Druso Cesare, fu rinchiuso nelle segrete del palazzo imperiale, dove impazzì e morì poco dopo.
- La madre, Agrippina Maggiore, fu invece confinata sull'isola di Pandataria (Ventotene) dove si lasciò morire di fame.
Allo sterminio sopravvissero solo Agrippina, le sorelle Giulia Livilla e Giulia Drusilla, e Gaio Cesare, cioè Caligola. Giulia Drusilla morì giovane di malattia.
- Giulia Livilla fu prima esiliata e poi fatta morire di fame.
Nel 29 Tiberio ordinò alla quattordicenne Agrippina di sposare Gneo Domizio Enobarbo di 16 anni più grande, uomo dissoluto, servile e crudele, spia di Seiano e poi di Tiberio ed ella lo odiò e disprezzò.
Dal matrimonio nacque un unico figlio, nel dicembre del 37, Lucio Nerone, e nel 40 Enobarbo morì di malattia.
Dal matrimonio nacque un unico figlio, nel dicembre del 37, Lucio Nerone, e nel 40 Enobarbo morì di malattia.
CALIGOLA
Tiberio muore nel 37, e gli succede il fratello di Agrippina, Gaio Cesare, detto Caligola, nei primi mesi rispettoso e tranquillo.
L'anno dopo gli muore ventenne la sorella Drusilla, l'unica da lui amata, mentre vessò fortemente le altre sorelle si che Agrippina e Livilla si dice organizzassero una congiura, anche se non ce ne sono le prove storiche.
Anzi si disse che Agrippina ne fosse stata l'amante incestuosa, ma furono solo le calunnie che alcuni storici romani, e più ancora quelli successivi cristiani, riservarono alle donne romane che invece di tessere e filare la lana si occupavano di politica e detenevano un potere. Tanto più che Agrippina era una donna molto bella.
Tiberio muore nel 37, e gli succede il fratello di Agrippina, Gaio Cesare, detto Caligola, nei primi mesi rispettoso e tranquillo.
L'anno dopo gli muore ventenne la sorella Drusilla, l'unica da lui amata, mentre vessò fortemente le altre sorelle si che Agrippina e Livilla si dice organizzassero una congiura, anche se non ce ne sono le prove storiche.
Scoperta la congiura, il marito di Livilla, Marco Vinicio, fu giustiziato e nel 40 le due sorelle vennero esiliate a Ponza.
Agrippina fu costretta a lasciare il figlio alle cure della zia paterna Domizia, donna corrotta secondo alcuni materna e dolce col piccolo secondo altri.
Ma non durò a lungo, nel 41 Caligola fu assassinato in una nuova congiura ad opera di Cassio Cherea e venne nominato nuovo imperatore Claudio.
Agrippina fu costretta a lasciare il figlio alle cure della zia paterna Domizia, donna corrotta secondo alcuni materna e dolce col piccolo secondo altri.
Ma non durò a lungo, nel 41 Caligola fu assassinato in una nuova congiura ad opera di Cassio Cherea e venne nominato nuovo imperatore Claudio.
CLAUDIO
Agrippina e Livilla furono riaccolte a Roma, ma Messalina, la moglie di Claudio, gelosa della bellezza di Livilla la accusò di adulterio con Lucio Anneo Seneca, il filosofo, e la mandò nuovamente in esilio. Il pavido Claudio, come sempre, non seppe opporsi alla moglie.
Pochi giorni dopo, la testa di Livilla fu portata a Roma. Agrippina restava l'unica sopravvissuta della famiglia di Germanico. Nessuno storico ha contemplato la disperazione di Agrippina che vede cadere trucidati tutti i suoi familiari, sia per l'affetto sia per la paura molto verosimile che venisse il suo turno.
Nel 42 sposò il ricco Gaio Passieno Crispo, ma nel 48 questi morì, forse ad opera di Agrippina stessa, o almeno qualcuno lo suppose, ereditandone l'ingente patrimonio. Non c'è alcuna prova storica di questa esecuzione però agli storici piacque pensarlo, per il solito antifemminismo contro le donne di potere o di intelligenza e indipendenza.
