MAUSOLEO DI CLAUDIA SEMNE

CLAUDIA SEMNE


LA DEFUNTA


Semne è un nome greco che significa riverita, sacra, l'equivalente greco del latino Augusta. Claudia Semne. l'augusta, morì estremamente rimpianta in un periodo che andava tra il 120-130 d-c., lasciando dietro di sé un figlio nato libero che a malapena sopravvisse alla sua maggiore età e un marito, Marco Ulpio Crotonensis, un ricco liberto dell'imperatore Traiano.

Ambedue i familiari si mostrarono molto affettuosi e addolorati nei confronti della donna. Il marito così immortalò la sua bella moglie con un costoso mausoleo ben decorato situato su una proprietà enorme, evidentemente la sua, posta lungo la Via Appia. Mentre a Roma era proibito seppellire entro le mura, fuori di esse si poteva fare ciò che si preferiva e i possedimenti terreni erano così vasti da permettere di ospitare mausolei per le persone care.

Claudia è ricordata con un numero di iscrizioni e di rilievi marmorei scolpiti che la ritraevano in veste di Venere, di Spes, e di Fortuna. La scultura funeraria che mostrava le donne di diverse classi in veste di Dee era una moda e un'imitazione dei ritratti, in statuaria e sulle monete, dei membri della famiglia imperiale divinizzati.

Una scelta comune della Dea da personificare era Venere Genitrice, la cui nuda bellezza alludeva più alla fertilità e alla produttività, piuttosto che alla sensualità (vedi la matrona Flavia ritratta come Venere). 

L'identificazione con la Dea Fortuna ha suggerito la prosperità che la donna, come matrona, che ha conferito ricchezza al suo matrimonio con la dote e poi con la felice gestione della sua casa.

Come Spes, la donna preconizzava e sperava la prosecuzione della famiglia con la sua prole.

Nella seconda iscrizione infatti Marcus Crotonensis Ulpio pone sua moglie insieme a tutte le tre Dee, lodando le sue virtù al di fuori delle frasi convenzionali, attraverso l'arte e associazione con la divinità. In uno dei rilievi del mausoleo Claudia è raffigurata con la artificiosa acconciatura del periodo traianeo-adrianea, ma è vestita come Livia nel famoso cammeo, mentre in un altro, Semne è raffigurata come un Venere dormiente.



LE EPIGRAFI

CLAUDIAE SEMNE CONIUGI DULCISSIMAE
M[arcus] ULPIUS AUG[usti] LIB[ertus] CROTONENSIS 
[hoc monumentum fecit]

FORTUNAE [et]
SPEI [et] VENERI 
ET MEMORIAE
CLAUD[iae] SEMNES
SACRUM
[hoc monumentum est]


CLAUDIAE SEMNE UXORI ET
M[arco] ULPIO CROTONENSI FIL[io]
CROTONENSIS  AUG[usti] LIB[ertus]
[hoc monumentum]
FECIT.
HUIC MONUMENTUM CEDET
HORTUS IN QUO TRICLIAE,
VINIOLA, PUTEUM,
AEDICULAE
IN QUIBUS SIMULACRIA CLAUDIAE
SEMNES IN FORMAM DEORUM, ITA UTI
CUM MACERIA A ME CIRCUMSTRUCTA EST.

H[oc] M[onumentum] H[eredem] N[on] S[equetur].

PARTICOLARE DEL FRONTONE

IL RITROVAMENTO

Robert Fagan, l'archeologo poeta,  nel 1792-1793 scavò a Roma la tomba di Claudia Semne sulla via Appia antica riesumando, all'altezza di s Sebastiano, il mausoleo di Claudia Semne, eretto da un liberto di Traiano. Nel mausoleo venne rinvenuto pure un altare con teste d'ariete ai lati, con sotto aquile e festoni, con testa di Gorgone.

Un tempo riservati solo all’iconografia imperiale, i piccoli eroti affiancano in posizione araldica ai lati dei clipei (scudi) con i ritratti dei defunti o con l'intenzionale trasporto dei loro busti nel bel frontoncino del mausoleo della bella ma un po' attempata Claudia Semne.

Al centro della trabeazione sta il busto della donna, tagliato al di sotto del seno e poggiante su una basetta circolare, sorretto da una parte e dall’altra da due eroti, che le poggiano confidenzialmente una mano sulle spalle.

FRONTONE DEL MAUSOLEO

L’abbigliamento della donna, con un lembo del panneggio della tunica scivolato sensualmente a lasciare scoperta una spalla, non è più quello della matrona casta e pudica, ma piuttosto una raffigurazione di Dea olimpica: soluzione che trova uno stridente contrasto nelle forme severe e composte del viso e nella ordinata acconciatura, che risponde ai dettami della moda di età traianea.

STATUA DI LIVIA IN VESTE DI CERERE
Eppure il suo viso, sebbene ben caratterizzato, preciso e somigliante come solo gli scultori romani seppero fare, sembra un po' idealizzata, più “ascetica” rispetto al ritratto della defunta su kline all’interno dello stesso monumento, dove le forme sono più piene e appesantite, meno levigate secondo i canoni di astratta beltà.

Il frontone, proveniente dal Mausoleo di Claudia Semne sulla via Appia, di età traianea, entrò poi a far parte della collezione Torlonia insieme a due altri che avevano gli attributi di Spes e Venere, più una testina di Claudia Semne, ora a Villa Albani.

Vi sono scolpiti gli attributi della Dea: due cornucopie incrociate e legate con un nastro con al centro un globo attraversato da una fascia, simbolo della sfera celeste e terrestre. Sulla sinistra è riprodotto un timone ed una patera, sulla destra una ruota ed un urceus.

Furono portati da palazzo Torlonia (Piazza Venezia) alla Villa durante la ristrutturazione tra il 1830-1840 e murati in un edificio scomparso tra il 1908 e il 1909, per l’ampliamento della Via Nomentana. Scomparsi poi tutti in epoca imprecisata, solo di recente il coronamento con la Fortuna è stato ritrovato nei sotterranei del Teatro.


BIBLIO

-  J. Bodel - Death on display: looking at Roman funerals - in The art of ancient spectacle - eds. B. Bergmann, C. Kondoleon - Washington - 1999 -
- F. di Gennaro, J. Griesbach, ‘Le sepolture all’interno delle ville con particolare riferimento al territorio di Roma’, in Suburbium -
- G. L. Gregori, ‘Horti sepulchrales e cepotaphia nelle iscrizioni urbane’, BullCom 92, 1987 -
- N. Purcell - Tomb and Suburb - Gräberstraßen - 1987 -

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