Ormai ricca Agrippina scelse di vivere sul Palatino, il quartiere più ricco di Roma dove si ergeva anche la reggia. Ora il suo ascendente era aumentato, non solo parente dell'imperatore Claudio ma ricca e indipendente. Nello stesso anno Messalina fu travolta dallo scandalo della bigamia e l'influente liberto Narciso la fece uccidere fingendo l'ordine dell'imperatore, anche per spianare la strada alla propria favorita, Elia Petina.
Successivamente Agrippina fece giustiziare Narciso. Questo non venne mai commentato, eppure il liberto l'aveva sbarazzata di una crudele antagonista, l'assassina di sua sorella. Ma Agrippina era intelligente e non voleva alla reggia un personaggio così potente e influente di cui non c'era da fidarsi. Quel che era accaduto a Messalina poteva accadere a lei stessa, e sicuramente aveva ragione, anche perchè Narciso era favorevole ad Elia Petina e non a lei.
Secondo Tacito e Svetonio, Agrippina ebbe in questo periodo una intensa e pervertita attività sessuale, anche con il fratello Caligola e Marco Emilio Lepido, marito di sua sorella Drusilla, oltre che amante dello stesso Caligola. Questo fu portato avanti da alcuni storici soprattutto cristiani che avevano sempre molto da ridire sulle romane importanti e pagane dell'epoca. I cristiani vedevano le donne pagane come oggi gli islamici vedono le donne occidentali, corrotte e licenziose.
Di ciò però si dubita molto, sia perchè all'epoca non erano viste di buon occhio le donne piuttosto indipendenti o addirittura di potere, per cui pressoché tutte calunniate e infamate, sia perchè la personalità molto controllata e freddina di Agrippina mal si concilia con tante sfrenatezze. Agrippina non compare mai con vesti o gioielli molto lussuosi, il suo contegno era controllato ma non sprezzante, era piena di dignità e rispettava i costumi romani.
La figlia di Germanico teneva molto all'onore di suo padre e al nome, anch'esso da tutti venerato, di sua madre. Era attaccatissima al suo onore ed era semmai troppo rigida, come appare d'altronde nelle statue che la ritraggono, con un corpo molto poco sensuale e molto controllato.
L'AUGUSTA
Nel 49 Claudio dovette cercare una nuova moglie; Agrippina, appoggiata dal potente liberto Pallante, conquistò il cuore dell'imperatore. nonostante ne fosse la nipote. Occorse infatti una legge che togliesse in questo caso la proibizione alle nozze tra consanguinei.
Sono evidenti le ragioni per cui sposò l'imperatore, era l'unico modo per garantirsi l'intoccabilità, visto che la sua famiglia era stata completamente decimata dai nemici della sua famiglia.
Dagli attacchi del potere poteva difendersi solamente acquistando un potere più grande, tanto più che il suo forte carattere facilmente avrebbe avuto ragione dell'imbelle Claudio. Nel 50 ottenne l’adozione di Nerone da parte di Claudio. Intanto, in Germania, i soldati presero a innalzare statue di Agrippina.
Nel 49 Claudio dovette cercare una nuova moglie; Agrippina, appoggiata dal potente liberto Pallante, conquistò il cuore dell'imperatore. nonostante ne fosse la nipote. Occorse infatti una legge che togliesse in questo caso la proibizione alle nozze tra consanguinei.
Sono evidenti le ragioni per cui sposò l'imperatore, era l'unico modo per garantirsi l'intoccabilità, visto che la sua famiglia era stata completamente decimata dai nemici della sua famiglia.
Dagli attacchi del potere poteva difendersi solamente acquistando un potere più grande, tanto più che il suo forte carattere facilmente avrebbe avuto ragione dell'imbelle Claudio. Nel 50 ottenne l’adozione di Nerone da parte di Claudio. Intanto, in Germania, i soldati presero a innalzare statue di Agrippina.
Claudio si spaventò, ma le concesse l'onore dell’omaggio dei sacerdoti sul Campidoglio. L’entusiasmo della folla fu tale che, nonostante l’ottima organizzazione, alla cerimonia ci furono morti e feriti. Il popolo scandiva la parola «Augusta» come se, per la prima volta, sognasse un’imperatrice, sola, al comando. Claudio ne rimase sconvolto. Durante un’improvvisa rivolta popolare a Roma era stato l’arrivo di Agrippina a salvare Claudio dall’ira della folla.
Chi governava in effetti fu lei, donna forte, risoluta e intelligente. Riuscì a far sposare suo figlio Nerone con Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina, inoltre convinse Claudio a designare erede al trono non il figlio Britannico, avuto da Messalina, ma Nerone stesso.
Avvicinandosi poi Claudio alla morte, egli si pentì di non aver lasciato il trono a Britannico, Agrippina. ne fu piuttosto risentita ma l'imperatore morì tra le perplessità di molti. Quasi tutti pensarono che fosse stata Agrippina ad avvelenarlo, con i funghi e poi ordinando al medico Senofonte di dargli una sostanza fatale anziché un antidoto.
Avvicinandosi poi Claudio alla morte, egli si pentì di non aver lasciato il trono a Britannico, Agrippina. ne fu piuttosto risentita ma l'imperatore morì tra le perplessità di molti. Quasi tutti pensarono che fosse stata Agrippina ad avvelenarlo, con i funghi e poi ordinando al medico Senofonte di dargli una sostanza fatale anziché un antidoto.
Comunque nell'ottobre del 54 Nerone venne incoronato imperatore.
NERONE
Agrippina divenne la flaminica del Divo Claudio e della Casa Giulia, ovvero la massima sacerdotessa dello Stato romano. Ce ne informa Tacito nonchè la statua in basanite rinvenuta a Roma sul Celio, ove fece costruire il tempio del Divo Claudio, eretto in onore dell'imperatore divinizzato.
Agrippina divenne la flaminica del Divo Claudio e della Casa Giulia, ovvero la massima sacerdotessa dello Stato romano. Ce ne informa Tacito nonchè la statua in basanite rinvenuta a Roma sul Celio, ove fece costruire il tempio del Divo Claudio, eretto in onore dell'imperatore divinizzato.
Agrippina appare infatti in veste di una Dea, dal teatro di Caere, ora nel Museo vaticano gregoriano. Il potere di Agrippina, dopo l'ascesa al trono del diciassettenne Nerone, contava più dell'imperatore, anche ufficialmente.
Infatti le monete emesse fra il 4 e il 13 dicembre del 54 d.c. riportano le teste di Agrippina e Nerone.
Monete dedicate a Nerone, ma erano emesse per conto di Agrippina.
In quel periodo Nerone era sotto il completo dominio della madre. Agrippina voleva continuare a governare con i metodi che aveva usato sotto Claudio. D'altronde era capace, autorevole, stimata e rispettata, sia dal senato che dal popolo.
Si comportò da vera imperatrice, riequilibrando le finanze dello Stato, dissestate da Messalina, impartendo a corte costumi più decorosi e morigerati, limitando anche le spese e gli eccessi dei liberti.
Benvoluta proprio per la sua dignità e i suoi costumi sia dal popolo che dal senato, ottenne da quest'ultimo il prestigioso titolo di Augusta, il titolo più alto e più ambito, già spettato a Livia, la consorte di Ottaviano.
Agrippina divenne così una delle più importanti figure femminili dell'Impero romano, l'unica che riuscì a raggiungere un potere equivalente a quello di un Princeps. Non esistevano ostacoli al suo potere che era tra l'altro un buon governo, ma non aveva fatto i conti con suo figlio.
Nerone sembrò avere un grande affetto per sua madre, tanto che, il primo giorno del proprio impero scelse come parola d’ordine «Ottima madre».
Agrippina non aveva molta considerazione di suo figlio Nerone con cui pertanto non condivideva il proprio potere e, quando il figlio prese a preferirle come consiglieri Sesto Afranio Burro e Lucio Anneo Seneca e a mostrare scarsa disponibilità al sacrificio, nonché a tradire Ottavia con la liberta Atte, ella cominciò ad esercitare pressione sul figlio, avvicinandosi al giovane Britannico, suo figliastro.
Nerone, insofferente dell'autorità materna, tolse di mezzo Britannico, avvelenandolo durante un banchetto. Da allora tra madre e figlio fu guerra aperta.
Sulla vicenda riferisce a Tacito negli "Annales", che sottolinea delle ombre, addirittura di incesto, gravanti sul legame tra Agrippina e Nerone: è certo che la madre si prodigasse molto per il figlio il quale, dal canto suo, iniziò ad essere esasperato dalle attenzioni della genitrice.
Le cose precipitarono nel 62, dalle nozze di Nerone con Poppea, la bella e spregiudicata figlia di Tito Ollio. La fonte tacitiana vede nella nefasta influenza di Poppea sul marito la causa della morte di Agrippina: la nuora avrebbe indotto Nerone a vedere nella madre, così assidua e presente, nonché donna di grande prestigio nella Roma del tempo, il principale ostacolo al conseguimento del potere assoluto.
Agrippina non aveva molta considerazione di suo figlio Nerone con cui pertanto non condivideva il proprio potere e, quando il figlio prese a preferirle come consiglieri Sesto Afranio Burro e Lucio Anneo Seneca e a mostrare scarsa disponibilità al sacrificio, nonché a tradire Ottavia con la liberta Atte, ella cominciò ad esercitare pressione sul figlio, avvicinandosi al giovane Britannico, suo figliastro.
Nerone, insofferente dell'autorità materna, tolse di mezzo Britannico, avvelenandolo durante un banchetto. Da allora tra madre e figlio fu guerra aperta.
Sulla vicenda riferisce a Tacito negli "Annales", che sottolinea delle ombre, addirittura di incesto, gravanti sul legame tra Agrippina e Nerone: è certo che la madre si prodigasse molto per il figlio il quale, dal canto suo, iniziò ad essere esasperato dalle attenzioni della genitrice.
Le cose precipitarono nel 62, dalle nozze di Nerone con Poppea, la bella e spregiudicata figlia di Tito Ollio. La fonte tacitiana vede nella nefasta influenza di Poppea sul marito la causa della morte di Agrippina: la nuora avrebbe indotto Nerone a vedere nella madre, così assidua e presente, nonché donna di grande prestigio nella Roma del tempo, il principale ostacolo al conseguimento del potere assoluto.
Teniamo conto però che Tacito odiava tutte le donne di potere che infamò largamente e con poco spirito storico.
IL MATRICIDIO
Nerone la fece allontanare dalla corte e prese come amante la bella Poppea Sabina, la quale istigò l'imperatore a sbarazzarsi di sua moglie Ottavia e della stessa madre Agrippina. Presto però fu accusata di voler sposare e portare sul trono Rubellio Plauto, pari a Nerone, in linea paterna, nella discendenza da Ottaviano Augusto.
Agrippina si salvò, ma il ripudio di Ottavia e il matrimonio di Nerone con Poppea Sabina, nel 58, le si ritorsero contro. Poppea era stata moglie di Rufrio Crispino, un capo della guardia pretoriana fatto condannare a morte da Agrippina. Poppea chiese vendetta al marito che l'accontentò. Tolse alla madre tutti gli onori e la privò della scorta dei germani.
Tentò tre volte di avvelenarla, ma lei si era premunita con gli antidoti. Quindi progettò un finto naufragio e la invitò, con una lettera affettuosissima, a Baia, perché andasse a festeggiare con lui le Quinquatrie, cerimonia in onore di Minerva, nell'anno 59.
La compagna di Agrippina, l'inconsapevole Acerronia Pollia, precipitata in mare insieme all'Augusta, cominciò a gridare ai marinai che giungevano, complici di Nerone, di essere Agrippina e di trarla in salvo, ma quelli la uccisero colpendola alla testa con i remi.
Agrippina si salvò dalla caduta in mare nuotando, il che dimostra la sua forza e la sua intelligenza, perchè capì e non si fece vedere. Dovette assistere all'uccisione della sua amica e comprese l'ennesimo attentato, nuotando soprattutto sott'acqua benchè ferita.
Venne tratta in salvo da alcuni pescatori, che la condussero ad una villa nei pressi del lago Lucrino ma la notizia si diffuse perchè non avendone trovato il corpo i suoi assassini la cercarono sulla terraferma.
IL MATRICIDIO
Nerone la fece allontanare dalla corte e prese come amante la bella Poppea Sabina, la quale istigò l'imperatore a sbarazzarsi di sua moglie Ottavia e della stessa madre Agrippina. Presto però fu accusata di voler sposare e portare sul trono Rubellio Plauto, pari a Nerone, in linea paterna, nella discendenza da Ottaviano Augusto.
Agrippina si salvò, ma il ripudio di Ottavia e il matrimonio di Nerone con Poppea Sabina, nel 58, le si ritorsero contro. Poppea era stata moglie di Rufrio Crispino, un capo della guardia pretoriana fatto condannare a morte da Agrippina. Poppea chiese vendetta al marito che l'accontentò. Tolse alla madre tutti gli onori e la privò della scorta dei germani.
Tentò tre volte di avvelenarla, ma lei si era premunita con gli antidoti. Quindi progettò un finto naufragio e la invitò, con una lettera affettuosissima, a Baia, perché andasse a festeggiare con lui le Quinquatrie, cerimonia in onore di Minerva, nell'anno 59.
La compagna di Agrippina, l'inconsapevole Acerronia Pollia, precipitata in mare insieme all'Augusta, cominciò a gridare ai marinai che giungevano, complici di Nerone, di essere Agrippina e di trarla in salvo, ma quelli la uccisero colpendola alla testa con i remi.
Agrippina si salvò dalla caduta in mare nuotando, il che dimostra la sua forza e la sua intelligenza, perchè capì e non si fece vedere. Dovette assistere all'uccisione della sua amica e comprese l'ennesimo attentato, nuotando soprattutto sott'acqua benchè ferita.
Venne tratta in salvo da alcuni pescatori, che la condussero ad una villa nei pressi del lago Lucrino ma la notizia si diffuse perchè non avendone trovato il corpo i suoi assassini la cercarono sulla terraferma.
Quando il liberto della madre, Lucio Agermo corse da Nerone per annunciargli che Agrippina si era salvata, l’imperatore gettò ai suoi piedi un coltello, lo accusò di aver tentato di ucciderlo, denunciò come mandante sua madre e ne ordinò l'esecuzione. Se ne incaricò Aniceto, già precettore di Nerone, circondò la villa sul lago di Lucrino dove Agrippina si era rifugiata e fece irruzione.
Un sicario la colpì alla testa con una mazza e lei, benché ferita, ad Aniceto che si avvicinava per finirla porse il ventre gridando: "Colpite al ventre che lo ha generato!". I sicari colpirono molte volte.
L’imperatore volle andare a vedere di persona il cadavere martoriato della madre ammirandone la bellezza in preda alla follia.
LA TOMBA
Tacito riferisce che venne cremata la notte stessa su un triclinio da banchetto e con esequie modestissime e, finché Nerone fu al potere, non ebbe nemmeno una pietra sepolcrale. Tramanda Tacito che Agrippina sia stata sepolta nottetempo e di gran fretta a Bacoli; il monumento che ancora oggi lì viene indicato come "Tomba di Agrippina" porta in realtà un nome di fantasia, dato secoli fa ai resti di un odeion di una villa romana, situata sulla costa dell'antica Bauli.
Stando alla testimonianza di Tacito, la sua tomba si trovava invece sulla collina tra Baia e Bacoli e dunque dovrebbe situarsi lungo l'attuale via Belvedere. Seppure in occasione di un recente allargamento della strada siano state rinvenute tutta una serie di tombe ad inumazione "alla cappuccina", di epoca romano-imperiale, di fatto attualmente nessun resto archeologico è assimilabile al mausoleo funerario al quale accenna lo storico romano. Della sfortunatissima e bella imperatrice nessuna traccia.
FORSE IL VOLTO DI AGRIPPINA MINORE, FIGLIA DI NERONE
L'HANNO RECUPERATO I CARABINIERI DI PIACENZA. OLTRE AL PIACENTINO È INDAGATO UN DENTISTA DI PARMA. IL GRAZIE DELLA SOPRINTENDENZA"
CLAUDIO E AGRIPPINA MINORE E, A DESTRA, I GENITORI DI LEI, GERMANICO E AGRIPPINA MAGGIORE |
LA TOMBA
Tacito riferisce che venne cremata la notte stessa su un triclinio da banchetto e con esequie modestissime e, finché Nerone fu al potere, non ebbe nemmeno una pietra sepolcrale. Tramanda Tacito che Agrippina sia stata sepolta nottetempo e di gran fretta a Bacoli; il monumento che ancora oggi lì viene indicato come "Tomba di Agrippina" porta in realtà un nome di fantasia, dato secoli fa ai resti di un odeion di una villa romana, situata sulla costa dell'antica Bauli.
Stando alla testimonianza di Tacito, la sua tomba si trovava invece sulla collina tra Baia e Bacoli e dunque dovrebbe situarsi lungo l'attuale via Belvedere. Seppure in occasione di un recente allargamento della strada siano state rinvenute tutta una serie di tombe ad inumazione "alla cappuccina", di epoca romano-imperiale, di fatto attualmente nessun resto archeologico è assimilabile al mausoleo funerario al quale accenna lo storico romano. Della sfortunatissima e bella imperatrice nessuna traccia.
FORSE IL VOLTO DI AGRIPPINA MINORE, FIGLIA DI NERONE
L'HANNO RECUPERATO I CARABINIERI DI PIACENZA. OLTRE AL PIACENTINO È INDAGATO UN DENTISTA DI PARMA. IL GRAZIE DELLA SOPRINTENDENZA"
Piacenza - Un ritrovamento sensazionale quello operato dai carabinieri del nucleo investigativo: una testa di donna in terracotta, in ottimo stato risalente presumibilmente tra la seconda metà del II sec.. e la prima metà del I sec. a.c., scovata nell’abitazione di un 36enne restauratore piacentino di mobili antichi che è stato denunciato per ricettazione.
Con lui è finito nel registro degli indagati con la stessa accusa anche il 62enne dentista parmigiano che, secondo gli inquirenti, deteneva il prezioso reperto da decenni prima di cederlo al restauratore per farlo piazzare sul mercato illegale.
“Con estrema soddisfazione riconsegniamo questa opera d’arte alla Sovrintendenza alle Belle arti” ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Paolo Rota Gelpi. Pochi i dettagli riferiti circa l’inchiesta. Il capitano Rocco Papaleo ha spiegato che sono risaliti al restauratore grazie a una serie di informazioni raccolte nei mesi precedenti scoprendo che la “testa” sarebbe stata piazzata sul mercato illegale.
Impossibile per ora stimare il valore del bene, ma il capitano Ciro Imperato del Nucleo carabinieri tutela beni patrimonio artistico di Bologna ha spiegato che sul mercato parallelo può essere venduta anche per “centinaia di migliaia di euro, anche milioni”.
“Era stata occultata abilmente dal restauratore” ha aggiunto Papaleo. Presente alla conferenza stampa anche Roberta Conversi, funzionaria-archeologa della Sovrintendenza alle Belle Arti di Parma, che ha ringraziato i carabinieri per “aver permesso che questo bene potesse tornare nelle disponibilità del patrimonio dello Stato e quindi dei cittadini”.
“E’ un reperto archeologico che prendiamo in consegna e che dovremo esaminare – ha spiegato Conversi - Da una prima visione, abbiamo appurato che si tratta di una testa femminile in terracotta, una statua votiva dell’epoca tardo repubblicana. Raffigura una figura giovanile con capo velato, quindi un’offerente. Non abbiamo elementi per poter dire la provenienza, però come tipo di produzione è inquadrabile nella statuaria di ambito laziale campano, ma per ora non abbiamo elementi per dire che proviene da Pompei. Per statua votiva si intende statue intere o piccole teste che gli offerenti dedicavano a una divinità nei santuari. Il recupero ha un grande valore per il patrimonio dello Stato. Non è sicuramente un’opera del territorio piacentino. Come prassi rimarrà presso i musei civici piacentini. Se riuscissimo a stabilire la provenienza sarebbe logico che tornasse nel suo territorio”.
“Era stata occultata abilmente dal restauratore” ha aggiunto Papaleo. Presente alla conferenza stampa anche Roberta Conversi, funzionaria-archeologa della Sovrintendenza alle Belle Arti di Parma, che ha ringraziato i carabinieri per “aver permesso che questo bene potesse tornare nelle disponibilità del patrimonio dello Stato e quindi dei cittadini”.
“E’ un reperto archeologico che prendiamo in consegna e che dovremo esaminare – ha spiegato Conversi - Da una prima visione, abbiamo appurato che si tratta di una testa femminile in terracotta, una statua votiva dell’epoca tardo repubblicana. Raffigura una figura giovanile con capo velato, quindi un’offerente. Non abbiamo elementi per poter dire la provenienza, però come tipo di produzione è inquadrabile nella statuaria di ambito laziale campano, ma per ora non abbiamo elementi per dire che proviene da Pompei. Per statua votiva si intende statue intere o piccole teste che gli offerenti dedicavano a una divinità nei santuari. Il recupero ha un grande valore per il patrimonio dello Stato. Non è sicuramente un’opera del territorio piacentino. Come prassi rimarrà presso i musei civici piacentini. Se riuscissimo a stabilire la provenienza sarebbe logico che tornasse nel suo territorio”.
La “testa” verrà studiata nei laboratori della Sovrintendenza di Parma.
“Questo ritrovamento conferma come l’Emilia Romagna sia un territorio ricco di beni culturali – ha aggiunto il capitano Imperato – se non fossimo intervenuti sarebbe entrato nel mercato clandestino in una filiera di ricettatori che cercano di trovare il collezionista appassionato o ossessionato di opere d’arti non certo per amore dell’opera. Impossibile stimarne il valore, ma nei mercati un oggetto del genere può anche arrivare a milioni di euro”.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=rDh8VNWiduM
I carabinieri del Comando Provinciale di Piacenza, retto dal Colonnello Paolo Rota Gelpi, a conclusione di complessa indagine negli ambienti dei mercanti d'arte, hanno recuperato una testimonianza archeologica di inestimabile valore trafugata 25-30 anni fa in zona archeologica Ercolano-Pompei e trovata in possesso di un professionista. Si tratta della testa di una statua funeraria riconducibile al periodo tra l’anno 100 a.c. e l’anno 50 d.c. Due le persone denunciate.
La rara testimonianza del nostro patrimonio storico, esaminata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Archeologici di Parma, ha destato enorme interesse nell’ambiente culturale e archeologico e probabilmente raffigura il volto di Agrippina Minore, ovvero Giulia Agrippina Augusta, madre dell’imperatore Nerone.
Il prezioso manufatto è stato custodito per tanti anni dal professionista in questione il quale ha tentato di venderlo, ma per il suo valore storico il pezzo antico "scottava" troppo per trovare un mercato.
“Questo ritrovamento conferma come l’Emilia Romagna sia un territorio ricco di beni culturali – ha aggiunto il capitano Imperato – se non fossimo intervenuti sarebbe entrato nel mercato clandestino in una filiera di ricettatori che cercano di trovare il collezionista appassionato o ossessionato di opere d’arti non certo per amore dell’opera. Impossibile stimarne il valore, ma nei mercati un oggetto del genere può anche arrivare a milioni di euro”.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=rDh8VNWiduM
I carabinieri del Comando Provinciale di Piacenza, retto dal Colonnello Paolo Rota Gelpi, a conclusione di complessa indagine negli ambienti dei mercanti d'arte, hanno recuperato una testimonianza archeologica di inestimabile valore trafugata 25-30 anni fa in zona archeologica Ercolano-Pompei e trovata in possesso di un professionista. Si tratta della testa di una statua funeraria riconducibile al periodo tra l’anno 100 a.c. e l’anno 50 d.c. Due le persone denunciate.
La rara testimonianza del nostro patrimonio storico, esaminata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Archeologici di Parma, ha destato enorme interesse nell’ambiente culturale e archeologico e probabilmente raffigura il volto di Agrippina Minore, ovvero Giulia Agrippina Augusta, madre dell’imperatore Nerone.
Il prezioso manufatto è stato custodito per tanti anni dal professionista in questione il quale ha tentato di venderlo, ma per il suo valore storico il pezzo antico "scottava" troppo per trovare un mercato.
BIBLIO
- Pierre Grimal - Les mémoires d'Agrippine - éditions De Fallois - 1992 -
- Anthony A. Barrett - Agrippina: Mother of Nero - Routledge - 2002 -
- Jasper Burns - Great Women of Imperial Rome: Mothers and Wives of the Caesars - Routledge - 2006 -
- Furio Sampoli - Le Grandi Donne di Roma Antica - Roma - Newton & Compton - 2003 -
- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma - Newton Compton editori - 2001 -
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